La nuova frontiera del "senza" sta per raggiungere l'apice della teorizzazione. Ormai ci siamo, vivremo a lungo infelici e poveri. Anche le statistiche lo confermano, siamo al 48esimo posto per felicità ma al primo per longevità e salute. COCOON è qui.
di Lamberto Colla Parma 26 marzo 2017
Biologico, vegetariano, vegano, senza olio di palma, senza glutine, senza lieviti e chi più ne ha più ne metta. Dalla Nutraceutica alla dieta Lemme per passare dagli effetti "miracolosi" del Danacol è un susseguirsi di informazioni tutte orientate al miglioramento della salute. Tra fake e verità il consumatore tende a seguire i messaggi che più gli aggradano ma che spesso non sono, per usare un eufemismo, i più corretti.
Fatto sta che, sino a quando non verrà soppiantata dalla valanga di informazioni devianti, la dieta mediterranea si sta rivelando il nostro COCOON.
Stando infatti alla classifica stilata da Bloomberg, l'Italia svetta al primo posto, tra i 163 paesi presi in esame, per qualità e durata della vita.
Un po' a sorpresa il Bel Paese, nonostante tutto, si aggiudica il titolo di nazione più sana, con il ragguardevole punteggio di 93,11 su cento, risultante dalle diverse variabili considerate quali:. aspettativa di vita, cause di morte, rischi per la salute come pressione alta, consumo di tabacco, disponibilità di acqua pulita e rischio di malnutrizione.
Un primato che contrasta enormemente con il vissuto reale, con l'arrembante povertà (raddoppiata negli ultimi 10 anni) che sembra ben poco interessare i nostri politici salvo evocarla come target primario durante i loro comizi e interventi televisivi.
Tant'è che, nonostante siano stati scalati due posti, l'Italia è al 48esimo posto in quanto a tasso di Felicità che vede invece primeggiare la Norvegia avendo scavalcato la Danimarca che arretra al secondo posto.
"I Paesi felici sono quelli che hanno un bilancio positivo tra prosperità, come viene misurata convenzionalmente, e capitale sociale cioè il livello di fiducia nella società e nel governo e il livello di diseguaglianze", ha concluso il direttore del Sustainable development solutions network, l'agenzia dell'Onu che ha pubblicato il rapporto.
Come potremmo mai primeggiare, o quantomeno migliorare la nostra posizione, stante la situazione politica del nostro Paese e la continua e rapida erosione delle risorse destinate al welfare?
Colpa della crisi ma sopratutto di Governi pasticcioni, che come l'ultimo è riuscito a coprirsi di ridicolo anche sulla vicenda voucher, mettendo in tilt i "cervelloni" dell'INPS, abrogando da un giorno all'altro e senza gli adeguati accorgimenti, una disposizione che riguardava solo l'1% del mercato del lavoro.
... O forse è stata colpa del VENERDI' 17 giorno, dell'abrogazione dei voucher?
In tutti modi, molto probabilmente, moriremo sani e infelici.
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E chi l'avrebbe mai pensato che il Governo Gentiloni potesse così rapidamente "virare" a sinistra sotto la semplice minaccia di un altro referendum, quello sui voucher indetto dalla CGIL. Così, nel giro di 24 ore, i voucher sono diventati brutti e cattivi per tutti e non solo per coloro che ne hanno abusato, ovviamente; grandi imprese e sindacati (fonte INPS). ... e della legge Severino che diciamo?
di Lamberto Colla Parma 19 marzo 2017
Un colpo di spugna e via. In quattro e quattr'otto la minaccia di un nuovo referendum ha fatto decidere per la soluzione più drastica e più apprezzata dalla CGIL. Una svolta a sinistra come non si vedeva da anni da parte del PD pur di scongiurare un nuovo e devastante referendum.
I Voucher saranno totalmente eliminati dal 2018!
I grandi utilizzatori, almeno a giudicare dai dati dell'INPS, erano le grandi aziende e i sindacati e questi ultimi, nel 2016, avevano il più alto numero di voucher per lavoratore.
Senza ombra di dubbio vi era un abuso, anche da parte degli stessi sindacati a quanto pare, dello strumento ma al tempo stesso era un'ottima occasione per le famiglie che necessitavano di una collaboratrice domestica, per le imprese agricole così condizionate dalla stagionalità e dalle emergenze, per le micro imprese sempre così tirate tra carichi di lavoro "liquidi" e troppo costi organizzativi, per non parlare dei ristoratori.
E invece per l'abuso di pochi e "grandi" a rimetterci sono sempre i piccoli e indifesi, quelli che non pesano sullo Stato ma dal quale lo Stato preleva.
Non sembra infatti che l'arbitrario utilizzo dei Voucher sia stato in qualche modo punito, mentre indirettamente saranno puniti tutti i veri e corretti fruitori dello strumento di pagamento a chiamata.
Ma quello che sorprende è la rapidità della decisione. La minaccia concreta di un referendum sui voucher già calendariato per il prossimo 28 aprile non era salutare per l'economia del PD e della sinistra in genere, fuoriusciti e correnti interne compresi, che di colpo la Camusso ha portato a ragionare. Così invece di spremere le meningi e lasciare aperta l'opportunità alle famiglie e alle micro-imprese, magari senza dipendenti, pur di non subire la rappresaglia del potente sindacato, la proposta dell'Onorevole Patrizia Maestri,è stata totalmente e rapidamente accolta.
Non ce n'é più per nessuno. I voucher andranno a esaurimento a fine anno e ora si scatenerà la corsa a acquistare gli ultimi ticket disponibili.
Ancora una volta la politica ha dato dimostrazione della sua inconsistenza e della lontananza dai veri problemi della società. Mentre l'ISTAT confermava un calo industriale del 2,3% (Gennaio su Dicembre) e certificava un'arrembante povertà, raddoppiata dal 2005 al 2015 (da 2,3 milioni a 4,6 milioni di poveri assoluti), la politica si arrocca su nuove promesse, che aggredirà (come?) il mercato del lavoro, ma in realtà prende tempo per lavorare alle prossime elezioni senza il rischio di doversi contare prima sui risultati di un'altra trappola referendaria.
Per le persone normali lo stato di disagio della nostra società è visibile e palpabile quotidianamente e non hanno bisogno delle statistiche. Basta relazionarsi con i professionisti, gli artigiani, i piccoli commercianti, i ristoratori e i titolari di piccole e medie imprese per comprendere la reale difficoltà in cui versano, la negatività imperante e le speranze di un futuro migliore tenute accese dal fuoco di una candela.
Tutto questo sembra essere invisibile alla politica. Troppo impegnata a conservare sé stessa e a fare la conta degli inquisiti o degli arrestati da rinfacciare agli avversari per impegnarsi a trovare soluzioni a favore della gente del proprio Paese.
Infine che dire della legge Severino, valida per Berlusconi, che nel 2013 ha dovuto abbandonare il campo, e non per Minzolini. All'epoca Pietro Ichino così si espresse: "L'atto di applicazione della legge Severino contro la corruzione negli organi legislativi e amministrativi, compiuto oggi dal Senato, contribuisce a ridare al nostro Paese almeno in parte, agli occhi della comunità internazionale, una credibilità come Stato di diritto".
Oggi lo Stato di diritto dov'é? Arroccato!
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Da un lato una agevolazione straordinaria per un manipolo (1.000) di straricchi residenti all'estero e dall'altra l'ipotesi di aumento di 3 punti della aliquota agevolata del 10% (rientrano anche i servizi prestati alle scuole e agli asili).
di Lamberto Colla Parma 12 marzo 2017
L'hanno chiamata la tassa dei "Peperoni". L'hanno presentata come la tassa che attrarrà calciatori e cantanti da tutto il mondo. L'hanno enunciata come una tassa che, oltre alla imposta diretta di 100.000€/anno per ricco residente all'estero da almeno 10 anni (+25.000€ per ogni familiare al seguito), porterà altro gettito dall'indotto degli acquisti che questi mille privilegiati faranno nel Bel Paese.
La Flat Tax è finalmente approdata in Italia. Sono quasi tre anni che dalle colonne di questo giornale sostengo che un pezzo importante del progetto di rilancio dei consumi e conseguentemente dell'economica debba passare da un Flat Tax: un'aliquota fissa, chiara, certa e molto contenuta.
Ecco quindi il mio stupore all'annuncio della tassa che, quando venne introdotta nella Russia di Putin (13%), generò un incremento delle entrate tributarie del 46%. Una conferma indiretta della correttezza della della curva di Laffer.
Arthur Laffer infatti ipotizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana.
La "felicità" però svanì immediatamente quando dall'annunciazione trionfalistica sono seguiti i contenuti della manovra.
Innanzitutto è indirizzata a residenti all'estero da almeno 10 anni (9 esercizi amministrativi non consumati in Italia) il che vuol dire che potrebbero essere anche italiani ricchi espatriati che avrebbero perciò l'opportunità di rientrare con un bel vantaggio fiscale.
Saranno 1.000, dichiarano le fonti governative, i soggetti che presumibilmente godranno del beneficio. Quasi che il Governo conosca già i nomi e cognomi di coloro che saranno attratti dalla nuova imposta a forfait.
Comunque ben vengano costoro e i loro familiari, che con i loro quattrini porteranno nuova liquidità nelle casse dei negozi di Milano, Roma, Cortina e Porto Cervo e forse, all'autogrill di Eboli durante una sosta caffè.
Ma quel che mi rattrista è che nelle medesime ore, quatto quatto, il Governo stava per varare l'aumento dell'aliquota Iva del 10% per passarla al 13% (rientrano in questa categoria anche i servizi prestati alle scuole e agli asili).
Un aumento che ha perso di peso nel giro di poche ore ma che la dice lunga sull'attenzione della nostra politica verso le fasce deboli e come invece sia particolarmente attratta dai "belli e ricchi" e magari anche amici "esiliati" con nostalgia della terra genitrice.
Fumus! Solo fumo e nient'altro. Per attrarre capitali e investitori, italiani o stranieri, occorrono poche e chiare regole. Con i 171 adempimenti amministrativi ai quali occorre sottostare attualmente e il gazzabuglio di norme tributarie e civilistiche che formano il nostro ordinamento l'Italia resterà attrattiva solo in cartolina.
Ormai ci siamo. l'IVA, le accise sui carburanti e/o il prezzo dei tabacchi presto verranno ritoccati per dare soddisfazione agli "Uemanoidi".
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In Italia il lavoro langue e il tasso di disoccupazione resta alto, peggio di noi solo Grecia, Spagna e Cipro, seppure costante da 4 mesi. Eppure in Europa ci sono Paesi a rischio di crescita per il problema contrario: pochi disoccupati da assumere per soddisfare agli ordini industriali.
di Lamberto Colla Parma 05 marzo 2017
Il sogno di una economia che finalmente torni a competere. Dalla Danimarca una notizia che fa ben sperare ma che, allo stato attuale, sembra un paradosso; non ci sarebbero abbastanza lavoratori da assumere, questo è quanto raccontato dal New York Times che ha incontrato l'imprenditore Peter Enevoldsen, proprietario di un'azienda meccanica, la Sjorring Maskinfabrik. Con un tasso di disoccupazione del 4,3% e una economia in crescita, le imprese danesi stanno incontrando notevoli difficoltà a intercettare disoccupati in età lavorativa utili a sostenere la produzione industriale e quindi a soddisfare gli ordini.
Il piccolo stato dell'Unione Europea (membro Ue ma con valuta tradizionale, la Corona Danese così come il Regno Unito è la Sterlina) ha adottato una severa politica contro l'immigrazione scontrandosi di fatto con il problema della manodopera al punto tale che, nel corso del 2016, nonostante il grande potenziale di crescita, il PIL è cresciuto solo del 1,1%. Così procedendo, si legge nell'articolo del New York Times, il Paese scandinavo riconosciuto dalle Nazioni Unite col più alto tasso di felicità e qualità della vita nel mondo, rischia la paralisi dell'economia.
Al momento non ci resta che invidiare i danesi e accontentarci del nostro 0,9% di incremento di PIL e di un tasso di disoccupazione che da 4 mesi non si muove ma che resta a valori molto alti relegando l'Italia al fondo della classifica con un misero 11,9% seguita solo da Grecia e da Spagna ma con la differenza che l'economia spagnola sta producendo incrementi di PIL del 3,5%, tra i più alti dell'UE.
I dati diffusi dall'ISTAT hanno inoltre evidenziato un lieve calo la disoccupazione giovanile ma, con l'eliminazione degli incentivi, il mercato del lavoro ha perduto l'euforia drogata dal Jobs Act. Ciononostante, rileva l'istituto di statistica, il dato è peggiorativo di 0,3 punti percentuali rispetto il medesimo periodo del 2016.
L'Eurostat ha in contemporanea diffuso i dati riferiti alla disoccupazione europea che vede il dato stabile al 9,6%. Il dato italiano è il quarto dato più alto dopo Grecia (23%), Spagna (18,2%) e Cipro (14,1%). A gennaio, invece, il tasso più basso si è registrato in Repubblica Ceca (3,4%) e Germania (3,8%).
Una posizione di classifica ben poco onorevole per l'Italia e lascia poche speranze per un futuro prossimo all'insegna del cambiamento soprattutto se la politica interna si occupa prevalentemente di primarie e di tangenti.
Se lo si vuole la strada per un pronto recupero dell'economia ci sarebbe: abbassare le tasse. Lo ha fatto la Russia di Putin introducendo la Flat Tax e lo faranno gli Stati Uniti di Trump abbattendo le tasse del ceto medio. Nel primo caso i risultati sono sotto gli occhi di tutti e nel secondo, sempre che i detrattori del neo presidente a stelle e strisce lo consentano, i risultati si vedranno ben presto.
La differenza? USA e Russia sono Stati sovrani mentre il nostro è uno stato vassallo dell'UE con l'aggravante di una classe politica mediocre, giusto per utilizzare un termine dal sapore ottimistico.
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Dalla "Patta Bollente" alle "Orge finanziate" è tutto un gran casino. Qualcuno viene condannato perché etichetta come "clandestini" dei profughi mentre altri vengono difesi con le unghie e con i denti, nonostante l'evidenza dei fatti. E' il caso portato alla luce dalle "Iene" che vede coinvolta la potente comunità gay.
di Lamberto Colla Parma 26 febbraio 2017
Gran scandalo fece il titolo di Feltri "Patata Bollente" quando fu destinato alla Sindaca Raggi mentre il medesimo titolo, usato nel Caso Ruby Rubacuori e che vedeva coinvolto Berlusconi, non indignò nessun buonista dell'ultima ora. Un titolo sessista nel primo caso, mentre una simpatica sintesi giornalistica nel secondo caso.
Passi, siamo abituati a osservare l'utilizzo di due pesi e di due misure soprattutto da quando in politica vince chi riesce a meglio screditare l'avversario, nel suo impegno politico e sempre più spesso nella sua condotta privata, ricercando qualsiasi appiglio che possa essere moralmente, civilmente e dove possibile penalmente rilevante. Una volta nelle mani della giustizia, prima che l'iter processuale abbia concluso il suo percorso la carriera politica dell'inquisito giunge prematuramente a termine.
Siamo in un Paese dove la "presunzione d'innocenza" è garantita con successo verso certa parte politica mentre altri è lasciata al libero arbitrio.
L'ultimo caso eclatante di arbitraria interpretazione di fatti moralmente discutibili se non addirittura legalmente perseguibili, l'hanno ampiamente documentato le "Iene" nel servizio che vede coinvolti alcuni circoli culturali Gay si pratica una socializzazione molto spinta che di culturale ha molto.
Mi sarei perciò atteso una levata di disapprovazione unanime, invece, con mia grande sorpresa, si sono sollevati gli scudi di protezione atomici.
La situazione è chiara e limpida al punto tale che se quei medesimi circoli fossero stati gestiti dal mondo etero o cinese o altra etnia radicata in Italia, i giornali avrebbero titolato "Sgominata una banda organizzata nel "Franchising" del Bordello" e molto probabilmente qualche Questore o Prefetto avrebbe rilasciato un'intervista nella quale ringraziava il programma delle "Iene" per il prezioso contributo alle indagini e gli esponenti governativi avrebbero colto l'occasione per ribadire come questo "Grande risultato sia stato possibile grazie all'impegno del Governo contro la criminalità organizzata e all'impegno costante a favore della sicurezza dei cittadini" .
Invece no! Nel caso in questione, nulla di tutto ciò. Anzi in difesa dell'ANDDOS (l'associazione gay che conta oltre 200.000 soci e oggetto del servizio delle Iene) si sono schierati i rappresentanti governativi difendendo il prezioso lavoro offerto a favore della socializzazione di classi discriminate.
Peccato che, per stessa ammissione del Presidente di uno dei circoli oggetto del servizio d'inchiesta giornalistica, l'accesso, in quello, come in diversi altri, non sia consentito alle donne.
Per riassumere ci troviamo di fronte a questo scenario:
- circoli in regime fiscale agevolato;
- circoli dediti alla socializzazione attrezzati con "Dark Room" e "Glory Hole" (sintetizzando: "in dò cojo cojo". Contatti fisici esclusivi senza il riconoscimento della controparte, separata o da un muro con un solo buco utile alla congiunzione carnale o incontri promiscui in una stanza non illuminata e strapiena come un Bus delle 13,00)
- circoli autorizzati anche al recupero dei "minori" fatti oggetto di bullismo omofobo (sarà un luogo accogliente, rassicurante e protettivo un ambiente dove si pratica sesso - con Glory Hole e Dark Room - e prostituzione?)
- circoli autorizzati a combattere la discriminazione che discriminano le donne (Confermato anche dal Presidente Marco Canale - minuto 14,00 "Non è scelta discriminatoria, sostiene il presidente, è solo una scelta!");
- circoli dediti alla "socializzazione" anche (quasi esclusivamente - ndr) attraverso le pratiche sessuali, come dichiarato a Matrix del 21/2 da Rosario Coco in rappresentanza di ANDDOS che ricevono finanziamenti (55.000€ per progetti culturali, in collaborazione con l'Università. Finanziamento revocato a seguito della trasmissione delle Iene)
SINTETIZZANDO: circoli in regime fiscale agevolato dediti alla "socializzazione" come sopra, all'assistenza ai minori in ambienti "discutibili", alla lotta alla discriminazione che discriminano le donne e all'interno dei quali si pratica anche la professione più antica del mondo ovvero la prostituzione sarebbero idonei a ricevere Finanziamenti Pubblici direttamente da Organismi collegati (UNAR) alla Presidenza del Consiglio senza che tutto quanto sopra possa essere messo in discussione.
Ebbene è così! A fronte di tutto quanto sopra esposto, l'esponente del Governo, la firmataria della legge sulle unioni civili, la senatrice Monica Cirinnà, nella puntata del 21/2 di Matrix ha alzato una difesa impossibile sfociata, come prevedibile quando è difficile sostenere una posizione indifendibile, con l'arroganza tipica di un potere presuntuoso.
Premesso che il mondo gay merita assoluta comprensione ma, a mio avviso, non può avere una corsia privilegiata, altrimenti presto o tardi i diritti acquisiti, da trenta anni di lotta omosessuale, potrebbero vedersi sfumati.
Meglio avrebbero fatto, sia i vertici delle organizzazioni sia i politici, a prendere il toro per le corna, sospendere il giudizio e la difesa indiscriminata e assolutista per partito preso, ricercare le responsabilità, almeno per salvare la dignità della categoria piuttosto che vantare l'"Orgoglio Omosessuale o Gay Pryde che dir si voglia" .
Se dovesse passare come "normale" tutto quanto sopra esposto, allora sarebbe normale riaprire le "Case chiuse" e c'é da esserne certi, non avrebbero necessità di richiedere finanziamenti pubblici anzi darebbero un buon contributo alle entrate tributarie e alla socializzazione e magari anche a una più rapida integrazione razziale e cultural - religiosa.
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APPENDICE E FONTI VIDEO
Cirinnà a Matrix
https://www.youtube.com/watch?v=_yIyvYA0Hxk
Matrix 21/2/17 Minuto 42,41 - sicuramente una dimensione di socializzazione - Rosario Coco rappresentante ANDDOS "noi siamo una associazione di oltre 200.000 persone che scelgono liberamente di frequentare circoli privati, vuol dire che sono a casa mia e posso fare ciò che mi pare"..."E' molto facile fare battute. In tutta italia la nostra associazione distribuisce 1 milione di preservativi... Noi siamo dei circoli in cui si socializza e si fa anche sesso..."
Senatrice Monica Cirinnà: "Unar da molti anni fa un ottimo lavoro... Unar finanzia dei progetti... "
http://www.video.mediaset.it/video/matrix/full/puntata-del-21-febbraio_693184.html
IENE, Marco Canale (presidente ANDOOS) e Luxuria 22/2/17 http://www.iene.mediaset.it/puntate/2017/02/22/roma-orge-e-palazzo-chigi-paga-dimissioni_10857.shtml
(Cirinnà a matrix ricerca google)
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Balle spaziale! Ormai i cittadini sono considerati degli acerebrati che si bevono qualsiasi cosa passi la stampa. L'ennesima conferma proviene da Amburgo e dalla risoluzione del caso dell'intossicazione da spray al peperoncino.
di Lamberto Colla Parma 19 febbraio 2017
"Amburgo, riaperto aeroporto: 68 persone intossicate da spray urticante. "No attentato". (La Repubblica.it)
Era il 12 febbraio scorso quando le agenzie di stampa lanciarano un allarme per un presunto attacco terroristico all'aeroporto di Amburgo. 68 persone intossicate, sospensione dei voli e evacuazione dell'aeroporto. Poi più nulla per diverse ore. Il silenzio su tutti i canali. Della notizia diffusa dal quotidiano tedesco Die Welt non si seppe più nulla sino a quando, finalmente, arrivò la rassicurante conferma che la causa era stata individuata in una bomboletta di spray urticante rintracciata in un cestino, probabilmente deposta da un passeggero in partenza.
"Una capsula di spray al peperoncino, o di un qualcosa di simile, è stata trovata in un cestino". Lo riferiscono in conferenza stampa i vigili del fuoco, ipotizzando che potrebbe essere stato questo "gas irritante" a provocare "l'intossicazione di 68 persone" nell'aeroporto di Amburgo, in Germania, in seguito allo sprigionamento della sostanza negli impianti di climatizzazione. I vigili del fuoco però escludono che si sia trattato di "un attacco terroristico". (Il Fatto Quotidiano)
Silenzio. Nessun approfondimento, nessun dibattito e nessun pseudo intenditore di spray urticante chiamato a dare la propria versione.
Risolto il caso in poche ore e finalmente si può tornare a guardare la Barbara D'Urso e i drammi di casa "Villa" indignati per una commemorazione mancata a 30 anni dalla scomparsa del "reuccio" e tutti a cantare con la "Scimmia" che aveva vinto il festival di Sanremo la notte precedente.
E da lunedì si è tornati a parlare e ascoltare di tematiche serie e avvincenti come il dibattito interno al PD, che potrebbe addirittura portare alla scissione del partito, o a tenere il conto delle assicurazioni donate alla Sindaca Raggi, posto che le "Rose" a San Valentino" erano andate a ruba.
Ma ci rendiamo conto in quale betoniera di cemento stiamo vivendo?
Possibile che si debba credere che una bomboletta lasciata in un cestino possa avere intossicato quasi un centinaio di persone? E come avrebbe potuto dal cestino muoversi verso l'impianto di condizionamento per diffondere il gas urticante? Qualcuno avrebbe comunque dovuto tener premuto il tappo diffusore premuto sino all'esaurimento del contenuto. E di quanti ettolitri era riempita questa "bombolona" per riempire i volumi di un aeroporto?
Meglio non pensarci! Torniamo guardare i bei varietà e non pensiamo alla nostra gioventù bruciata che si lancia dall'auto in corsa del papà o si butta dal balcone per pochi grammi di hashish. Non pensiamo alle povertà assoluta che sta allargandosi a macchia d'olio. La ripresa è ormai prossima, abbiamo guadagnato lo 0,9% di PIL, ben oltre le previsioni del Governo.
Continuiamo a tenere la testa sotto la sabbia?
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Le dignità calpestate. Ai "choosy" cosa resta da fare? La protesta di massa è stata annientata e i social non riescono a essere lo strumento di aggregazione della protesta perché, oltre al malessere, non esiste nulla che accomuni i milioni di giovani e meno giovani esclusi dalla vita sociale. Quindi, isolati dal lavoro, isolati dalla società, esaurite anche le lacrime, non resta che affidarsi alla fortuna o vendersi. Ma non tutti sono disposti a questo compromesso.
di Lamberto Colla Parma 12 febbraio 2017
"Ho resistito finché ho potuto". E' con queste parole che termina la lettera di denuncia di "Michele", il "partigiano" della dignità che, ormai sopraffatto dalle milizie d'invasione, non vuole consegnare le armi al nemico. E il nemico è la stessa società per la quale si è sacrificato nel tentativo di farne parte con dignità.
Ma la dignità non è roba di cui questa società si prenda cura.
Purtroppo, volenti o nolenti, una volta perduta la dignità, quella che dei valori ancora si preoccupa, la vita stessa perde di valore.
Ed ecco allora che le frustrazioni sfociano nella violenza inaudita per la sopraffazione sull'altro, anche solo per 10 euro, oppure rivolta contro sé stessi per spegnere il canale del film drammatico che non ha mai fine.
Di Michele, il ragazzo trentenne di Udine che ha deciso di "spegnere" la propria esistenza, se ne parlerà ancora per qualche giorno; schiere di psicanalisti tracceranno il suo profilo e sindacati e politici alzeranno i toni per invocare la necessità di una nuova strada della politica a sostegno dei giovani. Altrettanto faranno quando l'Ernesto di turno, cinquantenne ex manager, lascerà analoga missiva e allora invocheranno e si faranno paladini, per un giorno, della classe '60 sopraffatta dai costi industriali e dai consumi in decrescita infelice.
Ma la nebbia di questa società, cinica e disperata, calerà silenziosa per riportare tutto nell'oblio e "il Grande Fratello" riporterà il silenzio dentro a casa.
Michele era una grande risorsa, almeno a giudicare dallo scritto che ha lasciato e che la famiglia ha deciso di rendere pubblico attraverso il "Messaggero Veneto", che la società è riuscita a annullare, come peraltro è riuscita con molte altre che non conosciamo e che il "mostro" burocratico non vuole più farci sapere.
E' dal 2014 (ultimi dati pubblicati sono riferiti al 2013) infatti che è stata stralciata la voce "suicidi" dalle statistiche ISTAT e quello che rimane di pubblico dominio cessa con il 2009, ovvero l'inizio di quella crisi di cui non si vede fine.
Certamente non saranno tutti suicidi figli della crisi, ma anche da depressioni per solitudine e isolamento che comunque sono il risultato di una società che si è radicalmente mutata in pochissimi anni a seguito di una congiuntura negativa mai affrontata ma sempre evocata a giustificazione dei mancati risultati.
Per chi governa le cause degli insuccessi sono esogene, purtroppo per i singoli, quelli con dignità appunto, le cause sono endogene.
Tornando a Michele a colpire è la lucidità con la quale ha prodotto il suo ultimo tema.
Ed è per questa ragione che invitiamo a leggerla per riflettere sul dramma che vivono le "Anime belle" a maggior potenzialità del nostro Paese che, se non riescono a espatriare, andando a arricchire altri Stati, e un lavoro non trovano a casa, spengono l'interruttore o vendono l'anima al diavolo.
E' così che muore anche la "ex bell'Italia".
(Segue testo di Michele - RIP - ).
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di MICHELE
Ho vissuto (male) per trent'anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un'arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l'altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest'ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po' non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c'entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c'è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un'epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l'alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l'ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c'è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po'. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l'unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all'individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c'era caos. Dentro di me c'era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un'accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.
Sospesi tra il rischio di una "Amministrazione di Sostegno" e l'attivazione delle clausole di salvaguardia. Nell'incertezza, pur di scongiurare il commissariamento UE, Padoan e Gentiloni potrebbero decidere per l'aumento delle accise, delle sigarette e un ritocchino all'IVA potrebbe essere comunque plausibile.
di Lamberto Colla Parma 05 febbraio 2017
"Cuor di leone" Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia e Finanze, si dice molto preoccupato nel caso dovesse essere avviata una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia da parte dell'UE.
3,4 miliardi (0,2% del Pil) è la quota da recuperare per rientrare entro i parametri di bilancio europei e, posto che è stato raschiato il barile ma non i conti pubblici, ecco che anche questa, seppur minima, dotazione di euro risulta difficile da recuperare.
Entro il 1 febbraio l'Italia avrebbe dovuto rispondere alla Commissione UE circa la copertura di tale scostamento economico e così, diligentemente, è stato fatto ma con una letterina all'acqua di rosa che di fatto rinvia la risposta al 13 di febbraio.
Una "non risposta" che non è stata gradita dagli UEmanoidi di Bruxelles i quali potrebbe fare scattare una sorta di "amministrazione di sostegno" per i nostri vertici istituzionali.
Il commissariamento Ue sarebbe uno smacco enorme per il "Conte" & C. e così, l'unica soluzione che troveranno, dopo avere colpevolizzato l'UE, sarà quella di fare scattare le clausole di salvaguardia e il conseguente aumento dell'IVA.
Una soluzione che mortificherà ancor più i consumi interni deprimendo l'economia invece di incentivarla attraverso politiche favorevoli al lavoro e perciò introducendo agevolazioni fiscali e non inasprimenti.
Invece, pur di scongiurare la procedura di infrazione, che andrebbe a gravare sul monte degli interessi passivi, a via XX Settembre potrebbero pensare di aumentare le accise (anche se Renzi le aveva inibite con l'intento di ridurle), l'aumento delle sigarette senza escludere qualche ritocco alle aliquote IVA.
Tutto il contrario di quello che sarebbe necessario a una ripresa economica che, una volta innescata, garantirebbe anche un maggior gettito fiscale. Niente di tutto ciò e così anche le ultime Piccole e Medie imprese in salute appenderanno il cartello "Saldi" spianando definitivamente la strada alla conquista "barbara".
Questo è il risultato per non aver affrontato la crisi sin dalle origini del 2008. E così, Francia e Germania sono venute a fare spesa a buon mercato delle imprese italiane, l'India invece dei nostri marchi di prestigio (uno per tutti "Pininfarina" acquistata da Mahindra) e a noi non resta che ciucciare l'osso.
Una sequenza lunghissima di circostanze straordinarie tutte concentrate in un territorio ristretto e in un arco di tempo quasi contemporaneo, hanno generato una tragedia che apparterrebbe più al genere letterario e cinematografico piuttosto che alla dura e pura realtà.
di Lamberto Colla Parma 29 gennaio 2017
Lo scenario nel quale maturerà la tragedia di "Rigopiano", l'Hotel dei Vip che poco dopo le 16,00 del 19 gennaio è stato travolto da una valanga di tali dimensioni e forza da farlo ruotare e spostare di 10 metri (100.000 tonnellate di massa nevosa arricchita di alberi raccolti sul percorso) , è quella del terremoto del centr'Italia che, dalla notte precedente si è risvegliato scaricando altra energia dando luogo , in rapida sequenza, a 4 scosse di magnitudo attorno a 5 gradi.
Ma non è tutto.
Una straordinaria precipitazione nevosa sta imperversando in zona e i diversi piani neve non sembrano essere in grado di contrastare l'evento e così il manto nevoso cresce a vista d'occhio, le frazioni marginali cominciano a essere isolate, un gigantesco albero si abbatte su un imponente traliccio dell'alta tensione e nel giro di pochi giorni sono decine le frazioni isolate , al buio e con scarse, se non addirittura nulle, possibilità di comunicazione. Nel frattempo la centrale operativa di Pescara e la macchina dei soccorsi è posta sotto pressione da un altro evento straordinario, l'esondazione del fiume Pescara avvenuta il giorno precedente (18 gennaio).
Intanto al "Rigopiano" la neve cresce e rende impraticabile la strada. La maggior parte degli ospiti vorrebbe andarsene spaventati dalle 4 scosse di terremoto e dalla neve che sta "soffocando" ogni cosa. Ma la "turbina" della Provincia è in riparazione e l'altra, quella dell'ANAS, è a venti chilometri intenta a aprire altre vie di comunicazione stradale.
E così accade la tragedia, quella che nessuno si attendeva e che è difficile da credere e riscontrare causa le condizioni meteo, le vie e canali di comunicazione interrotti e le emergenze sisma, esondazione e precipitazione nevosa senza precedenti che incombono sull'apparato di smistamento dei soccorsi. Il caso volle che persino il direttore dell'albergo, casualmente fuori servizio e quindi non nella struttura, involontariamente depistò la sala operativa con quel "mo' chattato con l'albergo" (di fatto era un'ora prima, quindi pochi minuti prima della slavina) alimentando l'ipotesi del falso allarme, lanciato dai tantissimi cretini e mitomani che in queste tragiche crescono come i funghi.
Purtroppo non è così e quando un volontario "crede" alle parole del cuoco, miracolosamente salvo perché momentaneamente fuori dall'albergo a cercare medicinale sull'auto, la squadra di soccorso non può fare nulla. Il buio e la tempesta non consentono agli elicotteri di alzarsi in volo e così, due eroici fondisti, con le pelli di foca sotto gli sci, partono alla volta dell'Hotel che raggiungeranno 6 ore dopo e otto dopo l'evento.
Da quel momento il mondo viene a conoscenza dei 20, 30 40 (i numeri erano incerti) sepolti vivi nella "scatola ruotata" dell'Hotel dal quale non uscivano rumori, tantomeno voci.
Si inizia a scavare con i badili e con le mani senza riferimenti precisi perchè l'albergo era sepolto e perdipiù spostato e ruotato quindi non più allineato alla cartina in mano ai soccorritori.Nel frattempo riesce a arrivare la prima colonna di soccorsi, anch'essa in ritardo, in quanto, la turbina (quella che faceva da apripista alla colonna) è rimasta senza carburante durante il percorso verso l'Hotel.
Finalmente una nuvola di "Angeli", di "Eroi", di professionisti altamente qualificati, riesce a fare qualche buco nella struttura e, ostinatamente, a mettere in salvo 11 persone, le prime a distanza di ben 44 ore dall'ora "X".
Di questi 5-6 giorni di lavoro eroico abbiamo avuto una cronaca intensa, emozionante e tragicamente drammatica, dove l'Italia intera ha fatto il "tifo" e si è commossa per questi ragazzi che sono andati oltre l'umano, rischiando la loro vita per salvare quella di altri (la scossa sismica era sempre in agguato e avrebbe potuto fare muovere ancor più la struttura che sarebbe diventata una tomba anche per i soccorritori che vi si erano calati dentro).
Ma si sa, gli eroi fanno paura al potere, e così l'"intellighenzia" della macchina preventiva e di soccorso, sentitasi un po' troppo messa in disparte, ha pensato bene di fare una profezia tanto "malefica" quanto inopportuna, giusto per alimetare ancora un po' di tensione e paura. Grandi Rischi annuncia che la "Diga di Campotosto a rischio effetto Vajont" aggiungendo, per dare ancor maggior vigore alla informativa, che la nuova faglia sismica si era aperta proprio sotto la diga e avrebbe potuto generato un sisma di magnitudo 7°, quindi oltre 30 volte più forte di quello del 24 agosto.
Qualcuno ancora sano di mente e con un residuo di pudore deve avere capito dell'inopportunità della comunicazione e così, poco dopo, il presidente di "Grandi Rischi" ha ritratta sostenendo che "il pericolo non è imminente".
Ma l'anatema ormai è lanciato e di lì a poco un Elisoccorso del 118, partito da Penne alla volta di una operazione di recupero di un infortunato sulle piste da sci, sfidando le difficili condizioni climatiche del Gran Sasso, si schianta contro un parete rocciosa e altre sei vittime si aggiungono al conto di questi giorni. Due dei componenti di quell'equipaggio si eran da poco avvicendati tra gli "Angeli eroici" impegnati nelle operazioni di soccorso estremo di "Rigopiano", dove ancora si scavava con mani e badile.
Se non è Sfiga questa!
Di responsabilità ne verranno accertate ma, oggettivamente, in quelle condizioni difficile che non potessero accadere errori.
Quello che invece risulta difficile credere è che la macchina dei soccorsi sia stata tracciata da due grandi e coraggiosi fondisti. Possibile che nemmeno una motoslitta o un gatto delle nevi fosse disponibile per raggiungere, molto più rapidamente, il luogo della slavina?
Per quanto eccezionale possa essere stato l'evento atmosferico, la zona è pur sempre a alta tradizione sciistica (30 i km di piste) e benché non siano le Dolomiti, la struttura e le attrezzature e i piani di intervento di emergenza avrebbero dovuto, almeno a logica, condividere molte cose.
Al momento non resta che pregare per gli scomparsi e ringraziare e ammirare quei grandi e anonimi uomini che hanno concluso dei salvataggi nelle condizioni più estreme che potessero casualmente combinarsi, riuscendo a far rinascere 11 persone delle quali 4 bimbi .
Commentare invece gli sciacallaggi politici e il comportamento di "Grandi Rischi" è impossibile perché si rischierebbe la galera.
Con un mega e fortunatamente sdoganato "Ma Vaffa", esprimo il mio sentimento "pubblico" verso costoro e credo di essere allineato ai pensieri della maggior parte di voi, almeno di quelli che non credono più alle favole belle.
(Foto e Video VV.FF. : http://www.vigilfuoco.tv/news/category/abruzzo )
I Paperoni del mondo sempre più ricchi o forse no. L'informazione, sempre più di parte, rischia di diventare complice dell'ingiustizia e di alimentare l'atomizzazione degli scontri sociali e l'odio tra i rappresentanti delle diversità.
di Lamberto Colla Parma 22 gennaio 2017
Otto "Paperoni" del mondo possiedono la fortuna dei 3,6 miliardi di persone più povere. Il rapporto di OXFAM presentato, alla vigilia del World Economic Forum di Davos, in Svizzera ha suscitato un'interesse mediatico immediato. Nel giro di un paio di anni, da trecento che erano i supermiliardari che possedevano la metà della ricchezza terrestre si è scesi drasticamente a 8.
La teoria che ha fatto il giro delle emittenti e dei telegiornali, per quasi tutta la settimana, è che nel mondo la ricchezza, anziché distribuirsi come era nelle aspettative post caduta del muro di Berlino, si stia concentrando sempre più.
E' vero che la crisi di "lavoro" che l'Italia sta vivendo dal 2008 non favorisce il pensiero positivo e se a questo elemento si aggiunge la diffusa morbosità per le tragedie e i drammi, il gioco è fatto, i giornali venduti, i telegiornali e le decine di talk show seguiti, per buona pace della pubblicità.
A restare delusa rimane solo la verità.
Il problema della diseguaglianza è un problema serio e che andrebbe affrontato con politiche economiche imperniate sul lavoro e con politiche di welfare per i casi più estremi.
Concentrando invece tutto sul tema della ricchezza elettroforetica, attratta quindi prevalentemente da un solo polo, altro non si fa che alimentare il disagio e l'odio sociale.
Osservando invece la questione della ricchezza da un altro punto di vista e seguendo l'indagine che annualmente redige FORBES i soliti Supermiliardari, come riportato da "Il Foglio", hanno anch'essi perduto enormi sostanze patrimoniali.
L'invito quindi è di leggere i due articoli di parte, quello redatto sul Fatto Quotidiano a cura del giovane filosofo Diego Fusaro e quello pubblicato su il Foglio, redatto da Luciano Capone affinché possiate farvi una vostra soggettiva opinione.
Personalmente ritengo che si stia esagerando nell'esaltazione delle differenze.
Lo scontro che un tempo, non tanto lontano, era appannaggio delle due classi sociali, gli operai e gli imprenditori, oggi si è atomizzato. Bianchi contro neri, belli contro brutti, ricchi contro poveri, etero contro omosessuali, migranti contro poveri autoctoni, vegani contro onnivori e così via.
All'appello manca solo l'intelligenza, troppo poco diffusa, per cui lo scontro è già stato vinto a tavolino dall'ignoranza. E l'odio si impadronirà di tutti noi.
Aumenta la probabilità che attentati di matrice islamista colpiscano l'Italia. Intanto la Turchia è sotto attacco ma nessuna manifestazione di solidarietà è stata promossa dai nostri "demagoghi", come invece avvenne per Parigi e per Orlando ad esempio.
di Lamberto Colla Parma 15 gennaio 2017
Non dobbiamo farci illusioni. Il terrorismo internazionale, prima o poi, toccherà anche noi. Non ha usato mezze parole il Capo della Polizia Franco Gabrielli parlando davanti alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle periferie.
Non un modo per mettere avanti le mani, ha spiegato l'ex Capo del SISDE e della Protezione Civile, ma la constatazione oggettiva dello stato d'avanzamento nel percorso di organizzazione degli attentati da parte dei presunti jihadisti posti sotto controllo, anche elettronico, e già espulsi.
La piaga della radicalizzazione, le nostre banlieue sono le carceri e il web, è in espansione e a preoccupare Gabrielli sono due fattori principali:
- il terrorismo "liquido", sul quale anche noi avevamo posto l'accento a seguito dell'attentato di Berlino, al di là dell'analogia con Nizza dove in comunione vi era la tipologia di "arma" utilizzata, è risultata sostanzialmente diversa la struttura organizzativa e la modalità di esecuzione.
- la senilizzazione e riduzione del numero di poliziotti (-14,5%). Il blocco del turnover ha portato a una carenza del 14,5 per cento l'organico ideale e i poliziotti ancora a 51 anni salgono sulle volanti.
In conclusione, le capacità e le esperienze individuali dei singoli poliziotti, l'efficacia del coordinamento tra le diverse forze dell'ordine e dei servizi, combinati con una dose QB (Quanto basta) di fortuna hanno fatto in modo di prevenire atti terroristici di matrice internazionale nel nostro Paese.
Però, man mano che il "Califfato" perde sul terreno di guerra, i suoi soldati dormienti e i Foreign Fighters oltre a altri esaltati reclutati in loco, vengono attivati per portare a termine azioni di terrore dal forte impatto emozionale colpendo i civili e non i simboli delle istituzioni come accadeva negli anni della tensione, a noi ben noti.
Diverso il caso della Turchia dove, in questo preciso momento storico, entrambi gli obiettivi sono nel mirino del terrorismo muovendosi in comunione. Il terrorismo di matrice Curda che attacca il cuore delle istituzioni (vedi il Procuratore sequestrato nel 2015 o il golpe del 2016 e più recentemente con l'uccisione mediatica dell'Ambasciatore Russo) al jihadismo radicale che attacca le discoteche (39 morti a Ankara).
Spiace che il mondo occidentale non pianga le vittime turche nello stesso modo con cui ha pianto le vittime di Francia o di Orlando. Sarebbe stato un gesto di sensibilità laica e di compassione cristiana da tutti apprezzato. E invece niente.
Anche la demagogia, spinta all'eccesso, è una forma di alimentazione del terrorismo. Meditate gente, meditate.
(Nella foto di copertina un momento della commemorazione parmense delle vittime di Orlando del giugno 2016 - Foto di Francesca Bocchia)
E' giunto il tempo dei buoni propositi. Dopo 40 giorni dedicati all'ingrasso forzato e ogni organo, interno ed esterno, messo alla prova annuale dello stress-test delle "Feste Natalizie" ecco che d'incanto, all'alba del nuovo anno, si apre la stagione dei buoni propositi che, a differenza del periodo precedente (40 giorni fantozziani), dureranno giusto il tempo dell'arrivo della Befana.
di Lamberto Colla Parma 08 gennaio 2017
"Quest'anno smetto di fumare" e/o "mi iscrivo in palestra" sono i classici e sempreverdi buoni propositi che ricorrono ogni anno, come le "lacrime del coccodrillo" dopo avere consumato la sua ultima preda. E così, appena il sole inizia a sorgere sul nuovo anno, ecco la schiera dei fiduciosi del pronto recupero della linea, peraltro già perduta almeno 10 anni prima, sfoggiare la nuova e sgargiante tuta da ginnastica, regalo dalla suocera la sera di Santa Lucia, cuffiette penzolanti dalle orecchie ben protette dal paraorecchie peloso (dono della nipotina adolescente), palesarsi sull'asfalto per la salutare e programmata prova campestre del primo dell'anno.
Sfoggiando il nuovo "smart watch", capace di registrare ogni battito vitale e di chiamare il medico di famiglia e altri 20 numeri di emergenza in caso di potenziale ictus o di infarto, i novelli Mennea, bardati di tutto punto con i regali ricevuti sin dalla fantozziana cena aziendale di fine novembre, trotterellano concentrati ripetendo a mente il programma stabilito dal proprio coach elettronico, padroni indiscutibili delle strade, finalmente libere da autovetture e mezzi pesanti, fieri che a ogni saltello potranno fare a meno di un buco della cintura.
Alla fine, dopo un sana quanto salutare corsa di ben 15 minuti seguita da una sessione di 30 minuti di stretching, quello che ci vuole è il tonificante bagno con le essenze, i profumi e le creme, ricevuti in dono dalla moglie o fidanzata accompagnati dal biglietto di stimolo ai buoni propositi che conclude "...E' ora che ti prendi cura di te! Ti Amo ... ma..." . Difficile capire se è un consiglio, una minaccia o una dimostrazione d'affetto, fatto sta che è sempre prudente dare dimostrazione di avere perfettamente inteso il messaggio. Così, ben lavati, profumati, sbarbati e rigenerati, avvolti nel nuovo e "morbidoso" accappatoio, anch'esso regalo riciclato, e raccolto l'ultimo libro di Bruno Vespa, ancora intonso dalla sera del 24 dicembre, il nostro rinnovato uomo è pronto per la seduta di lettura sulla poltrona preferita, per l'occasione svestita della stoffa protettiva che l'ha avvolta per i precedenti 364 giorni. E, tra una pagina e l'altra finalmente si può gustare una boccata d'aria salutare emessa dalla sigaretta elettronica (autoregalo dell'ultimo momento), simbolo universale di un cambiamento di vita in atto. Così, avvolto dalla nebbia artificiale, stanco ma rilassato dalla seduta ginnica, l'eroe crolla in un profondo sonno con Vespa sul grembo, aperto alla prefazione.
Domani sarà un nuovo giorno e tutto tornerà come era al gennaio dell'anno precedente e dei buoni propositi si perderà traccia già al risveglio dalla pennichella.
Morti celebri, Brexit, l'imprevedibile ascesa di Trump, due referendum, record di decessi in mediterraneo, il terrificante sisma del centro Italia, la sonda "Schia(p)parelli" si è schiantata su Marte, il record di caldo e il massacro siriano continua.
di Lamberto Colla Parma 1 gennaio 2017 -
Molte le celebrità passate , si fa per dire, a miglior vita e forse, proprio perché quasi tutte hanno toccato le corde più sensibili e nostalgiche può apparire che siano state tante, anzi tantissime.
Umberto Eco, David Bowie, Dario Fo, George Michael, Bud Spencer, Anna Marchesini e, ora, Carrie Fisher e la madre Debbie Reynolds che non ha retto il dramma e l'ha seguita a meno di 24 ore di distanza.
Questi sono solo alcuni dei personaggi celebri che hanno abbandonato la vita terrena nel corso del 2016. Ma per quanto riguarda la musica, lassù, potrebbero fare il più entusiasmante concerto rock riunendosi tutti i "grandi" che hanno intrapreso la medesima strada nel corso di questo strano anno, da Prince a Leonard Cohen, per passare da Rick Parfitt, Greg Lake, Merle Haggard, Keith Emerson, George Martin, Paul Kantner e Greg Frey, oltre ai già citati David Bowie e George Michael.
Il 2016 però è stato segnato da altri eventi di maggiore drammaticità, alcuni dei quali dai risvolti oscuri come la Brexit, altri in cui la si misura in centinaia di vittime. Il terremoto che ha colpito a ripetizione il Centro Italia lascerà aperta una ferita per decenni e se la ricostruzione fisica degli edifici potrà essere terminata in un lasso di tempo, programmabile, non altrettanto sarà per le migliaia di persone che hanno perduto, per sempre, i loro cari, le loro proprietà e le loro attività.
Ogni anno un nuovo record annienta quello precedente. Così è stato per le morti nel Mediterraneo e il riscaldamento terrestre. Nonostante gli "aiuti" dei partner, si fa per dire, europei, il mediterraneo continua a essere una miserevole tomba comune per migliaia di disperati, (5.000 morti e 190.000 sbarchi nel 2016) molti dei quali in fuga dalle guerre che stanno radendo al suolo le loro terre e sradicando le loro origini culturali e sociali.
La Siria e Aleppo li prendiamo solo a esempio ma, tra medio oriente, Asia, nord e centr'africa, sono centinaia gli Stati che si fronteggiano senza regole e senza nulla risparmiare in fatto di atrocità.
E l'odio chiama odio e il terrorismo troverà sempre maggiore substrato su cui contare per fiorire. Chissà che l'inattesa quanto sconcertante ascesa di Donald Trump possa costituire quell'elemento di originalità capace di mescolare le carte e dal cappello a stelle e strisce possa uscire la chiave di accesso a un nuovo e meno scellerato ordine mondiale.
Gli animi si surriscaldano e spegnerli diventa, giorno dopo giorno, sempre più difficile. Come difficile sarà abbassare la temperatura della nostra Terra a meno che, come alcuni studiosi indicano, quello che stiamo vivendo altro non sia che un periodo di riscaldamento come molti ce ne sono stati nella lunga era terrestre e che la ragione non sia imputabile al buco nell'ozono e all'utilizzo dei carburanti fossili. Insomma il riscaldamento globale sarebbe una "bufala". Fatto sta che i ghiacciai si sciolgono e i poli si restringono, in attesa di una prossima micro era glaciale.
Purtroppo il 2016 non è stato un buon anno per le nostre missioni spaziali. La sonda Schiaparelli si è dimostrata una "schiappa" proprio mentre tutte le luci mondiali erano puntate su di lei in procinto di atterrare sul pianeta rosso. Solo a frittata consumata ci si è accorti di avere affidati i test a una ditta inesperta. Per concludere questa carrellata dei fatti che hanno segnato il 2016 come non accennare ai due referendum ai quali siamo stati chiamati. L'inutile quesito sulle "trivelle" e l'infausta chiamata alle urne per modificare 47 articoli costituzionali dal cui esito si è celebrata la fine del terzo governo non eletto e il primo di Matteo Renzi che, quando avrà ripreso fiato, tornerà ancor più energico del Berlusca prima maniera. Due inutili spese che sarebbe stato meglio destinare a altri interventi.
Speriamo in un migliore 2017 che almeno non è "bisesto".
Buon Anno e... in culo alla balena!
Molte le analogie inquietanti che accomunano Ankara con Sarajevo 1914. Per ora vi è stata una reazione molto composta della Russia all'assassinio del proprio ambasciatore in Turchia. A Berlino l'analogia con Nizza è quasi totale ma il cambiamento di "modus operandi" ha reso l'attacco di Berlino il capostipite di una nuova modalità di esecuzione che scardina i metodi di prevenzione attualmente applicati.
di Lamberto Colla Parma 25 dicembre 2016
L'attentato di Ankara ha gelato gli animi di mezzo mondo. Per un momento si è vissuto un Déjà vu dell'attentato di Sarajevo che fu il pretesto per lo scoppio della "Grande Guerra".
Il disallineamento tra i due Paesi sulla questione siriana e il pericoloso precedente, che nel 2015 aveva visto l'abbattimento di un bombardiere russo da parte dell'aviazione turca, potevano indurre a pensare al peggio e divenire il pretesto per una azione militare dai risvolti ancor più drammatici.
Al momento sembra invece che Putin abbia scelto una reazione diplomatica alla gravità dell'episodio ma i dubbi lasciati aperti sono diversi.
Non si comprende infatti come, in una città "blindata" come Ankara, sia potuto accadere un fatto di tale gravità e di tale visibilità mediatica e come l'attentatore, un giovane poliziotto che peraltro in passato fece parte del servizio di sicurezza del presidente, fosse stato risparmiato dalla "epurazione" voluta da Erdogan all'indomani del tentativo di Colpo di Stato del luglio scorso.
Comunque, per ora, la reazione da parte di Putin e di Erdogan è stata composta nonostante le grandissime divergenze esistenti tra i due Paesi. Alcuni esperti militari sostengono che possa essere una mossa atta a fare fronte comune contro gli Stati Uniti, anch'essi coinvolti nel caotico conflitto Siriano nel quale anche l'IRAN sta facendo la sua parte, sia da terra che dal cielo e recentemente (16 gennaio 2016) autorizzata all'uso del nucleare e "liberata" delle sanzioni USA e Ue.
Comunque la si giri, la questione non è conclusa, ma solo sospesa e c'è da scommetterci che la "vendetta" , prima o poi , verrà consumata.
A poche ore di distanza dall'assassinio del diplomatico, la tragedia di massa colpisce la "capitale" simbolo della UE e del crollo del muro che divideva le due germanie. A Berlino un TIR polacco, partito dall'Italia carico d'acciaio, è piombato sulla folla intenta a fare gli ultimi acquisti prima del Natale.
Una dinamica identica a quella utilizzata a Nizza lo scorso 14 luglio (Festa nazionale francese) ma con un dettaglio, non da poco, che li differenzia molto.
L'attentato di Nizza venne pianificato. Il camion rubato e nascosto, diverso tempo prima vennero fatti sopralluoghi sul luogo oggetto dell'attentato e quindi eseguito con le conseguenze che purtroppo tutti ben conosciamo.
A Berlino invece, il soldato (non martire!) dell'Isis, ha agito quasi nella immediatezza della decisione. Un'operazione militare fulminea che, in caso qualcosa di imprevisto avesse potuto compromettere il risultato, il terrorista avrebbe benissimo potuto cambiare obiettivo anche all'ultimo momento.
Cosa cambia vi starete chiedendo? Tutto! Tutto quello che è l'apparato di prevenzione antiterroristico.
La mancanza di pianificazione fa venir meno quei segnali di allarme che possono venire intercettati dai "servizi inelligence" atte a far scattare le misure di protezione. Alla luce dell'attentato di Berlino occorre che da oggi si pensi a un nuovo modo di controllo del territorio.
Una sicurezza che parta dal basso, dalle amministrazioni locali e dalle forze dell'ordine delle municipalità, magari coadiuvate da squadre di controllo "civile" addestrate al compito e regolarmente inquadrate in un sistema integrato di sicurezza. Nuclei di cittadini che agiscano in organico e subordine alle forze di polizia e, infine, all'esercito dovrebbe essere esteso, anche solo temporaneamente, l'autorità di fermo di polizia. In questo modo, le pattuglie civili potrebbero essere governate e coordinate da un componente dell'esercito lasciando a Carabinieri e Polizia di Stato il coordinamento delle operazioni secondo l'attuale sistema che, a quanto pare, risulta essere efficace. Non a caso Anis Amir, l'attentatore di Berlino, dopo avere viaggiato per mezza europa, sia stato intercettato da due poliziotti che stavano diligentemente facendo il proprio mestiere, mettendo a repentaglio la propria vita.
Sull'argomento tornerò a parlare e intanto Auguro a tutti voi un Sereno Natale!
(In foto l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca di Sarajevo il 28 giugno 1914.)
Una piccola speranza di Pace potrebbe germogliare dalla decisione del vertice di Bruxelles di eliminare le restrizioni economiche verso la Russia.
di Lamberto Colla Parma 18 dicembre 2016
Il prossimo sarà il fine settimana dedicato al Natale. Un altro anno è volato via, almeno per noi che, nonostante i problemi arrembanti e mai insoluti, abbiamo il privilegio di non condividere il nostro tempo con le bombe e i cecchini. Lo stress di una tregua interrotta ancor prima che inizi e nel frattempo il cecchino ci ammazza il familiare uscito allo scoperto per festeggiare quella che è diventata una drammatica illusione.
Aleppo, come tantissimi altri luoghi di questo infiammato e arido mondo, anche grazie ai suoi coraggiosi e stremati giornalisti, reporter, blogger o improvvisati tali, è diventato il simbolo della disperazione e della assenza di ragione.
Macerie su macerie che sono oggetto di continui bombardamenti, tutti gli ospedali distrutti e i convogli umanitari destinati a portare cibi e bevande piuttosto che a accompagnare i civili fuori dal teatro di guerra colpiti e bombardati e quindi costretti a rientrare all'inferno. Bambini, donne e anziani, nemmeno loro hanno scampo, nemmeno a loro viene concessa una speranza, anzi, loro sono i più preziosi prigionieri, quelli che con la loro disperazione impietosiscono e tengono accese le luci sulla Siria.
Lì, dove USA, Russia, Iran, ribelli, Turchia e chi più ne ha ne metta si esercitano e sfidano per contendersi il primato militare.
Almeno a Natale un pensiero collettivo deve innalzarsi al cielo e fragorosamente bombardare le teste dei potenti con un "Basta".
Basta tragedie umanitarie. I pochi che scampano alle bombe e riescono a fuggire trovano poi le barriere dell'europa, oppure la tragedia in mare e qualcuno, meno sfortunato, l'accoglienza greca o italiana.
Se una nota positiva vogliamo registrare dal vertice dei capi di governo UE - il primo al quale ha partecipato il nuovo premier italiano Paolo Gentiloni - il 13 dicembre scorso, sta nella decisione di eliminare le restrizioni economiche verso la Russia.
Anche se, c'è da scommettere, è molto probabile che sia stata una decisione maturata per convenienza economica, che per ragioni umanitarie, auguriamoci comunque possa essere interpretata da Putin come un invito a negoziare la pace in Ucraina - di cui non si parla più ma è tutt'ora un conflitto dalle atroci conseguenze - e a impegnarsi in Siria per una stabile tregua, che abbia come obiettivo finale la pace.
Un abbraccio ai bambini delle tante Aleppo del mondo e la speranza che la mano divina sfiori le teste dei potenti del mondo per umanizzarli.
Buon Natale a tutti Voi e alle vostre famiglie.
Per un lustro ci hanno detto che eravamo pieni di debiti e che per questo tasse e tariffe dovevano essere tenute ai massimi. Ora compare un tesoretto di 138 milioni di euro. E allora?
Alla fine ha tolto la maschera. Per 5 anni Pizzarotti ha detto che Parma, a causa di 800 milioni di euro di debiti, doveva subire tutte le tasse e le tariffe al top, che si doveva risparmiare su tutto. Che gli appalti andavano fatti al massimo ribasso. Ha lasciato seccare le fontane, ha lasciato che i parchi fossero in preda al degrado, che le erbacce crescessero sui monumenti, che le multe si moltiplicassero, che la qualità dei servizi scemasse. Non ha investito sulla sicurezza e nella lotta al degrado. Poi, pochi giorni, fa la scoperta: i soldi ci sono. L'assessore al bilancio Ferretti in un'intervista ha dichiarato: "faremo investimenti per 138 milioni di euro nei prossimi tre anni". Ieri il sindaco sulla Gazzetta gli ha dato manforte. "Nel 2017 investiremo 48 milioni".
In questi cinque anni di cinghia tirata, il comune ha ammucchiato un bel tesoretto da spendere nell'anno delle elezioni. Come succedeva ai tempi di Cirino Pomicino e Rino Formica.
Si vota? E noi tagliamo nastri. Fantastico, questo significa riportare l'orologio ai bei tempi di una Parma gloriosa. Il commento di Ferretti? "Un rilancio che parla di servizi e non di tasse". Appunto, nelle comparsate mediatiche di questi giorni gli amministratori non parlano mai di tasse. E nel caso non affiancano mai la parola riduzione alla parola "tributi" o alla parola "tariffe". Magari ci faranno una bella sorpresa durante la presentazione in consiglio comunale e ci stupiranno con effetti speciali.
Quello che sorprende più di tutto in questa continua serie di glorificazioni del bilancio 2017, è una dichiarazione del professor Ferretti: "questo è il primo bilancio senza rischi di default".
Ma davvero? Abbiamo provato a verificare. La frase è quanto meno azzardata.
Forse è il caso di fare un po' di storia del debito del Comune, del debito delle partecipate e del debito consolidato, che sono tre cose diverse.
In pratica le tre carte. E' opportuno perché questa amministrazione ha tenuto puntata sui cittadini la pistola degli 800 milioni di debito, che, si badi bene, non è il debito del Comune, ma il debito del comune (basso) più il debito delle partecipate (molto alto).
Frugando tra antichi documenti, abbiamo trovato una nota a commento della relazione commissariale stesa dal dottor Gino Capelli, già assessore al bilancio degli allora 5 stelle, stesa il 9 ottobre 2012.
Vi si legge: "Chi parla di dissesto del comune di Parma parla a sproposito in modo irresponsabile". Poi aggiunge: "L'attuale equilibrio di bilancio è di fatto conseguente all'attività del Commissario", ossia il prefetto Ciclosi. Quindi, per l'ex assessore di Pizzarotti il Comune non rischiava il default neppure nel più nero degli anni grillini: il 2012. Figuriamoci negli anni successivi.
Ma non finisce qui. Capelli aggiunge: "E' un dato di comune esperienza che il debito di un qualsiasi soggetto debba essere valutato alla luce del suo patrimonio e della sostenibilità del debito rispetto alla propria condizione patrimoniale e finanziaria".
Quindi spiega l'ex assessore, se vuoi conoscere il patrimonio netto del gruppo comune devi sottrarre il passivo all'attivo. Ebbene, come si legge nella relazione, sottraendo al patrimonio delle partecipate i loro debiti (607 milioni dice) resta un patrimonio netto di 112 milioni.
"Se siamo una famiglia e abbiamo contratto un mutuo per acquistare un'abitazione, a fronte del debito contratto con il mutuo ho il valore dell'immobile... Pertanto, se vogliamo vedere l'effettiva situazione patrimoniale della famiglia, dobbiamo fare riferimento non solo al debito, ma anche all'attivo costituito dall'abitazione".
Aveva ragione Capelli a dire questo, se è vero che il Comune oggi naviga in buone acque; come dice Pizzarotti. Ma non perché sia stato fatto un miracolo. Ma perché su quegli 800 milioni totali e quei seicento delle partecipate si poteva lavorare e andare in fretta a una riduzione. Per non parlare del debito del Comune che non è mai stato grave. Se per lungo tempo l'amministrazione non ha potuto saldare i suoi debiti verso i fornitori ciò non era dovuto alla mancanza di soldi ma ai meccanismi del patto di stabilità.
Appena il governo ha varato lo "sblocca debiti", i creditori sono stati soddisfatti senza problemi.
Il Comune di Parma non era a rischio default. Il vero problema era il debito delle partecipate.
E qui qui la partita è stata vinta in tre mosse: il Comune ha venduto una delle società più indebitate, Stu Pasubio, con tutti i suoi passivi (il sindaco è indagato per questa operazione), che son scomparsi dal debito. Poi ha fatto fallire Spip, e qui se ne è andata un'altra fetta immensa di debito, con buona pace dei poveri creditori della società. Poi ha "venduto" (in realtà si tratta di operazione ben più complessa di una vendita) azioni Iren di sua proprietà per pagare i debiti di STT. E così oggi si può dire che il debito delle partecipate è passato da 573 milioni di euro a 343. Ma non parliamo di miracolo.
Allora viene spontanea la domanda finale: perché in parallelo non sono diminuite le tasse o aumentati barra migliorati i servizi? Il sospetto è questo: bisognava essere pronti ad affrontare le elezioni 2017, tagliando nastri a volontà e rilasciando interviste.
Nel 2006 fu bocciata la proposta di Berlusconi e nel 2016 quella di Renzi. Il messaggio sembra chiaro e invece nel "Transatlantico" si stanno arrovellando a spezzare il capello in quattro per capire non si sa bene cosa. Che per caso non ci sia qualche "vitalizio" di mezzo da maturare?
di Lamberto Colla Parma 11 dicembre 2016
Tutti a sostenere che il referendum costituzionale di domenica scorsa è stato uno scontro politico. Un referendum "Contro Renzi" per mandarlo a casa.
Vero è che il "premier" impostò una campagna elettorale molto "personale" ma limitare il risultato a un esclusivo voto politico vuol dire travisare la realtà e considerare gli elettori un popolo di incapaci di intendere e di volere.
Gli analisti stanno spaccando il capello in quattro per attribuire il voto a quello o quell'altro partito, per fasce di età e stato sociale e magari anche per attitudine sessuale.
Come al solito tutti hanno vinto, anche Renzi che, nonostante le dimissioni, ipotizza di poter ripartire da un 40% attribuendosi i 13 milioni dei votanti il SI.
Ed ora, sulla base di questi numeri e di una attribuzione di voto che non c'è stata i partiti, o meglio le formazioni politiche in discendenza diretta da essi, stanno a discutere e a proiettare sempre più in avanti la chimera elettorale.
Una sorta di melina, utilizzando un termine calcistico, col timore di beccare la batosta definitiva. Oggi almeno hanno l'illusione di possedere un corpo elettorale e di disporne a loro piacimento.
Nessuno invece che faccia un'ammissione di responsabilità e analizzi il voto per quello che è: la bocciatura della proposta di modifica referendaria.
Gli italiani hanno lanciato un messaggio forte e chiaro.
Innanzitutto hanno detto di esserci e di essere anche pronti a dire la loro. 33 milioni di elettori si sono presentati alle urne, quasi il 70% degli aventi diritto.
Quindi, come messaggio "subliminale", avrebbero anche detto che non intendono una modifica della Costituzione proposta da una parte del parlamento.
Infatti nel 2006 decisero di Bocciare l'"offerta" di Berlusconi (NO 61,3% e il SI prese il 38,71 e andarono a votare "solo" il 52,46% degli iscritti) e oggi quella di Renzi.
La Carta Costituzionale è una cosa seria e la modifica deve essere condivisa dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti del popolo. E' questo il messaggio uscito dalle urne.
Ma pare non sia stato compreso! Qualcuno addirittura vorrebbe attribuire al fronte dei NO la responsabilità del mancato risparmio di 5 miliardi relativo al costo delle province abrogate ma non abrogate. Ma chi decise la cancellazione delle province, costituzionalmente previste, generando un caos amministrativo senza precedenti, prima ancora di avere in tasca l'autorizzazione a farlo (Referendum)? Per analogia, utilizzando il medesimo anticostituzionale principio, avrebbero dovuto "cancellare" i 300 senatori in eccesso.
No, cari signori, così non va.
Non va nemmeno che la Corte Costituzionale si prenda altro tempo - sino al 24 gennaio - per esprimersi sulla legge elettorale.
Non c'é tempo da perdere, il popolo è stanco di aspettare e non vuole proposte di parte o all'insegna del meno peggio. Vuole un "parlamento" serio e espressione delle diverse opinioni, che nell'interesse collettivo discuta e decida per il meglio.
Per il meglio di tutti e non solo di loro.
Non vorrei pensar male! Che questa "melina" sia dovuta al fatto che il 60% dei parlamentari maturerà il "vitalizio" (leggi pensione dei Parlamentari) il prossimo 16 settembre?
Referendum Costituzionale. Gli italiani sono andati a votare in massa. Il dato definitivo parla di un'affluenza del 68,48%. Secondo quanto diffuso dalla Farnesina, all'estero ha votato il 30,89% degli aventi diritto.
di Lamberto Colla Parma 5 dicembre 2016 - Il popolo ha deciso senza indecisioni e senza lasciare ombre interpretative. Quasi il 60% (59,12%) degli elettori ha detto NO!
Nonostante non fosse necessario il raggiungimento del "quorum", l'affluenza alle urne è stata imponente sin dalle prime ore della giornata e già alle 19,00 aveva votato ben oltre il 50% degli aventi diritto (57,87%). Infine è stato "forte e chiaro" anche il messaggio finale: "Vogliamo essere ascoltati".
Ha vinto il popolo e non il populismo
Il tanto temuto "rigurgito populista", più volte evocato dalla stampa finanziaria internazionale, non c'è stato ma una "rivolta" popolare matura e democratica Sì.
Ancora una volta, il pacifico popolo italico, ha dimostrato di pretendere il cambiamento attraverso l'esercizio del "voto" e pretende una rappresentanza popolare, come peraltro uscì dal sondaggio on line del 2013 e ben rappresentato dal RAPPORTO FINALE della "Consultazione pubblica sulle riforma costituzionali".
Pretende che il Governo e il Parlamento "operi" nell'interesse collettivo e del Paese e si assuma le responsabilità delle scelte. Un segnale forte già lo scorso aprile non venne correttamente interpretato, quando al referendum sulle trivelle si presentò solo il 31,2% degli aventi diritto. Il quorum non si raggiunse e la palla amministrativa, relativamente al rinnovo del contratto di estrazione, venne rilanciata agli organi preposti.
Insomma gli Italiani stanno dimostrando una pazienza quasi infinita e una estrema fiducia e rispetto per le proprie istituzioni dalle quali pretende altrettanto rispetto e fiducia.
Basta raccontare "balle", basta omettere le verità, basta ascoltare gli opinion esterni, basta considerare il popolo come un soggetto unico e credulone.
Renzi ha perso nel momento in cui ha smarrito il contatto con il Paese e il Paese non lo ha perdonato perché su di lui contava moltissimo.
Cosa accadrà
Coerentemente, emozionato e rammaricato, Matteo Renzi, poco dopo la mezzanotte, ha ammesso la sconfitta e ha annunciato che "la mia esperienza di governo finisce qui". Si è assunto, con onore, la responsabilità dell'errore iniziale, di avere voluto personalizzare una campagna referendaria pensando di avere una incondizionata fiducia della base.
Invece la fiducia "record" che si era conquistato se la è mangiata via via nel tempo quando smise di ascoltare i "rumor" della base e il colpo di coda degli ultimi due mesi non sono stati sufficienti a colmare lo strappo con gli italiani.
E pensare che dell'energia e intelligenza di un "Matteo Renzi" l'Italia ne ha bisogno.
Faccia l'ex premier un mea culpa e si attrezzi per tornare a guidare l'Italia con rinnovato spirito e tornando a ascoltare gli elettori che da sinistra e da destra gli avevano dato ampia fiducia.
Da oggi invece si aprirà una stagione di nuovi conflitti (presumibilmente sulla legge elettorale) e di rinnovamento radicale all'interno dei partiti. Dal PD con le annesse frange del centro destra che si allearono, a Forza Italia, passando per la Lega si arriverà alla resa dei conti.
Si transiterà forzatamente attraverso una stagione di Caos, che si auspica la più breve possibile, per approdare alla nuova stagione di stabilità dove si potranno e dovranno affrontare le riforme, quelle pretese dagli italiani e non da altri.
Per il momento ci attendono altri mesi di incertezza e i cronici problemi connessi alla disoccupazione e al rilancio dell'economia, resteranno ancora una volta in sospensione.
Ora tocca al Presidente Mattarella decidere se incaricare nuovamente Renzi, oppure di orientarsi verso un Governo Tecnico guidato, presumibilmente, dall'ex Ministro all'economia Padoan, in alternativa al presidente del Senato Grasso, oppure di sciogliere le camere e chiamare alle urne gli italiani con l'attuale legge elettorale.
Qualunque decisione adotterà il Presidente della Repubblica sarà imperfetta e perciò meglio che sia rapida.
Gli Italiani lo pretendono così come pretendono che ci si occupi di loro.
Qualsiasi cosa accada, ci libereremo del tormentone 2016. Di referendum non se ne poteva più e nemmeno delle risicole ragioni che sostenevano i due fronti. Tutti ben lontani dal raccontare la verità.
di Lamberto Colla Parma 4 dicembre 2016
Comunque vada, il 5 novembre festeggeremo la liberazione dalla campagna referendaria.
Quasi un anno intero dedicato allo scontro tra il Si e il No, sospeso in occasione dell'emergenza sismica del centro Italia e poche altre circostanze.
Un inesauribile e ubiquitario Matteo Renzi ha spronato i componenti del governo a "predicare" le ragioni del "Si", limitatamente a quelle astutamente espresse nel quesito oggi proposto nel segreto delle cabine elettorali.
Nei dieci mesi trascorsi a ascoltare i due fronti contrapposti, nessuno è riuscito, oppure ha voluto, informare compiutamente il pubblico degli elettori sugli aspetti della riforma.
Molto opportunamente il Premier ha lanciato la campagna referendaria condizionando la sua carriera, di primo ministro e addirittura di politico, all'esito della consultazione elettorale.
Una sfida raccolta dai suoi detrattori e "rottamandi" compagni di coalizione ma anche dalle opposizioni che, a loro volta, hanno impostato e mai più modificata, la strategia comunicativa promotrice delle ragioni del No.
E così si è proceduto sino alla vigilia delle elezioni americane.
Poi, con l'inattesa vittoria di Trump, il timore di un rigurgito populista e con i sondaggi che parevano prevalere per il No, il "Gianburrasca" si è scatenato e ha modificato il "Claim", non più "Con me o Contro di me" bensì "per voi e per l'Italia", ma convertito in "non votate per simpatia o antipatia nei miei confronti ma fatelo per l'Italia... E' l'ultima occasione, è l'ultimo treno che passa per il cambiamento". Un verbo rinnovato portato in ogni dove, dalle piazze ai circoli alle radio e in ogni trasmissione televisiva, o radiofonica.
Una propaganda furbescamente accompagnata da qualche regalia o promessa, come appunto gli 85€ e l'impegno a annullare il precariato nella pubblica amministrazione, colmando peraltro un ritardo di 7 anni dall'ultimo aggiornamento contrattuale, con l'auspicio di trascinare dalla sua parte l'enorme bacino dei dipendenti pubblici.
Non c'era trasmissione che non prevedesse un intervento di Matteo Renzi o di un suo alleato. Ma la differenza vera l'ha fatta lui e un'ottima campagna "social".
Se la distanza tra il Si e il No si è ridotta, probabilmente addirittura annullata, lo si deve solo e esclusivamente a un premier che è anche un "leone da palcoscenico", capace di schermare con i conduttori o recitando incisivi monologhi dai diversi e tanti palchi.
Dall'altra parte, invece, si è proseguiti nella campagna "Contro Renzi".
Un errore strategico di non poco conto, soprattutto alla luce del consenso di "simpatia" che il leader del PD raccoglieva durante le sue comparsate, riuscendo paradossalmente a favorire la stessa campagna di Matteo Renzi.
Ed oggi tocca a noi, nella speranza che gli elettori abbiano letto - cosa che dubito - la proposta di modifica, assumerci la responsabilità di stravolgere la Costituzione o meno.
Domani sarà un altro giorno, nella speranza che tutto cambi ma non per restare tutto uguale.
Il Financial Times torna a occuparsi del "nostro referendum" e ipotizza che 8 banche falliranno in caso di vittoria del NO. Che sia vera la "leggenda metropolitana" che racconta di un Governo legato ai poteri forti della finanza?
di Lamberto Colla Parma 28 novembre 2016 –
Proprio domenica mattina, mentre noi uscivamo con l'articolo "Gli occhi puntati sul nostro Referendum" nel quale facevamo riferimento, tra le altre cose, alla ben poco elegante uscita dell' Economist di pochi giorni prima, che di fatto paragonava Mussolini a Berlusconi, ecco che un'altra testata britannica se ne esce con un "velato appoggio" al "SI" ipotizzando, con il sostegno di pareri di esperti, che in caso di sconfitta del fronte di Renzi, 8 banche italiane falliranno.
Una posizione posta in essere per condizionare il voto, attraverso il la semina del dubbio e della paura. Paura di entrare ancor più profondamente in una crisi che dura da troppi anni e sta facendo consumare i risparmi a tantissimi.
Paventare il crollo di 8 banche vuol dire insinuare il tarlo che potrebbero volatilizzarsi gli ultimi risparmi in men che non si dica e il "Bail In" ha già fatto le sue vittime.
Disoneste queste testate e disonesti i mandanti!
Ma se tutti questi giornali economici spingono verso una sola direzione, quella del "SI", non è che per caso veramente ci possa essere una diretta connessione tra Governo e la Finanza mondiale che il mondo vuol governare?
Ha forse ragione il Giudice Ferdinando Imposimato? Il presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, all'indomani del divieto da parte delle autorità accademiche dell'Università degli Studi Roma 3 di concedere il confronto tra il Giudice e gli studenti sulle questioni a favore del NO, ha affermato, dai microfoni di Radio Cusano Campus, che "C'è un'assoluta contiguità tra questa riforma costituzionale e il piano di Rinascita Democratica della P2". "Questa operazione di stravolgimento della Costituzione - ha aggiunto Imposimato - è iniziata nel 1969 quando si propose, attraverso il piano di Rinascita Democratica, il modello che era stato elaborato da Gelli, il quale a sua volta lo aveva ricevuto da altri che volevano imporlo all'Italia. La Costituzione - ha proseguito - è riuscita a difendersi e questo progetto di repubblica presidenziale è sicuramente contenuto in questa riforma del governo. C'è un'assoluta contiguità tra questa riforma e il piano di Rinascita Democratica della P2. Hanno gli stessi obiettivi."
Oppure hanno ragione i "complottisti" quando sostengono che una "mano fatata" avrebbe guidato la scrittura della riforma seguendo le indicazioni mosse dalla più potente banca d'affari mondiale. La JP Morgan che nel maggio 2013 trasmise un documento di 16 pagine (scaricabile al Link), qua e là, in giro per le cancellerie d'Europa, con alcune considerazione e "democratici" suggerimenti.
Interessante leggere uno di quei "passi di alta democrazia" di JP Morgan:
"Quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica: debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea. Quando i politici tedeschi parlano di processi di riforma decennali, probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di tipo politico.
I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell'esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo.
I sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)".
Per correttezza introduciamo il testo inglese originale:
"The journey of national political reform
At the start of the crisis, it was generally assumed that the national legacy problems were economic in nature. But, as the crisis has evolved, it has become apparent that there are deep seated political problems in the periphery, which, in our view, need to change if EMU is going to function properly in the long run.
The political systems in the periphery were established in the aftermath of dictatorship, and were defined by that experience. Constitutions tend to show a strong socialist influence, reflecting the political strength that left wing parties gained after the defeat of fascism. Political systems around the periphery typically display several of the following features: weak executives; weak central states relative to regions; constitutional protection of labor rights; consensus building systems which foster political clientalism; and the right to protest if unwelcome changes are made to the political status quo. The shortcomings of this political legacy have been revealed by the crisis. Countries around the periphery have only been partially successful in producing fiscal and economic reform agendas, with governments constrained by constitutions (Portugal), powerful regions (Spain), and the rise of populist parties (Italy and Greece)."
Sì, avete letto bene! In "soldoni", JP Morgan afferma che le "costituzioni" garantiscono i lavoratori e consentono al popolo di opporsi alla decisioni governative non apprezzate.
Oppure dovremmo aggiungere che la reale volontà popolare, che nel 2013 venne chiamata a esprimersi - attraverso un sondaggio elettronico promosso dalla Presidenza del Consiglio, è stata totalmente disattesa da questa riforma costituzionale?
Carta Canta!
E' sufficiente scaricare e leggersi il RAPPORTO FINALE della "Consultazione pubblica sulle riforma costituzionali" per osservare che NESSUNA delle indicazioni riportate dal documento presidenziale e comunque sintesi della Voce Popolare, è stata accolta.
A seguire - in galleria immagini - alcune slide di sintesi riportate dal Documento Finale in questione.
Penso che, nonostante tardivamente, ci siano sufficienti motivi di analisi e riflessione prima di infilarsi nella cabina elettorale.
Informatevi e meditate.
In allegato troverete anche la riforma costituzionale proposta confrontata con gli articoli che verranno modificati e rimossi.
Un elettore informato è un cittadino attivo e cosciente.
(in allegato: 3 Pdf documenti -
in galleria immagini: slide tratte dal Rapporto Finale)
La sfida referendaria si fa sempre più aspra. I toni si alzano e sempre più con loro, il tasso di insulti più o meno velati.
di Lamberto Colla Parma 20 novembre 2016
Lo scontro tra i sostenitori del SI e quelli favorevoli al NO è duro, quasi violento, sempre meno tecnico e sempre più politico.
Il confronto tra i rappresentanti dei due schieramenti, promosso dalle molteplici "tribune politiche" televisive, piuttosto che dalle colonne dei giornali, propone agli elettori uno scontro politico invece di una reale discussione a sostegno delle ragioni del cambiamento piuttosto che del mantenimento.
E pensare che, se ben 47 articoli della Carta Costituzionale sono stati intaccati dalla proposta referendaria, molte sarebbero le argomentazioni da esporre alla pubblica conoscenza.
Invece, gli argomenti più dibattuti restano sempre i soliti tre o quattro: il risparmio economico con chi sostiene che i 50 milioni sono una bazzecola rispetto al "costo" che si pagherà in termini di libertà in conseguenza dello stravolgimento dell'impianto costituzionale; l'alienazione del CNEL (probabilmente un Ente sconosciuta sino a oggi dalla gran parte della popolazione) e al recupero dei suoi costi (tra 9 e 12 milioni anno. In 70 anni è costato 1 miliardo di euro), la riduzione dei parlamentari e il depotenziamento del Senato.
In questo scenario di "informazione deficitaria in contenuti" e di scontro politico di bassissimo profilo (da "Mandiamo a Casa "Renzi" a "Se vince il NO rimane tutto come prima e le riforme resteranno ferme ancora per altri 70 anni" oppure "Meglio così piuttosto che lasciare tutto come era", come per dire "E' buono solo perché si fa qualcosa" ci si mettono di mezzo i giornali Finanziari di mezzo mendo a creare confusione e generare le solite paure agli elettori nostrani.
L'ultimo spauracchio arriva dall'autorevole giornale economico britannico "The Economist" che ci spiega perché bisognerebbe votare NO.
In breve sintesi, secondo l'editorialista inglese, "la modifica costituzionale proposta dal Signor Renzi non riesce ad affrontare il problema principale, che è la mancanza di volontà di affrontare le riforme dell'Italia. E i benefici secondari sono controbilanciati dagli svantaggi" Il rischio - prosegue l'articolo - è che, "nel tentativo di fermare l'instabilità che ha dato all'Italia 65 governi dal 1945 venga eletto un uomo forte. Questo nel Paese ha già prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupante la vulnerabilità al populismo".
Sarei curioso di capire come può essere venuto in mente, a una persona intellettualmente onesta, di affiancare Berlusconi a Mussolini.
E comunque, in terra nostrana, non ho sentito alcuno gridare allo scandalo come quando Berlusconi etichettò Martin Shultz con l'appellativo di "kapò".
Un bel "Ma VAFFA" ci starebbe bene.
Sette sindaci italiani per parlare dell'Italia dei sindaci, alla Camera di Commercio. Assente il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris.
Parma, 19 novembre 2106. Sei sindaci italiani di varie estrazioni politiche, di varie regioni e di varie dimensioni alla Camera di Commercio, su invito del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, per parlare de: "L'Italia dei sindaci. Buone idee dalle città per cambiare il futuro del Paese", ogni primo cittadino ha parlato delle proprie esperienze ma si è approfondito anche il tema di grande attualità legato a: sicurezza e immigrazione.
E' stato un momento di confronto, di dibattito e di approfondimento proficuo che ha visto il contributo, oltre che del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, di Flavio Tosi, sindaco di Verona; di Giuseppe Sala, sindaco di Milano; di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, di Roberto Pella, sindaco di Valdengo e di Paolo Erba sindaco di Malegno. E la prima domanda che ha posto il moderatore dell'incontro, il giornalista Ferruccio Sansa de "Il Fatto Quotidiano", è stata proprio che cosa può fare, oggi, il primo cittadino?. Tanto, secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha sottolineato come i sindaci debbano essere animati da una grande forza di volontà per lavorare e migliorare la vita dei cittadini, nella quotidianità, ma anche nel progettare il futuro della città e a trovare i fondi necessari per fare in modo che questi progetti si realizzino.
Il confronto ha visto tutti i primi cittadini parlare di esperienze e progetti che hanno segnato le loro città . Il sindaco di Milano ha parlato di rilancio della città in termini di programmazione urbanistica e di approccio al tema del welfare. Un tema, questo, di cui ha parlato anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha focalizzato il proprio intervento sul nuovo welfare di comunità e l'esperienza portata avanti a Bergamo con le reti sociali di quartiere. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, si è concentrato sul tema della rigenerazione urbana fondata su quattro principi cardine: sostenibilità, attrattività, inclusività ed equilibrio. Il WoPa – WorkoutPasubio – ne è un esempio, così come il tema del recupero del complesso di San Paolo, in vista della collocazione della Fondazione Unesco e di progetti culturali trasversali. Flavio Tosi ha ribadito la necessità di andare verso amministrazioni locali che siano efficienti, in grado di offrire servizi di qualità a costi concorrenziali. Ed ha auspicato il fatto che si vada sempre più verso un'autonomia finanziaria dei Comuni, sbloccando il patto di stabilità. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha parlato della situazione debitoria del Comune di Venezia al suo arrivo come sindaco. "Il debito consolidato era pari a 799 milioni di euro e l'abbiamo ridotto in poco tempo di 30 milioni di euro".
Il primo cittadino della ex Repubblica Marinara ha parlato di sicurezza e lavoro e della necessità di investire per i giovani e di fare rete tra i Comuni
italiani. Roberto Pella, sindaco di Valdengo, ha auspicato maggiori poteri ai sindaci e si è detto favorevole ad un ruolo maggiore per i Comuni, "ponendo al primo posto, sempre, l'interesse generale". Paolo Erba, sindaco di Malegno, ha ricordato le esperienze virtuose in tema ambientale del piccolo Comune della val Camonica con soli 2.000 abitanti e si è ricollegato anche alle buone pratiche messe in atto come Amministrazione che fa parte dell'Associazione dei Comuni Virtuosi per cui è intervenuto, al convegno, Marco Boschini, il coordinatore. Il convengo ha visto il patrocinio dell'Anci – Associazione dei Comuni Italiani - ed è stato caratterizzato da un dibattito legato al tema della sicurezza e immigrazione.
Un tema scottante e di grande attualità per cui i primi cittadini hanno suggerito diversi modi di affrontarlo. Quello che è emerso è che le cose così non vanno e che ci vuole un cambiamento. Si va da un posizione radicale del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che propone un blocco navale umanitario, a quella di Flavio Tosi, sindaco di Verona, che ha parlato della necessità di certezza delle pena per chi compie alcuni tipi di reato.
"Chi ruba e spaccia sono sempre gli stessi – ha detto Tosi – e lo fanno perché tanto tornano sempre in libertà". La ricetta di Tosi è quella di fare in modo che i migranti siano distribuiti in base al rapporto con il numero di abitanti della città che li accoglie e che siano previsti lavori gratuiti in favore della collettività da parte loro. Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha rimarcato il fatto che non tutti i Comuni fanno la loro parte e che i sindaci leghisti si rifiutano di accogliere i migranti. Giorgio Gori ha sottolineato come solo 2 mila Comuni italiani accolgano i migranti, su 8 mila, ed ha lamentato la mancanza di regole certe. Ha auspicato la realizzazione di percorsi adeguati per coloro che sono in Italia, percorsi che rispettino prima di tutto la dignità dell'individuo e che favoriscano l'integrazione.
Sul tema della sicurezza il sindaco di Parma ha sostenuto la necessità che il Governo stralci i costi, che i Comuni devono sostenere per garantirla, dal patto di stabilità, prevedendo la possibilità di assumere agenti e con maggiori risorse disponibili per la tutela e la garanzia dell'ordine pubblico.
(a seguire la Galleria Immagini a cura di Francesca Bocchia)
Alla ricerca del consenso a tutti i costi. La propaganda referendaria, sempre più spregiudicata, ha assunto sin dall'inizio un carattere politico piuttosto che tecnico. E dopo? Dopo inizierà la campagna elettorale. I conti e i problemi dell'Italia resteranno ancora in attesa di soluzione. Quando mai si ripeterà una congiuntura economica come quella degli ultimi due anni e che l'Italia non ha saputo sfruttare?
di Lamberto Colla Parma 20 novembre 2016
Distratti per alcune settimane dall'infuocata campagna elettorale statunitense, divisi tra i sostenitori della lady di ferro rappresentante di quella oligarchia finanziaria che vorrebbe governare il mondo e l'outsider eclettico e verace miliardario Trump, che in totale solitudine ha sfidato tutto e tutti, rappresentante invece di quella media e bassa borghesia statunitense preoccupata per le proprie sorti e per quelle dell'industria americana, abbiamo accantonato le preoccupazioni legate allo stato di salute della nostra economia, del nostro bilancio e della resa dei conti politica che si consumerà, presumibilmente, con il prossimo referendum.
Questa lunghissima campagna referendaria ha fatto perdere un anno di attività politica, quella onorevole, a favore di una azione tutta imperniata sulla figura del Presidente del Consiglio che, occorre dargli merito, ha saputo reggere e contrastare con invidiabile lucidità, spudorata astuzia e onnipresenza fisica. Dalla Radio, alla televisione, un giorno a Washington e il giorno seguente a Bari. Energie che, se fossero state messe a frutto nell'interesse collettivo, avrebbero prodotto la "rivoluzione" da moltissimi auspicata e per la quale, il giovane Renzi, da quando venne incoronato da Giorgio Napolitano, avrebbe ottenuto il consenso anche di buona parte del centro destra moderato.
Il risultato, invece, almeno dal punto di vista economico, è stato miserrimo.
I lacchè governativi hanno esultato all'annuncio dell'ISTAT che registrava, per il terzo trimestre 2016, un +0,3% di PIL che diventava ben 0,9% sui 12 mesi. Ben oltre le aspettative ha dichiarato il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. D'altra parte cosa ci si può attendere da un Ministro che non sa quanto costa in litro di latte, una retta d'asilo o un litro di benzina. Ben venga che sia ottimista, almeno lui.
Non vorrei però che il Ministro Padoan, il Primo ministro Renzi e tutti gli altri governativi e paragovernativi, ritenessero di essere stati loro e la loro politica economica gli artefici di questa crescita "mostruosa".
Anzi, a ben pensare, sono loro i responsabili di questo disastro economico.
In tre anni la nostra crescita è stata praticamente a ZERO o ZERO VIRGOLA nonostante la concomitanza di fattori macroeconomici favorevoli e irripetibili (dal prezzo del petrolio ai minimi storici e sul quale si è speculato mantenendo i prezzi al consumo elevatissimi), al mega aiuto di Draghi, che sfidando i falchi tedeschi, ha imposto e poi rinnovato il Qe (Quantitive Easing) mantenendo un tasso di interesse prossimo a zero. Un grazie va anche alla grande finanza para-governativa che ha mantenuto lo spread entro valori più che accettabili (da 100 a 120 circa quando al tempo di Berlusconi l'avevano spinto anche oltre 600).
Insomma tutta una serie di aiutini che hanno consentito alle economie di altri Paesi UE in crisi come noi (leggi Spagna ad esempio alle prese tra l'altro con una crisi politica e istituzionale non indifferente) di fare passi da gigante, almeno rispetto a noi.
E allora caro Ministro, se vuole attribuirsi il merito glielo concediamo tutto. Un merito vergognoso di cui Le assegnamo, visto che lo apprezza, tutta la responsabilità professionale e politica.
Ma l'ultima, in ordine di tempo, vergognosa manovra da parte di un manipolo di deputati (12 parlamentari PD) para-governativi, è stata tentata durante la baraonda degli emendamenti alla Legge di Stabilità. Un emendamento, infatti, avrebbe previsto, con la scusa del riordino, di introdurre l'IMI (Imposta Municipale Immobili) in sostituzione e accorpamento di IMU e TASI. Peccato che la nuova imposta avrebbe generato un maggiore gettito fiscale.
Un errore, è stata la giustificazione, e infine Renzi stesso si è gettato nella mischia dichiarando che le "Tasse non si aumentano".
Bene, Ben detto Matteo. Attento che i tuoi vassalli stanno tradendo le tue aspettative.
Conclusioni
Dopo la figuraccia della cena con Obama e del sostegno alla Trumpata Hillary (tra l'altro il Ministero dell'Ambiente ha versato un sostegno di oltre 100.000€ alla fondazione Clinton), della bocciatura della legge di stabilità presentata in commissione UE (dopo poche ore gli Uemanoidi di Bruxelles si sono accorti che mancavano delle coperture o non tornavano i conti delle spese), il Gianburrasca della politica italiana, alza il tiro e minaccia il Veto al bilancio UE, scatena alcuni "Bravi" a introdurre qualche emendamento correttivo, il tutto mentre macina migliaia di chilometri a promuovere il Si al referendum, di piazza in piazza, e stalkerizzando i residenti esteri con una lettera promozionale (chissà quanto sarà costata al PD) che tra l'altro riporta il sito web sbagliato che punta a un sito Sostenitore del NO!
Un errore dovuto alla fretta e alla paura di perdere, come i sondaggi (per quel che valgono) stanno indicando.
Provare per Credere, cliccate: www.bastausi.it
Ormai siamo tutti alla frutta!
I sondaggi han fatto flop, gli intellettuali hanno capito poco per non dire altro, i media non hanno condizionato come pensavano e il popolo americano ha scelto quello che non piaceva a nessuno dei "radical chic". E allora giù a manifestare come se la maggioranza non avesse più potere democratico solo perché non è più "Dem".
di Lamberto Colla Parma 13 novembre 2016
La più grande sorpresa, ciò che ancor più sconcerta, è la sorpresa di chi si dice sorpreso. Come se, tutto quello che sta accadendo nel mondo occidentale, ancor più in Unione Europea ma trova la massima espressione nella nostra piccola repubblica mediterranea, fosse cosa normale e non straordinaria, illogica e antidemocratica.
Senza entrare nel merito delle qualità dei due ex candidati alla Casa Bianca, giusto o sbagliato che sia il metodo elettorale statunitense, il popolo, o quantomeno la maggioranza di esso, ha scelto Donald Trump come Presidente.
La tanto celebrata democrazia statunitense, oggi che ha scelto il candidato "stravagante", comincia a offuscarsi? Il vero potere, quello meno visibile, quello che governa i Governi, attraverso la finanza con l'ausilio delle "teste" di legno poste nei ruoli chiave dell'economia e della politica, sta cominciando a fare i conti con la democrazia e la volontà popolare e paradossalmente fuori dall'obliante ombrello delle sinistre che stentano sempre più a interpretare i reali bisogni di base, anzi, sempre più risulta connivente con il "quarto, quinto e sesto potere".
Della sinistra sono rimasti gli argomenti ma non le ideologie, il linguaggio divulgativo si è trasformato in retorica demagogica e la fatale attrazione per il denaro, quello che tutto può, l'ha fagocitata alienando i loro antichi valori, non sempre condivisibili ma onesti.
Memorabile fu l'intercettazione telefonica di Piero Fassino (all'epoca segretario DS) con Giovanni Consorte "abbiamo una Banca?" e l'esclamazione di Massimo d'Alema, "Facci sognare, Dai!", anch'essa intercettata in un colloquio con Consorte durante l'operazione BNL-UNIPOL del 2005. La "Banca", volevano la banca a tutti i costi, il simbolo di quello che contestavano, nella speranza di poter pendere in mano le redini della società intera. Invece non hanno fatto altro che intrappolarsi negli strumenti perdendo il contatto con la società civile.
Comunque, per tornare oltreoceano, è stato Trump a intercettare le esigenze della maggioranza della popolazione, comprendendo perfettamente che l'America non è limitata a New York e Los Angeles ma esistono anche gli sconfinati territori centrali e che oltre alle "Star" e ai "Finanzieri" ci sono i lavoratori e milioni di persone che hanno estrema necessità di riscatto, di uscire dalla morsa della crisi e di riaccendere la speranza di un futuro, almeno per i loro figli, avendo dato per scontato il loro sacrificio terreno sino alla chiamata al cielo.
Tutti questi, giovani e meno giovani, dotati di uno smartphone, che non leggono il Wall Street Journal, che non leggono gli editoriali delle altre grandi testate editoriali, che non ascoltano i notiziari e i talk show dei potenti media statunitensi, hanno seguito l'onda mediatica e "popolare" dei social media. Il Tam Tam digitale delle opinioni della base sociale ha decretato che fosse Donald Trump il migliore (o il meno peggio) tra i due e non gliene poteva fregare di meno di avere un nuovo primato eleggendo la prima donna allo scranno più alto del mondo. Insomma, hanno pensato per sé stessi, attraverso lo strumento meno pericoloso e più saggio: IL VOTO.
Un voto che ha fatto comunque storia. Val la pena di ricordare infatti che la vittoria è stata totale, potendo perciò i Repubblicani, contare sulla maggioranza sia al Congresso e sia al Senato.
E tutto ciò è accaduto avendo contro tutta la stampa statunitense. Non un appoggio malcelato alla Hillary Clinton, bensì una spudorata, quanto schifosamente ben poco elegante, campagna diffamatoria contro il Tycoon Typhoon Trump.
Una presa di posizione che ha sepolto, in un batter d'ali, la fama di giornalismo equidistante e libertario che la stampa anglosassone si era conquistata in secoli di storia.
Comunque tutto tornerà come prima. Le borse infatti si sono riprese dopo solo poche ore dall'elezione, i giornalisti faranno il solito voltagabbana, almeno sino alla prossima ghiotta occasione, e la finanza spenderà un po di più per ricostruire le strade che portano alle stanze dei bottoni.
Nel frattempo, qualche "intellettuale" nostrano, Fabrizio Rondolino giornalista de l'Unità, tanto per non fare nomi, comincia a pensare che il suffragio universale sia pericoloso per l'occidente.
Pericolosi sono invece tutti, e sono tanti, che la pensano come questo incauto professionista della comunicazione.
Tra certezze e sondaggi. Dal Brexit non più Brexit, alla vittoria non più scontata di Hillary al referendum costituzionale e la presumibile vittoria del NI. O forse non ci sarà proprio.
di Lamberto Colla Parma 6 novembre 2016
Sino a poche ore fa, se una certezza v'era, risiedeva nell'uscita del Regno di Sua Maestà Elisabetta II dall'UE. Il referendum popolare aveva sancito, seppure non in modo chiarissimo, la volontà del popolo britannico a abbandonare l'Unione, decidendo quindi di non completare il processo di integrazione avviato e mai portato a termine nel 1972. Tanto è vero che oltremanica è sempre stata in vigore la moneta locale (Sterlina), le unità di misura erano e sono ancora quelle anglosassoni (ll Chilogrammo, il litro e il metro sono noti agli inglesi come a noi lo sono la libbra, l'oncia e il miglio).
Fatto sta che, mentre era in pieno allestimento la laboriosa macchina che avrebbe dovuto traghettare "rapidamente" ogni cosa di sua Maestà sulla grande isola del Mare del Nord, la Corte Suprema di Londra ha accolto il ricorso presentato dalla nutrita fronda degli europeisti, stabilendo che il governo britannico dovrà richiedere il voto del Parlamento per avviare il processo di uscita dall'Unione Europea. Una questione imbarazzante per la premier Theresa May la quale sembra invece orientata a proseguire il cammino intrapreso e a far votare l'articolo 50 del trattato di Lisbona, contando su una solida maggioranza. Brexit Si o No?
Incertezza per incertezza, oltreoceano invece, il "Typhoon Trump" sta investendo la "Clinton Troop".
Un uomo solo contro tutti, contro persino il proprio partito, sta navigando a gonfie vele e, proprio nelle ultime ore, i sondaggi lo vedono addirittura favorito. Pochi punti percentuali separano i due candidati al governo della più grande potenza economica e militare del mondo e la vittoria dell'uno sull'altra sarà determinante dal numero di coloro che andranno a votare.
Urne tradizionalmente poco frequentate, quelle statunitensi, che nel caso dovessero, anche di poco, superare la quota delle precedenti tornate elettorali, i nuovi voti sarebbero, molto probabilmente, della frangia di protesta e quindi favorevoli a Trump, o per meglio dire, assolutamente contrari alla Clinton e al "mondo" che rappresenta. Martedi 8 novembre il popolo americano sarà protagonista, almeno per un giorno.
E qui, nella piccola Italia, nel regno dei complotti e delle trame oscure di medievali ricordi, la personalizzazione del Referendum voluta da Matteo Renzi non sta dando i frutti sperati. Gli ultimi sondaggi indicano il fronte del "No" avanti (tra il 51,5 e il 52%) sui sostenitori del "Si" e la paura di perdere sta facendo tremare il Governo al punto tale da avanzare l'ipotesi di uno slittamento primaverile della data delle consultazioni referendarie.
Voci di corridoio s'intende, alle quali però fa seguito la proposta ufficiale dello stesso Ministro dell'Interno, leader di NCD, Angelino Alfano lanciata dai microfoni di rete 102.5 lo scorso giovedi, invocando la scusa del terremoto che ha tramortito il centro Italia. Smentita immediata di Renzi ma in seguito fatta propria da alcuni Sindaci dei comuni terremotati.
E se una tale richiesta dovesse venire formalizzata da quella popolazione, chi mai avrebbe il coraggio di opporsi pur di garantire un po' di tranquillità a quei concittadini che, dal 24 agosto a oggi, sono stati "torturati" da oltre 22.000 scosse telluriche? La paura fa 90.
#maiunagioia - Siamo entrati nella nuova era geologica: l'antrapocene. Secondo il Living Report 2016 del WWF, entro 4 anni il 67% delle specie scompariranno.
di Lamberto Colla Parma 30 ottobre 2016
Con l'assalto a Mosul, comincia a scemare l'interesse mediatico verso l'Isis, almeno fino al prossimo devastante attentato che si consumerà in una capitale occidentale. il terrorismo mediatico rimane circoscritto all'elegante scontro tra il Tycoon candidato alla Casa Bianca e la fedele consorte dell'ex presidente statunitense e, in terra nostrana, dallo scontro titanico tra i sostenitori del Si e del No piuttosto che dall'intrigo romano che vede il governo capitolino sempre più compromesso dalla congiura dei frigoriferi.
Ben poca roba anche perché ormai sono argomenti consumati e prossimi a una naturale conclusione, a esclusione della vicenda "Raggi" che invece continuerà a illuminare la vita politica nazionale grazie ai complottisti romani.
Occorreva quindi una nuova argomentazione tragica per rimpolpare le cronache catastrofistiche, quelle che tengono alto il valore dell'hastag #maiunagioia.
Ecco che, con l'approssimarsi della nuova Conferenza mondiale sul Clima, il COP 22 che si terrà in Marocco tra il 7 e il 18 novembre, le problematiche ambientali vengono incontro alla esaurita fantasia della tensione che tanto fa audience.
E allora giù con i titoloni che segnano il count down del "Globo".
La concentrazione di CO2, che ha superato la soglia limite di 400 ppm (parti per milione) segnando un nuovo e inquietante record proprio nell'anno in corso, piuttosto che l'estinzione del 67% delle specie animali e vegetali prevista entro il prossimi 4 anni.
E' quello che ha rilevato il rapporto Living Planet 2016 del WWF nel quale l'organizzazione si spinge addirittura a identificare un nuovo periodo geologico: l'antrapocene. "Per la prima volta nella storia l'impatto, scrive il WWF, delle attività umane sui sistemi viventi del Pianeta è stato talmente forte da generare la 'nascita' di un nuovo periodo geologico nella storia della Terra, l'Antropocene".
"Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti", ha dichiarato Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale - Non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo: la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani. Senza le specie animali gli ecosistemi crolleranno e con loro i 'servizi' che la natura ci fornisce quotidianamente come la purificazione dell'aria, dell'acqua, il cibo e la difesa dai cambiamenti climatici."
Attendiamo quindi con ansia il 19 novembre per sapere cosa avranno deciso di fare i grandi inquinatori della terra (forse decideranno di aumentare i limiti di legge? - vedi Dieselgate Volkswagen), nel frattempo (8 novembre) avremo il nuovo capo della più grande potenza mondiale, mentre dovremo restare ancora col fiato in sospeso per 15 giorni prima di conoscere che fine farà la nostra Costituzione, o almeno i "soli" 47 articoli che verranno più o meno ritoccati o alienati.
Chissà come l'avrebbe sottolineata il grande Totò. Ti mando in pensione prima, ti riduco l'importo e ti gravo di un mutuo ventennale. D'altronde se i mutui non li accendono i pensionati, unici possessori di entrate certe, chi li può stipulare?
di Lamberto Colla Parma 23 ottobre 2016
Infine arriverà il 4 dicembre. Giornata della liberazione dal referendum.
Nella speranza che dopo la vittoria del SI o del NO si possa tornare a parlare di economia e soprattutto di lavoro con l'augurio che, con le teste sgombre da problemi elettorali, i benpensanti di Roma ritrovino un po' di lucidità.
Credo, e non voglio essere sospettoso, che la lucidità intellettuale non sia stata da guida alla pensata dell'APE (Anticipo Pensionistico), semmai sia stato il frutto di quella quota di cervello propensa al sadismo.
Se all'inizio si poteva pensare che la notizia fosse una delle tante assurde seminate su Facebook, con l'andare del tempo invece, è diventata sempre più popolare per finire infine, nell'ultimo Consiglio dei Ministri (15/10/2016 n° 136), ad avere un capitolo tutto suo e una assegnazione di risorse per 7 miliardi (in tre anni), quindi una cosa seria!
"L'Anticipo pensionistico (APE) spetta ai lavoratori che - si legge nel comunicato stampa della presidenza del consiglio - abbiano almeno 63 anni e sono a 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia. Potranno accedere all'APE sociale i lavoratori che abbiano almeno 30 anni di contributi se disoccupati, invalidi o con di parenti 1° grado con disabilità grave oppure per chi avrà raggiunto i 36 anni di contributi facendo dei lavori cosiddetti "pesanti". Queste categorie di lavoratori potranno andare in pensione fino a tre anni e sette mesi prima senza nessun onere fino a 1.500 euro lordi di pensione. Potranno accedere all'APE volontaria i lavoratori che avranno 20 anni di contributi versati, in questo caso la rata di restituzione del prestito andrà di media dal 4,6% al 4,7%. L'APE aziendale ha gli stessi meccanismi di funzionamento di quella volontaria, ma i costi dell'operazione del prestito saranno a carico dell'azienda. Tutti gli iscritti presso due o più forme di assicurazione obbligatoria avranno diritto al cumulo gratuito dei contributi ai fini della pensione anticipata e di vecchiaia."
In breve sintesi l'APE sarebbe, secondo i nostri politici, una risposta adeguata allo sconsiderato aumento dell'età pensionabile messo in campo dai predecessori di Matteo Renzi (leggi Fornero/Monti). E allora, per non essere da meno in termini di fantasia e sadismo, anziché rimuovere l'ostacolo, il Governo ha pensato di dare il ben servito, a chi dopo una vita lavorativa e spesso molto pesante, premiandolo con un bel mutuo sul groppone.
Neanche nel miglior Fantozzi sarebbe accaduta una cosa simile.
Forse, avranno pensato, con un colpo solo risolviamo due problemi:
1. liberiamo anticipatamente dei posti di lavoro che potranno andare a disposizione di giovani (ovviamente ventenni con pluriennale esperienza nel settore, disponibilità a trasferte e madrelingua inglese, tedesco e cinese!);
2. sosteniamo il sistema bancario che non riesce più a fare accendere un mutuo nemmeno a pagarlo.
Intanto che ci si arrovella a trovare soluzioni improbabili ai problemi nazionali, l'economia sommersa è in costante crescita e ormai stimata prossima ai 200 miliardi, i licenziamenti per giusta causa sono aumentati del 31% e le assunzioni sono diminuite. E' bastata la promessa di eliminare Equitalia, per far raffreddare i bollenti spiriti degli italioti ormai incapaci, non solo a reagire, ma a giudicare con equità e soggettività.
Per il futuro meglio attrezzarsi con un calessino, APE ovviamente.
(Foto copertina: Piaggio Ape_C-foto-M.Huwyler)
Sconcerta la libertà di movimento che dimostrano i terroristi dell'isis. Entrano da profughi, trovano riparo e si muovono avanti e indietro dalla Siria come se nulla fosse.
di Lamberto Colla Parma 16 ottobre 2016
Una libertà di movimento conclamata con l'attentato all'aeroporto di Bruxelles e ancor prima con la rocambolesca fuga di un attentatore di Parigi, il famigerato Salah Abdeslam. In fuga per 4 mesi venne ritrovato a "casa" nel quartiere della capitale belga, quel Molenbeek arcinoto per essere culla del terrorismo islamista.
Ma quello che lascia sconcertati è l'epilogo del presunto terrorista di Chemniz. Sfuggito alla cattura delle teste di cuoio tedesche che alcuni giorni fa fecero irruzione nel suo appartamento in Sassonia, è riuscito a trovare riparo a Lipsia presso altri siriani. Un luogo a lui noto, potenzialmente "molto sicuro" dove invece venne dai suoi stessi concittadini immobilizzato, legato e consegnato alla polizia locale (l'equivalente dei nostri vigili urbani), la quale non fece altro che prelevare il "pacco" con il loro bel furgoncino di servizio per consegnarlo alle autorità giudiziarie.
In tutto questo fanno sorridere tre episodi: il ridicolo messaggio in twitter del capo della polizia che, dopo la cattura del presunto terrorista, peraltro avvenuta senza il loro diretto contributo, scrive "siamo sfiniti ma strafelici", quindi i ringraziamenti della cancelliera tedesca ai due profughi siriani che impacchettarono il terrorista, o presunto tale, e che devono esserle costati qualche litro di bile sapendo quanto ami i profughi.
Come non ricordare il luglio 2015 quando, in una trasmissione TV, la Cancelliera fece piangere una ragazzina palestinese, sostenendo che "la politica è dura" e che "non possiamo accogliere tutti".
Infine, e qui si innesca la tragedia nella farsa, il giovane aspirante terrorista riesce a togliersi la vita in carcere impiccandosi con la sua camicia e portando nella tomba le preziose informazioni riguardo alla sua cellula terroristica e alle dirette relazioni con fiancheggiatori e sostenitori del "califfato".
Un suicidio che necessita di indagini molto approfondite e di cui va fatta chiarezza rapidamente per non lasciare le ombre e i sospetti di un altro fatto eccellente avvenuto a fine anni '70 nelle carceri tedesche: il "suicidio" di alcuni componenti della banda Baader-Meinhof, avvenuto all'indomani della esecuzione di un ostaggio, il presidente degli industriali tedeschi ed ex ufficiale SS Hanns-Martin Schleyer, rapito il 5 settembre 1977 allo scopo di "scambiarlo" con il prigioniero Andreas Baader e altri componenti del gruppo terroristico RAF (Rote Armee Fraktion).
Se la Germania in questi ultimi giorni ha mostrato lacune immense nei suoi apparati di sicurezza, altri Paesi l'avevano già ampiamente dimostrato prima. Certamente non hanno eccelso i servizi di sicurezza francesi (Parigi e Nizza hanno pagato un tributo esagerato) o quelli belgi che, tra i fatti di Bruxelles e Charleroi, hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza.
Vengono i brividi pensare a quale modello verrà fatto riferimento per istituire la Polizia di Frontiera Europea.
Meglio il modello tedesco o quello italiano? Da noi almeno Fabrizio Corona è sotto costante vigilanza 24 ore su 24.
Che strana l'europa!
Meglio votare informati. Un invito a leggere le modifiche comparate del testo della costituzione (vedi in allegato). Sul quesito referendario qualche dubbio viene.
di Lamberto Colla Parma 9 ottobre 2016 - Il 4 dicembre finalmente si andrà a votare e saremo chiamati a mettere una crocetta su un SI o un NO che, a quanto si legge e ascolta nelle ultime settimane, sarà determinante per la ripresa economica dell'Italia.
Un'Italia la cui economia mostra evidenti segnali di agonia più che di convalescenza, al punto che la Corte dei Conti ha dichiarato troppo ottimistiche le aspettative di crescita del PIL, +1%, per il 2017.
Un tema molto sentito dagli italiani al punto da indurre Matteo Renzi a modificare la strategia di comunicare questa lunghissima campagna referendaria, già iniziata lo scorso febbraio, spostandola dal piano personale (Se vince il NO me ne vado) a quello economico, sostenendo che la vittoria del SI rilancerà l'economia del nostro Paese.
E siccome personalmente non riesco a immaginare questa diretta connessione tra ripresa economica e modifica della Costituzione, mi sono tornato a rileggere il testo per vedere se qualcosa mi fosse sfuggito (E' possibile scaricare il testo della Camera in formato pdf dal link "Allegati").
Indubbiamente, con l'adozione del nuovo testo, le procedure legislative verrebbero enormemente alleggerite.
Alla Camera dei Deputati (sempre più "governativa" grazie al premo di maggioranza destinato alla lista che supera il 40%. "Italicum") e al Presidente della Camera stessa vengono orientati nuovi poteri. Sarà infatti il Presidente della Camera a assumere ad interim le veci del Presidente della Repubblica in caso di sua impossibilità (attualmente è il Presidente del Senato la seconda carica dello Stato). Lo stato di guerra sarà deliberato dalla sola Camera dei Deputati e la fiducia o sfiducia del Governo passerà al vaglio esclusivamente dalla Camera dei Deputati, solo per raccogliere qualche esempio.
Nella nuova proposta viene enormemente ridotta la facilità di proporre leggi di iniziativa popolare. Infatti, se attualmente occorrono 50mila firme per proporre alla discussione parlamentare un testo di legge, dopo la modifica costituzionale il numero di firme triplicherà passando da 50 a 150mila.
Non riesco invece a trovare, nel nuovo testo, giustificazione forte al "risparmio", salvo nella riduzione dei costi del Senato (ridotto a 95 elementi non eletti) e nella abrogazione del CNEL, organismo costituzionale nato come organo consultivo del Parlamento per quanto riguarda l'economia e il lavoro, il cui costo, molto probabilmente sarebbe stato ancora sostenibile dallo Stato (meno di 20 milioni all'anno, mentre alle Province "abrogate" nel 2015 è andato ben 1 miliardo).
Una considerazione finale sul quesito referendario:
pare esso stesso uno spot promozionale a favore del SI ove si richiami l'attenzione a temi molto sentiti dal popolo: "La riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni", mentre la croce sul SI non è solo questo ma molto altro.
Leggere, pensare e poi votare!
Un tripudio di Auguri per gli 80 anni del "cavaliere". Un "coccodrillo" anticipato o un'occasione di incrementare le tirature o per celebrare l'ammaina bandiera del politico ormai ritirato a vita privata, tra nipotini e la Pascale?
di Lamberto Colla Parma 2 ottobre 2016 - Molti si irriteranno ma, volenti o nolenti, nella storia d'Italia c'è anche Berlusconi. E il giorno del suo 80esimo compleanno, è stata la notizia del giorno e di prima pagina su quasi tutte le testate nazionali e televisive alla pari dei 40 anni di Francesco Totti qualche giorno prima.
Se la cosa era prevedibile per il "pupone" nazionale che, con la sua fedeltà alla squadra (Roma) e alla nazionale è entrato nelle simpatie e nei cuori di tutti, sportivi e non, meno prevedibile era l'augurio di moltissimi politici, nazionali e esteri, e gli ampi spazi destinati dalla stampa a Silvio Berlusconi.
C'è chi ha raccontato "fortuna, sentimenti e rivoluzione" nelle 20 parole che hanno descritto la storia di Berlusconi occupando una intera pagina del tabloid (il Messaggero), chi si è soffermato più sulla carriera politica e giudiziaria, piuttosto che sulla vita privata, fatto sta che, esclusi pochissimi, la gran parte hanno voluto partecipare alla festa celebrativa degli 80 anni di Silvio Berlusconi.
Anche lo steso Matteo Renzi sembra abbia voluto partecipato alle celebrazioni del fondatore di Forza Itallia, recuperando e rilanciando l'idea del Ponte sullo Stretto. Lo ha detto durante la cerimonia per i 110 anni dell'impresa di costruzioni Salini-Impregilo, spiegando che la sua costruzione porterà 100mila posti di lavoro. E fa un "mea culpa", a nome e per conto del PD, dichiarando che "Sbagliammo a ridere con Sarkozy e Merkel di Berlusconi" prendendo atto che l'atteggiamento di scherno usato nei confronti dell'ex premier alcuni anni fa da parte di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel era sbagliato. E ancora più sbagliato era l'atteggiamento della sinistra italiana, che non si rendeva conto di quanto fosse grave quella mancanza di rispetto verso il nostro Paese e non solo verso l'uomo Silvio Berlusconi.
Lo stesso "Il Fatto Quotidiano", oggi guidato dall'acerrimo "nemico" Marco Travaglio, l'ha celebrato, a modo suo, raccontando delle sue memorabili gaffe o spregiudicate provocazioni (vedi l'etichetta di Kapò all'eurodeputato Martin Shultz che in seguito sarebbe divenuto uno dei più alti vertici dell'UE) e riproponendo, in un altro dei diversi servizi dedicati all'ex premier, un'intervista di Berlusconi rilasciata al settimanale "CHI" pochi giorni prima dell'anniversario. In un articolo arrivò persino a contestare il servizio del TG2 (troppo lungo) quando, nell'arco di 48 ore, la Testata di Peter Gomez ha realizzato una decina di pezzi.
Anche "Repubblica" richiama la stessa notizia e l'intervista di Berlusconi con la copertina di "CHI" in bella vista dandone un taglio da "nonno" e di politico ormai pensionato.
Tutta Italia sembrava essersi fermata quel 29 settembre. Su Twitter #Silvio80 domina incontrastato e udite, udite, addirittura Eugenio Scalfari attende l'ottantesimo per rivelare che su Berlusconi si era sbagliato
Un tripudio di AUGURI che mi sono sembrati una accozzaglia di "coccodrilli" e, se fossi stato in Berlusconi, dopo l'iniziale comprensibile momento di piacere, mi sarei toccato gli "zebedei" e seduto su un blocco di ferro.
Insomma, nonostante tutto, il "Berlusca" fa sempre notizia e ... tirature.
(Nella foto di copertina Silvio Berlusconi ricevuto al Congresso americano - 1 marzo 2006)
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