Tra certezze e sondaggi. Dal Brexit non più Brexit, alla vittoria non più scontata di Hillary al referendum costituzionale e la presumibile vittoria del NI. O forse non ci sarà proprio.
di Lamberto Colla Parma 6 novembre 2016
Sino a poche ore fa, se una certezza v'era, risiedeva nell'uscita del Regno di Sua Maestà Elisabetta II dall'UE. Il referendum popolare aveva sancito, seppure non in modo chiarissimo, la volontà del popolo britannico a abbandonare l'Unione, decidendo quindi di non completare il processo di integrazione avviato e mai portato a termine nel 1972. Tanto è vero che oltremanica è sempre stata in vigore la moneta locale (Sterlina), le unità di misura erano e sono ancora quelle anglosassoni (ll Chilogrammo, il litro e il metro sono noti agli inglesi come a noi lo sono la libbra, l'oncia e il miglio).
Fatto sta che, mentre era in pieno allestimento la laboriosa macchina che avrebbe dovuto traghettare "rapidamente" ogni cosa di sua Maestà sulla grande isola del Mare del Nord, la Corte Suprema di Londra ha accolto il ricorso presentato dalla nutrita fronda degli europeisti, stabilendo che il governo britannico dovrà richiedere il voto del Parlamento per avviare il processo di uscita dall'Unione Europea. Una questione imbarazzante per la premier Theresa May la quale sembra invece orientata a proseguire il cammino intrapreso e a far votare l'articolo 50 del trattato di Lisbona, contando su una solida maggioranza. Brexit Si o No?
Incertezza per incertezza, oltreoceano invece, il "Typhoon Trump" sta investendo la "Clinton Troop".
Un uomo solo contro tutti, contro persino il proprio partito, sta navigando a gonfie vele e, proprio nelle ultime ore, i sondaggi lo vedono addirittura favorito. Pochi punti percentuali separano i due candidati al governo della più grande potenza economica e militare del mondo e la vittoria dell'uno sull'altra sarà determinante dal numero di coloro che andranno a votare.
Urne tradizionalmente poco frequentate, quelle statunitensi, che nel caso dovessero, anche di poco, superare la quota delle precedenti tornate elettorali, i nuovi voti sarebbero, molto probabilmente, della frangia di protesta e quindi favorevoli a Trump, o per meglio dire, assolutamente contrari alla Clinton e al "mondo" che rappresenta. Martedi 8 novembre il popolo americano sarà protagonista, almeno per un giorno.
E qui, nella piccola Italia, nel regno dei complotti e delle trame oscure di medievali ricordi, la personalizzazione del Referendum voluta da Matteo Renzi non sta dando i frutti sperati. Gli ultimi sondaggi indicano il fronte del "No" avanti (tra il 51,5 e il 52%) sui sostenitori del "Si" e la paura di perdere sta facendo tremare il Governo al punto tale da avanzare l'ipotesi di uno slittamento primaverile della data delle consultazioni referendarie.
Voci di corridoio s'intende, alle quali però fa seguito la proposta ufficiale dello stesso Ministro dell'Interno, leader di NCD, Angelino Alfano lanciata dai microfoni di rete 102.5 lo scorso giovedi, invocando la scusa del terremoto che ha tramortito il centro Italia. Smentita immediata di Renzi ma in seguito fatta propria da alcuni Sindaci dei comuni terremotati.
E se una tale richiesta dovesse venire formalizzata da quella popolazione, chi mai avrebbe il coraggio di opporsi pur di garantire un po' di tranquillità a quei concittadini che, dal 24 agosto a oggi, sono stati "torturati" da oltre 22.000 scosse telluriche? La paura fa 90.