Aumenta la probabilità che attentati di matrice islamista colpiscano l'Italia. Intanto la Turchia è sotto attacco ma nessuna manifestazione di solidarietà è stata promossa dai nostri "demagoghi", come invece avvenne per Parigi e per Orlando ad esempio.
di Lamberto Colla Parma 15 gennaio 2017
Non dobbiamo farci illusioni. Il terrorismo internazionale, prima o poi, toccherà anche noi. Non ha usato mezze parole il Capo della Polizia Franco Gabrielli parlando davanti alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle periferie.
Non un modo per mettere avanti le mani, ha spiegato l'ex Capo del SISDE e della Protezione Civile, ma la constatazione oggettiva dello stato d'avanzamento nel percorso di organizzazione degli attentati da parte dei presunti jihadisti posti sotto controllo, anche elettronico, e già espulsi.
La piaga della radicalizzazione, le nostre banlieue sono le carceri e il web, è in espansione e a preoccupare Gabrielli sono due fattori principali:
- il terrorismo "liquido", sul quale anche noi avevamo posto l'accento a seguito dell'attentato di Berlino, al di là dell'analogia con Nizza dove in comunione vi era la tipologia di "arma" utilizzata, è risultata sostanzialmente diversa la struttura organizzativa e la modalità di esecuzione.
- la senilizzazione e riduzione del numero di poliziotti (-14,5%). Il blocco del turnover ha portato a una carenza del 14,5 per cento l'organico ideale e i poliziotti ancora a 51 anni salgono sulle volanti.
In conclusione, le capacità e le esperienze individuali dei singoli poliziotti, l'efficacia del coordinamento tra le diverse forze dell'ordine e dei servizi, combinati con una dose QB (Quanto basta) di fortuna hanno fatto in modo di prevenire atti terroristici di matrice internazionale nel nostro Paese.
Però, man mano che il "Califfato" perde sul terreno di guerra, i suoi soldati dormienti e i Foreign Fighters oltre a altri esaltati reclutati in loco, vengono attivati per portare a termine azioni di terrore dal forte impatto emozionale colpendo i civili e non i simboli delle istituzioni come accadeva negli anni della tensione, a noi ben noti.
Diverso il caso della Turchia dove, in questo preciso momento storico, entrambi gli obiettivi sono nel mirino del terrorismo muovendosi in comunione. Il terrorismo di matrice Curda che attacca il cuore delle istituzioni (vedi il Procuratore sequestrato nel 2015 o il golpe del 2016 e più recentemente con l'uccisione mediatica dell'Ambasciatore Russo) al jihadismo radicale che attacca le discoteche (39 morti a Ankara).
Spiace che il mondo occidentale non pianga le vittime turche nello stesso modo con cui ha pianto le vittime di Francia o di Orlando. Sarebbe stato un gesto di sensibilità laica e di compassione cristiana da tutti apprezzato. E invece niente.
Anche la demagogia, spinta all'eccesso, è una forma di alimentazione del terrorismo. Meditate gente, meditate.
(Nella foto di copertina un momento della commemorazione parmense delle vittime di Orlando del giugno 2016 - Foto di Francesca Bocchia)