Un sindacato in crisi di consensi lancia la sfida al Governo con il temutissimo "Sciopero generale" dal sapore retrò infarcito di slogan ma privo di contenuti, che non è diventato appetibile per le nuove categorie di lavoratori, a tutto vantaggio delle aziende in crisi di ordinativi.

di Lamberto Colla -
 Parma, 23 novembre 2014 - 


Prima di tutto è da segnalare che al comando "avanti con lo sciopero generale" lanciato dalla coppia terribile del sindacato italiano Camusso-Landini, ha quasi da subito aderito la UIL ma si è bellamente defilata la CISL.

I tre maggiori sindacati si separano proprio nel momento più delicato della trattativa sul lavoro a testimonianza che la mobilitazione "di pensionati e studenti svogliati" che si daranno appuntamento a Roma il prossimo 12 dicembre è esclusivamente una manovra politica e peraltro priva di contenuti.

Alla solita stima di numeri che segneranno il successo della manifestazione da un lato e l'insuccesso dichiarato da numeri stimati dalla controparte politica noi vogliamo aggiungerne altri: il risparmio delle imprese manifatturiere in crisi di ordinativi.
Già perché a giovarne saranno solo i conti economici di quelle aziende (tante) in crisi di ordinativi che potranno contare di un risparmio stimabile tra 40 e 60 euro per lavoratore che si asterrà dal timbrare il cartellino. Considerando una partecipazione allo sciopero del 50%, una impresa di 150 lavoratori, potrà disporre di una migliore liquidità compresa tra 3.000 e i 4.000 euro.
Il sacrificio del lavoratore invece si può equiparare a due "pizze". Una cenetta si può sacrificare a favore della Camusso. La leader CGIL dal polso di ferro che, nel tentativo di recuperare consenso e tesserati, sta percorrendo la strada dello scontro a oltranza su ogni cosa senza nulla proporre per accompagnare l'Italia intera fuori da questo pantano.

Come una casalinga frustrata in preda a una crisi di nervi, la Merkel italiana, ha ottenuto di far fare bella figura a Annamaria Furlan, da poco nominata alla guida della CISL a seguito del "pensionamento" di Raffaele Bonanni. Un distacco netto dalla "politica" di Camusso riprendendo addirittura Renzi, quando parla di sindacati, chiedendogli di non essere generico ma di specificare a chi assegnare meriti o demeriti. " Smetta di dire sindacati, sia più preciso" è la replica della Furlan indirizzata nelle scorse ore al premier Renzi.

"La Cisl, ha dichiarato la neo segretaria in un'intervista a Repubblica, non farà lo sciopero generale con Cgil e Uil perché non ci sono motivazioni valide per fermare il paese". Una posizione condivisibile che un effetto ha già generato: dare visibilità a Annamaria Furlan e al secondo sindacato nazionale , la CISL appunto.
Una posizione che sottrae la CISL dal cono d'ombra disegnato dal tandem Landini - Camusso all'interno del quale è invece rimasto invischiato il segretario UIL, Corrado Barbagallo, anch'egli di recente investitura, chiamato a sostituire Luigi Angeletti.

In Conclusione
Lo sciopero generale fa bene quasi a tutti tranne che ai lavoratori. Fa bene alle imprese che risparmiano, fa bene alla CGIL che intende accreditarsi come componente politica e non solo sindacale, fa bene alla Furlan che defilandosi si fa notare a tutto vantaggio personale e della CISL, fa bene al Governo che può scaricarsi di responsabilità, potendo anche confrontarsi con una "opposizione" non avendone una in parlamento.
Delle nuove figure di lavoratori, dei disoccupati in crescita numerica, degli artigiani, dei commercianti e dei microimprenditori in preda a crisi di nervi, invece, chi ci pensa?

Domenica, 16 Novembre 2014 12:38

“Parma cotta” e “Italia bollita”

Piove sul bagnato. Un'altra storica e importante azienda della food valley entra "ufficialmente" in crisi. Ma è tutto il settore legato ai consumi a mostrare grandi difficoltà. E il "sistema Parma" sembra immobile, forse mi sbaglio ma se così fosse varrebbe la pena che chi può faccia... non solo pro domo sua...

di Lamberto Colla -
Parma, 16 novembre 2014 - 
Ore di apprensione collettiva in attesa del passaggio del colmo di piena del Po e per quello che lascerà alle spalle; terreni fertili o devastazione? Così come è per il Grande Fiume anche per la crisi occorre sperare che, dopo il suo passaggio, lasci non solo devastazione ma anche qualche terreno fertile su cui seminare nuovamente e più preziosamente.

Il colmo di piena di questa lunga e devastante crisi economica non sembra mai giungere. E' una agonia continua che logora le aziende, gli imprenditori e i lavoratori occupati o in mobilità o ancor peggio senza salario o stipendio che sia.
Una situazione che, a livello nazionale, ha già mietuto un gran numero di suicidi che, stando alle fredde statistiche, per la prima volta vede il numero dei dipendenti superare quello degli imprenditori e, più in generale, l'incremento di suicidi per cause economiche nei primi 6 medi del 2014 è stato del 59,1% superiore al 2013.

E Parma, la splendida Parma, la ricca e industriale Parma, la regina della food valley mostra cedimenti su cedimenti. Poca pubblicità, come è consuetudine, ma la crisi è palpabile camminando per il centro storico o nela immediata periferia. Vendesi e affittasi sono i cartelli pubblicitari più ricorrenti, ormai tappezzerie di buona parte degli edifici e delle cancellate.

Nei primi sei mesi del 2014, il Tribunale di Parma ha dichiarato fallite 88 aziende ed ha avviato 16 concordati. L'anno scorso, i fallimenti nel periodo gennaio-giugno erano stati 66 (l'incremento è del 33%), ma molto più numerosi erano stati i concordati, ben 44, molti dei quali ancora in itinere.
Quando poi è una società del calibro di Parma Cotto a dichiarare uno stato di difficoltà allora non si può più fare finta di niente.

Non è certamente una sorpresa che Parma Cotto sia in difficoltà di liquidità, situazione peraltro aggravata dai 26 milioni dell'investimento (in leasing) del nuovo e super tecnologico stabilimento che, probabilmente, associato al sogno americano sfumato, non è riuscito a generare quei flussi utili a una più rapida ripresa dell'economia aziendale.
L'irriducibile guerriero, Marco Rosi, non si arrende e la mossa concordataria potrebbe esere finalizzata a salvaguardare i fornitori e tentare una probabile cessione, a qualche gruppo alimentare nazionale, in grado di rilanciare l'industria, forte di un prestigioso marchio dall'intenso aroma territoriale.

Quella desinenza "Parma" che è garanzia di qualità ma che, alla luce dei fatti, non è più in grado da sola di sostenere lo "tsunami" finanziario.
Dal crack Parmalat a Parma Cotto passando per il tritacarne della crisi recessiva nazionale, la capitale del food sta sprofondando in una sempre più grave e desolata crisi.
Si contano in 500 i posti nel settore agroalimentare a rischio senza contare la crisi del Parmigiano Reggiano che altre vittime potrà ben presto mietere.

In quest'ultima tragica settimana parmense, infatti, segnali inquietanti giungono anche da Spumador che annuncia la volontà di chiudere lo storico stabilimento di Sant'Andrea, Eridania Saddam e il saccarifero mandano segnali riguardo a possibili, immediate, dismissioni e multinazionali come Plasmon e Nestlé, presenti da anni sul nostro territorio continuano a presentare piani di ridimensionamento senza alcuna certezza sul futuro degli stabilimenti locali. Infine, è di queste giovedi (13/11) la notizia del fallimento di un salumificio di Fornovo Taro (Maini Camillo) per effetto di un' istanza presentata da due lavoratrici.

Una settimana di passione che ha visto il transito, nei locali della procura di Parma anche dell'imprenditore di punta del sistema economico parmense, Guido Barilla, molto probabilmente non per fatti riguardanti l'azienda di famiglia ma per gli strascichi, si suppone, connessi al fallimento di Magic Spa, un tempo leader nel settore mangimistico e recentemente, dopo il fallimento del 2012, acquistata dal gruppo mangimistico Ferrero.

Guido Barilla e Giuseppe Lina, uniti anche da amicizia almeno sino al 2012, si trovano separati non solo dall'autostrada ma anche dalle carte bollate. Una "joint venture" infelicemente sciolta e dai risvolti anche giudiziari.

Magic e Barilla separati dall'autosole

Pezzi di Parma che si sfilano dalle mani parmensi per passare a proprietà non autoctone. Italiane come nel caso della Magic piuttosto che francesi come il caso di Parmalat (Lactalis) e del lievitificio ex Eridania (Lesaffre) o il caso Cariparma da qualche anno acquisita da Credit Agricole.

CONCLUSIONE
"Parma Cotta" altro non è che una fotocopia ridotta della bollitura italiana. Fotocopia di un sistema di governo incapace di progettare e di fare ma capace, invece, di essere forte con i deboli e debole con i forti.

Stando così le cose, la luce in fondo al tunnel non si vedrà mai se chi può o potrebbe fare non fa. Serve coraggio e capacità d'intrapresa ma se costoro che ne hanno il potere e le risorse non partono, prima o poi, la ruota gira anche per loro.

Il rischio deindustrializzazione è alle porte.

"parma cotta"

 

Confronto stamattina con i candidati alle Regionali Aragona, Benati, di Monda, Lugli, Malavasi presso la Confcommercio -

Reggio Emilia, 12 novembre 2014 -

Si è tenuto questa mattina presso la sede di Confcommercio il confronto tra i pensionati del (Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo) ed alcuni candidati alle elezioni regionali del 23 novembre prossimo. All'invito hanno risposto Alessandro Aragona (F.lli d'Italia), Fabrizio Benati (PD), Rossella Di Monda (Mov. 5 Stelle), Roberto Lugli (Emilia Romagna Civica), Ivan Malavasi (PD).

Il confronto, moderato dal coordinatore del Cupla provinciale Gian Lauro Rossi, è stato introdotto dal presidente dell'organismo unitario dei pensionati autonomi, Nefro Lasagni, che ha sottolineato i punti caldi delle richieste alla Regione e quindi ai futuri eletti: Sicurezza, Ambiente, Mobilità, Giovani ed impresa, Tassazione e Tagli agli sprechi, con una sottolineatura di valore assoluto, nessuno pensi che il taglio di risorse alle Regioni (4 miliardi) possa tradursi in una riduzione dei servizi per la popolazione, in modo particolare per gli anziani.

"Oltre a ritenere indispensabile un'adeguata integrazione dello stanziamento dei Fondi nazionali di carattere sociale, si chiede che vengano riattivati sul territorio servizi sociali, sanitari ed assistenziali integrati e nel contempo che si proceda a riqualificare le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonchè tutte le provvidenze economiche ai bisognosi, eliminando incongruenze e assicurando un sostegno vero ed efficace a chi ne ha bisogno. E' necessario poi definire i LEP (Livelli Essenziali di Protezione sociale) ed individuare i costi "standard" per alcuni servizi come gli asili nido, l'assistenza domiciliare e residenziale" ha sottolineato Lasagni.

Le associazioni aderenti al CUPLA: FIPAC-Confesercenti, 50&Più Confcommercio, CNA Pensionati, ANAP Confartigianato, Sindacato Pensionati Confagricoltura, Federpensionati Coldiretti, Associazione Pensionati CIA si ripromettono poi un confronto ed una verifica periodica con gli eletti al Consiglio regionale.

(Fonte: Uff. stampa e comunicazione Cia di Reggio Emilia)

Il candidato della Lega Nord alle elezioni della Regione Emilia Romagna, Manuel Ghilardelli, sui tagli alle Province: "Riforma inutile che porterà solo problemi e sprechi maggiori" -

Piacenza, 12 novembre 2014 -

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa -

"Se lo stanno chiedendo in tanti, specialmente i cittadini che ancora non hanno ben chiaro cosa aspettarsi nei prossimi mesi: quali vantaggi porteranno i tagli alla Provincia di Piacenza? La risposta è facile: nessuno!", è il commento caustico di Manuel Ghilardelli, candidato della Lega Nord alle prossime elezioni regionali del 23 novembre.

"Nel periodo in cui sono stato Assessore Provinciale all'Agricoltura e alla Caccia, ho avuto modo di toccare con mano quanta importanza abbiano le province sui territori di competenza e quanto poco incidano sull'economia nazionale a livello di costi di gestione – prosegue Ghilardelli –. L'attuale riforma fortemente voluta dal Governo Renzi, oltre a non avere alcuna utilità, creerà sicuramente tanti danni e problemi. Si parla di riduzione dei costi, ma in realtà quello che sta facendo il governo è soltanto un gioco di occultamento di spese che ricadranno automaticamente sui cittadini".

"Per quanto riguarda la il territorio piacentino, per esempio – spiega il candidato della Lega Nord – ci accorgeremo presto della differenza: alla prima nevicata si porrà il problema della pulizia delle strade, operazione fino ad ora fatta dalla Provincia, così come la manutenzione delle strade e la pulizia dei canali e dei letti dei fiumi, attività che in questi giorni di allerta meteo risultano di altissima importanza. Per non parlare poi della gestione dei trasporti pubblici: fino ad oggi era l'ente provinciale a calmierare i costi di gestione, mentre ora a chi spettano? Ai cittadini, ovviamente".

"Effettuare tagli drastici alle province, significa passare da una gestione controllata e oculata dei fondi ad una disordinata ed inutile, con la quale, va da sé, gli sprechi non faranno che aumentare. Prima, infatti, era la Provincia e ridistribuire sul territorio i Fondi Europei in arrivo dalla Regione facendo un'attenta analisi delle necessità e delle emergenze. Ora la distribuzione non sarà più mirata ma a pioggia, con l'unico effetto di non andare a risolvere le problematiche del territorio perché, come fanno a Bologna a conoscere i problemi della montagna piacentina?", conclude Ghilardelli.

(Fonte: ufficio stampa Manuel Ghilardelli - candidato della Lega Nord alle elezioni della Regione Emilia Romagna)

L'appello di Cinzia Rubertelli: «A sei mesi dalle elezioni, nemmeno una proposta dall'amministrazione comunale. Lunedì scorso il consiglio è stato sospeso per mancanza di argomenti: possibile che Vecchi non sia al corrente dei problemi della città?» -

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa - 

Reggio Emilia, 11 novembre 2014 -

«Sono passati sei mesi dalle elezioni, eppure dalla giunta non è ancora arrivata una singola proposta. A questo punto vorrei solo chiedere a Vecchi e ai suoi: c'è nessuno?». In piazza Prampolini tutto sembra completamente immobile, e Cinzia Rubertelliconsigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio – alza la voce: «Per quanto tempo dovremo aspettare che quest'amministrazione prenda una decisione e la sottoponga a un confronto democratico in consiglio? Almeno una decisione, per favore: almeno una».

La situazione ormai è diventata paradossale: «Il consiglio comunale dello scorso lunedì è stato sospeso per mancanza di argomenti – spiega Rubertelli – Verrebbe da riderci su, se non fosse che la situazione è davvero drammatica. Davvero questa giunta non sa cosa ci sia da fare per questa città? Proviamo ad aiutarli noi, allora. Potremmo iniziare a discutere della sicurezza, o dello stato dei trasporti pubblici. O del censimento del patrimonio immobiliare. O dello stato di salute del centro storico, ormai prossimo al codice rosso. Ma se l'amministrazione non è in grado di affrontare questi argomenti, potrebbe almeno spiegare quali effetti potrebbero avere sulla città i tagli annunciati in Finanziaria».
Per il momento, però, nessuno di questi problemi è stato affrontato. «In sei mesi ci si è riuniti in consiglio comunale principalmente per discutere mozioni e interpellanze delle minoranze. Poco altro. Poi, il silenzio più totale. Ma mi chiedo come l'amministrazione possa continuare a ignorare i problemi della città in maniera così ostinata e ostentata».

Dalla giunta sono arrivati molti annunci e tante prese di posizione sui problemi della città. Ma a tutte queste belle parole non sono seguiti gesti concreti. «Le nostre liste civiche sono fatte di persone che lavorano, e che non hanno l'abitudine di confondere la realtà virtuale con quella quotidiana – conclude Rubertelli – Ogni tanto il cellulare va spento: i problemi vanno affrontati, non rimossi con un selfie. La città non può vivere solo di proclami: sarebbe come se i fornai vendessero sacchetti senza pane dentro. Quindi, chiediamo che il sindaco e la sua giunta mandino un segnale della loro esistenza. Che arrivino con qualche proposta, per favore. Siamo preoccupati che questo andazzo possa continuare ancora per mesi. Il calendario, del resto, è pieno di insidie e di scuse per rimandare ogni decisione: prima le elezioni regionali, poi il Natale, poi l'Epifania, poi il carnevale, la Pasqua e infine le ferie estive. Ci si perdonerà il sarcasmo, ma i problemi della città sono reali e urgenti: è ora di lavorare per risolverli».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Qui "gatta ci cova". La Merkel tace ma parlano per lei Juncker, Bundesbank e gli altri vassalli nord europei.

di Lamberto Colla -
Parma, 10 novembre 2014
Il travagliato "percorso vita nella palestra UE di Matteo Renzi è iniziato e con esso anche le schermaglie con i vertici e le corazzate tedesche pronte a intervenire a difesa di ogni piccolo o grande interesse nazionale.
La "portinaia del condominio europa" tace, raccogliendo, forse, l'invito che abbiamo rivolto dalle colonne di questo giornale o perché, molto più probabilmente, "gatta ci cova" e sta preparando l'assalto finale all'Unione Europea.

E' quasi un mesetto che la Cancelliera di ferro non si esprime e nemmeno è intervenuta nella disputa tra Mario Draghi e alcuni suoi oppositori che, guarda caso. sono i vertici "Buba" (come confidenzialmente viene identificata la banca centrale tedesca Bundesbank) e i rappresentanti di alcuni Paesi nord europei, contrari alla politica finanziaria del "drake" nazionale a capo della BCE. L'apertura della Banca Centrale Europea, proposta e portata avanti con determinazione da Mario Draghi, a politiche finanziarie in grado di sostenere lo sviluppo e la crescita all'interno dell'Unione non piace a Berlino.

Già perché alla Germania non va giù che la maggiore contribuzione vada, inevitabilmente, a favorire le economie dei Paesi, in questo momento in maggiore difficoltà di ripresa, ai quali si è aggiunta un'altra potenza economica europea del peso della Francia che ha dichiarato che non rispetterà il vincolo del 3%.
L'ultima grande arma a disposizione della Bce, l'acquisto di titoli pubblici, è sempre stata osteggiata dai "falchi della Buba" e perciò mai convintamente proposti da Draghi. Ma è giunto il momento, i tassi sono a valori così bassi da non offrire più spazi di manovra. A rischio la presidenza dello stesso Draghi proprio all'anniversario del suo terzo anno ai vertici di Strasburgo.

E invece, nonostante l'opposizione mediatica, che indicava Draghi essere un uomo solo in BCE, inaspettatamente il board della Banca Centrale Europea ha accolto la politica monetaria composta di misure non convenzionali proposta dal finanziere italiano.

Ma un altro fronte, in questi giorni era aperto, questa volta tra il giovane premier italiano e lo stesso Presidente della Commissione Europea, il lussemburghese e gran vassallo Juncker, il quale non aveva gradito l'esternazione di Matteo sul "covo di Burocrati di Bruxelles". Il Presidente della Commissione, dall'alto della sua integrità morale, ha aperto il fuoco di sbarramento pretendendo il rispetto per i rappresentanti delle istituzioni.

Proprio lui che, quando era premier in Lussemburgo, favorì lo sviluppo del Granducato Lussemburghese attraverso una politica di privilegi finanziari che ha portato - di fatto - il piccolo Paese del nord a diventare una sorta di "paradiso fiscale". La conferma è giunta nelle scorse ore dalla pubblicazione di un dossier, realizzato da un gruppo di giornalisti d'inchiesta come riportato dal "Sole 24 ore" lo scorso 6 novembre nell'articolo a firma di Beda Romano "Lussemburgo, i 550 «favori» alle multinazionali che imbarazzano Juncker".

E, in tutto questo bailamme la Merkel, si proprio lei la Cancelliera Tedesca, che tutto sa e tutto vuole, tace. Un cambiamento di stato quasi impossibile da credere per una che sarebbe capace di intervenire anche sul colore delle scarpe di chiunque del suo entourage.
Il silenzio della Merkel e l'accondiscendenza della Buba alle proposte, mai amate nè tantomeno volute, di Draghi fanno riflettere.
Che siano vere le congetture giornalistiche che la Germania stia predisponendo un piano segreto per uscire dall'Euro?

Mercoledì, 05 Novembre 2014 09:37

Sissa Trecasali, sei mesi dopo

Bernardi: "Un territorio dalle enormi prospettive". al via i lavori sul "Ponte del Diavolo". Prossimamente si concluderà l'adesione al "Circuito dei Castelli" e alla "Carta del Po". In programma una pista ciclabile sul confine dell'intero perimetro comunale.

di Lamberto Colla - Sissa Trecasali 5 novembre 2014 --
Il nuovo Comune frutto della fusione tra Sissa e Trecasali, ufficialmente attivo dal primo gennaio 2014, copre una superficie di quasi 72 kmq e accoglie una popolazione di circa 8.000 abitanti.
Solo con le elezioni dello scorso 25 maggio il nuovo comune di Sissa Trecasali ha di fatto avviato la sua operatività sotto la guida della nuova amministrazione a capo della quale è il Sindaco Nicola Bernardi, già primo cittadino di Trecasali nella precedente tornata elettorale.

Una fusione che dovrebbe garantire maggiore operatività al comune unificato anche in forza del fatto che la Regione erogherà al Comune di nuova istituzione un contributo annuale, di ammontare costante, della durata complessiva di quindici anni, pari a 170 mila euro all'anno. A titolo di compartecipazione alle spese iniziali è poi previsto un contributo straordinario in conto capitale della durata di tre anni pari a 150.000 euro all'anno. Per i dieci anni successivi alla sua costituzione inoltre il nuovo Comune avrà priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore che prevedono contributi a favore degli enti locali e sarà equiparato ad una Unione di Comuni ai fini dell'accesso ai contributi previsti da programmi e provvedimenti regionali di settore riservati a forme associative di Comuni, ad eccezione che per i contributi regolati dal programma di riordino territoriale. La Regione sosterrà il nuovo Comune anche mediante cessione di quota del patto di stabilità territoriale.

Sei mesi sono trascorsi dal giorno delle elezioni e un primo, seppure parziale, consuntivo è possibile tracciare insieme al Sindaco Nicola Bernardi. "Devo dire che non ho riscontrato particolari problemi a seguito della fusione. L'unico ostacolo che stiamo rimuovendo sta nella operatività avendo messo in comunione le due diverse strutture che agivano secondo procedure e prassi molto diverse. Adesso si tratta di amalgamarle, non solo dal punto di vista dei regolamenti ma anche della prassi operativa, delle abitudini quotidiane, non che uno sia migliore dell'altro. Per quanto riguarda il territorio, secondo noi, ha delle potenzialità e prospettive enormi. Alcune abbiamo cercato di inquadrarle e di intraprenderne il percorso. Ci hanno già riconosciuto l'adesione al "Circuito dei Castelli del Ducato" e dal primo gennaio saremo dentro. Un percorso che porterà a riconoscere Sissa non dal solo punto di vista storico ma anche eno-gastronomico e fluviale. Anche su questo versante pensiamo ci siano molte potenzialità tanto che abbiamo fatto richiesta di aderire alla "Carta del Po" che è una associazione di comuni rivieraschi (sulle due sponde del PO - ndr) nata per promuovere iniziative legate al fiume. "

In breve sintesi, i punti fondamentali che stanno a base della "Carta del Po" sono così riassumibili: sollecitare l'informazione, tutelare la flora e la fauna, realizzazione la rinaturalizzazione della golena, valorizzare le aree golenali con cicloturismo e pescaturismo, intensificare i controlli dell'acqua, garantire maggiore sicurezza agli attracchi e creare una cultura dell'acqua con giornate di sensibilizzazione. Un programma che tende a promuovere il territorio attraverso iniziative turistiche fuori dai circuiti convenzionali. Un settore che sta offrendo grandi opportunità e che Sissa e Trecasali hanno saputo sfruttare attraverso due manifestazioni di indiscutibile successo: I Sapori del Maiale che apre il circuito del "November Porc"e la "Fiera agricola di Trecasali".

Fiera Agricola di Trecasali

"Il November Porc, prosegue il Sindaco, è sicuramente una vetrina molto importante per tutto il territorio e non soltanto per Sissa. Una manifestazione che deve essere da esempio di collaborazione territoriale per promuovere la nostra zona per tutto l'anno. Occorre collaborare tra di noi (le amministrazioni del territorio della "bassa" - ndr). Bisogna arrivare a un obiettivo di più ampio respiro territoriale. E' anche il momento di fare un restyling della "Strada dei Sapori" dove ogni luogo ha le sue caratteristiche peculiari distintive ma tutte insieme possono offrire un maggior ventaglio di opportunità al turista."

Il Ponte del Diavolo - interrotto causa la piena del gennaio 2014

Sul piano delle opere da realizzare, seppure di non stretta pertinenza e responsabilità della amministrazione comunale, c'è la ferita aperta del Ponte del Diavolo che unisce le sponda di Sissa con quella di Roccabianca. Una frattura causata dalla piena del fiume dello scorso gennaio e che non pochi disagi ha causato agli operatori locali contribuendo sensibilmente a aggravare la situazione di crisi già sufficientemente pesante.
Entro breve, comunque, dovrebbero partire i lavori di recupero dell'importante infrastruttura, almeno stando alle dichiarazioni dell'Assessore alle attività produttive dell'amministrazione comunale, Igino Zanichelli. "Come amministrazione stiamo sollecitando la provincia a fare riprendere i lavori, peraltro complessi, anche perché sono intervenuti dei problemi legati al progetto. Comunque entro una settimana dovrebbero ripartire i lavori per concludersi nei 5 mesi stabiliti."
Quindi il "November Porc 2014" dovrebbe tenere a battesimo i lavori di ripristino del Ponte del Diavolo.

a destra Igino Zanichelli Assessore alle attività produttive di Sissa Trecasali
Per quanto invece è di diretta competenza della nuova amministrazione, molte le novità cantierabili.

"Per due anni c'è l'idea di finanziare, prosegue Nicola Bernardi, diverse opere pubbliche grazie al fatto che, proprio in forza della fusione siamo fuori patto di stabilità per due anni. faremo investimenti molto mirati tenendo in considerazione tutte le frazioni del territorio, partendo dalla messa in sicurezza di parti di viabilità, alla sostituzione della pubblica illuminazione e lavoreremo sulle strutture scolastiche. E' nostra intenzione favorire lo sfruttamento del porto fluviale di Torricella, dei Boschi di Maria Luigia e le aree boschive degli argini, dell'area della ex Fornace ma anche il contesto dei fontanili tra Ronco e Viarolo (area Lorno peraltro riconosciuta a livello europeo) e le piste ciclabili e pedonalibi con l'obiettivo di realizzare un anello, senza soluzioni di continuità, lungo tutto il perimetro comunale." Nel frattempo, come si può intuire dalle impalcature, sono stati avviati lavori di restauro della Rocca, resa inagibile dall'ultimo terremoto, che da gennaio entrerà a far parte del circuito dei Castelli del Ducato.

Sissa - il restauro della Rocca "ferita" dal terremoto

 

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Manuel Ghilardelli, candidato della Lega Nord alle prossime elezioni regionali, su tutela ai commercianti e lotta agli abusivi -

Piacenza, 4 novembre 2014 -

"In questi giorni ho incontrato tante persone e visitato tanti paesi della provincia piacentina e ho notato quanti abusivi popolano i nostri mercati. Anche nella mattinata di sabato, mentre eravamo nelle strade del centro di Piacenza con il nostro candidato alla presidenza della Regione, Alan Fabbri, abbiamo constatato una presenza massiccia di irregolari. Non è affatto corretto nei confronti dei commercianti". E' la protesta di Manuel Ghilardelli, candidato della Lega Nord alle prossime elezioni regionali del 23 novembre.

"E' una brutta piaga - prosegue Ghilardelli – purtroppo se ne parla da tempo, ma alla fine non si trova mai una soluzione. I nostri commercianti sono vessati da una tassazione esagerata e devono subire la concorrenza degli abusivi, che se ne infischiano delle nostre leggi e dei nostri regolamenti. Sono tante le lamentele che abbiamo raccolto e ho visto anche una certa rassegnazione. E' tempo di cambiare registro e di dare delle risposte significative".

"Non è una questione di razzismo, non abbiamo nulla contro chi lavora e chi rispetta le leggi. Dobbiamo solo invertire questa tendenza e questa moda che porta a mettere gli italiani in secondo piano. Anche in questi giorni è uscita la notizia che Castel San Giovanni, la porta della Valtidone è il secondo paese nella Regione per presenza di immigrati con il 21,2%, alle sole spalle di Galeata in provincia di Forlì Cesena con il 23,1%. Sono dati importanti da non sottovalutare. E' il segno del cambiamento della nostra società. E' per questo motivo che le leggi vanno fatte rispettare, per tutelare tutti, a cominciare dagli italiani".

(Fonte: Ufficio stampa Manuel Ghilardelli - candidato della Lega Nord alle elezioni della Regione Emilia Romagna)

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Ottavia Soncini candidata del Partito Democratico alle elezioni regionali sui dirigenti in Emilia Romagna: "Si potrebbe nell'arco di 5 anni ridurli di almeno il 20%: un risparmio che varia tra i 3,5 e i 4 milioni l'anno". -

Reggio Emilia, 4 novembre 2014 -

"I dirigenti in Emilia Romagna sono 189 al 31 luglio 2014 per un costo complessivo di circa 17 MILIONI di Euro (fonte www.regione.emilia-romagna.it/trasparenza/personale/dirigenti)

"La stragrande maggioranza è nata negli anni '50, tra blocco del turnover e prepensionamenti (se/ove possibili) si potrebbe nell'arco di 5 anni ridurli di almeno il 20%: un risparmio che varia tra i 3,5 e i 4 milioni l'anno".

"3,5 milioni che potrebbero essere investiti OGNI ANNO in borse di studio o sgravi fiscali a chi assume giovani laureati".

"Con il mio staff stiamo elaborando un piano di miglioramento del sistema che preveda stipendi calcolati in base al miglioramento o all'estensione dei servizi resi ai cittadini emiliano-romagnoli e non come oggi, sulla base di parametri macroeconomici commisurati alla media nazionale".

"I dirigenti emiliani ricevono un premio se il Pil pro capite (o reddito pro capite) dell'Emilia-Romagna è più alto di quello medio italiano. E così per l'occupazione, l'occupazione femminile e altre dimensioni sulle quali non è certo quanto l'operato di un dirigente possa incidere: è il mercato che premia le imprese emiliano-romagnole e i loro lavoratori. L'ER è da sempre una delle regioni più ricche d'Italia e cade sempre sopra la media nazionale in questo tipo di classifiche. Quindi i dirigenti sono sicuri di ricevere una gratificazione in ogni anno di esercizio, anche quando la situazione economica è grave come in questo frangente perchè tanto nelle altre regioni le cose vanno comunque peggio. Noi abbiamo il dovere di guardare avanti con coraggio e misurarci con le regioni europee più ricche e dinamiche per raggiungerle, non possiamo autoincensarci per una vittoria scontata su regioni che soffrono e hanno bisogno anche del nostro aiuto."

(Fonte: Ottavia Soncini Candidata del Partito Democratico alle elezioni regionali)

Domenica, 02 Novembre 2014 12:36

Generosi con l’UE, sadici con i cittadini.

PIL drogato ma contributo concreto. Renzi s'indigna con i burocrati e Cameron va su tutte le furie per i maggiori contributi dovuti all'UE. Ma come non lo sapevate che a un maggiore PIL corrisponde una maggiore contribuzione UE? Intanto per noi c'è la spada di Damocle dell'IVA al 25,5%.

di Lamberto Colla -
Parma, 2 novembre 2014
Non c'è da essere veggenti o esperti di bilanci comunitari per prevedere, come avevamo infatti anticipato a settembre, che all'aumento del PIL sarebbe automaticamente corrisposto un esborso proporzionale in termini di contribuzione all'UE.
Questi sono i patti e questo è da corrispondere.

Ha poco da inalberarsi Cameron, il premier britannico, alla lettura del conto che la UE gli ha rifilato. 2,125 miliardi di maggiori contributi da versare nelle casse della Commissione UE risultato dei nuovi conteggi imposti dalla nuova contabilità "SEC 2010" per mezzo della quale i bilanci degli stati UE sono stati aggiornati con le stime "criminali" del sommerso, della droga e della prostituzione. E così, il PIL vola e il rapporto deficit PIl migliora magari rientrando entro i parametri del 3% e la bella figura è sfornata.
Peccato però che a quell'artificio contabile corrisponda una voce di uscita reale.

Euro in moneta contante che dai Paesi membri dovrebbero scivolare nelle casse dell'UE in proporzione alla ricchezza del Paese. E così forza con le stime del sommerso, chi più ne ha più ne metta!

Tutti tranne i due furbacchioni di Francia e Germania.
I primi hanno creato una doppia contabilità, i secondi hanno dichiarato che il sommerso è una loro questione interna e così, mentre il conto dell'Italia sale a 341 milioni, quello della Gran Bretagna a 2,125 miliardi e a 89,4 milioni per la povera Grecia, i cugini d'oltralpe pretenderebbero la restituzione di 1,02 miliardi mentre i tedeschi si accontenterebbero di una restituzione di soli 779 milioni.
Un conticino peraltro da saldare entro fine anno.

Attenzione, val la pena di ricordare che la Commissione Europea è un organo esecutivo, composto da soggetti che contano nei propri Paesi e tutti insieme in europa. La Commissione è composta infatti dai capi di Stato e di Governo, riuniti in Consiglio. Sono stati proprio loro a far passare quelle regole, loro a non capire dove sarebbe stata la ricaduta e loro stessi a fare i "fenomeni" con le stime. Tutti tranne i due di Francia e Germania che con il gioco delle tre carte (peraltro specialità italiana ) sono riusciti a ottenere un vantaggio economico considerevole.

A noi, oltre che piangere, non ci resta che pagare in attesa del prossimo aumento dell'Iva al 25,5%.
Certo è solo un ammortizzatore della legge di stabilità che prevede l'aumento dell'aliquota Iva nel 2017 solo se non si dovessero raggiungere gli obiettivi, la cosiddetta "clausola di salvaguardia IVA", con gli altri strumenti messi in campo dalla spending review per la compressione delle spese pubbliche.
Una promessa, si sa è un debito. E quando c'è da riscuotere è ben difficile dimenticarsi.

In fondo cosa volete che sia il 25,5% di iva?

Per risparmiare basta comprare meno generi!

Venerdì, 31 Ottobre 2014 17:00

Parma - Lettera di un alluvionato al Sindaco

Riceviamo e pubblichiamo per conto dell'Associazione Millecolori la lettera di un alluvionato che chiede al Sindaco il risarcimento dei danni che ha subito per la distruzione della sua auto -

Parma, 31 ottobre 2014 -

Sono un cittadino di Parma, mi chiamo XY, ed abito nel quartiere Montanara, via AB.
Purtroppo, come tanti, a causa dell'alluvione del 13/10 ho subito rilevanti danni, tra i quali la distruzione della mia auto (Fiat Punto, tg. DE....) le cui rate avevo finito di pagare da poco.
Come tanti, con l'aiuto di molti, mi sono rimboccato le maniche per ridurre i danni ma, purtroppo, la mia auto non è più recuperabile (la riparazione costerebbe di più del valore dell'auto).
Ho seguito le polemiche sui giornali e poco mi interessava stabilire se l'allarme fosse pervenuto al Sindaco alle 14,00 o alle 15,00 o alle 16,00 perché in tutti i casi nessuno avrebbe potuto arrestare la furia del Baganza e salvare la mia auto. In più, da bravo pendolare, non ero a casa (lavoro a Piacenza in una industria metalmeccanica) e quindi non avrei comunque potuto correre a casa per metterla in salvo.
Lunedì però sono venuto a sapere che la possibilità di tracimazione, anche in un ambito urbano, era stata a Lei (il Sindaco di Parma) comunicata sin da sabato, che Lei avrebbe dovuto avvertire i cittadini e che invece Lei né sabato né domenica li ha avvertiti. Mi sono molto meravigliato che Lei alla stampa locale e nazionale e quindi anche a me avesse taciuto la circostanza.
Egregio sig. Sindaco se Lei sabato o domenica mi avesse avvertito, com'era Suo dovere, probabilmente io, per prudenza (sono una persona mite e prudente) avrei parcheggiato la mia auto non in via Navetta bensì in un luogo più tranquillo e, pertanto, credo sig. Sindaco che Lei, omettendo di avvisare me e tutti i Suoi cittadini (com'era Suo obbligo fare) ha fortemente contribuito a causare i danni alla mia macchina, con tutto quello che ne consegue per me e per la mia famiglia, poiché così sono stati buttati nel fango i tanti sacrifici, rinunce che abbiamo affrontato per comprarci la nostra piccola auto.
Io non so perché non ci abbia avvisato. Bastava poco. Se Lei mi avesse avvisato ed io avessi ugualmente parcheggiato in via Navetta oggi mi darei dello stupido per non aver fatto affidamento sulle Sue parole e preso le opportune cautele. Siccome Lei non mi ha avvisato lo stupido non sono stato io.
Ho letto che il fax non sarebbe arrivato ma poi ho letto che è stato protocollato il lunedì. Mi sono quindi domandato: come si fa a protocollare quello che non è arrivato...ma poi ho capito che quelle parole (pronunciate dal consigliere Bosi) erano un goffo tentativo di nascondere la realtà.
Mi sono anche domandato: visto che nel 2014 di allerta ce ne sarebbero stati tanti (in realtà sembra che riguardanti Parma Città siano stati solo una ventina) come sono arrivati i precedenti avvisi? Siccome sembra siano arrivati anche loro via fax-pec, conoscendo la situazione metereologica (i fatti di Genova erano noti), un responsabile buon padre di famiglia anche se impegnato (per motivi personali) a Roma avrebbe comunque dovuto incaricare qualcuno di verificare i fax-pec durante la Sua assenza. Purtroppo non ho letto che ciò Lei abbia fatto e così, come detto, né io né gli altri cittadini siamo stati avvisati del possibile, anche se improbabile, pericolo per noi ed i nostri beni, come la mia povera Fiat Punto.
E' per questo egregio Sig. Sindaco che chiedo direttamente a Lei il risarcimento dei danni per la mia auto e, per cortesia, inoltri questa mia richiesta anche alla Sua assicurazione per evitare che questi danni debba pagarli il Comune, e quindi anch'io, visto che ho già avuto la sciagura dell'alluvione e quella di avere un Sindaco che ha dimostrato quanto meno una grave superficialità, venendo meno a quella doverosa cautela che la legge impone ed ancor prima imporrebbe il senso di responsabilità per i cittadini della Sua città.
Distinti saluti. XY

P.S.: se poi Lei vorrà ritenere la presente richiesta di danni quale atto di "sciacallaggio politico" non mi interessa perché io i danni li ho patiti davvero e, mi perdoni...non mi piace essere troppo preso per i fondelli...sono mite ma non cretino!

(Fonte: Associazione Millecolori)

Martedì, 28 Ottobre 2014 08:45

Alluvione, il fango arriva in Comune.

Sarà la magistratura a accertare i fatti ma nel frattempo mettiamoci nei panni del Sindaco Federico Pizzarotti. Al lupo al lupo... e quando il lupo c'è davvero son guai seri. La replica del Capogruppo PD Nicola Dall'Olio.

di Lamberto Colla - Parma 28 ottobre 2014 --
Grillino o non grillino poco conta l'appartenenza a uno o altro schieramento politico quando di mezzo c'è la salute pubblica e la gestione delle emergenze.
Lo scoop del "Corriere della Sera",  nel quale evidenziato come il Comune fosse stato allertato 2 giorni prima, e in seguito al quale si è scatenato il tam tam su tutti media nazionali e locali, ha acceso i riflettori sulla gestione dell'emergenza, in caso di calamità naturali , di Parma ma, accogliendo per buone le difese del Sindaco, il sistema d'allertamento basato su dati previsionali e sui mezzi di divulgazione dell'emergenza stessa.
Che il Sindaco fosse al Circo Massimo per la convention del M5S o in altro luogo ove fosse necessaria o conveniente la presenza del Primo Cittadino non deve, in nessun modo, compromettere la normale funzionalità della macchina amministrativa e soprattutto del sistema di sicurezza cittadino.

E se fosse vero, non ci sono ragioni per non crederlo, come scrive sul suo profilo facebook Pizzarotti, che di fax d'allerta meteo dello stesso tenore ne erano già pervenuti 144 dall'inizio d'anno, probabilmente chiunque al suo posto si sarebbe comportato nel medesimo modo.
Non convince invece il passaggio nel quale il Sindaco giustifica il fatto che a quell'ora di sabato l'ufficio protocollo comunale fosse chiuso. Non è accettabile che la catena di comando delle emergenze fosse distratta e che non venissero attivate le procedure di controllo e monitoraggio fisico dei due fiumi.

Il Twit di Pizzarotti

Ed è proprio su questo elemento che punta il dito Nicola Dall'Olio, capo gruppo del PD di Parma, dal suo Blog.
"Significa infatti, scrive Dall'Olio, che dentro il Comune non viene garantito un presidio adeguato alle comunicazioni di allerta tanto più che tali comunicazioni, evidentemente a insaputa del Sindaco, arrivano anche via sms, sempre che siano stati forniti numeri attivi e presidiati.
Se nell'esercizio delle sue deleghe il Sindaco si fosse minimamente interessato alle questioni della protezione civile avrebbe scoperto che la gestione dell'emergenza non si improvvisa, ma va pianificata e organizzata con un lavoro continuativo, quello che è mancato in questi due anni e mezzo. Avrebbe anche scoperto che nel piano di emergenza per gli eventi alluvionali, l'area che è stata inondata corrisponde esattamente all'area urbana indicata a rischio di esondazione dalle specifiche cartografie.
Una normale procedura di prevenzione doveva portare, una volta ricevuto il pre-allarme, a presidiare immediatamente la zona a rischio, ad avvertire la popolazione residente e i centri sensibili come l'ospedale, le scuole, le strutture socio-sanitarie e ad approntare misure di messa in sicurezza delle persone, tutte cose che Comuni più piccoli, ma meglio amministrati, hanno fatto quello stesso giorno."

Cartina che evidenzia l'area potenzialmente interessata dall'esondazione del Baganza

Una polemica che proseguirà per molto tempo ancora nella speranza, c'è da augurarselo seriamente, che dagli errori gli uomini traggano e capitalizzino un'esperienza.
Certamente una "falla" c'è stata e solo per un miracolo le conseguenze non sono state più pesanti.

 

La difesa di Pizzarotti nel Twit di ieri 27 ottobre
La disinformazione del Corriere: scrive un articolo lasciando intendere che il messaggio di "Attenzione" della Regione sia arrivato in Comune sabato e visto soltanto lunedì. Invece è stato protocollato lunedì perché gli uffici protocolli sono chiusi sabato pomeriggio e domenica, ma la Protezione Civile di #Parma lo aveva ricevuto sabato pomeriggio e da quel giorno si era già attivata. Questo però non l'ha detto: confonde un atto burocratico con un'azione concreta della Protezione Civile.
Per la precisione: era il 144esimo messaggio di "Attenzione" dall'inizio dell'anno (praticamente uno ogni due giorni da gennaio a ottobre), di categoria livello 1, quindi dell'allerta più bassa, e prevedeva di attivarsi in vista di un eventuale messaggio di pre-allarme che sarebbe dovuto arrivare dalla Prefettura. Ecco: lunedì il messaggio di pre-allarme non solo non è mai arrivato dalla Prefettura, ma è arrivato dalla Regione un'ora dopo: anziché arrivare alle 14.00 come da documento, è giunto via PEC/Fax dalla Protezione Civile Regionale alle 14.57. E il messaggio di allarme, non solo non è mai arrivato dalla Prefettura, ma anziché arrivare alle 16.00 è giunto alla Protezione Civile alle 16.57.
Il Corriere, disinformando, non ha scritto queste cose, alludendo che io non fossi nemmeno a Parma sabato pomeriggio. Ma si è mai chiesto dove fossi negli altri 143 messaggi di "Attenzione" giunti alla Protezione? Dovrei fare il sindaco stando davanti ad un monitor 24 ore su 24? La verità è che a Parma ha subito un evento eccezionale mai visto nell'ultimo secolo, e se ci fosse stata una cassa d'espansione sul Baganza si sarebbe potuto evitare il dramma che come Comunità abbiamo subito. Questo è il punto.
A chi a ruota segue il Corriere, vedi i vari sciacalli politici che in vista delle Regionali commentano senza sapere, dico soltanto che rappresentate gli ultimi 40 anni della politica in Italia, di chi parla e non fa, e lo fate sulla pelle dei parmigiani, che questo sciacallaggio politico e mediatico non se lo meritano. Quando in consiglio comunale si è parlato del tavolo di coordinamento comunale della protezione civile nessuno si è interessato al lavoro che stavamo svolgendo, ma si è cercato di polemizzare anche in quella fase. Tutte le testate si rivolgono solamente al Comune di Parma, sapendo che noi risponderemo senza timore sempre e comunque, tralasciando Regione, Provincia e la miriade di enti e livelli di governo interessati. Parma si è risollevata con le sue forze da un disastro mai visto, è stata un esempio concreto ed eccezionale di una Comunità che non ha mai smesso di crederci. Tutto il resto è la volontà di chi punta il dito per trovare un capro espiatorio degli errori che non si sono mai risolti negli ultimi 40 anni di politica.

Tre rose bianche e la bandiera della Lega Nord sullo scranno dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna in ricordo dell'ex presidente del Gruppo della Lega Mauro Manfredini -

Parma, 27 ottobre 2014 -

Scomparso il 10 ottobre scorso in seguito a una grave malattia, l'ex presidente del Gruppo della Lega è stato ricordato oggi dall'Aula di viale Aldo Moro, presenti i familiari, tutti i consiglieri regionali e gli assessori, a partire dal presidente uscente della Giunta, Vasco Errani.

La presidente dell'Assemblea legislativa, Palma Costi, particolarmente commossa per la conoscenza personale di lunga data, ha testimoniato della passione politica di Manfredini, sottolineando lo spirito autentico che animava il suo impegno e parlando di lui come di "una bella persona, sincera e spontanea. Il profondo legame con la sua terra- ha detto- gli ha conferito la capacità di scavalcare i recinti ideologici, pur di ottenere risultati concreti a beneficio dei suoi concittadini". Costi ha anche ricordato le costanti presenze di Manfredini negli incontri con le scolaresche in visita in Assemblea, e il sostegno appassionato alla lotta per l'autodeterminazione del popolo Saharawi, "causa che aveva preso particolarmente a cuore".

Un ricordo di Manfredini è poi venuto da Stefano Cavalli, nuovo capogruppo della Lega Nord. Cavalli ha descritto "l'entusiasmo contagioso di una persona che si è sempre considerata un cittadino prestato alla politica", e che "la politica l'ha sempre fatta fra la gente, sulla strada". Cavalli ha sottolineato "la fierezza con cui Manfredini ostentava le cravatte e le camicie verdi, da persona genuina, schietta e coerente. È questa popolarità che l'ha fatto diventare un leader del suo movimento, come confermano gli innumerevoli attestati di stima, di varie parti politiche, che continuano a pervenire".

Dopo gli interventi di Costi e Cavalli, l'Aula ha osservato un minuto di silenzio in memoria di Manfredini. Al termine, un lungo applauso.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Domenica, 26 Ottobre 2014 12:28

Attenti al canone!

Pagare meno, pagare tutti. Si comincia dalla RAI ma non è così scontato.

di Lamberto Colla - Parma, 26 ottobre 2014
"Il canone logora chi non ce l'ha" parafrasando la celeberrima frase di Giulio Andreotti opportunamente adattata sulla questione della tassa di scopo a favore di RAI e così indigesta agli italiani.
Torna oltremodo di moda alla luce delle indiscrezioni sulla legge di stabilità in via di approvazione che vedrebbe il Canone RAI trasformarsi in "Contributo", meno caro, ma esteso a tutti i cittadini.

Già il fatto che si riduca l'importo non è piaciuto al Direttore Generale Gubitosi temendo una riduzione drastica alla voce ricavi del bilancio soprattutto alla luce delle non propriamente entusiasmanti performance di bilancio degli ultimi anni.
Premesso che RAI, proprio perché offre un servizio pubblico, ha come obiettivo il pareggio di bilancio e non la massimizzazione degli utili come invece deve perseguire una impresa privata (vedi Mediaset o Sky) ma ciò non toglie che quell'obiettivo deve essere raggiunto attraverso operazioni strategiche efficaci e da un attento controllo di gestione. Un impegno eticamente ancor più impegnativo e dovuto in ragione dello status di pubblica utilità e contribuito direttamente dai cittadini.

Ancora non vi è certezza ma i rumors indicano in una sensibile riduzione dell'imposta destinata a finanziare il servizio televisivo che, dagli attuali 113,50€, passerebbe a un minimo di 35€ esteso però a tutte le famiglie italiane (sino a un massimo di 80€ a seconda della capacità di spesa) e perciò coinvolgerebbe anche quel milione e novantamila nuclei familiari che attualmente eludono l'imposta e per i quali la RAI è in contrasto con il Governo per la mancata riscossione. Sul campo ci sarebbero circa 2,5 miliardi di euro che la Rai vanterebbe, come canoni non riscossi (evasi), nei confronti dello Stato seppure tecnicamente sia molto difficile che l'azienda radiotelevisiva possa considerarli «crediti esigibili», che cioè possa ricorrere contro il Tesoro.

La decisa caduta dei ricavi, dovuti in buona misura alla crisi economica, preoccupa, come è normale che sia, la dirigenza RAI considerato che nel 2012 il crollo sembra essere stato del 20%. Una discesa proseguita anche nel 2013 per quanto compensata da una drastica riduzione di costi e dall'aumento del canone che hanno consentito di riportare, dopo diversi anni, fuori dalla zona rossa il bilancio dell'azienda statale. Non deve inoltre ingannare l'incremento di raccolta pubblicitaria registrata nel primo semestre del 2014 (+4%) perché il dato scaturisce dall'effetto contingente dei mondiali di calcio (conclusi anticipatamente dalla nostra nazionale). Se si epurasse la raccolta da questo dato il risultato del semestre sarebbe intorno al -15%. Una situazione quindi di notevole instabilità soprattutto se messa a confronto con Mediaset i cui indicatori di reditività sono così più performanti che sarebbe lecito attendersi una svolta gestionale radicale da parte di RAI, piuttosto che cercare di salvaguardare la rendita di posizione determinata dal canone e dagli improbabili crediti inesigibili dovuti all'"evasione". Dovrebbe, la dirigenza, anche interrogarsi sulla posta negativa di 30 milioni che RAI dovrebbe (in spot gratuiti) agli inserzionisti per il mancato raggiungimento del target d'ascolto (share) promesso e sottoscritto in alcuni contratti.

L'occasione di crisi dovrebbe indurre la rete televisiva nazionale a prendere il toro per le corna e rivedere completamente la strategia commerciale, la qualità dei palinsesti e dei programmi (esempi di positività ce ne sono da cui prendere spunto come ad esempio REPORT) tornando a riacquistare quella posizione di ammiraglia che ci si attende e che giustificherebbe il pagamento del canone o contributo che sia. Quindi ridurre drasticamente i costi che, come la maggior parte dei "carrozzoni statali" sono zavorrati da pregresse e ormai fuori moda rapporti clientelari.

Intanto ben venga la riduzione del canone ma auspichiamo anche una rivoluzione aziendale che possa far meglio digerire il vecchio o nuovo obolo pro RAI.

Domenica, 19 Ottobre 2014 19:12

Ebola, è vero allarme?

Delle due l'una. O l'epidemia Ebola è solo presunta e il costante e sensazionalistico aggiornamento mediatico è esagerato o il contrasto all'espansione del virus è inadeguato.

di Lamberto Colla -
Parma, 19 ottobre 2014
Non siamo a livello di psicosi collettiva ma poco ci manca. Tra gli argomenti più discussi tra la gente, oltre alle lamentele per la crisi economica, è il rischio di contagio da virus Ebola.
Come potrebbe essere diversamente con il martellante bollettino dei casi di morte o di sospetto che a ogni edizione, ridotta o integrale, dei vari TG stanno propinando da aprile.
Immagini di uomini e donne "scafandrati" come nelle peggiori sceneggiature di film horror, piuttosto che interviste a luminari ospedalieri che tranquillizzano sui protocolli adottati dalle nostre strutture sanitarie, e la quotidiana conta dei morti e degli infettati è tutto un fiorire di informazioni. Come è ovvio che sia l'apprensione degli ascoltatori aumenta e l'immaginazione corre ai più apocalittici scenari.
E allora viene la tentazione di fare ricerche autonome e, digitando la parola chiave "ebola", all'interno della finestrella di Google scoprire due mondi completamente diversi.
Cliccando "immagini" si entra all'inferno!
Gli effetti della malattia sugli uomini, donne e bambini che si mostrano raccolte nelle anteprime sullo schermo del Pc sono raccapriccianti. Gli scatti raccolti tra le strade dei Paesi africani ove la malattia ha veramente preso il sopravvento sono assolutamente durissime da digerire a conferma della pericolosità del virus del quale si è scoperto non muoia nei soggetti guariti ma sia ancora attivo e contaminante nello sperma e nel latte materno dei sopravvissuti. Rimanendo invece nella sezione "web" e cercando approfondimenti e notizie più recenti si scopre che all'allarme mediatico non corrisponderebbe un altrettanto allarme politico.
Perciò, 8 mesi dopo l'allarme mondiale, siamo ancora alla mercé di iniziative sporadiche con due potenziali falle:
Lampedusa, con lo sbarco delle migliaia di profughi sulle coste italiane e la relativa semplicità con la quale molti riescono poi a allontanarsi dai centri di accoglienza per poi dirigersi in qualsiasi paese europeo, a piedi o in taxi.
Gli aeroporti, e in particolare quello di Bruxelles nei quali non sembra siano state adottate particolari e severe misure precauzionali.
Due falle enormi attraverso le quali il virus potrebbe contaminare tutto il vecchio continente in men che non si dica.

A fronte di tutto ciò, soltanto lo scorso lunedi (13 ottobre) è stata convocata una riunione di coordinamento europeo per decidere sulle misure da adottare nei diversi Paesi UE e che comunque resterà discrezionalità dello Stato sovrano applicarle o meno.
Una domanda sorge spontanea: "sul rispetto dei parametri finanziari scassano i "cosiddetti" tutti i giorni mentre, per il rischio di contaminazione da parte del più pericoloso virus a oggi noto, l'UE lascerebbe decidere ai singoli partner?"
Il divario tra quantità d''informazione trasmessa e il reale livello di allarme sanitario è tale che, per l'ennesima volta, non si sa a chi credere e la sensazione di sicurezza sociale tende a diminuire sempre più.

A livello locale i nostri amministratori sono troppo impegnati sul fronte dei matrimoni gay e sulla nomina dei due membri della Corte Costituzionale (ventitreesimo tentativo registrato al 17 ottobre) per concentrarsi sull'Ebola che, non stenterei a credere, qualcuno di essi possa riconoscerla come un'isola, forse dell'arcipelago greco.

Il premier, ospite dell'azienda Menù, ricostruita dopo il sisma del 2012, sostiene il candidato modenese del PD alla Presidenza della Regione. Elogia la tenacia degli imprenditori modenesi, glissa sul Patto di Stabilità, tiene a bada i contestatori del Movimento 5 Stelle e dialoga con la Fiom. Applaudito l'ex governatore della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, grande assente Matteo Richetti.

Di Manuela Fiorini – Modena, 11 ottobre 2014 - 
I fischi e le contestazioni del presidio Fiom e degli attivisti No Triv, No Cispadana, Un'altra Europa con Tsipras e Sisma 12 non rovinano la festa di Matteo Renzi, che ieri ha scelto l'azienda Menù di Medolla per sostenere la candidatura a Presidente della Regione Emilia Romagna del modenese Stefano Bonaccini. Non una scelta a caso quella della Menù, impresa leader nel ramo dell'agroalimentare, assunta a simbolo dell'Italia che ce la fa. Lo stabilimento, infatti, è stato ricostruito dopo il sisma del maggio 2012 che ha compito la Bassa modenese e non ha mai smesso la sua attività, nonostante le difficoltà.

IN PAGINA rid Gde

"Voi qui siete un esempio. Ve lo dico a nome del Governo" – ha detto il premier. – Se quello che è accaduto qui fosse successo in altre parti d'Italia e d'Europa non avremmo visto ricrescere una comunità così forte e ricca".
Dopo il benvenuto di Rodolfo Barbieri, patron della Menù, tocca al sindaco di Medolla Filippo Molinari consegnare idealmente a Renzi e al candidato Pd alla presidenza regionale Bonaccini alcuni dei temi più urgenti che toccano il territorio. Tra questi "la proroga dello stato di emergenza, che scade a fine anno e che implica il mantenimento delle misure straordinarie, come il contributo di autonoma sistemazione". Molinari ha poi ricordato, anche alla luce della recente alluvione che ha colpito i genovesi, come sia "urgente una legge nazionale sulle grandi calamità, che indichi in modo chiaro quali procedure, risorse e prospettive devono essere messe in campo".
E' il turno di Stefano Bonaccini , che sale sul palco ringraziando Renzi per l'opportunità.
"Se sarò eletto, il mio slogan sarà "Lavoro per l'Emilia Romagna" – ha detto il candidato PD – il lavoro deve essere la nostra ossessione dalle 7 di mattina all'1 di notte. In questa regione ci sono 112.000 giovani che non lavorano e non studiano. Una delle prime cose che farò sarà quella di convocare le parti sociali, gli amministratori e i rappresentanti del Terzo Settore per scrivere un "Patto per il lavoro".

Tra i capisaldi della campagna elettorale di Bonaccini c'è anche la riduzione dei tempi di attesa della Sanità, la semplificazione della burocrazia, che "toglie tempo, che è denaro, nell'ottica di un paese più moderno ed europeo". Parla dell'abolizione degli enti inutili e della riduzione delle società partecipate. Promette anche più rispetto per il suolo e, parlando di infrastrutture, auspica di essere, il prossimo anno, "il presidente che inaugurerà il primo cantiere della Cispadana".
"Gli amministratori – continua- la chiedono perché servirà a mantenere il lavoro. Finalmente il Governo si è preso l'impegno". Prima di lasciare la parola a Renzi, Bonaccini chiede la collaborazione dei suoi sfidanti alle primarie: "Ho bisogno di una mano da tutti, lo dico a Balzani, Richetti, Manca, che hanno qualità, intelligenza e idee che servono alla regione. Abbiamo bisogno di lavorare tutti insieme". Un invito che non sappiamo sarà accolto. Tra i grandi assenti infatti, c'era proprio Matteo Richetti, renziano della prima ora, che durante la trasmissione "In ½ ora" di Raitre del 5 ottobre ha dichiarato di essersi ritirato per "una contrarietà totale del Pd alla mia candidatura, sia locale che nazionale", non risparmiando qualche frecciata al premier.

L'intervento più atteso è quello di Matteo Renzi, che scherza con Bonaccini. "E' bello tosto" e "Assomiglia a Bruce Willis", dice prima di prendere la parola.
Ringrazia l'ex presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, al quale già al suo arrivo erano andati gli applausi del pubblico, che ora fa il bis con tanto di standing ovation.
"Noi abbiamo molto apprezzato il tuo gesto di dignità e orgoglio -ha detto Renzi riferendosi alle dimissioni di Errani in seguito alla condanna in appello per falso ideologico nella vicenda Terremerse – Siamo contenti che tu abbia vissuto questo momento con il rigore e la tenacia che ti riconosciamo. Mentre ti diciamo grazie ti diciamo anche che avremo ancora bisogno di te a Roma. Questo Paese e questo partito avranno bisogno di te nelle forme che un po' ti lasceremo scegliere e un po' le sceglieremo noi".

Il premier non entra invece nei dettagli sulla nuova Legge di Stabilità, ex Finanziaria, che sarà presentata il prossimo 15 ottobre.
"Ci sarà una misura di riduzione del costo del lavoro per le imprese, perché per i lavoratori c'è già stata con gli 80 euro. Si tratta di verificare le compatibilità perche non vogliamo aumentare le tasse"

Parla anche di ridurre il Patto di stabilità, "che farebbe arrabbiare anche i santi". "Se riusciremo a eliminarlo – ha concluso Renzi – daremo ai Comuni il 75% in più di risorse".

Non è mancato nemmeno un momento di contestazione, quando un esponente del Movimento Cinque Stelle ha interrotto l' intervento del Presidente del Consiglio per ricordandogli la soppressione della Cassa Integrazione in deroga prevista dal Jobs Act.
"Noi non veniamo al Circo Massimo a interrompere le vostre iniziative – lo ha zittito il Capo del Governo - Ricordo che voi siete quelli che avete rinfacciato sui social, dopo la sconfitta alle elezioni comunali, la donazione per la palestra di Mirandola. Questa è la brutta politica. Se vuole ne parliamo dopo davanti a un caffè o a una bottiglia di lambrusco".

E Renzi rimanda a un secondo momento anche l'incontro con i delegati Fiom, con i quali si intrattiene per 20 minuti una volta sceso dal palco. Il motivo di discussione è la cancellazione dell' Articolo 18 prevista da Jobs Act. "Rivediamoci tra due anni – è la sfida del premier – Tireremo le somme e vedrete che non sarà quel disastro che voi sostenete".

Presidio Fiom Gde

(Foto di Claudio Vincenzi)

Domenica, 12 Ottobre 2014 12:09

La portinaia del condominio Europa

Non se ne può più. Possibile che la Cancelliera tedesca abbia costantemente da mettere becco su ogni cosa? Ma nessuno riesce a tapparle la bocca?

di Lamberto Colla - Parma, 12 ottobre 2014
Insopportabile. Non vi è dubbio che faccia bene il suo mestiere di politico sempre attenta a ogni fiore del suo e altrui giardino.
Una accanita osservatrice di ciò che accade a casa altrui sempre pronta a commentare e bacchettare chiunque senza averne il ben che minimo diritto.
Sarebbe ora che qualcuno cominciasse a cantargliene in faccia.

Già perché questa sua sfacciata e frequente esternazione sulle vicende interne dei diversi Paesi dell'Unione non solo è irritante ma distrae l'attenzione dell'opinione pubblica dai fatti tedeschi, dalle loro magagne anche finanziarie.
Una comunicazione attiva tutta orientata a inculcare nella testa di tutti che la Germania è solida, perfetta e irreprensibile.
L'ultimo in termine di tempo a essere preso di mira è stato quel povero sciagurato di Hollande reo di avere chiesto il rinvio del pareggio di bilancio. Per fortuna e parcondicio la Cancelliera d'europa ha replicato negli stessi toni utilizzati tante e tante volte per l'Italia, ma questo non è consolante.

Abilissima a utilizzare la comunicazione come se fosse il fuoco di sbarramento di una batteria antiaerea e soprattutto capace di sfruttare il concetto di Europa Unita per farsi gli affaracci suoi.
Abili, anzi abilissimi i tedeschi a far sì che gli enormi costi della riunificazione delle due germanie fossero sostenuti da tutti i paesi membri dell'Unione e al contempo a inondare il mercato continentale coi suoi prodotti e lentamente, ma inesorabilmente cercare di strangolare i rivali, come l'Italia, che quanto a qualità della industria pesante avrebbero potuto essere pericolosi concorrenti.
Onnipresente nei bilaterali di pace ma con il braccino corto. Mai un euro è uscito dalle casse teutoniche per operazioni di di mantenimento della pace, quelle stesse che a noi sono costate sangue e euro.

Determinata e ferrea a imporre un'austerità soffocante alla Grecia, senza però dimenticare di continuare a venderle costosissimi armamenti, della cui utilità ci sarebbe da domandarsi, e di ottenere che i primi rimborsi fossero per le banche tedesche indebitate ovviamente.
Ma non è tutto, molto ci sarebbe da dire sulla solidità degli istituti di credito tedeschi e sul bilancio nazionale che, molto probabilmente, non è così solido come vorrebbero far credere.
E in questa crisi che sta strangolando quasi tutta europa la Germania invece non sembra mostrare cedimenti, anzi, stando all'Istituto per l'economia mondiale dell'università di Kiel che ha analizzato i dati relativi ai titoli tedeschi ha calcolato che per il periodo 2009-2013, c'è stato un beneficio di circa 80 miliardi di euro.
"Nel fondo erroneamente definito come "salvastati" o Mes, scrive Bastian Brinkmann su Süddeutsche Zeitung e riportato da l'Antidiplomatico.it, la Germania ha finora versato 21,7 miliardi di euro. In futuro dovrebbero diventare 190 miliardi: questo denaro viene conteggiato nel bilancio come uscita, ma non sono soldi persi - vengono solo erogati in prestito agli Stati in crisi. Finora, alla Repubblica federale tedesca è stato restituito ogni centesimo di quanto è stato trasferito come prestito d'emergenza alla Grecia ed agli altri euro-partner".

Cara Angela Dorothea Kasner - questo è il suo nome completo da nubile - nel condominio europeo non c'è necessità di una portinaia. Sarebbe ora che qualcuno la informasse.

Il risultato alle urne per il nuovo Presidente della Provincia di Parma ha dato Filippo Fritelli in netto vantaggio sullo sfidante Fausto Ralli con 296 voti contro 155 -

Parma, 10 ottobre 2014 -

Lo spoglio per il nuovo Presidente della Provicia di Parma si è concluso con il netto vantaggio alle urne di Filippo Fritelli, sindaco di Salsomaggiore, sullo sfidante Fausto Ralli, sindaco di Bore, con 296 voti contro 155. Le elezioni di ieri, aperte solamente a sindaci e consiglieri comunali dei comuni della Provincia si sono concluse con 451 voti validi - un' affluenza dell' 81,6% e 46 schede bianche o nulle - e uno scarto tra Fritelli e Ralli di 141 voti.

Filippo Fritelli, nato il 24 maggio 1984, si è laureato in Giurisprudenza nel 2009. Ha lavorato per quasi tre anni nell'ufficio legale di una società autostradale. E' stato eletto consigliere comunale nel maggio 2011, nella scorsa Amministrazione, con 129 voti di preferenza e il 17 dicembre 2011 è eletto Segretario del Partito Democratico di Salsomaggiore e Tabiano Terme.
Nel febbraio del 2013 si è candidato alle primarie "Salsomaggiore e Tabiano Bene Comune" per scegliere il candidato Sindaco del Centrosinistra, vincendole con oltre il 65% dei voti.
Candidato Sindaco del Pd e della lista "A sinistra per Fritelli Sindaco" viene eletto il 10 giugno 2013 con 4.323 preferenze.

(Fonte dati Comune di Salsomaggiore)

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Mauro Melli sulla riforma del lavoro e sul "silenzio della sinistra" -

Reggio Emilia, 8 ottobre 2014 -

il tema caldo di queste settimane è senza dubbio la riforma del lavoro; lo fu per un breve periodo anche nel 2002 quando i consigli comunali di Novellara, Bagnolo in Piano, Cadelbosco Sopra e Castelnovo Sotto si riunirono per approvare un ordine del giorno contro la paventata modifica (e mai attuata dal governo in carica) dell'art.18.
Allora tutto il mondo della sinistra si mosse contro il governo come pure gli amministratori novellaresi, alcuni di essi sono attualmente in carica come la sindaca Carletti, l'assessore Veneroni, la consigliera Scottini.
Ora che il pericolo e l'attacco ai diritti dei lavoratori è reale il silenzio della sinistra è assordante.
Allego una pagina del periodico Novellara notizie di febbraio 2002 per ricordare agli attuali amministratori come è cambiato il loro atteggiamento riguardo allo Statuto dei Lavoratori; in quella sede anche Rifondazione Comunista come la Lega Nord si astenne dall'approvare l'ordine del giorno riportato sul giornalino comunale.

Mauro Melli
consigliere Lega Nord Novellara

Domenica, 05 Ottobre 2014 12:26

Grammatica: Avvocata e Architetta o *?

L'utilizzo dei titoli professionali al femminile è una questione non solo grammaticale ma anche politicamente corretta. Tra i vari problemi di una società che lotta per la parificazione dei diritti di genere c'è anche quello dell'espressione verbale e scritta.

di Lamberto Colla -
Parma, 05 ottobre 2014
A riportare attenzione sulla questione di genere anche nella grammatica italiana è stata la stessa Presidente (o Presidentessa?) della Camera Laura Boldrini, lo scorso luglio invitando i giornalisti a utilizzare i titoli di genere nella loro forma femminile senza la desinenza "essa" collegata al titolo d'origine maschile.
Ecco quindi che la Sindaca, l'Avvocata e l'Architetta entrano di buon diritto nel linguaggio comune e corretto per indicare il professionista di genere femminile.
Già qualche tempo fa l'Accademia della Crusca auspicava un largo uso di queste parole. Adesso, a supportare la battaglia dell'Accademia ci hanno pensato anche l'Università di Trieste, quella di Udine e la Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. che hanno stipulato una "Dichiarazione d'intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana".
Il linguaggio usato dalle persone comuni, si sa, indica il rispetto reciproco. La lingua è uno strumento fondamentale perché rispecchia l'identità, la cultura, il pensiero di chi la usa ma anche di chi l'ascolta. Le parole hanno anche molto potere sulla mente sia nella vita privata e sia nel campo del lavoro. Non è quindi irrilevante l'omologazione di un linguaggio che discrimini i generi e soprattutto che entri nel comune pensiero e nel linguaggio di strada e non soltanto nel vocabolario dei più dotti.
Probabilmente, con l'introduzione nell'uso comune dei titoli declinati al femminile, un poco della musicalità della nostra ricchissima lingua verrà meno ma ne guadagnerà senz'altro in forma e correttezza, "politically correct" direbbero in molti contribuendo a inquinare la lingua di dante con neologismi e parole di derivazione anglosassone.
Molto meglio della proposta, a mio personale avviso, estremistica che vedrebbe il genere, assegnato a una parola, identificato con un'asterisco (*). A Zurigo, infatti, nei mesi scorsi si è svolto un seminario sull'asterisco. La frase, con l'asterisco, diventerebbe "sono stat* sgridat*". Una formula perciò che permetterebbe di evitare ambiguità di ogni genere.
Certamente si potrebbe obiettare che di ben altri problemi la nostra Italia ha da affrontare e risolvere. Ma dall'utilizzo di un linguaggio corretto molti conflitti potrebbero essere evitati. Sempre che alla base ci sia l'onestà e la reale volontà di farsi ben intendere e comprendere.
Quindi via libera all'Architetta, all'Ingegnera e alla Sindaca. Dalle piccole cose si possono ottenere grandi risultati.

Domenica, 28 Settembre 2014 12:48

Il sesso a pagamento... alza il PIL

Tra un po' scopriremo che anche il lavoro non manca. Dall'UE il via libera al taroccamento dei bilanci con l'introduzione delle stime dei "ricavi" provenienti da spaccio e prostituzione.

di Lamberto Colla -
Parma, 28 settembre 2014
Finalmente qualcosa si muove. I massaggi erotici fanno alzare anche il PIL con gran soddisfazione di tutti. Adesso si tratta di mettere in campo ogni azione possibile per contrastare il crescente malcostume di perpetrare sesso a pagamento appena oltre il confine incentivando, al contrario, i consumi interni. E la crisi va via.

Non c'è che dire, i ragionieri di Bruxelles hanno trovato un buon modo, semplice, efficace e attendibile per fotografare la reale ricchezza dei paesi aderenti all'Unione. Un artificio contabile che apporterà notevoli benefici agli indicatori economici di tutti, Italia compresa. Si sa, che in questo campo dell'illecito, lavoro nero, sommerso, criminalità organizzata e prostituzione il nostro Paese ha ben pochi concorrenti. Se l'illecito diventa voce di bilancio la Guardia di Finanza dovrà anche garantire il contrasto al lavoro nero e al sommerso del sommerso?

L'Istat, sulla base delle nuove disposizioni e per quanto riguarda l'Italia, ha dunque redatto una stima dell'economia sommersa e del lavoro irregolare e sottodichiarato, pari a circa 187 miliardi, ovvero l'11,5% del Pil 2011. A ciò si può aggiungere l'illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un conto combinato, relativo all'economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).Con l'applicazione del paniere di rilevamento così aggiornato e il nuovo metodo di calcolo adottato, nel 2011 l'Italia ha registrato un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato all'epoca e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% a suo tempo calcolato.

Ne ha dell'incredibile ma è la pura e sacrosanta verità. L'Unione Europea sotto la spinta dei suoi ragionieri, probabilmente formati alla scuola di finanza creativa della prima Parmalat e dell'Enron, ha introdotto a partire dal bilancio 2011, il computo del lavoro sommerso e delle attività illecite come droga, prostituzione, e contrabbando nella misurazione della ricchezza dei Paesi UE (PIL).

- Cui prodest? -
Già, a chi giova questo taroccamento legalizzato, risultato di un'Europa arida, decadente e autoreferenziale?
I media nazionali hanno riportato la notizia condita con l'enfasi degna della migliore stampa regime, sottolineandone gli effetti positivi sui bilanci.

Il rapporto deficit/PIL, con buona pace di Bruxelles, rientrerà nei parametri del 3%, e entro pochi giorni nessuno si ricorderà più che la spettacolare performance è il risultato di un cambio amorale di regole di bilancio e fra 40 anni i libri di storia e di economia riporteranno i dati statistici come il risultato di incisive manovre correttive dei governi che si sono succeduti nel quadriennio 2011-2014 "nonostante la più terribile crisi economica che avesse travolto il sistema economico occidentale".

Ma quello che ancora nessuno ha messo in evidenza è che questo risultato gioverà soprattutto all'apparato europeo. Di fatto è una nuova tassa che si scarica sui cittadini europei e lavoratori a favore della casta di nullafacenti in risonanza tra due inutili e dispendiosi sedi parlamentari. Insomma una troiata megagalattica, tanto per restare in tema, per introitare dai Paesi una maggiore contribuzione essendo calcolata sulla base della ricchezza del Paese misurata, appunto, con il PIL. Cresce il PIL cresce il valore della contribuzione del Paese alla UE.

Rigore, fermezza e sacrifici sono gli strali che da Bruxelles quotidianamente vengono indirizzati verso il sud, in particolare verso i Paesi PIGS, come sono simpaticamente indicati Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sono in maggior difficoltà. Con altrettanto rigore queste economie oggi in difficoltà, applicando le nuove regole di computo avranno occasione di riscattarsi e altri Paesi, oggi in auge, potrebbero trovarsi nella condizione di negoziare con la amministrazione centrale dell'UE.
E se a cadere in disgrazia fossero Francia, Irlanda, Germania e Austria non v'è dubbio che verrà assegnato loro l'altrettanto simpatico acronimo ... i Paesi della (omissis).

 

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sulle elezioni provinciali -

Reggio Emilia, 25 settembre 2014 -

Cinzia Rubertelli: «Il partito di maggioranza avrebbe potuto limitare la lista dei suoi candidati, ma si rifiuta di lasciare il minimo spazio alle opposizioni. È questa la loro idea di democrazia?»
«Le elezioni provinciali del prossimo 12 ottobre non sono solo il momento in cui ai cittadini sarà tolta la possibilità di eleggere i loro rappresentanti in un'assemblea, ma anche l'ennesima dimostrazione d'arroganza del Pd reggiano. Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, analizza ciò che accadrà nella prossima consultazione elettorale: il risultato finale è quantomeno scontato, essendovi un unico candidato alla presidenza (Gianmaria Manghi, sindaco di Poviglio in quota Pd) e due sole liste – una delle quali composta solamente di membri del Partito Democratico - a contendersi i posti nel nuovo consiglio provinciale.

«In questi giorni circolano simulazioni secondo le quali il Pd, che ha circa il 44-45 per cento dei voti, avrà dall'83 al 90 per cento dei consiglieri provinciali. In pratica, un'assemblea in cui tutti o quasi provengono dallo stesso partito e la pensano allo stesso modo – commenta Rubertelli – Che senso ha tutto questo? Tutti sanno che l'arroganza del potere e la democrazia non si conciliano. Tutti, evidentemente, meno gli esponenti del Pd: avrebbero potuto limitare la lista dei loro candidati, lasciando spazio all'opposizione politica e ai tre sindaci eletti non schierati con loro. Invece i "democratici" si sono rifiutati, come al solito, di dialogare con chi non la pensa come loro».

Nel nuovo consiglio provinciale si creerà un'egemonia Pd rafforzata anche da un sistema nel quale il voto di chi proviene da un Comune più popoloso avrà più valore di quello di chi opera in un'amministrazione più piccola. «Si dirà che se le opposizioni non sono in grado di eleggere nessuno, il demerito è loro – continua Rubertelli – Ma il punto è che il maggioritario delle elezioni comunali si moltiplica in questa elezione truffa: le opposizioni saranno deboli, ma rappresentano più del 30 per cento dell'elettorato provinciale, e il Pd non è ancora arrivato al 100 per cento dei voti come invece sogna».

Uno squilibrio democratico che non è passato inosservato nemmeno a 24 consiglieri di maggioranza e di minoranza del territorio reggiano, che hanno già annunciato di non voler votare alle elezioni provinciali. Ma la situazione resta comunque grave, anche perché – è bene ricordarlo – è stato l'ex sindaco Pd di Reggio Emilia a promuovere la riforma che ha portato a queste elezioni in cui i cittadini non verranno interpellati. «Il Pd è deciso a non lasciare il minimo spazio alle opposizioni, ma il loro modo di agire non ci spaventa, né ci spinge a rifugiarci sull'Aventino come i 5 Stelle – conclude Rubertelli - Le divisioni ideologiche e l'assenza di progetti e idee porteranno il Pd a scoppiare come la rana di Esopo. Peccato che, nel frattempo, a pagare il prezzo della loro arroganza sarà stata tutta la nostra comunità: una comunità che, nonostante ciò che verrà sancito dalle prossime elezioni provinciali, continuerà a non essere di loro proprietà».

(Fonte: ufficio stampa di Cinzia Rubertelli)

Domenica, 21 Settembre 2014 12:48

Lavoro, questo sconosciuto

Il superamento dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori sta comportando le medesime difficoltà del rinnovamento della Costituzione.

di Lamberto Colla - Parma, 21 settembre 2014
Mentre si continua a discutere sull'articolo 18 senza mai giungere a una definitiva, organica e moderna riforma del lavoro, sta scomparendo proprio ciò per il quale va tutelato il lavoratore: il Lavoro. La crisi è cinica e fa tagli lineari e non selettivi spazzando via tutte le imprese, micro, piccole e medie soprattutto, e tra queste anche quelle che si trovano nel bel mezzo del guado di delicati processi di ristrutturazione.
Imprese spesso efficienti che avevano intrapreso un programma evolutivo sostenibile in seguito compromesso da ragioni molto spesso di natura extra aziendale. Il fallimento di un grosso cliente o anche la sola riduzione degli affidamenti bancari può dare il colpo di grazia alla già precaria stabilità finanziaria. E con la morte di queste imprese scompare anche il loro know how, quel complesso di competenze e conoscenze, in carico all'imprenditore e ai suoi lavoratori, che hanno trovato il modo migliore di esprimersi proprio in quella impresa.
L'inefficienza viene spazzata via dal tornado della recessione senza guardare in faccia i motivi che dell'inefficienza sono stati la causa.
E così i lavoratori in possesso di skills interessanti vanno ad aumentare l'elenco dei disoccupati disposti a accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi compenso contribuendo perciò a innalzare le barriere di accesso al primo impiego e molto spesso squalificando le proprie conoscenze e competenze pur di portare a casa uno stipendio. Il risultato è il consolidarsi di un processo perverso di impoverimento economico, intellettuale e sociale i cui effetti negativi sono difficilmente immaginabili. Si discute da oltre un decennio sull'articolo 18 che tutela i dipendenti illegittimamente licenziati e non si interviene pesantemente per incentivare le imprese a creare il lavoro. L'articolo 18 è stata una conquista sindacale enorme e frutto di sacrifici e lotte durissime. Ha protetto i lavoratori da quegli imprenditori che non governavano l'azienda secondo il principio del "buon padre di famiglia". Imprenditori di questo stampo ce ne sono ancora molti ma in misura molto maggiore ci sono quelli che si tolgono il pane dalla bocca pur di non lasciare senza stipendio i propri collaboratori. Ma questi non fanno notizia sino a quando l'umiliazione del fallimento (più morale che legale), prende il sopravvento e decidono di salutare questa vita con l'estremo gesto guidato dalla disperazione e dall'umiliazione. La loro disperazione verrà quindi compianta nei 30 secondi del telegiornale per poi passare nel dimenticatoio lasciando una famiglia in più nell'isolamento e nel dolore. Nessuno si occuperà più di loro, congiunti di quel lavoratore che aveva deciso di fare l'imprenditore onesto tutti come dovrebbero essere. Dal 1970 a oggi l'Italia è cambiata e cambiati sono i lavori intesi come mestieri. I lavoratori non sono solo dipendenti ma anche collaboratori e professionisti legati con varie tipologie contrattuali frutto di riforme del lavoro incompiute, inefficienti e zoppe il cui unico scopo era la flessibilità e la facilità di ingresso e uscita dal lavoro. Riforme discusse molto ma avviate solo in parte i cui processi di rinnovamento si sono tutti infranti contro l'articolo 18 della legge 300 del 20 maggio 1970, ovvero lo Statuto dei Lavoratori. Occorre che i sindacati e la classe politica prendano atto che la società è cambiata, che i principi dell'articolo 18 sono sacrosanti ma sacrosanti sono anche i diritti dell'imprenditore di dotarsi delle risorse più adeguate a perseguire gli interessi aziendali. Sacrosanti sono i diritti dell'imprenditore e dei lavoratori di liberarsi di collaboratori e colleghi che, in salute e coscienza, oppongono resistenze al cambiamento, generano clima ostile e contribuiscono all'abbattimento dell'efficienza aziendale.
Premiare i giusti e punire gli ingiusti è l'unico modo per tutelare la cosa comune: l'azienda e con essa, l'imprenditore, i dipendenti, i collaboratori e fornitori. Una catena del valore che non può e non si deve compromettere.
Certo la flessibilità del lavoro può risultare un rischio ma senza lavoro non c'è impiego e senza l'occupazione non c'è consumo. Ma soprattutto non va dimenticato che la stato di disoccupazione di lunga durata logora in profondità colpendo i sentimenti più intimi.
Uno Stato che non difende la dignità dei propri cittadini non rappresenta una società civile.

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Art. 18. Reintegrazione nel posto di lavoro.
1. Ferme restando l'esperibilità delle procedure previste dall'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell'ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro.

Riceviamo e pubblichiamo la nota della capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, Cinzia Rubertelli: «Il renzismo dilaga anche in città: dei 27 atti approvati dalla giunta negli ultimi tre mesi, solo tre contengono un indirizzo politico. A Reggio Emilia servono azioni concrete, non slogan» -

Reggio Emilia, 18 settembre 2014 -

«Una giunta dovrebbe parlare per atti, non per slogan. Ma a Reggio Emilia questo, evidentemente, non succede». Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, commenta l'operato dell'amministrazione guidata da Luca Vecchi, e lo fa dati alla mano: «Da luglio sono stati approvati solamente 27 atti, oltre la metà dei quali nel primo mese – spiega – Di questi, nove sono di natura puramente legale, mentre altri 15 sono di ordinaria amministrazione. Solamente tre contengono un indirizzo politico, tra cui la delibera sulla modifica dello statuto di Reggio Children (votata per altro anche dall'assessore Foracchia, che di quell'ente è un dipendente in aspettativa). Per non parlare poi della mozione per la pace e la riconciliazione in Palestina: non che non tocchi ciascuno di noi quello che accade in Medioriente, ma al nostro consiglio comunale tocca prendere una posizione – peraltro poco approfondita e di dubbia utilità – sulla striscia di Gaza o prendere decisioni sulla città di Reggio Emilia? Qual è il passo che il Pd vuole mantenere per cambiare concretamente la città?».

La situazione di stallo durerà ancora a lungo, dato che – come deciso durante l'ultima conferenza dei capigruppo – nemmeno durante il consiglio comunale del prossimo lunedì si affronteranno atti per il rilancio della città. «Siamo in una situazione in cui non possiamo nemmeno discutere tutte le mozioni che abbiamo presentato, dato che alcuni giovani assessori continuano a chiedere tempo per ambientarsi nel loro ruolo», continua Rubertelli.

E dire che ci sarebbero molte discussioni urgenti da aprire. «Quella sul documento che abbiamo presentato in estate, ad esempio, nel quale chiedevamo un censimento degli immobili pubblici inutilizzati o sottoutilizzati sul territorio comunale: con un atto simile si potrebbe costruire un progetto partecipato sul riutilizzo di quegli edifici, e realizzare un vero e proprio piano regolatore pubblico. Volendo discutere di questi argomenti, la giunta Vecchi compirebbe un atto di indirizzo. Ma l'impressione è che ci si limiti alle chiacchiere come nel caso del palasport, per il quale non è ancora stato trovato un modo di garantire una copertura finanziaria. Occorre risolvere i problemi concretamente: le buone intenzioni non bastano».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Massimo Polledri sulla Fontana in ricordo dei caduti in Russia che non è attiva -

Piacenza, 17 settembre 2014 -

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA:

Premesso :

Che è patrimonio della memoria piacentina il ricordo dei caduti in Russia partiti con la spedizione dell'Armir.

Come ricordò il Gen Eugenio Gentile nella commemorazione pubblica del 70°anniversario :"Davanti a noi ci sono tante lapidi con tanti nomi di persone che si sono immolate per la Patria e questo anche quando la Patria ha chiamato a combattere una guerra ingiusta, contro la Russia. La maggior parte di loro era inconsapevole dell'assurdità di quella guerra, ma la propaganda, l'ideologia aveva in un certo senso addormentato le coscienze, così che oltre 200mila militari furono strappati alle loro famiglie, al loro lavoro, all'economia del paese. Quasi la metà di quelli che partirono non fecero più ritorno. I piacentini furono 620».
Che venne posizionata all'inizio del Pubblico Passeggio un monumento a ricordo, a latere del Liceo Scientifico, per mantenere viva la memoria e la devozione del ricordo che prevedeva una fontana. La fontana simboleggia la vitalità del ricordo e degli affetti e come tale era parte del monumento.
Che tale monumento è comprensibilmente caro a quanti, come figli, orfani o addirittura sopravvissuti (il dinamico e gentile Dr. Tassi, per esempio) portano nel cuore ricordi e dolori ed in particolare ai membri dell'Associazione Nazionale Vedove ed orfani di guerra
Che la terza domenica di Settembre è dedicata al ricordo dei caduti in Russia ed è perciò imminente.
Che si riferisce essere stato spenta la fontana a seguito di scherzi giovanili degli studenti, che peraltro possono o hanno utilizzato altro vicino rubinetto.

Valutato e visto :

Che la fontana è da mesi spenta e che pertanto il monumento ha perso non solo bellezza ed attrattiva ma rimanda ad immagine di degrado ed abbandono



INTERROGA LA GIUNTA PER SAPERE

  • Per che motivo e chi abbia voluto mantenere spenta la fontana, nonostante le sollecitazioni dell' Associazione vedove ed Orfani di Guerra.
  • Quando e se si vorrà ripristinare la composizione originale del monumento con la fontana attiva.
Domenica, 14 Settembre 2014 11:44

11 settembre: dal terrorismo all’esercito

Da Bin Laden all'ISIS, dal terrorismo al Califfato, come sta cambiando lo scacchiere geopolitico. L'escalation delle spese per gli armamenti.

di Lamberto Colla -
Parma, 14 settembre 2014
L'unico settore dell'export che, a quanto pare, non tira è quello della "democrazia". Un risultato però, la politica statunitense imposta da George W. Bush, l'ha ottenuto: l'escalation nelle spese militari e delle guerre regionali. Negli ultimi 5 anni il mercato degli armamenti è cresciuto del 14%. USA, Russia e Germania, quest'ultima incalzata dalla Cina che ha visto incrementare del 212% le vendite nel medesimo periodo, occupano il podio degli esportatori mentre al vertice dei compratori si trovano India, Cina e Pakistan.

Armi 10 paesi export
Un mercato in espansione quello delle armi così come lo è quella frangia del mondo islamico che sta tentando la contro esportazione della "loro democrazia". I nuovi callifati dell'Isis prima e della Nigeria poi (Boko Haram) sono la testimonianza di come si sia evoluto, più frammentato ma, per questa ragione, ancor più pericoloso, lo scenario internazionale del terrorismo islamico.
Morto Bin Laden ecco che un altro sceicco ha preso le redini del terrore internazionale. Abu Bakr Al Baghdadi ha lanciato una sua personale offensiva mediatica. Diversamente da Bin Laden, che incitava all'odio con voce piana e sommessa da luoghi segreti, tunica bianca o mimetica e mitraglia al fianco, il leader dell'Isis invoca stragi di sangue e usa video cruenti per aumentare la pressione emotiva, per fare paura. I suoi sermoni vengono dall'interno di una moschea e i suoi video sono girati all'aperto come a intimare che l'antico impero islamico, quello che si estendeva dalla Spagna fino all'Iran, alla Turchia, e all'Europa orientale. tornerà a essere una realtà.

Per ora l'avanzata sembra irresistibile e ha già provocato reazioni inimmaginabili. Israele ha dichiarato la disponibilità a sostenere la difesa della Giordania la quale nel frattempo, comunque in possesso di un esercito ben armato, ha già rafforzato i confini. Gli USA invece hanno garantito la difesa a quella Siria che sino allo scorso anno intendevano bombardare per far fuori il regime di Assad. Infine l'Iraq che ha mandato in Iran tre divisioni delle Guardie della Rivoluzione e dislocato a Baghdad il famoso comandante Qassem Sulaimani.
Quello che la diplomazia non è riuscita a fare, l'ha realizzato il Califfato dell'ISIS, creare alleanze impossibili. Tutto ciò non è il risultato della strategia mediatica cruenta ma alla seria minaccia che viene da terra, per ora, dimostrando capacità operative notevoli e in grado di utilizzare armamenti sofisticati. Alla strategia tipica del terrorismo con capacità di infiltrazione nel cuore dei Paesi nemici, affianca un vero e proprio esercito, organizzato e capace di operare nei teatri di terra con armamenti sofisticati. Il suo esercito perciò non è solo composto da fanatica "carne da macello" che vengono immolati sull'altare dell'Islam ma professionisti specializzati nelle varie specialità belliche. Dalla formulazione di strategie di offesa e difesa all'utilizzo dei droni. A fine agosto, infatti, Isis ha diffuso un video nel quel mostra la cattura della base aerea siriana di al-Tabqa dove erano custoditi aerei, droni e armamenti pesanti. Nel video, ottenuto dalla CNN, è anche stato mostrato il combattimento per la conquista della base completo dell'esecuzione di oltre 200 militari siriani da parte dei terroristi del ISIS.
Il Terrore islamico conquista terreno e nel frattempo la Russia di Putin fa di tutto per fare esplodere la "guerra "fredda" e chissà, forse il ripristino dell'ex URSS.
Due ottimi motivi quindi per "legittimamente" la richiesta, che Obama ha rivolto agli alleati NATO, di tornare a spendere il 2% in armamenti (per l'italia si tratterebbe di più che raddoppiare il budget attuale).
Ricordo che solo 11 Paesi al mondo non sono coinvolti in guerre. Quello che eranole speranze di Pace, il "Peace and Love" dei figli dei fiori, si sono frantumate, speriamo di no, per sempre.
L'11 settembre 2001 e il sacrificio, montato a oggi di circa 6.000 vittime innocenti, invece di fare riflettere e pensare a radicali cambiamenti, sembra proprio che non abbia insegnato nulla al mondo occidentale. La democrazia non si può esportare anche perché, prima o poi qualche "altra democrazia" potrebbe ambire a essere esportata a sua volta.
Che non sia Al Baghdadi la versione islamica di Bush senior?

Domenica, 07 Settembre 2014 12:42

In equilibrio sul precipizio

Dal rapporto Coop una fotografia alquanto sbiadita dei consumi e della fiducia degli italiani. Intanto la BCE fa un passo in avanti per stimolare gli investimenti bancari nell'economia reale. L'Europa si salverà con i derivati?

di Lamberto Colla - Parma, 7 settembre 2014
Staremo a vedere se le banche, con questo ulteriore e deciso taglio degli interessi, riusciranno finalmente a erogare finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese che rappresentano il vero motore della economia italiana.
Abbiamo visto come finiscono le grandi imprese dei nostrani migliori capitani d'industria. Dalla terra al cielo, da Italo all'Alitalia i grandi fallimenti si susseguono. Ma per questi un ammortizzatore, un paracadute straordinario c'è sempre stato.
Sono le piccole imprese invece, quelle che non posseggono potere negoziale, che sono state lasciate da sole a navigare nella tempesta. da sole a combattere la guerra delle concorrenza e molto spesso addirittura colpite da "fuoco amico".
E così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, in assenza di interventi di risanamento visibili e concreti la fiducia vien meno, e gli indicatori economici peggiorano. Aumentano i disoccupati, si riducono i redditi familiari, a volte sino a azzerarsi, e vien da sé che senza lavoro e senza reddito i consumi non possono che diminuire drasticamente. E' un cane che si morde la coda.
In equilibrio sul precipizio -
"In equilibrio sul precipizio" é' la perfetta sintesi del momento attuale che scaturisce dal Rapporto Coop 2014 "Consumi & distribuzione" redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche e il supporto d'analisi di Nielsen diffuso nei giorni scorsi.
Il 2014 doveva essere l'anno di un nuovo inizio. Di sicuro è l'anno in cui ci si è fermati sull'orlo del baratro alle prese con equilibri sempre più difficili. Dal 2007 a oggi si sono volatilizzati circa 15 punti di Pil ovvero 230 miliardi di euro. E ciascun italiano ha visto ridursi nello stesso periodo di 2700 euro a testa il reddito disponibile. L'aria che tira non può dirsi buona (il 77% degli italiani rispetto al 43% -media europea- dà un giudizio pessimo sulla qualità della vita nel proprio Paese e se si chiede un giudizio sullo stato dell'economia la percentuale dei negativi raggiunge il tetto del 91%), la fiducia dopo un timido rialzo sembra di nuovo volgere al peggio. Gli italiani continuano però a mostrare insospettabili capacità di adattamento. Assorbono gli urti provocati dalla recessione e rivoluzionano il proprio stile di vita trasformando le cicatrici della crisi in nuovi o antichi valori. E' come se per non toccare il fondo avessero rimesso un ordine nella propria zavorra delle priorità partendo dal presupposto che la floridità di un tempo è solo un ricordo. Virtuosi e tenaci da un lato, dunque, gli italiani di oggi (e dell'imminente domani) ma anche rinunciatari. E'l'altra faccia della medaglia, l'Italia che dice no: quelli che non votano (sono il 43% alle ultime elezioni), dichiarano di non avere fiducia nelle istituzioni (71%), non sono contenti della propria situazione economica (70%), non partecipano a attività sociali/volontariato (lo fa solo il 22,5%), non si curano (3 italiani su 10), non studiano e non lavorano (il 24% dei giovani).

Troppo lunga e persistente questa crisi. Il peso del disagio sta diventando quasi insopportabile per molti e conquistando sempre maggiore terreno. Se non verranno attuate misure in grado di stimolare le imprese a creare, rapidamente, nuova occupazione le tensioni sociali rischiano di esplodere incontrollate. Un passo importante la BCE l'ha fatto. Adesso tocca ai Governi fare la loro parte perché questa storica riduzione di tassi possa avere effetto e innescare nuovo lavoro. La ricetta è semplice: abbattere le tasse e semplificarle. Una FLAT TAX , teorizzata da Arthur Laffer e applicata con succeso da Vladimi Putin, sarebbe il sogno di molti e una soluzione dagli effetti quasi immediati. Il tempo scorre inesorabilmente.
BCE, ci salveranno quei prodotti che hanno innescato la crisi? I titoli derivati
In mezzo a questa tempesta l'Europa germanocentrica ancora resiste nel seguire la politica del rigore. Ciononostante la tenacia di Draghi è riuscita a scardinare parte delle resistenze, complici le difficoltà ormai palesi delle economie di Francia e di Germania, introducendo due elementi di novità che potrebbero, non in un periodo brevissimo, produrre effetti positivi sulle imprese e sulle famiglie.
Nessuna rivoluzione ma un impegno pesante della BCE perché le banche nazionali siano indotte a fare il loro mestiere: vendere il denaro a imprese e a famiglie.
Fu lo stesso Mario Draghi, in occasione del simposio di Jackson Hole, in compagnia degli altri governatori centrali a dichiarare che «Il rischio di fare poco è maggiore del rischio di fare troppo poco» Con una operazione da "carota e bastone" la BCE ha sensibilmente abbattuto i tassi di interesse (-10 punti) sulle operazioni di base portando a 0,005% dal 0,15% che era e allo -0,20% il tasso di deposito presso la banca centrale. Un incentivo alle banche a perseguire le azioni di investimento invece del deposito presso l'istituto centrale europeo. Insomma, in quest'ultimo caso le banche dovrebbero addirittura pagare invece di incassare interessi. L'altro tassello della ricetta Draghi è stato il varo degli Abs.
Con gli Abs, decisi a maggioranza e non all'unanimità (a opporsi, anche al taglio dei tassi, sarebbe stata la Bundesbank di Jens Weidmann), Draghi porta l'Europa nel territorio del "credit easing" con probabile iniezione di fiducia nei consumatori e nelle imprese.

Ma cosa sono gli Abs (Asset backed securites)?

Sono un pacchetto di titoli derivati che, come dice l'esplosione dell'acronimo, si basano sull'andamento di altri titoli sottostanti. In questo caso, come ben spiega Vito Lops sul Sole24ore del 4 settembre, "questi derivati si poggiano su prestiti effettuati dalle banche alle imprese. Un Abs non è altro che un insieme di prestiti reali impacchettato in un unico titolo finanziario. Funzionano come le obbligazioni. Hanno un prezzo e una quotazione giornaliera. La differenza è che il loro rimborso è legato al fatto che i prestiti sottostanti siano effettivamente rimborsati alle banche dalle imprese".
Tutto ciò si traduce nel dare una mano all'economia reale poichè la BCE ha annunciato che acquisterà titoli Abs emessi dalle banche europee. Una sorta di incentivo alle banche nazionali a effettuare prestiti reali, senza assunzioni di rischio, potendo sempre contare sull'acquisto da parte della BCE dei titoli emessi.
La Banca Centrale Europea è, con l'operazione del 4 settembre, giunta al massimo delle correzioni finanziarie a sua disposizione adesso tocca ai Governi. E nel suo intervento pubblico, Mario Draghi, il concetto lo esplicita con convinzione. "Ora siamo al limite più basso, arrivati al quale non sono più possibili aggiustamenti tecnici". «Non c'è stimolo monetario, o di bilancio, che possa rilanciare la crescita senza riforme strutturali ambiziose e forti», è il commento perentorio del presidente della Bce. E sul patto di stabilità lancia un messaggio a coloro che vorrebbero ammorbidire le regole di Maastricht. «Nelle regole del Patto la flessibilità c'è». Insomma, sottintende Mario Draghi, basta sapere ben usare il "Patto" in primis «tagliando le tasse molto distorsive e la spesa più improduttiva».
Chissà che l'invito non venga accolto, finalmente, dal nostro Governo.

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dell' Associazione Millecolori sulla decisione dell' Amministrazione Comunale di riconoscere una somma quale retribuzione di risultato ad ex dirigenti e non dell' Amministrazione Vignali -

Parma, 4 settembre 2014 -

"Al rientro dalle vacanze nella cassetta della posta un anonimo/a amico/a ci ha fatto trovare copia della (non pubblicata in internet...con buona pace della conclamata trasparenza) determinazione dirigenziale 2014-1448 del 14/8/2014 (Settore Sviluppo Organizzativo) con la quale è stato deciso di corrispondere a n. 8 ex dirigenti e non dirigenti del Comune di Parma, a suo tempo assunti a termine, la complessiva somma di € 53.152,43.
La corresponsione di tali somme sarebbe stata decisa quale retribuzione di risultato (!!) per l'anno 2011.
I beneficiari di tali somme erano stati assunti dalla Giunta Vignali ma è poi stata l'amministrazione Pizzarotti a riconoscergli rilevanti emolumenti per i brillanti risultati ottenuti nel 2011!
Tali brillanti e meritevoli risultati noi non li abbiamo visti (anzi) ma si vede che non sono sfuggiti all'occhio di lince del nostro Sindaco, al di là degli strepiti ufficiali contro la passata amministrazione.
Noi, che non siamo riusciti e non riusciamo a vedere le magnifiche gesta dell'amministrazione Vignali, riteniamo che sarebbe stato importante invitare il nucleo di valutazione a meglio approfondire le proprie disamine. Si vede però che o noi siamo orbi oppure abbiamo un occhio troppo critico e teniamo in eccessiva considerazione il pubblico denaro.
La sostanza è che l'amministrazione Pizzarotti ha speso ulteriori € 53.152,43 in favore dei Vignali's boys.
Così...tanto per restare informati e...non dimenticare.
Ovviamente ringraziamo l'ignoto/a amico/a per la preziosa e documentata informazione."

(Fonte: Associazione Millecolori)

Martedì, 02 Settembre 2014 09:00

Il terrorista della porta a fianco

E' caccia al terrorista inglese che ha sgozzato Foley. Le esecuzioni in diretta sono il brand dei nuovi jihadisti. E in Italia è allarme così come in Europa, Usa e nelle monarchie saudite.

di Lamberto Colla -
Parma 02 settembre 2014 -
Sono trascorse poche settimane dall'editoriale nel quale, analizzando i vari conflitti regionali, commentavo che era in atto la terza guerra mondiale.
Pensavo di azzardare troppo evocando un conflitto di tale portata e invece, nelle stesse ore molti sono stati i commenti che richiamarono l'attenzione su questa eventualità. Furio Colombo, dalle colonne del Fatto Quotidiano, titolava il suo pezzo "Iraq: la furia del boia di Londra è da vera guerra mondiale" ma a certificare la gravità della questione è stato persino il Santo Padre, quel Papa dolce e sorridente, che in questa occasione ha toccato un tasto politico di non lieve gravità. Per la delicatezza della questione religiosa ha dovuto, molto probabilmente, misurare le parole ma il solo fatto che sia intervenuto sulla questione ISIS qualche allarme lo suscita. "Lecito fermare l'aggressore ingiusto, ma non bombardare" ha affermato Papa Bergoglio che commenta anche, secondo quanto riportato dall'Agenzia ANSA "siamo nella Terza guerra mondiale, ma a pezzi". Ben più drammatico il giudizio del Vescovo ausiliario del patriarca di Babilonia e Presidente della Caritas iracheno Jshlemon Warduni il quale, prima a Famiglia Cristiana e negli ultimi giorni a media televisivi nazionali, ha così commentato l'avanzata dell'ISIS «Si sono aperte le porte dell'inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato». Per ultimo a intervenire sulla questione è il re saudita Abdullah: «Fermare subito l'Isis o tra un mese attentati in Europa e Usa».
Nel frattempo è caccia al terrorista che ha sgozzato il reporter Foley. Il maggiore sospetto ricade su un ex rapper inglese, Abdel-Majed Abdel Bary, il cui padre fu estradato due anni fa dall'Inghilterra agli Stati Uniti, accusato di coinvolgimento negli attacchi terroristici contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998. A quanto pare il buonismo occidentale ha dato frutti ben poco edibili. Talis pater et talis filiis. Chissà quante giovani teste calde sono sparse nel vecchio continente e negli USA pronti a fare qualche selfie con una testa mozzata di un "qualche cristiano" colpevole solo di avergli attraversato la strada.
Almeno 500 sono gli inglesi che sono partiti per la "guerra santa" dell'Isis.
E in buonismo noi italiani non abbiamo da imparare da nessuno. "Mare nostrum" docet.
Le cronache infatti riportano che, addirittura, abbiamo concesso a un Imam di fare prediche sul nostro territorio già nel 2011 nel cremonese per ben due volte, a Bergamo e a Pordenone. Quello che disse non si sa ma il signor Adhan Bilal Bosnic è indicato dai servizi di sicurezza un fondamentalista sostenitore della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whabbiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell'Isis.
L'Italia quindi non è immune dall'integralismo islamico. Almeno una cinquantina sarebbero i soggetti posti sotto osservazione dal ministero dell'interno perché sospettati di fare parte del gruppo terroristico dell'Isis appunto. E' di pochi giorni fa, infatti, l'interrogazione regionale dei consiglieri Gianguido Bazzoni e Luigi Giuseppe Villani (Fi-Pdl), in cui ricordano che diversi tra i 50 italiani "messi sotto osservazione dal ministero degli Interni", pronti a trasformarsi in "terroristi/guerriglieri", proverrebbero dall'Emilia Romagna e, in particolare, da Bologna e Ravenna.
La propaganda e il brand Isis.
Alcuni opinionisti iniziano a sospettare che molti dei filmati di condanna a morte con annessa decapitazione siano delle messinscene ma ormai il promo è passato e ha sicuramente affascinato alcuni dei tanti emarginati bisognosi di riscatto sociale. Quel riscatto che, probabilmente, non sono riusciti a conquistare dopo essere sopravvissuti al deserto e alla traversata in barcone del mediterraneo. Ed ora , grazie all'ISIS, avrebbero soldi, armi, donne e pure la possibilità di vendicarsi di tutti coloro che hanno rifiutato di allungare un'elemosina o non li hanno accolti al lavoro o di quei "caporali" che li hanno sfruttati in qualche campagna agricola e edile.
La minaccia è seria e il nemico è "fluido". Il terrorismo non ha confini, si infiltra in ogni pertugio e il ragazzo della porta a fianco potrebbe essere il nostro boia.
Questo è il terrorismo. Ancor più pericoloso perché non ha nemici istituzionali ma ogni cittadino occidentale è per loro un nemico. Tutti possiamo essere dei bersagli, peraltro, molto semplici da colpire perché ignari del pericolo.
Sta montando una mobilitazione mondiale. La cerca Obama, la invocano le monarchie saudite e gli inglesi sono già pronti a mettersi al comando di un gruppo di intervento.
Sul teatro di guerra forse si riuscirà a contrastare l'avanzata delle bandiere nere dell'Isis ma all'interno delle metropoli o nelle tante province occidentali la cosa si fa ancor più complicata. C'è da augurarsi che i nostri servizi di intelligence, nonostante i mutamenti organizzativi subiti, siano ancora capaci di contrastare la minaccia terroristica.
Ammesso che, i nostri 007, siano liberi da missioni all'estero per riportare a casa giornalisti in cerca del Pulitzer o giovani volontarie in vena di risolvere le diseguaglianze sociali.

Domenica, 31 Agosto 2014 12:46

MeteoTax: il ciclone settembrino

Schiacciati dalle imposte le entrate tributarie arretrano e il debito pubblico aumenta. Non sarebbe il caso di mettere alla prova la teoria di Arthur Laffer? Putin l'ha fatto e...

di Lamberto Colla -
Parma, 31 Agosto 2014
Un italiano su tre porta a casa gli avanzi dal ristorante. Ma il 24%, secondo un recente sondaggio on line di Coldiretti, si vergogna di chiedere il "doggy bag". Non che rimanga molto dal pasto al ristorante posto che anche le abitudini a consumare dall'antipasto al dolcetto con l'ammazzacaffè compreso non rientra più nelle consuetudini alimentari degli italiani. Oggi la scelta è molto più misurata, basta un antipasto e un primo o un antipasto e il secondo o, infine, un antipasto e una pizza per degustare adeguatamente, e senza spendere troppo, le prelibatezze offerte dalle cucine italiane. Forse questo è l'unico fattore positivo che la crisi lascerà in eredità.
Ancora la luce in fondo al tunnel della crisi non si vede e i sintomi claustrofobici sono sempre più evidenti e generalizzati.
Di vere e proprie cure non si hanno notizie e all'orizzonte sono ben visibili solo minacciose nubi cariche di tempesta con settembre che si preannuncia molto "piovoso" e in procinto di scaricare sulle teste degli italiani ben 400 adempimenti fiscali.
"Saranno 20 milioni circa, riporta Conquiste del Lavoro il quotidiano della Cisl, i contribuenti coinvolti in quest'attività, che prevede ben 410 adempimenti. Oltre al 770 ci sono l'Irpef, l'Irap, l'Ires, l'Iva, le addizionali regionali, i versamenti Inps, la Tobin tax, l'imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sui capital gain. 
I contributi previdenziali da versare riguarderanno i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani, i commercianti e i lavoratori domestici. Anche i diritti dovuti alle Camere di commercio scadono nel suddetto periodo dell'anno. Più in dettaglio si tratta di 171 adempimenti per gli imprenditori individuali e 167 adempimenti per i professionisti fino a scendere man mano a 72 adempimenti per gli enti non commerciali. Con in mezzo imprenditori, commercianti, partite Iva e co.co.pro.e artigiani".
Nonostante l'accanimento terapeutico le entrate fiscali dello Stato diminuiscono e allora giù nuove gabelle palesi o celate in complicati algoritmi tributari. A giugno le entrate tributarie si sono ridotte del 7,7% rispetto il 2013 e come ha sottolineato il Bollettino statistico della Banca d'Italia, «Tenendo conto di una disomogeneità nella contabilizzazione di alcuni incassi la riduzione delle entrate tributarie sarebbe stata più pronunciata». In compenso il debito pubblico è nuovamente aumentato di altri 2,1 miliardi di euro, raggiungendo un nuovo massimo storico a 2.168,4 miliardi.
E' evidente che una riforma, radicale è dir poco, del sistema fiscale nazionale si rende necessaria. Dalla semplificazione all'equità possibilmente nel rispetto della curva di "Arthur Laffer", tanto banale quanto disattesa dai nostri guru della finanza.
Laffer ipotizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera, quanto meno se il prelievo raggiunge il 100% del reddito, e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana.
Si può anche non credere alla validità della teoria di Laffer ma la prova l'abbiamo in casa. Con una imposizione fiscale costantemente cresciuta sino al limite del 70%, le entrate fiscali sono costantemente scese. La prova del nove invece ce la ha offerta la Russia. L'ex comunista Vladimir Putin con l'introduzione della FLAT TAX al 13% le entrate tributarie sono cresciute del 46%, il tutto ben testimoniato da uno studio del FMI (Fondo Monetario Internazionale) condotto da Anna Ivanova, Michael Keen e Alexander Klemm.
Un invito a Matteo Renzi: che ne diresti di "Provare per credere!"

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