Nemmeno con il "lanternino" si riesce a trovare una buona notizia che consenta di archiviare dignitosamente questo luglio funesto.
di Lamberto Colla -
Parma, 3 Agosto 2014 -
Abbiamo seguito, nodo per nodo, il viaggio del "relitto vergogna" della Concordia dall'isola del Giglio a Genova col fiato in gola nel timore che i flutti si potessero nuovamente inghiottire il risultato di un "inchino maledetto". Un viaggio accompagnato da retorica smodata nel vano tentativo di recuperare un'immagine d'efficienza nazionale. Ma niente e nessuno riuscirà mai più a far dimenticare quella tragedia consumata su uno scoglio del Giglio.
Quando le cose van male possono andare ancor peggio. E il mese tradizionalmente destinato a segnare i ricordi più soleggiati e spensierati ha voluto, quest'anno, sottrarci anche questa misera soddisfazione. 14 giorni di temporali che hanno investito tutta la nazione. Precipitazioni piovose, bombe d'acqua come vengono chiamate più modernamente, che in talune aree del nord hanno raggiunto incrementi del 200% rispetto l'anno precedente. Ombrelloni chiusi, quindi, per metà del mese con un danno economico enorme per gli operatori turistici. Danno che si aggiunge alle produzioni agricole stagionali fortemente compromesse e alle conseguenze economiche indirette dovute al crollo dei consumi della frutta e verdura di stagione con un punto interrogativo sulla produzione di vino.
Un luglio così piovoso non era mai stato registrato da che esiste una sistematica raccolta dati delle precipitazioni. A Milano l'Osservatorio del Duomo ha registrato 320 millimetri e è record dal 1899.
750.000 milioni i danni stimati al turismo e probabilmente prossimi al miliardo anche quelli assegnabili all'agricoltura. Questo il conto presentato da questa pazza estate 2014.
Lasciando per un attimo i nostri problemi interni, parlamento bloccato da ostruzionismo assurdo, disoccupazione giovanile ancora in ascesa, PIL al palo, deflazione alle porte e ipotesi di manovra sui nostri conti correnti da 20 miliardi, se alziamo la testa al cielo questo mese funesto sarà ricordato per le tre tragedie dei cieli avvenute a pochi giorni di distanza e 462 vittime in poco più di una settimana. Un velivolo civile abbattuto sui territori di guerra dell'Ucraina, un aereo precipitato sull'isola di Taiwan nel tentativo di operare un atterraggio di emergenza, anticipato dalla tragedia del velivolo della compagnia algerina precipitato nel Mali.
Ed anche nel trasporto aereo è record con 709 vittime dall'inizio dell'anno.
Che dire invece della notizia secondo la quale l'Argentina sarebbe al default a distanza di 13 (una coincidenza cabalistica?) anni dal precedente fallimento che nel 2001 poi sfociata in gravi disordini sociali e in un periodo di intensa instabilità politica. Non si era ancora ricostituita l'affidabilità dell'Argentina che un nuovo "Tango Bond" da circa 29 miliardi di dollari è alle porte. Tra le vittime della cessazione dei pagamenti dichiarata nel 2001 dal governo di Buenos Aires vi erano infatti centinaia di migliaia di risparmiatori di vari paesi occidentali, che avevano sottoscritto i titoli del debito argentino confidando nella solvibilità del sistema finanziario del paese sudamericano e nella garanzia delle banche che avevano gestito i loro risparmi.
Infine come non ricordare, oltre al fonte Ucraino, i due nuovi terreni di guerra; l'infinito conflitto Israelo-palestinese che ha già superato la conta di 1.500 vittime la maggior parte civili e tra questi molti bambini, e quello che rimane della primavera araba in Libia, tanto feroce, da fare scappare a gambe levate anche gli americani che tanto l'avevano voluta affiancando gli amici francesi e inglesi nella caccia e uccisione del rais Gheddafi. Una carneficina che si aggiunge agli altri grandi teatri di guerra. Dall'Afganistan alla Siria con l'incertezza e le preoccupazioni che derivano dall'instaurazione del Nuovo Califfato dell'Islam, con pretese nei territori compresi tra Siria e Iraq guidato, dall'autoproclamato Califfo, Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi, estremista sunnita. Una novità che rischia di fare estendere il "problema interno siriano" a mote altre regioni mediorientali.
C'è poco da ben sperare per noi comuni mortali. Per altri, i produttori di armi, il mercato è invece fiorente.