Grazie all'analisi degli anelli di accrescimento degli alberi fossili, rinvenuti sulle Prealpi Venete, nel sito di Revine, è stato possibile ricostruire le variazioni dei livelli del radiocarbonio atmosferico tra 18.475 e 17.350 anni fa con un livello di dettaglio mai raggiunto prima. Il risultato permetterà di ottenere datazioni più precise dei reperti fossili e stabilire più chiaramente la cronologia dei cambiamenti ambientali e climatici durante le ere glaciali

Un gruppo di studiosi dell'Università di Bologna ha messo a punto un sistema che si basa sulla collaborazione tra algoritmi di AI e l'esperienza degli archeologi: analizzando foto satellitari della pianura mesopotamica meridionale, il modello è in grado di fare previsioni corrette sulla presenza di potenziali siti di interesse archeologico con un'accuratezza dell'80%

Dall'analisi di tre denti da latte appartenuti a bambini neandertaliani vissuti tra 70.000 e 45.000 anni fa nell'Italia nord-orientale emerge che il loro ritmo di crescita era molto simile al nostro: la scoperta porta ad escludere che uno svezzamento tardo possa essere tra le cause che hanno portato alla scomparsa di questa specie umana

Domenica, 05 Maggio 2019 07:18

Castellaro: L'acquedotto abbandonato

Di Nicola Comparato e Foto di Valentina Carpin Sala Baganza , 4 maggio 2019 - Da Castellaro, frazione del comune di Sala Baganza, arriva una nuova segnalazione alla redazione della Gazzetta dell'Emilia. Alcuni residenti della zona ci rammentano lo stato di degrado e abbandono in cui versa l'acquedotto "Ponte della nave", detto anche "Ponte Romano".

La struttura, che attraversa il "Rio Ginestra", viene attribuita ai "Sanvitale" nel XIII secolo, in seguito a portarlo alla attuale fisionomia è stato l'intervento di Ranuccio I Farnese e infine ai nostri giorni si presenta come una vera e propria "costruzione fantasma". Il primo grido d'allarme, per lo stato di degrado del prezioso manufatto, fu lanciato sin dagli anni '80 dal Centro Studi della Valbaganza ma, a quanto pare, è rimasto del tutto inascoltato.

Valentina Carpin, con i suoi scatti fotografici, testimonia l'attuale stato di abbandono e chissà che questi non servano a smuovere gli animi di qualche generoso benefattore, prima che sia troppo tardi.

Per le vostre segnalazioni alla redazione della Gazzetta dell'Emilia scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

(Foto e Gallery di Valentina Carpin)

 

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Rinvenuto fossile di frutto, completo ed eccezionalmente conservato, in zona Medesano-Sant'Andrea Bagni.

Altro eccezionale rinvenimento da parte del Prof. Claudio Bennati e della moglie Doina Rusu, membri del Gruppo Mineralogico Paleontologico Parmense.
Dopo la scoperta, già pubblicata di un'impronta perfettamente conservata di ammonite in bassa Val Taro, nel Dicembre 2018, un'altro rinvenimento paleontologico davvero unico per il nostro territorio, sia locale che regionale, è stato effettuato dalla coppia Bennati-Rusu, membri del Gruppo Mineralogico Paleontologico di Parma.

Questa volta i due ricercatori hanno trovato nel territorio di Medesano un frutto su una matrice marnoso-argillosa, simile ad una noce, di oltre 4 cm, a forma di 'ciondolo' a due valve, integro e conservato in modo eccezionale, tanto da essere anche presenti il colore della capsula legnosa e le striature sulla superficie del frutto, che mettono in evidenza un particolarissimo disegno a rete visibile a occhio nudo.

Pur non avendo ancora dati precisi, tuttavia si ipotizza che il fossile possa appartenere ad una Pteridosperma oligocenica, circa 25 milioni di anni fa.

La scoperta è già davvero importante, dato che è assai raro trovare fossililizzati frutti o semi completi, oltre al fatto che per ora gli unici frutti e semi rinvenuti in Italia si concentrano per lo più nei territori del Veneto e dell'Alto Adige, ma di epoche eoceniche.

O!tre al frutto, sono stati rinvenuti altri vegetali perfettamente conservati probabilmente di Gimnosperme Glumifore sia nel fusto legnoso sia nei rami apicali, con ben distinte foglioline portatrici di relativa capsula con semi.

Tali reperti verranno al più presto sottoposti ad analisi più approfondite, al fine di datare con precisione il periodo in cui vissero e collocarli con precisione nella nomenclatura paleobotanica.

 

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E' prevista entro il 2019 l'apertura del museo archeologico di Noceto, ospitato dalla struttura polifunzionale del Centro Culturale Biagio Pelacani, dove verrà allocata la Vasca Votiva, il reperto dell'Età del Bronzo unanimemente definito dagli esperti "unicum " a livello europeo, rinvenuto in maniera incidentale nel 2004 durante alcune opere di scavo per urbanizzazioni.

A dare la certezza che Noceto finalmente potrà rendere visitabile il suo reperto è la notizia della aggiudicazione dei lavori di adeguamento delle opere murarie, impiantistiche e di rimontaggio della Vasca , avvenuta a seguito di una procedura di gara indetta dal Comune di Noceto e gestita tramite la centrale Unica di Committenza, che si è conclusa con l'affidamento alla ditta S.A.M. Carpenteria srl di Montella (Avellino) per l'importo contrattuale di Euro 310 mila Euro, con un ribasso del 18 per cento sulle somme poste a base d'asta.
L'aggiudicazione si inserisce nel progetto più generale dell'importo complessivo di Euro 770mila Euro, suddiviso in due distinti segmenti: il primo di 570mila Euro gestito dal Comune di Noceto che ricomprende appunto le opere strutturali ed impiantistiche di adeguamento dei locali, ed il secondo di 200mila Euro gestito dal Segretariato Regionale Ministero Beni Culturali relativo alle opere di allestimento museale con riferimento alle teche espositive ed agli arredi.

Particolarmente lunga ed articolata la fase di elaborazione del progetto, che ha previsto la sinergia di Enti diversi legati da uno stretto rapporto di partenariato con il Comune di Noceto, la Soprintendenza Archeologica ed il Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dell'Emilia Romagna.

Sta così finalmente per concludersi quel percorso ultradecennale che ha visto il Comune di Noceto con particolare riferimento al sindaco Fabio Fecci, lavorare con determinazione all'obiettivo di rendere visitabile questo eccezionale patrimonio archeologico, diventando così la cabina di regia di un progetto del valore complessivo di oltre 1.700mila Euro basato sulla sinergia di enti e soggetti altamente specializzati – l'Università degli Studi di Milano, la Soprintendenza Archeologica della Regione Emilia Romagna - e soprattutto il motore di quella ricerca di finanziamenti esterni che hanno visto la partecipazione del Ministero dei Beni e Attività Culturali, Regione Emilia Romagna e della Fondazione Cariparma, indispensabili per portare alla luce il reperto, restaurarlo, ricomporlo e musealizzarlo.

<< Un progetto che ritengo importantissimo per il nostro Comune >> sottolinea il sindaco Fabio Fecci
<< che puntiamo possa inserire Noceto in una rete turistico – culturale di respiro internazionale. Abbiamo lavorato veramente tanto, impegnandoci nel ricercare ogni strada per ottenere i finanziamenti necessari, che sono arrivati, continuando in maniera sistematica nel monitorare ogni passaggio, incalzando per accelerare i tempi e soffrendo per i ritardi che purtroppo abbiamo dovuto subire. Sono convinto che in qualunque Stato ci sarebbero state "le corse" per aggiudicarsi la paternità di un ritrovamento di questo eccezionale valore, in realtà Noceto è stato nel tempo spesso lasciato solo a combattere una battaglia che comunque, alla fine, è stata vinta >>.

E che sarà un museo veramente molto suggestivo e concepito con criteri d'avanguardia da un team di architetti dalle esperienze maturate in contesti internazionali, già lo anticipano gli elaborati progettuali, basati sull'obiettivo di voler ricreare il fascino dello scavo che dalla terra ha fatto emergere la vasca, che verrà svelata solo alla fine del percorso museale, lungo il quale saranno collocati tutti gli oggetti in essa rinvenuti. Grande cura è stata inoltre posta nella scelta dei materiali e delle strutture espositive, che oltre a mostrare i reperti avranno anche contenuto didascalico, e saranno integrate da un percorso grafico narrativo costituito da testi, immagini, ricostruzioni e fotografie.

Ausili multimediali racconteranno l'Età del Bronzo con riferimento alla sua storia di terramare nei villaggi padani, sullo sfondo audio di suoni particolarmente evocativi per ricreare la voce della natura, per restituire un ambiente dall'impatto emotivo particolarmente forte e capace di emozionare il visitatore e renderlo parte attiva di una scoperta che ha il suo fascino anche nel lasciargli spazio per una personale chiave interpretativa.

Gli scavi della scorsa estate verranno presentati mercoledi prossimo. L'intervento proseguirà quest'anno, dopo il successo della prima campagna archeologica, che ha svelato preziose informazioni sulla storia del fortilizio scomparso e della chiesa romanica

La_locandina_dellincontro_di_presentazione_di_mercoledi_prossimo_1.jpgToano, 28 aprile 2018. "Castellum de Toano cum plebe" è il titolo della serata in programma per mercoledì prossimo (2 maggio), nella corte del Castello, in cui saranno presentati i risultati degli scavi archeologici eseguiti nella scorsa estate.

"L'intervento ha confermato l'importanza di questo luogo - spiega il sindaco Vincenzo Volpi - che ha conservato nei secoli, seppur tra tante vicissitudini, la pieve di Santa Maria Assunta, attorno alla quale sorgeva però il fortilizio, ora scomparso, ma di cui l'indagine condotta dal Dipartimento di storia, culture e civiltà dell'Alma mater studiorum di Bologna ha rinvenuto significative testimonianze".

All'incontro, che avrà inizio alle 20.30, interverranno l'archeologo ed esperto medievalista Nicola Mancassola, docente dell'ateneo felsineo, che ha coordinato le ricerche, gli archeologi Iames Tirabassi, Mattia Cantatore e Federico Zoni, monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell'Ufficio diocesano per i beni culturali e l'assessore alla cultura, Vittorina Canovi, che sottolinea: "La campagna di agosto 2017 ha costituito un punto di svolta nella ricostruzione della storia del castello toanese, che risale al decimo secolo e di cui la chiesa faceva parte. Siamo molto soddisfatti dei risultati sin qui ottenuti, perché quanto è emerso è di notevole interesse storico".

Prosegue l'assessore Canovi: "Del castello è oggi visibile solo la base di una torre adattata a campanile, ma in quei giorni l'indagine archeologica ha invece portato alla luce un complesso murario ben conservato, oltre a precedenti strutture della pieve, come l'antica apside e diverse sepolture, e interessanti reperti che vanno dal dodicesimo al sedicesimo secolo, appartenenti a entrambe le aree esaminate. L'iniziativa diretta dall'Università bolognese è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione, oltre che della nostra Amministrazione, della Diocesi, della Parrocchia, della Pro loco del capoluogo, della cooperativa Tecton di Reggio e di altre realtà del tessuto economico e del volontariato locale".

Nell'occasione "sarà anche ufficialmente annunciata - concludono il primo cittadino e l'assessore alla cultura - la ripresa degli scavi nella prossima stagione estiva, con l'obiettivo di completare le ricerche e magari rendere visibili e fruibili a tutti, in modo permanente, alcuni dei ruderi scoperti. Ci sono poi molti altri aspetti da chiarire per fare ulteriore luce sul passato della pieve, una delle più suggestive chiese romaniche presenti in Appennino, cui siamo profondamente legati e che è parte costituente della nostra identità territoriale, e soprattutto sulle vicende del castello che un tempo la custodiva e proteggeva".

 

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Poviglio, 12 agosto 2013 - -

Alla scoperta della XXX campagna archeologica: inizia il 13 agosto e si replica martedì 20. Il 22 agosto dedicato ai più piccoli.

Partiranno martedì 13 agosto le visite guidate organizzate dal Comune di Poviglio – Assessorato alla Cultura alla scoperta degli Scavi della Terramara, a Fodico di Poviglio.
Un'occasione unica per scoprire i progressi della XXX campagna e fare domande sull'andamento al gruppo degli archeologici e al professor Mauro Cremaschi dell'Università degli Studi di Milano, che anche quest'anno guiderà le ricerche. L'obiettivo è quello di esplorare una zona poco nota della Terramara, interna all'abitato, situata tra il Villaggio Grande, un'area residenziale molto strutturata con case e quartieri, e il Villaggio Piccolo, il nucleo più antico da cui si è sviluppato l'insediamento, studiate negli anni passati.
La visita di martedì 13 agosto è gratuita e avrà inizio alle ore 17.00: l'appuntamento è presso l'area degli scavi, situata in via Strada d'Este, Podere Santa Rosa a Fodico di Poviglio alle ore 17.00. Al termine dei due incontri sarà possibile visitare il Museo della Terramara Santa Rosa, in via Parma 1- Poviglio
Una nuova visita è prevista per martedì 20 agosto: tutto dedicato ai più piccoli è invece l'appuntamento per giovedì 22 agosto con "Un giorno in terramara", per approfondire in maniera giocosa gli aspetti e le peculiarità della Terramara Santa Rosa. Per quest'ultima esperienza si richiede l'iscrizione, da effettuare contattando la Biblioteca comunale di Poviglio.
Come negli anni passati, le attività saranno sostenute e promosse da una serie di enti pubblici e privati: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna, Università degli Studi di Milano, Comune di Poviglio – Assessorato alla Cultura, Coopsette, Club Unesco Reggio Emilia e la ditta Archeosistemi.

di Giulio Bigliardi

Parma, 10 luglio 2013

La Fondazione Symbola e Unioncamere hanno presentato lo scorso 25 giugno 2013 i risultati della ricerca "Io sono cultura – l'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi", una ricerca che puntava a valutare il valore della cultura nel nostro Paese.

I dati della ricerca mostrano che la cultura frutta al nostro Paese ben il 5,4 per cento della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, e dà lavoro a quasi un 1 milione e 400.000 persone, ovvero al 5,7% del totale degli occupati del Paese. Nonostante le difficoltà, quindi, il sistema produttivo culturale conferma una certa capacità di reazione anticiclica.

di Giulio Bigliardi

Parma, 27 luglio 2013

Il più antico rinvenimento archeologico nel comune di Parma risale al 1847, oltre un secolo e mezzo fa. Da quel giorno ad oggi sono stati scoperti quasi 700 contesti archeologici e sono stati compiuti oltre 500 scavi archeologici, la maggioranza dei quali realizzati solamente dal 1990 in avanti. I più antichi tra questi rinvenimenti risalgono al Neolitico, circa 7000 anni fa, cioè ben 5000 anni prima della nascita di Cristo e oltre 2000 anni prima della costruzione delle grandi piramidi in Egitto.

Cosa rimane oggi di tutto questo?

Una storia appassionante. Una storia che getta le radici nel Neolitico, quando fioriscono i primi villaggi e quando i primi gruppi umani si insediano stabilmente nella pianura parmense, trasformandola e adattandola, poco alla volta, alle proprie esigenze. Da questo momento in poi la storia umana del territorio non conosce sosta: dai primi villaggi neolitici si passa ai grandi villaggi dell'Età del Rame, alle ricche terramare dell'Età del Bronzo e alla presenza etrusca, per giungere al dominio romano coronato dalla fondazione della colonia Parma, che segna per la città l'inizio del cammino storico che l'ha portata, attraverso alterne vicende, ad essere ciò che è oggi.

E' difficile raccontare in poche righe ciò che in decenni di lavoro gli archeologi hanno riportato alla luce. Altrettanto difficile è fare una selezione dei ritrovamenti archeologici più importanti o spettacolari: nel primo caso, poiché l'importanza è molto soggettiva e dipende dalla passioni, dalle inclinazioni, dalla formazione (e da tante altre cose) di chi deve giudicare; nel secondo caso, poiché la spettacolarità, intesa come sensazionalismo, meglio lasciarla ad una certa archeologia a cui i mezzi di divulgazione di massa ci hanno purtroppo abituato.

Per questi motivi qui troverete una classifica particolare, quella dei 5 ritrovamenti archeologici più rappresentativi dell'unicità della storia umana nel territorio parmense, quelli che lo hanno reso un punto di riferimento per l'archeologia nazionale e internazionale.

Eccoli qua, in ordine rigorosamente cronologico dal più antico al più recente.

 

  • La statuetta neolitica di Vicofertile (Neolitico pieno – ca. metà V millennio a.C.)

A Vicofertile un scavo archeologico eseguito all'interno di un cantiere edile, ha riportatoalla lucei resti di un abitato e di una piccola necropoli, entrambi risalenti al V millennio a.C. (ca. 6000/7000 anni fa).

Nella necropoli erano presenti cinque sepolture: quattro uomini, un bambino e una donna di circa quarant'anni, quest'ultima posta al centro del gruppo. Nella sepoltura della donna è stato fatto un rinvenimento eccezionale, unico nel suo genere: si tratta di una statuetta femminile realizzata in ceramica, di ca. 20 cm di altezza e in buono stato di conservazione (solamente le gambe sono frammentate sotto il ginocchio). La statuetta, rinvenuta davanti al volto della defunta, raffigura una donna seduta, con il volto ovale, il naso prominente e la bocca segnata: è stata interpretata come un'immagine di dea in trono, probabilmente riconducibile alla "Signora della morte e della rinascita".

Si tratta di un ritrovamento straordinario, in quanto la presenza di statuine femminili nelle sepolture neolitiche è rarissima in Italia, mentre fuori dall'Italia gli unici confronti sono con le culture dell'Europa orientale e del Vicino Oriente.

(La statuetta è esposta presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma. E' possibile vedere qualche immagine qui: http://www.archart.it/italia/Emilia-Romagna/provincia-Parma/Vicofertile-necropoli/index.html)

 

  • L'abitato eneolitico di Via Guidorossi (Età del Rame –ca. IV/III millennio a.C.)

Nei pressi di Via Guidorossi, a partire dal 2007, gli archeologi hanno riportato alla luce un insediamento dell'Età del Rame, databile tra la fine del IV e l'inizio del III millennio a.C. (ca. 5000/6000 anni fa), costituito da strutture abitative eccezionali per numero e dimensioni.

Tra le strutture emerse durante gli scavi sono stati individuati almeno nove edifici rettangolari absidati, delimitati da grandi buche di palo ben allineate e da canalette di fondazione. Le dimensioni di questi edifici sono eccezionali per l'epoca: dai 4 ai 6,5 m di larghezza e dagli 11 ai 55 m di lunghezza. L'accesso è generalmente nel lato lungo settentrionale, mentre il focolare è posto nella zona absidale o all'estremità opposta. In relazione ad alcune di queste strutture sono state rivenute anche interessanti tracce di rituali di fondazione, costituiti da deposizioni di grandi ciottoli fluviali e di resti di animali in piccole fosse (tra i quali anche quelli di un cane).

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Il sito di Via Guidorossi su Google Earth

 

  • I tumuli di Sant'Eurosia (Età del Bronzo antico – ca. XXIV-XVI sec. a.C.)

A sud di Parma, durante i lavori per la costruzione del Centro Commerciale Eurosia, gli archeologi hanno scoperto una straordinaria testimonianza funeraria dell'antica Età del Bronzo: sono stati riportati alla luce otto piccoli tumuli funerari, organizzati attorno ad un tumulo principale del diametro di quasi venti metri.

Tutti i tumuli erano delimitati da una canaletta circolare, all'interno della quale si trovavano sepolture a inumazione accompagnate da deposizioni di vasi e resti di animali, e presentavano alla sommità una concentrazione di ciottoli che copriva una sepoltura o un cenotafio.

Si tratta di un rinvenimento estremamente raro, addirittura unico in Italia, e che trova confronti solo con l'Europa centrale e orientale.

(Guarda la presentazione della dr.ssa M. Bernabò Brea su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=DUDvZbf5SRQ)

 

  • La terramara di Parma (Età del Bronzo medio e recente – ca. XVI/XIII sec. a.C.)

La terramara scavata a più riprese sotto il centro storico di Parma, in un'area all'incirca compresa tra Stradello S. Girolamo e il cortile del Convento di Maria Luigia, è uno dei primi siti terramaricoli in cui vennero eseguiti scavi archeologici, nel lontano 1864 e nel 1907. Queste prime indagini portarono all'individuazione a 3 m di profondità di un doppio ordine di pali lunghi tra 2 e 6 m, molto numerosi e fitti tra loro.

Scavi più recenti, eseguiti circa quindici anni fa, hanno fornito nuovi dati: sono stati messi in luce ben 25 pali del diametro di 10-15 cm, in gran parte in quercia e olmo, e 4 travi poste di piatto. I pali attraversavano una serie di strati torbosi e molti avevano la punta infissa in un fango lacustre. In base a ciò, è verosimile che la terramara di Parma abbia avuto le caratteristiche di una vera e propria palafitta estesa in parte all'interno di una palude e in parte all'asciutto sulla sponda. I dati indicano che l'insediamento dovrebbe essersi sviluppato nella media età del Bronzo (XVI e XV sec. a.C. - ca. 3400/3500 anni fa) ed esser proseguito fino al Bronzo recente (XIII sec. a.C. - ca. 3300 anni fa). In quest'arco di tempo la terramara venne molto probabilmente riedificata, o almeno ristrutturata, più volte in alcune sue parti: da qui la particolarità della palificata che presentava un doppio, e forse anche triplo, ordine di pali.

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Una fotografia dei primi scavi nella terramara di Parma 

 

  • Piazza Ghiaia (Età Romana repubblicana e imperiale)

In occasione della realizzazione della nuova piazza (tralasciando per questa volta giudizi su di essa), durante i lavori per lo scavo dei piani interrati, sono venute alla luce testimonianze archeologiche di straordinaria importanza per la ricostruzione dell'antica colonia romana.Tra i 5 e gli 8,50 m di profondità gli archeologi hanno individuato fasi differenti, comprese tra l'Età Romana repubblicana e quella imperiale.

Alla fase repubblicana sono attribuibili una serie di pali lignei, ancora ben conservati, posti a 7 m di profondità, infissi verticalmente nel terreno a difesa della sponda destra del torrente Parma. Allo stesso periodo appartiene una grande buca, rinvenuta presso il margine sud-ovest della piazza, contenente migliaia di oggetti metallici: statuette, elementi decorativi e di abbigliamento, placchette iscritte e moltissime monete. Si tratta della testimonianza di un rito di passaggio che consisteva nel sacrificare alla divinità fluviale un obolo per garantirsi la buona sorte: le monete si datano a partire dalla fine del III secolo a.C. e arrivano fino alla prima età imperiale.

Questa buca rappresenta indubbiamente il più grande deposito monetale tra quelli fino ad ora recuperati in Emilia Romagna.

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Statuetta di bronzo di divinità. Parma, piazza Ghiaia (I secolo a.C. – I secolo d.C.).

 

Voi cosa ne pensate? Li conoscevate? Avreste messo qualcos'altro in classifica?

Se volete saperne di più, fate un giro su ArcheoParma (www.archeologia.parma.it).

di Giulio Bigliardi

Parma, 27 maggio 2013

Uscire da una macchina del tempo. E' questa la sensazione che si prova entrando nel Parco Archeologico di Travo. Nel Parco, dove gli scavi archeologici procedono ormai da quasi vent'anni, alcune delle strutture riportate alla luce sono state infatti restaurate e ricostruite, e sono attualmente visitabili.

di Giulio Bigliardi -
Parma, 15 maggio 2013

Il 18 maggio è La Notte dei Musei, un'iniziativa che consentirà l'ingresso gratuito a musei e aree archeologiche dalle ore 20 alle 24. Sono moltissimi i musei statali, civici e privati, che aderiscono all'iniziativa, arricchendo il tradizionale percorso di visita con musica, mostre, visite guidate, degustazioni. Un'iniziativa certamente di grande valore, che permette un'emozionante ed insolita esperienza del nostro patrimonio culturale.

Domenica, 12 Maggio 2013 08:47

Agilulfo e Teodolinda come Bonnie & Clide

di Pupio decimo folfo - Parma, 12 maggio 2013

 

La cronaca di una storia d'amore fra un Re che amò una giovane Regina, ma anche di come un'avida coppia, capace di ricattare un Papa, riuscì a farsi pagare a peso d'oro. Una vicenda che viene alla luce dopo oltre un millennio, presentandoci i longobardi per quello che erano: gli uomini delle lunghe barbe e non delle lunghe lance, com'era stato finora interpretato il loro nome

Mercoledì, 08 Maggio 2013 23:13

Le anfore del Tino

di Corrado Ricci - 

A scoprire e contemplare per primi il tesoro di anfore adagiato sugli abissi al largo dell’isola del Tino sono stati gli occhi di «Pluto palla».

di Giulio Bigliardi -

Parma, 8 maggio 2013 

La Notte dei Musei torna anche quest'anno con l'apertura straordinaria e gratuita dalle ore 20,00 alle 24,00 di molti Musei.
Dopo il grande successo delle passate edizioni, il Museo Archeologico Nazionale di Parma aprirà le porte gratuitamente offrendo due percorsi guidati sulla mostra "Storie della prima Parma – Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche".

di Giulio Bigliardi -

Parma, 25 aprile 2013 -

Mercoledi 1 maggio tutti i musei e le aree archeologiche gestite dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna resteranno aperti al pubblico. Tante le iniziative, molte gratuite.

di Giulio Bigliardi -

Parma, 23 aprile 2013 -

Il Museo Archeologico Nazionale di Parma è stato, per il secondo anno consecutivo, il più visitato tra i musei statali della regione. Con ben 19.348 visitatori ha aumentato del 20% il numero di visitatori del 2011 e ha superato il proprio record fermo al lontano 2001.

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