Nel 2006 fu bocciata la proposta di Berlusconi e nel 2016 quella di Renzi. Il messaggio sembra chiaro e invece nel "Transatlantico" si stanno arrovellando a spezzare il capello in quattro per capire non si sa bene cosa. Che per caso non ci sia qualche "vitalizio" di mezzo da maturare?
di Lamberto Colla Parma 11 dicembre 2016
Tutti a sostenere che il referendum costituzionale di domenica scorsa è stato uno scontro politico. Un referendum "Contro Renzi" per mandarlo a casa.
Vero è che il "premier" impostò una campagna elettorale molto "personale" ma limitare il risultato a un esclusivo voto politico vuol dire travisare la realtà e considerare gli elettori un popolo di incapaci di intendere e di volere.
Gli analisti stanno spaccando il capello in quattro per attribuire il voto a quello o quell'altro partito, per fasce di età e stato sociale e magari anche per attitudine sessuale.
Come al solito tutti hanno vinto, anche Renzi che, nonostante le dimissioni, ipotizza di poter ripartire da un 40% attribuendosi i 13 milioni dei votanti il SI.
Ed ora, sulla base di questi numeri e di una attribuzione di voto che non c'è stata i partiti, o meglio le formazioni politiche in discendenza diretta da essi, stanno a discutere e a proiettare sempre più in avanti la chimera elettorale.
Una sorta di melina, utilizzando un termine calcistico, col timore di beccare la batosta definitiva. Oggi almeno hanno l'illusione di possedere un corpo elettorale e di disporne a loro piacimento.
Nessuno invece che faccia un'ammissione di responsabilità e analizzi il voto per quello che è: la bocciatura della proposta di modifica referendaria.
Gli italiani hanno lanciato un messaggio forte e chiaro.
Innanzitutto hanno detto di esserci e di essere anche pronti a dire la loro. 33 milioni di elettori si sono presentati alle urne, quasi il 70% degli aventi diritto.
Quindi, come messaggio "subliminale", avrebbero anche detto che non intendono una modifica della Costituzione proposta da una parte del parlamento.
Infatti nel 2006 decisero di Bocciare l'"offerta" di Berlusconi (NO 61,3% e il SI prese il 38,71 e andarono a votare "solo" il 52,46% degli iscritti) e oggi quella di Renzi.
La Carta Costituzionale è una cosa seria e la modifica deve essere condivisa dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti del popolo. E' questo il messaggio uscito dalle urne.
Ma pare non sia stato compreso! Qualcuno addirittura vorrebbe attribuire al fronte dei NO la responsabilità del mancato risparmio di 5 miliardi relativo al costo delle province abrogate ma non abrogate. Ma chi decise la cancellazione delle province, costituzionalmente previste, generando un caos amministrativo senza precedenti, prima ancora di avere in tasca l'autorizzazione a farlo (Referendum)? Per analogia, utilizzando il medesimo anticostituzionale principio, avrebbero dovuto "cancellare" i 300 senatori in eccesso.
No, cari signori, così non va.
Non va nemmeno che la Corte Costituzionale si prenda altro tempo - sino al 24 gennaio - per esprimersi sulla legge elettorale.
Non c'é tempo da perdere, il popolo è stanco di aspettare e non vuole proposte di parte o all'insegna del meno peggio. Vuole un "parlamento" serio e espressione delle diverse opinioni, che nell'interesse collettivo discuta e decida per il meglio.
Per il meglio di tutti e non solo di loro.
Non vorrei pensar male! Che questa "melina" sia dovuta al fatto che il 60% dei parlamentari maturerà il "vitalizio" (leggi pensione dei Parlamentari) il prossimo 16 settembre?