Domenica, 03 Aprile 2016 12:08

Spudorati incapaci.

Sembra di tornare alla preistoria ripensando agli annunci del rottamatore. I bei tempi che furono di speranza di un radicale cambiamento della politica si sono infranti solo pochi mesi dopo l'incarico ricevuto dal Presidente Napolitano.

di Lamberto Colla Parma, 03 aprile 2016.
La faccia giovane e da bravo ragazzo aveva sostenuto la sua popolarità anche tra le fila degli oppositori del PD e nei giovani e meno giovani frustrati cittadini aveva infiammato la speranza di un reale cambiamento di rotta e di stile; depressi dall'austerity imposta da Monti e da Letta e soffocati da una crisi che non mollava.

La vendita all'asta su "ebay" di 151 auto Blu, simbolo della politica dei privilegi, fu un tocco da maestro dell'illusionismo e la popolarità andò alle stelle riuscendo a oscurare o a giustificare i tanti piccoli errori di percorso e l'amarezza di non avere un "premier" eletto dal popolo. "Ma se metterà le cose a posto...", era il pensiero diffuso.
E così al Governo Renzi riuscirono manovre e manovrine che a Berlusconi costarono caro senza riuscire nell'intento delle riforme ma solo a accumulare processi.

A Renzi invece sembrava tutto concesso, almeno sino a quando non si toccavano interessi dei soliti noti e ignoti burattinai e soldatini della prima, seconda e dell'attuale "sospesa" repubblica. Intanto, nuove 1.300 auto blu sono state acquistate e vanificando perciò il ricavato dell'asta. L'aeroplanino Presidenziale è stato rinnovato, la Spending Review non si è attuata, le tasse, che se ne dica, sono aumentate, e quel che è peggio, lo stile di fare politica è rimasto immutato con l'aggravante delle finalità esclusivamente personali, della presuntuosa arroganza di impunità, nella disinvolta e spudorata conduzione parlamentare e delle nomine a tutto tondo a favore di amici intimi e parenti.

Così, mentre loro cercano di sistemare i conti dei genitori e dei compagni di vita a noi tocca subire l'arroganza della Agenzia delle Entrate alla quale è stato concesso, a partire dal 30 marzo, di essere in possesso dei saldi bancari e delle giacenze medie. Per contrastare l'evasione fiscale, è la giustificazione, come se chi evade facesse transitare il "nero" dai conti correnti. No, la finalità è sicuramente un'altra e comunque è una palese e intollerabile mina alla privacy.

Mentre s'inaugurava un altro passaggio al completamento del grande fratello elettronico della pubblica amministrazione, il compagno della Ministra Guida si faceva bello con i compagni di merende dei francesi della Total. "Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se... è d'accordo anche Mariaelena" dicevano i due piccioncini al telefono. "Rimetterlo dentro alla legge... con l'emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa... ehm... dall'altra parte si muove tutto!" concludeva la telefonata la Ministra innamorata.

Mentre i nuovi "furbetti del quartierino" si fanno i cavoli loro, l'ISTAT annuncia una nuova flessione dell'occupazione, giusto per ricordare a tutti che le sofferenze non sono finite e la strada della ripresa è ancora tutta in salita e, a suon di più o meno 0,1%, la vetta non si raggiungerà mai.

Ormai tutto è da rifare. Il sistema politico - istituzionale di questo Paese è sudicio e putrido a tutti i livelli istituzionali, economici, finanziari e per di più retto da incapaci, spudorati e presuntuosi.

Tutto potevo aspettarmi, ma mai di diventare un nostalgico fan della "prima repubblica" e di venire tradito proprio dai giovani.

Tu quoque, Brute, fili mi!

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Domenica, 27 Marzo 2016 10:55

Pasqua ben poco serena.

Sarebbe necessario un miracolo per riportare la luce, non quella dei neo illuminati, in tutte le aree del mondo; dal medio oriente all'Asia, dal Sud America all'Africa.

di Lamberto Colla Parma, 27 marzo 2016.
300 famiglie trascorreranno una Pasqua ben poco serena. Gli ultimi attentati di Bruxelles hanno dimostrato la fragilità del mondo occidentale e quanto sia vulnerabile di fronte alla minaccia terroristica. Una questione nota con la quale dovremo convivere ma rimane sconcertante la facilità con la quale il "nemico" riesce a piazzare le sue mine nei luoghi considerati ad altissima sensibilità, come l'aeroporto internazionale della capitale belga.

E chissà quale tributo di vittime sarebbe stato se, come pare dalle testimonianze del tassista che accompagnò due degli attentatori, invece di una autovettura fosse arrivato, come dai terroristi era stato richiesto, un pulmino in grado di caricare tutto l'arsenale bellico predisposto per l'attentato e ritrovato invece ancora nella loro abitazione.
Organizzati, capaci e determinati i terroristi islamisti sembra che in Belgio abbiano una capacità di movimento e mimetizzazione elevatissima.

E allora il dubbio che i servizi segreti non abbiano funzionato per nulla diventa una certezza. Il terrorista più ricercato dopo l'assalto di Parigi del 23 novembre scorso era saldamente nascosto in casa sua e aveva orchestrato i nuovi attentati, previsti per il giorno di pasquetta, insieme all'artificiere del gruppo d'assalto parigino.

Solo dopo la cattura di Salah Abdeslam la cellula jiahdista decide di anticipare l'"ORA X" dopo avere appreso dai giornali (altro madornale errore della polizia investigativa) che il terrorista ricercato N° 1 aveva deciso di collaborare.

Una sequenza di errori da fare rabbrividire che dovrebbero essere ben analizzati, non solo in casa belga ma da tutti i servizi di sicurezza occidentali, per cercare di arginare le deficienze del sistema di sicurezza e prevenzione del Paese, volenti o nolenti, simbolo dell'UE.

Oggi però non è il momento delle polemiche ma della commiserazione.

E' Il momento di rivolgere un pensiero delicato e affettuoso a quelle famiglie investite dalla brutalità del terrorismo pur sapendo che non saranno le ultime.

Ben coscienti invece che la Pace non si raggiungerà in breve perché un simile livello di destabilizzazione mondiale non si era mai visto.

E' un mondo in fiamme, dove l'odio ha preso il sopravvento e porta la rabbia a crescere in progressione geometrica. Tutti contro tutti.

Sarebbe necessario un miracolo per riportare la luce, non quella dei neo illuminati, in tutte le aree del mondo; dal Medio Oriente all'Asia, dal Sud America all'Africa.

Buona Pasqua!

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Non ci interpellano per "regalare" il mare alla Francia, non ci interpellano per decidere la composizione del Parlamento, non ci interpellano per eleggere la Commissione Europea lasciandoci in balia di UEmanoidi ma chiedono il parere popolare per una semplice clausola di rinnovo. Un bel MA VAFFA ci starebbe proprio bene.

di Lamberto Colla Parma, 20 marzo 2016.
Nulla! E' quanto il referendum sulle trivellazioni marine potrà decidere. Al cittadino perciò sarà concesso di decidere per il nulla ma almeno avrà la sensazione di contare ancora qualcosa, di vivere in un Paese democratico. Mentre invece viviamo in un Paese a democrazia sospesa. Governati dagli UEmanoidi NON ELETTI di Bruxelles e Strasburgo e da un premier anch'egli NON eletto che si permetterebbe di autorizzare l'arretramento delle acque territoriali italiane a favore dei francesi senza interpellare nessuno, come non interpellerà nessuno in merito alle concessioni balneari ovvero la decadenza anticipata al 2017 e la apertura alla gara di tutti i paesi europei, veniamo chiamati a decidere "sulla durata di un contratto".

Per la prima volta, forse per dimostrare l'importanza delle inutili e costose Regioni, il referendum abrogativo a cui siamo chiamati a esprimerci il 17 aprile è stato autorizzato su richiesta delle Regioni invece della tradizionale raccolta di firme popolari, al quale peraltro è stato assegnato un acronimo, NO-TRIV, discutibile (richiama le violenze NO-TAV) e fuorviante.

Infatti non si dovrà decidere sulla concessione delle trivellazioni e perciò sulla salvaguardia delle coste marine o dell'ecosistema, bensì soltanto su una specifica, chiamiamola per semplicità, "clausola contrattuale".

Nel referendum Infatti, si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all'esaurimento del giacimento.

Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
"Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita' 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"?"

Un argomento ghiotto e inutile che i media nazionali hanno già iniziato a propinarci quotidianamente, elevandolo così a importanza vitale, distraendo l'opinione pubblica dai veri problemi che si chiamano: lavoro, tasse e disoccupazione.

Un bel "Ma VAFFA" ci starebbe proprio bene.

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Pietro Adrasto Ferraguti: "Il suo erede Parma lo sta ancora aspettando. "Era della generazione che ha apportato" (Walter Le Moli). Andrea Zanlari: "Elvio aveva un sogno, sapeva sognare con molta intensità e era attento ai fatti delle persone". Carmelo Panico, "Con oggi si chiude definitivamente e formalmente l'esperienza politica di Civiltà Parmigiana."

di Lamberto Colla Parma 13 marzo 2016 - (galleria immagini allgata) - 
Più che un convegno un mosaico di testimonianze nel tentativo di comporre la complessità di un uomo e di un politico che ha servito, ininterrottamente per 35 anni, la sua città.

"Oggi (sabato 12 marzo ndr) è un giorno particolare - introduce Carmelo Panico, amico , collaboratore politico di Elvio Ubaldi e moderatore in rappresentanza del Comitato Organizzatore - siamo insieme per ricordare soprattutto un amico e un uomo."

In molti hanno voluto essere presenti nella Sala Aurea messa a disposizione dalla Camera di Commercio per la presentazione del libro "Elvio Ubaldi una città in testa", scritto dal giornalista Gian Luca Zurlini, voluto dagli amici di sempre e autorizzato dai familiari.

libro Locandina

Molti hanno voluto portare la loro diretta testimonianza, amici e oppositori politici, come ad esempio il Senatore Giorgio Pagliari, assente per ragioni familiari, che però ha chiesto che si leggesse il suo pensiero, "Elvio è stato un sindaco vero e quindi importante per Parma. Certamente alcune mie scelte hanno visto la mia ferma opposizione ma questo non può essere di ostacolo a riconoscere che l'impronta di Elvio è stata forte, tra le più forti del dopoguerra".

"Non poteva esserci riflessione - prosegue Panico - nel convegno senza questo libro e non poteva esserci questo libro senza riflessione. L'una sostiene l'altra."

Carmelo-Panico Gianluca-Zurlini

Quindi, dopo l'intervento di Gianluca Zurlini che ha raccontato della complessità nel ricostruire la storia politica, iniziata negli anni '70 e mai interrotta, di Elvio Ubaldi e realizzarne una sintesi, uno dopo l'altro si sono succeduti sul palco Andrea Zanlari, Luigi Prati, Andrea Gambetta, Oriano Tini, Walter Le Moli, Pietro Adrasto Ferraguti, Enver Bardulla, Marco Capra e Enzo Petrolini. Ognuno con aneddoti e testimonianze della vita politica, amministrativa e di vita privata dell'uomo che, è stato da tutti riconosciuto, ha sempre agito strategicamente, con elevate doti manageriali, intelligente, colto ed elegante e con una spiccata capacità di persuasione. Come quella volta che si dovette sgomberare il campo nomadi di Marano, "le ruspe, ha raccontato Oriano Tini , ex dirigente comunale, entrarono solo per la costruzione della cassa di espansione" della cui utilità ci si è definitivamente accorti solo pochi mesi fa.

Gruppo amici scrittore

"Non è un convegno politico - sottolinea Panico - ma è un convegno per consegnare alla storia la figura di un amico, la figura di un sindaco, la figura di Elvio che ha speso la sua vita politica per migliorare la qualità di questa città. Questo convegno è per consegnare alla storia un movimento politico, "Civiltà Parmigiana" che ha dato corpo e sostanza alle idee di Elvio Ubaldi. Non è un convegno politico ma per consegnare alla storia la fine di un'epoca. Con oggi si chiude formalmente e definitivamente l'esperienza politica di Civiltà Parmigiana. Naturalmente questo convegno non vuole esse nè esaustivo nè completamente definitivo anzi il primo passo per andare a analizzare la figura di quest'uomo e di quello che ha fatto per la sua città. Altri momenti ci saranno".

Infine, prima di lasciare spazio al giornalista della Gazzetta di Parma Gabriele Balestrazzi al quale è stato demandato il compito di intervistare su quei formidabili anni 1998-2007 gli ex assessori Maria Teresa Guarnieri, Arturo Balestrieri, Daniele Galvani, Roberto Lisi, Stefano Spagnoli, Carmelo Panico ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa nei confronti di quei "Capitani Coraggiosi", estensori del manifesto "Parma io ci sto" che inclusero, "distorcendo la realtà", anche Elvio Ubaldi tra i tre Sindaci che determinarono il declino di Parma.

"Allora mi permetto di fare una critica - conclude Panico - e chiedo dove eravate in tutti questi anni, Capitani coraggiosi. Se volete rappresentare il nuovo fatelo, ma nel rispetto e nel dovere della memoria. Io vi auguro buon lavoro Capitani Coraggiosi ma non è questo il modo di approcciarsi alla realtà".

Famiglia ubaldi

(Foto di Francesca Bocchia)

Si apre uno spiraglio e subito viene richiuso. Sembra proprio che le norme che funzionano non debbano avere vita lunga. L'incremento dell'occupazione non è l'effetto diretto dell'incremento del PIL registrato nel 2015.

di Lamberto Colla Parma, 13 marzo 2016.
Dopo sette anni il tasso di disoccupazione inverte la tendenza. L'anno scorso la stima dei disoccupati è calata "in maniera significativa", di 203mila unità (-6,3%), soprattutto nella seconda metà dell'anno. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è sceso invece al 40,3%, giù di 2,4 punti percentuali, registrando la prima diminuzione annua dal 2007. Per la fascia tra i 25 e i 34 anni il tasso di disoccupazione è al 17,8%, 0,8 punti in meno sul 2014.

A rilevarlo è l'ISTAT spiegando che è la prima diminuzione dopo sette anni e che con un +0,8%, corrispondente a una media di 186.000 unità, il tasso di occupazione è salito al 56,3% corrispondenti a 22.465.000 lavoratori contro una disoccupazione ridotta a 3.033.000 unità.
Vero che ancora il divario tra Nord e Sud rimane elevato e che comunque nel complesso si tratta di piccoli valori ma comunque apprezzabili perché vanno a incidere positivamente sulle famiglie e quindi sul tasso di fiducia e sui consumi domestici.

L'apprezzabilità di questo risultato sta nel fatto che è stato raggiunto proprio nel corso dell'anno in cui, seppure sensibilmente inferiore le stime, anche il PIL dell'Italia si è mosso in zona positiva (+0,8%).
Verrebbe perciò spontaneo accostare la leggera ripresa economica registrata nel 2015 con la crescita dell'occupazione.

Invece così non è.

Infatti a ben osservare la tempistica dei picchi di assunzione questi denotano che siano stati concentrati, almeno in larghissima parte, nell'ultimo bimestre dell'anno (82,2% addirittura in dicembre 2015), ovvero in prossimità della decadenza dei benefici fiscali non riconfermati pienamente con la legge di stabilità approvata lo scorso novembre.
Dal primo gennaio 2016, l'incentivo è infatti stato ridotto al 40% dei contributi a carico del datore, il tetto massimo di sgravio è sceso a 3.250 euro annui (contro gli 8.060€), mentre l'operatività della decontribuzione è stata ridotta a soli 2 anni (invece di tre).

Ecco quindi la corsa all'assunzione a conferma della necessità, da parte delle imprese, di assumere in un quadro organico e stabile i propri lavoratori e collaboratori ma nella chiara e esplicita difficoltà a sostenere un costo del lavoro e delle imposizioni fiscali così alto. Tant'è che, appena uno spiraglio si è prospettato, la finestra si è spalancata.

E per non prendersi una polmonite il Governo ha deciso di richiudere subito la porta.

Avrebbe dovuto essere un segnale forte per convincersi che la strada unica per fare ripartire il paese è quella del taglio delle tasse ma così non è stato.

Purtroppo, ancora una volta, nonostante il chiaro, limpido e forte segnale fatto registrare dalla nostra micro piccola e media industria non è stato sufficiente a fare procrastinare in toto le misure sul lavoro del 2015 e tantomeno a far prendere il coraggio di applicare un taglio significativo alla pressione fiscale diretta e indiretta, magari andando nella direzione della FLAT TAX che in altri Paesi, a partire dalla Russia di Putin, ha così ben funzionato.

Peccato che, le rare volte che c'azzeccano, se ne pentono immediatamente; proprio non vogliono bene ai loro sudditi questi nostro moderni monarchi neo liberisti.

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Il convegno "Elvio Ubaldi una città in testa" organizzato da Civiltà Parmigiana si terrà sabato 12 marzo presso la Camera di Commercio di Parma, ad ingresso libero. Di seguito il programma. 

programma convegno civilta parmigiana

Domenica, 06 Marzo 2016 12:23

Sempre meglio di niente...

Finalmente il dato è ufficiale. L' Italia è in crescita e il PIL del 2015 ha registrato il segno positivo. Un +0,8%, ben al di sotto della media UE (+1,4%), ma pur sempre in crescita. Chi si accontenta gode, recita il detto popolare più diffuso in casi di immobilismo.

di Lamberto Colla Parma, 06 marzo 2016.
Condivido che sia necessario cospargere l'Italia di ottimismo sfruttando ogni occasione positiva e il dato di crescita del Paese non poteva non essere cavalcato. Un dato addirittura migliore delle stime di fine anno quando, passata l'illusione di traguardare una crescita superiore all''1% d'inizio anno, venne stimato un +0,7% .

Quindi ancora meglio.
Un risultato indubbiamente migliore dei governi dei "Professori", tutto "loden" e austerity, che fecero registrare un bel -2,3% e -1, 9% (Monti e Letta rispettivamente).

Certamente la congiuntura sfavorevole ha contribuito, e non poco, sul risultato del PIL. la crisi delle Borse, dei Paesi emergenti, la caduta dei prezzi del petrolio e l'embargo russo sono stati fattori indubbiamente limitanti la crescita complessiva. Ma chi si accontenta gode, è il motto che giustifica i propri insuccessi. Chi si accontenta gode lo dice uno che nella vita ha saputo solo raccogliere ciò che gli è caduto dal cielo, che non si è spinto mai oltre il proprio naso, che non ha realizzato i sui sogni e forse nemmeno ci ha provato. Chi si accontenta gode è la filosofia dei finti soddisfatti, degli infelici camuffati, dei depressi sorridenti e dei falliti pseudo ignari.

Questa è la condizione che, chi sta ai vertici dello Stato e dell'UE, gradirebbe fosse diffusa nei cittadini. E allora forza a spingere sulle illusioni, sulle speranze che "tra breve la crisi passerà e l'Italia è pronta a ripartire".

Balle e fandonie, perché la crisi non può passare in quanto non vi è crisi. Dopo otto anni di guerra finanziaria lo stato di crisi è diventato uno status, è la normalità, e dalle macerie occorre ricostruire ma, prima di tutto, è indispensabile che tutti si faccia un passo indietro.
Invece, il passo indietro viene fatto fare solo alla popolazione più o meno attiva (lavoratori, pensionati e ex risparmiatori), attraverso frequenti ma piccoli salassi, stordita dall'oblio e dalle speranze, incantata dai magici illusionisti al Governo capaci di fare vedere anche quello che non c'é, come ad esempio la riduzione delle tasse.

Il Ministro Padoan, a sottolineatura positiva del dato di crescita, ha esaltato il fatto che la pressione fiscale è scesa al 43,3% del Pil e promette "Nuovi tagli alle tasse se compatibili con i conti". Ecco questa è l'ultima illusione del magico Ministro. In cuor suo, infatti, già sa che verso la fine dell'anno, salvo un vero e proprio miracolo, dovrà dar seguito all'aumento dell'aliquota IVA e inventarsi qualche altra diavoleria per far quadrare i conti.

E non potrà che esser così perché, quello che ben poco è stato sottolineato dai rappresentanti del Governo e dai più autorevoli divulgatori (TV e Giornali), sono due elementi ben poco rassicuranti che hanno accompagnato questo dato di crescita minimalista:
1. il debito pubblico è aumentato di oltre 30 miliardi (33 miliari e 800 milioni). Interessante è leggere chi è stato meno virtuoso e addirittura più spendaccione (L'amministrazione centrale dello Stato!);
2. le entrate tributarie del 2015 sono aumentate del 6,4% a fronte di una crescita del solo 0,8%.

A fine 2014, svelano i dati comunicati da Bankitalia, il debito ammontava a 2.136 miliardi (132,4 per cento del Pil), mentre alla fine di novembre era sopra 2.200 miliardi.
La "ripartizione per sottosettori", sottolinea la nota di Palazzo Koch, vede un comportamento virtuoso delle amministrazioni locali, mentre nel cuore dello Stato cresce l'indebitamento: "Il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 40,5 miliardi, a 2.077,5, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 6,6 miliardi, a 92,3; il debito degli Enti di previdenza si è ridotto di 0,1 miliardi".

Insomma il Governo ancora una volta non si è smentito predicando bene e poi razzolando male. Impone rigore ai cittadini e alle istituzioni a loro più prossime (Comuni), architetta quindi norme in grado di ottenere il risultato che di fatto viene perseguito (aumento delle imposte e riduzione dei servizi) ma quando si tratta di toccare il portafoglio alla "Galassia Romana", dalle indennità dei parlamentari alla spending review il risultato non solo non si consegue al contrario si ottiene un inasprimento dei costi.
Per concludere, lo Stato arraffone è riuscito nella titanica impresa di incrementare di ben il 6,4% le entrate a fronte di un miserrimo +0,8% di PIL.

E' e sarà sempre più difficile, perseverando su questa strada, essere ottimisti di fronte a questi dati ai quali dobbiamo aggiungere i furti bancari perpetrati grazie al Bail-In e alle novità introdotte sui mutui ipotecari: 18 insoluti e la casa passerà di proprietà della banca che potrà venderla a qualsiasi prezzo pur di fare cassa lasciando legalmente i proprietari a ripararsi sotto i ponti.
Ma dove andremo a finire?

Bankitalia-via Nazionale Palazzo Koch-Foto-Lalupa


(Foto di Palazzo Kock: Di Lalupa - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1384251)

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Domenica, 28 Febbraio 2016 12:37

Grecia sottomessa e GB a Statuto Speciale

Le due facce dell'UE: altissima tensione in Grecia con scontri durissimi tra polizia e manifestanti taciuti da tutti i media e trionfalistici toni per l'accordo raggiunto con il Regno Unito.

di Lamberto Colla Parma, 28 febbraio 2016.
C'è da chiedersi dove andrà questa Europa senza idee e senza guida. Senza strategie condivise di lungo periodo ma soltanto in balia dei ragionieri contabili e degli affaristi più cinici e spregiudicati.

L'anarchia regna sovrana nell'UE, barricate ai confini degli Stati membri per impedire i flussi dei migranti erti nonostante le raccomandazioni della Commissione UE, chiusura delle frontiere interne, statuti speciali, paradisi fiscali a cielo aperto da Londra a Lussemburgo, interventi militari compiuti in segretezza, o quasi e spionaggio alle stelle.

La Gran Bretagna che minaccia l'uscita dall'UE e ottiene uno status speciale che garantisce una notevole indipendenza, consapevole che l'uscita sarebbe stato un maggior danno per il regno di Sua Maestà più che per l'Europa, considerato che la Gran Bretagna mai è entrata totalmente nell'UE.

Giustamente David Cameron esce gaudente dalla maratona dei premier e dichiara soddisfatto che "non farà mai parte del super Stato europeo", né mai di "un esercito europeo". E ancora, sostiene che il Regno Unito ha costretto l'Europa a "tagliare la burocrazia", anche se è esattamente uno dei punti del programma di Jean-Claude Juncker. E assicura che Londra ha "riconquistato il controllo" sulle sue frontiere, riuscendo a bloccare gli abusi dei lavoratori europei che "sfruttano il nostro sistema di welfare".

Elegante Cameron, le sue esternazioni somigliano molto a quelle di chi "sputa nel piatto in cui mangia".

Ma mentre si trattava per "accontentare i britannici", quelli che non sono mai entrati nel sistema euro, quelli che viaggiano in auto a sinistra, quelli che non hanno mai accettato il sistema metrico decimale, quelli che hanno inventato i prodotti derivati intossicando la finanza mondiale con la complicità dei loro alleati statunitensi, quelli che comunque ricevono i contributi PAC di cui ha goduto ampiamente anche la loro famosa agricoltrice, Regina Elisabetta (è stata la più grande beneficiaria d'europa dei contributi), quelli che spiano gli alleati con il loro ECHELON per conto degli americani, ebbene mentre si vuole accontentare questi tignosi pseudo alleati, in Grecia si combatte per non morire di fame ma nessuno ne parla. Sottomessi dalla Troika, come molti avrebbero voluto anche per l'Italia, ai Greci non è nemmeno consentito di far conoscere la loro situazione di crisi e il prospettato ulteriore inasprimento della pressione fiscale accompagnato dal taglio delle pensioni voluto, ovviamente, dall'UE.

A ben guardare, pur non obbligati dalla Troika, anche in Italia il Governo Renzi (in clima di continuità con i suoi predecessori Letta e Monti), sta percorrendo i medesimi sentieri; la pressione fiscale è aumentata e le pensioni di reversibilità sono nel mirino del Governo, delle indennità dei Consiglieri Regionali e dei Parlamentari invece è ancora prematuro parlarne.

Però in Italia questi sono argomenti tabù!
Tutti concentrati a sviare l'attenzione su più marginali discussioni che invece riempiono a ogni ora i notiziari di radio, Tv e giornali; tra stepchild adoption e la maratona politica che ha portato alla rivendicazione d'indipendenza del Regno Unito di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, passando magari da qualche rigurgito riferito al Festival di San Remo e qualche indispensabile aggiornamento della crisi tra Belen e Stefano De Martino.

Infine, giusto per non farci mancare nulla e per confermare l'anarchia diffusa nel vecchio continente, corre voce che la Francia abbia mandato truppe speciali a fare operazioni militari segrete in Libia mentre è invece certo che abbia ripristinato le frontiere interne, ma nessuno che protesti in modo palese, anche perché mezza europa l'aveva già fatto prima dei cugini transalpini.

Intanto la non notizia che Berlusconi fu intercettato torna di moda giusto per dare un po' di peperino ai sudditi "italioti" con addirittura la complicità di Obama che finge di cospargersi il capo di ceneri creando, dalla notte alla mattina, una legge di tutela della privacy anche per i cittadini stranieri fingendo di essere estraneo, proprio lui il capo di tutte le forze armate statunitensi, a questa macchinazione.

Ma dove andremo a finire? Dove ci porterà quest'europa inutile e così lontana dall'Europa sognata e progettata nel dopoguerra ma, purtroppo, che ha preso forma e concretezza nel nuovo millennio?

Grecia3 rivolta.

Domenica, 21 Febbraio 2016 12:25

La doccia fredda della Corte dei Conti

Anno bisesto, anno funesto. I nodi stanno venendo al pettine. Dalla Corte dei Conti e dall'OCSE segnali poco incoraggianti per l'Italia e l'Europa. Il tasso di povertà stimato da Actionaid è altamente preoccupante.

di Lamberto Colla Parma, 21 febbraio 2016.
Nemmeno il tempo di "gongolarsi" dei trionfalistici dati resi noti dall'INPS sullo stato occupazionale del 2015 che a raffica, nelle 48 ore successive, la Corte dei Conti e l'OCSE piazzano un "uno due" da tramortire un peso massimo.

Invece niente, il domatore di leoni al Governo italico, non solo non fa una piega, ma si diletta a ammaestrare i suoi "canguri" nel tentativo di fare passare, interamente e senza danni, la proposta DDL della collega Cirinnà riguardo alle unioni civili e la questione controversa della "Stepchild adoption". Una questione sicuramente importante quella dell'utero in affitto che rischia però di fare abortire il Governo e lo stesso partito di maggioranza relativa, dove la componente cattolica si scontra con quella laica e, c'è da augurarselo, con la individuale posizione etica di ciascun deputato.

Così, mentre in Parlamento ci si azzuffa per la "stepchild adoption - utero in affitto" al punto che la Cirinnà ha seriamente minacciato di abbandonare la politica causa il tradimento dei pentastellati, minaccia prontamente ritirate per dovere di responsabilità, passa sotto sordina che l'OCSE ha ridotto la stima di crescita dell'UE di quasi mezzo punto percentuale e ovviamente anche la stima dell'Italia di altrettanto.
Uno 0,4% di PIL che verrà meno e che cagionerà molti dolori agli italiani che pagano le tasse e i consumatori che rilasciano il 22% su quasi ogni prodotto che acquistano e che potrebbe passare entro breve sino al 25,5% nel caso di mancato raggiungimento di determinato equilibrio tra PIL e debito pubblico. Un inasprimento delle aliquote scongiurato negli ultimi due anni in forza di una maggiore flessibilità concessa dall'UE e dai dati di PIL che, matematicamente parlando, avevano temporaneamente disinnescato la bomba.

I primi segnali che il Governo fosse in pre-allarme erano già pervenuti a più riprese negli ultimi giorni, dalla proposta del "taglio delle pensioni di reversibilità" alla proposta della "tassa sull'ascensore". Nessun segnale pervenuto sulla riduzione dei vitalizi dei parlamentari e dell'esercito dei consiglieri regionali o di alienazione degli ENTI Inutili e via dicendo.

Niente di tutto ciò!

E allora ecco che a innescare nuovamente l'ordigno ci ha pensato la Corte dei Conti richiamando pesantemente il Governo reo di non avere realizzato una politica di contenimento delle spese minimamente sufficiente. Il presidente della Corte, in occasione della apertura dell'anno giudiziario, è stato categorico: Squitieri infatti "è dell'avviso che il parziale insuccesso o, comunque, le difficoltà incontrate dagli interventi successivi di revisione della spesa siano anche imputabili a una non ottimale costruzione di basi conoscitive sui contenuti, sui meccanismi regolatori e sui vincoli che caratterizzano le diverse categorie di spesa oggetto dei propositi di taglio".

Una tirata di orecchie non indifferente che spiana definitivamente la strada all'aumento dell'aliquota iva e un ulteriore inasprimento della pressione fiscale.
Nessuno ha voluto metter mano alla "Spending Review" (contenimento delle spese dell'apparato statale) ed oggi la macchina Italia è troppo onerosa, un tenore di vita che il padrone (cittadino) non può più permettersi.

A dare la misura dello stato di decadimento della "proprietà" ci ha pensato, proprio nelle stesse ore dell'OCSE e della Corte dei Conti, l'organizzazione Actionaid, stimando in ben 4 milioni di cittadini ricadenti nella classificazione di "povertà assoluta" e di ben 17 milioni che spingono alla porta della povertà.

L'incremento delle tasse potrà solo alimentare questi due raggruppamenti e sottrarre risorse anche al sistema di volontariato e assistenza così ben diffuso nei cuori degli italiani e ancora di salvezza per molti, immigrati compresi.

Temo che così procedendo, sia a livello internazionale e ancor peggio a livello domestico, il 2016 sarà l'anno della resa dei conti.
Anno bisesto, anno funesto...

PARMAOTTOBRE2015 033-1

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Domenica, 14 Febbraio 2016 12:48

Epidemia Si, Epidemia No. Zika contro meningite

Zika contro meningite. Come l'informazione ha trattato le due notizie. Allarmismo globale quasi terroristico per Zika e una malattia quasi convenzionale e circoscritta (Toscana) per la meningite. Confrontate numeri e intensità giornalistica e giudicate se non c'è il sospetto di manipolazione e circonvenzione (di incapaci o sospettati tali)

di Lamberto Colla Parma, 14 febbraio 2016.
Dove sta la verità?
Allarme mondiale per Zika. Rischio pandemia e l'OMS che consiglia addirittura l'aborto per le signore sud americane. Un'azione preventiva molto forte soprattutto se messa in relazione al fatto che non vi è certezza del rapporto causa effetto; non è accertato scientificamente che il virus incriminato sia responsabile della microencefalia.

Il mondo intero è però pronto a combattere e i migliori istituti di ricerca sono stati chiamati a rapporto per trovare il nuovo vaccino. Una mossa un po' tardiva posto che il virus fu scoperto quasi sessant'anni fa, era il 1947 e isolato due anni dopo.

Per contro, i luminari italiani, rassicurano sul problemino che si è manifestato nella sola regione toscana: nientepopodimeno che la meningite.
Una cosa di cui non v'é di che preoccuparsi, "nessun pericolo di epidemia" esclamano in coro i medici e i rappresentanti delle istituzioni. Nel frattempo però già 300.000 vaccinazioni sono state fatte e l'obiettivo è di obbligare alla vaccinazione un milione di toscani (vaccini gratuiti sino a 45 anni) per un controvalore di 30 milioni di euro.
Ma continuano a rassicurare, in fondo sono deceduti solo, si fa per dire, due persone nel 2016.
Solo nel 2016 nella regione interessata, con una localizzazione individuata soprattutto lungo la valle dell'Arno, i casi di meningite sono stati 12, di cui 10 da meningococco C. Dal 2015, nel complesso, si sono verificati 50 casi e 9 sono state le morti.
Intanto, di recente, tra le persone colpite dal meningoccoco C c'è anche chi ha avuto progressivi miglioramenti, come i ragazzi ricoverati di recente nel Fiorentino, una ventiduenne americana e un ventitreenne di Bagno a Ripoli, che tra l'altro era stato già vaccinato nel 2008.

Lungi quindi dal pensare a qualsiasi rischio di epidemia, dicono le fonti autorevoli di informazione riportando le opinioni di chi se ne intende.

Tornando invece all'allarme mondiale causato da Zika, a tutt'oggi, non si registrano decessi a livello continentale, solo sporadici casi di persone infettate di rientro da paesi sudamericani e solo nove malati in Italia. I primi tre morti sono stati registrati in Brasile pochi giorni fa ai quali si sono aggiunti altrettanti in Venezuela.
Il confronto, al di là dei dei freddi numeri, è inquietante soprattutto se messi in relazione alle dimensioni territoriali che si contrappongono e al battage informatico che sta dietro ai due fenomeni.

Da profano posso considerare che non comprendo la ragione di tanto accanimento terroristico sul virus Zika soprattutto se contrapposto al flebile respiro mediatico riservato al ben più esplosivo rischio meningite, per ora, allocato nella vicina toscana ma che in tempi recenti aveva già colpito in Veneto e in Sicilia.

A chi giova distribuire il terrore sul primo fenomeno, statisticamente irrilevante, e soffocare invece un più chiaro segnale epidemiologico così pericolosamente localizzato?

Vero é che le temperature sono alte, in questo strano inverno, ma la stagione delle zanzare è ancora relativamente lontana e c'è tutto il tempo per avviare una buona prevenzione intervenendo, da subito sulle prime larve (in genere a marzo), inibendo quindi il processo di moltiplicazione della zanzara, il vettore principale del virus Zika.

Informazione manipolata al servizio dei soliti noti.
Cresce perciò il sospetto che l'informazione ufficiale, quella rappresentata dalle reti televisive, istituzionali e commerciali, e i quotidiani a diffusione nazionale, siano sottoposte al controllo diretto o indiretto, dei medesimo burattinai.

Quei pochi che riescono a far muovere volumi finanziari immensi, capaci di mettere in crisi le borse di tutto il mondo. Quei pochi che hanno in mano la stragrande maggioranza dei marchi alimentari, quei pochi che stanno riuscendo nell'obiettivo di annientare le politiche nazionali sostituendo un governo globale costituito dai detentori della finanza. Quei pochi che, con la complicità dei politici arruolati, per mezzo dei trattati internazionali si sostituiscono ai governi nazionali inibendo i loro poteri, ceduti ad agenzie internazionali e finanziarie.

David Rockefeller, nel giugno del 1991, durante l'incontro del gruppo Bilderberg a Baden Baden, pare avesse così sintetizzato l'obiettivo dei potenti della terra: "una sovranità sovranazionale esercitata da una èlite intellettuale e da banchieri mondiali è senza dubbio da preferirsi senza esitazioni alla tradizionale autodeterminazione delle nazioni."

A ben osservare quanto sta accadendo in Europa e nella nostra cara Penisola, sembra confermare il successo di questa loro strategia.
Il loro potere si è così finemente infiltrato nella società civile che ormai è difficile liberarsi da questo "tenero abbraccio mortale".

Marchi alim Oxfame
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Foto di copertina: Comparazione di un cranio normale con uno microcefalico. U.S. Centers for Disease Control and Prevention
Foto interna: infografica Oxfame - concentrazione dei marchi alimentari

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Domenica, 07 Febbraio 2016 12:31

Una cicca frusta!

Sarà la vicinanza dell'Isis sarà il distacco dalla realtà, ma le barbarie a cui assistiamo dovrebbero fare riflettere le persone di buonsenso e soprattutto i politici.

di Lamberto Colla Parma, 7 febbraio 2016. - 

Uno sterminio di madri, mogli e compagne da parte di squilibrati, perché solo così possono essere definiti, che all'apparenza sembrano condurre una vita normale o forse così sono visti dai vicini sempre più distratti dalle faccende altrui per il montare dei propri problemi.
Mogli e figli tutti in balia di uomini che invece di proteggerli si trasformano in carnefici.

La settimana appena trascorsa è stata testimone di tanti, troppi fatti di violenza domestica o all'interno di strutture protette.

Da nord a sud senza distinzione come i tre casi, nell'arco di 24 ore, registrati in settimana. A Brescia Marinella, 55 anni, è stata uccisa a coltellate. Tolta la vita a sua moglie ha chiamato il cognato, gli ha raccontato cosa aveva fatto, si è messo in auto e si è schiantato contro un Tir. È morto sul colpo. Carla invece di anni ne aveva 38 anni e in grembo portava una figlia. Dopo un litigio, sembra per motivi di gelosia, lui ha preso del liquido infiammabile e le ha dato fuoco. È successo a Pozzuoli. Soccorsa da un passante ha partorito la sua bimba, nata prematura. Giulia Pia. Luana aveva 41 anni. Separata, madre di tre figli. Discuteva spesso con il compagno, da cui aveva avuto il terzo figlio, di 4 anni. Lui l'ha strangolata per gelosia. Un recidivo poiché nel 2000 aveva già ucciso un vicino di casa per le presunte avances che rivolgeva alla sua compagna di allora e per il quale era stato condannato a 11 anni di carcere.

Troppi i casi di maestre di scuola e di infanzia che salgono agli onori delle cronache perché insultano, strattonano, e picchiano bambini di pochi anni. Anche troppo frequenti i casi maltrattamenti a persone fragili, come accaduto all'attore Francesco Nuti picchiato dal suo badante, o come quegli anziani, segregati negli ospizi e vittime di violenza, piuttosto di infermieri, che pur di non venire disturbati durante il turno notturno in ospedale somministravano dosi di calmanti, non autorizzati dai medici, anticipando così lla morte ai pazienti in età più avanzata, quelli il cui fisico è ormai incapace di reagire alla violenza dei farmaco.

Barbarie alle quali è difficile abituarsi e per le quali è difficile credere che gli esecutori verranno puniti con le adeguate pene. Il caso di Luana ne è la dimostrazione più recente e drammatica.

Una società sempre meno civile e sempre più appare come un agglomerato di persone la cui troppo stretta vicinanza scatena reazioni furiose sempre più diffuse e spesso incomprensibili. Società dove a scuola si impara a fare il capobranco e dove le goliardate di un tempo si sono trasformate in bullismo violento.

Una società che punisce il cittadino reo di inquinare il mondo con il mozzicone di sigaretta gettato a terra con ben 600€ di multa e non riesce a difendere i più deboli e a punire con fermezza chi si è macchiato di feroci, quanto gratuiti, omicidi.

Già perché ai casi di quegli assassini "familiari" si devono aggiungere le vittime della strada per colpa di ubriachi alla guida di auto o di microcar, come il caso dell'immigrato rumeno che ad Arezzo, pochi giorni fa, ha investito, uccidendole, madre e figlia sul marciapiede. All'alcol test risultavano valori 4 volte superiori superiori al consentito. Ben più di una o due birre.

L'alcol è un vero e proprio killer e in europa sono ben 7.000 le vittime di incidenti stradali dovuti all'ebbrezza dei conducenti.

Una società allo sfascio dove le regole vengono applicate, con rigore, a chi ha sempre vissuto nella normalità, rispettando legge, norme e soffrendo per ottenere anche diritti reali, mentre rimane a osservare testimone di reati impuniti una sempre maggiore mole di persone.

Ma attenzione che i furbetti chiamano furbetti e i civili possono trasformarsi in incivili applicando il diritto alla sopravvivenza e allora il caos e l'anarchia diffusa e generalizzata non potrà che innescare micro o grandi rivoluzioni.

E' sul Lavoro e sul rispetto delle norme che il Governo deve dare una reale e rigida svolta.
Accantonare per un attimo le tendenze "green" per illuminare le tante zone "black" della nostra vita sociale. Dare maggiore respiro alle micro e piccole imprese, quelle che potranno quindi assorbire nuove unità lavorative, e punire le grandi imprese che tra distrazioni fiscali e irregolarità ambientali non hanno da imparare nulla da nessuno.

Forse il Governo dovrebbe pensare a rieducare il sistema scolastico che torni a essere, da nord a sud, il terreno di coltivazione delle future generazioni e non solo una sorta di depositi familiari per figli di genitori indaffarati a tirare la carretta che quando tornano a casa sono così stremati da non avere più neanche la forza di fare un carezza ai figli.

Invece sono settimane che in parlamento si discute di famiglia e soprattutto lo scontro si fa duro sullo "Stepchild adoption".
E cosa sarebbe? Perché non descriverlo in italiano comprensibile? Nientemeno che la possibilità da parte di una coppia gay di adottare il figlio di uno dei due componenti il nuovo nucleo familiare. Un problema sociale sicuramente importante per la comunità omosessuale ma che non può che essere limitato a rarissimi casi. Quando uno dei due è vedovo ad esempio o mamma nubile, perché diversamente l'adozione del figlio sarebbe impossibile per l'esistenza in vita dell'altro genitore, etero o omosessuale che sia.

E così dibattiti parlamentari, manifestazioni in piazza per che cosa? solo pochi casi o forse perché dietro al passaggio di questa norma ci starebbe la apertura legale all'utero in affitto?

Non sarebbe più onesto e civile allentare i cordoni dell'adozione? Sia in termini di costi, sia nella rosa dei destinatari dell'affidamento, comprendendo quindi anche i single e le coppie omosessuali, sempre che rispettino i requisiti di onorabilità richiesti?

Invece a quanto parrebbe la lobby "Omo" preferirebbe accudire al figlio venuto al mondo per via naturale da una donna, ops scusate, meglio dire femmina "covatrice" inseminata da uno dei due piccioncini amorosi.

Intanto i piccini adottabili crescono negli orfanotrofi e svanisce pian piano la possibilità di essere attrattivi per l'adozione. Crescono in una struttura dove l'amore è distribuito su tanti e non abbastanza per ciascuno, col rischio di crescere infelici e anaffettivi.

E dove non c'è amore non c'è società civile e tolleranza. La nostra si sta così trasformando.

Una civiltà in cui una cicca vale più di una vita umana non potrà avere un orizzonte lontano.

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Domenica, 31 Gennaio 2016 11:47

Strategia del terrore. Allarme Zika?

Ma è vera emergenza? Quattro casi in Italia e nessun decesso. Rischio bassissimo e titoloni da pandemia. La scienza della disinformazione; dall'ABI a Zika. Meno scalpore ha suscitato invece la propaganda ABI a favore del Bail - In, in perfetto stile crozziano , "Inc.Cool.8".

di Lamberto Colla Parma, 31 gennaio 2016.
Non c'è pace. Sconfitta Ebola, o almeno così parrebbe posto che nessun organo più ne parla, rientrato l'allarme estivo connesso al west nile virus, dal Brasile ecco arrivare Zika, il nuovo allarme sanitario mondiale.
In pochi giorni prende possesso di tutte le prime pagine, addirittura Putin e Obama si troverebbero d'accordo, almeno per scatenare una competizione farmaceutica per la ricerca di un vaccino.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso il suo Direttore Margaret Chan, conferma che il virus sta diffondendo a vista d'occhio nel continente americano e per il momento risulterebbero indenni solo Cile e Canada.

Ma qualcosa non torna.
Premesso che sia indispensabile monitorare la diffusione della malattia e attivare le barriere sanitarie e comportamentali (le medesime che il Ministero della Salute aveva approvato e diffuso per la Zanzara Tigre) analizzando le informazioni relative alla malattia, alla sua diffusione, alla sua conoscenza e al luogo di diffusione è difficile trovare coerenza tra la pericolosità della stessa e l'allarmismo mediatico che l'accompagna.

Primo. la malattia è nota dal 1947 e il virus è stato isolato già nel 1949 e mai nessuno ha pensato di creare un vaccino. La malattia nel 25% dei casi è asintomatica.
Secondo. Non è ancora scientificamente accertata la correlazione tra la causa e l'effetto "microcefalia infantile". Tanto è che tutte le testate utilizzano il condizionale come ad esempio il Giornale.it "presumibilmente legati proprio alla puntura di zanzara sulle donne in gravidanza".
Terzo. I casi in Italia sembrano essere solo 4 e la trasmissione della malattia avverrebbe solo attraverso il vettore: la Zanzara, Tigre e la Aedes.
Quarto. Il focolaio è in Brasile, il luogo a più alto tasso di farmacie al mondo. "A Caruaru sono oltre 400, il che significa, con circa 300mila abitanti, una farmacia ogni 700. Tanto per avere un'idea a Roma sono 720, una ogni 4.000 abitanti" (Mauro Villone - IlFattoquotidiano.it).
Quinto. I rischi in Italia sono bassissimi perché, come è logico e per conferma del noto virologo prof. Fabrizio Pregliasco, "Sono bassi. Quasi nulli visto che siamo nel periodo invernale e non ci sono zanzare. Se ci saranno dei casi si farà un'operazione per tamponare la situazione . È bene sottolineare che non ci sono ad oggi casi di decesso."
Sesto. Perché generare tanto allarme, invece di procedere con una più corretta e equilibrata campagna di informazione e prevenzione?
Non è che per caso sia una forzatura mediatica per giustificare, complice l'emergenza, il finanziamento, diretto o indiretto, delle già potenti e ricche compagnie farmaceutiche?

Il Potere della disinformazione!
Ormai l'informazione di Stato non ha più mezze misure. Terrorizza o anestetizza in ragione di obiettivi di parte. Il secondo fine dell'informazione è ormai una costanza.
Basti osservare come è stata divulgata la notizia della Zika con titoloni da rabbrividire tipo:
Virus Zika «esplosivo», potrebbe contagiare 3-4 milioni di persone (Corriere della Sera)
Virus Zika, l'Oms convoca comitato di emergenza (La Stampa)
Zika, Oms: "Allarme estremamente alto, virus si sta diffondendo" (TGCOM)

Al contrario il Bail-in, che già tante vittime ha mietuto con il fallimento delle prime 4 banche, è stato trattato con la tecnica della rassicurazione massima "per non creare inutili allarmismi", e l'ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha pubblicato un vademecum divulgativo dal titolo impertinente "In altre parole Tu e il Bail-in".
Una vera e propria presa per i fondelli in stile crozziano "Inc.Cool.8".

Difficile difendersi da questo assalto disinformativo proveniente da ogni dove e, prima o poi, a forza gridare "al lupo, al lupo" si finirà come nella nota fiaba.
Non sarebbe giunta l'ora di ribellarsi?

 

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Le linee guida approvate dal Ministero del Salute per difendersi dalla zanzara tigre.
1. Verificare che le grondaie siano pulite e non ostruite
2. Coprire le cisterne e tutti i contenitori dove si raccoglie l'acqua piovana con coperchi ermetici, teli o zanzariere ben tese
3. Trattare regolarmente i tombini e le zone di scolo e ristagno con prodotti larvicidi
4. Eliminare i sottovasi e, ove non sia possibile, evitare il ristagno d'acqua al loro interno
5. Non lasciare che l'acqua ristagni sui teli utilizzati per coprire cumuli di materiali e legna
6. Non lasciare gli annaffiatoi e i secchi con l'apertura rivolta verso l'alto
7. Non lasciare le piscine gonfiabili e altri giochi pieni d'acqua per più giorni
8. Non accumulare copertoni e altri contenitori che possono raccogliere anche piccole quantità d'acqua stagnante
9. Tenere pulite fontane e vasche ornamentali, eventualmente introducendo pesci rossi che sono predatori delle larve di Zanzara Tigre.

Domenica, 24 Gennaio 2016 11:54

Risparmio privato sotto attacco.

Accerchiati i conti bancari. Un'operazione a tenaglia operata da Stato, UE, banche e le potenti lobby dei petrolieri e dei finanzieri, sta per portare l'assalto finale ai risparmi degli italiani, rei di avere lavorato e sudato da generazioni.

di Lamberto Colla Parma, 24 gennaio 2016.
Tra gli stereotipi assegnati all'italia, oltre a spaghetti, pizza, mandolino e mafia, c'è anche il risparmio.

Già perché l'italiano vero è quello che lavora con tenacia per mettere al riparo il futuro della famiglia. Quello stesso che, pur di non essere di peso ai figli, paga in anticipo il proprio funerale dopo avere costruito una solida casa, messo da parte qualche decina di migliaia di euro per sostenere le cure e i servizi alla persona - leggi badante - necessari dal giorno in cui non potrà essere più autosufficiente.

Una propensione al risparmio mai venuta meno nemmeno in questo lunghissimo periodo di crisi tant'è che, a ogni momento di ripresa economica, non si è avuto alcun incremento dei consumi bensì dei risparmi.

Ed è proprio lì, nelle banche, che sta la vera ricchezza dell'Italia. Lì stanno le garanzie di solidità del Bel Paese e lì gli spregiudicati avvoltoi della politica transnazionale, apolidi e cinici mercenari al soldo della finanza internazionale, vogliono mettere le mani e saccheggiare, a suon di piccoli e sempre più frequenti salassi, i conti correnti dei cittadini, degli artigiani, degli operai e dei commercianti, figli, nipoti e ora pronipoti di quelli che con sudore, fatica e sofferenza hanno costruito l'Italia e la democrazia nel dopoguerra. Quelli stessi che, seppure stremati dalle lunghe giornate di lavoro, sotto il sole torrido o brinati dall'inverno continentale, e alla notte ancora avevano gli incubi dei bombardamenti e delle sirene d'allarme che avvisavano dell'arrivo di "Pippo", il terrore notturno che impediva di tenere accesa anche una sola candela per timore di diventare il bersaglio dei suoi colpi.

Una vita di sacrifici, un esempio per i figli ai quali hanno cercato di insegnare altrettanta onesta sofferenza.

Ed oggi a costoro che si fidarono ciecamente delle banche nelle quali avevano consegnato in custodia i loro piccoli e comunque enormi patrimoni, come se fosse la cosa più normale del mondo, viene detto che non hanno più nulla, che le loro obbligazioni sono o presto spariranno perché non garantite mentre sarà garantito il deposito sino a 100.000 €, almeno per il momento.

Una volta la banca era amica, il funzionario, anch'egli compaesano, ti garantiva il deposito, consentiva di avere qualche frutto e soprattutto dava la tranquillità di mantenimento del capitale, alias risparmio, al sicuro dai ladri.

Oggi i ladri stanno proprio nei depositi. I soldi non sono più di proprietà del risparmiatore, ma del custode il quale, per concedere il prelevamento di qualche migliaia di euro, ti sottopone a interrogatori quasi di garanzia, ti perquisisce e ti denuncia all'autorità competente come se fossi un ladro.

Un po' come se i domestici o le colf, un bel giorno, decidessero di lasciare fuori di casa i padroni stessi.

Un'assurdità che non sta nè in cielo nè in terra anche perché, comunque, i nostri bancari non stanno facendo gli interessi del Paese e stanno, peraltro, utilizzando i "risparmi" degli italiani per altri fini.

Loro, le banche, invece i nostri soldi li possono usare per azzardare investimenti e per pagare iper-profumatamente i loro dirigenti o manager anche in caso di errore e di Crack addirittura.

Quegli stessi manager che avevano consigliato di spostare i risparmi dai sicuri conti correnti verso le obbligazioni bancarie che avrebbero garantito un maggior tasso a parità di sicurezza e poi di convertire quei risparmi in altre obbligazioni (subordinate) di altrettanta sicurezza ma con qualche decimo di percentuale maggiore, "visto che i BOT stanno calando e gli interessi sui conti crollano, con queste obbligazioni potrà recuperare un po'", dicevano i bancari, poi spariti dal territorio, promossi in altre agenzie.

Quello che le crisi speculative non sono riuscite a fare compiutamente lo farà il "Bail-in" (non "belin" mi raccomando!). Le banche falliranno, le obbligazioni spariranno, le banche risorgeranno con la desinenza "nuova" e il ciclo ricomincia. I lavoratori, degli istituti di credito, hanno il lavoro salvo e i risparmiatori dovranno farsi su le maniche e ricominciare mentre i più anziani morire di stenti o suicidarsi.

Lavoro risparmio, petrolio e imposte
Se qualcuno fosse sopravvissuto a questa prima trance di crisi bancaria, non pensi di scampare al salasso. Dalle imposte dirette e soprattutto indirette il proprio contributo alla causa degli avvoltoi mercenari lo darà e anche profumatamente.

Dalle imposte che continuano a crescere, nonostante le promesse, e sempre più saliranno per effetto dell'impegno sottoscritto dal Governo con la Commissione Europea di portare l'aliquota l'iva al 25,5%, sino al costo dei carburanti che, nonostante il crollo del prezzo del petrolio (sotto i 27$/barile contro i 104 del 2014), il prezzo alla pompa non decresce con la medesima e rapida coerenza. A causa delle Accise (costo fisso di circa 0,6€) e dell'iva (costo variabile del 22%) calcolata, spregiudicatamente e incostituzionalmente, anche sulla quota impositiva (accise), che rappresentano introiti sicuri per lo Stato che, complici i trasformatori, riescono a mantenere alti i prezzi con gran beneficio per entrambi: gli industriali che acquistano a pochissimo la materia prima e lo Stato che si porta a casa un consistente gettito fiscale.

Quasi patetica la difesa esposta su il Sole 24 Ore del 19 gennaio - autorevole testata giornalistica ma pur sempre si emanazione confindustriale - dove si evidenziava che "Esistono quindi costi industriali che sono comprimibili fino a un certo punto, e che verosimilmente non sono diminuiti in questi ultimi mesi. Ma non basta: a questi vanno aggiunti costi per la ricerca, l'operatività, l'estrazione, la distribuzione (alla rete va circa il 7% del prezzo finale) e anche le tasse e i margini di profitto che le compagnie vogliono mantenere" e per dare maggiore forza all'ipotesi riportava la testimonianza di Stefano Giudici, Digital Marketing Manager di MoneyFarm.com, il quale ribadiva che "Al contrario di quanto molti pensano questi ultimi non influiscono troppo sui costi data la forte competizione sul prezzo. Essi servono però a coprire i costi di gestione e di marketing, perché sebbene il petrolio sia un bene praticamente di prima necessità, al momento la produzione supera la domanda e quindi le case petrolifere devono combattere per accaparrarsi fette di mercato" .

Se questo fosse completamente vero non si comprende come mai al rialzarsi del prezzo del petrolio, all'istante vengono aggiornati i listini alla distribuzione. Il contrario invece è, quando accade nelle corrette proporzioni, comunque costantemente posticipato.
Insomma, benzina e gasolio sono un grande affare per la lobby dei petrolieri e per lo Stato.

Il mercoledi nero per tanti e il giovedi rosa per pochi
Se qualche risparmio ancora si fosse salvato dall'aggressività dello Stato, delle banche e dei petrolieri ci pensa la Borsa a alleggerire i capitali dei risparmiatori sudditi per arricchire i già straricchi perseguendo un processo di concentrazione della ricchezza su un numero sempre più ristretto di soggetti come ha ben evidenziato la ricerca Oxfam resa nota solo poche ore fa (si veda grafico in galleria immagini).

Una settimana, quella appena conclusa, di passione per le borse, italiana compresa. Bruciati miliardi di euro, dicono, ma di fatto si sono trasferiti dalle tasche di tanti a quelle di pochi.

Prendiamo l'esempio di MPS, giovedi ha recuperato il 43% in una seduta, quella seguente il crollo del 20%. Immagino la gioia degli azionisti risparmiatori che hanno visto il loro titolo recuperare la consistente perdita dei giorni precedenti che, nel complesso aveva però ceduto oltre il 40% del valore. Ebbene costoro saranno soddisfatti per avere perduto meno anche se, a conti fatti, hanno recuperato solo la metà della perdita. Chi invece potrà gioire sono gli operatori che quel 43% lo incasseranno tutto come profitto essendo intervenuti a fare acquisti quando il titolo era crollato.
Ai comuni mortali il godimento di avere perso circa il 25% del patrimonio in MPS agli altri il sommo piacere di avere guadagnato quasi il 50% del capitale investito che, molto probabilmente, era nella loro disponibilità ma non proprietà.

Per rendere ancora più efficace il concetto poniamo il caso che un risparmiatore avesse investito 100.000€ in azioni MPS. Mercoledi avrebbe avuto un controvalore di 60.000€ (-40%) e giovedi, grazie al recupero del 43% un controvalore di 85.800€ perdendo nel complesso "solo" -14.200€. L'investitore professionale invece, giocando con la "borsa altrui", nella sola giornata di giovedi, "puntando" 100.000€, avrebbe realizzato 143.000€ nella vendita successiva con un risultato tutto per lui di +43.000€. Niente male vero?

E' così che anche la Borsa ha dato il suo contributo a che i risparmi passassero di mano.
Quello che è stato un mercoledi nero per tantissimi risparmiatori è diventato un giovedi di festa per pochi.

Dal lavoratore allo scialacquatore.
Attenzione che non prosciugheranno totalmente i conti e neanche tanto rapidamente perché, alla fine, qualcuno che lavori e risparmi occorre a questo mondo, affinché i pochi altri privilegiati possano accumulare patrimoni senza colpo ferire.

Tanto senza le banche non è più possibile operare e ogni operazione, anche in bank-link, è profumatamente remunerata (1,45€ per bonifico on line vi sembra equo?)... Ma questa è un'altra storia che racconteremo tra qualche giorno.
Buon lavoro a tutti!

Sono dieci i tedeschi rimasti vittima dell'attacco terroristico di Istanbul. In meno di 15 giorni la Germania subisce il secondo sfregio da parte musulmana. Una mini Shengen per reazione porterà l'Europa verso la sua distruzione.

di Lamberto Colla Parma, 17 gennaio 2016.
A questo punto è lecito porsi la domanda se tutto ciò sia avvenuto casualmente o piuttosto seguendo una ben precisa scenografia scritta da non si sa bene quale malefica mano, forse da una Spectre (SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion) stanca di essere un'organizzazione relegata alla sola finzione cinematografica, nata dalla fantasia di Ian Lancaster Fleming, scrittore e ex ufficiale della Royal Navy nella seconda Guerra Mondiale, decide di materializzarsi generando il caos in europa per indebolirla, quindi conquistarla.

I sospetti cominciano a affiorare quando, a partire dai fatti di Capodanno, dopo il coinvolgimento emotivo iniziale, si comincia a schiarire il quadro e più si schiarisce e più resta nebuloso. Dal comportamento della polizia tedesca che sembra non essere stata tempestiva e soprattutto che avesse lasciato sguarnito un potenziale obiettivo sensibile come la stazione ferroviaria di Colonia e poi che volesse tacere la realtà avendone dato le prime informazioni solo 48 ore più tardi della più famosa "Gang Bang" di capodanno.

Con tutti i difetti che potrei riconoscere ai tedeschi non posso certamente pensare che la sicurezza possa minimamente essere stata presa sottogamba dalle forze di polizia. Piuttosto sarebbe più plausibile un atteggiamento di prudenza nel trasmettere l'informazione temendo una reazione incontrollabile da parte frange estremiste o di movimenti xenofobi.

Tant'è che, nonostante le sollecitazioni e gli inviti e le sollecitazioni del ministro della Giustizia tedesco, Heiko Maas, a non strumentalizzare quanto accaduto la notte di Capodanno a Colonia, "non possiamo lasciare campo libero a incendiari estremisti", un gruppo di hooligan, rocker e buttafuori avrebbe lanciato una "caccia all'uomo nel centro storico di Colonia", come reazione alle violenze subite dalle donne la notte di Capodanno. L'iniziativa, di cui riferisce il Koelner Express, sarebbe nata su Facebook.
Fortunatamente tutto si è limitato a qualche sporadico episodio ancora sotto indagine da parte della polizia tedesca.

Ma ecco che, con precisa e solerte tempestività, a riaccendere gli animi teutonici ci ha pensato l'attacco terroristico di Istanbul che, guarda caso, ha visti coinvolti, per la maggior parte, dei turisti tedeschi, dieci per l'appunto.

L'attacco all'europa unita è partito già da tempo e oggi l'obiettivo primario è la Germania, colpita prima con lo scandalo "Diesel Gate" e ora sulla politica immigratoria lanciando la campagna degli stupri di massa di e la strage di tedeschi a Istanbul.

E la reazione tedesca non potrà che essere di chiusura e già si parla di istituire una Mini-Shengen con Francia, Austria, Belgio, Lussemburgo e Olanda. Un altro passo, questa volta non tanto piccolo e insignificante, verso la "Disunione" che, dalla introduzione della moneta unica, non è riuscita a creare le condizioni per realizzare uno Stato Federale come si deve.

Berlino, colpita dal problema della immigrazione, se la prende con Italia e Grecia per non avere protetto i confini, accusando i due Paesi di non avere fatto gli Hot Spot e di avere chiuso da tempo un occhio sia sugli ingressi sia sulle registrazioni delle impronte digitali. Adesso che il problema ha raggiunto il cuore dell'Europa, Merkel & Co., anziché recitare il "mea culpa" per non avere accolto le istanze e le richieste d'aiuto del sud europa per arginare il flusso migratorio e fermare il massacro di clandestini nel mediterraneo, rilanciano le responsabilità ai mittenti minacciando di alzare altre barriere, forse con l'intenzione premeditata di fare saltare l'EURO, quindi l'Unione Europea, come già nel 2014 avevo, non soltanto provocatoriamente, anticipato.

L'europa è ora troppo vulnerabile e le barriere tra i popoli stanno riemergendo. E' un attimo che ai tradizionali muri di calcestruzzo e filo spinato si ergano i ben più invalicabili muri nazionalistici se non addirittura di matrice xenofoba.

No, un arretramento culturale e di civiltà che non ci possiamo permettere e che deve essere combattuto con la cultura e l'intelligenza.

Sarebbe auspicabile perciò che i movimenti culturali di tutti i Paesi UE e di qualsiasi matrice politica (la Cultura con la "C" maiuscola NON è solo della sinistra come continuano a ricordarci) accendessero molti fari sul problema e, tutti insieme, esponessero un manifesto sulla "Libertà" , libertà individuale e libertà sociale.

Se l'europa continua a rimane in mano ai soli politici, agli "UEmanoidi", avremo ancora ben poca strada da percorrere uniti e il rischio di nuovi e violenti conflitti aumenterà con l'aumentare delle provocazioni di "Numero Uno" che, come ha dimostrato, conosce perfettamente quali corde fare suonare in ogni Paese.

L'ipotesi complottista, connessa alla teoria della cospirazione internazionale, è affascinante e purtroppo anche sempre più probabile.

Alla fine è accaduto quello che molti invocavano: l'annullamento del risultato elettorale degli organi della Bonifica. Verso il commissariamento o la proroga del vecchi consiglio sino a nuove elezioni, del Consorzio della Bonifica dell'Emilia Centrale.

di Virgilio - Reggio Emilia 13 gennaio 2016 -
Già ancor prima dell'apertura dei seggi c'era chi invocava il commissariamento, come ad esempio il consigliere Foti (FDI) per "Assenza delle elementari regole di trasparenza prima delle elezioni dei cda, la Regioni nomini un commissario per rinviare il voto" o il piacentino Masimo Polledri (Lega Nord) che a seguito dell'esclusione della lista "Equità per tutti" così commentava il 7 di dicembre scorso "Forse non si voleva avere controllo o rendere conto da vicino di scelte ed impegni - ipotizza Polledri - ed allora bene farebbe al regione a nominare un Commissario per rinviare le elezioni e consentire di riaprire le iscrizioni."

Il caso alla fine si è sollevato a Reggio Emilia dove la lista di Ugo Franceschini, sostenuta da Coldiretti e LAPAM, si era imposta per soli 191 voti sulla concorrente della candidata Roberta Rivi (sostenuta da Cia e Confagricoltura). Uno scarto troppo piccolo a fronte delle 351 schede risultate irregolari.

Sul da farsi decideranno il presidente della Regione Bonaccini e l'assessore all'agricoltura Caselli se nominare un commissario o se prorogare il vecchio consiglio fino alle nuove elezioni.

Ed ora il M5S ha presentato, alla presidente dell'Assemblea Legislativa Simonetta Saliera, una richiesta di Commissione speciale di inchiesta sulle elezioni che si sono svolte a dicembre. "Questo annullamento non ci sorprende di certo visto che abbiamo da tempo ormai denunciato l'andamento quantomeno imbarazzante delle elezioni dei Consorzi di bonifica – spiegano Andrea Bertani e Gianluca Sassi, i consiglieri regionali del M5S che hanno richiesto l'istituzione della Commissione speciale di inchiesta – Ci sono state delle criticità e irregolarità diffuse che hanno riguardato tutte le fasi di questa elezione: dalla presentazione delle liste alla loro ammissione al voto, passando per la comunicazione sostanzialmente nulla agli aventi diritto e alle modalità del voto stesso. Crediamo che ci sia materiale sufficiente per spingere l'Assemblea a fare luce su queste diffuse irregolarità, visto che l'andamento del voto nel Consorzio dell'Emilia Centrale è comune a quello degli altri sette consorzi dell'Emilia-Romagna. La Regione non può continuare a chiudere gli occhi".

Domenica, 10 Gennaio 2016 12:26

2016, primi segnali ben poco incoraggianti

Se il buon giorno si vede dal mattino, il 2016 non si presenta certamente con l'oro in bocca. Dieci giorni di furore per ricordarci di tutti i problemi irrisolti sul nostro pianeta. Manca all'appello il solo problema Russo-Ucraino.

di Lamberto Colla Parma, 10 gennaio 2016.
Dagli stupri di massa di Colonia, Zurigo, Amburgo, Helsinky e Dusseldorf al crollo delle borse mondiali , alle scornate diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita in un contesto tutto arabo e già sufficientemente infiammato, per finire con le prove di guerra nucleare della Corea del Nord.

Ce ne sarebbe abbastanza per dare credito alle molteplici profezie catastrofiste che vedrebbero l'implosione dell'occidente o dell'intero pianeta entro la fine dell'anno. La profezia dei Maya sulla fine del 2012 sarebbe state quindi solo procrastinata al 2016. Confidiamo che sia più plausibile la profezia della Nostradamus dei Balcani, quella Baba Vanga che aveva previsto lo tsunami asiatico, l'11 settembre e la "primavera "araba" ad esempio, che prevederebbe la conquista dell'Europa da parte musulmana nel 2043 (la lista completa delle previsioni sono state proposte da News.com.au).

Ma senza doverci addentrare nei misteri dell'occulto e della veggenza e restringendo il campo ai soli 4 concreti episodi che hanno marcato la prima decina del nuovo anno per rabbrividire.

Capodanno di stupri e violenze in nord europa. Colonia è stata solo la prima a emergere ma analoghi episodi condotti da analoghi soggetti sono accaduti a Dusseldorf, Zurigo, Helsinky e Amburgo.
Non un gruppo di ubriaconi molesti di capodanno ma una vera e propria azione di terrore diffuso nelle capitali dell'accoglienza e, quello che fa tremare, portate a termine prevalentemente da soggetti integrati, non immigrati dell'ultima ora bensì nati in continente.

Se le diversi azioni non sono state concordate e concertate seguendo un copione terroristico allora c'è da temere che una ventata di "orgoglio musulmano", incontrollabile e imprevedibile, possa esplodere dall'interno dell'europa stessa, una rivolta che sorge da una parte di concittadini emarginati che, sull'onda della propaganda islamista (ISIS) insorgono qua e là, come fa l'acqua che, dalla violenza delle precipitazioni, allaga case strade emergendo con violenza facendo saltare i tombini come fossero tappi di champagne sotto la pressione idrica.
Questo è lo scenario che più spaventa. La rivolta dei "branchi", anonimi, isolati, spontanei e diffusi.

Dal lato finanziario il 4 gennaio e poi il 7 saranno ricordati per molto tempo. Le borse di tutto il mondo hanno collassato alla riapertura del nuovo anno. New York ha segnato la peggiore apertura dal 1932. Shanghay il 7 gennaio venne chiusa dopo meno di un ora dall'apertura per eccesso al ribasso -7,3%, segno che i 20 miliardi immessi dal Governo di Pechino solo 2 giorni prima non sono riusciti minimamente a interrompere l'ondata di vendite. Ci mancava poi il test nucleare (dichiarato test all'idrogeno mentre gli osservatori dicono solo nucleare potenziato) o presunto tale della Corea del Nord per portare altro scompiglio nelle borse asiatiche e, a cascata, in quelle occidentali con Francoforte (la Germania è molto connessa con l'economia cinese) a registrare le peggiori performance.
Soros, il guru mondiale della finanza, avverte che la crisi che sta emergendo sarà pari se non superiore a quella del 2008. E se lo dice lui c'é da crederci che da ogni crisi è uscito scalando le classifiche dei Paperoni terrestri.

Intanto in Italia si continua a far credere nella crescita che non c'è, nelle tasse che si riducono mentre, conti alla mano, crescono di 551€ a famiglia stando alle analisi del Codacons.

La ripresa, questa sconosciuta, se in parte ci sarà avverrà solo attraverso le imprese capitalizzate mentre saranno ancora mortificate le micro, piccole medie imprese che, sempre più asfissiate dalla burocrazia e dalla difficoltà di accesso al credito, non riescono a cavalcare i tenui segnali di fiducia sottraendosi perciò dalla contribuzione allo siluppo economico del Paese.

CCIAA tab3

Ma se a questo tessuto imprenditoriale diffuso, vivace e coraggioso non arriveranno le risorse e gli strumenti per un adeguato rilancio l'Italia intera ne subirà le conseguenze, essendo proprio questo il background che ha creato il miracolo economico italiano del passato e che sulla base delle sue riserve sta consentendo all'Italia di galleggiare nel tormentato mare della globalizzazione ipercompetitiva.

I dati diffusi da Unioncamere dell'Emilia Romagna, relativamente al terzo trimestre 2015, confermano questa situazione e la tabella allegata è una straordinaria fotografa degli ultimi anni. "Le attese di un miglioramento delle vendite - recita il report di Unioncamere - nel quarto trimestre sono diffuse in ogni classe dimensionale, ma le piccole imprese appaiono molto più incerte, mentre le valutazioni positive sono più diffuse tra quelle medie e sono decisamente prevalenti tra le strutture maggiori."

Infine, ma non da ultimo, nel complesso panorama politico internazionale, all'infuocato conflitto tra islamismo e mondo cristiano irrompe la crisi tra i due stati portabandiera della più ampia spaccatura islamica, Iran e Arabia Saudita, Sunnita la prima e Sciita la seconda che sono venute ai ferri corti col rischio di fare ancor più prendere forza al terzo incomodo, la frangia estremista Salfita e Whabita, radicata all'interno del mondo Sciita.
Una corrente che basa i fondamenti sui tre pilastri della predicazione di Wahhab, «un re, un'autorità, una moschea».

Tipica della predicazione di Wahhab è l'ostilità alle «deviazioni» dottrinarie quali il culto dei santi, delle tombe e dei santuari, considerate innovazioni impure e idolatria, che vanno risolte cancellandone ogni traccia. Per Wahhab tutti i musulmani devono giurare lealtà a un solo capo (il Califfo, nel caso che ci sia) e quelli che non lo fanno dovrebbero essere uccisi, le loro mogli e figlie violentate e i loro averi confiscati. Una minoranza (gli Sciiti sono circa il 15% del mondo islamico) che però sta trovando adepti in ogni dove da arruolare alle milizie del "Califfato dell'ISIS" che sta mettendo a ferro e fuoco la Siria, l'Iraq, la Libia, la Nigeria con l'obiettivo di riprendere i territori che furono degli antichi califfati.

E per non disperdere dalla memoria che anche in Asia qualche problema esiste, a rammentarlo al mondo intero ci ha pensato il 33enne (compiuti l'8 gennaio) dittatore Nord Coreano Kim Jong Un che ha voluto festeggiare il compleanno, con i Botti all'Idrogeno. Un test nucleare che non può non allarmare.

In questi primi 10 giorni, il 2016, ha voluto mettere in agenda tutti i maggiori problemi irrisolti degli ultimi decenni, ambientali compresi, colpendo con violenza la Scozia e l'Inghilterra solo qualche giorno prima del capodanno, forse per ricordare ai padroni del mondo che così non si può andare avanti.

L'agenda 2016 perciò è già piena, occupata da emergenze che, purtroppo, hanno tutte la medesima priorità. Buon Anno!

L'inquinamento atmosferico si combatterà con i semafori intelligenti (almeno loro) e abbattendo i limiti di 20 km orari in città. In conclusione non si avrà nessun miglioramento ma solo un aggravamento dei disagi.

di Lamberto Colla Parma, 3 gennaio 2016.
Siamo alle solite anche in campo ambientale. Si crea un'emergenza per giustificare degli interventi straordinari per raggiungere uno scopo che non è, quasi certamente, quello manifesto.

Allora fiato alle trombe.
D'incanto tutti i grandi media lanciano ripetizione tutti gli stessi identici messaggi coprendo tutte le 24 ore di palinsesto televisivo. Dalle trasmissioni strettamente dedicate alle news e in ogni programma di intrattenimento, di cucina, di pseudo approfondimento o di costume, un intervento o un passaggio sulla allarmante situazione dell'inquinamento dell'aria di Milano e Roma, della Val Padana e di Pechino non può mancare.
Così sul finire d'anno le due maggiori preoccupazioni del nostro Governo, almeno stando al tamburellamento mediatico, sono state riservate ai Botti di Capodanno e all'emergenza inquinamento dell'aria.

Così via con i tavoli di lavoro che restituiscono, in men che non si dica, la miglior risposta possibile riassunta nel protocollo d'intesa tra il Ministero dell'Ambiente, l'ANCI e la Conferenza delle Regioni e province autonome, destinato "Migliorare la qualità dell'aria, incoraggiare il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni, disincentivare l'utilizzo del mezzo privato, abbattere le emissioni, favorire misure intese a aumentare l'efficienza energetica."

Troppi macro-obiettivi per uno scarno documento di 13 pagine, delle quali ben quattro sono occupate da riferimenti legislativi, e un impegno di spesa di soli 12 milioni di euro.

Alla fine il risultato sarà:
- alcune municipalità riceveranno un contentino per ammodernare qualche autobus obsoleto;
- qualche società di software riceverà l'appalto per la sincronizzazione dei semafori e il monitoraggio dell'intensità di traffico (che nessuno poi leggerà e interpreterà);
- due gradi in meno negli uffici pubblici che non verranno mei rispettati;
- l'imposizione del limite di 30 Km/ora nei centri cittadini che porteranno nuovi introiti alle casse comunali;
- le misure di dissuasione e repressione della sosta di intralcio (idem come sopra).

Se questo vi sembra inverosimile allora leggete voi stessi il documento (allegato in pdf) e traete le vostre personalissime considerazioni.

Quello che personalmente mi sconcerta è la paradossale e ridicola riduzione a 30 Km/ora del limite di velocità urbano per due ordini di ragioni:
1. la velocità media all'interno delle nostre città si è ridotta di altri 2,8 km/ ora nell'ultimo anno superando di poco i 15 km/h, con punte di 7-8 km/h come rilevato da "Confcommercio";
2. E' noto che la miglior efficienza dei motori, e quindi della quantità e qualità delle emissioni, si ha in costanza di regime di giri e all'interno di un intervallo di giri/min specifico (diverso a seconda del tipo di motorizzazione).

Vien da sé che le misure saranno inefficaci e inutili per lo scopo specifico per le quali verranno introdotte ma utilissime per le casse comunali che potranno garantirsi nuovi introiti per tutti coloro che sfrecceranno (nei brevi tratti che saranno liberi) a velocità superiori a 31,5 km/h (considerato già il 5% di tolleranza concesso). Una Velocità di punta difficilmente rilevabile con certezza dai tachimetri delle auto e ancor più difficilmente percepibile dallo stesso conducente con conseguente elevamento a potenza della probabilità di incorrere in contravvenzione.

Dei semafori intelligenti degli anni 70-80 ai T-Red di più recente memoria stendiamo un velo pietoso. I primi per l'inefficacia e i secondi per le frodi ai danni degli automobilisti e perciò, se tanto mi dà tanto, i nuovi semafori "multitasking" non saranno da meno. Ammesso e non concesso che possano rilevare interessanti dati dai flussi veicolari, poi nessuno riuscirà mai a interpretarli.

In conclusione siamo alle solite!
Il cittadino / automobilista sarà ancora e sempre più il bancomat dei comuni e l'intelligenza delegata ai soli semafori.

Domanda: C'è di che vergognarsi o no?

(in allegato il Protocollo di Intesa)

Media delle Velocità nelle Regioni - fonte Unipol SAI

Domenica, 27 Dicembre 2015 12:13

Equitalia, dalla parte del cittadino. O no?

Rivoluzione in casa Equitalia. Non verranno consegnate cartelle esattoriali sino all'epifania. Poi tutto tornerà come prima, compresi gli errori.

di Lamberto Colla Parma, 27 dicembre 2015.
Una tregua è il termine più utilizzato dai giornali nazionali per informare della sensazionale novità introdotta da Equitalia, prima volta dopo 10 anni di vita dell'azienda partecipata dall'Agenzia delle entrate e dall'INPS.
Non verranno consegnate le cartelle esattoriali dal 24 dicembre al 6 gennaio salvo i casi inderogabili.

Il nuovo corso di Equitalia voluto dall'ad Ernesto Maria Ruffini passa anche da queste grandi concessioni riconosciute al popolo più tartassato e vessato d'Europa.
Non importa se tra le circa 30 milioni di cartelle esattoriali, un gran numero non siano congrue, corrette e eque, bensì conta che lo Stato introiti. Che si introiti dall'evasore o dall'ingiustamente vessato e distratto non importa, perché del cittadino comune non importa nulla a nessuno, specie allo Stato.

Ed Equitalia altro non è che il braccio armato di uno Stato incapace di avere un rapporto sano con il proprio cittadino.

Lo si vorrebbe invece addirittura felice di essere vittima del proprio carnefice senza alcun impegno e spesa. Sottomessi e felici di esserli solo ascoltando le soavi parole delle sirene al soldo dei governi.

"Equitalia vuole essere dalla parte degli italiani, non contro". Così ha commentato l'Ad di Equitalia annunciando la "tregua di Natale" e proseguendo con "la sospensione è un atto di attenzione verso imprese e famiglie con cui stringere un nuovo patto perché il recupero dei crediti e dell'evasione sono fondamentali, così come lo è poter avere gli italiani al proprio fianco".

Ma di quale patto sta parlando? Il patto l'avrà certamente sottoscritto con il Governo proponendosi di raccogliere, per suo conto, 8 miliardi di euro nel 2015 contro i 7,5 dell'anno precedente. Un mero obiettivo matematico realizzato con la strategia tipica della probabilità: Sparare nel mucchio.

E i fatti continuamente confermano questa ipotesi. Tant'è che, ancora nella prima quindicina di dicembre, le cartelle di Equitalia inviate, pur dando per certo che fossero corrette nei dati essenziali e che il credito fosse realmente da riscuotere, non contemplavano il tasso di interesse applicato né tantomeno le modalità di calcolo dell'interesse applicato, in barba alle norme e in barba al corretto rapporto che dovrebbe esistere tra cliente e consumatore e tra Stato (o suo strumenti delegato) e cittadino.

Il lupo si traveste d'agnello per catturarci utilizzando demagogia e fumo negli occhi. Concessioni offerte con la mano sinistra e al contempo la mano destra è già pronta a mungere con gli interessi.

L'attenzione, complici i "media nazionali", viene costantemente concentrata sulle tasse dirette; Imu si o imu no, e mai sulle tasse indirette, l'Iva che si somma alle accise sui carburanti ad esempio, un'imposta che tassa la tassa e che contribuisce a regalarci il prezzo del carburante più alto d'Europa, un primato che stanno architettando di mantenere e consolidare per garantirsi un gettito fiscale, questo sì, miliardario, altro che IMU sulla prima casa!

Ed ora ponete bene attenzione ai passaggi che seguono.
Petrolio Prezzo 5anniOggi il Petrolio WTI costa circa 38 $/barile (aveva toccato anche i 34,40 $/barile all'inizio di settimana) contro i 140-150€/barile di pochi anni fa. Ciononostante il prezzo del carburante non si è abbattuto nella medesima proporzione.
La risposta che viene prontamente data è che è per effetto delle Accise (valore circa 6 centesimi e dall'Iva (ricordo che tra l'altro l'imposta sul valore aggiunto viene calcolata anche sul valore delle accise) e perciò il prezzo alla pompa non può diminuire con la proporzione sperata (la Cgia di Mestre ha verificato che rispetto al 2008, quando il petrolio costava 41$/bar., il prezzo alla pompa attuale è superiore del 30%.)

Vogliamo scommettere che quando il petrolio tornerà a salire (il tetto dei 100$/barile è la quota di valore che andrebbe bene a tutti gli operatori mondiali) il prezzo alla pompa si aggiornerà in tempo reale e senza alcun tentennamento?

E, dopo le solite richieste di chiarimenti da parte dei movimenti dei consumatori, la risposta sarà sempre la stessa: adeguamento indispensabile al prezzo della materia prima, il petrolio.

Saranno perciò nuovi record per i carburanti e salassi per gli automobilisti costretti ormai a fare uso dell'automobile per qualsiasi tipo di trasferta, lavoro, approvvigionamenti e diletto.

E così via in questa spirale senza fine che vede il cittadino al centro delle attenzioni di ...
... INC.COOL.8

(In galleria immagini i grafici di: Pression fiscale UE, Prezzo petrolio 5 anni e scomposizione prezo gasolio tra costi industriali, accise e iva e infine prezzo alla pompa)

Gasolio Medie mensili 2015

Domenica, 20 Dicembre 2015 12:23

Clima, accordo raggiunto, ma...

L'elefante ha partorito il topolino. Raccogliamo i segnali positivi che possano comunque fungere da collante per nuovi e più illuminati e impegnativi accordi sul fronte climatico e chissà anche sul fronte della pace. Per ora, quanto uscito dal summit parigino sul clima, appare più un accordo di facciata che di sostanza.

di Lamberto Colla Parma, 20 dicembre 2015.
Finalmente arriva una notizia positiva a interrompere questo periodo di crisi globale. Apriamoci quindi alla speranza che finalmente un ponte verso una nuova era, più illuminata, possa essere gettato.

Sono 195 i Paesi sottoscrittori, in rappresentanza del 90% dei delle emissioni nocive, che hanno sottoscritto l'accordo sul clima di Parigi. Il COP21, almeno nelle buone intenzioni è riuscito a fare centro.
Basti pensare che il ben più noto protocollo di Kyoto (COP3 - 11 dicembre 1997) fu sottoscritto da 180 Paesi che complessivamente rappresentavano solo il 12% delle emissioni in atmosfera.

Almeno sul piano della rappresentanza si deve registrare il successo per farci ben sperare per il futuro.

L'obiettivo principale è il contenimento della temperatura della Terra entro i +1,5 gradi rispetto all'epoca pre - industriale, cosa che di fatto comporterebbe una riduzione di 0,5 gradi rispetto il livello attualmente raggiunto (+2 gradi °C). Un'impresa ardua che però sta a significare che sono stati ascoltati gli appelli delle comunità scientifiche, pur nell'incertezza che caratterizza le conoscenze delle dinamiche di fenomeni globali e di lunghissimo respiro, che ipotizzano che i danni provocati dai cambiamenti climatici valutati a fine secolo saranno molto ingenti.

Già perché se tutto appare positivo starà soprattutto alla buona volontà dei singoli Paesi rispettare l'accordo non essendo stata prevista, almeno in questa prima stesura, alcuna sanzione da applicarsi.

Nemmeno sono stati previsti gli strumenti necessari per centrare gli obiettivi e forse, questo potrebbe risultare vincente. Anziché far calare dall'alto, come accadde con il protocollo di Kyoto, le modalità utili a perseguire gli obiettivi, sembra che sia stato preferito un approccio "Bottom-Up" , dal basso verso l'alto lasciando perciò a ciascuno la scelta delle modalità, degli strumenti.

"Il fine giustifica i mezzi". Questo sembrerebbe la filosofia scaturita da Parigi.
«Sarà la Storia a giudicare i risultati, non tanto sulla base degli accordi ma su ciò che inizieremo a fare da oggi» ha affermato il ministro dell'Ambiente delle Maldive, Thoriq Ibrahim, uno degli Stati più a rischio del pianeta.

Pale Eoliche B

L'accordo, che entrerà in vigore nel 2020, mira alla dismissione delle energie generate ai combustibili fossili (carbone, gas, petrolio), a rafforzare le misure di risparmio energetico e a proteggere le zone boschive.

Temperatura – L'obiettivo, come si diceva in precedenza, è ambizioso e consiste nel contenimento del riscaldamento del pianeta "ben al di sotto di 2°C". Gli impegni sottoscritti dai vari Stati, però, si orienterebbero già verso i 3°C.

Tempistica – L'accordo prevede una revisione al rialzo degli obiettivi di riduzione di emissione di gas a effetto serra ogni 5 anni, soltanto però a partire dal 2025. Un traguardo temporale che a molti esperti appare tardivo.

Risorse – Sarebbe limitato a solo un centinaio di miliardi di dollari i fondi destinati agli Stati più vulnerabili alle alterazioni climatiche, come il Bangladesh e le isole del Pacifico. Giusto per iniziare perché potrebbe essere in seguito rivista la somma come richiesto dai paesi più poveri.

Limiti e Vincoli – Il presidente di COP21, Laurent Fabius, ha tenuto a precisare che tali accordi hanno il "carattere giuridicamente vincolante" di un patto. Un patto che, stando agli esperti, si baserebbe unicamente sulla buona volontà dei governi, non prevedendo alcuna forma di sanzione.

Impegni specifici – La Cina, che a causa della sua cavalcata per colmare il gap industriale con l'occidente è riuscita a diventare in breve tempo un paese di riferimento economico e il più più inquinante del mondo, si è impegnata, per la prima volta a limitare le sue emissioni di gas ad effetto serra al massimo entro il 2030. Anche l'India ha promesso di impegnarsi a migliorare la propria efficienza energetica, senza tuttavia fissare degli obiettivi precisi.

Voto d'incoraggiamento 6= sarebbe il voto da assegnare ai partecipanti al COP21. Una quasi sufficienza d'incoraggiamento a studiare e a recuperare nel più breve tempo possibile anche perché, al di là degli studi scientifici, alcuni segnali inequivocabili di ribellione la natura li ha manifestati in tutto il pianeta.

Petrolio pozzi california backersfield

 

Domenica, 20 Dicembre 2015 09:28

Con Bonaccini, Renzi si piglia anche le Regioni

L'inossidabile Renzi regge ogni spinta negativa e riesce a collocare il suo fedelissimo Stefano Bonaccini alla presidenza della Conferenza delle Regioni e Province autonome

di Virgilio 20 dicembre 2015

Il fedelissimo renziano Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, è il nuovo presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. All'unanimità è stato eletto alla nuova carica in sostituzione Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, che si era dimesso il 22 ottobre scorso.

Un passo indietro, aveva spiegato Chiamparino, legato alla situazione finanziaria del Piemonte dopo il disavanzo certificato dalla Corte dei Conti, sul quale Chiamparino non ha mai avuto tentennamento nonostante le pressioni di molti governatori affinché tornasse sulle sue decisioni.
In questo periodo di sospensione, determinato soprattutto dall'iter della legge di stabilità, le quotazioni di Bonaccini si sono sempre più valorizzate tanto da essere eletto all'unanimità.

Un altro trofeo portato a casa dal Premier Matteo Renzi che, come si sa, ha sostenuto con determinazione la candidatura di Bonaccini alla più alta carica della regione.

Bersaniano prima e renziano dopo, Bonaccini ha saputo reggere ai tormentati flutti che hanno scosso il palazzo regionale lo scorso anno e oggi può godersi questo secondo momento di gloria.

Domenica, 13 Dicembre 2015 12:33

Migranti, hanno ragione gli “UEmanoidi”

Prossimamente l'Italia sarà sottoposta a una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto dei protocolli di identificazione dei profughi. 60.000 su 90.000 migranti entrati nel nostro Paese avrebbero rifiutato di farsi registrare le impronte digitali e noi, buonisti ipocriti e irresponsabili, abbiamo accettato il loro rifiuto. Accolti, coccolati e liberati magari con una paghetta.

di Lamberto Colla Parma, 13 dicembre 2015.
E' duro ammetterlo ma stavolta gli "UEmanoidi" di Bruxelles hanno ragione non solo per quanto riguarda il mancato rigore nell'applicazione di una norma di sicurezza, ma sopratutto perché è illogico e irresponsabile il comportamento dell'Italia tenuto nei confronti dei richiedenti asilo o presunti tali.

La Commissione Europea ha infatti adottato un procedimento di infrazione verso l'Italia e altri 4 paesi (Croazia, Grecia, Malta e Ungheria) per il mancato rispetto delle leggi inerenti al sistema europeo di asilo.
Al nostro paese, in particolare, viene contestato di non aver correttamente identificato i migranti arrivati o transitati sul suolo italiano tramite il foto segnalamento, di non aver preso cioè le impronte digitali.

Su questo punto il Viminale spiega di aver seguito "le procedure stabilite", sottolinea che "su 90 mila stranieri entrati nel nostro Paese, conosciamo l'identità di ben 60 mila" e si giustifica spiegando ancora una volta il problema di chi si rifiuta di lasciare le proprie impronte digitali. Queste persone, come accade anche in altri Paesi, al momento dell'identificazione tengono il pugno chiuso e i pubblici ufficiali sono "costretti a fermarsi per evitare che la situazione possa degenerare".
Questa la semplice, banale e infantile risposta dei nostri rappresentanti al Governo.

Questa è sicurezza?
La sicurezza nazionale e europea doveva avere precedenza assoluta sul diritto di privacy dei migranti. La foto-segnalazione e l'impronta digitale sono elementi indispensabili per l'identificazione certa della persona nell'interesse suo e nell'interesse dei cittadini europei che non gradiscono fallanze nei sistemi di sicurezza posti a barriera contro il terrorismo internazionale.
Nonostante si possa convenire che sia improbabile che i terroristi viaggino con i barconi degli scafisti, il riconoscimento certo di ogni individuo che entra sul suolo europeo eleva il livello di sicurezza generale.

Negligenza e discriminazione al contrario
Una negligenza inaccettabile quindi e una discriminazione al contrario, pure sessista e aggiungo generazionale.
Io, cittadino italiano e maschio over 50, ho dovuto acconsentire al prelevamento delle farmi impronte digitali nel momento della leva militare obbligatoria (solo per i maschi) e una seconda volta a seguito, dell'introduzione della Carta di Identità elettronica.
Loro invece, i migranti o profughi che siano, invece sono stati identificati "in fiducia" con improbabili documenti d'identità.
La fiducia, recitava un datato spot pubblicitario, è una cosa seria che si dà alle cose serie e, a quanto pare, noi nativi italiani non siamo seri. Potenziali evasori, potenziali delinquenti, potenziali mafiosi, buoni a niente salvo essere utili, anche in rigor mortis avanzato per porre le crocette il giorno delle elezioni che, mai come in quest'ultimo mezzo lustro, abbiamo tanto sperato.

Egregio Ministro Alfano questa volta ha toppato forte.
Ha lasciato aperta una falla pericolosissima. Auguriamoci che tra i 60.000 profughi non censiti e non perfettamente identificati non vi siano "Tagliagole" e "Kamikaze".
Se fossi in lei, Signor Ministro, invece di giustificarsi con scuse banali, adotterei misure speciali per recuperare il recuperabile, chiederei scusa invece di attendere dei ringraziamenti e infine, quatto quatto, me ne andrei magari chiedendo il trasferimento a un incarico di Governo meno impegnativo e più adatto a Lei se, proprio proprio, non volesse abbandonare uno scranno ministeriale.

Alfano Angelino-foto-ministeroInterno-oreste fiorenza-056


(Foto tratte da www.interno.gov.it)


Elezioni Bonifica, poca trasparenza. C'è chi invoca il commissariamento per rinviare le elezioni. Poca trasparenza e alcune procedure al limite della illegittimità. Interrogazione di Foti (FDI) e la posizione di Polledri (Lega Nord).

FOTI (FDI): ASSENZA ELEMENTARI REGOLE TRASPARENZA PRIMA DELLE ELEZIONI DEI CDA, REGIONE NOMINI UN COMMISSARIO PER RINVIARE IL VOTO
Il consigliere in una interrogazione ricorda che "sono già stati denunciati alla Giunta regionale da mesi comportamenti ostruzionistici volti a limitare la partecipazione al voto" e cita i casi del Consorzio di Burana, del Consorzio della Romagna occidentale e del Consorzio dell'Emilia centrale
Dal momento che "si registra una diffusa spregiudicatezza, irresponsabilità e l'illegittimità, nonché l'assenza delle più elementari regole di trasparenza, nella fase che precede le elezioni per il rinnovo dei consigli di amministrazione dei Consorzi di bonifica", la Regione Emilia-Romagna dovrebbe "disporre la nomina di un commissario ad acta con il compito di adottare con ogni urgenza il provvedimento di rinvio delle elezioni".
Lo sostiene Tommaso Foti (Fdi), in una interrogazione alla Giunta in cui rimarca che il rinvio sarebbe "un provvedimento necessario a garantire la correttezza della procedura e ad individuare gli atti adottati in violazione di legge, al fine dei conseguenti adempimenti correttivi da parte degli organi ordinari e di ogni provvedimento utile alla conclusione della procedura, in conformita' alle vigenti disposizioni normative".
Il consigliere ricorda infatti che "sono già stati denunciati alla Giunta regionale da mesi comportamenti ostruzionistici volti a limitare la partecipazione al voto", come "il mancato inoltro del tempestivo avviso della celebrazione delle elezioni in occasione dell'invio dell'avviso di pagamento ai consorziati, nonché l'omessa adozione ed attuazione delle procedure volte a consentire il voto telematico". Inoltre, aggiunge, "i Consorzi hanno continuato a 'gestire' indisturbati norme e regole in violazione di legge, senza curarsi della trasparenza dovuta nei confronti dei consorziati".
Tra gli esempi Foti cita il Consorzio di Burana e il Consorzio della Romagna occidentale, che "non hanno pubblicato né l'elenco degli aventi diritto al voto né l'estratto di tale elenco", e il Consorzio dell'Emilia centrale, dove "il termine perentorio previsto dalle regole elettorali che lo stesso Consorzio si è dato può essere prorogato dal direttore generale del Consorzio, anche con riferimento a specifici adempimenti, eventualmente anche fino alla data delle elezioni"; inoltre, "nel corso dell'iter di presentazione delle candidature il Comitato amministrativo del Consorzio dell'Emilia centrale ha rettificato con procedura d'urgenza quanto stabilito dal Consiglio di amministrazione sul punto, senza motivare né l'urgenza, né lo scopo della rettifica".
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell'Assemblea legislativa al link:http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(jf) (Bologna 7 dicembre 2015)

"Consorzio di Bonifica: esclusione della lista "Equità per tutti" prova di debolezza e protervia. Ora la Regione rimedi"

Che i Consorzi di bonifica vivano in un mondo separato dal comune sentire è dato assodato -afferma nel suo intervento il già deputato ed ora consigliere Comunale della Lega Nord Masimo Polledri. "La gente fa fatica a realizzare la corrispondenza tra il beneficio e il contributo versato, soprattutto nel Comune Capoluogo-prosegue. Ora dobbiamo anche vedere l'autoreferenzialità e la paura di un normale confronto tra due liste nelle prossime elezioni dell'organo direttivo del Consorzio di Bonifica"
"Vedere un Consiglio di Amministrazione costituito da cinque membri tutti candidati nella lista "Acqua amica" che, per un vizio presunto di forma imputabile alla loro modulistica, esclude la lista oppositrice, oltre a costituire un evidente fatto illegittimo, evidenzia una protervia degna di una dittatura sud-americana."
"Inutile poi mostrare i muscoli- prosegue Polledri- quando si sapeva che da tale lista sarebbero al massimo derivati due consiglieri di minoranza". "Forse non si voleva avere controllo o rendere conto da vicino di scelte ed impegni - ipotizza Polledri - ed allora bene farebbe al regione a nominare un Commissario per rinviare le elezioni e consentire di riaprire le iscrizioni."
"Non si può pensare che solo la politica sia trasparente. Il Consorzio deve garantire trasparenza e partecipazione, ne va del suo interesse e della sua onorabilità- conclude Polledri. (Piacenza 7 dicembre 2015)

Domenica, 29 Novembre 2015 11:51

Un macigno sulla fiducia appena riconquistata

Colpo di scena, siamo ancora in stato di crisi. Dalla fiducia alle stelle, come non si registrava dal 2007, al tonfo dell'export che su base annua cala del 4,5%. Nell'arco di trenta giorni tutto è cambiato?

di Lamberto Colla - Parma, 29 novembre 2015 -
Dalle stelle alle stalle o meglio dalla realtà virtuale alla cruda realtà. La positività dei dati fatti segnare dall'Italia hanno concesso giusto il tempo di approvare la manovra finanziaria del Governo, messo alle strette dalla faccenda romana di mafia capitale oltre che dal contenzioso , tutto interno al PD, innescata dall'ex Sindaco Marino.
Una manovra edulcorata dunque, quasi propagandistica, e sostenuta dall'enfatizzazione, quasi imbarazzante, dei lievi segnali di ripresa economica.
Ma da lì a cantare vittoria di acqua sotto i ponti ce ne deve passare.

"L'ITALIA CI CREDE", gridava Renzi soltanto lo scorso 28 ottobre dopo la pubblicazione dei dati sulla fiducia dei consumatori e delle imprese resi noti dall'Istat
«Se avete le notizie di oggi dall'Italia - spiegava Renzi parlando a Cuba -, stiamo registrando per la prima volta dopo molti anni un cambiamento di clima profondo». Per il premier dunque «siamo tornati ai livelli pre-crisi. L'Italia ci crede».
Addirittura, uno dei tre carnefici istituzionali (Troika), il FMI (Fondo Monetario Internazionale), ai primi giorni di novembre venne in soccorso della politica economica renziana .
"Fmi alza stime pil Italia: +1,3% nel 2016.
Il Fondo monetario internazionale ritocca al rialzo le stime per l'Italia che sperimenta una «crescita più forte del previsto», scriveva "Il Messaggero". Il pil crescerà quest'anno dello 0,8% (0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti), per poi accelerare a +1,3% nel 2016 (+0,1 punti percentuali) dopo una contrazione dello 0,4% nel 2014. addirittura si arrivò a affermare che «L'Italia può fare di più e in termini di crescita è di sicuro possibile che possa fare come o meglio della Germania», come auspicato dal premier Matteo Renzi, afferma Thomas Helbling del dipartimento economico del Fmi.

A leggere i giornali sembrava di vivere il secondo miracolo italiano dopo quello degli anni '60 del secolo scorso.

Roba da non credere. Eppure erano ben poche le voci fuori dal coro. E' difficile pensare a una ripresa economica con dati, per quanto positivi fossero, pur sempre inconsistenti in termini assoluti (si parla dello 0,1%, dell'1,3% ottimistico). Incrementi pressoché inutili a contrastare 8 anni di crisi che hanno schiacciato e alienato migliaia di imprese manifatturiere, la spina dorsale della nostra economia, ma lasciato intatto l'apparato burocratico - amministrativo statale.
Noi, da subito, ci eravamo esposti a sostenere, sin dai primi momenti in cui i toni trionfalistici correvano in ogni dove, dalla carta stampata al soldo del regime, ai social media che cinguettavano come pappagalli i più ottimistici titoli, l'inconsistenza della ripresa.

"La ripresa per i fondelli" titolavamo il 13 settembre scorso. Non un atto di opposizione, per partito preso, a Renzi ma solo il tentativo di attenuare il processo di affrancamento di una realtà distorta. Una cura palliativa, prevalentemente determinata da fattori esterni all'Italia, spacciata per effetto di un programma e di una azione governativa.

Con gli ultimi dati diffusi sull'export, molto probabilmente, qualche correttivo verrà introdotto e il clima del terrore verrà in sostegno a giustificare delle operazioni straordinarie.

L'emergenza terrorismo, cade perciò a fagiolo. E' da scommettere che sarà la causa principale per l'aggiustamento della manovra finanziaria e causa prima della ripresa economica mancata. Niente ripresa, niente risorse. Ma da qualche parte, per fare "mal funzionare" questo apparato borbonico, occorrerà pur tirarle fuori da qualche parte.
Certamente, l'effetto terrorismo, influirà sui dati economici, non sarà determinante ma pur sempre una giustificazione assai appetibile per introdurre le solite manovre di "emergenza", quelle che rastrellano nel breve periodo rimandando nuovamente quelle operazioni controproducenti al consenso politico.

Così sarà più facile tornare a ripristinare l'aumento dell'Iva, momentaneamente traslato di un anno, piuttosto che intervenire seriamente sulla "Spending Review", sui privilegi dei parlamentari e dell'esercito dei consiglieri regionali nonché dei consiglieri di amministrazione di centinaia e centinaia di Enti Inutili e così via.
No, su costoro non si riesce a intervenire perché sono i gangli nevralgici sui quali si impernia la raccolta del consenso elettorale, i portatori certi d'acqua al mulino del partito.
I dati diffusi in questi giorni indicano che le vendite dei prodotti italiani fuori dai confini dell'Unione sono in fortissimo calo. Secondo l'Istat negli ultimi tre mesi la dinamica è stata "ampiamente negativa": -5,8% per effetto del rallentamento dei Paesi emergenti e in particolare della Cina.

Ma se non tira l'export come potrà esserci ripresa se dal mercato interno non si muove nulla?
Un nuovo allarme lo lancia lo stesso Presidente di Confindustria, come riportato dal Sole 24 ore del 25 novembre, il quale conferma la difficoltà ad agganciare la ripresa e che occorre fare le riforme. "Perché mancano i consumi interni", rimarca Squinzi e comunque "dato che quel poco di ripresa che abbiamo è dovuto anche a fattori esterni come cambio, prezzo del petrolio e quantitative easing, quello di cui abbiamo bisogno per agganciare una ripresa forte - spiega Squinzi - sono le riforme interne, bisogna assolutamente mettere mano con determinazione alle riforme interne, non solo annunciarle ma anche realizzarle compiutamente".

La crisi del lavoro e dei consumi non possono che peggiorare se gli ordinativi industriali diminuiranno e sarà ancor peggio se dovesse tornare la voglia irrefrenabile di alzare l'aliquota iva.

Il canto delle sirene. Quei 3,5 punti in più che furono promessi alla Commissione Europea e che Renzi, grazie a fattori esterni positivi, è riuscito a spostare nel tempo potrebbero ben presto tornare di moda. Una spada di "Damocle", sempre pendente sulle nostre teste.
Se così sarà, i consumi subiranno una nuova frenata, il lavoro diminuirà e conseguentemente la disoccupazione tornerà a crescere. Un cane che si morde la coda, una spirale dalla quale sarà sempre più difficile uscire.

Caro Matteo Renzi, se tieni veramente all'Italia entra a piè pari sulle riforme e sulla spesa dello Stato, sugli Enti inutili e sui privilegi diffusi.
Riporta la Politica a dialogare con la società e che dalla società, dalle piccole o grandi aspettative di ciascuno prenda spunto per adeguare le azioni a breve e a lungo periodo.
Giusto, per carità, trasmettere ottimismo ma altrettanto giusto avviare un processo di equità.
Non si pretende la perfezione ma almeno segnali concreti che una nuova stagione, quella renziana della concretezza e non dell'annuncio, si è affacciata finalmente sulla bell'Italia.
Forza e coraggio, sei giovane e puoi azzardare!

Matteo renzi Mo
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Domenica, 22 Novembre 2015 12:28

La guerra, è guerra.

Un tunnel dal quale sarà difficile uscire in fondo al quale non si vede la luce. La guerra è arrivata in casa nostra e adesso ci accorgeremo che non è un videogame e non esistono bombe buone e bombe cattive. Giù la maschera delle ipocrisie e affrontiamo con lucidità e cinismo la realtà. E' guerra globale, dall'aereo civile russo abbattuto lo scorso 31 ottobre, agli attentati simultanei di Parigi di venerdi 13, all'assalto in Mali di venerdi scorso.

di Lamberto Colla - Parma, 22 novembre 2015 -
Al peggio non c'è mai fine. In meno di un anno abbiamo pianto le vittime parigine di due attentati ma tra i due fatti a sorprendere è il salto di qualità militare a dimostrare che il progetto di guerra dell'autoproclamato Stato Islamico sta prendendo forma e non soltanto propagandato utilizzando, peraltro in maniera molto professionale, gli strumenti di informazione più diffusi a livello globale.

Stiamo piangendo le vittime parigine mentre per quelle russe decedute meno di 15 giorni prima nell'esplosione di un aereo civile il nulla. Solo la cronaca delle indagini per determinare le cause dell'incidente o le modalità dell'attentato.

Due pesi e due misure. Sembra quasi che il nostro cervello sia stato, in quest'ultimo quarto di secolo, manipolato per diventare insensibile a quanto accade in cielo o in mare aperto mentre è ancora molto sensibile alle morti in terra, a quanto accade sul "campo di battaglia".

Cielo e mare, due zone "franche" da emozioni?
La Guerra del Golfo (la prima è del 1990) ha fatto scuola e attirato audience e share senza che nessuno pensasse che, alla fine della parabola di quelle migliaia di luci che tracciavano i cieli di Bagdad, ci sarebbero state delle vittime ovvero uomini, militari o civili ma pur sempre uomini, donne, bambini.
E la maggior parte delle vittime, c'è da giurare, erano innocenti.

E noi tutti, qui in occidente, comodamente rilassati sulla Frau a attendere il collegamento di Emilio Fede (video) per l'aggiornamento del numero e del tipo di missile utilizzato durante la giornata, il numero di missioni aeree, il tipo di velivolo impiegato nell'incursione protetta ovviamente dai fenomenali aerei radar che presidiavano il teatro di guerra.

Fede Guerra Golfo Annuncia

Già, il teatro di guerra.
Da quel giorno i teatri di guerra si sono moltiplicati a dismisura ma non tutti interessanti per la pubblica opinione e perciò dimenticati dai circuiti informativi mentre altri, ben più accattivanti e telegenici ci vengono propinati con dovizia di particolari a ogni ora, alla pari delle trasmissioni sula cucina. E così, tra un fornello e un mousse l'aggiornamento di cronaca nera è il "riempipista" catodico preferito.

E ora siamo al dunque...
La guerra è arrivata in casa e ora tocca a noi piangere i nostri morti in casa nostra. Un momento che non avremmo voluto ma che era nell'aria e nella logica delle cose, senza dover necessariamente tirare in ballo le profezie di Nostradamus, da molto tempo con segnali forti e chiari.

D'ora in poi, non attendiamoci perciò verità dall'informazione perché anch'essa è strumento tattico e strategico al servizio delle parti.

Ormai dovremmo essere abbastanza sgamati per capirlo da soli e l'aforisma di Arthur Schnitzler (dal libro dei motti e delle riflessioni, 1927) promuoverlo a teorema "Ogni guerra viene iniziata con i pretesti più futili, portata avanti con buone ragioni e conclusa con le giustificazioni più false."

Così è stato per tutte le guerre, antiche e moderne, da Saddam Hussein a Gheddafi per citare solo quelle del nuovo millennio.
In guerra, perché volenti o nolenti siamo in guerra come la gran parte del pianeta lo è in una miriade di conflitti locali, l'informazione e la contro-informazione diventa strategica per il raggiungimento dell'obiettivo, per la vittoria sul campo e la morte dell'intelligenza.

Ma ormai siamo all'estrema ratio e non si può più tornare indietro. L'occidente, l'Europa in particolare, si è lasciato stupidamente affascinare da Bush senior che voleva esportare la democrazia e oggi, nell'era della globalizzazione, importa guerra e morte. Che Al Baghdadi voglia emulare Bush esportando l'Islamismo?

Prepariamoci, anche psicologicamente, a difenderci, a difendere le nostre vite e i nostri cari, a difendere i nostri valori.
Pensiamo alla guerra come una realtà e non ascoltiamo chi dice che noi siamo i buoni e gli altri i cattivi. La guerra è guerra e ogni logica e codice civile viene sopraffatto dalla logica e dal codice, scritto e non scritto, di guerra.

Dobbiamo essere pure noi cattivi se vogliamo sopravvivere. Senza ipocrisie. Giusta o sbagliata (è sempre sbagliata) ma pur sempre guerra rimane.

La guerra è guerra e in guerra non c'è pietà e misericordia ma solo sopraffazione.

Si è perduto il tempo del negoziato, il tempo in cui si poteva rimodellare lo scacchiere internazionale con maggiore equità. Quel tempo è scaduto e adesso i "barbari" si devono affrontare da "barbari", all'arma bianca: la più cruenta delle lotte, quelle che si fa a terra e che vede il sangue del nostro nemico.

Nessuna illusione. Così è!

Quel che è peggio è che, a mio personalissimo parere, in Europa, non abbiamo nessun premier all'altezza di affrontare questa crisi e condurci alla vittoria. Possiamo solo confidare in un miracolo e che tutto quanto sopra esposto sia stato il frutto di una mia allucinazione notturna.

RAI3 guerra Golfo
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(Descrizione foto di copertina: A US Air Force (USAF) F-117A Nighthawk Stealth Fighter aircraft flies over Nellis Air Force Base (AFB), Nevada (NV), during the joint service experimentation process dubbed Millennium Challenge 2002 (MC02). Sponsored by the US Joint Forces Command (USJFCOM), the MC02 experiment explores how Effects Based Operations (EBO) can provide an integrated joint context for conducting rapid, decisive operations (RDO).
Date: 6 August 2002
Source: http://www.defenselink.mil/

Author: Staff Sgt. Aaron Allmon II)
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I due Video introdotti
Emilio Fede annuncia la guerra del golfo
https://www.youtube.com/watch?v=yPF_AEG8kMY

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CNN / Rai3 Bagdad
https://www.youtube.com/watch?v=8uCrNbu0aGs

Domenica, 15 Novembre 2015 12:34

UE, etichettatura discriminante.

Mentre l'Europa penserebbe di contribuire a stemperare il conflitto tra Israele e Palestina adottando una etichettatura discriminatoria, l'intifada dei coltelli approda a Milano e il terrorismo islamista mette a ferro e fuoco Parigi in quel tragico venerdi 13 novembre dove oltre 120 persone morirono nel più grave atto di guerra dopo la fine della seconda guerra mondiale.

di Lamberto Colla - Parma, 15 novembre 2015 -
Ancora una volta l'Unione Europea dimostra la sua debolezza e l'assenza totale di una politica interna e internazionale.
Nell'incapacità di tracciare una politica si appoggia a provvedimenti finanziari piuttosto che a provvedimenti tecnici che, alla fine, hanno pur sempre valenza politica.
Il caso che riguarda l'Etichettatura dei Prodotti di provenienza da territori occupati da Israele ne è una chiara e purtroppo pericolosa dimostrazione.
Vero è che l'UE riconosce a Israele i confini del 1967 e che perciò i prodotti coltivati negli insediamenti non potrebbero essere etichettati come se fossero realizzati in Israele ma, visti i tempi, gli scenari di crisi internazionali e soprattutto la volontà dell'UE di essere il negoziatore della pace tra israeliani e palestinesi, sarebbe stato prudente sospendere tale decisione.

Una decisione di tale portata politica che ha indotto Israele a interrompere alcuni rapporti diplomatici con l'UE e il Premier Benyamin Netanyahu a dichiarare che "L'UE deve vergognarsi" aggiungendo in seguito che è "una decisione ipocrita e che rivela un doppio atteggiamento: si applica solo ad Israele e non ai 200 conflitti nel mondo".

A mio modesto parere, ci sarebbero ben altri problemi da affrontare, anche solo rimanendo in ambito di etichettatura e molte altre sarebbero le decisioni di ben più vasta portata da prendere in politica interna e in politica estera. Invece, con una tempestività imbarazzante, l'UE se ne esce con questa bella pensata, peraltro in sospeso dal 2013, proprio in piena intifada dei coltelli. Perciò in uno dei momenti di maggiore tensione tra le due parti il "negoziatore", perché è questo il ruolo che ambirebbe assumere l'UE, lascia intendere di preferirne una.

Ma da chi siamo governati! Nemmeno un bambino avrebbe commesso una ingenuità simile?

Effettivamente però, se fosse stato un bambino a commetter l'errore, avrebbe proprio risposto come hanno fatto le fonti UE che "Questi provvedimenti erano allo studio da molto tempo e ora sono stati finalizzati. Non si tratta di un'azione politica, ma di una misura tecnica in linea con le leggi comunitarie".

E' come nascondere un elefante dietro un filo d'erba.

Il bacino del mediterraneo è tornato a essere una polveriera e questi incapaci e irresponsabili pensano a una etichetta.
La tragica realtà contemporanea, neanche a farlo apposta, non ha tardato a palesarsi e a Milano un ebreo viene aggredito con 7 coltellate mentre ventiquattro ore dopo, in quel tragico venerdi 13 novembre 2015, Parigi viene messa a ferro e fuoco da una perfetta azione militare portata a termine da terroristi islamisti che macellano 120 inermi cittadini in 7 attacchi contemporanei.

Il più grave attacco militare su suolo europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale.
L'Europa, invece di pensare e agire nell'interesse dei popoli, se ne esce con un provvedimento discriminatorio facendo fare, alla nostra civile democrazia, un balzo indietro nel tempo di qualche decina d'anni.

Razza ebraica

Martedì, 10 Novembre 2015 10:12

Diritti, "Europa dei cittadini? Io rispondo"

Questionario voluto dalla Commissione Ue su come viene vissuta oggi l'Unione europea e avanzare proposte per rendere più fruibili i diritti di cittadinanza europea. C'è tempo fino al 7 dicembre. Sul sito dell'assemblea legislativa per partecipare a consultazione pubblica. saliera: "dite la vostra per una ue migliore". -

Parma, 10 novembre 2015 -

Europa, dite la vostra. L'Assemblea legislativa regionale invita i cittadini dell'Emilia-Romagna a partecipare alla consultazione pubblica promossa sul web dalla Commissione europea rispondendo al questionario su come viene percepita oggi l'Europa unita e su cosa potrebbero fare le istituzioni per rendere la vita più facile alle persone nell'esercizio dei diritti di cittadinanza europea. Partendo dalle proprie esperienza di vita, di studio o di lavoro, o anche semplicemente di viaggio in uno dei Paesi membri, rispondere alle domande porta sia a esprimere un giudizio su come attualmente venga vissuta l'Unione europea sia ad avanzare proposte per cambiare le cose.

Sul sito dell'Assemblea legislativa www.assemblea.emr.it è stata aperta una sezione ad hoc – Europa dei cittadini? Io rispondo – che permette di accedere direttamente al questionario e nella quale la presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, in un video invita a rispondere, partecipando così alla consultazione aperta ai cittadini.

Saliera, che rappresenta l'Emilia-Romagna nel Comitato delle Regioni (CdR), l'organo consultivo, composto da rappresentanti di enti locali e regionali di tutti i 28 Stati dell'Unione europea, che Commissione e Consiglio Ue devono sentire prima di decidere su temi di competenza delle amministrazioni locali e delle Regioni, per fare in modo che la legislazione europea tenga conto delle prospettive dei territori, rilancia la consultazione pubblica: "La partecipazione- spiega- è un ingrediente fondamentale della vita democratica al quale sentiamo di dover contribuire. Cittadinanza significa valori e diritti. Diciamo dunque la nostra e diamo il nostro apporto rispondendo al questionario. Sarà utile per costruire un'Europa migliore".

I cittadini dell'Unione europea godono di una serie di diritti importanti: da quello di spostarsi liberamente e risiedere all'interno della Ue al diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni europee e comunali in un altro paese Ue nel quale risiedono alle stesse condizioni dei cittadini di tale paese. Inoltre, hanno il diritto di non essere discriminati per motivi di nazionalità. La Commissione europea è impegnata a tutelare e rafforzare i loro diritti. Nel 2013 ha pubblicato una relazione sulla cittadinanza della Ue che elenca 12 azioni per aiutare i cittadini ad esercitare i loro diritti in sei settori chiave: rimuovere gli ostacoli per lavoratori, studenti e tirocinanti Ue; ridurre la burocrazia negli Stati membri; tutelare i membri più vulnerabili della società; eliminare gli ostacoli a fare acquisti nella Ue; fornire informazioni accessibili e mirate sui diritti nell'Unione europea e accrescere la partecipazione alla vita democratica della Ue.

"Questa consultazione – si legge nell'introduzione al questionario - offre la possibilità di condividere la vostra opinione e la vostra esperienza su questioni relative ai vostri diritti di cittadini della Ue nonché su cosa la Commissione europea potrebbe fare per rendere più semplice la vita ai cittadini quando esercitano i loro diritti nella Ue".

E' possibile rispondere fino al 7 dicembre.

(Fonte: ufficio stampa Regione ER)

Domenica, 08 Novembre 2015 12:39

Lavoro è fatica... non per tutti

"Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato". Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, è stata molto chiara esprimendo il pensiero che la stragrande maggioranza dei cittadini, lavoratori, inoccupati e disoccupati vorrebbero accadesse. Ma dal sensazionalismo delle indagini alla punizione per colpa provata non vi è un passaggio diretto e lineare.

di Lamberto Colla - Parma, 8 novembre 2015 -

Staremo a vedere se i dipendenti comunali di Sanremo, colti con le mani nel sacco, sapranno cantare e soprattutto se ci sarà un seguito coerente con il risultato atteso.
Le immagini acquisite dalla Guardia di Finanza erano eloquenti e il numero di persone coinvolte così elevato che risulta difficile credere che nessuno dei vertici sanremese non sapesse nulla.

35 arresti e 196 indagati. Possiamo sorridere per il dipendente / custode che andava a timbrare in mutande ma non vorrei che fosse l'unico a pagare esposto alla gogna mediatica colpevole, almeno questo è certo, di avere messo in scena comportamenti di cattivo gusto. Abitazione e luogo di lavoro, separati da una sola porta interna, erano diventati per il custode un ambiente unico e c'é da scommetterci, quando era in casa si sentiva ancora custode e al lavoro ancora in casa sua.
Alla fine il vigile urbano custode dell'anagrafe comunale, a causa della notorietà dovuta alle immagini che lo riprendevano in mutande, passerà alla storia come l'emblema del fancazzismo della città dei fiori anche allorquando dovesse venire assolto.

Tutti gli altri circa 200 invece, bene o male, riusciranno a restare all'ombra dell'anonimato sino a fine processo quando, la statistica viene a loro favore, la stragrande maggioranza di loro verrà assolta lasciando nella memoria dei cittadini tre elementi a ricordo dell'episodio: un lavoro enorme di pedinamento e registrazione dei fatti da parte della Guardia di Finanza, un dipendente in mutande che timbra il cartellino e la magistratura che assolve quasi o addirittura tutti gli indagati.
La giustizia farà il suo percorso e, c'è da augurarselo, punirà i disonesti e scagionerà coloro che non hanno commesso alcun reato ma con la diffusione e l'enfatizzazione delle immagini della Guardia di Finanza è già passato il messaggio di colpevolezza per tutti.

Fermo immagine video GdF Imperia

Una domanda sorge spontanea. Dov'erano il Sindaco, gli Assessori competenti (Personale e Bilancio ad esempio) e i Dirigenti Comunali responsabili del controllo e vigilanza? Non si erano accorti che tra malattie, permessi e, a giudicare dalle immagini della GdF, probabili assenze ingiustificate, mancava all'appello quotidiano un buon numero di operatori?
Ebbene questi dove erano? Anche loro assenti ingiustificati sottratti al flagello digitale solo per fatto che non avevano l'obbligo di timbrare il cartellino? Oppure se c'erano dormivano?
Forse varrebbe la pena coinvolgere e ascoltare anche costoro, cosa che sicuramente la magistratura farà ma ai quali è stato risparmiato il "processo mediatico" che, a differenza del vero processo, normalmente si conclude con la colpevolezza e raramente con il reintegro della dignità offesa.

Un paese veramente civile non avrebbe dato in pasto all'opinione pubblica una notizia montata in modo sensazionalistico che, come racconta la storia giudiziaria, si conclude con un quasi nulla di fatto.

Infatti, dal monitoraggio della Funzione Pubblica, dati relativi al 2013, emerge come su quasi 7 mila procedimenti, quelli conclusi con licenziamento, siano solo 220 e tra questi solamente un centinaio per assenteismo.

Troppo alto il gap tra il numero di procedimenti e il risultato finale. O le accuse erano quasi totalmente ingiustificate o la giustizia non ha fatto il suo lavoro.
In tutti i modi una sono sconfitta per lo Stato e per i suoi cittadini che vorrebbero continuare a credere sia nelle forze dell'ordine e sia nella giustizia.
Ma questi numeri lasciano molto perplessi e comunque, vero o falso che sia, la sensazione diffusa è che l'assenteismo nel pubblico impiego sia elevatissimo e che sia vissuto dagli attori come una sorta di benefit.

Purtroppo la piaga dell'assenteismo nel pubblico impiego non è una favola.
L'analisi dell'intervento di riforma applicato dal Ministro Brunetta ne è una tragica conferma che, al di là della colorazione politica, non può essere tralasciato dai Governi.

«Dopo il primo anno di applicazione della legge Brunetta la riduzione media è stata del 38 per cento», hanno scritto Maria Laura Parisi e Alessandra Del Boca su Lavoce.info. La cura Brunetta, antica ormai di circa otto anni, aveva dato il suo benefico effetto e consisteva nel rendere dura la vita ai "furbetti" del pubblico impiego, colpendoli al "cuore del portafoglio" e nella possibilità di utilizzare a proprio piacimento il tempo sottratto al lavoro stipendiato.

Sul primo fronte aveva stabilito la perdita di ogni componente accessoria del salario (in media, il 20 per cento della retribuzione) per i primi dieci giorni di assenza continuativa per malattia (norma ancora in vigore).
Sul secondo, aveva ampliato le fasce di reperibilità, cioè i periodi di tempo in cui il lavoratore deve restare chiuso in casa per consentire le visite fiscali (da 4 a 11 ore) e poi ridotte a 7 allargando un po le maglie del controllo.
Fatto sta che appena è stata allentata la presa il malcostume ha ripreso nuovamente gli spazi lasciati vacanti e il caso di Sanremo è l'ultimo eclatante accorso in termini di tempo.

Gli episodi di cronaca non mancano. Dal Nord al Sud l'assenteismo estremo è equamente distribuito sul territorio.

A Boscoreale, nell'area vesuviana, un sistema di telecamere sull'ingresso del comune ha permesso di smascherare 125 assenteisti cronici su 170. Allo Iacp di Messina sono finiti sotto processo 81 furbetti del badge su 96 impiegati.
Nella sede di Rovigo della Regione Veneto 170 ore di filmati sono servite a incastrare 98 lavoratori su 115, mentre a La Spezia le Fiamme gialle hanno scoperto sei addetti alla commissione tributaria provinciale che se la filavano a casa ogni mattina, direttore dell'ufficio compreso.

Da risultare quasi incredibile il caso della dipendente del policlinico del Sant'Orsola di Bologna la quale era riuscita a inventarsi due gravidanze riuscendo a percepire lo stipendio per nove anni avendo lavorato solo 6 giorni. In questo caso la condanna fu di due anni senza nemmeno il beneficio della condizionale.

Un Paese spaccato in due...
da un lato assistiamo alla dignità massacrata dal lungo periodo di inattività, che troppo spesso porta al suicidio, mentre dall'altra alla assenza di dignità dei "senzavergogna" i quali, oltre a sottrarre efficienza e lavoro onesto, vivono la presunzione che la "frode" sia un loro diritto acquisito.

Fermo immagine2 GdF Imperia

La deriva a destra della Polonia potrebbe costare cara al popolo di Karol Woytila. Intanto la Grecia sembra sparita sin dalla cartina geografica. Se non fosse stato per l'Expo anche l'Italia sarebbe caduta nel totale oblio mass-mediatico.

di Lamberto Colla - Parma, 1 novembre 2015 -
La Grecia, da origine di tutti i mali (finanziari) del mondo a ameno luogo d'attrazione turistica come è sempre stato nell'era moderna.
Se provate a digitare la parola "Grecia" all'interno della finestrella di ricerca di Google otterrete solo informazioni "turistiche".

Del fallimento e delle preoccupazioni per il rischio di insolvenza che quotidianamente hanno riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, facendo perdere il sonno obbligando i capi di Stato in interminabili summit, non v'è più nulla. Bisogna avere la pazienza di scorrere la terza o quarta pagina del famoso motore di ricerca per trovare qualcosa che ricordi quei tragici momenti trascorsi dai cittadini figli di Enea.

Tranne appunto le tante informazioni turistiche e, purtroppo, gli aggiornamenti sulle miserie dei migranti che vanno ad arenarsi sulle coste, della bomba finanziaria greca non v'è più traccia.

Ottenuto l'obiettivo di domare i ribelli non esiste più alcun interesse mediatico.
E' successo così per l'Italia di Berlusconi , massacrata per anni da infamanti attacchi mediatici e da declassamenti del rating. Il silenzio è calato solo dopo la deposizione del Berlusca. Ora tutto è a posto e ogni intervento del premier di turno non scuote più le anime sagge di Bruxelles, anche quando Renzi ripropone le misure che già furono contestate al re del biscione. Meglio così, per carità, piuttosto che lo sputtanamento internazionale al quale ci avevano esposti con tutta la deriva finanziaria che ne è seguita.

Il fiume Oder a Wroclaw

Così, finalmente sistemati gli italiani prima e i greci dopo, la UE avrebbe potuto dormire sonni tranquilli e invece ci si sono messi di mezzo anche i miti polacchi.
Con la vittoria della destra, di chiaro stampo nazionalista e antieuropeista, i piani dei potenti lobbisti, quelli che fan ballare le marionette di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte, potrebbero venire intaccati e perciò la Polonia potrebbe entrare nel mirino della sottomissione.

E' pur vero che la resistenza degli euroburocrati sta scemando oppressi come sono dal carico di lavoro al quale, anche loro, non sembrano troppo abituati.
Ingolfati dai migranti che sbucano da ogni pertugio, schiacciati dalla pressione dell'accordo di libero scambio con gli USA (TTIP) che non si sblocca, l'isis che minaccia da sud e da est, Putin che interviene senza chiedere permesso in Ucraina e in Siria, insomma l'Europa disunita non sa che pesci pigliare.
Ci mancava più che la nazione leader si andasse a ingabolare con un programmino elementare e dormiente adeguatamente collocato sotto i cofani delle auto.

E adesso chi pensa?
La Merkel per un po' starà zitta nel timore che, dopo la Vokswagen, le portino in bella evidenza le problematiche delle sue banche locali e della sua DB (Deutsche Bank), tanto bella fuori, quanto brutta dentro. "Si vede dalla Luna, spiega Paolo Barnard, il buco della Deutsche Bank, la banca più fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti".

Se non fosse stato per l'interesse statunitense a fare esplodere il diesel-gate Volkswagen la Germania sarebbe ancora lì a dettar legge, a predicare bene e razzolare male.

Invece, la disobbedienza agli Stati Uniti nella gestione Greca e lo scampato rischio di un'alleanza Russa è stato uno dei motivi per alzare il sipario sul problemino tedesco, utile peraltro a fare ancora più pressione sull'accordo TTIP (Trattato di Libero Scambio Usa / Europa) che tanto a cuore sta ad Obama e che sogna di apporre la firma prima della scadenza del suo mandato presidenziale.

Intanto Ogm, cicale e insetti sono riusciti a farceli mangiare, per cui i prossimi rospi che faranno ingoiare non saranno più così indigesti. Diverso invece il trattamento che potrebbe essere riservato agli amici polacchi; gli educatori di Bruxelles e del FMI potrebbero riaccendere la "pataccatrice" che così bene ha funzionato per gli italiani e i greci.

In centro Wroclaw

Domenica, 25 Ottobre 2015 11:50

Ci manca solo la roulette russa

La legge di stabilità corre sull'azzardo. Sono in costante aumento i giocatori compulsivi che, ipnotizzati dalle luci e dagli scampanellii, tentano il riscatto della propria vita nella chimera di una vincita milionaria, mettendo invece in gioco salute, soldi e soprattutto il patrimonio affettivo.

di Lamberto Colla - Parma, 24 ottobre 2015 -
Siamo alle battute finali per la legge di stabilità, ex legge finanziaria, e alcune indiscrezioni trapelate hanno scatenato reazioni indignate a vari livelli di quella che è ancora una società civile.

L'anticipazione giornalistica secondo cui sarebbe stato concesso l'apertura di nuove 22.000 sale da gioco nel corso del 2016, notizia male interpretata prima e in parte ridimensionata nel testo definitivo, è ugualmente servita per tornare a riaccendere i riflettori sul fenomeno del gioco d'azzardo e la progressione geometrica della ludopatia.

Inizialmente, così riportavano le agenzie stampa, sembrava che venisse aperto il bando per l'assegnazione di nuove 22.000 concessioni per l'apertura di altrettante sale da gioco. Un'enormità se si considera che attualmente, tra agenzie e corner, sono attivi 17.000 punti. E difatti, pochi giorni dopo, è stato il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, a fare chiarezza sottolineando che "la legge di stabilità non prevede alcuna nuova concessione per sale giochi, si tratta di un abbaglio" e scendendo in maggior dettaglio ha spiegato che "nel 2016 andranno in scadenza le gare e pertanto dobbiamo fare nuovi bandi. Ma non si tratta di nuovi punti gioco, si tratta della conferma di quelli esistenti, anche se secondo me sarebbe opportuno procedere a una loro riduzione. Attualmente, sono nel complesso 22mila, considerando le 17mila legali e le circa 5mila non in regola, duemila delle quali ormai emerse".

S'interpreta perciò che il tetto inizialmente esposto servisse a "recuperare" i 5.000 punti non in regola.

Una sorta di sanatoria come spesso accade in Italia e di cui il settore del "Gioco" ha già ampiamente goduto.

Vale perciò la pena di ricordare che circa tre anni fa, in piena epoca d'austerità inaugurata da Mario Monti e proseguita con il Governo Letta, la miliardaria evasione fiscale condotta dal settore a scapito delle casse statali venne infine ridotta a poche centinaia di milioni. Dai 90 miliardi conteggiati dalla Guardia di Finanza si giunse ai 2,5 miliardi della Corte dei Conti che accolse il ricorso delle 10 società attive nel business del gioco per finire ai 610 milioni frutto della benevolenza di Enrico Letta.

Una dose di buonismo che potrebbe essere connessa, il condizionale è d'obbligo, al sostegno ricevuto dalla Fondazione dello stesso ex Premier, VeDrò, da parte di alcuni "big" delle case di gioco. Il servizio mandato in onda dalle "Iene" ha evidenziato la stortura che vedeva, la legittima sponsorizzazione a favore di una fondazione, che però annoverava ben 7 tra parlamentari e ministri del Governo Letta, e le concessioni governative di cui avrebbero potuto godere gli sponsor stessi.

Letta Lobby Gioco Iene

E guarda caso qualcosa del genere avvenne. Alla fine si negoziò uno sconto del 70% di quanto calcolato dalla Corte dei Conti e meno di 1/10 rispetto al conteggio realizzato dalla Guardia di Finanza (90 miliardi) a sanatoria del mancato all'allacciamento delle macchine alla rete dei Monopoli che ne avrebbe dovuto controllare l'attività. Una dimenticanza, si fa per dire, andata avanti per anni, che prevedeva multe pari a 50 euro per ogni ora di attività 'non collegata'.

Una lobby, quella del gioco, che non ama farsi pubblicità, schiva e riservata, quasi invisibile ma che annovera il Gruppo De Agostini, che con la Gtech (ex Lottomatica), è il leader mondiale del gioco. Una riservatezza tale che ha portato il colosso, alla pari di FIAT, a espatriare oltre Manica godendo perciò dei privilegi fiscali inglesi e degli sconti amministrativi italiani.

Una comodità invidiabile, quella condivisa dalle due importanti famiglie, entrambe piemontesi, Agnelli-Elkann da Torino e Boroli-Drago da Novara azionisti di maggioranza del gruppo De Agostini e quindi di Gtech.

In casa nostra quindi rimangono solo i cocci.
Le ricchezze espatriano dopo avere rastrellato il rastrellabile in Italia mentre al Bel Paese rimane il degrado lasciato, da disoccupazione e cassa integrazione da un lato e ludopatia dilagante dall'altro (intervista al Presidente del CONAGGA).

I numeri che descrivono il fenomeno del gioco sono inquietanti ai quali occorre aggiungere i costi sociali e i drammi familiari conseguenti:
- 16.000.000 i giocatori in Italia
- 790.000 i malati di ludopatia
- il 50% dei ludopatici ha un reddito annuo intorno ai 10.000€
- tra 84,5 e 100 miliardi di euro il volume di gioco
- 7,9 miliardi introitati dallo Stato nel 2014 a fronte di un volume di 84,5 miliardi
- Allarme giovanissimi e bambini. Si stanno diffondendo le sale giochi anche per i minorenni. Le vincite si chiamano "ticket redemption" e consentono di accumulare punti per ritirare Ipad o piastre per capelli ecc... Piccoli giocatori crescono!

Gioco Azzardo infografica

 

(Infografica tratta da Corriere.it del 19 ottobre 2015)

Per la cronaca "buffa" il Presidente Mattarella, tre giorni prima dell'approvazione da parte del Governo della legge di stabilità che prevedeva l'incremento delle concessioni (+5.000), aveva insignito dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana il sociologo Maurizio Fiasco noto per la lotta al fenomeno dei giochi d'azzardo. Chissà quali riconoscimenti verranno attribuiti quando verrà liberalizzata la roulette russa.

Appendice -
E' di poche ore fa la notizia secondo la quale che le sale gioco autorizzate nella definitiva stesura delle legge di stabilità sono scese a 15.000 dalle 17.000 attuali e alle 22.000 inizialmente prospettate.

Cecilia Zanacca e Gianpaolo Lavagetto: "Risposta tardiva ed incompleta. Dal Consiglio Comunale mortificata l'iniziativa di oltre 2000 parmigiani." -

Parma, 19 ottobre 2015 -

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma Cecilia Zanacca e Gianpaolo Lavagetto -

"In merito alla mancata risposta alla petizione "Città Sicura", lunedì scorso abbiamo incontrato il Prefetto di Parma, che ringraziamo per la disponibilità ed attenzione, per esporre la nostra incredulità e le nostre preoccupazioni al riguardo.
Forse una semplice coincidenza, ma nei giorni successivi, dal presidente del Consiglio di Parma, dopo oltre un anno di attesa, è arrivata la risposta del Consiglio.
La risposta comunque, oltre che eccessivamente tardiva, appare non dare completa soddisfazione a quanto previsto dall' Art. 58 comma 4 dello Statuto Comunale; comma che, altra coincidenza, il presidente del consiglio, nella la sua lettera, omette di citare.
Tale comma, oltre che sancire il diritto dei firmatari ad ottenere una precisa risposta, ribadisce che nell'eventualità le petizioni non siano accolte, la relativa pronunzia deve essere adeguatamente motivata.
La risposta del presidente del Consiglio Comunale invece, non è altro che una cronistoria dell'iter amministrativo, tra l'altro proposto proprio dallo stesso Vagnozzi, con allegata copia della delibera di una mozione in cui i contenuti, così come si legge anche nel documento presente nel sito istituzionale, poco o nulla hanno a che vedere con quanto proposto dagli oltre 2000 parmigiani con la petizione "Città Sicura".
A questo punto non possiamo che stigmatizzare un comportamento dell'intero Consiglio Comunale che, in mancanza di una obbligatorietà di tempistica certa, ha atteso oltre un anno per poi assumere una posizione che riteniamo essere scarsamente gratificante per tutti coloro che hanno creduto in questa iniziativa. Che tale petizione potesse ricevere un simile trattamento da chi dovrebbe essere al servizio dei parmigiani, sinceramente non lo avevamo preventivato. Disattendere o peggio schernire, come qualche consigliere di minoranza ha fatto, una iniziativa di oltre 2000 cittadini, non solo mortifica i firmatari, ma soprattutto fa riflettere sull' impegno di chi dovrebbe rappresentarli nelle Istituzioni."

 

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