La nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sugli interventi prioritari per l'area di Mancasale -

Reggio Emilia, 26 agosto 2014 -

«Fa piacere che il nuovo assessore all'Urbanistica ponga al centro della propria attenzione l'area di Mancasale, perché è proprio intorno al chilometro caratterizzato dalle opere di Calatrava che deve ripartire lo sviluppo della città. Da diversi anni insistiamo sulla necessità di dare soluzione a diverse questioni aperte e ci auguriamo che alle parole seguano presto i fatti.

Penso innanzitutto al completamento della stazione Tav con parcheggi adeguati, alla riqualificazione di via Filangeri e al potenziamento dei collegamenti con il centro cittadino. Ma mi riferisco anche all'interramento dell'elettrodotto Tav tra Crostolo e Rodano (per il quale sono giacenti da dieci anni 3,3 milioni di euro in RFI) per valorizzare le aree prospicienti l'autostrada creando le condizioni per le aziende che intendano insediarvisi.

Ci sarebbero poi il completamento del sottopasso di via Nobel, necessario anche per allacciare Mancasale al teleriscaldamento (per il quale sono giacienti in RFI 1,25 milioni di euro) e l'eliminazione del problema degli odori a Mancasale, operando non solo con le tecnologie disponibili ma anche con la massima trasparenza sul trattamento liquami anche per favorire lo sviluppo dei piani urbanistici in iter.

Ultimo ma non ultimo, l'istituzione di un tavolo tecnico-economico per lo sviluppo del polo funzionale compreso tra il casello A1, l'area della Fiera e la ferrovia alta velocità.

La nostra volontà, dopo la stagione delle chiacchiere e degli inconcludenti masterplan, è di rimettere la città in corsa verso un nuovo sviluppo compatibile, poichè la ricchezza non pioverà né dal cielo né tanto meno da un solo seppur importantissimo evento come l'Expo, ma dalla nostra capacità di ripartire valorizzando le nostre eccellenze e la nostra cultura del fare.

Se Pratissoli dimostrerà una volontà fattiva nel perseguire tali obiettivi, senza perdere tempo ulteriore, troverà il nostro supporto politico: vedremo da come razionalizzerà e sostituirà l'apparato dirigenziale dell'area tecnica se fa sul serio».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Domenica, 24 Agosto 2014 12:24

Terza Guerra Mondiale

Al centesimo anniversario dallo scoppio della prima guerra mondiale stiamo, almeno per ora, vivendo da spettatori la terza guerra mondiale. Solo 11 Paesi al mondo non sono impegnati in teatri di guerra.

di Lamberto Colla -
Parma, 24 Agosto 2014 -
Per l'Italia sarà l'anno prossimo, e per la precisione il 24 maggio 2015, la ricorrenza dall'ingresso delle nostre truppe, i fanti, nel primo conflitto mondiale.
Sui nefasti risultati dei due conflitti che hanno occupato la prima metà del secolo scorso si era appunto concentrato l'interesse dei saggi d'allora di costituire una Europa unita. L'idea era proprio di sotterrare l'ascia di guerra cercando quelle sinergie in grado di eliminare i conflitti che avevano devastato il vecchio continente.
Sembrava quasi fatta. Dapprima fu CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio - 1951), quindi EURATOM (Comunità Europea per l'Energia Atomica 1957), poi si ampliarono i trattati per diventare CEE (1957 trattato di Roma) e infine, con l'unione monetaria e il trattato di Maastricht con l'accordo di libera circolazione di Schengen (1993) si trasformò in UE a un passo quindi dalla realizzazione della federazione europea. Tanti popoli e un'unico governo. Sembrava tutto fatto e invece la decadenza di spessore dei politici e la presa di potere degli euroburocrati sta vanificando 50 anni di lavoro d'unificazione. Paradossalmente contribuì maggiormente la Guerra Fredda al processo d'unificazione che il crollo e la riunificazione di Berlino.
Poi venne l'attacco alle Torri Gemelle e il mondo si accorse che tutti gli scenari geopolitici erano mutati e il caos stava regnando mentre conquistava spazi quel terrorismo di religione senza patrie nè confini.
Da quel momento è stato un continuo innesco di focolai di piccole guerre entro e fuori i confini di stati sovrani. Un mutare frenetico di leadership sempre più autoritarie e dalle mire più o meno espansionistiche. Teatri di guerra regionali e spesso dimenticati dalle cronache, ogni tanto intervallati da interventi di polizia internazionale sotto il controllo dell'ONU o della NATO, dall'Iraq ai Balcani e dall'Afganistan al centr'Africa sino a arrivare agli ultimi giorni con il conflitto russo-ucraino e il conflitto Israelo Palestinese, mai veramente domato, a fare da fil rouge. Morto Bin Laden l'integralismo islamico è risorto più agguerrito di prima. Organizzato addirittura in Califfato sta cercando di conquistare nuove terre in una regione - Siria e Iraq - già martoriata da anni di guerre civili (si fa per dire!) e con un chiaro obiettivo di rivalsa su tutto il mondo occidentale. Migliaia di uomini stanno aderendo all'ISIS (stato Islamico dell'Iraq e del Levante) e, dopo la conversione all'Islam, molti sono di provenienza occidentale, inglesi per lo più ma anche italiani.

Un mondo in fiamme. Solo 11 paesi non sono coinvolti direttamente o a sostegno indiretto in teatri di guerra. In Europa la sola svizzera si salva. Ma si sa la neutralità della Confederazione Elvetica nei vari conflitti è sempre stata una manna per le sue banche e i suoi "illuminati e riservati" uomini d'affari. Una neutralità di convenienza e non di etica pacifista.
Orbene con gli Stati Uniti in preda al delirio di onnipotenza e una manifesta sindrome del "Poliziotto di Quartiere Globale" che tutto vorrebbe ma nulla stringe, con una Russia impegnata a ridisegnare lo scacchiere all'interno dell'ex URSS e a arricchirsi, con una Cina laboriosa intenta a conquistare più mercati possibili e a acquistare ogni giorno pezzetti d'Africa, il Mondo è rimasto alla mercé dei fanatici, degli irresponsabili e degli incapaci.
Tutto può accadere da oggi in poi. Anche che il virus Ebola sia stato diffuso da un pazzo non uscito da un romanzo di fantapolitica bensì frutto di quest'epoca arrogante, ignorante, egoista e autoreferenziale. Se una mano divina non interverrà nessun umano vedrà gli effetti benefici degli investimenti sull'ambiente e la lotta al buco dell'ozono.
Contaminati sette anni fa dai mutui subprime e domani dal virus Ebola o qualche altra diavoleria dei nuovi illuminati?

Il Consigliere Comunale Mauro Melli (Lega Nord Novellara) scrive al Sindaco di Novellara dott.ssa Elena Carletti ed alla giunta.

Novellara, 23 agosto 2014 --
Secondo la nota del Consigliere Mauro Melli (Lega Nord Novellara) non è stato pubblicizzato l'incontro previsto in rocca per domenica pomeriggio 24 agosto fra la giunta novellarese ed il console indiano.
"Al sottoscritto - comunica Mauro Melli - non è arrivata nessuna comunicazione a riguardo tuttavia, prendendo atto di questa scorrettezza istituzionale, nei giorni scorsi ho scritto una lettera alla giunta ricordando la situazione assurda dei nostri due militari detenuti ingiustamente da oltre due anni e mezzo in India e tuttora a rischio della pena capitale. Ho sollecitato l'amministrazione novellarese affinché trasmetta al console un appello fermo e deciso a favore della liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone; debbo però constatare con amarezza che ad oggi non mi è arrivato nessun riscontro dalla giunta."

Lettera aperta al Sindaco di Novellara dott.ssa Elena Carletti ed alla giunta
"Spett.li,
Leggo sulla delibera di giunta nr. 123 del 30 luglio 2014 che il Console indiano verrà a Novellara domenica pomeriggio 24 agosto per un incontro istituzionale.
Ne approfitto quindi per ricordare che sono trascorsi due anni e mezzo da quando i due fucilieri italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati in India di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori nell'ambito di un'operazione internazionale antipirateria, sono ingiustamente detenuti ed in attesa di conoscere quale sarà il loro destino.
Seguo con apprensione la situazione in cui si trovano i due militari italiani e ribadisco il valore di ogni vita umana; ugualmente devo considerare come questa vicenda chiami in causa il rispetto dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e il valore della giustizia.
Dubito fortemente che le Corti indiane si siano finora comportate secondo questi principi e, per tale ragione, è necessario che il Governo italiano e noi tutti ci impegniamo per un immediato rientro dei fucilieri superando quell'inerzia che fino ad oggi ha prodotto soltanto l'isolamento del nostro Paese impedendo di risolvere positivamente questa vicenda.
Pertanto chiedo ai rappresentanti dell'amministrazione comunale che saranno presenti il 24 agosto a porre questo appello in modo fermo ed inequivocabile al Console ed alla comunità indiana:
"LIBERI SUBITO"
Vi invito inoltre a mettere in evidenza nella sala del consiglio un grande fiocco giallo con accanto una gigantografia dei due militari.
Distinti saluti
Data: 7 Agosto 2014 Il consigliere: Mauro Melli"

(In allegato Deliberazione della Giunta di Novellara RE)

Domenica, 17 Agosto 2014 11:44

Emergenza Ebola e Etica

Creare allarme sociale per giustificare interventi d'emergenza.

di Lamberto Colla - Parma, 17 Agosto 2014 -
Sale la febbre del virus EBOLA. Il contatore dei morti viene aggiornato a ogni telegiornale. Il contagio si muove e il rischio di pandemia sta diventando reale. Giorno dopo giorno i giornali e le televisioni svelano qualcosa sulle conseguenze di questo tremendo virus. Ciononostante, l'Italia prosegue a dare ospitalità, senza particolari precauzioni, ai migliaia di disperati che, guarda caso, provengono prevalentemente da quelle zone contagiate.
IGNORANZA O RISCHIO CALCOLATO?
Dai barconi a qualche giorno nei centri di accoglienza e infine liberi di muoversi in Italia e poi in Europa di Shengen. Nessuna quarantena quindi (periodo di incubazione del virus tra 2 e 21 giorni) ma liberi di muoversi e contagiare l'Europa.
O il rischio EBOLA è veramente basso o il nostro Governo non è assolutamente informato di tale rischio così come pure gli altri stati UE che non intervengono in merito al programma d'accoglienza "Mare Nostrum".
GENEROSITA' O BUSINESS?
Eppure già da marzo è conclamata la epidemia di Ebola nei paesi africani dove sta consumandosi la tragedia. Da qualche settimana però l'attenzione mediatica si è fatta sempre più insistente e allarmata al punto da indurre il Presidente Obama e l'OMS a intervenire. Il primo mettendo a disposizione il Vaccino non testato sull'uomo e il secondo, di fatto, autorizzandone l'uso.
Quel che sconcerta è che la Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo il vertice ginevrino di ben 36 ore, ha sancito che e' "etico" l'uso di un farmaco sperimentale per combattere il virus incurabile di ebola, che in 4 Paesi dell'Africa Occidentale (Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria) ha causato finora 1.013 morti (conteggio al 12 agosto).
Un assist perfetto per un golden goal a favore delle lobby farmaceutiche che "generosamente" metterebbero a disposizione vaccini da testare su un significativo campione di "scimmie umane" centroafricane. Una ricerca sul campo gratuita e scientificamente monitorata che, se andasse a buon fine, c'è da scommetterci, diventerebbe profilassi obbligatoria per molti paese occidentali e non solo.
ALLARME SOCIALE E INTERVENTI D'EMERGENZA
E così, come ormai abbiamo imparato sin dalla guerra in l'IRAQ, la strategia è sempre la solita: creare allarme sociale, montare dei casi verosimili e lasciare ai media il compito di alimentare la psicosi collettiva per giustificare interventi che in clima ordinario nessuno avrebbe ragionevolmente approvato e concesso.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dalla Libia al "Nuovo Califfato". Nei Paesi dove si è intervenuti a "portare un nuovo ordine" sotto la pressione dei servizi investigativi statunitensi il caos e le tragedie umane si stanno consumando con ancor maggior virulenza e, quel che è peggio, in modo assolutamente incontrollabile.
In fatto di sanità come non ricordare, a esempio, quel vaccino contro l'influenza suina, troppo frettolosamente creato, che come effetto collaterale imprevisto generò molti casi di narcolessia qualche anno fa.
CONCLUSIONI
E se il vaccino EBOLA invece dovesse avere degli effetti collaterali sconosciuti o ancor peggio noti, intenzionali, e coerenti a una strategia di consolidamento di qualche superpotenza? Fantapolitica? Forse, ma a leggere il curriculum di uno dei ricercatori del vaccino c'è da rabbrividire. Il dottor Charles Arntzen, dirigente del The Biodesign Institute for Infectious Diseases and Vaccinology, sarebbe un sostenitore dell'agenda per lo spopolamento della terra. Ha lavorato per DARPA e per industrie biotech private lavorando, ad esempio con Mitch Hein nel progetto sugli antigeni del vaccino bioterroristico
Guarda caso il dr. Mitch Hein è il fondatore della Epicyte, l'azienda biotech che ha creato gli anticorpi spermicida cresciuti nel mais per rallentare la riproduzione umana. Tutto ciò può essere frutto solo di fantasia ma per quale motivo non indagare meglio prima di prendere decisioni così importanti?
Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!

Giovedì, 14 Agosto 2014 09:16

Piazza Cavalli al PD, il Sindaco risponde

Concessione di piazza Cavalli al Pd, il sindaco risponde: "Nessuna violazione al Regolamento comunale".

Piacenza 13 agosto 2014 - "Non c'è discrepanza alcuna tra la concessione di piazza Cavalli per la festa del Partito Democratico e quanto previsto dal Regolamento comunale che disciplina la materia": così il sindaco Paolo Dosi risponde alle richieste di chiarimento giunte da più parti in questi giorni, a seguito della delibera di Giunta del 5 agosto con cui si concede l'uso della piazza per la Festa dell'Unità dal 28 agosto al 2 settembre prossimo.
"Innanzitutto vorrei precisare che alla manifestazione non è stato dato il patrocinio dell'Amministrazione, in conformità all'articolo 3 del citato Regolamento che include appunto, tra le iniziative non patrocinabili, gli eventi a carattere politico promossi da partiti o movimenti. Ben diversa – prosegue il primo cittadino – è la collaborazione, tant'è che se ricorre una delle due fattispecie, si esclude l'altra. Come riportato chiaramente anche nella scheda informativa pubblicata sul sito web del Comune, la collaborazione richiede sempre una delibera di Giunta e viene concessa per iniziative coerenti con i princìpi e le finalità istituzionali delineate nello Statuto dell'ente. Presupposti che paiono evidenti per la Festa dell'Unità – aggiunge Dosi – si connota tradizionalmente come una manifestazione aperta a tutta la cittadinanza, nella quale si intrecciano aspetti di convivialità e intrattenimento, confronto e dibattito che costituiscono un forte elemento di aggregazione, in grado di coinvolgere un pubblico ampio ed eterogeneo".
"L'uso di piazza Cavalli, nel caso specifico – conclude il sindaco – non confligge neppure con l'articolo 15 del Regolamento per l'occupazione di spazi e aree pubbliche, consentito per manifestazioni culturali, sportive, di solidarietà, scolastiche, politiche e patriottiche, nonché di promozione commerciale, organizzate, autorizzate o patrocinate dal Comune. Ricordo infine che è previsto sia il pagamento del canone per l'occupazione di suolo pubblico, sia il versamento di un idoneo deposito cauzionale, come sancito anche nel verbale della conferenza dei servizi del 21 luglio scorso, che è parte integrante della delibera di collaborazione, in cui non si ravvede nessuna contrarietà alla normativa comunale".

(fonte comune di piacenza)

Domenica, 10 Agosto 2014 12:08

Spiaggiati?

L'Italia è ricaduta in recessione tecnica. E come poteva essere diversamente in mancanza di indirizzi chiari e interventi forti che solo il Governo può varare.

di Lamberto Colla -
Parma, 10 Agosto 2014 -
Ormai era nell'aria. La tanto temuta recessione si è ripresentata alla vigilia di ferragosto.
Un dato che non può non preoccupare soprattutto messo in relazione con altri Paesi. La prima novità negativa sta nel dato dell'export. Il settore sul quale erano riposte le speranze di crescita ha smesso di tirare. L'ISTAT, infatti, nelle stime preliminari ha rilevato che il Pil del secondo trimestre 2014, risulta ancora negativo, scendendo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, quando aveva segnato un calo dello 0,1%. Dall'analisi dell'istituto di statistica si evince che il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo.
Gli operatori commerciali del comparto agroalimentare, peraltro, già da tempo avevano avvertito segnali di irrigidimento sempre più marcati provenire da oltralpe. Alla luce dei dati ISTAT sembra quindi che a essere interessato non sia il solo comparto agroindustriale ma che il fenomeno abbia proporzioni molto più ampie e toccare la maggior parte dei settori.
L'export avrebbe dovuto essere il battello di salvataggio e base di rilancio della nostra economia mentre sembra, auguriamoci non sia così, naufragato. Alla luce dei fatti chi sta al governo del Paese non può più vantare e soprattutto contare sulla capacità delle esportazioni di compensare i tanti difetti del sistema economico interno.
Il fatto di non avere promosso azioni forti tese a rafforzare la domanda interna, alla luce dei dati ISTAT, espone l'Italia a ancor maggiori rischi indebolita com'è da sette anni di crisi.
Una debolezza che si sta aggravando anche per effetto del proprio del rafforzamento delle economie di altri Paesi con i quali dobbiamo confrontarci. Tralasciando la Germania, ma Stati Uniti e Inghilterra hanno previsioni di crescita assolutamente interessanti. l'Istituito di statistica rileva, infatti, che il Pil è aumentato in termini congiunturali dell'1% negli Stati Uniti (+2,4% in termini tendenziali) e dello 0,8% nel Regno Unito (+3,1% su base annua).
E' giunto il tempo, quindi, di rilanciare la domanda interna senza la quale non può esserci crescita economica.
Gli 80 euro concessi da Renzi sono risultati una cura palliativa e ininfluente sui dati macroeconomici del Paese ai quali occorre fare seguire azioni più concrete e coraggiose anche se non saranno gradite dai partner europei.
Allentare, e non solo marginalmente, la pressione fiscale sulle imprese e sul costo del lavoro. Concedere, come stanno facendo molti altri Paesi, regimi di tassazione privilegiati a chi intende insediare nuove imprese. Liberalizzare il mercato del lavoro.
Certamente l'impatto iniziale sulle entrate tributarie sarà pesante ma già nel breve periodo i risultati positivi non tarderebbero a manifestarsi sia sulla domanda interna sia sulla competitività delle nostre imprese. Si dovrebbe infine intervenire pesantemente anche sulla trasparenza dei mercati. Colpire con vigore sui quei sistemi di indirizzamento guidato delle commesse verso i soliti noti e quel sistema di "scambio di favori" che non consente, alla maggior parte delle più fresche e efficienti imprese di emergere sui loro mercati di riferimento non potendo contare su capitali sufficienti per il lancio dei prodotti o dei servizi . Piccole e medie imprese bloccate o rallentate nello sviluppo da barriere pronte a essere alzate dai leader di mercato. Una soglia che continuamente si alza in virtù di barriere "tangentiste" o di altri mezzi protezionistici che il "sistema" sa perfettamente mettere in atto per salvaguardarsi.
Spiaggiati come la Concordia ma non ancora demoliti. Abbiamo le capacità per risorgere ma servono le risorse finanziarie per innescare il processo evolutivo capace poi di auto rigenerarsi. Ecco che il Governo dovrà mettersi una mano sul cuore e una sul portafoglio per ridare ossigeno ai propri organi vitali: imprese e cittadini, senza dei quali la morte è certa.
Buon Ferragosto e rilassiamoci con il "gossip" da spiaggia.

Domenica, 03 Agosto 2014 11:55

Luglio, buone nuove?

Nemmeno con il "lanternino" si riesce a trovare una buona notizia che consenta di archiviare dignitosamente questo luglio funesto.

di Lamberto Colla -
Parma, 3 Agosto 2014 -
Abbiamo seguito, nodo per nodo, il viaggio del "relitto vergogna" della Concordia dall'isola del Giglio a Genova col fiato in gola nel timore che i flutti si potessero nuovamente inghiottire il risultato di un "inchino maledetto". Un viaggio accompagnato da retorica smodata nel vano tentativo di recuperare un'immagine d'efficienza nazionale. Ma niente e nessuno riuscirà mai più a far dimenticare quella tragedia consumata su uno scoglio del Giglio.
Quando le cose van male possono andare ancor peggio. E il mese tradizionalmente destinato a segnare i ricordi più soleggiati e spensierati ha voluto, quest'anno, sottrarci anche questa misera soddisfazione. 14 giorni di temporali che hanno investito tutta la nazione. Precipitazioni piovose, bombe d'acqua come vengono chiamate più modernamente, che in talune aree del nord hanno raggiunto incrementi del 200% rispetto l'anno precedente. Ombrelloni chiusi, quindi, per metà del mese con un danno economico enorme per gli operatori turistici. Danno che si aggiunge alle produzioni agricole stagionali fortemente compromesse e alle conseguenze economiche indirette dovute al crollo dei consumi della frutta e verdura di stagione con un punto interrogativo sulla produzione di vino.
Un luglio così piovoso non era mai stato registrato da che esiste una sistematica raccolta dati delle precipitazioni. A Milano l'Osservatorio del Duomo ha registrato 320 millimetri e è record dal 1899.
750.000 milioni i danni stimati al turismo e probabilmente prossimi al miliardo anche quelli assegnabili all'agricoltura. Questo il conto presentato da questa pazza estate 2014.
Lasciando per un attimo i nostri problemi interni, parlamento bloccato da ostruzionismo assurdo, disoccupazione giovanile ancora in ascesa, PIL al palo, deflazione alle porte e ipotesi di manovra sui nostri conti correnti da 20 miliardi, se alziamo la testa al cielo questo mese funesto sarà ricordato per le tre tragedie dei cieli avvenute a pochi giorni di distanza e 462 vittime in poco più di una settimana. Un velivolo civile abbattuto sui territori di guerra dell'Ucraina, un aereo precipitato sull'isola di Taiwan nel tentativo di operare un atterraggio di emergenza, anticipato dalla tragedia del velivolo della compagnia algerina precipitato nel Mali.
Ed anche nel trasporto aereo è record con 709 vittime dall'inizio dell'anno.
Che dire invece della notizia secondo la quale l'Argentina sarebbe al default a distanza di 13 (una coincidenza cabalistica?) anni dal precedente fallimento che nel 2001 poi sfociata in gravi disordini sociali e in un periodo di intensa instabilità politica. Non si era ancora ricostituita l'affidabilità dell'Argentina che un nuovo "Tango Bond" da circa 29 miliardi di dollari è alle porte. Tra le vittime della cessazione dei pagamenti dichiarata nel 2001 dal governo di Buenos Aires vi erano infatti centinaia di migliaia di risparmiatori di vari paesi occidentali, che avevano sottoscritto i titoli del debito argentino confidando nella solvibilità del sistema finanziario del paese sudamericano e nella garanzia delle banche che avevano gestito i loro risparmi.
Infine come non ricordare, oltre al fonte Ucraino, i due nuovi terreni di guerra; l'infinito conflitto Israelo-palestinese che ha già superato la conta di 1.500 vittime la maggior parte civili e tra questi molti bambini, e quello che rimane della primavera araba in Libia, tanto feroce, da fare scappare a gambe levate anche gli americani che tanto l'avevano voluta affiancando gli amici francesi e inglesi nella caccia e uccisione del rais Gheddafi. Una carneficina che si aggiunge agli altri grandi teatri di guerra. Dall'Afganistan alla Siria con l'incertezza e le preoccupazioni che derivano dall'instaurazione del Nuovo Califfato dell'Islam, con pretese nei territori compresi tra Siria e Iraq guidato, dall'autoproclamato Califfo, Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi, estremista sunnita. Una novità che rischia di fare estendere il "problema interno siriano" a mote altre regioni mediorientali.
C'è poco da ben sperare per noi comuni mortali. Per altri, i produttori di armi, il mercato è invece fiorente.

Domenica, 27 Luglio 2014 12:16

Mentre l’Italia si spegne...

Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) prevede un PIL pressoché stazionario (+0,3%) e in Parlamento si fa manfrina (8.000 emendamenti), le grandi imprese realizzano i guadagni all'estero e i soliti "miseri" pagano.

di Lamberto Colla - Parma, 27 Luglio 2014 -
C'è un tempo per pensare, uno per discutere e uno per agire. Questo almeno vorrebbe la logica. Continuiamo invece ad assistere a enunciazioni di obiettivi e di riforme, a motivate controdeduzioni ma sul piano dei fatti nulla o poco si è fatto.
Così come il rottame della Concordia, per due anni spiaggiata al Giglio, è ora in navigazione a 2 nodi all'ora (poco più di 3 km/ora) verso Genova, l'Italia sembra anch'essa destinata a procedere, troppo a rilento, verso gli approdi delle riforme. Ma mentre qui si discute e ridiscute, il Fondo Monetario Internazionale, nelle sue periodiche valutazioni di stima sull'andamento delle economie dei più importanti paesi, aggiorna al ribasso le stime di crescita per l'Italia a un misero 0,3% contro lo 0,8% previsto dal Governo lo scorso aprile. Vuol dire che praticamente siamo fermi. Non così per la Spagna alla quale viene assegnato un ben più onorevole +1,2% e aggiornato con un +0,3% sulle precedenti indicazioni. Per la Germania è invece previsto un +1,9% per quest'anno confermandosi la locomotiva d'Europa seppure valga la pena dare una letta all'articolo di Andrea Indini pubblicato sul "Giornale.it" dal titolo "Ecco tutti i trucchi della Merkel per nascondere i buchi di Berlino". Quando si dice che lo stereotipo non conta nulla, conta eccome invece. Tutti quindi, più o meno velocemente, procedono mentre noi siamo qui arenati su 8.000 emendamenti da discutere per la modifica elettiva o meno del Senato.
Non che le opposizioni non abbiano motivate considerazioni da opporre e soprattutto da negoziare con il Governo ma procedere con un reiterato atteggiamento d'ostruzionismo e ingessatura del Parlamento non è più accettabile.
Però è quanto sta accadendo in questi giorni e che porterà via tempo prezioso alle riforme e alle azioni di Governo per fronteggiare i problemi che quotidianamente affliggono i cittadini, almeno quelli che restano e che non vogliono o possono abbandonare questo paese.
Un'abbandono che invece sta dilagando nell'Italia dell'ovest, in quel Piemonte che un tempo era sede della capitale e locomotiva d'Italia per la presenza delle sue grandi imprese, Fiat prima fra tutte.
Proprio dalla Fiat e ora seguita dalla famiglia Novarese dei Boroli-Drago azionisti di maggioranza del gruppo De Agostini e quindi di Gtech (leader mondiale del gioco) viene l'esempio di sfruttare l'Italia per realizzare i guadagni a Londra per alleggerirsi dalla imposizioni fiscali nazionali.
Intanto gli altri, quelli che rimangono, si pappano l'aumento delle accise, dei tabacchi, dei carburanti, della casa. Per pagare questi balzelli, l'uomo comune, riduce gli acquisti voluttuari e ora anche quelli necessari. Chi resta e vuole fare il proprio dovere modifica, sino alla mortificazione, lo stile di vita.
Chi invece ha privilegi non intende disfarsene (vedi i dipendenti del Parlamento e i Magistrati) e chi più ne ha più ne vorrebbe a scapito dei privati e dello Stato come a esempio il caso dell'amministratore della NES spa (leader nel settore della custodia e trasporto di valori) il quale oltre a avere sottratto 40 milioni dai caveau della società ha proceduto a una evasione di pari valore a scapito dello Stato. Il tutto per accumulare immobili e collezionare auto e moto sportive ma anche bici da corsa e chi più ne ha più ne metta.
La domanda che ci si pone è dov'è il limite di sopportazione dell'Italiano medio. Fino a quando potrà attendere prima di ribellarsi o, come molti hanno già fatto, autolesionarsi sino all'estrema conseguenza?

Andrea Costa, segretario provinciale del Partito Democratico, si è rivolto ieri agli amministratori, ai segretari di circolo e alle Feste dell'Unità del territorio reggiano. Il messaggio è chiaro: "Il silenzio su Gaza non è un atteggiamento accettabile e non è una condizione utile".

Reggio Emilia, 23 luglio 2014 – di Ivan Rocchi

"L'escalation di violenza che in queste ore dilaga nella Striscia di Gaza impone al Partito Democratico una riflessione sul ruolo della principale forza politica progressista presente nel paese e in Europa. Rivolgo dunque l'invito a amministratori, segretari di circolo e alle nostre Feste dell'Unità di essere protagonisti di mobilitazione, approfondimento, discussione". E' stato lo stesso segretario provinciale del partito Andrea Costa a lanciare ieri questo appello, affinché non si ignori il dramma vissuto in queste ore dal popolo palestinese.

Secondo il segretario Costa, il Partito Democratico non può abbandonare questi temi, né tantomeno escluderli a priori. "E' decisivo, di fronte al dramma che sta coinvolgendo troppo pesantemente le popolazioni civili, sensibilizzare l'opinione pubblica per una guerra che si sta consumando ancora una volta a poche ore di volo da casa nostra. La pace è una costruzione energica e nonviolenta, non la conseguenza dell'apatia e del disinteresse. Mi auguro quindi che questo dibattito trovi sede anche nelle nostre feste, coinvolga le associazioni, le Ong, i volontari".

E sul totonomine per chi dovrà fare il ministro degli Esteri europeo, il segretario provinciale si smarca dal segretario nazionale Matteo Renzi, che della nomina di un italiano a quel dicastero internazionale ne fa una battaglia personale. "Credo che in Europa il dibattito non debba essere su chi farà il ministro degli Esteri europeo – ha concluso Costa -, piuttosto trovo urgente che l'Unione si doti di una politica estera ed entri in maniera attiva e decisa nella costruzione delle soluzioni dei conflitti".

Domenica, 20 Luglio 2014 12:06

Ai ripari... non certo dal sole estivo

In vacanza ma poi cosa ci attende dopo la pausa estiva? Manovre e, forse, anche il caos sociale come ha raccontato il servizio "cassandra" di Enrico Mentana su La7?

di Lamberto Colla -
Parma, 20 Luglio 2014 -
Un piccolo segnale di responsabilità, le tre forze politiche principali del Paese, lo stanno offrendo. Forza Italia ha rinnovato il "patto" di appoggiare il percorso riformista del PD di Matteo Renzi e il Movimento 5 Stelle ha aperto un canale di dialogo con il Governo sulla riforma costituzionale. Non è cosa di poco conto se si pensa a quanto tempo è stato perduto in questi 20 anni trascorsi nell'immobilismo totale della politica dedita solo al Berlusconismo e all'antiberlusconismo. Ed oggi le conseguenze dolorose sono tangibili. Ma quel che è peggio è che si è innescato una dinamica, in stile domino, di negatività che sarà molto difficile arrestare.
- LA QUESTIONE ECONOMICA -
Lo stesso Ministro dell'economia e finanze Pier Carlo Padoan con i suoi "No comment" espressi in conferenza stampa, e in seguito aggiustati in Twitter, non possono certo far ben sperare. Soprattutto in relazione alla ipotesi di una nuova manovra correttiva che, si sa, non potrà andare a rastrellare che nelle solite tasche.
«I dati macroeconomici più recenti, se confermati, indicano un ritardo nel ritorno al meccanismo di una crescita sostenibile in Europa e altrove e ciò è vero anche per il nostro paese: i margini per l'azione del governo si faranno più stretti ma non per questo si indebolisce la prospettiva di medio termine indispensabile per quel salto di qualità di cui il paese ha bisogno tramite una decisa azione di riforme». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan intervenendo lo scorso 16 luglio alla Camera. E con queste parole c'è da ritenere che una manovra non sia da fare anche alla luce delle pressioni provenienti dai ragionieri di Bruxelles, seppure tranquillizzati dal tweet "post no comment" della conferenza stampa?
- LA QUESTIONE DELLA FEDELTA' -
E poi ci sono le conseguenze legate alla internazionalizzazione delle nostre più importanti imprese. Il PIL delle compagnie che portano le sedi legali all'estero non potrà più essere conteggiato tra la produzione nazionale. FIAT-Chrysler ad esempio, secondo uno studio di R&S Mediobanca, inciderà negativamente sul PIL nazionale per un significativo quanto preoccupante -7%.
Non c'è da rallegrarsi nemmeno per la "conquista" di Gtech -ex Lottomatica- del colosso del gioco americano IGT. 4,7 miliardi è l'investimento del Gruppo Gtech per procedere alla fusione con il leader mondiale dei casinò e aprirsi la strada nel mondo delle slot machine. Ma Gtech è una azienda italiana? Intanto sarà delistata dalla Borsa Italiana e verrà introdotta nel listino di New York. "Ricalcando per certi versi, scrive Repubblica.it, quanto sta avvenendo per Fiat e Chrysler, Gtech e la "preda" Igt confluiranno in una holding di nuova costituzione di diritto inglese; nel Regno Unito sarà fissata anche la residenza fiscale del gruppo."
- LA QUESTIONE SOCIALE -
Infine c'è la pressione dei disordini del nord africa, della Siria e dell'Ucraina a preoccupare, e non poco, la nostra instabile economia per quanto concerne l'approvvigionamento energetico (Gas dalla Libia e dalla Ucraina), il massivo flusso migratorio da Nord Africa e Siria e il conclamato pericolo di infiltrazioni Jihadiste dalla Libia come da rapporto dei nostri servizi segreti. Un'allarme ancora poco pubblicizzato almeno sino al servizio di Enrico Mentana di pochi giorni fa che ha definitivamente sdoganato quelli che erano i timori inespressi di un contagio italiano del caos sociale.
La stabilità libica è la nostra priorità. Lo è sempre stato sin dalla prima Repubblica e è rimasto tale sino all'intervento Franco Anglo Statunitense, inaugurato il 19 marzo 2011, senza il formale appoggio internazionale (giunto tardivamente) al fine di garantirsi la ricostruzione post bellica e soprattutto gli accordi petroliferi sino a allora in mano per lo più italiana. Un'altra prova di quanto fiducia ci sia da riporre sui nostri alleati. Probabilmente sono preoccupazioni fuori luogo ma credo che per l'Italia sia giunto il tempo di pensare a sé stessa e al proprio futuro. Con o senza i soliti "parenti serpenti".

Domenica, 13 Luglio 2014 12:04

Nella palude UE

E' iniziato il "percorso vita" di Matteo Renzi nel campo d'addestramento UE. Saranno 6 mesi di passione.

di Lamberto Colla - 
Parma, 13 Luglio 2014 -
Dopo le adulazioni della Merkel saranno ben poche le lusinghe che raccoglierà il nostro premier durante la sua presidenza di turno al Consiglio Europeo. Gli attacchi meno pericolosi gli giungeranno dall'Italia mentre dovrà prestare attenzione alle ben più insidiose trappole disseminate lungo il cammino in terra europea. Tra sei mesi vedremo se il "selfie" dell'europa sarà ringiovanito dalla cura italiana o se invece sarà ancora quello descritto da Renzi nel suo discorso di insediamento: «con estrema preoccupazione devo dire che se l'Europa oggi si facesse un selfie emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione: mostrerebbe il volto della noia».
Ma attenzione a giudicare annoiati e perditempo i "tecno-lobbisti" seduti nell'emiciclo di Bruxelles e Strasburgo. No, loro l'agenda l'hanno bene in mente e la seguiranno con riservata dedizione. Una agenda scritta dalle lobby delle multinazionali del Nord Europa e della Finanza a vantaggio dei soliti pochi Governi che le accolgono e difendono a suon di regolamenti comunitari.
L'Europa nasce per mettere in comunione popoli e risorse e si ritrova oggi a non accettare i popoli e a depredare le risorse altrui.
I pilastri di questo impero sono stati nuovamente consolidati con la riconferma di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento (è la prima volta che un presidente viene riconfermato) e con la nomina di Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione UE.
Un tandem merkelcentrico di campioni di serietà, rigore e imparzialità ma anche di lungimiranza e apertura politica. Due campioni di tolleranza e cooperazione. Il primo, il presidente riconfermato Martin Schulz è riuscito nella difficile impresa di mettere d'accordo Berlusconi che lo etichettò "Kapo'" con l'acerrimo nemico Grillo che invece, a sua volta, venne bollato come "Stalin" dal rigoroso Shulz.
E che dire del giovane rampante Jean Claude Jucker, per diciotto anni alla guida del Lussemburgo, che ha accolto invece degli emigrati, la nostra FIAT a completamento di un percorso di internazionalizzazione del piccolo Paese nordico il quale, come ha ricordato il Financial Times nei giorni scorsi, e riportato da Italia Oggi il 9 luglio, Juncker sarebbe "L'architetto del più grande paradiso fiscale d'Europa, Jean-Claude Juncker dovrebbe ora trasformarsi in alfiere della lotta all'evasione". Non c'è andato giù leggero il quotidiano di finanza britannico il quale aggiunge che "Nei 18 anni in cui è stato capo del governo, il Lussemburgo è diventato il più grande paradiso fiscale d'Europa. I detrattori affermano che ha attratto miliardi di dollari e di euro da privati e imprese che puntavano a evadere il fisco dei rispettivi paesi. E dal 1980 il sistema finanziario del paese è cresciuto praticamente da zero a 3.000 miliardi di euro".
Il presidente della Commissione avrà quindi maggiore interesse nel risolvere la questione con la Gran Bretagna e il premier Cameron (si era opposto con forza alla sua nomina) piuttosto che assecondare il nostro Renzi nel processo di rinnovamento della politica europea. Meglio, per lui recuperare un alleato utile alle manovre finanziarie piuttosto che sostenere un Paese che, se dovesse riprendersi, potrebbe portare scompiglio negli equilibri di potere in seno all'Europa. Una Italia forte sarebbe una spina nel fianco all'Europa del nord.
Se solo per un attimo la Francia lasciasse perdere la sua autoreferenzialità potrebbe trovare nell'Italia il miglior alleato per recuperare i valori e le economie dei Paesi del mediterraneo di cui fa parte. Un'alleanza di peso enorme che potrebbe dare una svolta a questa europa che non può reggersi solo sul rigore, spesso più formale che sostanziale.
Non avrà vita facile il nostro buon "boy scout". Se supererà indenne le paludi UE qualche speranza di sostegno alla ripresa Italiana e per immaginare un'Europa come era nella idea dei costitutori si potranno ancora coltivare.

Parte stasera la Festa Emilia Verde a Cavriago (RE), la prima organizzata dalla Lega Nord emiliana. L'ospite di oggi è Roberto Maroni, e domenica arriva il segretario Matteo Salvini. Tre giorni tra stand, cucina, musica e incontri politici.

Reggio Emilia, 11 luglio 2014 - di Ivan Rocchi

Sarà Roberto Maroni ad aprire la Festa Emilia Verde a Cavriago, organizzata dalla Lega Nord emiliana. L'ex segretario parlerà tra le altre cose dell'Expo 2015 a Milano e delle opportunità che questo può ancora offrire. A seguire, nell'arena esterna ci sarà il concerto del gruppo Le Minigonne.

La serata di domani sarà invece dedicata ai giovani e all'insegna del divertimento, con la Strana Coppia di Radio Bruno. I militanti che provengono dalle altre regioni si fermeranno a dormire in tenda in un'area destinata. Il politico della serata sarà il segretario della Lega Nord emiliana, Fabio Rainieri.

Ma la giornata clou sarà domenica, quando a sera arriverà il Segretario federale Matteo Salvini, che parlerà degli equilibri nazionali ed europei a solo una settimana dal Congresso di Padova del 20 luglio. Un incontro atteso per il popolo leghista, dove potrebbe essere aggiornato lo statuto del partito e potrebbero essere prese in considerazione ipotesi di alleanze con altri partiti. Al termine del comizio, Salvini si tratterrà insieme ai presenti per guardare i Mondiali e tifare, ovviamente, Argentina. Nell'arena esterna ci sarà intrattenimento con i comici del Costipanzo Show.

E probabilmente la serata sarà anche l'occasione per parlare delle prossime elezioni regionali, che si terranno a seguito delle recenti dimissioni del governatore Errani. "La Lega Nord emiliana – dice il segretario provinciale reggiano Gianluca Vinci - dopo l'ultimo ottimo risultato elettorale che la vede al 6% anche nella nostra regione, ha il pieno appoggio e l'impegno di tutti i vertici nazionali per la tornata elettorale di novembre".

Domenica, 06 Luglio 2014 12:45

Vacanze e prelievi. Siamo alle solite

Siamo alle solite. Anche il Governo Renzi è cascato nella tentazione di passare per le vie brevi e tassare i soliti ignoti e idioti con ogni mezzo.
di Lamberto Colla ---
Parma, 6 Luglio 2014 -
Il periodo di vacanza, per coloro che potranno permettersela, si accorcia ma i carburanti aumenteranno non appena si spegneranno le luci delle fabbriche e la massa di lavoratori inizierà a sciamare. Chi verso la meta desiderata da una vita di sacrifici, chi per fare ritorno al proprio bel paisiello del Sud, chi invece andrà a ritemprarsi in qualche sperduto, e a buon mercato, villaggio alpino. Tutti partiranno negli stessi giorni e saranno accomunati dal medesimo destino: aumento della spesa in carburanti e maggior consumo dei medesimi per le solite inesauribili "code" per lavori in corso mai terminati e anticipati da segnaletica stradale schizofrenica e randomizzata.
"Ma chi se ne frega, sto andando in vacanza, e non voglio pensare più a niente" è il pensiero comune di questa "colonia estiva" disposta a spendere 5 euro in più al giorno pur di godersela un po'.
E come tutte le prede troppo rilassate diventano oggetto delle attenzioni anche dei predatori più anziani.
Così, appena prima, durante e subito dopo le vacanze giù con le batoste sotto ogni forma anche la più celata e vigliacca come l'aumento dei carburanti o la ripresa dell'anatocismo bancario piuttosto che l'obbligo di acquisto dei POS e per finire con il Canone Rai esteso ai PC e ai sistemi di videosorveglianza.
Tutta roba già vista, sentita e bevuta come l'olio di ricino da bambino in tutti i governi di cui ho memoria. Ma quello che non avrei voluto vedere dal Governo Renziano è proprio questo. Invece NO, anche lui si è lasciato tentare dalla voglia irrefrenabile di "Vincere Facile" e passare dal bancomat a prelevare con codici taroccati.
Ma basta non se ne può più!
Basta con la solita scusa della necessità di tracciare il contante per combattere l'evasione fiscale. In questo modo si opprime ancor più la possibilità di operare ai più piccoli. Ben venga il POS se a questo non fossero connessi altri costi improduttivi che si tramutano in ricavi per gli istituti di credito. Quelle stesse banche che non erogano credito alle medesime imprese dalle quali spillano continuamente risorse. Ci mancava solo la vigliaccata di reintrodurre l'anatocismo bancario (calcolo di interessi sugli interessi) introdotto spregiudicatamente in un DL non d'oggetto bancario ma d'agricoltura (DL 91 del 24 giugno 2014 articolo 31) per completare il film già visto.
Gli 80 euro offerti con la mano destra sono stati già sottratti, con gli interessi, dalla mano sinistra.
Già perché ormai da qualche giorno si è cominciato a parlare di prossimo aumento di carburanti, cosa che comunque sta già avvenendo da alcune settimane, con il rischio sempre più certo che la benzina raggiunga quota 2 euro entro agosto, di ritocco delle accise sui tabacchi e sulle sigarette elettroniche (sarà presentato in consiglio dei ministri il 10 luglio), della necessità di una nuova manovra finanziaria di 10 miliardi, è la stima di Mediobanca, dovuta alla ulteriore riduzione del PIL e per favorire la concessione da parte della UE di maggiore flessibilità utile a mettere in moto il pacchetto delle riforme.
Insomma prima si paga poi forse le promesse saranno mantenute. E la UE dei burocrati continua a pretendere senza concedere. Lo si è visto con l'operazione d'accoglienza umanitaria "Mare Nostrum" (costa 9 milioni di euro al mese); oltre alle solite frasi "L'Italia non è sola" nulla si è ancora fatto per sostenere l'Italia in questa operazione, al contrario, la Germania ha confermato che se profughi provenienti dall'Italia cercheranno asilo da loro verranno rispediti indietro.
Ci aspetta un'altra estate torrida ad alto rischio "aflatassine".

Domenica, 29 Giugno 2014 11:49

Italia da riformare

A partire dal calcio l'Italia è tutta da riformare. La nota positiva è che esistono ampi margini di miglioramento. Palla al centro e via.

di Lamberto Colla -
Parma, 29 giugno 2014 -
Non poteva che essere altrimenti. L'Italia nazionale di calcio è stata anch'essa, come gli spagnoli, rimandata a casa, alla fine del primo turno mondiale, incapace di sostenere la competitività agonistica delle due squadre sudamericane. Affrontare le sfide con l'idea di portare a casa il minimo risultato è , come insegna l'esperienza, una sconfitta certa.
L'avventura della nazionale di calcio ha rappresentato la metafora dell'intero nostro Paese tranne che per una circostanza: la solidità etica di chi ha guidato, seppur fallendo, la compagine italiana. E non è stato necessario nessun tipo di pressione mediatica o giudiziaria per indurre il CT Prandelli a rassegnare le sue dimissioni. Un gesto che fa onore prima all'uomo e poi al tecnico.
Forse sono state errate le scelte degli atleti che hanno composto la rosa dei partecipanti, forse anche i cambi in corso di gara, fatto sta che mentre lui, Prandelli, recita il mea culpa, gli uomini che in campo non hanno saputo guadagnarsi nemmeno gli onori che si riservano agli sconfitti, tacciono o ancor peggio si giustificano ritenendo i 16 milioni di telespettatori tutti ottenebrati dall'alcool quindi incapaci id interpretare un misera e semplice partita di pallone.
Tutto questo, esclusi i comportamenti di Prandelli e di Abete, sono la fotocopia del nostro Paese. Responsabilità da scaricare sugli altri e gli immensi guadagni invece privati e, come è ovvio, ben meritati.
Così come l'Italia economica e politica anche quella del calcio ha vissuto questi anni di crisi nella sopravvalutazione delle proprie risorse, nella presunzione di possedere skills rilevanti e capaci di fare la differenza, di contare troppo sulla creatività dell'ultimo minuto, la stessa che tante volte ha contribuito a riportaci ai vertici mondiali sia che fossero le pennellate di Pablito Rossi o le performance di qualche illuminato imprenditore.
Troppo poco per emergere e poi restare a galla in sistemi sempre più competitivi. Sistemi nei quali ogni giorno entrano nuovi attori capaci, preparati, affamati di gloria e motivati dalla determinazione a emergere. E noi, piccola nazione cullata sul mediterraneo, abbiamo la presunzione di mantenere un posto al sole senza nulla fare e nulla cambiare.
In assenza di organizzazione, di senso di compartecipazione e di sacrificio, di rispetto delle regole e della consapevolezza che la vera forza propulsiva deriva dal gruppo, continueremo ad assistere a tanti e frequenti fallimenti e a pochi e sporadici casi di successo.
L'orizzonte è arrivare a sera, poi domani, sarà un altro giorno e chissà che qualcosa di buono accada. La pratica attendista è diffusa in tutti i settori e è entrata nella mentalità di molti. Non fare niente, cercare qualche scappatoia, cercare di creare delle piccole "lobby di villaggio" in grado di garantire qualche piccolo privilegio e intanto le grandi e potenti lobby, quelle vere, modificano le norme, penetrano silenziosamente nei nostri tessuti vitali, indeboliscono il nostro organismo e infine ci impongono una cura costosissima con l'unica medicina esistente per quel male. E allora giù a piangere a dare la colpa agli arbitri (leggi UE) o alle scorrettezze altrui.
Vivere costantemente sul filo del rasoio prima o poi ci si taglia. E' successo alla nazionale di calcio sta accadendo all'intero Paese.
Che si apprenda quindi dalla metafora calcistica un insegnamento: risvegliare l'orgoglio e mettersi a disposizione della nazione e del suo CT di turno Non possiamo più essere in balia di un arbitro o di una "troika".
Riprogettare il futuro!

Venerdì, 27 Giugno 2014 09:19

Parma - Città Sicura

La raccolta firme per l'istanza-petizione "Città Sicura" è ormai giunta al termine. Il risultato ottenuto (più di 2000 firme) in pochissimo tempo, va al di là delle nostre previsioni -

Parma, 27 giugno 2014 -

Sabato 28 Giugno 2014 - ore 11,00 - Via Mazzini angolo Piazza Garibaldi a Parma, i promotori del progetto di cui sopra (CIVILTA' PARMIGIANA e TERRITORIO & AUTONOMIA) terranno una Conferenza Stampa di illustrazione dell'Istanza-Petizione presentata al Consiglio Comunale secondo l'art.47 dello Statuto del Comune di Parma che prevede per il Presidente del Consiglio l'obbligo di iscrivere e discutere l'argomento all'ordine del giorno entro 60 giorni dalla loro recezione.

L'invito a partecipare è naturalmente esteso a tutti i cittadini di Parma, alle Istituzioni ed ai rappresentanti dei movimenti politici della città.
Confidiamo inoltre nella presenza della Stampa affinché tale progetto possa essere adeguatamente divulgato visto l'importante risultato raggiunto.

G- Lavagetto Giampaolo GDE

CP e Territorio e autonomia gde

Civiltà Parmigiana Territorio ed Autonomia

 

Domenica, 22 Giugno 2014 11:30

Son tornati i “Paperoni”

La crisi sembra terminata per i ricchi e super ricchi. In aumento il divario sociale.
di Lamberto Colla ---
Parma, 21 giugno 2014 -
Sono sempre più convinto che l'utilizzo del termine crisi per un periodo così lungo sia improprio. Al contrario credo che, la condizione economica e sociale attuale, sia da considerare la normalità. Attendersi un repentino passaggio dallo stato dalla "sofferenza" a quello di piena agiatezza come molti si erano abituati sino alla soglia del 2007 è pura illusione.
Sette anni consecutivi di crisi hanno, nemmeno tanto lentamente, via via eroso i risparmi di una vita di quel ceto medio, operai e impiegati, che grazie al sacrificio di entrambi i familiari erano riusciti a garantirsi una vecchiaia serena e una base di partenza per i figli. Un ceto medio che aveva come primo obiettivo l'acquisto della casa, come secondo il risparmio di salvaguardia e infine il piacere di "consumare" ovvero di regalarsi o di regalare qualcosa nella consapevolezza di fare un acquisto sopra le proprie possibilità. Un vezzo che, senza intaccare la propensione al risparmio consentitì di portare l'Italia al quinto posto tra i paesi più industrializzati. I consumi crescevano e l'economia girava, il lavoro o meglio i lavori, intesi come professioni , bene o male proliferavano. Da metà degli anni '90 si cominciò a sollecitare i giovani a non radicarsi sull'impiego fisso ma di girare tra le imprese a fare esperienza. E così è stato. I contratti di collaborazione coordinata e continuativa (così si chiamavano all'epoca) cominciarono a prendere piede e diffondersi. Ma anziché produrre turnover e esperienze destinati a favorire percorsi di carriera interaziendali produsse fior fiore di professionisti sottopagati e dall'incerto futuro. Minor propensione ai consumi e impossibilità "tecnica" ma anche psicologica a replicare le aspettative dei genitori riponendo i risparmi futuri nella rata di mutuo per la casa.
Poi venne l'euro e questa categoria di giovani ma non più giovanissimi, incocciò con una drastica riduzione di potere d'acquisto. Da un giorno all'altro, grazie a un assurdo tasso di cambio tra Lira e Euro, tutto divenne molto più caro tranne il lavoro. Chi non si ricorda il cambio dei cartellini da 1000 lire a 1 euro.
Per ultimo la crisi del 2007 diede il colpo di grazia alla nostra economia, al lavoro e ovviamente al ceto medio, quella borghesia che tanto aveva contribuito a rendere diversa e forte l'Italia nel contesto occidentale. La forza dell'Italia risiedeva proprio nella ricchezza diffusa su una relativamente ampia fascia sociale alimentata da speranze e generatore di consumi.
Per la maggior parte di costoro le conseguenze dello tsunami finanziario portarono via lavoro e speranza, sottraendo in tal modo il carburante destinato al motore Italia.
Il sistema economico "moderno", impostato sulla finanza, bruciava risorse a più non posso e con la scusa di spegnere l'incendio i governi intervennero chiedendo sacrifici andando a dragare nelle tasche dei cittadini. S'innescò quindi quella politica di lacrime e sangue che seguendo il postulato classico della conservazione della massa di Lavoisier "Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma" non ha fatto altro che ridistribuire arbitrariamente la ricchezza di tanti a favore di pochi.
La ripresa c'è... per i ricchi.
La conferma viene dal recente studio di Capgemini e RBC Wealth management "World Wealth Report 2014"nel quale si evidenzia come in Italia ci siano 203.000 persone con un patrimonio netto investibile superiore a un milione di dollari e poco più di tremila (3.050) di multimilionari, che possiedono oltre 30 milioni di dollari senza neanche contare residenze private e oggetti da collezione. Il numero dei paperoni italiani risulta pertanto in aumento nonostante la crisi: +15,6% rispetto il 2012. L'Italia torna così a toccare i livelli del 2007 quando i super ricchi erano 208.000 classificandosi al decimo posto al mondo per numero e ricchezza dei paperoni, l'Italia è preceduta da Canada e Svizzera e seguita da Corea del Sud, Olanda e Brasile.
Prendiamolo come segnale positivo ma il rischio reale è di un incremento del divario sociale che perdurando e aggravandosi non potrà che produrre nefasti risultati a meno di una rapida inversione di tendenza.

Domenica, 15 Giugno 2014 12:19

Diamo i numeri?

Il balletto dei numeri. Dall'OCSE alle Agenzie di Rating è gara a chi la spara più grossa.
di Lamberto Colla ---
Parma, 15 giugno 2014 -
Un prossimo futuro eccezionale è quello che prevede l'OCSE (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per l'Italia. Addirittura una delle migliori performance del mondo occidentale. A attenuare i bollori ci ha pensato, nelle medesime ore, Standard & Poor's asseverando che il nostro debito pubblico è una tale zavorra che comprometterà ogni iniziativa per una adeguata ripresa economica. Infatti, stando a S&P, il debito pubblico e privato di Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Slovenia è mediamente raddoppiato nel periodo 2006-2013 (+71,6% per l'Italia) e , commenta l'agenzia di rating, la necessità di ridurlo "potrebbe bloccare la ripresa per anni".
Quindi, stando al superindice dell'Ocse (34 i Paesi aderenti e sede a Parigi), per l'Italia le previsioni dei prossimi 7 - 9 mesi si tradurrebbero, su base annua, in un incremento del 2,4% più che doppio rispetto alla Germania (+1,05%) che ci collocherebbe ai vertici dei G7. Al contrario, secondo S&P, se mettessimo mano alla riduzione del debito pubblico la ripresa sarebbe bloccata.
Un bel grattacapo. Il valzer delle cifre sulla eventuale ripresa continua a porre il medesimo interrogativo: a chi giova? Giova al ministro delle finanze per giustificare l'azione intrapresa che ancora non ha avuto effetto sugli indicatori promuovendo in questo modo altra inutile aleatorietà alle indagini statistiche previsionali? O forse giova agli investitori finanziari abili a speculare in quel mercato azionario così sensibile a ogni sparata di chicchessia? Fatto sta che gira che ti rigira tutte le azioni politiche ruotano attorno alla finanza. L'economia reale viene chiamata in causa solo quando si tratta di rastrellare liquidità, una volta per il mantenimento di uno Stato che erogava servizi ai cittadini e oggi per coprire i buchi di un apparato statale capace di intervenire sui comportamenti di tutti tranne che di sé stesso. Peccato che lo Stato siamo no e sarebbe ora che si tornasse a considerare questo sacrosanto principio. Un rapporto, quello tra cittadino e Paese, che è stato ancor più annacquato, per non dire affogato, dall'unione monetaria non seguita da una unione bancaria e militare (difesa dei confini) con l'aggravante di accogliere anche Stati che dell'Euro e del sistema metrico decimale - a torto o a ragione - non ne vogliono sapere. Così il Regno Unito mantiene una sua politica monetaria, opera in asse perfetto con gli Stati Uniti, e si arroga pure il diritto di dire la sua nelle scelte politiche dell'Unione arrivando a minacciare l'uscita in caso di mancato accoglimento delle sue istanze.
E che dire dei partner tedeschi che pur di contribuire pesantemente alla crisi politica hanno venduto, nella primavera 2011, una gran quantità dei titoli di stato italiani contribuendo all'innalzamento dello spread a 600 punti. Una operazione che non venne difesa dalla BCE e consentì alle borse di Londra e New York di realizzare incredibili guadagni scaricando la crisi sull'Italia e in parte sulla Spagna. Questi sì che sono degli alleati affidabili.
La casta dei "sacerdoti" o anche detti "maghi" della finanza ha quindi gioco facile. Una analisi previsionale mal esposta dà il la per l'esecuzione; chi ha disponibilità monetaria lancia la prima offensiva che in un attimo si trasforma in effetto domino, quasi sempre, verso quello che sino a pochi anni fa era il Paese più ricco d'europa: l'Italia.
Sarebbe anche giunta l'ora di fare un fronte politico comune verso l'europa per difendere i legittimi diritti degli italiani invece di perseverare nella demenziale e irresponsabile campagna di intrighi di corte.

E' il sogno di tanti quello di diventare miliardari, ma l'Italia della corruzione sembra arricchire sistematicamente solo pochi.
di Lamberto Colla ---
Parma, 08 giugno 2014 -
L'obiettivo della ricchezza non è una colpa nemmeno una aspettativa insana ma è il mezzo per raggiungerla che può essere contestato. C'è chi cerca il colpo grosso con il "gratta e vinci" oppure chi freneticamente ritma sui tasti delle "Slot Machine" convinto di avere ben tenuto il conto delle sequenze di combinazioni delle figurine che lo stanno ipnotizzando nel loro ruotare continuo e chi, come certa casta privilegiata e nemmeno poi tanto intelligente, va a "dragare" nelle opere pubbliche e nelle emergenze (vedi terremoto de L'Aquila); più facile ancora che il rubare in Chiesa.
Non è necessario possedere doti e destrezza per questa tipologia di furti, basta essere una alta carica dello Stato, un "politichetto" spudorato e intraprendente o il "deficiente di turno" che solo per fare il parafulmine a qualcuno si arricchisce senza colpo ferire.
A quanto pare l'Italia è piena, anzi colma di questa gente, da Nord a Sud e da Est a Ovest. Una corruzione diffusa e radicata non solo nelle grandi città e nei grandi cantieri ma un meccanismo collaudato che interessa tutti i centri. Ne sono un esempio lo scandalo di Genova legato a CARIGE, quello senese legato a Monte Paschi o l'indagine "Public Money" di Parma che portò all'arresto di un ex sindaco e vide indagati politici locali, imprenditori e funzionari pubblici.
L'elenco sarebbe lungo ma il caso che più mi ha colpito e fatto vergognare come cittadino italiano è quello connesso al terremoto de L'Aquila. Quelle conversazioni intercettate di soddisfazione per la ricostruzione e gli appalti da non farsi sfuggire secondo l'equazione terremoto per tanti e "colpo di culo" per pochi. Giusto per non dimenticare riporto un tratto di conversazione intercettata 18 mesi dopo l'evento sismico, tra un ex amministratore e un architetto: "Con tutte 'ste opere che ci stanno...farsele scappà mo' è da fessi...".
Ma eccoci ancora a quanto accaduto nelle ultime settimane e poche ore fa.
EXPO2015 e il MOSE sono le due grandi opere che avrebbero dovuto riconciliare l'Italia con il mondo intero. Due prodotti di eccellenza in grado di fare ancora risplendere l'immagine dell'Italia creativa, tecnologica e organizzata. Quel sistema Italia al quale gli investitori internazionali potrebbero affidare i loro capitali.
Invece, queste due grandi opere, stanno trasformandosi in boomerang. I riflettori puntati su su di esse stanno illuminando un sistema di corruzione diffuso e radicato sino ai più alti vertici della politica. Una pubblicità negativa che invece di attrarre allontana gli investitori e con essi la ripresa economica.
- presunzione di innocenza -
La galera non sarebbe sufficiente per questi infami saprofiti. Dovrebbero imparare a sudare e a vivere di stenti, adoperarsi per lavori socialmente utili come ad esempio rappezzando gli asfalti in autostrada a ferragosto.
Alle pari dei ludopatici anche questi corrotti sono incapaci di fermarsi e freneticamente pigiano sui tasti della "Slot Italia" taroccata con la quale si vince a ogni colpo.
A un anno dall'inaugurazione di EXPO2015 e a due dalla messa in funzione della difesa attiva di Venezia (impresa ciclopica già tanto costata alla collettività) questa sequenza di arresti eccellenti produrrà un danno gravissimo a tutti. E' brutto da dire e pensare ma c'è da augurarsi che le accuse siano fondate almeno per salvare in corner la nostra "faccia". (Continua a pagina 9)
Ma se così non fosse? Ammettiamo per un attimo che il Sindaco, l'ex Ministro e il Generale della Finanza coinvolti nella vicenda del MOSE risultassero, fra una decina di anni, estranei ai fatti? Se risultasse che la capacità di spesa annuale, ben superiore alle entrate, riscontrata durante le indagini per alcuni di questi fosse plausibile e scollegata al MOSE, quindi legittima?
Chi risarcirà l'Italia per il danno d'immagine? Il massacro mediatico al quale sono sottoposti oggi gli indagati non sarà compensato da altrettanto battage mediatico di smentita perché non farebbe notizia. Ma i drammi personali di queste persone, accusate ingiustamente, come potranno essere cancellati e risarciti? Non credo che il solo fatto di essere un privilegiato, dal punto di vista economico, e di assumere una carica di vertice debba necessariamente coincidere con la figura del corrotto.
Credo che il buon senso debba essere le guida per le decisioni di chiunque e ciò vale ancor più per i giudici che hanno in mano la vita delle persone. Il principio di prudenza dovrebbe essere una costanza e il principio giuridico di presunzione d'innocenza sempre e comunque salvaguardato.
Ho il terrore che alle accuse non segua il riscontro oggettivo e quindi una colpa. Il danno sarebbe incommensurabile per le famiglie coinvolte, per il sistema economico italiano e per la giustizia. Se ciò dovesse accadere, a questi incauti giudici, applicherei il codice di guerra e assegnerei il reato di alto tradimento.
Comunque vadano le cose l'Italia ha perso, sia che vengano giudicati colpevoli sia che vengano assolti questi imputati "onorevoli". Il declino non si arresta!

Domenica, 01 Giugno 2014 11:51

UE, alla vigilia del semestre italiano

Il 1° luglio inizierà il semestre italiano alla presidenza del Consiglio dell'Unione Europea. L'Italia si presenta compatta e solida.
di Lamberto Colla ---

Parma, 1 giugno 2014 -
Fresco di una straripante vittoria, il 1° luglio, Matteo Renzi assumerà per 6 mesi la carica di Presidente di turno del Consiglio Europeo in staffetta con il collega greco e lettone (1° 2015). In quest'occasione il nostro premier tenterà di dare una impronta più mediterranea alla germanocentrica europa.
Un anno e mezzo per passare da sindaco di Firenze al vertice Europeo all'insegna dei record. Metteo Renzi si presenta in europa al momento giusto. Non più da outsider della "vituperata" politica italiana bensì da giovane e dinamico premier sostenuto da un grande consenso popolare. 4 italiani su 10 lo hanno votato alle europee collocando, per di più, il PD come più forte partito della sinistra europea.
Se i voti che sostenevano Berlusconi non erano apprezzati in seno all'UE, al punto da tramare contro l'intero paese pur di farlo decadere, al contrario il plebiscito del PD Renziano dovrebbe far volgere il vento verso il Bel Paese. E un'occasione così ghiotta Matteo Renzi non se la farà sfuggire di certo.
La maturità dimostrata dal popolo italiano, orientando così precisamente le sue scelte, non può non avere impressionato gli osservatori politici internazionali. Una prova di responsabilità e lucida determinazione collettiva che tanto contrasta con l'immagine rappresentata dai "media" di mezzo mondo in questi ultimi anni. Un popolo ferito, sanguinante a seguito di una crisi rovesciata sull'Italia dal sistema finanziario internazionale, che ha con forza e dignità destinato il voto verso la "speranza" invece di seguire l'onda europea della "facile e populistica protesta". Ma ciò non vuol dire che le cose non debbano cambiare in seno all'UE e se il premier non riuscirà a negoziare alcuni punti fondamentali che riportino l'Italia nella giusta considerazione internazionale per poter riprendere un sano cammino di onesta crescita economica, allora questo stesso popolo potrà, con lo stesso lucido vigore, scegliere altre strade non avendo più nulla da perdere. Un colpo di reni che dal nord europa non si sarebbero mai attesi e che se Renzi riuscirà, sfruttando l'effetto sorpresa, a capitalizzare potrebbe veramente dare vita a una nuova epoca già dal 2015.
La politica è una cosa seria, anche se ce ne siamo dimenticati da qualche anno, e sembrano cominciare ad accorgersene anche i "grillini". Non può essere interpretata da mediocri parolai ma da capaci negoziatori. La politica è compromesso e come tale equilibrata per favorire ogni ceto e ogni settore economico. Politica vuol dire scegliere i tempi e i metodi affinché questo sogno di uguaglianza possa essere realizzato attraverso il consenso di tutti nell'accoglimento delle priorità.

- I punti del semestre italiano -
L'Italia vuole orientare l'agenda europea su tre priorità politiche, ha spiegato Renzi il 9 maggio scorso, giorno celebrativo dell'europa.
In primo luogo, porrà crescita e occupazione come obiettivi prioritari, "valori costitutivi" di un'UE che non sia "solo rigore". "Abbiamo salvato le banche e gli Stati", ha sottolineato il premier al "State of the Union 2014", organizzato dall'Istituto Universitario Europeo di Fiesole, "ora dobbiamo salvare i cittadini, le famiglie".
Secondo, l'Italia vuole rilanciare la "cittadinanza europea" riducendo il gap tra cittadini e Unione e favorendo l'integrazione sociale e politica del continente.
Terzo, l'Italia lavorerà per un'Europa globale. Nel semestre italiano probabilmente non si riuscirà a concludere il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con gli Stati Uniti, ammette Renzi, ma Roma vuole accelerare i negoziati e mettere l'UE nelle condizioni di chiudere il dossier l'anno successivo.
E in questo specifico campo chissà che Renzi riesca a fare emergere i tanti lati oscuri che circondano il negoziato transatlantico, pomposamente soprannominato la "NATO del commercio".

- Il Logo del semestre italiano -

Il logo è una rondine stilizzata con i colori dell'Europa e dell'Italia e che – nella descrizione dei ragazzi autori del progetto (Liceo Artistico Design e Tecnico Grafico 'Giuseppe Meroni' di Monza) – è simbolo di amicizia. L'Europa è vista come una grande famiglia che unisce tutti i popoli che ne fanno parte e simboleggia il viaggio, la speranza e la libertà. La rondine è stata stilizzata lasciandone solo i tre elementi più importanti: il becco, rivolto verso l'alto, a simboleggiare il puntare al massimo; le ali, che simboleggiano orientamento, protezione e rispetto; e la coda, che distingue la rondine dagli altri volatili e simboleggia le diversità tra noi europei che pure rimaniamo uniti.


Gli italiani affidano l'Italia e l'Europa a Renzi. Un terremoto politico di cui tutti dovranno trarre motivi di riflessione sia in UE sia in Italia. Il popolo italiano ancora una volta dimostra grandissima maturità.

di Lamberto Colla
Parma 26 Maggio 2014 ----
Il tanto vituperato sistema proporzionale, ancora utilizzato nelle elezioni Europee, ha dimostrato che può sorprendere per polarizzazione. Una conferma che, al di là dei meccanismi tecnici più o meno consoni a strategie elettorali dei partiti, il popolo italiano è capace di polarizzare le proprie scelte con grande efficacia anche attraverso il sistema proporzionale. 4 i partiti che di fatto hanno raccolto le preferenze degli italiani: PD (40-41%), M5S (20-22%), Forza Italia (16-17%) e Lega Nord (6-7%). Proporzioni e distanze che ricordano la prima repubblica quando in una classifica analoga vedeva DC seguita da PCI, PSI e infine MSI.
In questa delicata tornata elettorale europea l'Italia ha dato dimostrazione di essere un popolo maturo e sapiente. Quello che si interpreta è il  desiderio di cambiamnento rapido ma affidandosi alla guida di un partito "tradizionale" invece di cavalcare pesantemente i movimenti di protesta come invece accaduto in molti altri paesi.
In Italia, alla vigilia delle elezioni, il M5S era stato dato per vincitore assoluto con una percentuale addirittura superiore al 40%. Invece quella soglia è stata raggiunta dal Matteo Renzi (PD), relegando - si fa per dire- al 22% il movimento di Grillo e Casaleggio che possono ritenersi abbondantemente soddisfatti per il risultato ottenuto.
Già perché, almeno per ora, la vera rivoluzione l'ha fatta Matteo Renzi, cavalcando un simbolo, quello del PD, che ora sarà chiamato a darsi una nuova identità per reggere il futuro.
41,56% (dato non ancora ufficiale) è un risultato che solo la DC prima repubblica era capace di raggiungere.
Oggi il PD, del dopo Bersani, in poco più di un anno dalla presa di potere di Renzi, ha conquistato il Governo e 85 giorni dopo l'Europa diventando il partito di sinistra più forte. Tutta la sinistra europea ha arretrato sotto le spallate dell'euroscetticismo fatto salvo per la sinistra Italiana o meglio il PD designed by Matteo Renzi. Un marchio di fabbrica tutto suo. D'Alema, Bersani, Bindi e forse Prodi (anche se qualche dubbio sulla sua celata presenza ci sia) dovranno fare i conti con una nuova idea di partito e con delle responsabilità non solo verso l'elettorato di sinistra ma anche verso quel "centro moderato" da sempre corteggiato ma che, solo ora, ha bussato alla porta di casa "Renzi".
L'Italia ha quindi raccolto la promessa di cambiamento di Matteo Renzi su entrambi i fronti, quello nazionale e quello europeo dimostrando di voler partecipare alla ricostruzione dell'europa con regole nuove e soprattutto ha detto basta alla politica del cilicio imposta dalla Merkel. Sobrietà sì ma il limite della sofferenza è stato abbondantemente superato.
L'Europa intera però ha mandato un segnale inequivocabile: basta con la trazione 4x4 tedesca. Francia e Inghilterra sconvolte rispettivamente da Marine Le Pen (Fronte Nazionale) e da Ukip di Nigel Farage. Quest'ultimo, rappresentante britannico dell'euroscetticismo, con il 31% dei voti porterà una corposa rappresentanza in parlamento europeo che si aggiungerà alla compagine francese, italiana, austriaca e così via.
Meno Germania e più autonomie è la richiesta degli europei. Intanto, l'alfiere della Merkel, Jean Claude Junker si candida alla presidenza della commissione europea. Chissà se è consapevole del cambiamento.

Staremo a vedere la composizione dell'Europarlamento e soprattutto alle alleanze che si formeranno per meglio comprendere se l'indicazione degli elettori sarà soddisfatta.

 

Domenica, 25 Maggio 2014 11:57

USA-UE. Le relazioni pericolose

Troppa segretezza pone dubbi sulla equità del corposo trattato di libero scambio n discussione tra USA e UE. I tanti dubbi sulla "NATO del commercio" che emergono qua e là sono stati "dimenticati" dalla politica europea.


di Lamberto Colla ---
Parma, 25 maggio 2014 -
La prima battuta d'arresto sul negoziato tra USA e UE per un libero scambio commerciale avvenne poco meno di un anno fa all'indomani dello scandalo delle intercettazioni statunitensi (Data Gate - svelato da Edward Snowden) nei confronti di alti diplomatici e politici UE. Non era ancora trascorso un mese dalla firma di interesse a procedere verso quello che fu soprannominato la "NATO del commercio" che il programma già rischiava di abortire. Poi più nulla o quasi. Un silenzio quasi totale sull'argomento, almeno sino a pochi giorni fa. Un leggero venticello ha iniziato a muovere qualche foglia con l'arrivo di Obama in Europa nei giorni scorsi. Un tour, che a detta di alcuni osservatori, aveva come scopo principale di fare pressione perché si raggiunga in tempi brevi alla stipula del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) o TAFTA (Transatlantic Free Trade Area).
Certamente un mercato molto appetibile quello che si realizzerebbe, il più grande in assoluto, coinvolgendo una popolazione complessiva di 800 milioni di persone. Ma, come è prerogativa americana, l'apertura liberale dovrebbe propender molto maggiormente verso gli altri. Le potenti lobby USA, secondo una ricostruzione di Paolo Raffone sul sito illsussidiario.net e riportato da Italia Oggi lo scorso 29 aprile a firma di Tino Oldani, hanno messo in campo 600 consulenti (altre fonti sostengono 400, ma pur sempre è un piccolo esercito) a disposizione dell'amministrazione Obama che si contrappone a soli 6 o 7 rappresentanti UE guidati dal tedesco Paul Nemitz, che fa parte della Direzione Generale Giustizia della Commissione Ue.


- Un segreto tra i meglio custoditi in Europa -
Ma quali segreti devono essere così gelosamente custoditi tanto che nessun membro di gabinetto di Manuel Barroso sembra autorizzato a partecipare alle riunioni bilaterali? Tanta segretezza fa sorgere altrettanta diffidenza rafforzata dal fatto che alla guida della commissione ci sta un tedesco ma, guarda caso, nessun italiano. Il dubbio che ancora una volta l'europa lavori per Berlino ci sta tutto.
Ma ciò che risulterebbe inaccettabile, almeno dal poco che è trapelato e immediatamente diffuso dalle testate nazionali dei diversi paesi europei, è il forte sbilanciamento verso una liberalizzazione quasi totale a favore delle "Multinazionali" a danno addirittura dei Paesi sovrani.
Sull'argomento si è espresso molto categoricamente il senatore francese (centrista) Jean Arthuis che, a dir il vero, nel suo post parla di "7 buone ragioni per opporsi"
Al primo punto pone proprio la questione della sovranità nazionale: " Primo – mi oppongo alla composizione privatistica delle controversie fra Stati ed imprese. Domani, come vuole la proposta americana, un'azienda che si ritenga lesa dalla decisione politica di un Governo vi potrebbe ricorrere. È l'esatto contrario della mia idea della sovranità degli Stati." In pratica verrebbe a crearsi un "tribunale speciale" che giudicherebbe i contenziosi tra Imprese (leggi multinazionali) e Stati sovrani.
Di fatto quindi, verrebbe creata una istanza giuridica davanti alla quale un investitore potrà trascinare uno Stato europeo, se questo ha messo in atto misure che possano danneggiarlo economicamente e richiederne il risarcimento.
E poi c'è tutto il grande capitolo dell'agroalimentare. Due opposte filosofie che si scontrano duramente. OGM dal lato statunitense e DOP da quello europeo, seppure molto più sentito nell'area mediterranea ma concetto molto meno radicato nei paesi del nord. Senza nulla togliere alla ricerca scientifica, da sempre motore di sviluppo sociale e economico, ma personalmente preferisco la DOP!
La partita alimentare, da italiano, mi sta molto a cuore e mi auguro che di questo sentimento siano anche gli Eurodeputati che oggi - 25 maggio 2014 - verranno eletti al Parlamento Europeo .

Domenica, 18 Maggio 2014 12:07

Verso le elezioni con curiosità.

Il conto alla rovescia è iniziato. Il prossimo 25 maggio l'Europa voterà per il rinnovo del Parlamento e in Italia le amministrative misureranno il polso alle nuove e vecchie alleanze.

di Lamberto Colla --- Parma, 18 maggio 2014 -

Il 25 maggio sarà una data che ricorderemo per molto tempo o forse no. Le aspettative per i risultati di queste elezioni sono, come è normale che sia, molto alte. Mai come quest'anno le elezioni europee suscitano un particolare interesse e una curiosità quasi morbosa. Considerate, almeno da noi italiani, elezioni di serie B la tornata elettorale del 2014 è diventato un appuntamento attrattivo per varie ragioni. La prima per l'ondata di euroscetticismo dilagante avvertito in mezza europa e montato prevalentemente in conseguenza della crisi economica che ha tagliato in due il vecchio continente. Le regioni mediterranee, Portogallo, Italia, Grecia e Spagna unite in un unico e offensivo acronimo (PIGS), obbligate a manovre finanziarie di "lacrime e sangue" portate agli estremi della sofferenza in Grecia. Sono vivi i ricordi della chiusura della TV di Stato, decisa e attuata nel giro di poche ore, con lo sconcerto dei giornalisti presi alla sprovvista in diretta TV. Un dramma vissuto in diretta determinato dalle imposizioni della "troika" a garanzia dei prestiti erogati allo stato ellenico.
In Francia invece, altro Paese di peso dell'area del mediterraneo, seppure toccata con minore intensità dalla crisi, ha visto comunque alzare il tasso di criticità verso l'UE con l'exploit di Marine Le Pen e il crollo della sinistra alle amministrative di pochi mesi fa obbligando il Presidente Hollande a un radicale stravolgimento della compagine governativa. L'avanzata della destra di Marine Le Pen però non ha sortito effetti interni soltanto ma al contrario ha scatenato una rinnovata vitalità dei vari movimenti, qua e là sparsi in europa, di destra o autonomisti e comunque appartenenti all'area antieuropea che ha intravisto la possibilità di replicare una vittoria analoga in seno al parlamento europeo.
Difficile, a questo punto immagine quale sarà la composizione del Parlamento e i pesi che le diverse formazioni avranno. Ed è perciò che le risposte delle urne destano tanto interesse, curiosità ma anche qualche apprensione.
E poi c'è la questione tutta italiana con una tornata elettorale amministrativa che vede coinvolto il rinnovo di due Regioni, Piemonte e Abruzzo e 4095 amministrazioni comunali.
Vero è che il risultato della chiamata alle urne amministrative non dovrebbe dare un riscontro di respiro politico nazionale ma, un po' per la natura italiana, un po' per curiosità "sportiva" fatto sta, che in ragione dei nuovi scenari italiani, la curiosità avanza e le domande sono sempre le stesse: Grillo fin dove arriverà, l'NCD staccato da Forza Italia quanto pesa? e Berlusconi riuscirà, nonostante il suo isolamento forzato, a arroccarsi entro una quota "spendibile" per un rilancio in politica della "famiglia" magari con la figlia Marina? Ma altissima è pure l'attesa per comprendere quale sia la reale portata del PD di Matteo Renzi.
Il risultato delle elezioni, ci sto a fare una scommessa, stabilirà la durata del Governo e perciò la "convenienza" o meno a anticipare le elezioni politiche con buona pace del Presidente Napolitano che finalmente potrà, come era già sua intenzione, passare la mano al nuovo "tutor" del prossimo Governo.
Staremo a vedere. La speranza è che ancora una volta il popolo italiano agisca con responsabilità e non di istinto o ancor peggio di "rabbia". Ne va del nostro futuro.
Buone votazioni a tutti.

Grande attesa per l'arrivo a Parma al Cinema Astra (P. le Volta 2) martedì 20 maggio alle ore 20.30 di Walter Veltroni in veste di regista del film documentario, da lui scritto e diretto, "Quando c'era Berlinguer", appuntamento offerto alla Città dall'Unione Comunale del PD di Parma. A presentare il film Walter Veltroni stesso, introdotto da Lorenzo Lavagetto, segretario cittadino del Partito Democratico.

Parma, 17 maggio 2014 -

Uscito nelle sale il 27 marzo scorso (a giugno si vedrà in esclusiva su Sky Cinema Uno HD), il documentario, che si è rivelato una sorpresa incassando in poco tempo cifre record, racconta l'uomo e il leader politico, la memoria di una parte della storia italiana con testimonianze e immagini d'epoca sulla vita dello storico segretario del Pci, una delle figure politiche italiane più amate, l'unico leader comunista dell'Occidente che riuscì a far votare il suo partito da un cittadino su tre.
"Questo film – afferma il regista Veltroni - è un atto di risarcimento, la scelta politica fondamentale della mia vita l'ho fatta grazie a lui". Le testimonianze nel film vanno dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Pietro Ingrao, da Eugenio Scalfari a Miahail Gorbaciov fino a Lorenzo Jovanotti Cherubini. Le voci sono di Toni Servillo (Enrico Berlinguer) e Sergio Rubini (Pierpaolo Pasolini).

Il film parte dalla vittoria al referendum sul divorzio del 1974 e si chiude con i funerali di Berlinguer in piazza San Giovanni a Roma.
Walter Veltroni ha ritrovato i luoghi della formazione di Berlinguer, le sue letture giovanili e le sue passioni, attingendo alle immagini meno consuete del repertorio per raccontare non solo il suo lavoro ma anche i passaggi storici che hanno accompagnato la sua politica fatta di passione sincera e di partecipazione popolare, occasione per riflettere sull'eredità dell'esperienza di Berlinguer e su quegli anni cruciali.
Il film mostra come il rapimento di Aldo Moro spezzò le speranze di Berlinguer e di milioni di italiani, riporta alla luce le critiche, anche interne al suo partito, nei primi anni ottanta, e la distanza con Bettino Craxi, fino al tragico comizio di Padova del 7 giugno 1984 in cui il leader del Pci fu colpito da un ictus. Le immagini dei funerali in piazza San Giovanni a Roma, a cui partecipò più di un milione di persone, chiudono la pellicola. Quel giorno, secondo Veltroni, morì il Partito Comunista Italiano e terminò una fase di speranza della politica italiana.

Ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili.
Inizio proiezione ore 21.

Quando c'era Berlinguer
Regia: Walter Veltroni
Voci: Toni Servillo (Enrico Berlinguer), Sergio Rubini (Pierpaolo Pasolini).
Genere: Documentario
Soggetto: Walter Veltroni
Sceneggiatura: Walter Veltroni
Fotografia: Davide Manca
Montaggio: Gabriele Gallo
Musiche: Danilo Rea, il brano "Un addio" è di Gino paoli
Produzione: Palomar, Sky cinema
Distribuzione: Bim
Nazione: Italia
Anno: 2013
Durata: 90 minuti
Data uscita: 27-03-2014

(Fonte: ufficio stampa PD Parma)

CNA ha messo a punto una sorta di decalogo europeo per le Pmi, che l'Associazione proporrà ai diversi candidati.

Modena, 16 Maggio 2014 -

Il 25 maggio non saranno di scena "soltanto" le elezioni amministrative, ma anche quelle per il rinnovo del Parlamento europeo, l'unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, peraltro solo la prima di una serie di importanti scadenze sulla strada dell'Unione: la presidenza italiana del semestre luglio/dicembre, la nomina della nuova Commissione a novembre, la scelta del prossimo Comitato economico e sociale nel primo semestre dell'anno prossimo.
Dunque, un appuntamento elettorale magari meno sentito delle elezioni comunali, ma altrettanto importante, se si considera il peso delle politiche comunitarie. Per questo CNA ha messo a punto una sorta di decalogo europeo per le Pmi, che l'Associazione proporrà ai diversi candidati. Il "pacchetto", in undici punti, sollecita misure efficaci per rafforzare la presenza delle Pmi in Europa, una spinta che – sottolinea la CNA - dovrebbe partire proprio dall'Italia, la cui ossatura economica è costituita nella stragrande maggioranza da Pmi. "Abbiamo bisogno di una politica economica europea orientata alla crescita – auspica la CNA – indispensabile per garantire la sostenibilità dei sistemi di welfare nazionali e per ridurre i divari esistenti tra i Paesi dell'Unione, contrastando l'acuirsi di pericolosi sentimenti nazionalistici".

Ecco le proposte di CNA: avviare un piano straordinario europeo per gli investimenti, attraverso l'istituzione di un fondo dedicato al completamento della rete di infrastrutture di comune interesse (gas, banda larga, logistica e porti);
porre in essere politiche di accompagnamento all'economia reale per favorire la competitività delle imprese europee e la ripresa dell'occupazione;
escludere gli investimenti pubblici e il cofinanziamento dei fondi strutturali dal deficit di bilancio ai fini del patto di stabilità;
aggiornare lo Small Business Act e renderlo vincolante per gli Stati membri, mettere le piccole imprese al centro dell'azione di politica economica e adottare misure correttive per raggiungere gli obiettivi ivi definiti;
assicurare un più facile accesso per le Pmi ai finanziamenti bancari, attraverso l'adozione di meccanismi di vigilanza sul sistema bancario che favoriscano gli impieghi a favore delle piccole e medie imprese;
rafforzare le politiche per il settore energetico delle infrastrutture e per l'efficienza energetica delle Pmi, integrandole in un piano europeo per lo sviluppo sostenibile che promuova la "green economy";
garantire il miglior accesso al mercato interno per le Pmi e i lavoratori autonomi, prevenire e contrastare forme di posizione dominante e di oligopolio pubblico e privato;
assicurare una migliore qualità della regolamentazione e la semplificazione burocratica, introducendo nuovi e più incisivi meccanismi di valutazione di impatto della nuova legislazione e di verifica degli effetti della legislazione vigente;
potenziare il ruolo dell'intergruppo Pmi presso il Parlamento Europeo, che assicuri una consultazione permanente con i rappresentanti delle organizzazioni rappresentative delle Pmi;
rafforzare la partecipazione delle Pmi ai processi di normazione e al sistema di standardizzazione di prodotti e servizi;
confermare il sostegno alla nuova regolamentazione in materia di marchio di origine ("Made in").

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA
 MO)

Sassuolo ed imprese: un binomio inscindibile, cresciuto e consolidatosi nel corso dei decenni, che però ora risente della pesante crisi economica che ha investito anche il comprensorio.

 

Modena, 15 maggio 2014 -

 "Gli imprenditori con impegno, sacrificio e soprattutto col loro lavoro, cercano ogni giorno di mantenere aperta la finestra sul futuro, consapevoli del ruolo che rivestono per il territorio. Ci rivolgiamo pertanto, in vista dell'ormai imminente tornata elettorale ai candidati a Sindaco per il Comune di Sassuolo, perché c'è necessità di ridare slancio e nuova competitività. Per questo risulta importante a tal senso anche l'impegno concreto della politica nel sostegno al mondo delle imprese". È chiaro il messaggio che le Associazioni imprenditoriali Sassolesi aderenti a Rete imprese Italia – Confesercenti, Ascom-Confcommercio Fam, CNA, e Lapam-Confartigianato – lanciano ai candidati a Sindaco in occasione delle Amministrative 2014. Un messaggio che verte sì su problemi e criticità vissute da tutti settori produttivi, ma che vuol essere un contributo costruttivo, in termini di valutazioni e proposte ai futuri amministratori.

Molte i temi e quindi i quesiti posti sotto la lente dai rappresentanti sassolesi delle imprese, per i quali non solo chiedono risposte quanto piuttosto indicazioni concrete riguardo le modalità per superare le criticità creatisi. Ci sono la viabilità, la sicurezza, la burocrazia, il turismo, il centro storico, l'occupazione, il commercio, il sostegno alle imprese... e la gravosa imposizione fiscale. Argomento quest'ultimo da cui parte Carlo Alberto Valentini Direttore di Confesercenti per l'area di Sassuolo e attuale portavoce di Rete Imprese. "L'introduzione di TASI, TARI e IMU sugli immobili strumentali, corrispondono ad una serie di leve tributarie che se gestite tramite le aliquote massime possono significare la fine dell'attività (e tutto quello che ne potrebbe conseguire) per moltissime imprese sassolesi. Per questo siamo determinati a chiedere al futuro sindaco di non applicare la TASI, oltre che l'IMU medesima, sugli immobili strumentali d'impresa. Riguardo alla TARI invece riteniamo importante un confronto sui meccanismi di calcolo che portano alla determinazione della tariffa che - per alcune categorie - è oltremodo gravosa, in particolare se si è in presenza di aree o immobili di grandi dimensioni, dove però si producono rifiuti in quantità molto limitata. Qual è la posizione dei candidati a Sindaco – chiede Bigi - e come pensano di agire riguardo questo importante tema?"

Altro argomento in esame e su cui sono richieste risposte è quello inerente all'urbanistica commerciale e alla viabilità. "Considerata la crisi dei consumi – dichiara Marco Casolari Direttore di Ascom-Confcommercio-Fam area di Sassuolo – riteniamo siano da rivedere, in senso restrittivo, le scelte di programmazione commerciale elaborate negli anni 2000. Tra le quali anche il recupero commerciale del comparto Cisa-Cerdisa che allo stato attuale, il progetto non prevede insediamenti di esercizi di vicinato (negozi), ma solo medie superfici di vendita. Nel cercare di capire quel'è la posizione dei candidati a sindaco in proposito, sarebbe anche opportuno sapere quali saranno sempre in tema di urbanistica commerciale le intenzioni dei futuri amministratori riguardo la salvaguardia del centro storico e delle zone limitrofe al fine di evitare lo spostamento del baricentro commerciale verso strutture periferiche, come già accaduto in passato. E sempre in tema di centro storico con riferimento a piazza martiri Partigiani, considerata l'urgente necessità della sua messa in sicurezza per il transito pedonale, vorremmo sapere se saranno programmati a breve interventi a tal senso. Interventi che dovranno limitare al massimo i disagi per i frequentatori oltre che garantire parcheggi a sufficienza al suo accesso".

Il centro storico è l'argomento scelto anche da Matteo Spaggiari, presidente di Lapam-Confartigianato per l'area di Sassuolo, declinato però anche in termini di attrattività e turismo. "La crisi ha colpito duramente il commercio e di conseguenza l'attrattività del cuore di Sassuolo, dove la chiusura di negozi storici è progressiva e sempre più evidente. Anche il comparto più strettamente turistico e il commercio ambulante non sono rimasti indenni. In che modo dunque chi si accinge ad amministrare la città, intende reagire di fronte a questo declino, come mantenere e rafforzare l'indispensabile ed insostituibile ruolo di commercio sassolese e di quelle aziende a vocazione turistica? "L'incoming" o la creazione di percorsi culturali di grande richiamo possono essere realizzabili in modo concreto?"

Il tema su cui concentra l'attenzione Francesco Stagi, presidente CNA per Sassuolo è quello invece dell'Unione dei Comuni. "Riteniamo che, l'allargamento dell'Unione a otto, con l'entrata dei tre comuni montani debba essere un nuovo stimolo per dare un'accelerazione concreta a questo processo di unificazione. Visto e considerato che, per noi, la razionalizzazione delle risorse fino ad oggi impiegate in un'ottica di efficienza e di efficacia, da perseguire con la riduzione della burocrazia per i cittadini e per le imprese, non solo è importante ma indispensabile. Chiediamo pertanto se da parte della prossima amministrazione comunale ci sarà l'impegno concreto a lavorare anzitutto sull'armonizzazione dei regolamenti comunali. Esigiamo non ci siano più differenze – in taluni casi anche macroscopiche - tra comuni limitrofi nell'applicazione di norme o di tributi (pensiamo ai regolamenti edilizi o di applicazione delle imposte locali). Inoltre vorremmo sapere se possiamo attenderci finalmente la gestione da parte dell'Unione fondamentali come i Servizi Sociali, la Polizia Municipale (rimuovendo l'eccezione di Sassuolo) e lo Sportello Unico per le Attività Produttive".

"Invitiamo i candidati a Sindaco per il comune di Sassuolo a rispondere a questi quesiti. Come abbiamo già saputo fare in passato, occorre unire le forze per ridare competitività alla nostra realtà – ha concluso Valentini – e in questo il ruolo della politica è fondamentale. Le prossime elezioni amministrative sono una tappa importante per Sassuolo sia nel processo di rinnovamento degli organi elettivi, che nella programmazione delle scelte politiche future. Chi andrà a rappresentare i cittadini e le imprese, dovrà assumersi la responsabilità di dare il proprio contributo. Rete Imprese Italia vuole continuare ad essere interlocutore attivo e propositivo con le Istituzioni comunali e con chi sarà chiamato a rappresentarle, portando all'attenzione del dibattito pubblico tutto il valore della propria rappresentanza e delle proprie idee".

 

 

(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Italia)

Mentre Confcommercio registra e divulga gli ultimi pesanti dati della nostra economia, l’agenzia di rating Moody’s prevede per l’Italia  un prossimo futuro roseo. 

di Lamberto Colla ---

Parma, 11 maggio 2014 -

Viene da diffidare sulle previsioni che l’agenzia di rating Moody’s ha divulgato nelle scorse ore riguardo l’eurozona e perciò anche l’Italia. 

Il PIL può crescere del 2% entro il 2015, raccontano gli analisti dell’agenzia americana, addirittura in controtendenza rispetto  i rilievi scettici della stessa Commissione Europea che intravedeva per l’Italia una stima di crescita inferiore a quella annunciata dal Governo. Unico dato rivisto in positivo tra quelli europei.

Vero che la fiducia degli italiani si è leggermente ripresa per effetto delle cure palliative di Renzi ma la stagnazione dell’economia, sta mortificando i consumi e cambiando le abitudini di vita degli italiani. 

Confcommercio, a tal riguardo, appena 24 ore prima l’exploit di Moody’s, aveva annunciato, attraverso il presidente Sangalli,  che ''Per i consumi non è ancora arrivata la primavera''. ''Il dato di oggi, peggiore del previsto, conferma un'Italia in bilico tra due stagioni molto diverse: la prima - ha affermato nel corso del suo intervento di saluto all'Assemblea pubblica di Confcommercio Lazio - è quella di un'Italia in cui i segnali di ripresa, per quanto deboli, autorizzano un po'  di ottimismo, l'altra, quella del mercato interno, invece, continua a soffrire ed è ferma al palo perché le famiglie ancora scontano gli effetti della crisi, e di conseguenza sono costrette a ridurre i consumi''. In conclusione ''c'è una grande voglia di ripartire - ha osservato Sangalli - che va immediatamente sostenuta. Il governo Renzi dispone di un importante capitale di fiducia che deve essere sostenuto e valorizzato realizzando quella ricetta che da tempo portiamo avanti: piu' riforme, più lavoro, meno tasse e meno spesa pubblica''. 

L’Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) è stato, suo malgrado, impietoso nel diffondere i dati di marzo che hanno segnato l’ ennesimo segno meno per i consumi delle famiglie: -2,1% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso (-2,3% la domanda per i beni e -1,6 quella per i servizi) e -0,1% rispetto a febbraio (stessa percentuale negativa per beni e servizi).

E se per un nonnulla siamo tecnicamente fuori dalla recessione, la crisi economica (-9 punti di Pil perduti in 6 anni) sta falcidiando il tessuto economico e conseguentemente quello sociale del nostro bel Paese. Secondo il Rapporto di Confartigianato 3.247.700 italiani sono disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (vale a dire che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo) e 330.900 cassintegrati, per un totale di 5.282.100 persone che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro. 

Conclusioni

E’ un cane che si morde la coda. Le imprese chiudono, i disoccupati aumentano andando a infoltire la fascia di povertà, ne consegue che i consumi legati al mercato interno possono solo “infelicemente decrescere”. Non si vede come potrebbe l’economia riprendere entro il breve periodo di 12 mesi.

Non vorrei perciò prendere in considerazione l’eventualità che Moody’s sia ancora una volta intervenuta nel contesto politico italiano questa volta a contrastare l’euroscetticismo dilagante in vista delle elezioni europee del prossimo 25 maggio.

A pensare male si fa peccato ma, come sosteneva Andreotti, spesso si indovina.

 

 

 

 

 

Domenica, 04 Maggio 2014 12:04

1° maggio festa senza lavoro

Allarme lavoro. Dal Capo dello Stato arriva una sollecitazione a fare presto riforme coraggiose.  

di Lamberto Colla ---

Parma, 04 maggio 2014 -

Mentre i sondaggi indicano un miglioramento del sentiment di fiducia degli italiani, gli indicatori  economici gridano che la crisi è in piena forma. +22% i fallimenti registrati nel primo trimestre 2014 secondo Unioncamere mentre per Unimpresa ben 3 aziende su 5 devono ricorre alle banche per pagare le imposte. 

Da un lato quindi il primo intervento di cura palliativa e l’energia personale messa in campo da Renzi sembra abbia generato un effetto positivo sui consumatori, dall’altro il rullo compressore della crisi sta proseguendo a  falcidiare imprese e lavoro senza tregua. 

I veri nodi da sciogliere sono Lavoro, quindi occupazione, e Investimenti industriali. L’allarme lavoro è stato lanciato anche dal Presidente della Repubblica nel discorso del primo maggio. “Se volessimo dare un nome alla celebrazione di questo 1° maggio, dovremmo forse dire "Allarme lavoro". Ho scórso con attenzione una fitta serie di dati, aggiornati fino a ieri, sul calo dell'occupazione maschile e femminile nel 2013, sulla discesa ulteriore del numero degli occupati specie nelle classi di età tra i 15 e i 34 anni e tra i 35 e i 49, sulla riduzione del tasso di occupazione, sulla crescita della disoccupazione, e su numerosi altri aspetti del fenomeno complessivo della crisi che ha colpito in questi anni in Italia, e in gran parte d'Europa, il mondo del lavoro, dell'impresa e del lavoro, assi portanti dell'economia e della società. E che cosa può suscitare se non allarme l'aver toccato il 13% del tasso di disoccupazione, l'aver superato la soglia dei 3 milioni di senza lavoro?

La pigra e lenta routine burocratica deve essere rapidamente superata per dare nuovo impulso alle residue energie di coloro che hanno voglia di intraprendere, che non si rassegnano e nemmeno si lasciano assuefare dal fatalismo. 

L’allarme lavoro, quindi, deve essere uno stimolo a una reazione forte da parte di tutti e,  conclude il Presidente, “s'impongono riforme razionalizzatrici - dal mercato del lavoro al sistema tributario - e politiche severe di impiego trasparente e produttivo del danaro pubblico, incidendo su sprechi, corruzione, privilegi e parassitismi.”

Bene ha fatto il Presidente a sollecitare delle riforme coraggiose affinché la locomotiva industriale italiana riprenda a camminare. ma perchè una locomotiva cammini occorre che ancora esista un locomotore,  mentre stiamo osservando una cantiere industriale nazionale in demolizione o in via di trasloco (vedi Fiat) piuttosto che in costruzione.

Simbolo e vanto di una nazione industriale è sempre stata l’acciaieria. Un’industria simbolo di forza, qualità e resistenza. Un settore strategico dove l’Italia ha sempre dimostrato di valere in qualità e competitività che appare in smantellamento e allo sbando totale, orfano di quelle politiche industriali necessarie e indispensabili per i settori strategici. 

L’ultimo esempio è il caso dell’alto forno di Piombino della “Lucchini”, tra le pochissime acciaierie mondiali a essere specializzata in rotaie di 108 metri. Tra una ventina di giorni l’impianto sarà definitivamente spento e con esso la speranza di lavoro di molte famiglie toscane. Ma qualcun altro prenderà il posto del fornitore Lucchini perché  le rotaie sono ancora richieste così come pure i prodotti degli altiforni tant’è che prossimamente la Germania tornerà a investire su questa tecnologia. 

Distruggere il lavoro è molto semplice ricostruire lavoro e occupazione molto difficile. La vera ricchezza sta nell’occupazione piena di un popolo non nel patrimonio complessivo. Serve che il capitalismo riemerga a guida dell’economia italiana e non più  a vassallo della finanza.

I facili guadagni della finanza hanno attratto come sirene i capitali dell’industria e una volta ottenuti li ha trattenuti bruciando non già i miliardi di euro che invece sono solo traslocati ma milioni di posti di lavoro, know How altamente specializzati e vanto della tecnologia nostrana svaniti in un batti baleno. Distretti produttivi alienati in pochissimi anni e organizzazioni efficienti evaporate per lasciare spazio al vuoto assoluto o al massimo a microimprese artigianali nei casi più fortunati. Un patrimonio incalcolabile perduto definitivamente.

E’ una mia personale convinzione ma il modello economico legato alla finanza è il principale responsabile della crisi e porterà a nuova povertà incrementando quindi il gap tra ricchezza e la sua distribuzione già molto elevata se si pensa che  il 10% delle famiglie italiane possiede quasi il 50% (46,6%) della ricchezza. Una prerogativa comunque non esclusiva  posto che in Inghilterra, ad esempio, le 5 famiglie più abbienti hanno un patrimonio equivalente a quello del 20% più povero del paese.

Un divario che non può che portare a tensioni sociali pericolosissime e dalle conseguenze potenzialmente drammatiche.  

La egemonia della finanza in questi ultimi 30 anni ha generato problemi crescenti. Diseguaglianza, povertà, degrado morale, conflittualità e esasperato individualismo sono i suoi frutti.  Forse val la pena di riprendere il Vangelo: “Guardatevi dai falsi profeti, li riconoscerete dai loro frutti”. 

Lo stesso Papa Francesco si è esposto in tal senso sostenendo che il “Denaro è lo sterco del Diavolo”. 

Non credo che sia il “denaro” in quanto tale il problema bensì l’uso irresponsabile. Il problema quindi sta sempre nell’uomo e l’individualismo spinto, simbolo di questo periodo storico.

Occorre coraggio per guardare avanti ma è necessario farlo. Occorre che tutti facciano un passo indietro per farne fare uno in avanti alla nazione.

Liberare il lavoro da lacci e lacciuoli lasciando alla innata  italica creatività di emergere attraverso i suoi giovani e i suoi ancora attivi esodati. Convincere i grandi capitalisti a investire nuovamente in tecnologie e imprese reali abbandonando la speculazione finanziaria e facendo rientrare la finanza nei giusti ranghi: un mezzo strumentale all’impresa.  

In questa situazione di emergenza e complessità la vera risorsa è la politica sana e responsabile capace di prendere decisioni coraggiose e non di parte o addirittura dei pochi e soliti nemmeno tanto ignoti.  

 

 

 

 

 

Il comunicato stampa del Circolo PD di Cavriago che ha festeggiato il primo maggio con Elly Schlein, candidata alle Europee per il nord est -

 

Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -

Elly Schlein, candidata alle Europee per il nord est, ha deciso di festeggiare il 1° maggio a Cavriago.

Sono qui per festeggiare un anno di belle battaglie politiche fatte assieme e per una campagna elettorale che ci vede impegnati, ancora una volta insieme, per strada, a piedi e in bicicletta, per dare un messaggio di vicinanza e di ascolto

Una giornata di festa organizzata dal Circolo PD che vede nell’attuale vicesindaco, Paolo Burani, il candidato sindaco con la lista “Cavriago Democratica”

Affrontiamo le tante sfide in Europa come investire in cultura, sapere, innovazione.

Lasciatemi sognare che faremo insieme questa campagna, 25 giorni, per le nostre città, i nostri comuni, e per riportare l’Europa sognata in principio e mai compiuta

La giovane candidata alle Europee ha salutato emozionata la folla presente, ringraziando il forte impegno portato avanti dal PD in grado di abbattere l’indifferenza e l’allontanamento dalla politica.

 

 

(Fonte: ufficio stampa PD Cavriago)

 

La nota stampa di Mauro Melli sulla mozione in merito all'argomento "genitore 1" e "genitore 2" discussa nell'ultimo consiglio comunale

 

Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -

In allegato la mozione in merito all’argomento “genitore 1” e “genitore 2” discussa nell’ultimo consiglio comunale.

Il documento mirava al mantenimento della dicitura padre e madre in tutti i documenti che l’amministrazione comunale di Novellara usa al fine di salvaguardare la famiglia naturale cosi come siamo abituati a conoscere.

La posizione del centro sinistra è stata di contrarietà alla mozione, si sono espressi contro tale proposta il sindaco, il vicesindaco, l’assessore Santachiara; anche Alessandro Baracchi (potenziale assessore della lista di Elena Carletti) si è espresso per annunciare il voto contrario del gruppo di maggioranza.

Una presa di posizione inquietante del PD; se ne deduce quindi che se dovesse vincere la Carletti, l’amministrazione novellarese si lascia aperta ogni strada e potrebbe modificare il valore etico e morale della famiglia naturale introducendo il concetto di genitore 1 e genitore 2.

 

Mauro Melli

candidato consigliere Lista Insieme – Fantinati sindaco di Novellara   

 

 

 

 

Cinzia Rubertelli chiede massima attenzione sul fenomeno della criminalità organizzata cinese -

 

Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -

 

“Abbiamo appena finito di festeggiare la festa del lavoro, e la scoperta di un ingente traffico della nuova droga shaboo - che non fa sentire per ore fatica e fame ma che ha effetti devastanti per la salute - umilia doppiamente la nostra città. Il lavoro delle forze dell'ordine ribadisce una volta di più che Reggio è silenziosamente al centro dei traffici di una mafia cinese in espansione. Questa nuova droga si sospetta venga utilizzata anche per sfruttare ancora di più i lavoratori cinesi ridotti in semischiavitù nei capannoni di misteriose ditte di loro connazionali. In una città dove il lavoro è un valore così forte è necessario vigilare con attenzione e determinazione su questi fenomeni, innanzitutto per il rispetto della dignità umana. 

In questo quadro fa quasi sorridere una delle tante promesse di Luca Vecchi, stavolta quella del potenziamento della task force per la lotta all'evasione. C'è da chiedersi se andrà accanirsi al solito sui soliti noti, i professionisti e gli artigiani, oppure andrà a indagare ad esempio anche sui molti bar che vengono comperati da giovani cinesi senza nemmeno trattare sul prezzo. Lungi da noi cadere nel razzismo o nei preconcetti, ma saremmo solo curiosi di sapere come questi giovani abbiano risorse che i loro coetanei reggiani non possono permettersi. Hanno forse un maggior accesso al credito? Ci permettiamo di dubitarne. Allora non vorremmo che, come già accaduto per la mafia, si scoprisse dopo anni e anni che esistono attività illegali i cui proventi vengono riciclati nel commercio, “drogando” così anche questo comparto economico. Quando parliamo di attività illegali pensiamo principalmente proprio ai laboratori clandestini e alla diffusa prostituzione, mascherata o meno da centri massaggi: di fronte a questi fenomeni, l’opera di contenimento è sempre stata ridotta al minimo sindacale. 

Noi vogliamo integrare tutti quelli che rispettano le regole, ma non vogliamo che chi le rispetta venga espulso dal mercato proprio da chi le ignora”. 

 

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

 

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