Domenica, 26 Gennaio 2014 11:47

75 km quadrati di “cantine allagate”

Sorprende la limitata attenzione  posta, da parte delle testate nazionali, all’alluvione modenese. Il comune sentimento di rabbia trova sfogo  in internet. 

di Lamberto Colla ---

Parma, 26 gennaio 2014 -

 Qualcuno si è spinto a sostenere che i danni di quest’ultima alluvione saranno quantificabili in misura addirittura superiore a quelli registrati per il terremoto del 2012.

Forse si o forse no fatto sta che, quanto successo nella bassa modenese, ha dell’incredibile. 

75 chilometri quadrati di territorio allagati con altezze d’acqua che hanno raggiunto 2,5 metri. Circa 2000 imprese  in ammollo e l’agricoltura sommersa per circa il 40% della superficie dei comuni colpiti (Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice sul Panaro, San Prospero e parte di Modena). La stima di Codiretti è di 600 aziende agricole sommerse, per una superficie di 10.000 su 24.000 ettari coltivati. 

Diverse aziende, sepolte dalle macerie del terremoto del maggio 2012, si erano delocalizzate proprio in questi comuni oggi sommersi dalle acque Secchia. Un’apocalisse comunicata seguita solo distrattamente dall’informazione nazionale. Una catasfrofe segnalata declassata a notizia di riempitivo.

Questo almeno sino all’arrivo di 100% Brumotti e la squadra di Striscia la Notizia. Solo allora l’opinione pubblica ha cominciato a  percepire la reale portata del dramma che stavano vivendo i modenesi. 

E per fortuna che c’è il web. I social media, i blog e l’editoria digitale hanno dato dimostrazione di poter surrogare, almeno nelle emergenze,  l’informazione convenzionale, quella dei grandi editori per intenderci. 

  • Non fa notizia! - 

 A fronte di questo comportamento viene spontaneo  domandarsi cosa debba accadere per ottenere l’onore di salire sul podio dell’informazione nazionale. 

Vero che c’è stato un “solo” decesso, vero che nessuna “reginetta del gossip” è stata coinvolta nella disgrazia ma, sarebbe bastato un giretto in internet, per accorgersi della gravità e avviare almeno la consueta campagna di informazione di servizio e proponendo una raccolta fondi per sopperire alle prime emergenze.

Un disastro di proporzioni enormi in una zona quasi sovrapponibile al sisma del 2012 non è sufficiente a fare notizia. “Allerta meteo”,  “riprende a piovere in Emilia” sono stati i più incisivi titoli delle testate nazionali. Soltanto  verso metà settimana, quando forse si riteneva l’emergenza ormai passata,  alcune testate si  sono spinte nell’individuazione delle responsabilità:  le “nutrie”.

Sicuramente ci sarà stato anche il loro zampino ma il dissesto idrogeologico era noto da molto e già nel 2007 TempoNews titolava “Finiremo tutti sott’acqua” raccogliendo il grido d’allarme degli agricoltori.

Niente, quasi nulla da allora si è fatto, e oggi sarebbe colpa delle nutrie

Nutria agli arresti per-Disastro ambientale gde

  • L’emergenza e la rabbia sui “Social” -

In pochi giorni i social media si sono arricchiti di gruppi e comunità, trasformandosi in veri propri collettori e distributori di informazioni. Immagini e video immediatamente viralizzati e condivisi da centinaia e poi  migliaia di utenti in Italia e all’Estero. Oltre 16.000 gli internauti che si sono collegati, in poche ore (oggi contano circa 17.300 utenti), al profilo “Alluvionati e Incazzati”. Una community costituita per “non essere dimenticati”.  Ben coordinati e accomunati dalla rabbia il “gruppo” è riuscito nell’intento di ottenere quella visibilità che l’evento merita riuscendo a coinvolgere  “Striscia la Notizia”, la prima testata nazionale che ha raccolto il segnale di S.O.S. partito dal web.

Emblematica dello stato d’animo diffuso in quel lembo di terra emiliana è la lettera di denuncia, a firma di  Giulio Gazzotti, trasmessa per conoscenza anche alla nostra redazione ma indirizzata a una importante testata giornalistica nazionale.  

Giudicate voi.  

- Stralcio della lettera - 

omissis...“Non è presente UNA singola parola riguardo la tragedia che ha colpito migliaia di persone e causato danni per milioni di euro. 

Una tragedia che ha colpito popolazioni e territorio già martoriati dagli eventi sismici nel maggio 2012.

Mi preme iniziare ricordandovi, qualora non lo sapeste, che la zona colpita è quella di Modena. Stiamo parlando di un'area tra le più produttive e ricche di questo paese, un tessuto imprenditoriale vasto ed eterogeneo che produce ricchezza, una zona che lavora e che sta aiutando il paese ad affrontare una crisi economica senza precedenti dai tempi del dopoguerra. 

Parliamo di una terra di eccellenze. Non credo ci sia bisogno di parlare di quello che viene prodotto qui a Modena, in quelle terre che avete dimenticato, dalle persone di cui non parlate.

Non voglio spendere altre parole per "esaltare" la mia terra, perché non credo ce ne sia bisogno e sopratutto perché non credo sia questo il punto su cui concentrarsi. Non è la ricchezza di una zona che deve determinarne il seguito dei media quando avvengono tali disastri.

Quello che dovevate comunicare (uso l'imperfetto perché ormai avete fallito e ci avete profondamente deluso), è la sofferenza di migliaia di persone che hanno perso tutto, o quasi. Dovevate parlare di aziende che sono ormai solo lo scheletro di quello che erano prima di questa alluvione. 

Di imprenditori e lavoratori che stavano ricostruendo quello che il sisma gli aveva tolto. Di persone che stavano facendo ripartire la loro attività, che si sono trovare schiacciate da un altro disastro. Ancora.

Voi, oggi, non avete dedicato una parola a queste persone, NON UNA SINGOLA PAROLA.

Il dolore, la sofferenza, la disperazione di migliaia di persone non vi sono sembrate sufficienti per dedicare una singola frase sul vostro giornale all'accaduto.

A poche ore dal disastro stesso, avete deciso che la notizia non era più di attualità.

Non avete neanche avuto cura di facilitare la diffusione di informazioni per i soccorsi e gli aiuti volontari. 

Le informazioni utili come i numeri di telefono, i conti bancari sui quali fare donazioni, i recapiti dei gruppi volontari, ecc sono stati diffusi sui social network e fortunatamente centinaia di persone si stanno mobilitando per aiutare le persone che ne hanno bisogno.

Nulla di questo è stato facilitato dal vostro operato, anzi. Il vostro silenzio ha fatto si che parte di questo paese non sia neanche a conoscenza di quello che sta succedendo qui.

Anche nelle regioni vicine la percezione di quello che è accaduto e sta accadendo qui, oggi, è, nella maggioranza dei casi, sottodimensionato

Come sottodimensionato è lo spazio che avete lasciato sulle vostre pagine a questa calamità.

Per questi motivi mi preme comunicarvi che il disastro, qui, sul territorio, è assolutamente attuale, e sono tanti i vostri lettori che sono rimasti basiti difronte alla sufficienza con cui avete informato gli italiani di quello che stava succedendo qui nelle giornate passate.

Come se il vostro operato dei giorni scorsi non bastasse, la vostra homepage di oggi (23/1 ndr) è stato davvero uno schiaffo per tutti:

per noi cittadini che abbiamo conoscenti e amici in difficoltà; per i volontari, che stanno lavorando senza sosta da giorni; per le autorità locali che stanno gestendo la macchina dei soccorsi; ma sopratutto per le persone che in questa tragedia hanno perso qualcosa. 

Si tratti di un'auto, di una casa o di una vita, (quella che hanno dedicato alla propria attività imprenditoriale) poco cambia, li avete dimenticati. Tutti. 

Chi dovrebbe dare loro voce se non voi?

La stampa è il quarto potere e voi siete una delle principali testate nazionali. Avete collaborazioni con testate estere e avete l'obbligo di informare le persone di ciò che accade.

E' un periodo in cui si parla di "sfiducia nella politica".

Sappiate che qui, oggi, nel disastro siete più colpevoli dei politici

Almeno loro, alcuni di loro, si stanno battendo in prima persona per portare risorse e aiuti.

Voi no. Voi ve ne siete già lavati le mani.

L'indifferenza verso la sofferenza e l'emergenza altrui è gravissima, tanto più quando viene da una testata come la vostra. Avevate l'occasione di aiutarci con poche righe sul vostro sito, ma l'avete persa.

Per citare la famosa quanto inflazionata frase di Andreotti: "A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca", mi sorge anche il sospetto che qualora qualcosa fosse andato storto nella gestione dell'emergenza, se per disgrazia ci fossero state vittime, o scandali sui quali affondare il colpo, non avreste perso l'occasione. Avreste fatto il "titolone". 

La macchina dell'informazione sarebbe giunta sul territorio con plotoni di giornalisti a chiedere notizie, documenti, materiale su cui lavorare e scrivere, dedicandoci la prima pagina.”...omissis.

  • Conclusioni - 

Ho omesso deliberatamente l’identificazione della testata alla quale la lettera si rivolge per non valorizzare  e favorire le altre testate complici anch’esse di mancata informazione e solidarietà verso questi concittadini. 

Vorrei invece che le parole di questo lettore corressero a colpire gli animi non solo dei grandi editori, ma anche degli amministratori nazionali e locali perché si spoglino delle loro divise e assumano i panni, almeno in queste circostanze, di amministratori pubblici,  e di detentori di quel potere che potrebbero, ogni tanto, mettere a disposizione della collettività.

I modenesi non piangono ma nemmeno dimenticheranno chi li ha aiutati e chi li ha snobbati. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domenica, 19 Gennaio 2014 11:42

Così fan tutti...

 

Con “Così fan tutti” in Francia tentano di liquidare il caso Hollande-Julie Guyet, Valerie Trierweiler (detta Rottweiler) e Segolene Royal ex (moglie e politica) come una questione privata e non politica. Il Presidente, “cornificatore seriale”, si indigna e la stampa lo asseconda e protegge arrivando persino a sostenere che “Non è il Bunga Bunga”. Hanno ragione, è forse peggio!

 

di Lamberto Colla ---

Parma, 19 gennaio 2014 -

Francois Hollande si presenta e vince le elezioni sostenendo che la sua sarebbe stata una “presidenza esemplare” con riferimento al suo predecessore e al cambio di premiere dame in corso d’opera con l’italiana Carla Bruni. Già qualcosa strideva all’epoca. Infatti la donna che lo accompagnava durante le sue visite ufficiali altro non era che l’amante del presidente quando ancora era unito in matrimonio con la Segolene Royal anch’ella politico di razza. Ed ora Sarkozy se la ride di brutto e, immagino, anche lo stesso Berlusconi tanto vituperato dalla stampa estera per le sue “festine private” organizzate, peraltro, in casa sua e non nell’appartamento di un criminale.

- Chi la fa l’aspetti - 

Nel colpaccio di “Closer” non è escluso che ci possa essere lo zampino della Famiglia Berlusconi  posto che l’editore è  Mondadori al cui vertice siede Marina, la “Lady di ferro” della famiglia, mentre a capo del Magazine francese, invece, è lo stesso Amministratore Delegato del gruppo editoriale milanese, Ernesto Mauri. E’ lo stesso Mauri, in una intervista al Corriere della Sera e riportato da Panorama.it a dispiacersi per il malore dell’attuale compagna presidenziale ma lasciando intendere che 7 anni prima era stata lei stessa la causa della rottura della precedente relazione di Hollande. 

Era il 2007, infatti, quando Closer portò alla ribalta la relazione segreta tra Hollande e la Trierweiler immortalati in “vacanza” in Marocco. Insomma chi la fa l’aspetti.

  • Garconiere “criminale” e Bunga Bunga -

Hollande, val la pena ricordare, è a capo di una grande potenza nucleare. Una responsabilità che nessun primo ministro italiano mai avrà. La sicurezza di una Potenza nucleare e dei suoi alleati passa anche attraverso la sicurezza del presidente stesso. Per tale ragione, al di là delle questioni etiche che per molti possono essere superabili, Hollande mai e poi mai avrebbe dovuto eludere le sorveglianze e, “mimetizzato” dal solo casco, scorrazzare in scooter per raggiungere il luogo segreto che, sfortuna ha voluto, fosse riferibile a un pregiudicato legato alla mafia corsa.  Non è cosa di poco conto e nemmeno di esclusiva e privatistica faccenda, come molta stampa francese vorrebbe far credere; anzi di natura assolutamente pubblica e di una gravità inaudita. Altro che Bunga Bunga. E invece, il vicedirettore di LePoint, Sébastien Le Fol, intervistato da Lettera43.it minimizza sostenendo che “all’Eliseo è sempre stato così”, ospitando inquilini  avvezzi a relazioni segrete e a coltivare amanti, a partire da quella Madame Pompadour che fu l’amante di Luigi XV per arrivare quindi a Sarkozy passando da Mitterand il quale, dalla relazione extraconiugale, ebbe anche una figlia. 

Spiare e intruffolarsi nelle abitazioni private, in continente o in Sardegna, è un obbligo anzi un dovere della stampa  se nel mirino vi è un Primo Ministro italiano, mentre è violazione della “privacy” se nel mezzo dell’obiettivo e in luogo pubblico, ci casca  il Presidente di una Repubblica “democratica” come quella francese. 

Viene spontaneo domandarsi come avrebbero titolato certi giornali  nazionali e esteri se Berlusconi fosse stato “ospite” di una dimora di proprietà mafiosa: come minimo che lui stesso fosse il gran capo dell’organizzazione criminale e, a seguito di queste rivelazioni, qualche zelante magistrato avrebbe aperto un fascicolo ad hoc e consumato qualche centinaia di migliaia di euro in intercettazioni e in procedimenti giudiziari.

In Francia invece tutto tace. Nessuno, apparentemente, sapeva nulla compresi, molto probabilmente, i servizi di sicurezza i quali altrimenti avrebbero dovuto, quantomeno, avvertire il Presidente dell’inopportunità di accedere a quei locali così a rischio. Già perché se, ci pensiamo bene, se fosse accertata la proprietà mafiosa dell’appartamento, la criminalità organizzata avrebbe potuto sfruttare la situazione per riempire il “nido d’amore” di cimici e telecamere per intercettare informazioni riservatissime e potenzialmente sensibili per la sicurezza dello Stato. 

Forse la fantasia sta correndo troppo velocemente. La passione per i romanzi “gialli” e gli intrighi di corte sta prendendo il sopravvento sulla oggettività e banalità di una comune relazione clandestina consumata nell’appartamento di un probabile mafioso.

Per la prossima volta, Signor Presidente, per eludere la sorveglianza dei  fotografi di Closer, consigliamo di  indossare l’utilissimo casco  che riproduce i tratti di Berlusconi.    

 

casco berlusconi gde

 

Domani, sabato 18 gennaio 2014 dalle 11, presidio della Lega Nord davanti al carcere di via Burla contro il decreto "svuota carceri" -

Comunicato stampa della lega Nord sezione di Parma -

La Lega Nord Parma e il Movimento Giovani Padani di Parma comunicano che domani, sabato 18 Gennaio 2014, saranno presenti con un presidio davanti all'Istituto Penitenziario di Parma in Strada Burla dalle ore 11 alle ore 15 per manifestare contro la conversione in legge del c.d. "decreto svuota carceri" attualmente in discussione in Parlamento.
In considerazione dei gravi effetti del decreto, che prevede sconti di pena di almeno un anno per tutti i condannati ed evita il carcere ai colpevoli di stalking, furto, truffa, prostituzione minorile, frode e violenza - SI INVITA TUTTA LA CITTADINANZA A PARTECIPARE.

in allegato il volantino

(Fonte: ufficio stampa Lega Nord Sez. Parma)

 

Venerdì, 17 Gennaio 2014 17:14

La Lega Nord sulle scuole di Busseto

Il comunicato stampa della Lega Nord sezione di Busseto in merito alla situazione delle scuole primarie nel Comune -

Busseto, 17 gennaio 2014 -

L'articolo apparso sulla Gazzetta di Parma nei giorni scorsi, relativo al rischio di chiusura della scuola primaria di Roncole Verdi, riporta alla luce un problema che ciclicamente e sempre più pesantemente si presenta a Busseto: ormai non si contano più tutti gli interventi dei Consiglieri Comunali di maggioranza e minoranza ispirati da una condivisione di intenti per il mantenimento della scuola di Roncole Verdi.
Il consigliere di minoranza della Lega Nord Stefano Capelli, va oltre, mette in evidenza anche le discutibili scelte della Dirigenza scolastica fatte in passato.
Infatti, all'epoca in cui non erano ancora stati imposti pesanti tagli ai Comuni, si era deciso di non richiedere il tempo pieno per l'Istituto Comprensivo di Busseto nonostante il Ministero avesse le risorse per concederlo, successivamente si classificarono le ore di refezione come orario curriculare, favorendo così l'emigrazione dei giovani scolari nelle vicine scuole di Soragna, Castione, Fidenza e Salsomaggiore.
Queste scelte, favorite anche dalla diminuzione demografica, hanno innescato una sensibile riduzione delle iscrizioni con conseguente soppressione delle classi prime e seconde a Roncole Verdi.
Per favorire le famiglie nella scelta di una scuola vicina e dotata di servizi essenziali, la Lega Nord si impegna a sollecitare le competenti istituzioni affinché ripristinino il tempo pieno nelle scuole di Busseto, unica soluzione per riuscire a mantenere un "presidio sociale e culturale irrinunciabile sul territorio".
Infine Capelli sottolinea che quest'anno i genitori, come stabilito dal Ministero, troveranno nella domanda di iscrizione anche l'opzione delle 40 ore e quindi avranno la possibilità di "far leva" con un cospicuo numero di richieste per la riattivazione del tempo pieno, garantendo così una nuova vita all'Istituto Comprensivo di Busseto.

Stefano Capelli

Consigliere Comunale e capogruppo "Lega Nord Padania" Comune di Busseto
Consigliere Unione Terre Verdiane

 

Domenica, 12 Gennaio 2014 10:57

Incivili. Ma dove è finita la pietas?

di Lamberto Colla ---

I casi di Caterina e di Bersani evidenziano un  malore sociale figlio non solo della crisi ma anche della perdita di valori etici e di rispetto e amore del prossimo.   

Parma, 12 gennaio 2014 -

Il caso di “Caterina” mi aveva talmente colpito che non ero riuscito a scrivere nulla al riguardo. Sarei caduto nelle banalità di rito ed ho ritenuto che già troppo risalto era stato dato a quell’incivile comportamento di taluni grafomani. 

Pochi giorni dopo un simile comportamento si manifestò per Bersani colpito da malore.

Insulti sul profilo Social di “Caterina” per avere difeso la sperimentazione sugli animali che da quella sperimentazione deve la vita, auguri di morte all’ex segretario PD postati a commento degli articoli che divulgavano la notizia del suo ricovero.

Non sono certamente un ammiratore politico di Bersani, come d’altronde non lo sono più nemmeno di coloro che dovrebbero essere oppositori della sua area politica, ma quando ho letto degli auguri di morte a lui diretti mi è tornata la rabbia che avevo avuto leggendo il caso di Caterina. 

Però alcune riflessioni questi due casi ravvicinati me le hanno stimolate.

La prima, scontata, che esiste una gran massa di imbecilli, maleducati, arroganti, esibizionisti e insensibili. Una fascia di soggetti che probabilmente si sta allargando e che attraversa più strati sociali. 

Una seconda considerazione è che la radicalizzazione delle opinioni sta diventando “fede integralista”. Animalisti nel primo caso e  nuovi movimentisti (lungi dal parlare di politica che è ben altra cosa) nel secondo i quali, pur di difendere la propria appartenenza e fede, sarebbero disposti a tutto. E si sa che dalle parole ai fatti il passo è breve.

La terza e più  consolante considerazione è legata ai mezzi di informazione che hanno dato evidenza del fenomeno: i nuovi media, giornali digitali e social media.

Se fossimo ancora nell’epoca analogica dell’informazione non avremmo potuto rilevare una stima del fenomeno, ovvero, di quanti siano portatori di sentimenti negativi, aridi e privi di quel senso di  “pietas” che consentirebbe di approcciare il dolore altrui in modo solidale e soprattutto libero da ogni   condizionamento religioso, sociale, politico, razziale o, men che meno, partitico. Come si diceva, se fossimo vissuti nell’era dell’informazione pre digitale, nessun organo di informazione avrebbe riportato di quegli insulti e se l’avessero fatto non avrebbe avuto la possibilità di misurare la portata del fenomeno;  sia per il fatto che in pochi si sarebbero presi la briga di scrivere , affrancare e spedire alla redazione il loro commento, sia perché, proprio in ragione di ciò sarebbe sorto il sospetto che si trattasse di fenomeno isolato o quantomeno marginale e perciò  non degno di pubblicazione.

Il digitale, invece, ha consentito di misurare il fenomeno. Senza spese (carta, busta e francobolli) il popolo - almeno quello “bue”, si scatena e si sente libero di manifestare e sfogarsi senza inibizioni e senza vergogna. 

Un’ultima riflessione. Consola il fatto che,  attraverso il digitale, si può dare “un nome” a ognuno di questi inqualificabili soggetti. 

 

 

 

 

di Lamberto Colla ---

Bingo! Chiusura d’anno col botto. Enrico Letta è soddisfatto e promette una riduzione di tasse anche per il 2014. Vuol dire che nel 2013 erano già state ridotte e nessuno se ne era accorto? 

Parma, 05 gennaio 2014 -

Ottimismo! Il pensiero positivo è senza ombra di dubbio uno straordinario additivo alla miscela che fa muovere quella complessa macchina che è il cervello.    L’ottimismo può quindi contribuire a mettere la forza necessaria a  superare ostacoli che possono apparire fuori dalla nostra portata e che risulterebbero insormontabili con un pensiero pessimistico sul futuro.

Berlusconi in questo esercizio era un maestro.  Riusciva e caricare  d’ottimismo il suo popolo e a incitarlo all’azione con vigore nonostante le bordate che giungevano da ogni parte. Poi, se le cose non andavano per il verso giusto, una scusa c’era sempre, così come sempre c’era una nuovo obiettivo da raggiungere facile per tutti. E via si ricominciava il giro delle emozioni e delle illusioni. 

Ma affermare che anche nel 2014 diminuiranno le tasse è una affermazione delirante anche se rilasciata attraverso il social media Twitter” e non dagli ufficiali organi di informazione governativi.  “Tasse sulle famiglie nel 2013 son scese e la tendenza continuerá anche nel 2014.Notizia di oggi importante perché si consolidi trend fiducia”.

Ma quale fiducia? Come si fa a riporre fiducia in qualcuno che dichiara palesemente il falso. Non tanto sul futuro ma sul passato che tutti hanno registrato. Un 2013 pesante anche se lo SPREAD è tornato sotto i 200 punti proprio in queste prime sedute di 2014. Ma attenzione non è da escludere che non sia proprio un sintomo di miglioramento dell’efficienza italiana bensì un primo concreto segnale che la crisi sta espatriando anche in altri Paesi Germania compresa.  Un inciampo che il nostro giovane premier  non si poteva permettere in questo delicato periodo. Posso comprendere che  sottoposto come è, alla pressione non solo da parte dell’opposizione di governo, oggi arrichitasi di Forza Italia, ma anche dal suo stesso partito, il Pd di Matteo Renzi abbia tentato un rilancio d’immagine ma avrebbe dovuto scegliere altri argomenti.

Letta tweet tasse gde

Una twittata di fine anno che poteva risparmiarsi e risparmiarci. Poteva benissimo elogiare il suo operato e valorizzare solo i fattori, piccoli o grandi, di successo. Poteva incitare il popolo all’azione invocando un futuro migliore, poteva anche promettere una riduzione di tasse per il 2014, ma sostenere che nel 2013 sono diminuite è troppo. Vero che in parte l’IMU è diminuita ma verrà riproposta sotto altre forme nel 2014. Vero che nel tweet si fa riferimento alle tasse dirette e si sottendono tutte le indirette che tra IVA e accise  hanno sensibilmente incrementato le partecipazioni dei cittadini al tentativo di risanamento dei conti dello Stato e poi, ancora, il rischio di un prelievo forzoso dai conti correnti non è del tutto scongiurato. Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) ogni tanto ci riprova a lanciare la richiesta di un temporaneo prelievo (si parla del 10%) sui conti correnti dei cittadini italici. Già lo fece, in misura ridotta, il governo Amato nel 1992. Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992, il governo guidato dal signor “sottile” penetrò nei forzieri delle banche italiane prelevando il 6 per mille da ogni deposito in forza di un decreto legge di emergenza che, nonostante tutto, non riuscì allo scopo e fummo comunque costretti a uscire dallo SME (sistema Monetario Europeo istituito nel 1979) appena 3 mesi dopo l’erogazione di quell’obolo. Per la cronaca, quel 6 per mille straordinario divenne poi l’ordinaria tassa chiamata ICI, ieri IMU e domani TASI ecc... Una imposta ordinaria e sempre più salata.

Va bene che il popolo sia bue, ma non siamo mica scemi. 

Cambiare rotta si può, basta volerlo e avere i cosiddetti!

 

All’ultima seduta del consiglio comunale del 9 dicembre scorso il vicesindaco ha illustrato lo schema del bilancio di previsione del Comune per il 2014.

Dal rapido esame dello stesso si è subito evidenziato per i residenti il previsto aumento di un punto dell’aliquota IRPEF.

L’incertezza sull’entità dei trasferimenti statali e sulla quantificazione delle imposte sugli immobili (identificate con gli acronimi IUC e TARI) e sul servizio rifiuti (TASI) ha spinto il  consigliere del gruppo di minoranza Laura Cavandoli a presentare un’interrogazione per chiedere lo spostamento dell’approvazione del bilancio al 2014 al fine di scongiurare l’aumento IRPEF, aprendo pertanto una gestione provvisoria come già accadde nel 2013.

Tale interrogazione, ancora prima della discussione in consiglio comunale, è stata suffragata legislativamente dalla proroga per l’approvazione dei bilanci comunali al 28 febbraio 2014 concessa dalla Conferenza Stato-Città in seguito alla richiesta dell’ANCI.

Pertanto il medesimo consigliere, a nome del gruppo, ha presentato in data 21 dicembre 2013 un ordine del giorno chiedendo al Sindaco e alla Giunta di approvare il bilancio nel rispetto del termine prorogato ma solo dopo avere certezza dei contributi devoluti al Comune e l’impegno a scongiurare il previsto aumento IRPEF a carico dei cittadini, trattandosi di aumento non giustificato da un potenziamento né da un miglioramento dei servizi comunali.

Laura  Cavandoli

Consigliere comunale Neviano degli Arduini (PR)

Gruppo “Lega Nord Neviano”

 

(comunicato stampa)

di Lamberto Colla ---

Non si può più attendere. Bisogna prendere il coraggio di cambiare il passo.  Tentare strade nuove.

Parma, 29 dicembre 2013 -

Fine d’anno è il tempo dei buoni propositi e, se potessi scrivere la mia letterina a Babbo Natale, chiederei di fare cambiare passo ai nostri politici. Non più amministratori di condominio ma politici capaci di assumersi i rischi delle scelte. Tentare strade nuove e perciò invertire la rotta della tassazione. Non aumenti ma riduzioni di aliquote e di cuneo fiscale. Prendere il coraggio di tagliare gli sprechi e le spese superflue per destinarle a investimenti pubblici. Alleggerire la stretta finanziaria delle banche verso le piccole  e medie imprese  per liberare la creatività privata.  Alleggerire la barca, insomma, e non affamare l’equipaggio.   

  • 6 anni di crisi e una sola strada percorsa - 

Finanza e tassazioni. Spread, rapporto tra PIL e debito pubblico, legge di stabilità e patto di stabilità. Sono trascorsi 6 anni e con la parola “stabilità” collegata solo a leve finanziarie l’Italia è stata congelata. Immobilizzata nell’agire e condizionata nelle scelte anche dei privati. 

Sei anni trascorsi a inseguire gli indicatori dell’UE attraverso lo spostamento dei capitali dei privati (risparmi in ogni forma) allo Stato e immobilizzando gli investimenti pubblici arrivando al paradosso di bloccare i pagamenti nelle amministrazioni più virtuose (patto di stabilità). 

Una crisi lanciata dalla “finanza” con il fallimento della Lehman Brothers, il risultato  più noto delle porcate dei mutui subprime, che si è voluto risolvere ancora con la finanza e la ragioneria spicciola. Il paese della creatività congelato dai ragionieri dello Stato e dell’UE impossibilitato a esprimersi come sarebbe stato capace e come già in passato aveva fatto in diverse circostanze. 

Ed oggi, secondo i dati rilevati dal Codacons, solo nel periodo natalizio abbiamo speso il 42,7% in meno rispetto al 2007. 10,3 miliardi di euro contro i 18 di sei anni fa. Quindi 7,7 miliardi di consumi andati in fumo in pochi anni. 

“Le festività di Natale rappresentano la principale occasione di acquisto per le famiglie, generando ingenti volumi d’affari in tutti i settori (alimentare, viaggi, casa, profumeria, cultura, ecc.). Tuttavia negli anni – spiega il Presidente Carlo Rienzi - a causa della crisi economica e della progressiva perdita del potere d’acquisto dei cittadini, si è registrato in Italia un crollo vertiginoso dei consumi natalizi, calati dal periodo pre-crisi ad oggi addirittura del 42,7%”.

  • Alleggerire lo scafo e non affamare l’equipaggio -

L’equipaggio dell’imponente veliero  “Italia” sta sputando sangue per vincere la regata. Cerca il vento migliore, non perde concentrazione ma lo scafo è troppo pesante e il comandante non è all’altezza della competizione.

Sprechi da tutte le parti e ancora non si vede alcun intervento drastico di riduzione della spesa pubblica, gli “enti inutili”, compresi quelli sorti per alienare gli enti inutili ancora esistono e assorbono energie vitali.  Ben poco l’impegno destinato a applicare un maggiore rigore il controllo di gestione delle aziende di Stato che potrebbero diventare una prima base d’appoggio per rilanciare la grande industria  e l’economia italiana. 

Invece, si continua ad assistere a sprechi su sprechi come il caso delle partecipazioni pubbliche in imprese nate al solo scopo di aggirare i vincoli di finanza pubblica e, volendo pensare male, a creare consenso.  

40mila imprese che, secondo il centro studi di confindustria, nel 2012 hanno registrato perdite stimabili per  4 miliardi. 

“Nel 2012 – scriveva infatti il Centro studi  nel report di dicembre citando la banca dati Consoc, istituita presso il ministero per la Pubblica amministrazione e la semplificazione – erano 39.997 le partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche in 7.712 organismi esterni. L’onere complessivo sostenuto dalle Pubbliche amministrazioni per il mantenimento di questi organismi è stato pari complessivamente a 22,7 miliardi, circa l’1,4% del Pil”. Numeri che “il Paese non può permettersi”.

Perciò cari politici, forse i meno amati di sempre, fate un salto di qualità, prendete coraggio, alzate la cresta anche nei confronti dell’UE e, lancia in resta, chiamate l’Italia all’assalto, ci saremo tutti.

Guidateci da condottieri e non da miti ragionieri e sarete seguiti dall’Italia intera. 

Buon 2014 anche a voi e che queste poche ore che ci separano dall’inizio del settimo anno di crisi vi portino buoni consigli.  

Domenica, 22 Dicembre 2013 11:46

Natale in famiglia

di Lamberto Colla ---

Il 40% degli italiani trascorrerà il Natale tra le mura domestiche. I report dei centri studi  economici stanno fotografando una Italia trincerata e in difesa.   Per il 2014 riattiviamo quel nostro esclusivo “genius Loci” che si chiama “creatività” tipico del “Born in Italy

Parma, 22 dicembre 2013 -

Un’Italia devastata da sei anni di crisi è quella che esce dalla rappresentazione del report di Confindustria. Il Centro studi della potente organizzazione degli industriali paragona la situazione italiana agli effetti  di una guerra, un bombardamento che ha lasciato sul campo 3,5 milioni di disoccupati in più e 2,5 milioni di nuovi poveri. Dal Touring Club la conferma dell’”immobilismo” vacanziero. A Natale infatti, quasi il 40% degli italiani non si sposterà da casa e, se i motivi sono molteplici, al primo posto resta ancora la perdurante situazione economica negativa. Coloro che avranno la possibilità di spostarsi hanno scelto località domestiche, tre su quattro sceglieranno quindi destinazioni nazionali, all’insegna della sobrietà e con budget al limite dei 500€ mentre solo il 14% arriverà a spendere 1.500€.

Un mercato interno che, da ovunque parte lo si osservi, dimostra di essere fortemente compromesso. Una fardello pesante da portarsi dietro che ostacolerà il percorso di  ripresa; secondo gli economisti di Confindustria, "sarà lento e difficile: la ridotta capacità produttiva, intaccata dalla prolungata caduta della domanda interna, rappresenterà una zavorra nella fase di ripartenza".

La produzione industriale, in Italia è scesa in termini fisici del 24,6%, attestandosi ai livelli del 1986 e il Paese è ovviamente diventato molto più fragile sotto l’aspetto sociale. Le proteste dei “forconi” sono sotto solo un piccolo esempio. Una protesta largamente condivisa nei contenuti che non si è allargata come avrebbero voluto grazie soprattutto al diffuso senso civico nazionale. Un popolo che di violenze, guerre e terrorismo non ne vuole più nemmeno sentire parlare. 

La priorità è portare a casa la pagnotta per la famiglia. Dello spread a 219 punti base non ne frega niente a nessuno.

  • Un bombardamento - 

Un bombardamento è il termine utilizzato dal centro studi di Confindustria per sintetizzare gli effetti della crisi del nostro Paese. 

"Le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni". E' il bilancio di sei anni di crisi che a livello macroeconomico ha portato ad abbattere il PIL totale del 9,1%  e dell‘11,5% quello familiare cioè 2.900€ procapite. "Le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media l'anno". 

E se la fase di recessione, la seconda in sei anni, può considerarsi quasi conclusa, i danni rimangono sul terreno e questa volta nessuno interverrà a sostenere la ricostruzione; nessun Piano Marshall verrà adottato ma ciascuno, in solitudine, dovrà rimboccarsi le maniche e contribuire a quella ripresa che sarà lunga e dolorosa.

Solo la forza d’animo e la italica fantasia sostenuti dal proverbiale ottimismo saranno i motori e la scocca sui quali si costruirà la nuova macchina industriale italiana. 

Ottimismo, sulle proprie e altrui forze, ottimismo sul successo e perciò lontani dai “gufi” e da tutti coloro che li rappresentano e sostengono.

  • Fuga dalla faziosità. Il recupero di  internet - 

Se un effetto positivo questa crisi l’ha prodotta è il costante distacco dalle trasmissioni faziose. Da quell’informazione parziale e a volte spocchiosa nella quale siamo stati tutti macinati in quell’epico scontro quasi completamente incanalato su Berlusconi, tra quelli a favore e quelli contro.  

A guadagnarci è stata la “rete”  che secondo' il risultato di un'indagine Demos Coop di cui dà conto Repubblica sottolinea come  otto persone su dieci sostengono di informarsi in televisione, il 47% su Internet mentre solo pochi anni fa erano il 25%. Per quanto i Tg e la Tv più in generale rimanga la fonte informazione di gran lunga più utilizzata, sorprendentemente perdono punti alcuni tra i più noti programmi ad indirizzo politico e non solo. Dall’indagine si evince come in particolare alcuni talk-show stanno perdendo credibilità. Ballarò, Servizio Pubblico, Otto e Mezzo perdono tutti intorno ai 4 o 5 punti  nella valutazione degli italiani che sono stati intervistati. Solo Report e Piazza Pulita si salvano. Ma è  sceso anche il grado di fiducia nei confronti di programmi di informazione e satira come Striscia la Notizia, giù di due punti anche Che tempo che fa? 

La pesantezza della crisi, così prossima a ogni cittadino, ha probabilmente  contribuito ad aprire gli occhi e a confrontare la realtà percepita dalla realtà mediatica. Un confronto spesso molto distante trovando invece su internet risposte più coerenti alla percezione.  Non che la rete sia il luogo della verità assoluta ma la pluralità dell’informazione consente di meglio interpretare i fatti attraverso una rapida analisi di confronto. Spesse volte si  intercettano   quei chiaroscuri che i mass media tradizionali dimenticano di evidenziare ma che spesso rappresentano il succo dell’informazione.  

  • Buon Natale in famiglia -

Quindi, crisi o non crisi, Buon Natale a tutte le famiglie e che il 2014 sia l’anno della ricostruzione, l’inizio di quel “rinascimento” illuminato che riporterà l’Italia, con i politici che non si merita, nell’olimpo dei Paesi più forti al mondo e ancora primi in creatività e generosità. 

Esporteremo quello che tutti ci invidiano e che non è il Made in Italy” bensì il “BORN in ITALY”. Il Paese dove alberga quel “genius loci” che si chiama “creatività”

 

Auguri BuoneFesteDintorni-GDE2

Martedì, 17 Dicembre 2013 10:43

L’ Italia è un Paese sessista?

Sul volo di Stato per raggiungere i funerali di Nelson Mandela in Sudafrica, accompagnata dal fidanzato: la Boldrini denunciata dal Codacons. Pronta la replica della Presidente della Camera sulla posizione delle donne in Italia -

Parma, 17 dicembre 2013 -

L'occhio vigile del Codacons, che già in passato denunciò Clemente Mastella e Silvio Berlusconi, questa volta vuole giustamente fare luce sul caso Boldrini. Ieri mattina, l' associazione ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e alla Corte dei Conti contro la Presidente della Camera, Laura Boldrini, per la vicenda del volo di Stato in Sudafrica sul quale ha viaggiato anche il suo compagno. Oggetto in questione è la presenza della Presidente della Camera alla cerimonia dedicata alla memoria di Nelson Mandela, evento che il Codacons afferma essere riservato solo a leader mondiali e capi di Stato, con un volo pagato dai cittadini. Un evento storico, a cui erano stati invitati i grandi leader mondiali, ottanta tra capi di Stato e di governo, da Obama a Castro, e, per l'Italia, in qualità di capo di Governo l'invito era stato rivolto a Enrico Letta.
Secondo la nota del Codacons quindi la Presidente della Camera Laura Boldrini, non rientrando in alcuna delle due categorie sopra menzionate, ovvero Capo di Stato o di Governo, avrebbe usufruito impropriamente del volo di Stato per essere presente all'evento, portando con se oltre al portavoce, al responsabile della comunicazione, alla consigliera per le relazioni internazionali, alla scorta, anche il compagno.
Il Codacons ha dunque chiesto alla Procura e alla Corte dei Conti di accertare se "possano configurarsi sprechi di denaro pubblico a danno della collettività e conseguentemente sanzionare le eventuali scelte dannose per la collettività stessa ivi comprese le ipotesi di illeciti fonte di danno erariale, e di predisporre tutti i controlli necessari per accertare e verificare se nei fatti esposti possano celarsi fattispecie penalmente rilevanti, ivi compreso quello di utilizzo illegittimo di fondi e/o risorse pubbliche".
Pronta la risposta della della Presidente della Camera che ha replicato alle accuse affermando che per lei e il suo staff non ci sono state alcune spese di viaggio a carico della Camera. La Boldrini ha sottolineato inoltre come la polemica sia fonte di una arretratezza sessista sulla posizione delle donne nell' Italia di oggi.

 

Domenica, 15 Dicembre 2013 11:19

Basta una scintilla

di Lamberto Colla ---

Chi sono e cosa chiedono i cosiddetti “forconi”? Una protesta che sta raccogliendo consensi tra la popolazione ma a rischio di infiltrazioni “violente”. D’altra parte si corre il rischio di legittimare la “disobbedienza civile” se il Governo rapidamente non darà segnali di un radicale cambiamento.  

Parma, 15 dicembre 2013 -

I camionisti dicono di non essere rappresentati dal movimento dei “forconi” perché rappresenterebbero solo un a minoranza del 15%, ciononostante una certa  simpatia sta dilagando tra la popolazione. A Parma e a Modena i presidi sono stati all’insegna della civiltà e della cordialità. Il “Blocco” era più che altro simbolico. Un rallentamento del traffico in uscita utile a distribuire i volantini attraverso i finestrini delle auto in transito accompagnati dallo slogan “unitevi a noi”.

Niente di paragonabile con quanto le cronache hanno riportato circa i tafferugli e gli scontri violenti di Torino. 

Una protesta che però ha raggiunto tutta la popolazione. L’argomento più diffuso in questi giorni era proprio legato a questo evento. Non tanto per la protesta in sé ma per i contenuti. La crisi ormai si fa realmente sentire e tutto quanto giustifichi questo difficile momento ha presa su una larga fascia di cittadini. 

Ciò che maggiormente disturba, almeno raccogliendo le considerazioni di strada, è l’immobilismo della politica e soprattutto quel perseverare nel mantenere anche i più “miseri” privilegi a loro favore. 

Sembra che la crisi non tocchi i “politici” e i loro diretti apparati. 

A ciò si aggiunga che la Corte Costituzionale ha giudicato “illegittimo” il sistema elettorale  “porcellum”. Un motivo in più per fare gridare vendetta e chiedere la caduta non solo del Governo ma di tutto il Parlamento.

Lo scioglimento anticipato del Parlamento sarebbe, molto probabilmente, un disastro per la nostra economia ma una “soddisfazione” per molti che ormai non reggono più le solite manfrine. Tagli alla politica che poi non vengono operati, l’IMU che viene tolta e immediatamente rientrata dalla finestra, e come se non bastasse si aumentano le accise e i tagli alle pensioni d’oro risparmiano la categoria dei Parlamentari in quanto non pensioni ma vitalizi. Si aggiunga la stretta creditizia, soffocante per le piccole imprese, mentre ancora di manica larga per le più grandi e spesso inefficienti imprese del nostro Paese e il gioco è fatto. La gente ascolta, attende pazientemente e intanto soffre. Chi ancora ha risparmi vede alleggerirsi il portafoglio e chi risparmi non ha più vive nella indigenza e in una sempre più opprimente solitudine. Una situazione che sta accumulando tensioni sociali che non si immaginava di tornare a conoscere i cui effetti sono difficili da prevedere e, proprio per questa ragione, pericolosi. 

 

  • “Quando un Governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre” (Sandro Pertini) - 

“Ribellarsi è un dovere” è scritto sul volantino distribuito ai presidi dei “forconi”. E, subito sotto, quasi a legittimare azioni di ribellione, viene riportata una frase di Sandro Pertini, uno dei capi di stato più amati e popolari, fors’anche per le sue esultazioni da “tifoso” ai gol di “pablito” dei mondiali dell’82. “Quando un Governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre” così parlava Sandro Pertini. 

Frase d’effetto che se interpretata alla lettera e non nel suo significato metaforico, così come voluto dall’amato Presidente, potrebbe innescare reazioni violente di qualche esagitato o ancor peggio di qualche gruppo di estremisti che poco avrebbero a che fare con una legittima e sacrosanta protesta.  Un rischio che può essere disinnescato solo ed esclusivamente dal Governo, non attraverso proclami di condanna bensì attraverso impegni e fatti da realizzare nel brevissimo tempo. 

E’ in questi  momenti di tensioni sociali che si misura la sensibilità e la determinazione di un Governo a lavorare per la collettività invece che per l’autoreferenzialità. 

  • Confidiamo nei “quarantenni” nella speranza che i “sessantenni” non facciano sgambetti -

Renzi e Salvini sono gli ultimi esempi di una chiara volontà di cambiamento. I numeri raccontano di una talmente larga maggioranza a loro favore che sarebbe da suicidi pensare che i risultati usciti  dall’interno del PD e della Lega non valgano anche per gli altri movimenti e partiti politici. Altrettanto vale  anche per quel bacino di milioni di italiani indecisi o che hanno disertato le ultime chiamate elettorali.

Due vittorie che hanno sentenziato, in maniera civile e democratica che è ora di cambiare radicalmente e sostanzialmente.  “Basta alla solita politica”, questo il messaggio che è uscito dalle urne delle primarie del PD e della Lega. Diamo fiducia ai giovani.

Ma il timore è che qualche “volpone trombato”, anziché  portare il contributo di esperienza alle nuove leve, decida di seminare qualche trappola qua e là per trovare l’appiglio per una loro personale “rinascita” o solo per una personale soddisfazione.  

Come diceva Andreotti, “il potere logora chi non ce l’ha”. 

Auguriamoci che questo non accada e che il senso di responsabilità abbia il sopravvento sull’orgoglio personale. 

 

Forconi volantino

Sabato, 07 Dicembre 2013 16:44

Civiltà Parmigiana C'È'

 

Ubaldi: “Tutti quelli che amministrano sanno che c’è un tempo dell’osservazione e poi un tempo destinato al fare. Dopo un anno e mezzo abbiamo deciso che non vi è più tempo di dilazioni e rinvii.”

Parma, 7 Dicembre 2013 --

”Civiltà Parmigiana c’è”. Questo in sintesi il messaggio lanciato stamattina alla conferenza stampa indetta dal coordinamento politico del Movimento Civiltà Parmigiana. Un’attesa di oltre un anno e mezzo prima di partire all'attacco di un “Governo Grillino” che non ha saputo organizzare una visione in grado di dare ai cittadini una idea di sviluppo. 

Un anno e mezzo il tempo concesso a Pizzarotti & C. per prendere possesso della macchina comunale e mettere in moto il percorso di una linea politica autorevole ed efficace. Invece i risultati sono alla luce di tutti e registrati anche dalla annuale classifica stilata dal Sole 24 ore nella quale Parma ha perduto ben 10 posizioni in un solo anno. La Decrescita (in)Felice sta facendo effetto, forse questo era il vero obiettivo del nuovo che avanza?

“E’ venuto il tempo di una opposizione dura e decisa”,  commenta Elvio Ubaldi, appena la neo coordinatrice del Movimento civico Cecilia Zanacca gli porge il microfono.  “Tutti quelli che amministrano sanno che c’è un tempo dell’osservazione e poi un tempo destinato al fare. Dopo un anno e mezzo abbiamo deciso che non vi è più tempo di dilazioni e rinvii. Dopo avere atteso e dopo esserci anche illusi abbiamo concluso che dalla amministrazione non è stato prodotto nulla.” 

Prima di Elvio Ubaldi erano intervenuti Massimiliano Mignani, storico coordinatore del movimento, e Cecilia Zanacca recentemente nominata al Coordinamento politico del movimento. Mignani nel suo intervento introduttivo ha riassunto le motivazioni che hanno spinto alla convocazione della conferenza stampa: riprendere le redini di Parma. “Non si può amministrare un comune - sottolinea Massimiliano Mignani - con l’unico scopo minimalista, seppure meritorio, dell’abbattimento del debito. Se la città si ferma perde le occasioni di competitività. Occorre invece attirare ricchezza e investimenti.” A Cecilia Zanacca invece il compito di riorganizzare le fila dello storico movimento civico cittadino e riprendere quindi, attraverso nuove strade, quegli obiettivi di città europea capace di produrre idee e di essere da traino per un’area più estesa dei semplici confini amministrativi. Una città capace di coinvolgere e costruire, progettare e realizzare.

Zanacca Cecilia gde

“Il mio ruolo - sottolinea Cecilia Zanacca - sarà quello di prendere in mano questo movimento per cercare di dare nuovo entusiasmo e nuovo vigore. Con questa conferenza stampa si apre un nuovo ciclo per Civiltà Parmigiana”. Un ciclo che prenda a modello l’esperienza di governo cittadino durante i due mandati di Elvio Ubaldi, e li interpreti secondo le esigenze attuali e le radicalmente modificate condizioni sociali ed economiche del Paese. 

Ripensare al futuro senza, ovviamente, dimenticare di affrontare la cruda realtà e i problemi contingenti, attraverso il confronto aperto ed elegante con tutte le componenti sociali e politiche nell’interesse dell’intera collettività  e non solo di una sua parte.

 “Oggi Parma, conclude Cecilia Zanacca, ha bisogno di una politica di dialogo e non di scontro, di confronto e non di autoreferenzialità, di contenuti e non di  invettive, di modestia e non di boriosità. E’ in questo convincimento che noi di Civiltà Parmigiana intendiamo rimetterci al servizio della città convinti che Parma meriti molto di più di quello che la politica locale attuale sta offrendo.”

Lapidario il commento conclusivo dell’ex Sindaco  verso l’amministrazione grillina: “il giudizio è negativo e irrevocabile. Non sarà una qualche occasionale convergenza che ci farà cambiare il giudizio. La sostanza è che da questi signori non vi è nessuna capacità di intraprendere le novità. Perché se da un lato c’è stato un tentativo di colmare il vuoto dall’altro vi è stato il vuoto completo. Il giudizio è radicale. Di questo passo non si può che precipitare nel vuoto.”

Ubaldi - Zanacca e Mignani

 

Domenica, 08 Dicembre 2013 12:05

Siamo ridicoli! Sveglia popolo!

 

di Lamberto Colla ---

Del caso Cancellieri non v’è più traccia nelle cronache. Tutti i riflettori accesi sull’inutile disfida “democratica” e, mentre la “coldiretti” blocca i camion al Brennero, il “Made in Italy” viene massacrato a Prato insieme a 7 morti e centinaia di schiavi sotto gli occhi di tutti.  

Parma, 8 dicembre 2013 -

Tanto rumore per nulla. Sono ferme al 20 di novembre le ultime cronache sul caso Cancellieri_Ligresti. Poi più nulla. Tutto caduto nel silenzio e ognuno è tornato a fare il proprio mestiere. Certamente più importante era la notizia della decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi e del suo “dudu” che gioca con Putin. 

Ancor più importante, perchè sul risultato si giocherà il futuro del Paese, la sfida che si consumerà proprio oggi 8 dicembre tra il “dotto” Cuperlo, il “trendy” Renzi e l’”outsider” Civati che manco l’onore di essere intervistato da Fazio ha avuto.

E mentre tutto questo bel “fumus”, ottenebrante e rincoglionente, è calato sulle teste di tutto il popolo italiano ci infilano una  IMU mascherata, tagliano quasi tutte le pensioni d’oro tranne, ovviamente, quelle dei 2700 parlamentari a riposo. 

Ma grande risonanza mediatica, invece, ha avuto la legge che punisce gli incendiari.  Uno sforzo intellettuale impressionante per il quale gli estensori dovranno farsi almeno almeno un mesetto di ferie in qualche centro termale o villaggio benessere. 

Vogliamo scommettere che troveremo in galera il contadino che ha dato fuoco alle sue stoppie e non i camorristi che sotterrano i rifiuti tossici?

  • Made in Slavery” - Al Brennero le cosce di maiale a Prato un intero mondo sconosciuto, o quasi - 

Migliaia di agricoltori con Ministra di sostegno al seguito a bloccare e controllare i camion provenienti dal nord europa con derrate “Italian Sounding”.  Più che una protesta una operazione mediatica per riproporre la necessità di difendere i prodotti nazionali. Quasi un rituale e una colorata messinscena ma ci sta sia nei modi che nella sostanza. Peccato che negli stessi giorni il Made in Italy venga mortificato proprio dal centro Italia. Ci sono voluti 7 morti arrostiti per “scoprire” che a Prato, la vera China Town d’Europa, si produce  e etichetta Made in Italy solo esclusivamente con i nuovi schiavi. Cinesi anch’essi che dormono ammassati e a turno sul medesimo giaciglio in camerate poste sopra i locali di lavoro. 

Si scopre che nel bel mezzo di un Centro Commerciale all’ingrosso “cinese” (vedi link a PadovaOggi) c’era addirittura una scuola per bambini cinesi, perfettamente attrezzata con aule, gessetti e lavagna con l’identificazione della aule ovviamente in caratteri cinesi. Una decina di aule per centinaia di studenti.

Centro Ingrosso Cina - Padova Oggi

Una società, quella cinese, che vive e prospera all’interno della nostra ma applicando le loro leggi e la loro giustizia. Una società invisibile di cui raramente si parla e soprattutto si contrasta. 

Perché quel tipo di “società” deve essere contrastata e perseguitata. E’ un tumore per la nostra società, la nostra economia e un insulto alla nostra morale.

  • “Made in Slavery” “Fatto in Schiavitù” -

Vengono perseguitati i “Vu Cumprà” sulle spiagge per lo spaccio di qualche “firma” falsa e non si ferma una intera industria del “made in Italy”  anzi no, “Made in Slavery”

Centinaia di schiavi moderni lasciati morire, proprio da noi che ci reputiamo la culla delle civiltà! Non ci sono scuse bisogna agire e stroncare questi illeciti e la prossima volta, invece del Brennero, prendete la strada di Prato e invece della Ministro dell’agricoltura vada la Ministra della Giustizia Cancellieri. 

La comunità cinese ha colonizzato tutto il distretto produttivo dell’abbigliamento di Prato. Produce con etichette “Made in Italy” utilizzando personale IN SCHIAVITU’. E’ inaccettabile anche moralmente che non vengano perseguitati i responsabili e irresponsabili comandanti cinesi e i fiancheggiatori di qualsiasi nazionalità essi siano.

Gli ispettori dell’INAIL e del Ministero del Lavoro ti piombano in due per contestare una ritardata comunicazione di un giorno e ti appioppano 116€ di multa mentre sfugge al controllo di centinaia di aziende produttive e commerciali condotte da un dipendente soltanto ma coadiuvato da decine di irregolari. 

E’ allucinante ma purtroppo questa è la cruda realtà che nessuno vuole vedere.

E allora continuiamo a seguire le storie di DUDU che ora ha anche la sua pagina Facebook... 

(ultima ora. Il profilo di Dudù è sparito. E pensare che in poche ore aveva  raccolto ben 800 amicizie).

SVEGLIA POPOLO!

 

Sabato, 07 Dicembre 2013 14:33

Servizi educativi, il modello Parma

 

(comunicato stampa Civiltà Parmigiana) -

Servizi educativi in città: il modello Parma sconfigge l’immobilismo a 5stelle - 

Parma, 07 Dicembre 2013 --

Le notizie di questi giorni relativamente al grande numero di esclusi dalla scuole materne di Parma (i numeri sono attorno ad alcune centinaia !!!), peraltro già sottolineato e previsto nella mia precedente dello scorso mese di Agosto, porta inevitabilmente a confermare il totale immobilismo di questa amministrazione anche nel settore dei servizi educativi e che il modello Parma dell’era ubaldiana, grazie all’opera dell’allora assessore Giampaolo Lavagetto, è stato vincente anche e soprattutto in questo campo.

Da almeno un decennio, infatti, non si registrava all’inizio dell’anno scolastico, una così drammatica situazione delle liste di attesa per le scuole dell’infanzia.

All’epoca della Giunta Ubaldi, l’operato dell’assessore Lavagetto si caratterizzò per la realizzazione di una innovativa e vincente alleanza tra i diversi soggetti territoriali, pubblico, privato e parti sociali, che ancora oggi garantisce al sistema di non collassare a fronte di una totale immobilità palesata in questi 18 mesi da parte dell’amministrazione Pizzarotti, che si aggiunge a quella dell’ultima fase della Giunta Vignali e del Commissario Ciclosi.

Questa dinamicità  garantì all’epoca una credibilità al sistema educativo della città, tanto da riconoscerle in una rete di amministrazioni italiane, il coordinamento di quel tavolo istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto mettere mano già all’epoca a quelle questioni che recentemente nel corso del Flash mob nelle piazze italiane verranno nuovamente poste al centro dell’attenzione politica nazionale.

Invece di lanciare proclami e gettare discredito sul passato ubaldiano, ci saremmo aspettati che questa amministrazione avesse saputo riprendere quel cammino e, alla luce anche delle mutate condizioni economiche e sociali, riproporre un novo modello territoriale capace di dare risposte alle difficoltà  delle famiglie.

Quindi una nuova alleanza territoriale tra i diversi soggetti capace di collocare questa tematica nel nuovo contesto socio-economico.

Purtroppo però, come sta accadendo per tutti i settori della vita della città, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un vuoto spinto di idee e proposte.

La gestione della cosa pubblica non è una cosa secondaria da fare per scherzo o per rivalsa, ma una fondamentale azione per la vita di una comunità  per la quale la parola nuovo, senza a fianco l’aggettivo competente rischia di creare solo danni e false illusioni.

Cecilia Zanacca - 

Segretario Politico di Civiltà Parmigiana

Domenica, 01 Dicembre 2013 11:53

Di nuovo! A noi le Tasse a loro i Vitalizi

di Lamberto Colla ---

Una dimenticanza l'avere escluso la categoria dei parlamentari dall'applicazione del contributo di solidarietà sulle pensioni superiori a 90.000 euro.

Parma, 01 dicembre 2013 -

Il vice ministro all'economia Stefano Fassina, raggiunto da "il Fatto Quotidiano" replica che il provvedimento sarà emendato alla Camera.

Guarda caso tutte e tutte le benedette volte che tocca a loro non si riesce a scucire un centesimo. E pensare che la storia dei vitalizi è da a molto tempo che viene riproposta. Precisamente due anni fa, era il 25 novembre 2011, le cronache riportavano questa grande novità introdotta dal Governo Tecnico Monti: "Basta vitalizi d'oro per i senatori. Ma soltanto dalla prossima legislatura". Giusto perché sarebbe fuorilegge incidere sui diritti acquisiti.

Nel 2013 una dimenticanza che verrà emendata, forse. La storia si ripete.

- Una "Dimenticanza"? -

Come riporta tempestivamente il "Fatto Quotidiano" lo scorso 28 novembre, ""sugli importi dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie" si applicherà un "contributo di solidarietà" del 6 per cento sugli importi superiori ai 90 mila euro l'anno che sale al 12 per cento sopra i 128 mila euro e al 18 per cento per la quota eccedente i 193 mila euro l'anno. La lista delle forme di previdenza obbligatorie è consultabile sul sito dell'Inps. C'è di tutto: i fondi del super-ente pensionistico (Inps, ex-Inpdap ed ex-Enpals) le varie Casse autonome (avvocati, ingegneri, medici, commercialisti) l'Inpgi dei giornalisti. Ne manca una, il sistema che regola i vitalizi parlamentari degli ex onorevoli".

- Ci si è messa pure la Corte di Cassazione -

E' del 30 luglio scorso la notizia che la Corte di Cassazione ha imposto di restituire ai 250 Parlamentari in pensione quanto indebitamente trattenuto a titolo di contributo di solidarietà. Stop quindi ai prelievi del 5% per vitalizi di oltre 90mila euro lordi e del 10% per quelli da oltre 150mila euro lordi. Non solo stop ai prelievi, ma anche al via i rimborsi.

- E dei rimborsi viaggi dei Parlamentari già "pensionati" che diciamo? -

Oltre ai diritti intoccabili perché acquisiti in precedenze esiste un preciso capitolo nel bilancio 2012 della Camera che riporta 800.000€ per spese di trasferta degli ex Deputati (in totale sono circa 2.700).

Un centro di costo, ampiamente stroncato dalla scure dei tagli per 1.650.000€ dal 2010, che comunque rimane consistente, per mandare in "vacanza" a Roma i pensionati d'oro del Parlamento. Chissà quanto avranno da fare e soprattutto a favore della collettività!

Una sola parola: "spudorati"!

- Il rimedio della Nonna -

Regaliamo il rosmarino a tutti i parlamentari. Male che vada, se non dovessero riprendere memoria e buon senso, lo useremo per fare l'"arrosto"!

 

di Lamberto Colla ---

Ciao Darwin! Dai governi tecnici la conferma della teoria evolutiva.

Parma, 24 novembre 2013 -

Occorre imparare dai figli dei ministri, dei viceministri o dei premier tecnici. Imparare da loro a non essere "Choosy" e "Sfigati" come hanno sentenziato l'ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero e l'ex sottosegretario Michel Martone. Bisogna sapersi adattare e accettare dei lavori anche di basso profilo.

Purtroppo non tutti hanno la possibilità di ricevere in dote i corredi cromosomici di Mario Monti, di Elsa Fornero e, in questi giorni scopriamo, la perfezione anche nella sequenza del DNA di Anna Maria Cancellieri l'attuale ministro della Giustizia. Capacità, competenze e soprattutto adattabilità alle avverse condizioni. Un mix di valori in grado di condurre chiunque ai vertici dell'economia, della finanza e dell'università.

Uomini e donne predestinati a lasciare un segno, una firma indelebile nella storia moderna del nostro Paese.

Non tutte le ciambelle vengono con il buco tant'é che altrettanto bene non è andata al "Trota" il quale , per chi l'avesse dimenticato, era il rampollo predestinato di Umberto Bossi. Ma si sa, tra "Delfini" e "Trote" le differenze sono abissali anche nelle similitudini, alla pari tra "Uomo" e "Scimmia".

- Promemoria -

L'ultimo in ordine di tempo è Piergiorgio Peluso, figlio della Guardasigilli. Una splendida carriera da top manager culminata in Fonsai da dove è stato liquidato, dopo soli 14 mesi di lavoro, con circa 5 milioni di euro (3,6 milioni di buonuscita) poi approdato in Telecom. In una intercettazione telefonica, la figlia di Ligresti avrebbe commentato, secondo quanto riportatao da "Il Fatto Quotidiano" che dopo aver incassato "cinque milioni e mezzo" da FonSai "figurati cosa gli daranno in Telecom". Ma c'è di più, il rampollo della Cancellieri sarebbe stato dichiarato "testimone inattendibile" dal tribunale di Parma nel processo Parmalat-Ciappazzi come riportato da "Repubblica Parma" a seguito della "testimonianza" "contro" Geronzi e il suo diretto superiore Matteo Arpe.

In precedenza è stata la figlia dell'ex Ministro Fornero a essere passata al vaglio dei giornalisti dopo quell'infelice etichettatura che la madre fece ai giovani in cerca di lavoro. Tra l'altro ben poco "choosy" stando almeno a una recente indagine che rileva come il 50% dei giovani sia disponibile a accettare lavori meno qualificati del proprio livello d'istruzione.

Silvia Deaglio - in "arte" Fornero - che molto si arrabbiò all'epoca delle indiscrezioni giornalistiche, di posti fissi, denuncia il web, ne avrebbe due. A 37 anni (6 anni prima della media nazionale ovviamente) divenne professore associato di Genetica Medica alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino (dove insegnano sia il padre che la madre) e responsabile della ricerca alla Hugef, Nomina, quest'ultima, che le giunse solo un mese prima di ricevere l'incarico universitario e, secondo quanto il web (vox populi) denuncia sia stato uno dei motivi di sostegno all'assunzione in ruolo.

Alcune sue ricerche sono state finanziate dalla Compagnia di Sanpaolo, fondazione che è la prima azionista della banca Intesa Sanpaolo, di cui sua madre era vicepresidente.

E che dire del figlio di Mario Monti, Giovanni, e stavolta anche lui Monti non potendo prendere il cognome della madre per mimetizzarsi un po' di più.

Un esperto di finanza, chiamato a ruolo di top manager in Parmalat da Enrico Bondi che a sua volta, è diventato commissario il commissario per la Spending Review durante il governo di Mario Monti e oggi commissario all'ILVA di Taranto.

Ebbene, il predestinato Giovanni dopo la sua uscita da Parmalat, a seguito della riorganizzazione imposta del nuovo AD Yvon Guerin (vedi Milano Finanza), ha trovato approdo nella Goldman Sachs, quindi ancora sotto le alucce paterne.

- Conclusioni -

Come è bello predicare bene e razzolare male. Lo vorremmo tutti!

 

DNA gde

Domenica, 17 Novembre 2013 11:30

Guerra e Pace. Opposizione e buongusto.

"Rivolgo il mio deferente omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita adempiendo con onore al proprio dovere, al servizio dell'Italia e della comunità internazionale" - Giorgio Napolitano

 

di Lamberto Colla ---
Parma, 17 novembre 2013 -



- 10 anni dopo Nassirya -

Così, il Presidente Giorgio Napolitano, ha voluto commemorare il 10° anniversario della strage di Nassirya, che ricorreva il 12 novembre scorso. "I caduti che commemoriamo in questa giornata, conclude il Presidente della Repubblica, sono stati interpreti coraggiosi e sfortunati di questo grande impegno italiano. Dobbiamo esserne orgogliosi e tributare loro la nostra riconoscenza per quanto hanno dato".

Ma nella giornata della commemorazione una vocina usciva dal coro...

«Tutti noi ricordiamo commossi i 19 italiani deceduti in quell'attacco kamikaze, e oggi siamo vicini ai loro familiari . A volte ricordiamo anche i 9 iracheni che lavoravano nella base italiana, ma non troppo spesso. Nessuno ricorda però il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch'egli fu vittima oltre che carnefice» Con queste parole la deputata del M5S; Emanuela Corda, ha gelato il Parlamento e probabilmente verrà ricordata in futuro: alla stregua di coloro che gridarono 10 100 1000 Nassirya parafrasando la più celebre frase del "CHE": 10 10 1000 Vietnam.

Volere a tutti i costi essere fuori dal coro non sempre è sintomo di intelligenza. L'opinione personale è sacrosanta e soprattutto quella di un Parlamentare ma il buon gusto dovrebbe essere trasversale ai partiti. Non è perciò indispensabile fare opposizione a tutto per Default.

Comunque uno la pensi va portato rispetto al dolore dei familiari che hanno perduto i loro cari e altrettanto al diffuso sentimento di commozione e rabbia per tutti i militari e civili italiani che hanno perduto la vita nei teatri di guerra. Già sono troppi i teatri di guerra che è ben poco "onorevole" contribuire a innescarne uno anche domestico.

La contrapposizione generale e ostinata utilizzata come esclusivo strumento di dialogo politico contribuisce solo al radicamento di posizioni estremistiche, al trasformare il dialogo in "tifo politico" ben poco costruttivo anzi molto destabilizzante. Sarebbe stato bello vedere, almeno nella circostanza commemorativa, tutti i parlamentari accomunati dal medesimo sentimento e orgoglio nazionale. Invece, nemmeno in queste occasioni riescono ad esprime solidarietà e unità nazionale.

Credo ci sia ben poco da sperare nel futuro se il nuovo è quello rappresentato dai pentastellati o quantomeno da quello che stanno dimostrando al governo centrale o periferico come in quel di Parma.

Val la pena ricordare che gli italiani massacrati a Nassiriya si trovavano in Iraq nell'ambito dell'operazione "Antica Babilonia"", iniziata il 15 luglio 2003 e terminata il primo dicembre 2006. Una missione di peacekeeping autorizzata dalle Nazioni Unite, conseguente alla guerra avviata dagli Stati Uniti per deporre il dittatore Saddam Hussein.

I militari italiani avevano compiti diversi, tra cui quelli di addestrare le forze di sicurezza irachene. E aiutare, nella vita di tutti i giorni, la popolazione civile.

Ma a Nassirya esistevano tre importanti ponti sul fiume Eufrate da difendere da parte del contingente italiano e il loro abbattimento invece era l'obiettivo dei terroristi.

Molto ci sarebbe da dire sulle regole di ingaggio esistenti in quel periodo, sugli attacchi condotti quotidianamente dagli oppositori iracheni alle nostre pattuglie e alle nostre postazioni.

Molto ci sarebbe da dire anche sulle paure dei nostri ragazzi. Possibili bersagli di "bombe" nascoste sotto i teneri sguardi di bambini o di sofferenti donne.

Magari quegli stessi bambini o donne ai quali i militari Italiani avevano portato soccorso, aiuto con la presunzione di donare un po' di speranza.

Comunque, come ha commentato Orlando Sacchelli sul  giornale.it , "Al di là di ogni elucubrazione socio-filosofico o politica, accostare le vittime ai criminali è inquietante. Ed è ancor più grave che simili affermazioni vengano fatte in parlamento."

Dove sono stati smarriti "Intelligenza" e "Buongusto"?

Parma, 11 novembre 2013

Comunicato stampa della Lega Nord in risposta alla nota del sindaco Pizzarotti che replicava al comunicato della Lega Nord per il diniego dell' autorizzazione al gazebo in Piazza Garibaldi e sulla manifestazione antirazzista -

Sabato 9 novembre i parmigiani hanno potuto assistere a quanto il sindaco Pizzarotti e l'assessore al commercio Casa intendono per "applicazione del buon senso" nel permettere in piazza Garibaldi e nelle vie limitrofe nei mesi di novembre e dicembre esclusivamente manifestazioni che hanno "connessioni con le festività del Natale", vietando quelle legate ad "attività di propaganda politica".

Infatti nel pomeriggio si è svolta la manifestazione, evidentemente natalizia, degli stessi centri sociali legati alla sinistra che hanno aggredito nelle scorse settimane il gazebo della Lega Nord in piazza Garibaldi e che hanno nuovamente urlato, tra gli altri, slogan contro la Lega chiedendo anche l'allontanamento del banchetto regolarmente posizionato in via Mazzini.

Se ne deduce quindi che, per il Comune, il comizio in Piazza inneggiante non solo contro la Lega Nord, ma anche contro le istituzioni, la Chiesa, le politiche abitative della stessa giunta, e il corteo - magistralmente controllato dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa - per le vie del centro con fumogeni e grida, siano manifestazioni che ben rappresentano lo spirito natalizio.

Sempre natalizia per Sindaco e giunta è la pressoché obbligata, per motivi di sicurezza, chiusura temporanea degli esercizi commerciali del centro durante il passaggio del corteo, in un sabato di bel tempo e di passeggio, con evidente pregiudizio economico a danno di quei commercianti che, nonostante la situazione generale di crisi accresciuta dalle restrizioni imposte dal Comune al traffico veicolare, continuano a mantenere la loro attività in centro storico sostenendone la vivibilità e la vitalità.

Come al solito, la coerenza nella giunta pentastellata è totalmente assente: si nega l'autorizzazione al gazebo leghista in piazza Garibaldi perché non conforme allo spirito natalizio e si permette una manifestazione della sinistra estremista; si stanziano incentivi per aprire attività commerciali in via Bixio e si limita, di fatto, l'accesso ai negozi del centro storico di sabato pomeriggio per permettere lo svolgimento di un corteo dall'apparenza per niente pacifica.

Ormai anche i negozianti hanno paura non solo per il generale stato di insicurezza in cui è caduta la città, ma anche del proprio Sindaco che dimostra di non avere alcuna intenzione di restituire la Piazza al Natale e ai parmigiani!

(Fonte: Lega Nord Sez. Parma)
Domenica, 03 Novembre 2013 12:09

Il Re è nudo?

di Lamberto Colla ---

E' finita l'epoca romantica dello spionaggio.

Non sarà più reato spiare il telefonino del marito o della moglie, si tratterà solo di monitoraggio delle chiamate.

Parma, 03 novembre 2013 -

I grandi giallisti non avranno più spunti dai quali trarre le trame dei loro libri di spionaggio e addio alle stupende Bond Girl. Con la democrazia universale esportata dal neo liberismo statunitense l'epoca dello spionaggio è terminata e il monitoraggio ha preso il sopravvento.

- Parenti serpenti -

Alleati e nemici storici degli americani scoprono di non essere stati spiati ma solo monitorati dall'intelligence americana e nonostante ciò insistono a chiedere spiegazioni pubbliche. Tra "parenti serpenti" non ci si può ovviamente spiare. La difesa dei "servizi" americani è inattaccabile. L'hanno fatto per la loro e la nostra incolumità.

Ogni tanto rimonta il caso delle intercettazioni elettroniche e il datagate torna clamorosamente alla ribalta chiamando in causa, questa volta, persino il Papa giusto per fare notizia. Chissà quali segreti Francesco avrà tenuto nascosti alla Santissima Trinità.

Fatto sta che, dopo l'esplosione del caso nel luglio scorso, le cronache mondiali tornano a occuparsi incessantemente di questo "non caso" e l'indignazione dei vertici dei vari Paesi appare addirittura ridicola se non strumentale a non so bene quale scopo. Da cosa vorranno distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica?

- Servizi segreti o agenzie di pubblicità? -

I servizi segreti, che poi tanto segreti non sono più, dovrebbero fare pubblica ammenda per avere svolto il loro compito. KGB e CIA si sono da sempre contesi il primato di migliore e più spietato servizio di informazione segreto al mondo. L'MI5, con James Bond, il più amichevolmente popolare mentre il MOSSAD israeliano il più efficace e infiltrato nel mondo arabo. Da sempre i servizi di intelligence sono stati alle dirette dipendenze delle Signorie prima e dei Capi di Stato dopo. Poco controllati e molto controllori con licenze operative spesso infinite. L'importante era ed è non farsi "beccare".

Se sono segrete le loro azioni per quale motivo invocare la loro pubblicizzazione o stabilire dei protocolli di "rispetto reciproco" quando già si sa che non saranno rispettati? E' nella natura dei "servizi" operare fuori ogni standard. Una palese contraddizione, una richiesta infantile o il mascheramento del reale e anche questo segreto negoziato politico?

- Da Mata Hari agli avvelenamenti al plutonio. -

Intrighi, doppiogiochisti e testimonial.

Molti personaggi dello spettacolo si narra siano stati a più riprese utilizzati coscientemente o incoscientemente come "spie" o "testimonial" di certa politica e governati dai servizi segreti. Mata Hari è stata forse la più famosa e molti dubbi sono riposti nella figura del re del Rock and Roll Elvis Presley. Ma anche il "Mario" con il quale Livtinenko consumò la cena al polonio era un civile.

Eclatante, originale e di difficile esecuzione, fu la metodologia utilizzata per eliminare l'ex 007 Livtinenko mentre indagava sull'assassinio della sua amica giornalista Anna Politkovskaia.

L'ex colonnello russo si sentì male dopo una cena con un "contatto" italiano, un certo Mario.

Secondo il Mail on Sunday, il Mario in questione si sarebbe chiamato, di cognome, Scaramella, sarebbe stato "un accademico dell'università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin istituita dal Parlamento italiano per indagare sulle attività del Kgb in Italia durante la Guerra Fredda".

Insomma tutti gli elementi classici di un vero e proprio romanzo giallo.

Purtroppo però le morti furono reali e gli scenari neanche troppo distanti nel tempo poiché i fatti si riferiscono al 2005 e 2006. Morti ammazzati in modo plateale forse per dare dei segnali a alcuni che, probabilmente, hanno compreso il messaggio o sono spariti nel silenzio eterno.

- Conclusioni -

Da che mondo é mondo la guerra la vince chi conta meno morti dalla propria parte e i servizi di intelligence sono sempre stati determinanti per la vittoria finale motivo per cui continueranno ad esistere e a controllare tutto e tutti.

L'indignazione dei leader europei appare sempre più una mossa per prendere altro tempo sulla più importante decisione strategica che è l'accordo bilaterale USA UE.

Il datagate è stato gettato, ancora una volta, in pasto alla pubblica opinione del sensazionalismo per mascherare la vera natura del contendere. In gioco è la trattativa del più importante mercato mondiale. Quell'ipotesi di negoziato sul libero scambio Ue-Usa, approvato da parte europea al consiglio dei ministri del commercio del 13 giugno scorso ma che ancora non trova concordi gli Stati Europei su alcuni settori.

Ad esempio, alcuni punti ancora da focalizzare sono la Cultura, quindi tutto il settore cinematografico, l'agroalimentare e l'allentamento delle protezioni al libero trasferimento di capitali e investimenti.

Della privacy non interessa nulla a nessuno anche perché, se potenti sono i servizi di spionaggio, altrettanto potenti e sofisticatamente attrezzati sono i servizi dediti al controspionaggio e alla difesa elettronica. Difficile credere che questi ultimi non siano riusciti proteggere le ipiù riservate conversazioni della Merkel o di Napolitano e magari fare trapelare solo quelle di poco conto se non addirittura con contributi informativi devianti.

Anche noi dovremmo attrezzarci con sistemi di controspionaggio e difesa elettronica per decriptare la massa di distorte, subliminali e contraddittorie informazioni che scientificamente ci propinano e piano piano entrano dentro di noi modificandoci i riferimenti etici tradizionali.

Per ora apprezziamo il fatto che spiare  i nostri partner potrebbe non essere più un reato se ci limitassimo a monitorare le telefonate.

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Domenica, 27 Ottobre 2013 11:58

...nell’esercizio di pubblica minzione!



Auguro a tutti i consiglieri regionali di uscire a testa alta dall'indagine della Finanza. Vorrei però vedere in faccia (sempre che ne abbia una da mostrare e che questa sia senza quella tipica fessa verticale) quell'ardito e coraggioso che ha messo a rimborso lo scontrino del bagno pubblico.

di Lamberto Colla --- Parma, 27 ottobre 2013 -

L'Emilia Romagna conferma la sua tradizione democratica anche nelle circostanze più negative e volgari. Tutti e nove i capigruppo consiliari sono sotto indagine per i rimborsi spese destinati ai gruppi consiliari e probabilmente utilizzati a diverso scopo.

torri rer bo

- L'indagine -

L'indagine che ha portato nuovamente in Regione Emilia Romagna i militari della Guardia di Finanza, era partita ad ottobre del 2012 e, fino ad ora, aveva registrato un solo indagato: l'ex capogruppo Idv Paolo Nanni a cui venivano contestati alcuni rimborsi spese per cene, apparizioni televisive a pagamento e convegni non realizzati.

Per tutti l'accusa è di peculato e riguarderebbe i capigruppo di Pd, Pdl, Idv, Lega Nord, Fds, M5S, Sel, Udc e Gruppo misto. Per i Pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari si ravviserebbe il reato di appropriazione di denaro pubblico destinato ai singoli gruppi consiliari ma speso non per il loro funzionamento.

Oltre a capire se qualcuno si è appropriato di denaro pubblico per fini personali, i pm vogliono capire se le consulenze e le collaborazioni riguardano il gruppo consiliare oppure, per esempio, il lavoro di militanza del partito al di fuori del lavoro in Regione. Se questo fosse confermato si configurerebbe una sorta di finanziamento illecito ai partiti.

Ovviamente non tutti i capigruppo sono chiamati a rispondere sulle medesime responsabilità e perciò potrebbe anche accadere che qualcuno possa uscire presto dall'indagine, così come è probabile che, dopo il vaglio dei documenti acquisiti, possano invece fare il loro ingresso alcuni consiglieri.

- Qualunque sia il risultato la "politica" ha perso un altro pezzo di credibilità -

Ammettiamo per un momento che l'indagine si concluda con un niente di fatto come è probabile. Ovvero che tutti i documenti di spesa siano stati regolarmente documentati per attività istituzionali e seguendo le norme di corretta rendicontazione.

Nessun reato quindi nessuna pena per alcuno ma l'immagine della politica nostrana crolla ugualmente sotto le suole delle scarpe proprio per ciò che si può evincere dalla lettura degli elementi giustificativi delle spese rimborsate.

Siamo nel pieno di una "tempesta economica perfetta". Le aziende, e con esse i posti di lavoro, saltano come birilli sul biliardo, imprenditori e manovali che, dalla esasperazione e alcune volte mossi da immotivata ma comprensibile vergogna, arrivano addirittura a togliersi la vita. Giovani che vengono sostenuti dalle pensioni dei nonni e bambini che non possono mangiare alla mensa scolastica perché i genitori non hanno potuto pagarla. Ebbene, a fronte di tutto ciò loro, i politici, sono sempre più ingordi.

Non bastano i lauti compensi, non bastano i più o meno grandi privilegi. No tutto ciò non basta e, presumendo di avere ricevuto una investitura divina, non popolare quindi, si sentono autorizzati a speculare sui 50 centesimi di un bagno pubblico.

Episodio di piccolo conto e perciò ancor più deprimente per chi, anche di quei 50 centesimi, ne avrebbe fatto miglior uso magari comperando mezzo litro di latte.

L'indignazione sale di pari passo alla sofferenza di ciascuno. Ma l'indignazione collettiva può trasformarsi in un'innesco per una bomba sociale che, dalla sofferenza dei singoli, si trasforma in una rabbia collettiva poi difficilmente controllabile.

Attenzione quindi a non tirare la corda perché un nuovo risorgimento potrebbe essere alle porte. Meglio sarebbe che, preso atto finalmente di una reale e grave situazione sociale del paese, i politici si affiancassero per promuovere una nuova fase rinascimentale.

- La gente comune non riesce più a tollerare oltre. -

Mai come ora si è percepito un così diffuso e trasversale sentimento di distacco e odio verso i partiti e chi li rappresenta. Mai come ora si avverte come il sistema politico sia, a sua volta, lontano dal percepire la realtà economica e sociale in cui il paese versa.

Non c'è invidia nei privilegi o nei lauti compensi ma solo indignazione e rabbia per quelle manifestazioni di supponenza che costoro, troppo spesso, manifestano sfrontati e incuranti del disagio che sta attraversando molti strati sociali della popolazione.

Sempre più spesso il cittadino avverte un senso di oppressione provenire dalle pubbliche amministrazioni con le quali ha quotidianamente da rapportarsi.

Tutti i giorni in molti si pongono l'obiettivo di portare a casa il minimo del sostentamento o quantomeno la speranza che domani sarà un altro giorno e forse "la volta buona che qualcosa di bello accada".

Ogni giorno le persone normali devono fare i conti con la propria coscienza e con le proprie responsabilità di genitori e lavoratori.

Ogni santo giorno i piccoli commercianti e imprenditori devono lottare per salvaguardare la propria reputazione potenzialmente compromessa da un pagamento non andato a buon fine.

Tutti i giorni siamo testimoni di comportamenti patetici o addirittura delinquenziali degli uomini che, solo per il ruolo che ricoprono, dovrebbero essere dei limpidi esempi per tutti.

Invece coi nostri soldi ci vanno, probabilmente, pure a pisciare.

Castelnovo? Più Sceriffo che Robin Hood 



Villa Minozzo, 13 ottobre 2013 -



Il sindaco Fiocchi replica al collega Marconi: "Nessuno vuole togliere al capoluogo montano il suo ruolo, ma si guardi all'intero Appennino".

"Con la sua campagna elettorale contro la fusione il Partito democratico ha fatto autogol": così afferma il sindaco Luigi Fiocchi sul risultato del referendum di domenica scorsa.

"Comunque, come amministrazione comunale - sottolinea il primo cittadino - desideriamo innanzitutto ringraziare la nostra gente per l'esercizio del voto, che nel villaminozzese ha visto prevalere, seppur di poco, il no alla fusione con Toano".

Tuttavia "dall'analisi del risultato - spiega Fiocchi - in controtendenza rispetto alle altre realtà emiliane chiamate in contemporanea alle urne, che hanno detto sì alla fusione, emerge soprattutto l'isolamento del Pd reggiano nei confronti di quello regionale, impegnato a sostenere i progetti di fusione. In particolare il Pd montano dovrebbe essere preoccupato di ciò, invece che fare esternazioni discutibili, come quelle del sindaco di Castelnovo Monti, Gian Luca Marconi, che parla dell'impostazione da parte nostra di una campagna 'fortemente anticastelnovese', che gli elettori avrebbero 'sonoramente bocciato'. A Villa il sì si è attestato al 46 per cento circa: non mi pare si possa parlare in questi termini".

Proseguono il sindaco e il gruppo consiliare di maggioranza: "Invitiamo Marconi ed altri a rileggere i dati dell'Appennino, e non solo quelli di Castelnovo Monti. E ad interrogarsi sui motivi che, in questi anni, hanno prodotto crisi economica e sociale in aree significative della montagna. E a chiedersi il perché si continua a voler persistere in politiche che hanno dimostrato la loro inadeguatezza".

Afferma inoltre Luigi Fiocchi: "Preghiamo poi gli amministratori castelnovesi di valutare anche le proposte di chi non appartiene al loro partito. Li invitiamo infine a non nascondersi dietro falsi problemi. Nessun montanaro vorrebbe togliere a Castelnovo servizi come l'ospedale o le scuole superiori, né il suo ruolo di riferimento. Però è necessario sostenere anche gli altri Comuni, specie quelli di crinale. Che questi debbano continuare, ad esempio, a contribuire a gestioni come quelle del centro Coni o del teatro Bismantova, dà l'idea di un capoluogo che assomiglia più allo Sceriffo di Nottingham che a Robin Hood".

Concludono il sindaco Fiocchi e il gruppo consiliare di maggioranza: "Sarebbe bene che si facessero meno dichiarazioni e si praticasse davvero il dialogo con tutti. Sul tema della nuova Unione a dieci Comuni, in sostituzione della Comunità montana, chiediamo meno incontri di parte e pari dignità nel condividere percorsi e scelte. Noi saremo interlocutori seri e disponibili. Questo metodo dovrà essere applicato a partire dallo statuto della stessa Unione, anche se finora le nostre proposte non sono state quasi mai accolte. E' ora di cambiare registro".

(Comunicato Stampa Comune di Villa Minozzo)

Domenica, 13 Ottobre 2013 11:58

Dobbiamo tornare a volare.

Nessun riferimento, nel titolo, alla crisi dell'Alitalia bensì un invito a riappropriarsi di un sogno da realizzare.

 

di Lamberto Colla ---


Parma, 13 ottobre 2013 -

Siamo come ingessati in buona parte del corpo e pretendiamo di fare una corsa a ostacoli. Il tipico "voglio ma non posso" che a lungo andare logora le menti e conduce all'alienazione di ogni iniziativa.

Il declino italiano è in atto, non solo si percepisce ma si palpa concretamente. "Vorrei chiudere ma non posso", "se fossi libero da legami me ne andrei a Cuba", "sto cercando di vendere l'attività", "ho investito tutti i miei risparmi e se non parte l'attività sono finita".

Queste le frasi ricorrenti che, almeno io nella mia piccola e edulcorata Parma, ho raccolto in questi ultimi giorni. Frasi che, di analogo significato, si sentono ripetere ormai da almeno due anni.

Quello che più mi sorprende, avendo vissuto gli anni di piombo del terrorismo rosso e nero, l'austerity degli anni 70 e le crisi finanziarie gli anni ottanta e novanta, è il clima di rassegnazione che aleggia, contagia e si diffonde. Avverto che sia venuta a mancare quella "rabbia" che invece era presente in tutti quelli che avevano vissuto le crisi precedenti. Siamo diventati un "popolo in esaurimento nervoso", psicodepresso rassegnato a perire di inedia perché "tanto non si riesce a fare nulla".

Un declino costantemente certificato dalle statistiche e rilevazioni economiche sociali sfornate ormai quotidianamente. Un'incalzare di informazioni negative che nulla aggiungono di nuovo. Una continua riconferma di una diagnosi stranota che non fa che alimentare la depressione, narcotizza e deprime. Nell'ultima settimana ben due ricerche ci hanno rammentato quanto siamo scassati. Una rete infrastrutturale da ex terzo mondo e un livello culturale talmente scarso da fare rabbrividire.

Poveri, depressi e ignoranti. Peggio di così!

- Le classifiche -

Secondo lo studio Confesercenti-REF dal 2009 ad oggi gli investimenti procapite sono crollati del 25%. Giusto per dare un ordine di grandezza, siamo stati sorpassati anche da Kenia, Uruguay e Botswana.

Ma siamo anche un popolo di ignoranti e questo primato, invece, ce lo ha assegnato l'OCSE in una ricerca condotta in collaborazione con la Commissione Europea.

In Italia, il 27% degli intervistati non ha adeguate competenze alfabetiche. Quasi il 32% non possiede quelle matematiche e un italiano adulto su quattro non e' in grado di utilizzare gli strumenti di base delle nuove tecnologie. In tutti questi campi l'Italia si e' classificata all'ultimo posto. Niente male per il Paese che è stato la culla delle civiltà, quello che possiede il più grande giacimento artistico e culturale al mondo, quello che ha dato i natali a Leonardo, Galileo, Enrico Fermi e tantissimi altri in ogni epoca.

- Alzare l'asticella, liberare risorse e fantasia -

Da quando si è fatta l'europa monetaria tutti i nostri punti di forza si sono frantumati. Abbiamo troppo privilegiato un approccio ragionieristico allo sviluppo a discapito della creatività e dell'iniziativa privata. Abbiamo sottratto risorse agli investimenti pubblici ubbidendo al pareggio di bilancio (addirittura inserito in Costituzione) e bloccato le periferie imponendo il patto di stabilità ai comuni.

Un ingessamento totale. Tutto giusto e corretto per ripristinare i dati contabili della ragioneria di stato e tutto bene se nel frattempo si fosse corso ai ripari andando a chiudere le falle degli sprechi. Invece nulla. Lo stato sperpera e a sacrifici si aggiungono sacrifici.

Obama invece, scongiura il fallimento statunitense alzando l'asticella che imponeva il limite di indebitamento. Potrà indebitarsi ulteriormente utilizzando magari, altra moneta "nuova" che la sua zecca ha cominciato a produrre da tempo e attraverso la quale corre, qua e là in giro per il mondo (molto anche in europa e in Italia in particolare), a fare acquisti di titoli di stato ad alto rendimento.

Il limite dei 12mila miliardi di dollari potrà quindi essere superato nei prossimi 6 mesi. Un valore d'indebitamento ben 23 volte superiore al crack Lehman che mise in crisi tutto il mondo occidentale intossicato da derivati esplosivi. Bombe a orologeria che ancora sono custodite nelle banche e imprese nostrane.

Il pericolo di una nuova catastrofe finanziaria mondiale ha convinto i repubblicani a assecondare il "vincitore Obama" a alzare, almeno per 6 mesi, il limite di indebitamento.

Perché una cosa analoga non è possibile attuarla anche in Italia? Perchè la Banca d'Italia non può più "fabbricare moneta" a suo insindacabile giudizio, perché la BCE non autorizza i Pesi membri a fare andare le loro zecche, perché bisogna rispettare il 3% di rapporto debito pubblico Pil. Perché perché perché. Perché alla fine lo Stato non è più Sovrano ma vassallo della UE che, tra l'altro, non è neppure una federazione di Stati, come avrebbe dovuto essere, ma solo una centralizzazione finanziaria. Una Ue che non è né carne né pesce, comanda ma non si assume le responsabilità. Oggi la UE è percepita come un giogo piuttosto che una opportunità. Meglio sarebbe che si trasformasse, in via definitiva, in uno federazione con il trasferimento della gran parte dei poteri degli stati membri a Bruxelles, compresa la difesa dei confini e la politica militare.

Basterebbe, come ha fatto il Congresso americano, alzare per un po' di tempo le asticelle, lasciare prendere respiro alle nazioni in maggior difficoltà e poi governare la ripresa.

Perseverare nel processo di soffocamento è diabolico e a lungo andare porta, come ovvia conseguenza, alla morte.

- E' ora di rialzare la cresta, pedalare e non avere paura del futuro. -

In attesa che vengano finalmente prese decisioni a favore del suo popolo e delle sue imprese, noi cittadini non possiamo e non dobbiamo assuefarci allo stato di depressione dilagante. Dobbiamo rialzare la cresta e farci su le maniche per contrastare la narcolessia e cominciare a osservare l'orizzonte più lontano. Dobbiamo, insomma, sognare il futuro.

Non lasciamo il Bel Paese in mani nemiche che siano d'origine autoctona o barbara. Difendiamo i nostri valori e ricostruiamo, ognuno per sé, il proprio nido in questa Italia che ha già subìto, nella sua storia recente, troppe "deportazioni" ed espropri. Torniamo a comandare a casa nostra, nelle nostre imprese e la solidarietà che ha sempre contraddistinto il popolo italiano venga riposta a disposizione della collettività per ridare impulso e energia al secondo rinascimento italiano. Non importa se sarà faticoso, non importa se sarà difficile, non importa se sarà un percorso lungo. Importa che ile future generazioni abbiano la possibilità di vivere in uno dei più bei posti al mondo. Quell'Italia tanto piccola ma tanto grande in cuore e cultura a dispetto delle più stravaganti statistiche.

Forza, alziamo la testa e lancia in resta. L'Italia s'é desta...

 

litalia se desta gde

Domenica, 06 Ottobre 2013 11:46

Iva al 22% e adesso avanti con l’IMU

di Lamberto Colla ---

Un teatrino divenuto ormai insopportabile. L'iva passa al 22% sotto silenzio e per buona pace dell'europa.

Parma, 6 ottobre 2013 -

Ancora una volta abbiamo avuto il piacere di assistere alla commedia della politica italiana. La sceneggiatura ricalca quasi sempre stessa trama. Una crisi istituzionale e di governo in prossimità di una scadenza scomoda per tutti. Una responsabilità che nessuno vuole gli venga rinfacciata durante la prossima campagna elettorale. L'aumento dell'IVA al 22%.

D'improvviso il dibattito politico tra i partiti si infiamma su questioni di alti principi. Le ideologie vanno salvaguardate anche a scapito di fare decadere il "Governo delle larghe intese", la panacea di tutti mali. Lo spread torna di moda e basta il rialzo di pochi punti per riportare il terrore in tavola agli italiani.

I toni diventano diventano ancora più pesanti e nel gioco delle parti, pur di fare apparire ancora più grave e distante la posizione dei partiti, interviene anche il Capo dello Stato. Non si può proseguire così e allora, guarda caso che combinazione, il giorno in cui doveva essere cancellato il decreto Tremonti del 2011, viene deciso il ritorno in aula parlamentare per la verifica della fiducia. Purtroppo per noi, a Letta è stata rinnovata la fiducia un giorno in ritardo sull'appuntamento programmato tre anni prima da Tremonti.

La crisi di governo è passata, L'Iva è aumentata e la responsabilità non ricade su alcuno.

- Iva 22% programmata dal 2011 -

E' stato lo stesso ministro dell'Economia Saccomanni a fugare ogni dubbio sulla possibilità di un ritorno dell'aliquota Iva al 21%; "è già legge; è il decreto del 2011 che portava l'Iva a questo livello. Non c'è niente da fare". Era il provvedimento Berlusconi-Tremonti dell'estate di tre anni fa che programmava un secondo incremento dell'Iva (22%) nel caso in cui non fossero stati messi in atto i tagli al welfare e alle agevolazioni fiscali. Provvedimento che, successivamente, fu confermato dal Governo Monti al quale ovviamente, da buon contabile bocconiano, faceva comodo visto il recupero di liquidità che avrebbe messo in atto.

Mettiamoci il cuore in pace, l'ultima occasione buona per eliminare l'attuale aliquota maggiorata era venerdì scorso (27 settembre), quando c'è stato il consiglio dei ministri che, nemmeno a dirlo, aveva rinviato la questione.

Dal punto di vista dei conti pubblici, posto che la spending review è ancora lontana, viene annientata una "bombetta" dal valore di un miliardo, allontanando almeno per quest'anno, il pericolo di dover ricorrere a coperture peggiori come l'aumento dei carburanti e l'incremento degli acconti fiscali di fine anno.

- Conclusioni-

Letta è ovviamente soddisfatto. Dalla crisi è uscito con una maggioranza rafforzata (25 ex PDL e qualche ex Grillino) ed ha incassato 1 miliardo dall'aumento dell'IVA senza colpo ferire.

Adesso il premier può andare all'attacco della rivisitazione totale delle aliquote fiscali (Delega Fiscale) e della Service Tax. Se non sarà così rivedremo il ritorno del teatrino e anche dell'IMU.

"Il governo ha vinto grazie alla fermezza - recita una nota di Napolitano - e ora non sono più tollerabili giochi al massacro". Staremo a vedere.

 

22 gde

Mercoledì, 02 Ottobre 2013 07:48

Trasparenza e equità o opacizzante demagogia?

 L'Autovelox è il nuovo "bancomat" della Giunta Pizzarotti per fare cassa.

Parma, 02 ottobre 2013 - -

La fragile cortina fumogena della demagogia pentastellata comincia a dipanarsi per lasciare emergere tutti gli errori e le contraddizioni.

I proclami di trasparenza e di equità, così ben propagandati in campagna elettorale, per ora restano tali e quali. Dai proclami il sindaco più famoso d'Italia, è passato alle pubbliche lamentele con attacchi continuativi alla stampa, tradizionale e digitale, rea di evidenziare le incongruenze tra l'enunciato e il realizzato. Nulla. Ci mancava solo la convocazione dell'"assemblea di condominio" per portare alle stelle, tutto il firmamento e non solo le cinque simboliche del movimento, i contenuti demagogici di chi non riesce a tradurre le idee in progetti. Molto più facile criticare chi, nel passato, è invece riuscito in questo difficile compito di indirizzare la progettualità verso la realizzazione. Certo non tutte le ciambelle sono venute col buco ma almeno gran parte della popolazione ha, all'epoca dei fatti, apprezzato i forti cambiamenti portati alla città, estetici ma anche sostanziali. Una idea di Parma esisteva e su quell'idea si era lavorato, raccogliendo consensi e finanziamenti.

Oggi, posto che le idee zoppicano o mancano addirittura, come i più comuni mortali il Sindaco ha pensato bene di aggrapparsi al bancomat autovelox. Ed in effetti l'idea è stata vincente. Abbassare i limiti di velocità e rastrellare, dalle tasche dei lavoratori pendolari, quanto la programmazione politica non è riuscita a realizzare: fare cassa.

No, così non va. I numeri riportati dal Movimento Nuovi Consumatori di Parma sono eloquenti ed eloquente è la rigidità del Sindaco sulla questione. E allora ecco che i cittadini devono discutere attraverso le carte bollate a dimostrazione di un distacco elevatissimo tra la politica e la base, quel 61% di cittadini, che aveva dato fiducia alle parole del giovane e bravo ragazzo, Federico Pizzarotti, nel maggio 2012.

Oltre 40mila le vittime dei due autovelox posizionati in tangenziale sud che si traducono in introiti milionari ma probabilmente illegittimamente incassati dal comune.

Questo quanto affermato dal Movimento Nuovi Consumatori di Parma che però va ben oltre chiedendo le dimissioni del Sindaco dopo la restituzione del "bottino", ovviamente.

Il sospetto che le accuse del Movimento, guidato da Filippo Greci, siano reali sta nella mancata risposta ai cronisti de "ilfattoquotidiano.it" trincerandosi dietro un anglosassone "no comment". Ma se il Sindaco può permettersi di non rispondere ai giornalisti, una risposta invece la deve ai suoi cittadini. Che essi siano rappresentati da un movimento consumatori o da un movimento civico come lo è Civiltà Parmigiana. Questo per trasparenza e chiarezza.

(Comunicato Stampa del Movimento Civiltà Parmigiana)
Domenica, 29 Settembre 2013 12:23

Io non c’ero e se c’ero dormivo!

 

di Lamberto Colla ---

... ma per la liquidazione sarà molto sveglio. Sarà ancora record?

Parma, 29 settembre 2013 -

Non passa giorno che qualcuno, di quelli che contano ovviamente, non perda occasione per dimostrare quanto, noi italiani, siamo beceri, ignoranti e permissivi. Tutti noi a sgobbare e loro invece a farsi belli davanti alle telecamere quando le cose van bene, liquidati con montagne di soldi quando vanno male. Già perché la solita nomenclatura non paga ma incassa soltanto. Un benefit così importante in grado di ripagarli anche delle figure di m... che sono obbligati a fare.

L'ultima figuraccia è toccata al Presidente Telecom Italia. Non un circolo bocciofilo ma una azienda considerata di importanza strategica nazionale, il cui valore in borsa è di 7,7 miliardi di euro, sta per essere ceduta per soli 300 milioni agli spagnoli di Telefonica e il massimo vertice vuole fare credere che la notizia gli sarebbe giunta da una "velina, giornalistica s'intende.

Questo signore, al quale hanno "sottratto l'azienda a sua insaputa", si chiama Franco Bernabè. Non un "babbano" qualsiasi.

Una domanda sorge spontanea: ma come, non era lui quel Franco Bernabè nominato ai vertici di Telecom proprio da quella stessa Telco che oggi, attraverso la controllata Telefonica, è in procinto di acquisire la compagnia telefonica tricolore?

"Non sapevo", ha dichiarato in audizione alla commissione Industria e lavori pubblici del Senato, commentando così il passaggio di proprietà dell'impresa di telecomunicazione, "abbiamo avuto conoscenza dalla lettura dei comunicati stampa della recente modifica dell'accordo parasociale tra gli azionisti di Telco (azionista di maggioranza di Telefonica con il 66%)". Bernabè nel corso dell'intervento ha poi confermato l'impegno di Telecom Italia a procedere allo scorporo della rete da Telecom. Ma quale impegno! E soprattutto cosa può rassicurare uno che ha appena ammesso di essere stato all'oscuro di tutto? Per inciso, sulla questione dello scorporo della rete fissa da Telecom, come si è letto sul quotidiano finanziario MF, questo non sarebbe gradito al gran capo di Telefonica Cesar Allerta.

C'è da scommetterci invece, il suo impegno sarà totale per ottenere una liquidazione da record, come hanno giustamente ottenuto i suoi predecessori, tra i quali anche lui stesso già figura (come più avanti leggerete).

- Presidente plenipotenziario -

Era il 13 aprile 2011 quando il cda di Telecom Italia rinnovò la governance dell'azienda: Bernabè assunse la carica di Presidente esecutivo, mentre Marco Patuano l'AD. Con quel rinnovo Bernabè assume infatti "la legale rappresentanza della società, come per statuto, e tutti i poteri necessari per compiere gli atti pertinenti all'attività sociale nelle sue diverse esplicazioni; il governo complessivo del gruppo, ivi incluso il coordinamento dell'attività dell'amministratore delegato, e la definizione delle linee di indirizzo strategico dell'impresa; la responsabilità delle operazioni straordinarie e di finanza straordinaria da proporre al consiglio di amministrazione", come riportava il comunicato ufficiale.

Non un presidente di facciata ma un plenipotenziario!

- Chi è Franco Bernabè -

Se un Presidente Plenipotenziario di una società che vale 7,7 miliardi di euro non è a conoscenza di una operazione strategica di questa portata deve essere un "babbano" e, a questo punto, non si comprende chi sia il vero vertice della azienda. Ma Franco Bernabè non dovrebbe essere un "babbano" qualsiasi, stando almeno al suo curriculum.

Bernabè è stato amministratore delegato di Eni, dal 1992 al 1998.

Nel novembre 1998 viene scelto come Amministratore Delegato di Telecom Italia. Si dimette (7 mesi dopo ndr) a seguito del successo dell'OPA lanciata da Olivetti di Roberto Colaninno.

Nel 1999 è stato nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema come rappresentante speciale del governo italiano per la ricostruzione del Kosovo; tra il 2001 e il 2003 è stato Presidente della Biennale di Venezia, e nel 2004 è Presidente del MART di Trento e Rovereto, importante museo italiano di arte moderna.

E' stato inoltre presidente e azionista di maggioranza di FB Group, società di investimenti nei settori dell'ICT e delle energie rinnovabili che aveva fondato dopo aver lasciato Telecom Italia nel 1999.

Bernabè, il 3 dicembre 2007, è stato nominato da Telco (Holding a capo di Telefonica) Amministratore Delegato di Telecom Italia tornando nell'azienda da lui guidata prima della gestione Tronchetti Provera e prima della gestione Colaninno.

Prima del ritorno in Telecom è stato Vice Presidente di Rothschild Europe, in seguito al conferimento in Rothschild Spa, nel 2004, della società di advisory finanziario da lui fondata nel 1999.

Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia del 13 aprile 2011 lo ha nominato Presidente Esecutivo (Chairman of the Board and Chief Executive Officer).

Infine, pare, sia membro dello steering committee (traduzione: comitato al quale è demandato il compito di individuare le linee strategiche ndr) del Gruppo BilderbergNel 2012 ha partecipato alla riunione del Club presso Chantilly, Virginia, Stati Uniti.

-Telecom e le liquidazioni d'oro -

Nella classifica delle aziende che hanno elargito le più elevate liquidazioni, Telecom occupa il secondo e il terzo posto assoluto. Al primo posto la FIAT con la liquidazione erogata nel 1998 a Cesare Romiti dopo 24 anni di onorato servizio al lingotto che ammontò a 101,5 milioni di euro.

Al secondo posto in assoluto la liquidazione che spettò a Roberto Colaninno quando lasciò Telecom, a due anni di distanza dall'Opa, per la modica cifra di 25,8 milioni di euro. Al terzo posto assoluto il Franco Bernabè che, a seguito dell'ingresso di Colaninno in Telecom nel '99, venne liquidato, dopo soli 7 mesi di operatività da AD, con 7,5 milioni di euro.

-Conclusioni-

Nessuna novità, i veri Babbani siamo noi!

Bernabè si consolerà con una liquidazione che, se solo sarà equiparabile a quella precedente, dovrebbe aggirarsi intorno a 72 milioni (1 milione al mese per 6 anni di apicalità). Sarà ancora record?

Franco Bernabè

 

Domenica, 22 Settembre 2013 12:03

+ IVA, - Equitalia

di Lamberto Colla ---

Ultime ore d'estate. L'autunno alle porte e con esso le prime nebbie, i dolori reumatici padani e la stangatina fiscale che non riusciremo ad evitare. Unica nota di sollievo il blitz in equitalia; che sia stato un rimedio palliativo? - 

Parma, 22 settembre 2013 -

Spostarla sì, evitarla no. L'aumento dell'Iva al 22%, sembra ormai inevitabile. Lo stesso Ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, all'indomani della visita del commissario Olli Rehn, pur di non perdere la faccia verso i suoi colleghi europei, ha messo sul tavolo le dimissioni nel caso non venisse aumentata l'aliquota iva dal 21 al 22%. Il limite del 3% del debito pubblico sul PIL non è negoziabile, secondo l'UE, quindi se non vogliamo fare la fine della Ferrari (parole del Commissario Olli Rehn) al talento bisogna aggiungere un motore più competitivo.

- La puntuale "bacchettata" UE -

Una tempestività impressionante. Alla vigilia di ogni azione governativa dove occorra prelevare altri spiccioli dalle tasche di tutti gli italiani ecco che sbuca un commissario UE. Iva sì o Iva no e "puff" d'incanto si materializza il Vicepresidente della Commissione Ue e commissario agli Affari economici, Olli Rehn, addirittura in Camera dei Deputati.

L'Italia, come la Ferrari "incarna una grande tradizione di stile, di tecnica e di capacità", tuttavia per vincere "il talento non basta purtroppo", ha avvertito il commissario europeo durante l'audizione alla Camera. Serve anche avere "il motore più competitivo, serve esser pronti a cambiare e adeguarsi". In seguito ha anche sottolineato che "è in corso l'inizio di una graduale ripresa, che speriamo si consolidi e acquisti slancio".
Questo a dimostrazione, ha proseguito l'inviato di Bruxelles o di chi sa chi, che "la nostra strategia fatta di consolidamento differenziato e riforme funziona". Tuttavia "in alcuni paesi, tra cui l'Italia, i dati sulla crescita sono deludenti."

Ma chi l'ha chiamato questo signore che ha il nome simile a un lubrificante per miscele che utilizzavo nel mio motorino, "simil cross", per scorrazzare nelle carraie da ragazzino.

E poi perché la schiera infinita di "bocconiani" che "servono" l'Italia, debbano essere indottrinati da estranei su cosa sia meglio fare e, guarda caso, il meglio sta sempre nel fare pagare i cittadini. Le persone sagge gli domanderebbero: "ma cosa avete studiato tanto da fare?"

-Equitalia perquisizione in 29 sedi -

Prontissima la azione di distrazione della popolazione. L'iva s'ha d'aumentare e la gente dovrà pur godere per qualcosa. Cosa gli diamo in pasto per distrarsi, avrà pensato il responsabile della comunicazione e persuasione occulta del governo "ombra", la "Costa Concordia" si è raddrizzata e ormai sarebbe un casino ributtarla a mare. Pensa che ti ripensa, chi o cosa il popolo vorrebbe vedere alla gogna? Equitalia! Pronti via, un blitz in stile "Fiamme Gialle a Cortina" e, all'alba del 19 settembre, 29 sedi vengono perquisite e 5 persone indagate.

Ma come, solo 5 indagati? tanto rumore per nulla. Equitalia si costituisce parte civile nei confronti dell'unico dipendente indagato (sospeso per il momento).

- Domanda: solo 5 indagati per 29 perquisizioni? -

Solo per fare un paragone. A fine giugno, un analogo blitz fu realizzato a Parma. Cinque furono gli arresti e non solo indagati nella operazione "Stolen Tax" ai quali si aggiunsero da subito 2 imprenditori con l'obbligo di firma e un maresciallo dei Carabinieri indagato. Tra gli arrestati figurava un "faccendiere", un "avvocato", un dipendente della Agenzia delle Entrate e, guarda caso, un ufficiale di riscossione di "Equitalia". Quindi che da 29 agenzie di Equitalia perquisite escano solo 5 indagati mi conferma il sospetto che sia stata messa in atto una "Cura Palliativa", una azione "diversiva", per fare digerire, senza troppo dolore, il prossimo prelievo di 103 euro, secondo la stima di CGIA di Mestre.

 

equitalia stop patcwork gde

Domenica, 15 Settembre 2013 11:24

Tra crisi e spinte indipendentiste


11 settembre, una catena umana di 400 chilometri per chiedere l'indipendenza della Catalogna.
di Lamberto Colla ---Parma, 15 settembre 2013 -
Il fatto di cronaca dal prendo spunto è la DIADA , la festività spagnola o meglio Catalana che la regione è tornata a celebrare nel 1980, dopo la caduta del Generale Franco. l'11 settembre 1714 è stato l'ultimo giorno d'indipendenza catalana dopo 14 mesi d'assedio di Barcellona per opera delle truppe Borboniche. Perciò, ogni 11 di settembre si organizzano concerti, diverse manifestazioni con grandi striscioni, vengono portate corone di fiori ai monumenti storici e la gente intona l'inno della Catalogna, fra tante altre attività che celebrano l'identità nazionale.
Dalla identità nazionale alla spinta separatista il volo non è proprio breve. Fatto sta che, in questa prolungata crisi economica, le spinte indipendentiste europee si allargano a macchia d'olio.


- Catalogna e Scozia sempre più vicine al referendum e poi a chi tocca? -
Il modello europeo degli Stati nazionali con la crisi dell'euro, sta mostrando le sue crepe. Da una parte gli interessi nazionali rallentano l'architrave europea e dall'altra le richieste indipendentiste regionali ne destabilizzano la leadership.
Già lo scorso anno il Belgio diede un forte segnale di quanto l'etnia abbia il suo peso nel comune senso dello stato e della appartenenza ad esso. La netta vittoria nelle Fiandre dell'N-va alle amministrative belghe - nello scorso ottobre - (in particolare il successo ad Anversa, dove sarà sindaco il leader Bart De Wever) riporta il clima all'agenda politica la richiesta di più autonomia per la ricca regione del Nord, stanca di finanziare la più povera Vallonia e soprattutto, aggiungo io, francofona. Valloni e Fiamminghi due popoli distinti con nulla o quasi in comune, nemmeno la lingua.
Dopo lunghe trattative anche la Scozia ha ottenuto, dal premier Cameron, la possibilità di indire un referendum sull'indipendenza di Edimburgo da Londra nell'ottobre 2014.
"Speriamo che questa Diada avvicini il giorno dell'indipendenza". Il tweet di David Olmedo, uno dei tanti che esprimono il desiderio di indipendenza della regiona Catalana.
Il 52% dei catalani è, infatti, a favore dell'indipendenza e l'80,5% è d'accordo a consentire la
convocazione di un referendum sulla sovranità, stando al sondaggio realizzato dall'Osservatorio di MyWord per la radio Cadena Ser. 350.000 le persone che si erano iscritte per coprire i 400 chilometri che uniscono il nord al sud della regione. E non è nulla in paragone al 2012 quando tra 1,5 e i due milioni di persone si radunarono per affermare un desiderio di indipendenza ancestrale ma ancor più sentito e voluto in questo lungo periodo di crisi economica.
E domani chi sarà a chiedere l'indipendenza? I "padani", gli "altoatesini", i "siciliani", i "galluresi"? Per il momento la nostra "Lega" sta a guardare con ammirazione verso Barcellona. Lo scorso 10 settembre, alla vigilia della Diada appunto, il Vice presidente del Consiglio Regionale lombardo, Fabrizio Cecchetti (Lega Nord), si è presentato al Pirellone con tanto di maglietta "pro referendum" catalano. "La spinta indipendentista in atto in Catalunya – ha commentato Cecchetti – è fondamentale per l'affermazione dei processi di autodeterminazione dei popoli. La catena umana di domani è infatti un'occasione per ribadire l'importanza di un modello che proponiamo da anni, quello dell'Europa dei popoli e delle regioni, che si rende necessario per superare il fallimento dell'Unione Europea e degli stati nazionali ormai sempre più lontani dalle esigenze reali dei cittadini e dei territori."


- Le attuali difficoltà delle aree regionali -
La stretta amministrativa e la severità imposta dalla UE, sta incrinando la tenuta anche di alcune regioni diverse dalle mediterranee già ad alto rischio come Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, così "simpaticamente" raccolti sotto l'acronimo PIGS.
E' il caso della virtuosa Germania, all'interno della quale il debito dei Lander è salito a 622 miliardi, un terzo del debito nazionale, con 27 miliardi di soli interessi. Il buco cronico è Berlino, capitale sovvenzionata da prima che cadesse il Muro. La Francia non se la passa meglio, se soltanto si considera che in dieci anni le spese delle collettività locali sono aumentate del 60% (da 137 a 213 miliardi). La Corrèze, il dipartimento del presidente Hollande, risulta il più indebitato (350 milioni), ma in molti si riscontrano forti disparità di costi e servizi per abitante.


- Conclusioni -
Se la Scozia nell'autunno 2014 dovesse diventare stato indipendente come sarebbe il suo rapporto con la UE? Altrettanto dicasi per la Catalogna se riuscirà nell'intento di farsi autorizzare il referendum entro il prossimo maggio. Così via per tutte quelle regioni che, alla luce delle prime esperienze Scozzese e Catalana, potranno rialzare la testa per dare l'ultima spallata alla solidità dell'UE.
Nei Trattati dell'Unione Europea non vi è traccia in merito al comportamento da adottare nei confronti di un nuovo Stato che dovesse nascere per separazione da uno Stato membro.
Il problema è serio e forse anche imminente. Credo valga la pena che l'UE inizi a ragionare sia sulla rigidità amministrativa sia sulla spinta indipendentista, sempre più estesa e dilagante, come conseguenza dell'austerity imposta dall'asse Bruxelles Berlino.

 

UE euro gde

Domenica, 08 Settembre 2013 11:42

Almeno una volta eravamo "Poveri ma Belli".

- La fotografia della Crisi proposta da "Presadiretta" -

di Lamberto Colla ---
Parma, 8 settembre 2013 -
L'estate sta finendo e i palinsesti delle diverse reti stanno scaldando i motori per la ripresa della nuova stagione televisiva. Tra i primi a rimettersi in moto, tra le proposte di programmi giornalistici d'inchiesta, è stato, lunedi scorso, "PresaDiretta" condotto dal bravo e pacato Riccardo Iacona, con una serie di 4 puntate imperniate sulla distribuzione della ricchezza. Dopo aver raccontato l'enorme ricchezza privata del nostro paese nella prima puntata, accende le sue telecamere sulla ricchezza invisibile, quella non accertata, i soldi dell'evasione e quelli prodotti dalla grande criminalità organizzata. Questo il tema della prossima puntata di lunedi 9 settembre. Già con la prima puntata, però, Iacona ha fatto "bingo". Il confronto proposto tra ricchi e poveri del nostro Paese ha catalizzato l'attenzione di quasi 2.200.000 ascoltatori.


-Ricchezza e povertà: trend opposti-
Elemento di traino della puntata senza dubbio l'argomento: il lusso sfrenato contrapposto al l'indigenza crescente. La squadra di giornalisti Rai3, capitanata da Riccardo Iacona, è riuscita ad evidenziare dei dati allarmanti: l'Italia è una nazione dove la ricchezza privata emerge ben più che in altre nazioni, come la Francia e la Germania. Altro elemento distonico emerso sta nella tendenze registrate dei dati economici: da una parte i consumi sono in decrescita su tutti i settori, dall'abbigliamento al cibo, mentre dall'altro i beni di lusso sono in continua ascesa.
La cruda realtà dei numeri proposti da Iacona, fotografano la realtà peggiorata da tre anni di governo tecnico:
1 milione di disoccupati (3.144.000 totali)
4.200 aziende corrispondenti a 43 fallimenti al giorno
9.600.000 persone vivono in stato di povertà relativa (16% della popolazione)
5.000.000 di persone vivono in stato di povertà assoluta (+615 poveri al giorno)
+530.000 cassintegrati dall'inizio anno.
A questi dati si contrappongono quelli relativi alla ricchezza e al suo allocamento:
9mila miliardi di euro è il valore della ricchezza privata in in Italia. Quasi 5 volte il valore del debito pubblico fermo, si fa per dire, a 2000 miliardi di euro.
240.000 persone multimilionarie (media 5 milioni di euro) ai quali si aggiungono i 9 milioni di milionari che insieme posseggono il 50% del patrimonio privato nazionale. In sintesi il 10% della popolazione detiene il 50% del patrimonio.
E' appunto da questi dati che l'ex direttore generale di Intesa e ora presidente di SEA, Pietro Modiano, ripropone a Iacona la sua idea già espressa nel 2011: fare una "patrimoniale" da 20 miliardi annui per 4 anni allo scopo di ridare fiato alle trombe (consumi) .
"Abbiamo ancora adesso bisogna di una patrimoniale – spiega Modiano a Iacona – perché siamo in una fase straordinaria, non c'è mai stata una crisi lunga cinque anni. Se noi riusciamo nell'operazione di trasferire risorse da chi ha una bassa propensione al consumo, che sono i ricchi, a chi ha un'alta propensione al consumo, possiamo far ripartire l'economia."
Apparentemente una soluzione condivisibile seppure di difficile realizzazione. Difficile per il basso tasso di fiducia detenuto dagli italiani verso gli organi dell'amministrazione dello stato e del panorama politico connesso alla incertezza del buon uso di questi prelievi cospicui. Prima sarebbe opportuna una adeguata e consolidata politica di riordino dei conti pubblici e la rimozione, almeno in parte, delle cause che alimentano il continuo incremento delle spese d'apparato. Una seria "spending review" non è ancora stata proposta. Pertanto, la conseguenza più probabile alla proposta di Modiano sarebbe una nuova fuga di patrimoni verso lidi sicuri oltre confini.
-Orgoglio, dignità e buongusto-
Se quel 10% di "fortunati" volessero regalare qualcosa al Paese dal quale hanno, con abilità e fortuna, ottenuto così tanto non sarebbe un gesto sgradito. Renderebbe onore a tutta la categoria dei "paperoni" verso la quale si guarda in parte con invidia e ammirazione e in parte con rabbia e disprezzo. E' l'opulenza ostentata e la incapacità di rendersi conto della realtà da parte di alcuni di loro che fanno emergere i sentimenti negativi verso la categoria paperoniana. Alcuni esempi ben rappresentati nella trasmissione di Iacona una fra tutti la "signora dei salotti romani" Marisela Federici. Elegante e bella signora amante del "bello" e della ricercatezza. Nipote di un ex presidente del Venezuela, convolata in seconde nozze con Paolo Federici, rampollo di una famiglia aristocratica italiana Marisela Federici è riuscita a mostrare un lato della sua personalità e del suo stile di vita che forse sarebbe stato apprezzato, dai più, nell'epoca fulgida degli anni ottanta quando i piumini monclair e i paninari rappresentavano uno strato più ampio di popolazione. Buon per lei che può permettersi 6 aiutanti domestici, una stanza per i bicchieri, una per le porcellane, una per le posate e altre attrezzature destinate a arredare, di volta in volta con stili e temi diversi, le cerimonie private che si consumano nella sua lussuosa e sempre aperta dimora romana.
Quello che invece ha fatto irritare sono stati i diversi momenti di caduta di stile della signora. Una serie di occasioni perdute di regalare perle di buongusto. Affermazioni e atteggiamenti in totale contrasto con la raffinatezza dei ricevimenti che stava narrando all'intervistatrice.
Concordo pienamente con lei che sia "meglio una festa al mese che un analista alla settimana" e potrei anche concordare sul fatto che sia necessario non farsi ottenebrare dalla negatività e perseverare nella ricerca di nuovi lavori e occupazioni. Non posso però tollerare le affermazione fatte calare sull'argomento della crisi e dei suicidi. «Sono gesti disperati, - afferma la nobildonna - che non portano a nulla. Molto meglio la speranza». E poco dopo prosegue incalzata sull'argomento della crisi con un'ultima perla di saggezza «Non voglio essere cinica. Secondo me hanno un altro tipo di problemi. Hanno problemi mentali, più che economici o altro. Sono persone che hanno già una tara mentale che li porta a gesti disperati e conclude con l'invocazione all'azione come fanno i grandi manager: «Lavorassero un po' di più questi che si lamentano tanto. Che si mettessero a lavorare». Già a lavorare. Qualche scansafatiche c'è in giro ma molti, tantissimi, invece sono disponibili a qualsiasi lavoro, anche solo quello che servirebbe a pagare le sole bollette e un po' di verdura e frutta per i figli, felici di non avere nulla per sé stessi ma solo la coscienza a posto.
Mortificare l'orgoglio e la dignità sono delitti che andrebbero puniti severamente perchè minano le basi sulle quali si regge la nostra società: la famiglia. Genitori impossibilitati a reagire ai fenomeni che li opprimono che non riescono a garantire un futuro al loro frutto d'amore giovanile la dignità non può essere intaccata. Perduta quella sono precluse tutte le opzioni di speranza tanto invocata dalla signora Marisela. E senza speranza il buio diventa tenebra. Il passo successivo è l'alienazione di sé stessi se un tocco fatato non giunge prima dell'atto estremo. Si, signora, saranno stati malati ma a seguito di una grave malattia: la crisi che li ha, con mano invisibile, soffocati.

-Conclusioni-
Ammirazione invece hanno raccolto le testimonianze più umili offerte dalla trasmissione di Iacone. Donne e uomini privati di quasi tutti beni materiali e colpiti da gravi malattie che riescono ancora a tenersi attaccati alla speranza del cambiamento e lo insegnano quotidianamente ai loro figli. Figli che spesso devono "marinare" la scuola perchè non hanno la possibilità di pagarsi il refettorio. Genitori che, nella indisponibilità di quasi tutto, dedicano il loro tempo libero ad assistere altri nelle loro medesime condizioni economiche ma oppressi da peggiori condizioni d'altra natura. Donne e uomini invisibili che reggono pesi enormi che schiaccerebbero degli elefanti capaci di imprese straordinarie. Donne e uomini di cui nessuno, tranne Dio, si ricorderà del loro nome ai quali la società dovrebbe tributare onori. Donne e uomini verso i quali i fortunati dovrebbero concedere qualcosa, almeno per non fare disperdere al vento la loro dignità.
Complimenti a Iacone per come è riuscito a confezionare una trasmissione che ha toccato le corde più sensibili senza la retorica che spesso accompagna alcune inchieste giornalistiche.
Un grazie a coloro che potranno dare il loro contributo a rimettere in carreggiata la macchina Italia e tutte le sue potenzialità ancora inespresse. A voi politici l'ardua sentenza.

Riccardo Iacone di PRESADIRETTA

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