Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) prevede un PIL pressoché stazionario (+0,3%) e in Parlamento si fa manfrina (8.000 emendamenti), le grandi imprese realizzano i guadagni all'estero e i soliti "miseri" pagano.
di Lamberto Colla - Parma, 27 Luglio 2014 -
C'è un tempo per pensare, uno per discutere e uno per agire. Questo almeno vorrebbe la logica. Continuiamo invece ad assistere a enunciazioni di obiettivi e di riforme, a motivate controdeduzioni ma sul piano dei fatti nulla o poco si è fatto.
Così come il rottame della Concordia, per due anni spiaggiata al Giglio, è ora in navigazione a 2 nodi all'ora (poco più di 3 km/ora) verso Genova, l'Italia sembra anch'essa destinata a procedere, troppo a rilento, verso gli approdi delle riforme. Ma mentre qui si discute e ridiscute, il Fondo Monetario Internazionale, nelle sue periodiche valutazioni di stima sull'andamento delle economie dei più importanti paesi, aggiorna al ribasso le stime di crescita per l'Italia a un misero 0,3% contro lo 0,8% previsto dal Governo lo scorso aprile. Vuol dire che praticamente siamo fermi. Non così per la Spagna alla quale viene assegnato un ben più onorevole +1,2% e aggiornato con un +0,3% sulle precedenti indicazioni. Per la Germania è invece previsto un +1,9% per quest'anno confermandosi la locomotiva d'Europa seppure valga la pena dare una letta all'articolo di Andrea Indini pubblicato sul "Giornale.it" dal titolo "Ecco tutti i trucchi della Merkel per nascondere i buchi di Berlino". Quando si dice che lo stereotipo non conta nulla, conta eccome invece. Tutti quindi, più o meno velocemente, procedono mentre noi siamo qui arenati su 8.000 emendamenti da discutere per la modifica elettiva o meno del Senato.
Non che le opposizioni non abbiano motivate considerazioni da opporre e soprattutto da negoziare con il Governo ma procedere con un reiterato atteggiamento d'ostruzionismo e ingessatura del Parlamento non è più accettabile.
Però è quanto sta accadendo in questi giorni e che porterà via tempo prezioso alle riforme e alle azioni di Governo per fronteggiare i problemi che quotidianamente affliggono i cittadini, almeno quelli che restano e che non vogliono o possono abbandonare questo paese.
Un'abbandono che invece sta dilagando nell'Italia dell'ovest, in quel Piemonte che un tempo era sede della capitale e locomotiva d'Italia per la presenza delle sue grandi imprese, Fiat prima fra tutte.
Proprio dalla Fiat e ora seguita dalla famiglia Novarese dei Boroli-Drago azionisti di maggioranza del gruppo De Agostini e quindi di Gtech (leader mondiale del gioco) viene l'esempio di sfruttare l'Italia per realizzare i guadagni a Londra per alleggerirsi dalla imposizioni fiscali nazionali.
Intanto gli altri, quelli che rimangono, si pappano l'aumento delle accise, dei tabacchi, dei carburanti, della casa. Per pagare questi balzelli, l'uomo comune, riduce gli acquisti voluttuari e ora anche quelli necessari. Chi resta e vuole fare il proprio dovere modifica, sino alla mortificazione, lo stile di vita.
Chi invece ha privilegi non intende disfarsene (vedi i dipendenti del Parlamento e i Magistrati) e chi più ne ha più ne vorrebbe a scapito dei privati e dello Stato come a esempio il caso dell'amministratore della NES spa (leader nel settore della custodia e trasporto di valori) il quale oltre a avere sottratto 40 milioni dai caveau della società ha proceduto a una evasione di pari valore a scapito dello Stato. Il tutto per accumulare immobili e collezionare auto e moto sportive ma anche bici da corsa e chi più ne ha più ne metta.
La domanda che ci si pone è dov'è il limite di sopportazione dell'Italiano medio. Fino a quando potrà attendere prima di ribellarsi o, come molti hanno già fatto, autolesionarsi sino all'estrema conseguenza?