Domenica, 25 Settembre 2016 12:33

Una farsa olimpica

Prima fu Monti come leader di governo nazionale e oggi Virginia Raggi come leader della capitale a opporsi ai Giochi dei 5 cerchi. Nello scenario è mutato solo che coloro che plaudirono Monti oggi contestano la decisione della Raggi.

di Lamberto Colla Parma 25 settembre 2016
Mister Loden dimesso con il suo rifiuto alla candidatura dell'Italia alle olimpiadi 2020, assegnate poi a Tokyo, riuscì a raccogliere il plauso di quasi tutto l'arco costituzionale (Pdl escluso, ovviamente, in quanto sostenitore dell'evento attraverso la carica di Gianni Alemanno, all'epoca sindaco di Roma).

Il suo esempio di uomo morigerato, chiuso tra le mura domestiche anche nella notte di capodanno, aveva accese le speranze di una pronta ripresa economica, la revisione della spesa pubblica era già cosa fatta e la corruzione sarebbe stata sgominata in un batter d'occhi.

Il risparmio e il sacrificio come priorità. Temi molto cari ai detrattori di Berlusconi che fecero breccia negli animi dei "buonisti", di quelli disposti al sacrificio estremo (ma con la pelle degli altri), peraltro ben sostenuti da una stampa pronta a condividere i pensieri dei più forti. Altrettanto gli italiani, pecoroni e ben inquadrati e coperti, applaudirono la scelta del rigore del sacrificio.

Oggi che al governo di Roma c'è la "grillina" Virginia Raggi, rigida sostenitrice della inutilità dei Giochi Capitolini per i rischi di nuovi sprechi di denaro pubblico mentre i vantaggi andrebbero solo ai "costruttori", si trova nella condizione di essere contrastata proprio gli stessi che nel 2011 avevano così ben accolto la decisione del Premier Monti.

Non che la coerenza sia una dote italiana e comunque l'opzione di poter mutare le proprie idee è sempre concessa, ma il troppo stroppia, come dicono i vecchi saggi. Per alcuni addirittura, mutare opinione, è segno di intelligenza e io sono tra questi. Dovrebbe comunque esserci un limite dettato dal buonsenso per un verso e dal ruolo di statista dall'altro.

Personalmente rimango dell'idea che sia la decisione di Monti e sia quella del M5S, portata avanti da Virginia Raggi, siano da censurare soprattutto nelle motivazioni a sostegno.

Il non fare per "risparmiare" nel primo caso e il non fare per "non aprire alle olimpiadi del mattone" dall'altro sono esempi di incapacità di governo e di controllo.

Nuovi investimenti infrastrutturali e sportivi e visibilità avrebbero solo fatto bene a un paese in costante "decrescita infelice" da almeno 8 anni.

E' ora di cambiare registro e stimolare gli investimenti pubblici per fare ripartire l'economia. Perseverando nel rigore francescano, più a parole che a fatti posto che di revisione di spesa pubblica (Spending Review) non se ne parla più, i costi dello Stato continueranno a aumentare e il PIL, se va bene, rimarrà al palo e le imprese più appetibili avranno l'obbligo di espatriare, e le altre chiuderanno o saranno acquistate da imprenditori esteri che prima o poi le svuoteranno del know how e infine espatrieranno lasciando solo cadaveri industriali e disoccupazione.

Cari politici, è il momento di cancellare la demagogia e passare all'azione: giù le tasse e via agli investimenti pubblici, tanto per iniziare.

Poi, con una fiducia crescente, anche gli investimenti privati cresceranno e il ciclo tornerà virtuoso.

Ma questa è roba da statisti che hanno a cuore il futuro del paese mentre, ormai da troppi anni, i nostri hanno a cuore le prossime elezioni, sin dal giorno dopo della loro elezione.

Con obiettivi a breve termine e finalizzati al consenso popolare e personale, il destino dell'Italia è segnato da una lenta agonia.

(In copertina - Giancarlo Peris, ultimo tedoforo Olimpiadi di Roma 1960)

Domenica, 18 Settembre 2016 12:23

Vendetta, Senza rete.

La responsabilità sulle conseguenze derivanti dall'utilizzo improprio o spregiudicato delle parole o delle azioni, è di natura strettamente privatistica. Attenzione a non confondere la libertà con l'autorizzazione a insultare, urlare e vendicarsi. L'abuso della libertà di espressione potrebbe condurre a una limitazione di quegli straordinari mezzi di informazione che sono i social media.

di Lamberto Colla Parma, 18 settembre 2016.
Si fa presto a dire, "tutta colpa dei social media" e allora giù, a mano di vanga, a scatenare giudizi sui mezzi, Facebook in primis, come se fosse loro la colpa di quello che gli utenti, scientemente, "postano".

A ogni fatto di cronaca nera, come i due tragici casi di Tiziana da Napoli e "anonima" da Rimini, nel quale un mezzo elettronico è indirettamente coinvolto, i benpensanti cominciano a erigere barriere e a invocare una rigida regolamentazione, imputando quindi la responsabilità al mezzo di diffusione e non alla mente che ha architettato la nefandezza.

Sarebbe come di pretendere l'alienazione del servizio postale "reo" di aver recapitato la "lettera bomba" o di vietare o limitare l'uso dell'auto o dei camion perché hanno causato incidenti, piccole stragi, per arrivare addirittura a veri e propri atti di guerra (Nizza docet).

Un errore diffuso è perciò di imputare la responsabilità ai "vettore" (i Social Media), molto spesso per semplificazione coinvolgendo direttamente il primo e più noto Facebook, e non alla potenza degli strumenti che consentono ai messaggi (testuali, fotografici e video) di muoversi e diffondersi così rapidamente.

Inoltre, val la pena di ricordare che i Social Media vietano e intervengono immediatamente con la rimozione del messaggio e alla sospensione del servizio dell'utente che l'ha postato, la pubblicazione di materiale audio-visivo dal contenuto "sessuale, soft o hard" che sia.

Altro discorso invece riguarda la messaggistica istantanea (WhatsApp per esempio) che si avvale della "potenza" delle ultime generazioni di Smartphone (capacità delle memorie, operative e di servizio all'elaborazione) e delle "autostrade" virtuali (connessioni 4G ad esempio) per veicolare un gran quantitativo di dati, immagini e molti interminabili secondi di video, di ottima qualità in un brevissimo tempo. L'utente può così registrare fatti (più o meno leciti) e in un battibaleno indirizzarli verso uno o più "amici" in un rapporto esclusivamente privatistico.

Ecco quindi che, alla fine, si ritorna alla reale responsabilità che è sempre e unicamente in carico ai singoli soggetti, educati o maleducati, sapienti o burloni, arroganti o moderati, prudenti o spregiudicati che siano e, è mia opinione, la responsabilità è equamente distribuita tra chi avvia la catena infamante e tra coloro che la alimentano inoltrando i contenuti.

Una catena di malvagità che, come abbiamo drammaticamente assistito nelle ultime ore, può distruggere la vita delle persone e condurle alle estreme conseguenze.

La "Libertà" quindi potrebbe essere una trappola mortale se ciascuno di noi non ne percepisce i vincoli, prima di tutto etici e del vivere civile, governati prima di tutto dal "Buon Senso" e poi dalle regolamentazioni e leggi. Ma posto che è quasi impossibile regolamentare tutto, ma anche così facendo si otterrebbe solo una società dell'inquisizione, un regime e perciò una limitazione dell'area operativa della libertà.

Con il buon gusto molta libertà si può conquistare ogni giorno. Nelle cadute di stile e di gusto tutti possono incorrere anche quelli più professionalmente preparati e abili. Ma alle volte l'emotività dei fatti dissemina il percorso di trappole.

In una  di queste trappole credo sia scivolata anche Selvaggia Lucarelli quando, nel caso di Tiziana Cantone, nel momento in cui, intercettando e pubblicizzando un ignobile post di un Maestro d'Orchestra salernitano, è caduta di stile augurandogli il licenziamento e la medesima gogna mediatica subita dalla povera Tiziana.

Con questo atteggiamento Selvaggia Lucarelli, in  forza della popolarità mediatica e "social", ha trasmesso come positivo il concetto di "vendetta" perdendo un'ottima occasione educativa per il suo immenso pubblico.

Non vorrei mai che la bella e intelligente "blogger", un giorno, dovesse avere sulla coscienza un'altra vittima della maleducazione e arroganza che i social media hanno la sola colpa di pubblicizzare.

Domenica, 11 Settembre 2016 12:36

Contro il muro a tutta velocità

L'Italia va bene per il Governo e male per i cittadini e le imprese. Siamo passeggeri coscienti di un'auto lanciata a tutta velocità contro un muro. L'autista, drogato o inebriato dai fumi dell'alcol, ci vuol convincere che non accadrà nulla. La triste storia contemporanea di una splendida nazione che fu.

di Lamberto Colla Parma, 11 settembre 2016.
Economia, lavoro e occupazione sembrano usciti definitivamente dalla agenda di Governo.

Nonostante l'ultimo rapporto Istat abbia fotografato una situazione di crisi preoccupante, Renzi e Padoan si dicono ottimisti e sicuri che il + 0,8% di crescita sarà confermato, come se questo fosse un successo. E, posto che le cose vanno bene, allora ci si concentra sul referendum di ottobre (forse), sulla ridicola questione romana che vede la sindaca Virginia Raggi alle prese con una situazione paradossale, con assessori appena nominati che si scopre essere indagati (l'ultimo è il neo assessore al Bilancio De Dominicis che a sua volta aveva preso il posto del dimissionato Marcello Minenna), da collaboratori che si dimettono o vengono "sacrificati" per ragioni di partito (come i fedelissimi Marra e Romeo).

E i grandi centri di informazione nazionale prontissimi a seguire ogni respiro delle faccende locali (nonostante sia la Capitale resta pur sempre una faccenda locale) a dare risalto alla questione referendaria valorizzando l'acceso dibattito sulla data che non viene svelata piuttosto che la connessione diretta tra risultato della chiamata alle urne e la sopravvivenza del Governo Renzi. Il bollettino meteo/sbarchi e la sfida Clinton - Trump completano gli argomenti della prima pagina dei telegiornali. Qualche flash d'aggiornamento sull'isis e alcune ridicole notizia di costume completano i notiziari.

Una realtà ovattata e fortemente edulcorata è quella che quotidianamente viene offerta alle sempre più alienate menti degli italiani, presi a fare i conti con i centesimi per sbarcare il lunario. Le prospettive di miglioramento non si intravedono e i benefici effetti del Jobs Act sono svaniti appena l'incentivo è stato ridotto. Già nel secondo trimestre del 2016, infatti, stando ai dati del Ministero del Lavoro, le assunzioni sono diminuite del 30% e i licenziamenti sono aumentati del 7,4%.

La conseguenza diretta e immediata è la diminuzione dei consumi (anche alimentari) confermato dal Rapporto Coop 2016, che dimostra come, a parità di rete, le vendite di grocery nella grande distribuzione sono calate del -1,4% e del -2,6% per il discount. Come riportato da "il Sole 24 Ore" "l'erosione dei redditi e del risparmio delle famiglie (dal 2007 a oggi il tasso di risparmio è calato di circa 3 punti percentuali); un tasso di disoccupazione giovanile elevatissimo (al 37,6% e quattro under 35 su cinque ammettono di sentirsi ai margini della società); la ricchezza finanziaria concentrata nel portafoglio degli over 65: 154mila euro contro i 18mila degli under 35."

Insomma è l'ennesima conferma che l'occupazione c'è se c'è lavoro e se c'è lavoro c'è consumo. Un'equazione banale che però non viene presa in considerazione e intanto il sommerso cresce portando l'evasione a 540 miliardi.

Questo è il frutto di una politica economica troppo, se non esclusivamente, sbilanciata verso il salvataggio del sistema bancario e quasi del tutto indifferente a trovare le soluzioni per incentivare lo sviluppo delle piccole e medie imprese,che come effetto immediato avrebbe l'incremento del lavoro e dell'occupazione e una ripresa dei consumi, portando a rinnovamento quel ciclo virtuoso composto da impresa, lavoro, consumi, risparmi e gettito fiscale.

Invece, la misera crescita che potrebbe realizzarsi a fine anno altro non sarebbe che la conseguenza di fattori congiunturali e non il risultato delle politiche interne.

Il prezzo del petrolio è crollato tra i 43 e i 46 $/Barile (WTI) contro i 140€ di due/tre anni fa, lo spred, una volta "eliminato" Berlusconi, è tornato a valori ragionevoli (110-120 contro i 500+ dell'epoca) con gran guadagno sul monte interessi del nostro debito pubblico che, guarda caso, continua invece a macinare record e l'aiuto di Draghi/BCE, avvenuto attraverso le operazione di abbattimento dei tassi di interesse (o%) e il Quantitative Easing (programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri) avrebbero potuto, se combinati con opportune politiche interne, incentivare una ripresa prossima o superiore al 2% come in effetti è accaduto nel resto d'Europa. Senza dover parlare della locomotiva tedesca che segna un tasso di disoccupazione del 6,1% e altre 7.000 disoccupati lo scorso luglio sono passati sul fronte occupazionale, ma la stessa Spagna, nonostante sia senza Governo, ha registrato un forte calo della disoccupazione che ora si attesta al 20%.

Qui invece, il Governo rivendica a sé il merito della ripresina e lascia le cose come stanno.

Poi, sul campo di battaglia, le "morti" si continuano a contare quotidianamente. Negozi e piccole imprese giù a soccombere e le grandi imprese, quando possono, espatriano, come la Fiat che ha traslocato in Olanda anche con le casseforti di famiglia Agnelli (Exor).

Conseguenza di tutto ciò è l'espandersi a macchia d'olio del malaffare che trova sempre più frequentemente accesso anche alle imprese medio piccole insinuandosi con il cancro dell'usura anche nel residuo tessuto manifatturiero del nord, asfissiato dalla stretta creditizia e dalla fiscalità.
E' infatti inquietante che la "Splendida" Parma spicchi per essere la città più cara d'Italia (+0,5% il tasso di inflazione registrato contro la deflazione diffusa nel resto del paese) ma soprattutto per essere prima anche nella speciale classifica stilata da Eurispes, che risulta maggiormente esposta all'infiltrazione dell'usura, seguita da Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia e Palermo.

Il primato negativo di Parma, spiega l'Eurispes, può dipendere sia dall'eccezionalità di accadimenti specifici sia, in termini generali, dal perdurare dello stato di sofferenza del tessuto produttivo e sociale locale a partire dall'inizio della crisi nel 2008.

Segnali concreti di un malessere che ormai è impossibile debellare con le cure palliative ma solo attraverso interventi chirurgici.

Dal taglio della spesa pubblica superflua (di Spending Review non si parla più) al taglio delle tasse (vedi Flat Tax), per cui l'Italia figura prima in classifica (64,4%) tra i Paesi UE, sono gli interventi di maggiore priorità che dovrebbero entrare prepotentemente nella agenda degli statisti italiani, sempre che ancora ne siano rimasti.

Lo schianto sul muro è ormai prossimo.

USURA-province

Domenica, 04 Settembre 2016 12:33

Polvere di stelle e Raggi di luna

Roma Capitale conferma l'impossibilità di essere governata. Una città che, per quanto bella, continua a mostrare solo la faccia della corruzione, del malaffare e dell'ingovernabilità, può ancora essere la capitale del Paese?

di Lamberto Colla Parma, 4 settembre 2016.
La mia personale "profezia" del 12 giugno scorso sta per completarsi. Alla vigilia dei ballottaggi scrivevo che "A Torino vincerà il "sarcasmo", a Roma la vittoria sarà una sconfitta, mentre a Milano si consumerà la vera sfida politica."

E così è accaduto. Fassino ridicolizzato, Sala l'ha spuntata di misura su Parisi, il quale a sua volta è stato chiamato a riorganizzare Forza Italia, mentre a Roma la fascinosa e esile Virginia Raggi, con tutta la buona volontà, è intrappolata nella morsa letale delle sabbie mobili capitoline.
Meno di 80 giorni dal suo insediamento e, oltre alle difficoltà incontrata a completare la nomina della Giunta, si trova a affrontare una crisi istituzionale pesantissima.

Nel giro di poche ore, importanti pedine dello scacchiere si sono dimesse: la contestata capo di gabinetto Carla Romana Raineri, il super assessore al bilancio Marcello Minenna, l'amministratore Unico di AMA (Municipalizzata per la gestione dei rifiuti) Alessandro Polidoro, infine il vertice di ATAC, l'azienda municipalizzata dei trasporti, il direttore generale Marco Rettighieri e l'amministratore unico Armando Brandolese.
In totale, dal giorno del suo insediamento, Virginia Raggi ha visto turnare tre capi di gabinetto, un assessore, due vertici di AMA e uno di ATAC.

Non c'è che dire, peggio non poteva accadere alla povera Sindaca di Roma Capitale.
Probabilmente se la sta ridendo il suo predecessore, quell'Ignazio Marino "rinnegato" dal Papa in persona e ridicolizzato dal suo stesso selfie subacqueo mentre si consumavano le esequie trash del capo del "Clan Casamonica" e se la ridono le opposizioni che hanno materiale fresco per dare addosso al M5S, colpevole solo di avere avuto la presunzione di tentare di sanificare la "Città Eterna" che, oltre alla bellezza, non avrebbe più le caratteristiche morali per essere la Capitale d'Italia.

Il marcio si è insinuato in ogni anfratto della vita pubblica della città.

La testimonianza più recente si è registrata con l'indagine "Mafia Capitale" ma è solo il risultato di accumulo di "nefandezze" che già negli anni '70 Pier Paolo Pasolini tentò di raccontare con i suoi film, da "Petrolio" a "Salò o le 120 giornate di Sodoma", uscito postumo al suo assassinio. Film legato a doppio filo all'omicidio: non solo perché si conclude con una strage, ma perché finì direttamente nelle indagini a causa di materiale cinematografico rubato e poi utilizzato per condizionare il regista, forse addirittura per tendergli l'agguato mortale.

Pasolini aveva osato denunciare le abominevoli pratiche perpetrate da insospettabili del "potere" e perciò morì. Almeno questa è la tesi di Stefania Nicoletti che collabora da anni con l'avvocato Paolo Franceschetti, già legale delle "Bestie di Satana" e indagatore dei più controversi casi di cronaca. Una tesi ben argomentata nell'articolo di Giorgio Cattaneo "L'orgia cannibale è realtà, Pasolini non doveva svelarla" di cui consiglio la lettura.

Insomma, Roma è stata brutalizzata come lo è stata l'Italia, unico Paese UE a non dare segnali di ripresa (PIL del secondo trimestre uguale a Zero) con le imprese che devono tentare la sopravvivenza oppressi dalla concorrenza e da una fiscalità pari al 64% (vedi sole 24 ore). Consumi stagnanti e deflazione che ancora vivono e prosperano nel nostro Paese senza che misure serie vengano prese per correggere quest'andamento che sta logorando la società civile ormai orfana di assistenza adeguata e, quel che è peggio, rassegnata.

Bisogna cambiare passo, fare leva sui pochi fondamentali ancora certi, e uscire dalla buca nella quale si è scivolati dall'inizio della crisi e nella quale, sembrerebbe, si sia trovato un sicuro riparo, come nel ventre materno, in attesa di quale strano o divino evento che possa riportarci alla luce.
Lo dobbiamo a noi stessi e alle future generazioni.

Domenica, 28 Agosto 2016 12:00

Italiani, brava gente!

Soccorsi ben organizzati hanno raggiunto le zone colpite in brevissimo tempo nonostante le difficoltà orografiche. Una gara di solidarietà e di generosità, scattata subito dopo le prime informazioni giornalistiche che ne ha dell'incredibile. Un'Italia quasi irriconoscibile nelle fasi d'emergenza.

di Lamberto Colla Parma, 28 agosto 2016.
Un brivido proveniente da pochi chilometri sotto la crosta terrestre e vite, cose, sogni e speranze svaniscono nel nulla.

Ancora una volta la natura ha dimostrato tutta la sua capacità distruttiva. Certamente, come ha in più occasioni sottolineato il famoso geologo Mario Tozzi, se le abitazioni fossero state costruite con i più moderni sistemi antisismici, il 6° grado di magnitudo non avrebbe causato vittime e "In Giappone e in California ci sarebbe stata solo un po' di paura", chiosa il popolare professore e conduttore televisivo.

In sintesi la prevenzione viene dalla costruzione di edifici secondo le più moderne tecniche antisismiche e dalla puntuale e adeguata manutenzione delle case storiche o vecchie che siano.
"Gli antichi – spiega Tozzi in un'intervista 'Huffington Post' - sapevano costruire bene e basta pensare che a Santo Stefano di Sessanio, vicino l'Aquila, era crollata soltanto la torre perché restaurata con cemento armato, mentre a Cerreto Sannita nel Beneventano quasi tutto era rimasto intatto dopo il terremoto dell'Irpinia: non fu un caso, era stato costruito bene".

Tutto vero, però occorrono soldi e tanti per ristrutturare e tantissimi edifici privati e pubblici che adornano quello straordinario paesaggio che il mondo ci invidia. Quei migliaia di Borghi, come lo stesso Amatrice, classificati e promossi come luoghi d'incanto.

Dopo le 3,38 del 24 agosto Amatrice non c'è più. Oltre 200 vittime sono rimaste sepolte sotto la sua bellezza di colpo decaduta.
Una tragedia che ha scosso il mondo intero per la gravità e l'estensione della ferita inferta dal sisma in Centro Italia.

Molte sarebbero le cose da dire, le polemiche da innescare e facile sarebbe elencare i tanti "se" che avrebbero potuto cambiare il destino di quelle genti.
Ma quello che mi viene spontaneo osservare, ancora emozionato dalle immagini trasmesse dalle reti televisive e dai social, è la reazione del paese.
La macchina dei soccorsi che, nonostante le mille difficoltà orografiche, ha raggiunto in men che non si dica queste frazioni quasi abbandonate ma che d'estate diventano un sereno e fresco rifugio per molti turisti.
Colonne di volontari che partono da ogni provincia per portare i primi soccorsi, imprese che mettono a disposizione generi alimentari e di conforto nell'arco delle successive 24 ore e gli eroi, gli angeli anonimi dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e delle Forze dell'Ordine che instancabilmente aggrediscono il territorio per salvare più vite possibili.
Nel giro di nemmeno 24 ore l'emergenza trasfusionale viene soddisfatta dalle migliaia di persone che si sono presentate agli ospedali per donare il sangue.
In ogni provincia vengono aperti conti correnti per accogliere le donazioni. Da Bolzano a Trapani tutti attivati e pronti a dare sostegno, conforto e aiuto ai concittadini che stanno vivendo un dramma atroce, che solo chi lo ha vissuto può conoscere e comprendere.

Un enorme contributo di generosità e buon cuore che, nonostante le innumerevoli occasioni (terremoti e alluvioni che si sono presentate, continua a stupire e emozionare.

Possono addebitare molti difetti a noi italiani ma in quanto a "buon cuore" e generosità siamo un esempio da seguire.
"Italiani Brava Gente".

Domenica, 21 Agosto 2016 11:41

Italia Olimpica!

Affascinati dalle olimpiadi di Rio2016 siamo rimasti anestetizzati, dimenticando o meglio, accantonando per 15 giorni i problemi quotidiani e le prospettive non proprio rosee dell'imminente futuro, segnato da recessione e disoccupazione e da politici che curano la deficienza di domanda con interventi sull'offerta.

di Lamberto Colla Parma, 21 agosto 2016.
Cade, si rialza e vince l'oro. Elia Viviani, è il ciclista azzurro che ha saputo reagire a un momento di pesante crisi e conquistare quell'oro olimpico che la sfortuna o un momento di distrazione rischiava di sottrargli, vanificando anni e anni di sacrifici in preparazione dell'evento della vita, quell'occasione irripetibile che ti assegna alla storia sportiva mondiale.

Un'occasione di celebrità che non avrebbe avuto se non avesse calcato il podio più alto di una Olimpiade. Sarebbe rimasto un uomo, determinato e responsabile, capace e talentuoso, dedito al sacrificio e forse sarebbe diventato un buonissimo insegnate e preparatore atletico. Sarebbe stato stimato nel piccolo circuito degli appassionati di specialità ma niente di più. Avrebbe forse potuto raccontare ai nipotini e agli allievi della sua sfortunata ma entusiasmante partecipazione ai giochi Olimpici, ma niente di più. Con la sua dipartita anche i ricordi dei suoi sacrifici e delle sue quotidiane vittorie si sarebbero estinti.

Con l'oro olimpico, invece, tutto questo rimarrà scritto nella storia, la disciplina sportiva rappresentata conquisterà nuovi giovani e il movimento crescerà consolidando un futuro per le nuove generazioni.

L'esempio dell'Italia olimpica è la perfetta metafora dell'Italia economica, quella che lavora, suda e raramente riceve la soddisfazione che merita.
Quell'Italia che divenne la quinta potenza economica mondiale grazie al moltiplicarsi della Piccola e Media impresa capace di reinventarsi strategie nuove e nuovi prodotti per stare a galla riuscendo però a misurarsi con i colossi internazionali e spesso vincendo commesse per l'originalità e la superiorità qualitativa dell'offerta.

Donne e uomini anonimi che investivano nella ricerca e sui propri dipendenti e collaboratori, coscienti che il know how, il saper fare bene, era la ricetta vincente per garantirsi il futuro per sé e per i propri a altrui discendenti.
Di quest'Italia si stanno perdendo le tracce, soffocati da politiche economiche distorte orientate a favorire le grandi imprese che poi verranno cedute agli stranieri che infine sostituiranno i loro ai nostri valori.

Ecco perché è importante prendere esempio dai 297 atleti italiani (142 donne e 155 uomini) che sono andati e domani torneranno da Rio2016.
Perché loro ce l'hanno fatta. Hanno partecipato e vinto. Hanno superato il record di medaglie di Pechino e Londra e hanno portato a conoscenza del pubblico discipline sportive tanto dure quanto ben poco remunerative ma dal fascino eterno.

Grazie a queste giovani donne e uomini, che sono riusciti nell'intento di capitalizzare i propri sacrifici, e al contributo indispensabile di uno staff dirigenziale all'altezza degli atleti e con loro in perfetta armonia, che l'Italia si è riproposta tra le 10 nazioni più competitive.

Proprio quello che manca all'Italia che lavora. Uno staff dirigenziale (Parlamento/Governo) in armonia con gli "ironman" della vita economica italiana.

(In copertina Elia Viviani - medaglia d'oro ciclismo su pista "Omnium" - Foto Simone Ferraro GMT)

Domenica, 07 Agosto 2016 12:04

Stress Test e quello che non ti aspetti

Le borse sempre più padrone del mondo. Il loro efficace linguaggio e la capacità di osservare e reagire "fuori dagli schemi". L'intelligenza artificiale sta prendendo il sopravvento dell'umanità?

di Lamberto Colla Parma, 07 agosto 2016.
Il tanto agognato quanto temuto "Stress Test", ovvero il meccanismo con il quale viene verificata la solidità di una banca, ha dato un risultato particolarmente, quanto inaspettatamente, favorevole alla maggior parte delle banche italiane. Quattro su cinque Istituti di Credito italiani si sono piazzati ai vertici della classifica europea, dove in vetta addirittura fa bella mostra Intesa San Paolo, mentre Monte dei Paschi di Siena (MPS) è risultata, come era atteso, la peggiore di tutte.

Con un po' di sorpresa, seppure da diverso tempo si conoscesse il non perfetto stato di salute delle corazzate bancarie tedesche, nonostante gli sforzi della Merkel per celarne le magagne, i test hanno messo in evidenza che le più grandi banche teutoniche, Deutsche Bank e Commerzbank, sono entrate nella top 12 degli istituti più deboli.

Da questa fotografia dello stato di salute del sistema bancario europeo ci si sarebbe attesa una risposta delle borse di un certo tono; premi consistenti al "sistema Italia" e un segnale di preoccupazione verso quello il "sistema bancario" Germania.

Invece, nella prima giornata utile, la borsa ha stroncato tutti i titoli bancari, compresi i più solidi, e premiato il MPS sulla base di una "promessa" di risanamento che vedrebbe coinvolti la Cassa Deposito e Prestiti (Ministero del Tesoro) e un probabile impegno da parte di alcune casse previdenziali dei professionisti (accordo non ancora raggiunto e, correttamente, contrastato dai Federconsumatori e Adusbef).

Insomma, proprio quello che non ti aspetti!
Di fatto, la Borsa ha ragionato "fuori dagli schemi". Non ha creduto a tanta solidità delle banche e ha risposto con un commento positivo alla proposta di risanamento di MPS (+0,5% il giorno seguente il test e la promessa) per poi riallinerala alle altre banche nei giorni che sono seguiti, quasi a voler dire "di porre attenzione alle garanzie da mettere in gioco" (vedi casse previdenziali), riallineando MPS a tutti gli altri titoli bancari.

Una sorta di linguaggio, peraltro facilmente interpretabile anche ai più profani, quello che le borse stanno utilizzando per "convincere" gli Stati a seguire ben precisi indirizzi. Messaggi di minaccia che, quando si sono tradotti in promesse, hanno fatto veramente male ai Governi e ai loro sudditi (leggi Berlusconi Premier e lo spread alle stelle).

Quello che sconcerta è la fenomenale capacità di reazione delle borse. Immensi volumi di titoli compravenduti in poche ore da EST a Ovest del pianeta a dimostrazione che la regia delle operazioni è in mano a pochissimi soggetti. Poche persone fisiche, possessori di immensi patrimoni personali, con la disponibilità di gestire quell'immensità di "carta straccia" di derivati e altri prodotti finanziari complessi. Una immensa massa di titoli che non rappresentano la realtà dell'economia ma la influenzano senza possedere un valore reale. Basti pensare che il totale dei debiti che circolano sulla base di pezzi di carta, al mondo, è pari a oltre 50 volte il valore reale, dato dal prodotto interno lordo mondiale.

In Conclusione le borse, quindi i pochi che le governano, i cui indici quotidianamente attraggono quanto o forse più delle previsioni meteo, con sempre maggiore frequenza e autorità danno indicazioni e suggerimenti, in perfetto stile mafioso, sgrammaticato ma assolutamente efficace, agli Stati stessi (USA compresi) "suggerendo" loro le politiche da attuare. Pena, la ritorsione finanziaria e il conseguente spargimento di lacrime e sangue.

Domenica, 31 Luglio 2016 12:45

Non c’é più religione

Psicopatici allo sbaraglio, servizi di sicurezza e di intelligence paragonabili a un colabrodo. Il salto di qualità dell'Isis si è manifestato con l'attentato di Ansbach.

di Lamberto Colla Parma, 31 luglio 2016.
La sacralità dei luoghi di culto è stata infranta anche in europa. I martiri cattolici, sacerdoti e suore, sgozzati nei vari paesi sparsi nel globo, erano stati relegati a mera cronaca. Dimenticati il giorno dopo della ferale notizia. Troppo lontani per imprimersi nelle coscienze aride degli occidentali.

Ma adesso che il tabù è stato violato, per emulazione o per strategia, altri fatti analoghi accadranno spalancando le porte alla reazione. Prima sarà qualche fanatico e frustrato razzista poi verranno gruppi organizzati di squadristi e infine, ognuno si sentirà libero di proteggersi come meglio crede.

La passione per il "tiro al volo" crescerà ancor più nei prossimi mesi. In Italia negli ultimi otto anni le licenze per porto d'armi sono più che raddoppiate, da 180.000 che erano nel 2008 alle attuali 400.000, ma l'escalation sarà d'ora in avanti ancor più marcata e il mercato delle armi usate, con prezzi di ingresso abbordabili, si parla di 120 euro per un'arma a canna corta di seconda mano, renderà la cosa ancor più facile.

Non c'è da stupirsi. E' una reazione umana soprattutto quando la sensazione di sicurezza offerta dallo Stato viene meno e la rappresentazione d'inefficienza delle polizie francesi e tedesche, soffermandoci solo sugli episodi degli ultimi 10 giorni, sono state un'incentivo efficace all'autodifesa.
I tedeschi hanno bloccato per 24 ore una città come Monaco di Baviera alla ricerca di due fantasmi, presunti complici di un bullizzato psicopatico depresso che ha fatto strage di giovani, mentre ai francesi va assegnata la palma d'oro in fatto di insicurezza.

Tralasciando i fatti meno recenti, ovvero riguardo alle varie segnalazioni dei servizi segreti d'altri Paesi di imminenti attacchi a Parigi (vedi Bataclan) ci soffermeremo solo ai fatti di Nizza dove un camion, nemmeno frigo, superò la barriera di sicurezza dichiarando che avrebbe dovuto consegnare dei gelati e invece inonderà di sangue il lungomare. Poi a Rouen dove due 19enni hanno emulato i tagliagole dell'isis sacrificando il povero Padre Jacques Hamel. Due giovani francesi , peraltro già schedati e entrambi considerati molto pericolosi. Uno di loro addirittura faceva bella mostra di un bracciale elettronico, quindi in libertà vigilata nonostante fosse stata riconosciuta la sua infermità mentale e la passione per l'Isis, mentre dell'altro si erano perse le tracce da un anno sino alla sua ricomparsa in Normandia nella chiesa di Rouen.

Troppo facile minimizzare sostenendo che gli episodi sono stati condotti a termine da soggetti psichicamente instabili. Fatto sta che il camion di Nizza e l'assalto a una chiesetta periferica hanno dimostrato che non c'è più alcun luogo sicuro e che ognuno potrebbe svegliarsi alla mattina e agire da giustiziere.

I fatti di Nizza e Rouen e per certi versi anche quello di Monaco, sono stati un esemplare spot a favore dell'Isis, dimostrando come sia facile colpire il nemico, dove un camion diventa una bomba e le chiese luoghi di infedeli da uccidere. Inoltre viene abbattuto il teorema che a essere a rischio siano i grandi assembramenti di persone, come aeroporti o concerti o manifestazioni sportive, bensì il target è diventato il singolo cristiano checché ne dica Papa Bergoglio che "non è una guerra di religione".

E il salto di qualità nella strategia dell'ISIS è ben leggibile nell'attacco, portato a termine solo parzialmente, di Ansbach avvenuto il 25 luglio e ben poco sottolineato dai media, dove il sedicente "Califfato", forse per la prima volta, ha direttamente attivato un "profugo" addestrato allo scopo, di portare un attacco suicida in un determinato luogo e in uno momento. Quante saranno queste mine vaganti sparse per l'Europa e pronte a prendere ordine dal "Caiffo Nero"?

Gli occidentali, statunitensi in testa e a ruota inglesi e francesi sono da troppo tempo abituati a "colpire" il nemico da 10.000 metri d'altezza che hanno dimenticato cosa vuol dire vedere il nemico in faccia, in uno scontro da trincea e all'arma bianca, troppo impegnati a misurare i target da migliaia di chilometri, dimenticando che, sotto quelle macerie ci sarebbero state sepolte delle vite normali, di civili inermi, probabilmente utilizzati come scudi umani che, prima di fare conoscenza della bomba, stavano conducendo una vita, con tradizioni e costumi e tenore di vita diversi, analoga a quella degli spettatori francesi.

La guerra sta quindi virando rapidamente e gli psicopatici, i depressi, repressi e emarginati, tutti comunque frutti di una società occidentale che ha perduto il senso civile e dominata dall'egoismo, saranno le nuove armi in mano agli islamisti per portare l'attacco al cristianesimo.

Già perché, almeno a osservare quanto accaduto sino a oggi, nessun attacco è stato sferrato contro i veri centri di potere come banche, istituzioni e i loro più alti rappresentanti. Tutti quelli che erano i target del terrorismo fin qui conosciuto, Brigate Rosse comprese.


(Foto rielaborata. Autore böhringer friedrich - presepio tedesco)

Dove sta la verità? Ormai siamo attori di una realtà aumentata e il "Pokemon Go", l'applicativo che sta spopolando in questi giorni con il quale si devono cacciare i personaggi del famoso cartoon giapponese trasposti nella realtà aumentata, è la parafrasi della realtà in cui siamo immersi. Sveglia!

di Lamberto Colla Parma, 24 luglio 2016.
"Tra conflitti razziali, religiosi e di classe il valore entropico delle società occidentale è ormai al livello di guardia e il rischio di deflagrazione è sempre più probabile." Così concludevo l'editoriale, quasi profetico, la scorsa settimana. E da lì a poco - era venerdi mattina, all'indomani della carneficina di Nizza, quando conclusi il testo dell'articolo - nella nottata abbiamo assistito al tentativo di Golpe in Turchia e il lunedi seguente un giovane afgano tenta una strage in Germania prendendo d'assalto, armato di machete e coltelli, i passeggeri di un treno e ferendo 4 persone di cui 3 in modo grave. 

A questi tre episodi avvenuti in rapida successione però, dobbiamo sommare l'assalto a un fast food e all'adiacente supermercato di Monaco di Baviera, da parte di un diciottenne tedesco d'origine iraniana e con disturbi psichici, che venerdi 22 luglio ha fatto 9 vittime e 16 feriti, diverse delle quali bambini e adolescenti.

Quattro episodi che dimostrano la vulnerabilità della nostra società ma anche il tasso di manipolazione della realtà scientemente orchestrata per alimentare paure e creare nemici virtuali nel tentativo, molto probabile, di generare tensioni sociali, malumore e caos.

Siamo tutti coinvolti in un gigantesco e surreale "Pokemon Go", dove i personaggi dei fumetti sono i "nemici immaginari" e la "realtà aumentata" è quella che ci raccontano politici e TV e che noi acquisiamo senza interporre il nostro autonomo senso critico.
Nel giro di 72, soffermandoci ai primi tre episodi della scorsa settimana, le nostre menti hanno registrato due attacchi dell'Isis (un camion a Nizza fa strage nella folla riunita a guardare i fuochi d'artificio del 14 luglio, festa nazionale francese), un golpe nientemeno che in Turchia (nazione appartenente alla NATO, che conta il secondo esercito più forte dopo gli USA, e probabile organizzatore dell'Isis per conto dell'occidente con l'obiettivo di destituire il regime siriano di Bashar al-Assad) e il diciassettenne afgano che in Germania, da terrorista quiescente si risveglia e infligge nuove perdite al nemico occidentale.

Questo è quello che ci è stato raccontato e che abbiamo visto in Tv piuttosto che sullo smartphone.

Ed è vero, le immagini sono crude e si fissano immediatamente nella memoria con l'"audio" del commento giornalistico predisposto ad arte; ma è tutto vero e soprattutto è plausibile?

E' plausibile che un mussulmano dedito più ai piaceri della vita che all'osservanza del Corano possa in soli 15 giorni trasformarsi in spietato kamikaze islamista? E' plausibile che in una notte si consumi un golpe con 300 vittime (quasi tutte civili) e nei 5 giorni successivi la controrivoluzione di Erdogan riesca a epurare tutti gli apparati statali.? Quasi 60.000 persone arrestate tra insegnanti, generali, magistrati, dipendenti ministeriali, governatori e prefetti. Non è che per caso le liste di prescrizione fossero già pronte così come pure pronte le forze dell'ordine a rastrellare e incatenare un cos' elevato numero di persone e a sospendere la convenzione sui diritti civili?. E' plausibile infine che un diciassettenne afgano venga attivato dalla longa mano dell'Isis per fare una strage col machete" in Germania?

Siamo e siete liberi di credere a tutto.

Fatto sta che il clima si surriscalda sempre più e il fuoco della rabbia si allarga in ogni anfratto della società portando all'esasperazione anche i più miti e, conseguenza inevitabile, ben presto si assisterà a una reazione. Tutta una serie di "contro assalti", organizzati clandestinamente, che avranno peraltro il sostegno della popolazione stanca di essere bersaglio mobile, saranno portati alle comunità di immigrati o a singoli inermi rei di avere un colore di pelle diverso. Ma sarà solo l'inizio.

I primi segnali si sono già palesati, basta saperli ascoltare. Non è infatti infrequente sentire ragazzi di colore che al supermercato o in spiaggia (testimonianza diretta dei giorni scorsi) inveiscano apostrofando con insulti, donne soprattutto, e concludendo con "farete tutti una brutta fine", piuttosto che le sempre più frequenti "spedizioni punitive" organizzate da nostrani giustizieri che altro non sono che bulli di quartiere.

Conclusioni
Non fermiamoci alle apparenze, a quello che la "TV verità" ci racconta e i giornali confermano con dovizie di particolari e testimonianze eccellenti che certificano i fatti, ma cerchiamo di ragionare su ogni episodio interponendo la nostra intelligenza e la nostra esperienza di vita.

Dobbiamo, ognuno di noi, contribuire a abbattere rapidamente il livello energetico della società, a partire da noi stessi, filtrando con la mente e la ragione quanto accade attorno a noi, confidando che le forze dell'ordine e la magistratura ripuliscano le strade dai delinquenti (bianchi, neri, gialli o canarini che siano) e che i politici trovino finalmente la soluzione per distribuire il lavoro riaccendendo le speranze dai più giovani ai diversamente giovani.

Altrimenti sarà il Caos!

.

Domenica, 17 Luglio 2016 12:06

Verso il disordine universale

La macchina del tempo ha innestato la retromarcia. Disordini sociali, conflitti, lotte di classe e conflitti razziali. Il mondo, o meglio l'uomo, ha nostalgia del suo peggior passato.

di Lamberto Colla Parma, 17 luglio 2016.
Di quell'Europa unita e forte che sarebbe stata in grado di frapporsi tra i due blocchi egemoni, USA e URSS, come era nei sogni di tanti a fine del secolo, ormai non c'è più nulla.

La nuova premier britannica, Theresa May, a poche ore di distanza dall'insediamento al numero 10 di Downing Street, forse per farsi perdonare una posizione troppo defilata in campagna referendaria, ha immediatamente annunciato che l'uscita dall'Unione Europea porterà prosperità al popolo britannico e, per per rendere ancor più credibile l'affermazione, ha nominato al Ministero degli Esteri, l'ex Sindaco di Londra, quel Boris Johnson che fu il più accanito sostenitore della campagna per la Brexit.
Dalle parole ai fatti nella rincorsa a usurpare il titolo di Lady di Ferro che fu assegnato a Margareth Thatcher la quale, nell'aprile del 1982, non ci pensò due volte a mandare la flotta britannica oltre oceano a sopprime ogni velleità Argentina sulle Isole Falkland.

Paradosso dei paradossi, proprio durante il mandato presidenziale di Barack Obama, il primo presidente di colore della storia a stelle e strisce, il conflitto razziale sta tornando prepotentemente alla ribalta e gli scontri di Dallas ne sono una terribile, quanto preoccupante, segnale. Un rapido salto indietro al 1968 quando, nello stesso anno, furono assassinati Bob Kennedy e Martin Luther King nel mentre la Primavera di Praga teneva con il fiato in sospeso l'europa.

La passione per il "Vintage" sta prendendo la mano al mondo intero.

In Europa, la cavalcata russa per il controllo dell'Ucraina e la riammissione della Crimea, con spargimenti di sangue ben celati dai media di tutto il mondo, sta di fatto, ricostituendosi il "Blocco sovietico" in contrapposizione, guarda caso, alla manifesta volontà della NATO al controllo dell'europa e a marcamento diretto del potenziale militare dello Zar Putin.

Intanto prosegue la campagna di guerra per la riconquista degli antichi territori islamici (dalla Spagna all'Iraq passando per tutto il nord africa con qualche nuova velleità per Roma vaticana), lanciata dall'Isis che, a fronte delle sconfitte che sta subendo sul terreno, ha intensificato le azioni terroristiche con particolare riguardo alla Francia, al Belgio e alla Turchia (ultimo in ordine di tempo lo scorso 14 luglio a Nizza in occasione della festa nazionale della "Presa della Bastiglia").

In questo contesto, intanto a prosperare sono solo il caos e la povertà.

Conclusioni

Tra conflitti razziali, religiosi e di classe il valore entropico delle società occidentali è ormai al livello di guardia e il rischio di deflagrazione è sempre più probabile.

Non siamo attrezzati per governare un tale valore energetico e perciò rimarremo inermi in attesa dell'esplosione, dopodiché, finalmente, i sopravvissuti, potranno godere della rinascita, almeno per un ventennio.

La storia purtroppo si ripete, così come si ripetono sempre i medesimi errori.

.

Domenica, 10 Luglio 2016 12:20

Nostalgia di Guerra Fredda?

La "brexit" preoccupa più per l'indebolimento della difesa militare europea piuttosto che per altre ragioni. La NATO è pronta a fare il suo "dovere" e tanto per non svegliare il can che dorme convoca un vertice proprio a Varsavia.

di Lamberto Colla Parma, 10 luglio 2016.

I timori circa l'effetto "Brexit" probabilmente non stanno solo sul piano interno.

Le catastrofiche previsioni che si rincorrono in questi giorni sono solo il pretesto per coprire mostruose operazioni finanziarie, così evidenti dagli indici borsistici di tutto il pianeta, che diversamente non troverebbero giustificazione alcuna.
Il fronte debole che si aprirà con la fuoriuscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea sarà rappresentato dalla difesa dei confini e dalla consistenza bellica ben più limitata di cui potrà contare il blocco UE.

Con l'uscita del Regno Unito infatti se ne va la nazione di gran lunga più attrezzata, in fatto di armamenti, dell'Unione Europea. Con i suoi 56 miliardi di dollari di budget della difesa, il Regno di Sua Maestà la Regina Elisabetta, è il quarto per disponibilità mondiale e, nemmeno da dire, è di gran lunga il più consistente di ogni stato dell'UE.

Ecco quindi che una delle principali "sentinelle" d'Europa sta abbandonando la garitta e sul fronte strategico - militare si aprirà una falla di mostruose dimensioni.

Tant'è che, come un avvoltoio sulla preda ancora calda, fa la sua comparsa sulla scena la NATO. Una ghiotta occasione per offrire la copertura militare tanto sognata. Tornare a influenzare militarmente il vecchio continente è sempre stato il sogno americano e la NATO il suo braccio operativo.

Berlino - Check Point - ricostruzione

E così, all'indomani del referendum che ha visto la vittoria del "Leave" nel Paese d'oltremanica mai entrato nell'euro, è stato convocato convocato un vertice NATO proprio in un Paese dell'ex blocco Russo, in quel di Varsavia che da sempre è stata capofila per sostenere una più massiccia presenza di forze alleate del Patto Atlantico sui terreni che furono del'URSS e oggi apparentati con l'UE.

Una due giorni nella capitale polacca (8 e 9 luglio) in cui si è discusso, e solo nei prossimi giorni si conosceranno i primi dettagli, di rapporti con la Russia, di immigrazione, delle nuove minacce provenienti da Sud e, probabilmente, di potenziali nuovi ingressi nell'UE.

Un incontro tecnico e una nuova sfida a Putin che, sornione come è, non farà nessun commento ma al momento opportuno farà sentire tutta la sua influenza nello scacchiere internazionale, Europa compresa.

Non è difficile immaginare che dal vertice di Varsavia uscirà forte e quasi unanime la necessità di aumentare il budget per armamenti e difesa al fine, diranno i leader europei, di scongiurare una dipendenza dalla NATO e salvaguardare la libertà dell'Unione, lanciando un perfetto assist alle lobby degli armamenti che, dopo quella della finanza, verrà a banchettare nel vecchio e molto malandato continente.

L'Europa Disunita prosegue il suo fantastico viaggio.

Porta di Brandeburgo

.

La deputata del Partito democratico Patrizia Maestri, componente della Commissione Lavoro della Camera, interviene sulla bufera giudiziaria che sta investendo in queste ore l'azienda Parmacotto.

Parma 6 luglio 2016 -

"Le inchieste della procura è giusto che facciano il loro corso e mettano in luce le responsabilità; mi preoccupa molto, però, il futuro dell'azienda e dei 150 dipendenti che ora vivono una fase di grande incertezza". La deputata del Partito democratico Patrizia Maestri, componente della Commissione Lavoro della Camera, interviene sulla bufera giudiziaria che sta investendo in queste ore l'azienda Parmacotto. "Come spesso accade in questi casi i lavoratori rischiano di pagare il prezzo più alto senza avere alcuna colpa di quanto sta accadendo".
La parlamentare si dice pronta a mettere in campo tutte le azioni necessarie per tentare di proteggere i posti di lavoro. "La nomina di un commissario che assicuri la continuità aziendale è un fatto importante e positivo – sottolinea – la situazione non è semplice, per un'azienda che da tempo è in sofferenza finanziaria, ma in questo momento occorre fare ogni sforzo per evitare a 150 famiglie di restare senza uno stipendio".
Secondo Maestri la situazione che si è venuta a creare in Parmacotto è frutto di diversi problemi che si sono accumulati. "Le responsabilità personali e penali verranno accertate dai tribunali – sottolinea - Sono convinta che il tessuto sociale ed economico di Parma sia sano, ma è impossibile nascondere il fatto che una parte del mondo economico, imprenditoriale e politico abbia fatto degli errori che oggi, tanti incolpevoli, rischiano di subire e pagare. Una riflessione onesta sui legami che negli anni hanno visto dalla stessa parte politici, amministratori locali e imprenditori poi finiti al centro di gravi inchieste giudiziarie, non può continuare ad essere elusa come se nulla fosse".

Ufficio stampa Parlamentare On. Maestri

Domenica, 03 Luglio 2016 12:58

Chiuso per elezioni

"Eppur non si muove". Dalle "trivelle" alla "Brexit" per passare dalle amministrative italiane e infine alle elezioni della Gran Bretagna e al referendum costituzionale d'autunno e poi verranno presto le elezioni in Germania e in Francia (forse anche in Italia), ogni scusa è buona per non prendere le decisioni importanti e fare decollare quest'Italia e quest'Europa.

di Lamberto Colla Parma, 3 luglio 2016.
la Gran Bretagna ha deciso che non vuole stare con questa Europa e oltre 17 milioni di felici sudditi di sua Maestà la Regina Elisabetta hanno optato per il Leave ovvero abbandonare la barca che sta affondando.

Come ogni scelta popolare va rispettata e al di là delle considerazioni se fosse stato "giusto" procedere con una consultazione popolare su questioni così impegnative e che coinvolgono, direttamente o indirettamente, altri Paesi membri, il messaggio è stato chiaro e lo sarebbe stato ancor più se, a pochi giorni dalla consultazione, un fanatico non avesse ucciso la deputata laburista Jo Cox impegnata per promuovere il Remain.
Tralasciamo anche il fatto che il giorno seguente fosse stata avviata una petizione per rifare il referendum, che in poche ore raccolse quasi 2 milioni di adesioni, ma il risultato è lì sotto gli occhi di tutti e in molti, in Italia e negli altri Paesi dell'Unione, vorrebbero correre a una consultazione analoga e... allora ne vedremmo delle belle!

Fatto sta che lo schiaffo all'Europa germanocentrica, tutta imperniata sulle misure d'austerity, guidata da ragionieri e non da statisti, controllata dalla Troika e minacciata dalla finanza internazionale è stato dato e ora si deve aprire il tavolo delle trattative per negoziare l'uscita di una nazione che, di fatto, non era mai entrata e ospita nella city della capitale il 40% delle transazioni finanziarie mondiali.

E così è stato convocato d'urgenza un summit tra i 28-1 Paesi membri per decidere le modalità e i tempi anticipato da un mini vertice tra i rappresentanti delle nazioni (Gran Bretagna esclusa ovviamente) che nel dopoguerra, decisero che sarebbe stato opportuno trovare delle intese comuni per scongiurare nuovi conflitti mondiali. Hollande e Renzi non usarono mezze parole all'indomani del referendum, il Regno Unito avrebbe dovuto distaccarsi dall'UE il più presto possibile.

E infatti, dal vertice trilaterale, venne la conferma del contrario. La Merkel, ancora una volta, è riuscita fare valere la sua posizione e gli interessi della Germania, che con il l'Isola ha fortissimi interessi commerciali, e il risultato finale è che vince la linea tedesca e occorre "aspettare la richiesta ufficiale del dell'Inghilterra di attivazione dell'articolo 50 del trattato di Lisbona che riguarda appunto il recesso unilaterale di un membro dell'Unione Europea.
Ma tale richiesta non potrà essere formulata dal dimissionario Camerun che cesserà il suo mandato solo a ottobre.

Ancora una volta la burocrazia ha il sopravvento e viene sfruttata per prendere tempo, per fare stemperare gli animi e chissà forse per rinegoziare ulteriori vantaggi britannici pur di non perdere un pezzo di quest'aborto di Stato federale che avrebbe dovuto essere l'Unione Europea.
Una risposta ancora una volta attendista. Tutto rimandato a ottobre, come la consultazione referendaria promossa da Matteo Renzi sulla modifica costituzionale sul risultato della quale si gioca la permanenza a Palazzo Chigi.

E così, da una campagna elettorale all'altra, nulla si decide e L'Italia va a rotoli e l'Europa si disintegra.

 

Domenica, 26 Giugno 2016 12:13

La batosta

Date scheda e matita agli italiani e ne vedrete delle belle. La vera rivoluzione gli italiani la fanno nelle urne. Gli inglesi hanno già cominciato.

di Lamberto Colla Parma, 26 giugno 2016.
Il risultato uscito dalle urne dei ballottaggi deve essere letto anche dal punto di vista politico. Vero che le elezioni amministrative hanno dinamiche diverse dalle consultazioni politiche ma, almeno per quanto riguarda i capoluoghi più importanti, una interpretazione politica non può escludersi a priori.

Molti i segnali forti che gli elettori hanno voluto trasmettere al mondo politico e a Renzi in particolare.

Non è un caso infatti che ben 19 delle 20 municipalità nelle quali il M5S si era candidato sono state conquistate dal movimento di Beppe Grillo & C.
Una vittoria schiacciante che se fosse stato un incontro di pugilato il giudice avrebbe sospeso l'incontro per manifesta superiorità.

Roma e ancor più Torino sono i simboli della ribellione alla politica del PD e di tutti i partiti tradizionali.

Il messaggio è forte e chiaro e lo comprenderebbe anche un neonato: BASTA! Siamo stufi di menzogne e di sofferenze. Basta con la politica delle parole suadenti e di tasse crescenti. Finalmente ci avete dato scheda e matita e ora assumetevi le vostre responsabilità.

Una parentesi sul povero, si fa per dire, Fassino è d'obbligo aprirla. Lui, l'autorevole esponente di spicco del PD, ha incarnato tutta la presunzione e l'arroganza di chi sta al potere da troppo tempo. Non gli bastò l'umiliazione a seguito di quella frase lanciata nei confronti di Grillo nel 2009: "Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende", anzi c'è ricascato ancora.

Era il 14 maggio 2015 quando il Sindaco di Torino si lanciò in una nuova e straordinaria profezia e rivolgendosi alla Chiara Appendino le aprì la strada della sua successione (basti osservare la reazione del consigliere alle spalle di Fassino mentre questo lanciava la sua "profezia n° 2" - video ) "Un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se poi sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare".

Perché no, devono aver pensato i torinesi, e al ballottaggio del 19/6 le percentuali del primo turno si sono ribaltate e Fassino, non pago delle figuracce, commentando il dato, anziché uscirsene con una ammissione di colpa ha pensato bene di scaricare la responsabilità sul centro destra reo, secondo lo statista, di avere orientato i voti verso la rappresentante del M5S. Non ha ancora capito che alla gente interessa il nuovo; vuole almeno sognare un futuro migliore che i 1000 Fassino d'Italia non sono più in grado di evocare, così distanti come sono dalla realtà sociale del Paese.

In conclusione
Questi politici proprio non vogliono o quel che è peggio non sono in grado imparare. Non riescono a capacitarsi del fatto che il loro suddito ha una testa e normalmente al seggio la usa. Sono finiti i tempi in cui PCI e DC consegnavano i "pizzini" elettorali da ricopiare nel segreto dell'urna.

Fassino & Company, la vostra presunzione è diventata nauseante (questo stava scritto sulle schede elettorali di Torino e della maggior parte d'Italia). Il vaso è colmo, come lo è quello della UE e che il referendum britannico ha così ben evidenziato con la vittoria a sorpresa della linea "BREXIT".

.

Domenica, 19 Giugno 2016 12:19

Mutuo mon amour!

Tutti pazzi per il mutuo. Soprattutto dopo una vita di tribolazioni e sofferenze ecco che un mutuo ventennale che grava sulla coscienza al tramonto della vita è ciò al quale tutti ambiscono.

di Lamberto Colla Parma, 19 giugno 2016.
Non si può dire che i nostro politici manchino di fantasia e tantomeno di gusto sadico.

La soluzione proposta per aumentare la flessibilità in uscita dal lavoro è sicuramente originale, finanziariamente favorevole e economicamente sostenibile dallo Stato.

Se il ragioniere del governo, Ministro Pier Carlo Padoan, si sente di licenziare la proposta, allora nulla da eccepire sul piano tecnico.

Ma...

Ancora una volta si è affrontato un tema delicato e destinato a categorie deboli, seppure dall'apertura della crisi a oggi la categoria dei pensionati sembra essere diventate una categoria forte sulla quale fanno affidamento, in famiglia i figli disoccupati e lo Stato per fare cassa, con un approccio ragionieristico e non politico né sociale.

La legge Fornero non si tocca, si critica ma, a quanto pare, non si tocca.
Si toccano invece quei lavoratori, a fine carriera, che per proprie ragioni o a causa di crisi aziendale sono costretti a abbandonare anzitempo il lavoro.
Quella classi '51-'55, talmente abituate a soffrire con i mutui, quello della prima casa e poi quello che si sono trovati a dover onorare in subordine ai figli rimasti impanati a metà del guado per l'improvvisa e perdurante crisi, che sarebbero disponibili a anticipare l'età pensionabile di tre anni, accettando un assegno ridotto e per di più con un mutuo ventennale al ragionevole tasso del 15% garantito da un premio assicurativo.

La proposta governativa è di fatto una sorta di "mutuo subrime", o di credito al consumo, che oggi si vorrebbe applicare alle pensioni.
Una scommessa sul futuro; così come fu una scommessa persa l'emissione di quella massa di prodotti derivati, poi rivelatisi tossici, che hanno messo in crisi il sistema economico occidentale in men che non si dica e databile in quell'anno funesto che fu il 2008.

lehman-brothers-insegba

E' quello che tutti desiderano!
Un provvedimento che, a dire del governo, servirà anche a creare posti di lavoro per i giovani.

Ma dove? Se una azienda è in crisi e i lavoratori più anziani e con maggiore esperienza, dovessero accettare il male minore e raccogliere il salvagente "buco" del governo, quali posti di lavoro verranno occupati dai giovani?
No, ancora una volta non ci siamo.

Una offerta improponibile e irricevibile che offende il cittadino e il lavoratore, che non apre sbocchi di lavoro ai giovani e tende a aumentare la fascia di soggetti prossimi alla soglia di povertà, se non subito entro pochi anni dal pensionamento anticipato.

Una risposta al problema certamente originale e fantasiosa ma molto pericolosa. Ipotecare il futuro stipulando un prestito in banca per andare in pensione prima non è una risposta intelligente al problema e metterebbe ancor più a rischio la sostenibilità sociale.

Personalmente dico: meglio la galera che un cappio al collo.

Il Manifesto (Quotidiano Comunista) l'ha definita una operazione che trasforma il Welfare in Bankfare.

Che sia una manovra "renziana" per creare un governo di larghe intese facendo avvicinare l'estrema destra con l'estrema sinistra del Parlamento?

C'è qualcosa di sgranato, direbbero i nostri vecchi traducendo in italiano una tipica frase parmigiana, "A ghé quel ed sgrané!"

 

Foto-da-galera-

Domenica, 12 Giugno 2016 12:30

Ecco perché il sorpasso è plausibile.

Beati i secondi che saranno i primi. A Torino vincerà il "sarcasmo", a Roma la vittoria sarà una sconfitta, mentre a Milano si consumerà la vera sfida politica. Alla fine saranno tre diversi vincitori ma con pesi e eredità ben diverse da trasportare.

di Lamberto Colla Parma, 12 giugno 2016.
Il sorpasso è possibile. Il ballottaggio sarà tutta un'altra storia, il vantaggio, ampio o risicato del primo turno, verrà azzerato e tutto potrà accadere. Ne sa qualcosa Vincenzo Bernazzoli che nel 2012, forte della corazzata PD e guardando dall'alto del suo scranno di Presidente della Provincia, dovette affondare al secondo turno colpito dall'emergente M5S capitanato da Federico Pizzarotti.
A Parma tutti gli elettori, moderati, di ogni classe sociale e età, fecero convergere i loro voti verso il nuovo, verso quel viso rassicurante, per quanto inesperto, di Pizzarotti inseguendo il sogno della rinascita, difficile ma possibile.

Roma, Milano e Torino, per tre diverse ragioni, potrebbero riservare grandi sorprese il prossimo 19 giugno.

Roma "brucia" e la vittoria potrebbe trasformarsi in una amara sconfitta. Ecco quindi che la "fascinosa" candidata grillina Virginia Raggi potrebbe essere superata dal ben più anonimo Giachetti, unica consolazione del PD che potrà gongolarsi di avere conquistato la capitale, sollevando il M5S dalla "Mission Impossible" di raddrizzare la città eterna. Il centro destra "aiuterà" Roberto Giachetti a raccogliere la patata bollente nella speranza che possa replicare la "Giunta Marino".

A Torino invece si consumerà il delitto perfetto. Troppo ghiotta l'occasione di fare ingurgitare al Sindaco uscente, Piero Fassino, quella sfida lanciata a Grillo nel 2009: "Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende". E' molto probabile che il gusto sadico degli italiani prenda il sopravvento e, con l'aiutino del Centro Destra, i voti convergano verso la timida rappresentante del M5S, Chiara Appendino, consegnandola alla storia come prima donna Sindaco del Movimento fondato da Grillo e Casaleggio.
Dal punto di vista politico sarebbe un disastro per il PD veder soccombere uno dei suoi più autorevoli rappresentanti e, c'è da scommetterci, sul web si scatenerebbe l'ironia da "e adesso che "Appendino" le scarpette al chiodo" a "quanti grilli per la testa di Fassino".

A Milano, invece, si giocherà la vera partita politica. Il centro destra vorrà vincere la sfida nel centro nevralgico del potere economico e lì battere sul campo il PD di Sala, forte dei 7 anni di "campagna elettorale" che Expo gli ha concesso di fare.

In conclusione tutti, in questo modo, saranno soddisfatti, il PD che potrà godere di Roma, il M5S che avrà affossato il simbolo del contrasto al movimento grillino e il Centro Destra che alzerà il vessillo sulla capitale economica e potrà da lì riorganizzarsi per tornare a essere un raggruppamento di riferimento nazionale.

Se così andranno le cose, per Renzi la strada diventerà sempre più difficile, impervia e potrebbe ben presto terminare. Forse proseguirà per l'appoggio dei poteri superiori ma, presto o tardi, si tornerà a votare e allora nel PD si aprirà una guerra fratricida all'ultimo sangue.

E dopo Renzi il PD sarà un deserto.

Un PD che sarà privo di idee e programmi ma anche di leader non potendo più contare sui generali di un tempo (Bersani, Fassino, Bindi e Fu-Fu D'Alema) e la rete Renziana in ritirata strategica.

Nel frattempo l'Italia avrà continuato a navigare verso la "malora".

Già perché dell'Italia e dei suoi figli nessuno se ne preoccupa sino a quando ci saranno disponibili dei risparmi privati da prelevare a copertura dei buchi pubblici.

 

 

Siglato ieri mattina in Prefettura un protocollo di intesa fra sindaci del Parmense, istituzioni e associazioni di volontariato per gestire l'emergenza dei richiedenti protezione che stanno arrivando in Emilia Romagna. Tutti concordi nel creare la più completa integrazione, soprattutto delle donne che corrono rischi maggiori. Il prefetto Morcone: 13000 minori non accompagnati sono una grande risorsa per il nostro Paese.

di Alexa Kuhne

Parma, 9 giugno 2016

Tutti concordi, Sindaci, Prefetto, Questore e Associazioni di volontariato, nella determinazione di creare le condizioni per una completa integrazione dei richiedenti asilo, dopo una prima accoglienza nei centri di smistamento dell'Emilia- Romagna.
Dopo che il Prefetto di Parma, Giuseppe Forlani, ha indicato i punti di una strategia per tessere una rete di solidarietà e aiuto concreto, i sindaci del territorio parmense hanno sottoscritto una Carta di Intesa per regolarizzare gli interventi contro la tratta e lo sfruttamento dei richiedenti protezione nel nostro Paese.
Era stato in precedenza il Prefetto Forlani a far pervenire agli enti locali della Provincia una comunicazione in cui veniva evidenziato che "il notevole incremento di sbarchi rende necessaria un'azione forte sull'organizzazione del sistema accoglienza che vede ora la presenza in questa provincia di circa 820 richiedenti asilo". La convocazione era, appunto, per ieri al fine di discutere dell'emergenza.

08062016-prefettura sindaci 2016 019 rid

Per il Prefetto l'arrivo di persone è una priorità assoluta: "Un dovere etico e giuridico di soccorso e protezione previsti dai trattati internazionali, dalla Costituzione e dalla legislazione".
La situazione, soprattutto dopo gli ultimi arrivi, per la richiesta di posti in Emilia e, di conseguenza, a Parma e in tutto il Parmense, si è fatta più pressante. Non solo per il numero crescente della massa migratoria, ma per l'arrivo di sempre più donne e bambini.
Le persone più a rischio sono, infatti, soprattutto loro e il pericolo che le donne possano diventare, appena arrivate in Italia, vittime di sfruttamento sessuale è molto facile.
Nell'Hub di Bologna si comincia un primo percorso 'ad hoc', poi i richiedenti assistenza vengono smistati nel territorio Parmense. Ed è qui che si intende sviluppare la sinergia di attività di Sindaci, Associazioni e Prefettura.
Dal momento dell assegnazione, i migranti vengono sistemati in diversi immobili messi a disposizioni dal pubblico e dal privato e aiutati da una ventina tra cooperative sociali, onlus e associazioni convenzionate: si va dal Ciac a comunità Betania, Associazione gruppo amici, Aurora Domus, Associazione Svoltare, fino alla Caritas, per citarne alcune.

La prima accoglienza è tutta a spese dello Stato, in questa fase gli enti locali non sono tenuti a contribuire economicamente.

Il welfare e la solidarietà di Parma hanno permesso di organizzare anche progetti innovativi come Tandem (studenti e immigrati sotto lo stesso tetto) e l'accoglienza in famiglia. In quest'ultimo caso sono 15 le persone sbarcate sulle nostre coste che dopo qualche mese si sono inserite in alcuni nuclei familiari che hanno aperto le porte delle loro case (in tutto 30 famiglie). Ed è su questi progetti che si intende insistere.

"I numeri possono sembrare piccoli ma sono simbolici perché rappresentano un gesto che significa integrazione e speranza" afferma l'assessore al Welfare Laura Rossi.

08062016-prefettura sindaci 2016 013 rid

Per lei il "sistema territoriale di prima accoglienza attraverso il volontariato dovrà mirare a creare anche del lavoro per le donne che arrivano negli hub". Perché è vero che le modalità dei flussi migratori sono cambiate. E sono proprio loro le prime vittime di sfruttatori senza scrupoli che le dotano immediatamente di numeri telefonici e le affiancano per renderle schiave della prostituzione.
Ci vuole, insomma, un'accoglienza specifica per donne vittime di tratta che sia, in primo luogo, più tempestiva possibile. Il percorso deve essere più che mai assistenziale, così come previsto dagli interventi in materia di protezione sociale, ex art. 18.
"Una volta ottenuto il permesso di soggiorno – spiega Rossi - i finanziamenti statali cessano ma queste persone restano sul territorio e spesso faticano a trovare un lavoro. E non tutti sono impiegabili in operazioni di volontariato. Ai Comuni servono certamente risorse aggiuntive. A Parma ad esempio stiamo facendo molta attenzione al problema della prostituzione che sfrutta le tratte dei migranti per portare in Italia e in Europa le nuove schiave".

08062016-prefettura sindaci 2016 027 rid

Il questore di Parma, Pier Riccardo Piovesana, sostiene che "la stesura del Protocollo è uno strumento per coadiuvare i compiti di polizia amministrativa e polizia giudiziaria contro il reato di tratta e sarà potenziata la rete di collaborazione tra istituzioni, volontariato ed enti locali, con la possibilità di intercettare le vittime di questo reato il prima possibile. Sarà importante avere un approccio corretto con le donne in difficoltà che devono avere piena fiducia e collaborare".
Il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati servirà a potenziare l'apparato di integrazione per creare una interfaccia con gli stranieri che raggiungono il suolo italiano.

Prefetto Mario Morcone 9giu2016 rid

A chiusura dei lavori, il Prefetto Mario Morcone, dal 2014 Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione presso il Ministero dell'Interno, ha sottolineato il ruolo dei sindaci che saranno sempre più protagonisti e ha ricordato che il nostro è un Paese 'vecchio': "13000 minori non accompagnati sono una grande opportunità per l'Italia, una risorsa alla quale si deve spianare la strada maestra per l' integrazione...".
Ecco perché ci sono state molte iniziative, tra le quali un protocollo con il Coni per i bambini e i ragazzi, grazie al quale sarà possibile creare un terreno fertile affinchè questi minori possano diventare cittadini perfettamente inseriti nel tessuto sociale...
"Abbiamo istituito un albo che si chiama White list dei progetti – ha spiegato Morcone - e diciamo stop ai bandi. Puntiamo sulla qualità dell'accoglienza. Perché il capitolo Mafia capitale sia chiuso. L'impegno sarà quello di monitorare ed espellere chi non rispetta i parametri comportamentali. Sta nascendo l'impresa sociale, attualmente in discussione al Senato. Questa Carta si ispira a una serie di principi che serviranno a garantire criteri ben definiti. I comportamenti dovranno essere omogenei e si 'professionalizzeranno' le attività di aiuto".

I DATI SULL'ACCOGLIENZA

Sono 830 i richiedenti asilo trasferiti nelle strutture di accoglienza di Parma e Provincia. Nella regione Emilia-Romagna ne sono arrivati, fino a ora, 6500. Sono il 12,7% ad essere ospitati nel Parmense rispetto all' 11,7% delle previsioni..
Dalla fine del 2015 da 650 sono diventati, dopo cinque mesi, 830. Nel 2014 erano 230.
Sono 25 i gestori di accoglienza, comprese le strutture come alberghi (nei Comuni di Salsomaggiore e Tabiano due paesi quattro albergatori hanno convertito le strutture in centri di accoglienza) e residenze di vario tipo.
Per l'emergenza è stato costituito un hub a Baganzola che consente una primissima accoglienza e, in seguito, lo smistamento sul territorio.
Degli 830 richiedenti asilo 465 sono stati ospitati nel Comune di Parma (oltre il 45%), seguono Salsomaggiore e Tabiano, con 177 accolti (21,2%). Molti i minori stranieri non accompagnati.
Nell'ultimo flusso c'erano 42 donne e 11 nuclei famigliari, gestiti secondo lo SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali italiani che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.

Domenica, 05 Giugno 2016 12:14

Emancipazione e cavalleria

Emancipazione femminile e galanteria possono benissimo andare d'accordo, anzi sono due facce della stessa medaglia. Ma nel nostro DNA ancora esiste il codice del delitto d'onore, peraltro solo abolito nell'epoca dei "paninari".

di Lamberto Colla Parma, 5 giugno 2016.
Il cammino verso la totale e piena emancipazione femminile è ancora lungo. Non sono stati sufficienti questi settant'anni di repubblica democratica a modificare i costumi a dimostrazione che l'evoluzione sociale non riesce a tenere il passo della modernità e delle nuove tecnologie.
Era il 1946 quando le donne vennero ammesse, per la prima volta, al voto. Un momento importante della vita della nazione chiamata a scegliere tra Repubblica e Monarchia e a eleggere i componenti dell'Assemblea Costituente, quell'organo che, in circa un anno e mezzo di lavoro, scrisse la Costituzione Italiana.

Solo 21 furono le donne elette all'Assemblea ma fu comunque un segnale forte che la società post bellica riuscì a trasmettere. "...Il cammino percorso - scriveva Nilde Iotti, una delle madri della Costituzione - in meno di un anno è stato molto e difficile: ma le nostre donne hanno bruciato le tappe. Esse continuano la loro opera, ad esse va l'elogio e la fiducia delle donne italiane, di tutti gli italiani che sperano e credono nella rinascita democratica del nostro Paese".

Poi venne la legge sul divorzio (889/1970) ma servirono ancora altri 11 anni perché (5 settembre 1981) il Parlamento abrogasse le norma sul "Delitto d'Onore" e del "Matrimonio riparatore".

Ciononostante la strada è ancora lunga da percorrere e lo dimostra il fatto che ancora si debba parlare di "quote rosa" e che, quasi quotidianamente (55 nei primi 5 mesi del 2016), le cronache raccontino di femminicidi, guarda caso, prevalentemente commessi all'interno della strettissima cerchia familiare, il primo anello affettivo, marito o fidanzato che sia.
Quarantatré di questi omicidi, secondo l'istituto di ricerche economiche e sociali Eures, sono avvenuti all'interno del nucleo familiare, e la metà (27) all'interno della coppia.
Analizzando i dati dell'ultimo decennio, le donne uccise sono 1740: 1251 all'interno della famiglia, 846 per mano di un fidanzato e 224 assassinate da un ex. Nel 40,9% dei casi, a muovere la mano dell'assassino è il movente passionale, mentre nel 21,6% l'omicida ha agito dopo una lite o per un dissapore.

Insomma, il delitto d'onore è stato cancellato dal codice penale ma è ancora presente nel codice del DNA.
Ma nel DNA maschile dovrebbe essere ancora presente il gene della "cavalleria", quella serie di atteggiamenti di rispetto e reverenza verso il gentil sesso che, nonostante ancora affascini, gli uomini si vergognano di fare e le donne di ricevere. Quel gesto di galanteria che avrebbe dovuto offrire il nuovo fidanzato di Sara, la ragazza uccisa e bruciata dal suo ex alla Magliana, riaccompagnandola a casa e magari schioccandole l'ultimo bacio davanti alla porta augurandole la buona notte.

Forse è proprio su questo "non gesto" che sarebbe il caso di interrogarci, invece di lanciare strali verso i componenti di quelle due autovetture che, alle 4 di notte, non si sarebbero fermate, in un quartiere non proprio modello di Roma ma come ce ne sono in tutte le città, per intervenire su quello che poteva apparire o un litigio tra fidanzati o una "simulazione" per costringere le vetture a fermarsi e quindi derubare gli occupanti o addirittura fare di peggio.
Forse un gesto di cavalleria, o galanteria che dir si voglia, avrebbe salvato Sara o forse oggi saremmo a piangere una coppia di fidanzatini massacrati dall'ex di lei.
Non si può sapere con certezza, ma un approccio cavalleresco più marcato avrebbe enormemente aumentato la probabilità di salvezza della ragazza la quale forse, era troppo sicura del suo stato di emancipazione e ancor più della capacità di controllo dell'ex fidanzato.

Insomma il percorso che porterà alla parificazione dei due generi è ancora da concludersi, nel nostro come in altri Paesi occidentali.
Basti pensare a Hillary Clinton, paladina dei diritti femminili, la quale è stato accertato che, durante il suo mandato al senato (2002 - 2008), avesse riconosciuto, a parità di ruolo, compensi ben superiori (quasi il 30% in più) alla componente maschile del suo staff rispetto al genere femminile.

In conclusione, nessuno cederà privilegi e i nuovi traguardi, le donne come in genere tutti i soggetti più deboli, devono essere conquistati sul campo, lottando per la libertà e il diritto.
La denuncia di violenze, fisiche o psichiche, sono un primo e doveroso atto che le donne devono a sé stesse e alla propria dignità.
Un atto di difesa e un'azione di prevenzione che può calmare e portare a ragionevolezza buona parte dei "focosi" quanto ignoranti maschi "Pseudo Alfa".

IMG 3841

Giovedì, 02 Giugno 2016 16:12

La Repubblica compie 70 anni

di LGC Parma 02 giugno 2016 - Una ricorrenza particolare e di estrema attualità. Settanta anni sono trascorsi dalle votazioni del 1946, occasione nella quale per la prima volta venne concesso il voto all'altra metà del cielo e 21 di esse entrarono nell'Assemblea Costituente.

70 anni sono trascorsi, sembrano tanti, ma ancora stiamo parlando di "quote rosa" e di femminicidio.
In questa particolare ricorrenza sono state consegnate, dal Prefetto Giuseppe Forlani e dal Sindaco di Parma Federico Pizzarotti, 93 Medaglie della Liberazione ai partigiani, agli ex internati nei lager nazisti, ai combattenti inquadrati nei Reparti regolari delle Forze Armate e delle Medaglie d'Onore ai cittadini militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti.

(In allegato la Galleria Immagini della celebrazione di Parma)

02062016-CELEBRAZ 2GIUGNO2016 012

02062016-CELEBRAZ 2GIUGNO2016 021

La frenata dell'industria nazionale è una notizia che nemmeno i più accaniti detrattori delle politiche del governo avrebbero mai voluto leggere.

di Lamberto Colla Parma, 29 maggio 2016.
Quello che l'Istat ci ha rappresentato è un salto indietro al 2013 e una ulteriore conferma di quanto inutili siano stati gli sforzi e i sacrifici fatti all'insegna della politica del rigore imposta da Bruxelles. Manovre che alla fine non sono servite a nulla salvo, aggiungiamo noi, aiutare le banche e a trasferire quote di potere verso un sempre minor numero di soggetti.

Quei sacrifici, ci dissero da Bruxelles e Roma, sarebbero serviti a innescare un processo virtuoso a partire dal consolidamento delle banche affinché queste tornassero a finanziare le imprese le quali, attraverso la loro ripresa, avrebbero creato nuovi posti di lavoro che avrebbero quindi contribuito incrementare i consumi.

Ebbene di tutto ciò non resta nulla. Rimane soltanto il sacrificio inutile di quei tanti che saranno ben presto, ancora una volta, chiamati a rispondere degli errori e degli orrori delle politiche economiche nazionali e europee.

E' accaduto come nella profetica canzone di Angelo Branduardi "Alla fiera dell'est" dove "per due soldi un topolino mio padre compro' e venne il gatto che si mangio' il topo che al mercato mio padre compro." ... e così via.
Siamo andati tutti quanti alla fiera dell'est a comprarci un topolino che alla fine si è mangiato qualcun altro.

Stando così le cose come le ha rappresentate l'Istat si fa sempre più concreta l'applicazione delle clausole di salvaguardia che farebbero scattare l'Iva sino al 25,5% con il conseguente e inevitabile De Profundis dei consumi e delle piccole e medie imprese. Quelle PMI che sono sempre state il tessuto economico più vivace, produttivo e innovativo dell'Italia, però sacrificate sull'altare dell'elite bancario e della grande impresa con tutti i limiti dei loro "grandi" capitani che oggi sono stati ben evidenziati.

I numeri diffusi nelle scorse ore dall'istituto statistico sono preoccupanti. Giusto per la cronaca l'ISTAT ha registrato che a marzo il fatturato dell'industria italiana è calato del 3,6% rispetto allo stesso mese del 2015, il peggiore calo su base annuale a partire dall'agosto 2013.
La contrazione del fatturato è sintesi della flessione del 2,6% sul mercato interno e di un lieve incremento (+0,1%) su quello estero. Risultano in contrazione mese su mese anche gli ordinativi (-3,3%), che invece, rispetto all'anno precedente, crescono dello 0,1%.

Sorprende che il mercato dell'auto abbia segnato un -6,5%, proprio il settore che nel corso del 2015 aveva maggiormente contribuito a riportare il nostro PIL, seppur di poco, in zona positiva. Ma è tutta la grande impresa che ha frenato. A trascinare verso il basso sono stati il crollo delle attività estrattive (-39,5%), insieme al tessile e abbigliamento (-9,8%) e alla metallurgia (-9,4%).

Ebbene, sull'onda di questi risultati c'è poco da essere ottimisti sul futuro del Paese e sarebbe opportuna una rapida inversione di rotta delle politiche economiche e del lavoro, aprendo alla più ampia liberalizzazione in barba all'UE (almeno per qualche anno), confidando sulla creatività diffusa.

Invece, da parte del governo, nessuna particolare presa di posizione o commento, troppo concentrati sulla propaganda referendaria di ottobre.
Allora una domanda sorge spontanea: quando arriverà il tempo in cui "il bastone che picchio' il cane che morse il gatto che si mangio' il topo che al mercato mio padre compro'", si abbatterà sulle teste degli incapaci invece delle solite teste dei lavoratori e pensionati a reddito fisso sempre più decrescente?

.

Per ora solo promesse, che quando è andata bene si sono trasformate in costi e poi in tasse per tutti, ma senza essere seguite da concreti risultati economici e sociali. Cari politici, scendete tutti quanti dai vostri pulpiti elettorali, salvo quelli in corsa per le prossime amministrative, e realizzate un patto trasversale di stabilità e di progresso.

di Lamberto Colla Parma, 22 maggio 2016.
Promesse, promesse, promesse. Il dibattito politico nazionale prosegue sulla linea del contrasto tra le promesse della maggioranza di governo con l'opposizione che trova ogni, più o meno valida, argomentazione per smontare e disinnescare gli annunci del Governo.
Intanto, in questo clima da campagna elettorale permanente, l'Italia non decolla anzi, per certi versi arretra o, per dirla alla Renzi, "non cresce come prima" riferendosi ai dati, non certo incoraggianti dell'occupazione.

Affermazione vera solo in parte poiché i dati relativi al saldo tra cessazione di rapporti lavorativo e nuove assunzioni a tempo indeterminato del primo trimestre 2016 (51.087) sono inferiori del 77% rispetto il 2015 quando erano in vigore le agevolazioni ma addirittura inferiore anche al 2014 (87.034).
Ciò sta a dimostrare come il sistema economico italiano abbia necessità di unità lavorative ma viva l'indisponibilità di liquidità e di redditività in grado di sostenere l'occupazione. Una conferma ulteriore che, per fare riprendere il Paese, occorre una spinta decisa; l'effetto delle misure palliative è definitivamente svanito.

L'ultima, in ordine di tempo, campagna propagandistica ha riguardato la concessione di flessibilità da parte della Commissione Ue all'Italia. 13,5 miliardi di euro (0,8% del PIL) che il Governo potrà giocarsi per interventi straordinari.

Una apertura, che se verrà mal sfruttata, costerà cara ai cittadini.

Mai si è vista l'UE essere benevola con l'Italia, piuttosto si è sempre osservato come l'orientamento fosse di fare aumentare l'imposizione fiscale (cosa che è puntualmente avvenuto) per drenare la ricchezza degli italiani operosi e risparmiosi. L'UE non era riuscita a imporre la famigerata "Troika" per le barriere alzate da Berlusconi ed oggi potrebbe ritentarci con questa elemosina valida solo per l'anno in corso.

Quindi, di fatto una concessione "tampone" che difficilmente consentirà una programmazione efficace, inutile a avviare un volano economico permanente e auto-rigenerante.

Certamente invece farà bene a Matteo Renzi, che potrà meglio dedicarsi alla campagna pro referendum costituzionale di ottobre con il quale, a detta sua, ci si gioca il suo futuro politico.

tasse gde

Ma quello che più preoccupa è lo scenario che si prospetta per il 2017, quando la flessibilità decadrà e dovremo pagare il conto, anche per gli anni a seguire, (circa tre miliardi) del patto scellerato sottoscritto in questi giorni. Già a partire dal 2017, saremo chiamati a fare uno sforzo extra, ovvero una correzione dei conti pubblici che si tradurrà in più tasse o in tagli secchi alla spesa statale (e quindi ai servizi, visto che la spending review sugli sprechi non si riesce proprio a fare).

Un ulteriore richiamo UE a intraprendere un percorso virtuoso nel segno del rigore spianato in "Loden Style" dal Governo Monti, proseguito con Letta e trasformato in "young & freak style" di Renzi.

Ma la sostanza non cambia.

Nessuno di questi ultimi tre Premier è stato il frutto di scelta popolare e nessuno di questi è riuscito a imporre una linea di rigore all'interno dell'onerosissimo apparato burocratico andando invece sempre e costantemente a pescare nelle tasche dei contribuenti.

Le azioni di Governo per risanare i conti pubblici invece sono una costante in quanto inefficienza.

Il debito Pubblico continua a crescere nonostante il mare di "lacrime e sangue" versato dai cittadini in questi anni di "rigore" (per molti ma non per tutti).

Gli ultimi dati rilevati indicano che si è raggiunto il nuovo record d'indebitamento: 2.228 miliardi a marzo 2016, mentre a gennaio era stimato in 2.195 e a dicembre scorso 2.169.

Una crescita del debito che incuriosisce. Una riprova che è proprio la "macchina pubblica" che non funziona posto che la quota degli interessi passivi dovrebbe essere praticamente nulla.

In pratica, le azioni di Governo fin qui realizzate hanno prodotto un bassissimo impatto economico in termini di PIL, ma persistenti in quanto indebitamento.

Di fatto, quello che avrebbe dovuto risultare un investimento da parte del Governo si è trasforma in costo.

E così dobbiamo rilevare che il Jobs Act è costato ben 75.000€ per lavoratore ma non ha generato né maggiore occupazione (per cui fu necessario varare il pacchetto di agevolazioni) e nemmeno quella flessibilità lavorativa auspicata.

I consumi, come è ovvio che sia, stagnano e l'ultimo indicatore dell'inflazione segna negativo per il 2016 (-0,2%).

In buona sostanza, il debito pubblico continua a salire, il PIL non cresce come dovrebbe e la prospettiva di maggiori tasse è una sagoma sempre più nitida all'orizzonte con le clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva fino al 25,5%) che diventano sempre più un traguardo concreto.

Ed allora via con le nuove promesse, lo smantellamento di Equitalia (entro il 2018) e conferma del Bonus Bebé (160€/mese) che sarà esteso, con maggiorazione, al secondo figlio (240€/mese).

Stando alla storia questi due prossimi interventi si trasformeranno in ulteriori costi.

Misure che non potranno generare una significativa ripresa economica per cui si dovrà correre per trovare nuove coperture da aggiungere ai 3 Miliardi richiesti dalla UE per la flessibilità concessa nelle scorse ore a Roma.

Un circuito vizioso e non virtuoso che continua a condannare l'Italia al fallimento.

Eppure, in questa europa opaca e in difficoltà, qualche esempio di ripresa c'è, e senza citare l'sola di Sua Maestà la Regina Elisabetta che partecipa all'UE a suo comodo, la Spagna sta raccogliendo i frutti del cambiamento di mentalità con un PIL che cresce del 3,5% (intero 2015) e passi che è in aumento anche il suo debito pubblico, che ha raggiunto per la prima volta negli ultimi 100 anni il 100% del PIL (ricordiamo che l'Italia è a 133%), ma consentendo di promuovere i consumi sfruttando la riduzione dei prezzi.

Guardando ai risultati della Spagna si può e si deve ancora sperare, ma serve coesione parlamentare e il coraggio di prendere decisioni forti, potenzialmente impopolari almeno nel breve periodo, e condivise.

Ed è proprio il breve periodo che spaventa ogni politico, poiché il risultato deve essere ottenuto nel breve per poterlo giocare sul turno elettorale.
Ecco quindi che un programma serio a medio periodo, capace di rilanciare l'Italia, non lo vedremo mai, a meno di un nuovo Piano Marshall, augurandoci però che non si creino le condizioni perché ciò possa accedere.

Per ora, promesse e promesse, che si trasformeranno in spesa e poi in tasse per tutti.

Cari politici, scendete tutti quanti dai vostri pulpiti elettorali, salvo quelli in corsa per le prossime amministrative, e realizzate un patto trasversale di stabilità e di progresso.

Tanto commissariati siamo e commissariati resteremo per un bel po', ma almeno resteremo nei minori danni e costruiremo il futuro con un "Piano Marshall interno", frutto di una PAX trasversale tra i partiti, tanto utile quanto onorevole.

Basta promesse e andate a lavorare per il futuro dei vostri cittadini!

.

Lunedì, 16 Maggio 2016 09:23

Pizzarotti non è condannato!

Il nostro problema è una campagna elettorale permanente e il diffuso hobby di gettare fango sugli avversari politici. Ogni occasione è buona per distrarre l'opinione pubblica dai problemi reali.

di Lamberto Colla Parma, 16 maggio 2016 – Da alcuni giorni non si fa cha parlare di Pizzarotti, delle sue schermaglie con il direttivo del M5S per la mancata divulgazione dell'avviso di garanzia pervenuto al Sindaco di Parma in merito a alcune nomine riguardo al Teatro Regio.

I notiziari, nessuno escluso, hanno montato servizi sulla questione e molti autorevoli opinionisti si sono sentiti in dovere di dire la loro.
Che la notizia, soprattutto in questo clima elettorale, fosse ghiotta non v'é dubbio ma il troppo stroppia e ormai si è caduti nel ridicolo.

Ma a preoccupare è il peso di cui si è arricchito il fatto nella sua essenza originaria, gravato da problemi etici piuttosto che da problemi connessi a regolamenti interni al M5S, appaiono più connessi alla demagogia che alla democrazia.

Messaggio di Pizzarotti

(in galleria immagini tutti i messaggi pubblicati da Federico Pizzarotti sul profilo facebook)

Ma questi sono problemi loro, quello che invece dovrebbe riguardare la vita civile sono la salvaguardia della reputazione delle persone, coinvolte in procedimento giudiziari e il leale dibattito politico di cui il nostro Paese non sembra conoscere il vero significato.

Al contrario appare sempre più evidente la ricerca di strumentalizzazione politica di qualsiasi fatto, nell'interesse esclusivo del proprio partito o movimento, da utilizzare in questa nostra permanente campagna elettorale.

L'importanza che è stata concessa a un semplice avviso di garanzia ne è ancora una volta la più triste delle conferme. Val la pena di ricordare che l'informazione di garanzia (volgarmente chiamato "avviso di garanzia") è un provvedimento di tutela e rispetto verso l'indagato e non, come ormai è entrato nel pensiero comune, un giudizio di colpevolezza passato in giudicato in tutti i gradi di giudizio. Checché se ne dica, il fatto di essere posti sotto indagine, per l'opinione pubblica equivale a sentenza di colpevolezza.

Una colpa tutta da confermare che però accompagna la persona, minandola nella sua vita quotidiana, sino al giudizio finale quando, il più delle volte, viene riconosciuto non colpevole. Sembra proprio che la prematura morte di Enzo Tortora non abbia insegnato nulla.

Il sospetto feroce è che tutto ciò sia scientificamente orchestrato e, in mancanza di argomenti forti, vedi ISIS o Ebola e virus Zika (una pandemia di cui improvvisamente non si è più saputo nulla) piuttosto che la meningite, si voglia distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali della nazione.

I miseri dati che gli uffici di analisi e di statistica hanno rilevato in questi giorni ne sono la conferma e purtroppo sconfessano ogni parola ottimistica che quotidianamente gli esponenti governativi ci sciorinano.

390 sono le imprese che quotidianamente chiudono in Italia. Dall'inizio della crisi si è perduto il 35% del PIL e il 59% degli investimenti.
I suicidi per causa della crisi non si contano più, almeno da parte dell'ISTAT che dal 2012 ha deciso di interrompere la divulgazione dei dati, e per avere un dato attendibile occorre ricorrere alle elaborazioni dell'Osservatorio dei suicidi che ha stimato in 628 i casi di suicidio legati alla crisi economica registrati in Italia da gennaio 2012 a dicembre 2015, 384 invece i tentati suicidi nello stesso arco temporale.

Un tasso di disoccupazione dell'11,4% a quale va aggiunto un 12% relativo a lavoratori scoraggiati che hanno abbandonato il lavoro. Sofferenze bancarie stimate al 18% e una pressione fiscale sulle pensioni dell'ordine del 30% superiori alla media europea. Un debito pubblico in continua ascesa e i concreto rischio di dovere aumentare ulteriormente le aliquote dell'IVA.

Sarebbe perciò opportuno che la politica si riappropriasse del proprio ruolo e i partiti si accordassero per delle scelte comuni per portare in sicurezza gli italiani, invece di gettare fango sugli avversari politici.

_____

(in galleria immagini i messaggini di Pizzarotti e l'informazione di garanzia pubblicati sul profilo facebook del Sindaco di Parma)

 

Da Cibus 2016 note positive sul futuro dell'agroalimentare a patto che si faccia realmente sistema. Il Trattato Transatlantico (TTIP), con un po' di impegno e maggiore trasparenza, potrebbe trasformarsi da Minaccia in Opportunità.

di Lamberto Colla Parma, 15 maggio 2016.
Si è chiusa giovedi sera a Parma la 18° edizione di Cibus. Ormai entrata nella storia della manifestazione come l'edizione dei record, la fiera internazionale dell'alimentazione organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, ha visto infatti la partecipazione di 3mila aziende espositrici su 130mila metri quadri, 72mila visitatori di cui 16 mila operatori esteri e 2.200 top buyer (nel 2014 i visitatori erano 67mila, gli operatori esteri 13mila).

"E' la migliore edizione di sempre, che ha raccolto il testimone di Expo2015 – ha commentato Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager - ed ha visto il comparto agroalimentare italiano presentarsi con circa mille innovazioni di prodotto, pronte a conquistare i mercati esteri e recuperare posizioni sul mercato interno. Abbiamo notizia di un alto volume di affari conclusi o ben avviati, con la piena soddisfazione delle aziende e dei buyer esteri e italiani".

E se i numeri fanno giustamente gongolare gli organizzatori, l'intero settore agroalimentare dovrà fare tesoro delle indicazioni d'indirizzo da più parti sostenute e delle principali minacce che si dovrnno rapidamente affrontare e annientare.

Innanzitutto è imperativo fare sistema. Agricoltura e Industria dovranno collaborare e soprattutto progettare insieme il riscatto del modello agroalimentare italiano. Lo hanno condiviso e sollecitato tutti i rappresentanti del Governo intervenuti all'inaugurazione della manifestazione lunedi scorso, "Abbiamo un nemico importante, l'Italian Sounding", aveva sostenuto Ivan Scalfarotto. Arginare il fenomeno dell'imitazione, che vale quasi il doppio dell'export nazionale, è la battaglia di tutte le battaglie. La ricetta secondo il sottosegretario allo sviluppo economico sta nel fare sistema e concentrarsi. Il Governo, aveva concluso il parlamentare, non può dare la soluzione ma essere da stimolo affinché tutti gli attori operino nella stessa direzione.

Ma finalmente a Cibus 2016, forse per casualità o forse per raggiunta maturità degli interessati, è stato portato sotto i riflettori della cronaca il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l'accordo transatlantico che dovrebbe unificare i due grandi mercati, quello Ue e quello USA.

Un accordo che non ha mai visto la luce, sempre mantenuti riservati i temi trattati e, quel che è peggio, è stata proprio la parte europea a mantenere il più alto grado di riservatezza, addirittura in seno ai più alti rappresentanti del vecchio continente.

Quasi 10 anni di trattative stanno a significare gli enormi interessi in gioco e la difficoltà di immaginare i nuovi scenari di mercato.
In pochi, tra giornali e movimenti d'opinione e di consumatori, hanno cercato di sollecitare le istituzioni sulla verifica dello stato d'avanzamento, quasi nessuno. Noi invece, già pochi giorni dopo avere inaugurato la testata (era il luglio 2013) avevamo iniziato a manifestare preoccupazioni in tal senso e in molte altre circostanze tentato di alimentare una critica costruttiva evidenziando i segnali che stavano per incanalarsi (vedi OGM) nella direzione di un accordo troppo sbilanciato verso gli Stati Uniti. Avevamo invitato i cugini transalpini a coalizzarsi con noi per fare fronte comune di resistenza alle spinte omologanti che avrebbero potuto distruggere il patrimonio dell'agricoltura mediterranea di cui Italia e Francia sono la massima espressione mondiale.

E finalmente questi temi stanno, seppure lentamente, emergendo. Lo stesso Ministro Francese Fekl si è reso conto che ha bisogno di una collaborazione italiana (vedi Repubblica.it del 11 maggio 2016): "Ecco perché all'Italia, come alla Francia, conviene dire no al Ttip".

Meglio tardi che mai e forse un po' troppo eccessivo. Ma tutto serve così come è necessario che abbia iniziato a occuparsene, o meglio a parlarne, il Ministro Martina in occasione dell'inaugurazione di Cibus 2016.

Un'opportunità più che una fonte di problemi è in sintesi il pensiero del vertice del dicastero dell'agricoltura, posizione che condividiamo ma che dovrebbe essere maggiormente sostenuta con una più autorevole azione politica, mettendosi a braccetto con il collega francese Fekl e magari anche con lo Spagnolo, sempre che abbia veramente in animo di raggiungere quella soglia di 50 miliardi di esportazione entro il 2020 e soprattutto se voglia bene al nostro sistema di qualità e sicurezza agroalimentare.

Un modello che dovrebbe essere messo a sistema e preso a esempio e non invece minacciato dai modelli e prodotti anglosassoni.
Ben venga quindi "Cibus annuale", anche nella forma ridotta (Cibus Connect), affinché si possa con maggior frequenza riunire gli stati generali dell'agricoltura e dell'industria, esporre il fermento del settore, tra innovazione, qualità, sostenibilità e gustosa appetibilità del Made in Italy.

.

Domenica, 08 Maggio 2016 12:38

Ma Robin Hood non rubava ai ricchi?

Dall'eliminazione del Bollo Auto una nuova trappola. Da tassa in qualche modo legata al reddito, alla più "democratica" tassa variabile sul consumo: una nuova accise! La fregatura è sempre dietro l'angolo.

di Lamberto Colla Parma, 8 maggio 2016. Ci risiamo. La tassa di proprietà dell'automobile, più volgarmente nota come bollo auto, è tornata di moda. E' di pochi giorni fa l'annuncio della sua, "probabile" cancellazione.

Ed il pensiero corre a dove potrebbero essere recuperate le risorse di copertura del gettito fiscale che verrebbe meno (6,5 miliardi circa).
Presto detto. La proposta di legge, a firma del deputato Roberto Caon, prevederebbe un aumento dell'accisa sui carburanti pari a 15 centesimi di euro al litro circa.

Ottima mossa, una tassa fissa verrebbe trasformata in una tassa variabile e quella che era un'imposta, per certi versi legata al reddito (la tassa di proprietà è calcolata sui cavalli fiscali dell'autovettura), sarebbe spalmata sull'utilizzo del mezzo andando a gravare pesantemente sul costo di mantenimento dell'auto. La prima conseguenza negativa ricadrebbe su quei tanti lavoratori costretti a fare uso del mezzo privato per raggiungere il posto di lavoro con conseguente pesante incidenza sul reddito netto.

15 centesimi ai quali si dovrà sommare il 22% di iva su tutta la quota di accise di cui benzina e gasolio sono gravati.

Una tassazione di una imposta che, per quanto giudicata incostituzionale, continua a esistere contribuendo a posizionarci ai vertici europei per costo dei carburanti.

Per il Governo invece un effetto positivo si avrebbe potendo irrigidire ancor più il prezzo della benzina. Una quota così elevata di tassazione fissa sul prezzo dei carburanti attenuerebbe le flessioni negative del gettito fiscale in caso di riduzione del prezzo del petrolio e conseguentemente del prezzo alla pompa.
Un aiutino infine lo darebbero i petrolieri, sempre così in ritardo a adeguare i prezzi in discesa ma così rapidi a incamerarne invece l'aumento, completando la strategia della multinazionale "Inc.cool.8" che ha definitivamente sopraffatto Robin Hood, cambiato il target ma ne ha mantenuto il linguaggio.

L'automobilista si dimostra ancora una volta una risorsa inesauribile (72 miliardi circa di introiti dal settore auto); verrebbe da pensare che sia il bancomat del governo.

A proposito, mi sembrava di ricordare che Renzi, nel 2014, avesse promesso l'eliminazione delle accise (Video).

Forse mi sbaglio, invecchiando la memoria viene meno.

 

.

Domenica, 01 Maggio 2016 12:00

1° maggio, è vera festa?

Ci sono lavoratori e lavoratori. Ma ci sono anche sempre più disoccupati e sottoccupati, pensionati relegati in casa per indigenza e altri a sostenere figli e nipoti. Stipendi e salari da fame e privilegi e vitalizi da nababbi. I sindacati dovrebbero riflettere e dare l'esempio.

di Lamberto Colla Parma, 1 maggio 2016.
Feste canti e musica in tutta Italia per celebrare la festa del lavoro, convenzionalmente riconosciuta nel 1° maggio.
La scelta di festeggiare il 1 maggio è legata ad alcuni eventi storici avvenuti nel 1886 a Chicago, negli Stati Uniti, dove ci furono una serie di gravi incidenti che sfociarono in una rivolta che prese poi il nome di Haymarket. In quella giornata i sindacati organizzarono un corteo operaio per chiedere la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore e la protesta durò alcuni giorni. Il 3 maggio tutti i lavoratori che avevano preso parte allo sciopero si ritrovarono all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick e vennero colpiti dagli spari della polizia che era stata chiamata a reprimere l'assembramento e due persone rimasero uccise e altre furono ferite anche gravemente.

Una festa dei lavoratori e una festa per celebrare il contributo indispensabile dei sindacati per il raggiungimento di molteplici traguardi di civiltà.

Però francamente oggi risulta molto difficile pensare di scrivere un articolo celebrativo del lavoro e dei sindacati.

La parola lavoro oggi evoca dolore diffuso per i tanti, giovani e meno giovani, che il lavoro non hanno più o l'hanno perduto e con esso addirittura le speranze di ritrovarlo. Lavoro evoca immediatamente "pensione". Un traguardo sempre più lontano e sempre più misero. Una data, se sarà scritta, darà l'inizio certo di stenti per molti

Ma lavoro torna a fare rima con salari o "compensi" sempre più limitati e con "morte".

Gli ultimi decessi in ordine di tempo riguardano i due addetti alla cava di marmo di Carrara, ma come non dimenticare lo "sterminio", dell'estate del 2015.

Uomini e donne martirizzati per 2 euro all'ora. Braccianti agricoli deceduti al Sud come al Nord senza distinzione di latitudine, nè di sesso e nemmeno di razza o colore di pelle, italiani o immigrati. Unico comune denominatore: il bisogno di lavorare per sopravvivere e alimentare i propri familiari.

E Sindacato oggi è parola che ha perso molto del romanticismo degli anni '60. Sempre più difficile trovare "missionari" all'interno dei movimenti dei lavoratori, più facile, o forse fa solo più scalpore, intercettare privilegi e stipendi da favola.

Scalpore hanno fatto le remunerazioni dell'ex segretario CISL Raffaele Bonanni (oltre 330.000€/anno) o dell'attuale numero uno di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, l'uomo, il filosofo "contadino" da 10 milioni di euro in 11 anni.

Per non parlare dei vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, così facili da ottenere ma così difficile farglieli mollare.

I diritti acquisiti non si toccano: è quanto hanno affermato gli ex parlamentari e gli ex consiglieri regionali in due audizioni alla Commissione affari costituzionali della Camera a fine gennaio scorso, non mezzo secolo fa.

I diritti acquisiti (loro) non si toccano, peccato che i diritti acquisiti dei cittadini sudditi invece sì, quelli possono essere toccati e addirittura alienati.

Forse sarebbe giunto il tempo che i sindacati tornassero a fare i sindacati. Farebbe bene a loro e farebbe bene alla società.

Ma perché andarsi a cercare del freddo per il letto?

.

Domenica, 24 Aprile 2016 12:05

Passata la paura, il premier gongola.

Renzi - contro tutti: 3 a 0. Vince la sfida del referendum e rifila un secco uno-due sulle mozioni di sfiducia. Adesso ha tempo per prepararsi alla sfida elettorale delle amministrative del prossimo 5 giugno.

di Lamberto Colla Parma, 24 aprile 2016. Un treno. Niente e nessuno potrà fermare il treno della speranza guidato da Matteo Renzi. Uscito "vittorioso" dal referendum sulle trivelle, che ha magistralmente "manipolato" giocandoselo sul piano politico, e poi uscendo, senza nemmeno stropicciarsi la camicia, dalle due mozioni di sfiducia respinte dal Senato della Repubblica.

In questi due delicatissimi passaggi "politici" è tornato a calcare la scena il Presidente emerito e senatore a vita Giorgio Napolitano, prima sostenendo le legittimità di astensione dal voto referendario, poi intervenendo, ancora in difesa della sua invenzione, nella discussione della mozione di sfiducia M5S. "In passato ci sono stati casi gravi di montature giornalistiche - interviene l'ex Capo dello Stato - contro persone che hanno ricevuto avvisi di garanzia e poi sono state scagionate, ma hanno pagato un prezzo altissimo dal punto di vista della vita privata", afferma ricordando il suo consigliere Loris D'Ambrosio. Deceduto d'infarto a soli 65 anni (26 luglio 2012), Loris D'Ambrosio era il collaboratore del Presidente della Repubblica e fu coinvolto, nientepopodimeno, nelle intercettazioni telefoniche con l'ex Ministro Nicola Mancino in riferimento all'inchiesta Stato - Mafia.

L'intervento di un pezzo da 90, come l'ex Presidente della Repubblica, ha avuto senz'altro nelle votazioni, fatto sta che Palazzo Madama ha respinto con 183 Si e 96 No la mozione proposta dal M5S e 180 a 93 quella proposta dal centro-destra.

"Ad ogni mozione di sfiducia il governo esce più rafforzato" è stato il primo commento di Renzi, che fa pendant con lo sfogo post referendario, quando a sottolineare la sua felicità e appropriandosi del gran numero degli astenuti, commentò con "La demagogia non paga".

Comunque sia, ha ragione il Premier.
La storia la scrivono i vincitori ed é indubbio che questo capitolo debba scriverlo Renzi.

E' quindi lecito che gongoli. Questa rinnovata fiducia e certificazione di solidità del Governo il Premier potrà spenderla in Europa, oggi fragile e divisa come mai, per riaccreditarsi e forse per fare breccia nell'abbraccio mortale tra Francia e Germania cercando di riportare equilibrio e buon senso sia sulla questione degli immigrati sia sulla questione della politica economica e finanziaria.

Un rinnovato consenso da fare pesare e per offrire sostegno a Mario Draghi sempre più messo sotto pressione dai falchi tedeschi, così ostinatamente interessati a introdurre elementi di garanzia sui Fondi Sovrani e testardamente orientati a perseverare sulla strada della austerity, il principale motivo del rallentamento della economia UE, Germania compresa.

Visto che, a quanto pare, tutto è fattibile per l'Harry Potter nostrano l'auspicio è che sul fronte interno riesca a portare a termine un programma serio e duraturo destinato alla ripresa economica e al lavoro.
Questi sì che sono due temi sentiti dagli italiani, "tutto il resto è noia".

.

Domenica, 17 Aprile 2016 12:46

I tre giorni di passione per Matteo Renzi

Inizia oggi la salita al calvario di Matteo Renzi. Tre giorni che si concluderanno il 19 aprile con le votazioni, in Senato della Repubblica, alle mozioni di sfiducia mosse al Governo sia dal M5S che dal centro destra.

di Lamberto Colla Parma, 17 aprile 2016. - Un'accerchiamento al Governo che, almeno a parole, non è difeso in toto dalla sinistra né tantomeno da alcuni componenti del PD. C'è però anche da dire che, nel momento estremo, i voti del PD si sono sempre compattati a favore del loro leader trascinandolo fuori dalle acque agitate del parlamento in subbuglio.

C'è da immaginarsi l'apprensione di Renzi in attesa dei dati referendari, soprattutto quelli numerici. Un respiro di sollievo lo potrà trarre con l'avvicinarsi dei dati definitivi dell'affluenza alle urne, sempre che la rete dei pentastellati fallisca la chiamata a raccolta di tutti i militanti, potendo quindi giocare la carta politica, assegnando il successo dell'eventuale diserzione di massa dai seggi, alla propria capacità di leadership. Infatti, molto furbescamente, l'Harry Potter nostrano, senza perdersi d'animo di fronte allo scandaletto sul petrolio che ha coinvolto, seppure indirettamente, l'ex Ministra Federica Guidi, ha invitato all'astensione. Un invito legittimo ma inopportuno, per un'alta carica dello Stato, contrastato persino dalla fazione dello stesso PD che che indirizzava verso un certo tipo di scelta tra tra le due opzioni offerte dalla scheda.

Così inopportuna da convincere lo stesso Presidente della Corte Costituzionale a intervenire sull'importanza di esercitare il diritto - dovere di voto.

Ma a prendere le difese di Renzi è sceso in campo persino il Presidente Emerito Giorgio Napolitano ricordando a tutti, come se non fosse questione arcinota, che l'astensione è lecita e prevista dalla Costituzione. "Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, - dichiara Napolitano intervistato da Repubblica - non andare a votare è un modo di esprimersi sull'inconsistenza dell'iniziativa referendaria".

L'aspettativa del popolo italico, paradossalmente, invece di essere rivolta sulle conseguenze del voto è tutto orientato sulla affluenza, quell'arido e laico numero che decreterà la vittoria o la sconfitta di Renzi.

Ancora una volta si è dimostrato come la politica sia riuscita a mistificare, quando non riesce a mascherare, la realtà del Paese e i veri e sacrosanti problemi.

Comunque, dopo lo spoglio ufficiale, Renzi avrà ancora tempo 48 ore per prepararsi all'assalto delle mozioni di sfiducia del prossimo 19 aprile e se sarà sufficientemente armato lo si potrà capire lunedi mattina con i commenti, non tanto delle opposizioni, piuttosto dei vari rappresentanti delle correnti del PD e degli altri partiti che hanno contribuito al galleggiamento del governo Renzi in ogni tempesta da quando è alla guida del Governo.
Nel frattempo una boccata d'aria, il Matteo nazionale, l'ha presa dopo questi ultimi mesi di pressione, schiacciato come è tra l'Etruria e le Trivelle, riuscendo a fare passare la riforma costituzionale a dimostrazione della compattezza del partito.

Staremo a vedere perciò quanto ossigeno avrà ancora di riserva, dopo questa tormentata tre giorni di passione, e se sarà sufficiente per condurre a termine la legislatura e le promesse mancate, lavoro, ripresa e spending review, che sono le vere aspettative degli umili sudditi.

Il 20 e' un altro giorno, si vedrà!

.

Si è persino scomodato il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, a invitare i cittadini al voto. Il giusto contraltare all'indelicata presa di posizione del Premier a favore dell'astensionismo.
Una mossa astutissima di Renzi, il cui risultato si giocherà politicamente, che ancora una volta ha dimostrato lucidità e spregiudicatezza. Un modo per costruirsi la via d'uscita, dopo Banca Etruria, dal caso petrolio, lobby che ha visto coinvolta, per ragioni affettive e non politiche, l'ex Ministra Guidi.

di Lamberto Colla Parma 14 aprile 2016 - 
Se Matteo Renzi non si fosse azzardato, come non avrebbe dovuto fare in qualità di Presidente del Consiglio, a invitare al NON VOTO per il referendum di domenica 17 aprile, molto probabilmente me ne sarei rimasto a casa a gustarmi la vittoria dei disertori. Quella massa di soggetti che, per pigrizia, per incomprensione del quesito referendario proposto, o per strategia di votazione, avrebbero contribuito al mancato raggiungimento del quorum, contribuendo perciò a invalidare il referendum stesso.

Non ho cambiato idea su questa specifica chiamata alle urne, ma ho cambiato idea su come esprime la mia opinione.

Andrò a votare come ha chiesto di fare il Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi.

Un invito che, giustamente, viene a poche ore di distanza dall'invito opposto del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Un'uscita ben poco elegante da parte di una così alta carica dello Stato che mi ha lasciato basito. Vero che Renzi è anche il capo del partito di maggioranza ma l'opinione in tal senso l'avrebbe dovuta fare esprimere a un portavoce del PD, a un suo fidato, ma non lui.
Un'intervento che dimostra, ancora una volta, quanto astuto sia il nostro giovane premier.

In piena bagarre, messo all'angolo dalla vicenda Guidi-Gemelli, con le piaghe dal caso Banca Etruria ancora non rimarginate e costantemente sotto pressione dai vecchi leopardi (un pochino smacchiati) compagni di partito, Renzi non ha perso invece la lucidità e, con un colpo di genio, è entrato a gamba tesa sul referendum pensando, molto probabilmente, di giocarsi a suo favore il numero degli assenteisti propio a 48 ore dalla votazione di sfiducia del Governo proposta sia da M5S sia da Forza Italia (19 aprile).

La vittoria schiacciante che si determinerà da parte dei non votanti, vittoria peraltro strategicamente preparata a tavolino scindendo la consultazione referendaria dalle prossime imminenti elezioni amministrative, verrà esaltata dal Presidente del Consiglio e Capo del PD, come una Sua Vittoria accomunando e portando a suo favore tutti i pigri, gli ignoranti (quelli che non hanno compreso la domanda a cui rispondere) e tutti quelli, di destra e di sinistra, che sull'argomento avessero scelto di contribuire al mancato raggiungimento del quorum.

No, questo vantaggio non possiamo concederlo a nessuno. Nessuno potrà avvantaggiarsi politicamente di una massa di voti, peraltro inesistenti, trasformando un "referendum tecnico" in una consultazione politica.

Ecco quindi svelato anche il mistero della "strana" apparizione sulla scena politica del Presidente della Corte costituzionale.

L'invito del Presidente Paolo Grossi lo faccio mio e anch'io dico: andiamo a votare.

E' un nostro diritto, è un dovere e soprattutto, per quel che mi riguarda, non voglio rientrare nel novero di quelli che daranno credito al Presidente del Consiglio.
Quindi andiamo a votare: SI o NO.

Per comprendere il quesito referendario c'è ancora tempo due giorni. Sono ampiamente sufficienti per farsi la propria opinione.

Domenica, 10 Aprile 2016 12:31

Va di moda l’Offshore.

Uno scoop pruriginoso, un'inchiesta forse pilotata, piena di cose note e, probabilmente, per lo più legali. Nomi noti dati in pasto all'opinione pubblica come se fossero dei delinquenti. Ma i veri scandali intanto rimangono coperti dal fumus di altre inutili notizie.

di Lamberto Colla Parma, 10 aprile 2016.
A chi giova lo scandalo "non scandalo" Panama Papers? E' la domanda spontanea che viene da pormi osservando alcuni lati oscuri, omessi o pruriginosi con cui è stata data diffusione "globale a reti unificate" a una notizia che, in teoria, non avrebbe dovuto sconvolgere alcuno.

Da che esiste la società civile l'uomo ha sempre cercato di risparmiare sulle tasse. Nell'ultimo periodo dell'Impero romano, molti preferirono diventare sudditi dei regni barbarici pur di sfuggire al fisco di Roma. Così come, in era moderna, molti "Padri Pellegrini" furono mossi a espatriare in America per ragioni fiscali piuttosto che religiose.

Ma quello che la stampa mondiale cerca di fare passare è lo scandalo a tutti i costi, introducendo elementi "pruriginosi" attraenti per vendere le copie dei propri giornali e non per fare una informazione corretta.

Ecco allora che spunta il figlio dell'ex SS tra i soci dello studio panamense dal quale vi è stata la fuga di notizie, piuttosto che il calciatore di grido o il pilota di formula uno piuttosto che la barbarella nazionale regina delle faccine e il noto attore comico e regista italiano. Tutti accomunati in quella che pare una operazione illegale e immorale.

Invece no! E' giusto, anche se sicuramente impopolare in questo periodo storico di facile giustizialismo mediatico, difendere la reputazione di chi non ha commesso reati. E c'è da stare certi che la stragrande maggioranza di costoro di reati non ne hanno commessi, avendo invece solo sfruttato le migliori condizioni di favore che le norme nazionali e internazionali consentono.

Ha commesso reato la FCA (ex Fiat) espatriando in Regno Unito e in Olanda all'unico scopo di abbattere l'imposizione fiscale italiana? Il reato lo commise invece la Vecchia Parmalat, sfruttando la riservatezza dei paradisi fiscali, depositando "liquidità" inesistente per coprire il buco miliardario di bilancio.

Un'altra questione strana è l'assenza di personaggi Statunitensi dall'elenco pubblicizzato dello studio panamense.

Non credo che, proprio nel regno dei "Paperoni" del mondo, non abbiano trovato qualche idea per ridurre le tasse, visto che sia Google, sia Amazon, solo per citare i più noti, hanno partite miliardarie sospese con molti stati europei di tasse non lasciate sul vecchio continente sfruttando pieghe legali che pian piano, forse, verranno stirate ma che al momento sono favorevoli a loro e non ai Paesi ove viene di fatto realizzata la loro azione commerciale.

O forse perché gli americani hanno realizzato due importanti e noti Stati riconosciuti come riservatissimi e efficaci "Paradisi Fiscali", il Delaware e il Nevada?

Per non parlare della multinazionali del "gioco", e qui giochiamo in casa essendo la più grande di proprietà di una ricca e storica famiglia piemontese, che opera da un paradiso fiscale e ha ricevuto sconti miliardari dai nostri Governi e di cui avevamo già dato riscontro nel settembre 2014 e nello scorso ottobre.

Ecco quindi che, tirate le somme, il vero scandalo non sta nella ricerca di occasioni legali per "pagare meno tasse" ma nella informazione distorta e soprattutto nella mancata vigilanza e controllo delle grandi società da parte del nostro fisco.
Solo il 10% dei controlli sono rivolti alle grandi imprese e il 90% alle micro e piccole medie imprese, come riscontrato da Unimprese.

Certo, è molto più facile prendersela con i più deboli e ormai assuefatti sudditi tartassati.

Fisco-accertamenti-Unimpresa-giu2015

Riusciremo a difenderci senza essere puniti? Ecco cosa pensano i parmigiani della proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l'aumento della pena per chi si introduce nel domicilio, la difesa come si vuole nella propria abitazione, la non possibilità di essere denunciati per eccesso di legittima difesa e che non sia mai previsto un risarcimento del danno per il ladro.

Di Alexa Kuhne

Parma, 8 aprile 2016

Può capitare che l'aggressore si trasformi in vittima e che la propria casa diventi il luogo più insicuro e pericoloso.
Le situazioni di questo tipo, in realtà, sono sempre più frequenti nel nostro Paese.
Paura e allarme sociale sono tangibili e i cittadini si sentono disarmati e deboli di fronte alla possibilità di essere derubati, feriti o uccisi in casa propria. O di essere considerati dalla legge come gli aggressori nel caso in cui si difendano da un rapinatore. Insomma, succede che, oltre al danno, si debba subire la beffa.
Perché la legge esiste ed è quella della legittima difesa, prevista dall'articolo 52 del codice penale, solo che andrebbe revisionata e correttamente divulgata, visto che fino a ora sembra tutelare chi, con atti di banditismo, tenta rapine con conseguenze, il più delle volte, tragiche.
Modificando questa legge i cittadini, fatte le loro valutazioni, prenderanno le precauzioni opportune e forse potrà mettersi in moto un sistema di prevenzione sociale che terrà la criminalità fuori dalle nostre case.
E' quello che sostiene Italia dei valori che sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione che prevede la raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare le norme sulla legittima difesa.

L'impulso è partito alla fine di febbraio da Padova dove, recentemente, il tabaccaio Franco Birolo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi e a un risarcimento di 325 mila euro per aver ucciso un ladro tre anni fa e ha raggiunto molti Comuni italiani.
Sostanzialmente si chiedono tre cose: un aumento della pena da due a sei anni per chi si introduce nel domicilio, che all'interno della propria casa o del proprio negozio, ciascuno debba essere libero di difendere se stesso, i propri cari e i propri beni come vuole, senza incorrere nel rischio di essere denunciati per eccesso di legittima difesa e che non sia mai previsto un risarcimento del danno per il ladro o per la sua famiglia.
La raccolta firme è effettuata attraverso banchetti in tutte le piazze italiane, ma l'Idv ha trasmesso a ogni sindaco il modulo necessario affinché sia resa possibile anche nelle sedi comunali.
La necessità di rispondere più efficacemente alla crescente domanda di sicurezza proviene, in particolare, da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: un territorio in cui il fenomeno dei furti in abitazione è sempre più preoccupante.
I promotori della campagna di sensibilizzazione chiedono la rimozione della fattispecie normativa che permette all'aggressore di trasformarsi in vittima: al ladro che s'introduce in casa nostra, infatti, è attualmente consentito chiedere in certi casi il risarcimento del danno.
Questo ampliamento legislativo della tutela, secondo i sostenitori, costituirebbe un forte deterrente verso la categoria di criminali dediti a furti e rapine nei luoghi di privata dimora, i quali così sapranno di non poter più beneficiare di scappatoie giuridiche e di non poter più volgere a proprio profitto norme quale la risarcibilità del danno. Chi si introdurrà nei privati domicili saprà, dunque, di pagare più severamente e di non potersi trasformare da aggressore in vittima chiedendo il risarcimento di danni. Per le stesse ragioni chi difende l'incolumità o i beni propri o altrui all'interno del proprio domicilio non potrà rispondere della propria condotta, neppure a titolo di eccesso colposo in legittima difesa.

Esasperati e impauriti, anche i parmigiani sono quasi tutti concordi nell'affermare che sia giusto difendersi in casa propria, anche sparando.

"Sono situazioni che si dovrebbero vivere e non le auguro a nessuno – dice Mario, 45 anni, di Parma -. In quei momenti hai poco tempo per pensare o agire, magari gli intimi di andare via e sparano loro a te (perchè di solito sono sempre in 2 o 3)....mors tua vita mea...".
Il rischio di difendersi è anche quello di dover risarcire il rapinatore...

"Questa nuova proposta mi pare sensata e firmerò pure io – conferma Claudio, 50 anni di Mantova, altra città tartassata - perché prevede che non vi sia alcun risarcimento a favore dei delinquenti che si introducono in casa per rubare e malauguratamente si piglino una qualche legnata sul grugno".
Il pericolo, se dovesse essere modificata la legge, è che si corra il rischio di alimentare la cultura dello "sceriffo fai da te" ma i cittadini di Parma non hanno titubanze: "Me ne frego – spiega Giordano - ...se uno viene in casa mia lo ammazzo...anche se la vita devo trascorrerla in galera ....".

E ancora: "Ormai c'è già – ammette Barbara, cremonese di passaggio a Parma -... E sono state proprio certe sentenze ad alimentarla..."
Il nodo della questione è che la dicitura "difesa proporzionata all'offesa" lascia troppi margini di discrezionalità nel giudizio, soprattutto in chi non s'intende di armi e tempi di reazione. Qual è, allora, la proporzionalità? Uno armato di coltello, mazza, cacciavite, piccone, piede di porco è meno pericoloso di chi impugna una pistola?

"Se detieni (legalmente) - continua Claudio – un'arma hai l'obbligo morale di saperla usare, indipendentemente dall'uso che pensi di farne. Ma se ti capita il delinquentone armato, non dico con la pistola, ma con un coltellaccio da cucina devi pur difenderti..."
Il problema sta anche nelle forze dell'ordine, continua Claudio: "I tempi di intervento quali sono? Tu chiami immediatamente e arrivano in tempo? I delinquenti rilasciati da questo governo sono decine di migliaia, la depenalizzazione dei reati è stata pure ampia, entrano migliaia di persone di cui non sai alcunché... penso basti!. La polizia non ha nemmeno i colpi per allenarsi. Sai quanti ne spara un poliziotto di mestiere? 50/60 ogni tre mesi, e ora mi dicono che abbiano ridotto a una 15 di colpi. Con chi si confrontano? Rischiano di trovare il militante jihadista che ha appena fatto un corso intensivo di tre mesi a Rakka e sei mesi in battaglia..."

Anche chi, di principio, come Silvia, insegnante trapiantata a Parma, è contraria alla giustizia 'faidate', ammette di essere stufa...

È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"