Luigi Lucchi scrive a Federico Pizzarotti nel tentativo di convincerlo a accompagnarlo a "una grande "rivoluzione": ritornare ai giorni festivi e domenicali da dedicare alla famiglia e per chi crede anche al Signore".

di Lamberto Colla Parma 6 settembre 2017 -
Nessuno può smentire che Luigi Lucchi, il creativo Sindaco di Berceto, sia disposto a tutto per la sua Berceto.

Sempre in prima linea a metterci la faccia e a rimetterci i propri interessi pur di valorizzare la sua Berceto nell'interesse di tutti.

Un "alieno" nel panorama politico non solo nazionale. Un uomo (con la "U" maiuscola che non ha esitato a mettersi "in mutande" davanti al Quirinale, ma solo dopo avere percorso tutte le strade possibili per essere ascoltato, convinto che "Difendere, come vuole la Costituzione, - postava Lucchi il 28 febbraio 2013 - i propri concittadini nei loro diritti, è un compito del Sindaco. Forse il piu' importante e la mia azione di protesta/proposta, anche se inusuale, come quella di mettersi in mutande, rientra tra questi compiti se a nulla sono servite azioni diverse intraprese già dal 1° febbraio."

In tempi dove gli amministratori pubblici qualche "benefit" riescono a incassare, Luigi Lucchi invece riesce a farsi sottrarre addirittura la sua casa. Definitivamente, nello scorso mese di maggio, l'ufficiale giudiziario è andato a sequestrare l'immobile dove era cresciuto e che aveva ristrutturato come piaceva a lui. L'ultimo atto di un tentativo privato di fare diventare Berceto un Paese turistico, come lui stesso ha confessato ai giornali il giorno seguente. "Non sono una vittima - dichiarava Luigi Lucchi - e la colpa è solo mia. Una colpa nata il giorno in cui, il 6 maggio 1990, abbiamo perso le elezioni comunali comunali a Berceto. In quell'occasione sapendo che Berceto, dopo tanto lavoro eccezionale dal 1985 al 1990, poteva diventare un grandissimo paese turistico ed era invece gelato, raggelato, congelato, dagli intendimenti della nuova amministrazione, ho deciso che potevo fare da solo. Fare un villaggio turistico. Considerare Berceto, con l'innesto di diverse strutture, un villaggio per le vacanze. Troppo per una persona senza le specifiche competenze e soprattutto senza soldi. Ho perso tutto".

Un Sindaco che ha fatto conoscere Berceto in tutto il mondo grazie al gemellaggio con gli Indiani d'America, un sindaco che tra i suoi assessori ha avuto l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, insomma un fedele appassionato amante di Berceto; un Paese che desidererebbe mettere a disposizione della collettività non solo nelle giornate più calde d'estate.

Luigi Lucchi però non è solamente l'istrionico, creativo e coraggioso amministratore pubblico ma è uomo colto, sensibile e un appassionato della Politica, che tutti i giorni, 24 ore su 24 e 365 giorni su 365, si dedica alla soluzione dei problemi dei suoi concittadini. Si potrà essere favorevoli o contrari alle sue iniziative ma è certo non si potrà mai smettere di stimare.

L'ultima proposta, in ordine di tempo, è la lettera che ha indirizzato al collega di Parma, Federico Pizzarotti, nel tentativo di coinvolgerlo in una idea "rivoluzionaria": CHIUDERE i Centri Commerciali nei giorni festivi.

20110514-Berceto-IMG 0269"Oggi, infatti, - scrive Lucchi nella parte centrale della lunga missiva a Pizzarotti - per circa dieci mesi l'anno, le famiglie, subdolamente, sono invitate a frequentare solo i centri commerciali anche alla domenica e nei giorni festivi.
Si accresce, si diffonde, si lascia imperare, una "civiltà" consumistica che distrugge non solo l'ambiente, ma anche i nostri rapporti di relazione ed educativi.
Distrugge, soprattutto, le nuove generazioni che non hanno modo di vivere un salutare ed indispensabile rapporto con i propri genitori neppure durante i giorni ritenuti di riposo.
Giornate, quindi, distrutte, per i figli dei clienti dei centri commerciali, ma anche degli operatori e dipendenti degli stessi che in quei giorni invece di fare festa e riposo lavorano.
Ovviamente non si possono attribuire tutte le colpe ai centri commerciali della poca attenzione che viene rivolta, nei fatti, ai bambini, ai giovincelli, la cui educazione è sempre demandata, ormai per moda, ad altri anche da parte, spesso, degli stessi genitori. Pare, infatti, tutto costruito e studiato, per avere, al più presto, soggetti, direi clienti, capaci solo di consumare e far consumare senza riflessioni critiche con comportamenti, verso la vita, da automi. Gli stessi automi o robot con i quali, presto, verranno sostituiti nel mondo produttivo. Non sono un pedagogo e neppure un sociologo. Prendo atto, o ritengo di prendere atto, dei danni che abbiamo, come società, pensando a tutte le famiglie che si ritrovano a trascorrere le giornate di festa nei centri commerciali.
C'è poi, signor sindaco, un danno, facilmente rilevabile, per tutta la montagna, come il mio Comune, Berceto. La città, nei decenni, ha fatto da diga, raccogliendo, dando lavoro e dignità, alle tante persone costrette a lasciare la montagna. A Parma, ad esempio, vivono oltre 1.000 famiglie con origini, radici, a Berceto. Questa emigrazione forzosa, in cerca di lavoro e servizi, ha impoverito i nostri paesi e territori. Territori che sono, ormai, abbandonati e non produttivi.
Paesi che mantengono i pochi servizi commerciali, ristoranti e trattorie, grazie ai villeggianti e ai turisti. La stagione, però, dura solo pochi mesi ed è legata solamente al caldo impetuoso che si ha in città durante l'estate. In montagna, insomma, si viene per godere il fresco e già la diffusione dei condizionatori d'aria, nelle case di città, ha ridotto questi flussi di persone anche in estate.
Fino a pochi anni fa si constatava un ritorno, di diversi gruppi familiari, nei fine settimana, seppur prevalentemente nella sola giornata di festa, nei nostri paesi di montagna.
Un flusso che era indispensabile per far vivere i paesi. Sopravvivenza, infatti, che non è garantita solo dall'estate neppure con stagioni eccezionali come quella appena trascorsa".

Le festività andrebbero "consumate" per la famiglia, la cultura, lo svago e il recupero dei luoghi delle proprie origini mentre, conclude il Sindaco di Berceto, "...l'attrattiva delle città, a differenza del passato, non sono i cinematografi, i teatri, gli spettacoli e i divertimenti in genere, ma sono i centri commerciali. Se questa mia intuizione, facilmente verificabile, è vera, costituisce già di per sé un imbarbarimento che dovrebbe preoccupare qualsiasi Politico, Amministratore, Sociologo, Educatore, Uomo di Fede".

Adesso attendiamo la risposta del Sindaco di Parma.

(Allegata la lettera in formato pdf)

Domenica, 03 Settembre 2017 09:10

Verso lo scontro tra civiltà.

Tra stupri a Go Go e spedizioni punitive. La società si surriscalda e basta una scintilla per trasformare episodici casi di violenza in sistematiche azioni punitive.

di Lamberto Colla Parma 3 aettembre 2017 - Il caso di Abid Jee, il mediatore culturale che all'indomani dell'aggressione alla coppia polacca ha postato su facebook quell'illeggibile giustificazione, è la prova provata che l'integrazione è ben lontana dall'attuarsi compiutamente.

20170830-Stupro Abid Jee-mediatore culturaleInquieta la normalità con la quale questo 24enne, "mediatore culturale", assunto proprio allo scopo di agevolare l'inserimento dei migranti, al di là della forma grammaticale, tratta l'argomento dello stupro. Sembra una cattiva traduzione di un testo scientifico di sociologia applicata appartenente a un'epoca remota e invece drammaticamente attuale.
Purtroppo questa è la mentalità di certa parte di immigrati con i quali, presto o tardi, ci si scontrerà, non solo verbalmente.

Ormai lo stupro è una pratica comune e la cronaca di questi giorni ce ne ha offerto un campionario oltremodo nutrito. Compiuto da gruppi selvaggi piuttosto che da singoli, tanto infoiati al punto da violentare anche una 81enne in pieno giorni a Milano, la violenza carnale, se non adeguatamente punita, rischia di diventare pratica sessuale ordinaria.

Ma c'è un altro elemento da non sottovalutare: la giustizia "fai da te".

L'ultimo assurdo episodio accaduto a Aqui Terme nell'alessandrino, ne è la prova. Senza alcuna apparente motivazione, alcuni giovani se la prendono con un coetaneo di colore e ne postano il video su youtube (vedi video) e anche in questo caso a lasciare basiti sono i commenti dei ragazzi (questa volta "visi pallidi") che "serenamente" stanno registrando la scena.
A Roma nelle stesse ore, invece, a scatenare la reazione della comunità autoctona contro il centro di accoglienza è stata la presunta sassaiola contro un bambino da parte di un eritreo.
A Parma invece a fare le spese della tensione latente è stato un autista della azienda di trasporti, pestato da un paio di giovani di colore, forse anche a seguito di una provocazione dell'autista stesso (la azienda sta facendo una indagine interna) "stanco" di dover combattere contro il traffico cittadino e il gruppo di giovani che quotidianamente bivaccano alla stazione dei pullman intralciando l'operato del conducente.

Insomma, episodi sempre più frequenti di intolleranza che sfociano in violenza gratuita stanno diffondendosi da nord a sud, contribuendo a innalzare il livello di tensione , di rabbia e di desiderio di vendetta.

Il rischio è che si passi da episodi isolati a sistematici e che "squadroni punitivi" possano tornare di moda facendo arretrare l'orologio sociale di 100 anni esatti.

E' il momento di intervenire con durezza e equità ma anche con politiche economiche che producano lavoro stabile e alienare definitivamente quella vomitevole demagogia e falso buonismo di cui sono infarciti i commenti di molti esponenti delle istituzioni.


(Video segnalati)
https://youtu.be/0vAgCHUPZT4 
https://youtu.be/1MVMqvLmDb8 
https://youtu.be/cu14r7je0-w 

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Domenica, 27 Agosto 2017 09:15

Eureka, l’economia avanza! Oibò

La ripresa c'è, ma non si vede. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) cresce addirittura meglio delle previsioni. Pochi decimi di punto percentuale ma sufficienti a galvanizzare i nostri politici. Ma la realtà, percepita e concreta, è ben diversa.

di Lamberto Colla Parma 27 agosto 2017
"Il tempo è galantuomo: basta saper aspettare. Oggi i dati ISTAT dicono che la strategia di questi anni produce risultati." ha orgogliosamente dichiarato l'ex premier Matteo Renzi all'indomani (16 agosto) dei dati sul PIL diffusi dall'Istat.

Il Pil italiano nel secondo trimestre 2017 è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,5% rispetto al secondo trimestre 2016.
Valori infinitesimali e comunque inferiori a quelli registrati nell'Eurozona dove il Pil cresce dello 0,6% e del 2,2% su base annuale. Per non parlare della Spagna che ha fatto registrare una crescita, su base annua, del 3,5% proseguendo perciò una striscia positiva da ben 15 trimestri.

Ma c'è di più, il debito pubblico nel frattempo ha raggiunto il nuovo record di 2.281 miliardi di euro.
Quantomeno inopportune le dichiarazioni, Gentiloni compreso, di coloro i quali tendono a accaparrarsi un merito immotivato relativamente a una crescita che la stragrande maggioranza dei cittadini e gli imprenditori non percepisce.

Se fosse vero che i dati positivi sono da assegnare alle politiche dei Governi dell'Austerity, allora sarebbe interessante conoscere:
1- quali sono stati gli interventi strutturali realizzati?
2- quali le prospettive di sviluppo a seguito di questi efficaci interventi, quindi dove andremo a finire e in quanto tempo?
Risposte che non arriveranno mai perché nessuno prende il coraggio di fare scelte che metterebbero a rischio qualche migliaio di voti che verosimilmente verrebbero a mancare dalle urne. E così, volenti o nolenti, le sorti della nostra economia saranno ancora legate ai fattori congiunturali e alle politiche finanziarie dell'UE (Mario Draghi con il QE - Quantitative Easing ha dato una gran mano!).

Se la Politica nazionale avesse giocato con un po' più di coraggio oggi le cose sarebbero molto migliori e la conferma viene dall'elaborazione di Giorgio Meletti pubblicate da Il fatto Quotidiano lo scorso 20 agosto che riportiamo:
"Nel 2007 il Prodotto interno lordo (Pil) dell'Italia è stato 1.687 miliardi. Poi è iniziata la crisi e il Pil è sceso fino a toccare il fondo nel 2013: 1.541 miliardi, 136 miliardi (8,6 per cento) in meno rispetto al 2007. Dal 2014 – per merito di Renzi, di Mario Draghi o della congiuntura internazionale, ampio dibattito – il Pil è risalito. Nel 2017, con il progresso dell'1,5 per cento, dovrebbe arrivare a quota 1.591. Dopo dieci anni siamo ancora sotto del 6 per cento, un centinaio di miliardi. Nel frattempo, il Pil dei primi 12 Paesi "sudditi" dell'Euro cresce da 9.590 a 10.074 miliardi, con un progresso in dieci anni del 5 per cento. Se l'Italia avesse tenuto il ritmo dell'Eurozona, il Pil 2017 sarebbe arrivato a 1.771 miliardi, 180 miliardi più del disastro".

20180824-evoluzione-deb-governiInfine val la pena di ricordare che l'origine di tutti i mali deriva dall'esplosione degli interessi a seguito della folle operazione, voluta dal Ministro Andreatta e assecondata da Ciampi (all'epoca - 1981 -Governatore di Baca d'Italia), di indipendenza della Banca d'Italia. Operazione che aprì le porte alla speculazione privata sui nostri Titoli di Stato (vedi grafici allegati).

Tutto ciò ha contribuito a generare sempre maggior debito, in barba ai sacrifici dei cittadini e delle imprese che hanno versato imposte in misura molto maggiore di quanto abbiano ricevuto in servizi.

Dati confermati anche da un'analisi del bilancio annuale dello Stato: dal 1990 al 2015, con la sola eccezione del 2009, ogni anno l'Italia ha chiuso con un avanzo primario di oltre 700 miliardi.


Di politiche all'Andreatta non ne vorremmo più vedere ma di nuove e un po' più azzardate sarebbe il caso di immaginarle e porre in campo.

Una bella Flat Tax , che da diversi anni andiamo proponendo da questo giornale, ad esempio, potrebbe riportare il gioco all'attacco invece di restare in difesa a subire la pressione degli avversari (Finanza internazionale).
"Prima o poi il gol ci scappa e la partita si perde per sempre"

 

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Le ONG come l’UBER del traffico marittimo. Più che sospetti sono quasi certezze le collaborazioni tra scafisti e personale delle ONG. Il principesco motto della Juventa, finanziata dalla sexy principessa Maria Furtwängler, attrice, filantropa e consorte Burda. 

di Lamberto Colla Parma 20 agosto 2017

Dopo la sparata di bombardare le navi italiane i libici, con particolare riferimento all’uomo forte della Cirenaica, si sono attivati per bloccare il flusso di migranti verso le coste italiane.

Un’azione così incisiva da azzerarne gli sbarchi. Un accordo tra Italia e Libia che, associato al nuovo protocollo imposto dal Viminale alle ONG, peraltro sottoscritto da una minoranza di organizzazioni, ha messo a nudo quello che da molto tempo alcuni politici d’opposizione sostenevano e più recentemente il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro poi seguito dai colleghi di Trapani Ambrogio Cartosio e Andrea Tarondo,  ovvero la supposta complicità tra personale delle ONG e i trafficanti di esseri umani. 

Un  rapporto così stretto e talmente degenerato che nei dialoghi intercettati si faceva riferimento a  veri e propri appuntamenti per il trasbordo dei migranti. Come se non bastasse i tender delle navi offrivano anche il servizio di  rimorchiare a riva i barconi dei trafficanti invece di affondarli come da accordi. 

20180820-Migranti-Numero-anni

 

Un atteggiamento di vera sfida in barba ai regolamenti e all’etica di cui, le ONG,  avrebbero dovuto  essere testimonial.  

Così sprezzanti dell’Italia, tanto da avere come motto, in particolare la nave tedesca Juventa, "Fuck Irmcc" (l'Irmcc è il centro ci coordinamento italiano), alcune ONG umanitarie hanno scorrazzat per il mediterraneo facendo il bello e il cattivo tempo.

Un ben poco principesco atteggiamento, nonostante la ONG proprietaria della nave (Jugend Rettet) fosse abbondantemente sostenuta dalla sexy principessa Maria Furtwängler, attrice, filantropa nonché moglie del re dell’editoria tedesca Hubert Burda

Altre tre erano le ONG tedesche a operare  nel mare nostrum e non poteva mancare l’appoggio generoso del superfinanziere Soros (Nave Aquarius) piuttosto che della maltese MOAS. Tutti perfettamente allineati nel alimentare il flusso verso le nostre coste.

Insomma una sorta di UBER del traffico marittimo specializzato nei migranti.

Intanto, sul continente, nella civile mitteleuropa, l’Austria decide di mandare l’esercito alla frontiera per intensificare i controlli alle vie di connessione con l’Italia.

Ma che splendidi alleati! 

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Venerdì, 18 Agosto 2017 09:41

Attacco alla Catalogna. Ora a chi tocca?

L'ISIS rivendica l'attentato di Barcellona e annuncia un più grave attentato, fortunatamente sventato a Cambrils in piena notte. L'Italia per quanto ancora resterà indenne da attacchi?

di Lamberto Colla Parma 18 agosto 2017 - 
13 morti e un centinaio di feriti, molti dei quali gravi, è il risultato dell'attacco avvenuto a Barcellona ieri pomeriggio.

Ma quello che lascia perplessi è l'organizzazione ancora ben strutturata delle cellule terroristiche comandate dallo "stato islamico" ormai ridotto a un lumicino.

Infatti, a poche ore dall'attacco alle Ramblas, ecco uscire un manifesto che, nel rivendicare la paternità dell'azione terroristica, ne annuncia uno ancor più violento  (vedi foto copertina). E così all'una di notte la polizia spagnola è riuscita a intercettare e annientare i componenti di un commando pronto a una nuova e più grave "matanza".

5 terroristi, armati e carichi di esplosivi che a Cambrils, località balneare a 120 km da Barcellona, sono stati intercettati e uccisi dalla polizia spagnola.

Se la Spagna è diventato un nuovo terreno di battaglia, alla pari lo potrà diventare anche l'Italia. Cadono infatti le giustificazioni che sostenevano le ragioni degli attacchi in Belgio, Francia e Regno Unito (numero di foreign fighters, mancata integrazione delle seconde generazioni ecc...).

Tutto ciò conduce a considerare che i prossimi attacchi avverranno "dove" sarà possibile e dove sono presenti cellule sufficientemente organizzate.

Ecco quindi che le azioni di prevenzione e di ascolto, da parte dei servizi, delle polizie locali e il contributo dei cittadini, potranno ridurre notevolmente il rischio di attentati.

L'Italia, inoltre, sarà sempre più nel mirino dei terroristi soprattutto dopo il successo ottenuto dal Viminale sul fronte dei migranti riuscendo a bloccare il corridoio degli sbarchi, almeno sino a quando l'accordo con la Libia (Cirenaica in particolare) reggerà.

La sicurezza passa anche attraverso gli occhi e le orecchie di ciascuno di noi.

Giovedì, 17 Agosto 2017 09:11

Knockout game dalla strada alla disco?

Da Lloret de Mar a Jesolo. Nel giro di poche ore si consumano due tragedie in discoteca. Pugni e calci assassini, violenti e fulminanti. Torna di moda il Knockout Game?

di Lamberto Colla Parma 17 agosto 2017 -
Dal divertimento alla tragedia nel giro di pochi istanti. Costa Brava e litorale Veneto accomunati dal medesimo destino. Due ventenni vittime di momenti di follia che si tramuta in violenza assassina.

Pochi secondi e il destino vira verso la morte.
E' accaduto a Niccolò Ciatti morto a Lloret de Mar colpito da un atleta di arti marziali francese di origine cecena. E pensare che Niccolò era ben piantato e amante del pugilato, ma contro la furia improvvisa e irrazionale del ceceno non ha nemmeno fatto in tempo a reagire per difendersi.

48 ore e nella più nota discoteca di Jesolo un 24enne - Daniele Bariletti di Pianiga VE - viene colpito con due pugni in viso e entra in coma mentre il suo assalitore, dall'apparente età di trent'anni e robusto, stando alla descrizione dei testimoni, scompare.

Violenza gratuita, molto spesso esaltata da droga e dall'alcol, destinata non a un nemico o avversario ma al primo che capita a tiro.

20170816-fighting-clubTre o quattro anni orsono era diventato di moda colpire i passanti con un pugno. Tantissime le vittime del. Knockout Game, una moda importata dagli USA e rapidamente acquisita in europa. Proprio un anno fa, a Milano, finalmente venne preso e arrestato il 23enne DJ Spagnolo - Nicolas Aitor Orlando Lecumberri - che si divertiva a chiedere informazioni turistiche ai passanti per poi stenderli con un pugno.
Impossibile trovare giustificazioni a tali diffusi episodi di violenza e di disprezzo per la vita.

Il mix di droga+alcol+egocentrismo stanno minando la società occidentale sempre più aperta ai social e sempre più chiusa ai rapporti sociali.

Così la festa si trasforma in lutto.

https://youtu.be/1KvbPcZruKk 

Domenica, 13 Agosto 2017 12:06

Buon Ferragosto!

E' già ferragosto! La fine della stagione più spensierata arriverà troppo rapidamente e troppo rapidamente arriveranno i suoni e le luci di Natale.

di Lamberto Colla Parma 13 agosto 2017
Il tempo corre e in questo periodo in modo particolare.

E allora prendiamoci una tregua!

Avrei voluto proseguire la saga dei nostri "splendidi alleati", con un terzo capitolo, o condividere con voi il mio disappunto su qualche inopportuna considerazione di un politico o di un commentatore, ma alla fine ho preferito mettere il cervello e i pensieri in stand-by e godermi questo week end, emblema della allegria senza dimenticare la natura religiosa della ricorrenza.

E considerato che il contenuto religioso del 15 agosto si è un po' annebbiato nel tempo val la pena di rammentarlo.

L'Assunzione della Vergine Maria al cielo venne proclamato dogma di fede da papa Pio XII il 1° novembre 1950. Maria, come Gesù, fu risuscitata da Dio per la vita eterna. Maria fu la prima, dopo Cristo, a sperimentare la risurrezione.

Per un approfondimento vi consiglio la lettura "Festa dell'Assunta, ecco le cose da sapere" da Famiglia Cristiana.
Buon Ferragosto!


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Il "Salva Europa" Macron, tanto osannato da molti dei nostri politici, sta dimostrando di fare solo e esclusivamente gli interessi di Francia. ... e i tedeschi collaborano con gli scafisti.

di Lamberto Colla Parma 6 agosto 2017
Il 50% di una società non serve a nessuno, salvo che a farla andar male.

La proposta francese di lasciare "saldamente il controllo" del cantiere navale STX a Finmeccanica ma ripartendo equamente la quota capitale è inaccettabile per la corretta governance di una società, piccola o grande che possa essere. Inoltre non si comprende come possa di fatto esercitarsi il controllo di una società dove la proprietà è equamente divisa e soprattutto, ormai è accertato, gli interessi nazionali di Italia e Francia sono costantemente in conflitto.

Macron, questa divisione l'ha ancor più accentuata manifestando, sin dalle prime ore dal suo insediamento all'Eliseo, una vocazione nazionalistica alla "Trump" dimenticando il dettaglio di dover Condividere le regole del "Condominio Europa".

Così, nel momento in cui il colosso italiano Fincantieri si aggiudica l'asta coreana per l'acquisto dei cantieri navali Stx, che sarbbe poi stata ripartita per il 66,7% tra un nocciolo di capitani d'industria italiani e il resto ai francesi, Macron sfodera la Golden Power e nazionalizza i cantieri ipotizzando uno sviluppo strategico militare.

Trascorrono pochi giorni e il "Salva Europa" interviene a gamba tesa anche in Libia convocando a Parigi, senza avvisare gli italiani, i grandi rivali libici, il generale Khalifa Haftar (che peraltro ha promesso di bombardare le navi italiane) - signore della Cirenaica - e il premier Hafez Al Serraj, dietro al quale c'è l'ultimo tentativo francese di fregarci petrolio e gas libici, proprio come ai tempi di Nicolas Sarkozy e della guerra a Gheddafi.

Meno apparente, ma per certi versi ancor più drammatico dal versante sociale, è l'atteggiamento francese impostato sul fronte dei profughi. Opposizione dura all'accoglienza e respingimento alla frontiera di Ventimiglia ma, quel che è peggio, la complicità o quantomeno l'indifferenza, come prove fotografiche hanno evidenziato, dei militari francesi in Africa che avrebbero visto transitare almeno 290.000 migranti diretti in Libia e quindi in Italia.

Macron, tanto osannato da molti dei nostri politici, sta dimostrando di fare solo e esclusivamente gli interessi di Francia, fregandosene ben bene degli accordi pregressi, (vedi Hollande su Fincantieri e Stx), chiudendo le frontiere all'accoglienza, lasciando transitare per il centro africa i profughi diretti in Italia attraverso la Libia, muovendo azioni non concordate sulla delicatissima questione politica libica.

Questa è l'Europa! Noi invece lasciamo scorribandare il patron di Vivendi in lungo e in largo tra TIM e Mediaset come meglio vuole, anch'egli, in barba agli accordi siglati (vedi con Mediaset) o alle regole di coordinamento.

Come avrebbe reagito il Macron di turno nel caso fosse stato un Bolloré italiano a operare nello stesso modo in Francia?

Se qualcosa c'è da imparare dai francesi è il sentimento nazionalista che invece noi abbiamo dato in comodato d'uso alla UE e ai suoi Uemanoidi.

Intanto la tedesca Iuventa collabora con gli scafisti e riporta i barconi vuoti in terra libica. "Ma come sono umani loro" (direbbe il mitico Fantozzi)
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Il consigliere cita atti e intervista Cossiga sui fatti del 2 agosto 1980 e la possibile pista palestinese. Poi riporta l'attenzione sulla presenza in città di Thomas Kram: "Sarebbe interessante sentirlo tra i narratori del Cantiere 2 agosto..."

La strage di Bologna, la pista palestinese, il lodo Moro e alcuni atti che potrebbero far luce sui fatti accaduti nel 1980. Nasce da qui l'interrogazione del consigliere di Fratelli d'Italia-An Tommaso Foti, che chiede alla Giunta regionale di "intervenire sul presidente del Consiglio Paolo Gentiloni perché, a 37 anni dalla strage di Bologna, venga rimosso il segreto di Stato dagli atti che potrebbero fare luce su un periodo buio della storia italiana".

Foti ricorda anche la pista palestinese e la commissione d'inchiesta parlamentare, la cosiddetta 'Commissione Mitrokhin', e il rinvenimento "in questura a Bologna- ricorda l'esponente di FdI-An- la presenza di documenti da cui risultava in città la presenza, la mattina del 2 agosto, del terrorista Thomas Kram" legato al gruppo Carlos, a sua volta conosciuto dalla Stasi, il servizio segreto della Ddr, la Germania comunista dell'epoca della guerra fredda. Ricorda anche, Foti, il volume I segreti di Bologna, di Valerio Cutonilli e Rosario Priore, in cui "vengono riportate due pagine degli archivi Stasi in cui si delinea l'organizzazione del gruppo di Carlos e il secondo nome a comparire nella lista è quello di Kram".

L'esponente di Fratelli d'Italia ricorda anche un'intervista all'ex presidente del Consiglio Francesco Cossiga, pubblicata l'8 luglio 2008 dal Corriere della Sera, in cui spiega: "La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della resistenza palestinese che, autorizzata dal lodo Moro a fare quello che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo". Foti cita ancora le parole di Cossiga: "Divenni presidente del Consiglio poco dopo e fui informato dai carabinieri che le cose erano andate così. Anche le altre versioni che raccolsi collimavano".

Non solo la parte storica di ciò che accadde 37 anni fa, nell'interrogazione di Foti. Il consigliere cita anche l'evento organizzato dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, Cantiere 2 agosto, 85 storie per 85 palcoscenici, che coinvolge narratori non professionisti per raccontare la storia delle vittime della strage e scrive: "Sarebbe interessante che tra i narratori figurasse anche Thomas Kram, ove da un palchetto improvvisato poter udire la ragione della sua presenza a Bologna la notte tra l'1 e il 2 agosto 1980". (Margherita Giacchi)

Domenica, 30 Luglio 2017 12:31

Ma che splendidi alleati!

Il Presidente Mattarella "sbrocca" e finalmente parla come se fosse un qualsiasi cittadino italiano. Si rivolge agli ambasciatori e bacchetta l'UE. Bravo Presidente, era ora!

di Lamberto Colla Parma 30 luglio 2017
Sono riusciti a fare "sbroccare" persino il compassatissimo inamidato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La questione è ovviamente quella dei migranti e la ennesima libera iniziativa della Francia verso la Libia, ma non è da escludere che sotto sotto ci sia anche la questione della nazionalizzazione dei cantieri navali STX da parte della Francia per non farli passare sotto il controllo di Fincantieri.
In 48 ore i cugini transalpini hanno mostrato i muscoli e acceso iniziative contro l'Italia e le sue aziende e i suoi legittimi interessi acquisiti.

E così Sergio Mattarella, parlando agli ambasciatori e riferendosi all'Europa chiede "una discussione collegiale, seria e responsabile", senza "battute estemporanee al limite della facezia, che non si addicono al dialogo e al confronto internazionale".

Opperbacco! Chi l'avrebbe mai immaginato che un Capo dello Stato e in particolare proprio il nostro, sempre così misurato da risultare persino noioso, uscissero parole tanto taglienti e dirette, che avrebbero potuto pronunciare qualsiasi cittadino, stanco di quest'europa di UEmanoidi.

La vicenda irritante nasce allorquando Emmanuel Macron ha pensato bene di convocare all'Eliseo i due capi libici: Al Serraj, che governa a Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, e il generale Haftar, che governa a Tobruk e in Cirenaica, sostenuto dal vicino Egitto e dagli Emirati. Senza avvertire Roma. Una mossa che tanto ricorda quella di Sarkozy nel 2011 quando decise di attaccare Gheddafi d'accordo solo con Usa e Gran Bretagna.

E Mattarella ci va giù ancora più duro e diretto da vero Capo di Stato, "Sono certo" - sottolinea il Presidente, che lo stesso "metodo di fermezza negoziale" usato per risolvere il problema delle banche "sarà quello che ci consentirà di superare i numerosi ostacoli che ancora si frappongono a un lungimirante ed efficace governo del tema forse più rilevante oggi di fronte all'Unione Europea, quello di una gestione del fenomeno migratorio di carattere autenticamente comunitario".

Che sia stata una incitazione all'azione destinata ai nostri mollicci e inconsistenti rappresentanti Governativi?

Speriamo che anche loro si risveglino dal torpore e vengano rapiti da sentimenti nazionalistici, come buona parte della popolazione vorrebbe.

Se i sorrisini tra Merkel e Sarkozy, all'indirizzo dell'ex premier Berlusconi, fossero stati immediatamente "frantumati" da una reazione italiana, forse non si sarebbe giunti a questo isolamento. Ma allora, la stampa del regime di opposizione, fu tutta per loro due. Così come nessuno si indignò allorquando, per indicare i Paesi in difficoltà, venne utilizzato quell'elegante acronimo PIGS che stava a indicare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.

Chissà che un giorno non possano cadere in disgrazia Francia, Irlanda, Germania e Austria e allora ci sforzeremo di trovare un acronimo, altrettanto divertente e rispettoso.

Adesso tocca a voi, eredi e figli di Monti e Letta, già graziati dallo Spread strategico che fu l'ossessione e motivo di ritiro di Berlusconi, a far valere le ragioni dell'Italia in quei palazzi, diventati inutili e, giusto per non sprecare soldi dei cittadini europei, sparsi tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, le tre sedi istituzionali del Parlamento Europeo.

A propositto, qualcuno si é accorto che abbiamo l'onore di avere l'alto commissario europeo per l'estero e la sicurezza? Per gli smemorati: si chiama Federica Mogherini e dal 1° Novembre (forse la data non è stata di buon auspicio) 2014 è l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

(Foto Consiglio dei Ministri -T.Barchielli - G7 Taormina)


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Domenica, 23 Luglio 2017 12:06

Lavoro, competitività e sicurezza

La centralità dell'azione governativa dovrebbe riguardare i temi chiavi del lavoro, della competitività delle imprese e sulla sicurezza dei cittadini. Di tutto ciò, nella discussione politica, non vi è traccia.

di Lamberto Colla Parma 23 luglio 2017
I temi politici di tendenza di queste ultime settimane riguardano prevalentemente la questione dei migranti e dello jus soli. Temi certamente importanti ma un politico serio non dormirebbe la notte al pensiero del tasso di disoccupazione che sta minando la società e le imprese stesse.

La spesa pubblica nel frattempo aumenta, la crescita è ancorata a valori bassissimi e conseguentemente l'occupazione non cresce.
Vero che la quota maggiore di spesa pubblica è impegnata dal welfare ma continuare a interrogarsi su quali categorie destinare prioritariamente i fondi dell'assistenza condurrà a far aumentare sempre più il bacino dei bisognosi e sempre meno quelli che potranno ricevere sostegno dallo Stato.

E così i nodi reali verranno al pettine e allora giù con nuove tasse senza pensare che (o forse lo sanno ma fingono di ignorarlo) proprio l'incremento delle imposte è il fattore che inibisce crescita economica e conseguentemente lavoro e occupazione.

Un cane che si morde la coda.
Di politiche attive che riguardino il lavoro non si sente parlare ma nemmeno si sente parlare di agevolare l'accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese, quel tessuto economico tipicamente italiano che da sempre rappresenta la spina dorsale della nostra economia. Di banche si parla solo del loro salvataggio (raramente della responsabilità degli amministratori) ma mai di come potrebbero intervenire per contribuire alla migliore l'operatività delle imprese, schiacciate dalle imposte, dalla liquidità insufficiente, frequentemente sotto-dimensionate e incapaci di reagire efficacemente ai sempre più rari picchi di ordinativi. Oppresse dalla burocrazia e dalle scadenze tributarie le piccole imprese stentano a cavalcare le rare occasioni di ripresa. Dopo l'abbattimento dei costi generali infatti sono andate a ridurre all'osso la voce di bilancio dedicato al personale, contribuendo così a abbattere il tasso di competenze, creatività e elasticità dell'impresa stessa.

Insomma, lavoro e competitività delle imprese (soprattutto MPMI) dovrebbero essere i temi dominanti della discussione politica così come pure il tema della sicurezza e della giustizia. E invece vai con lo ius soli, con l'emergenza incendi, con i migranti e le emergenze di cui quest'Italia prospera.

Ma si sa, in periodo di campagna elettorale, che da noi ormai è permanente, non si possono fare programmi di lungo periodo, perciò meglio "promuovere" e cavalcare le tante emergenze piuttosto che ipotizzare una nuova idea di Stato e di economia.

Insomma sarebbe necessaria una nuova classe politica, meno attenta al consenso popolare e più attenta al governo e alle sorti del Paese.
Una politica che, sui grandi temi, dovrebbe trovare la convergenza di tutti gli schieramenti mettendo da parte, almeno per un paio d'anni, i propri personalissimi interessi di parte e privati donando alla comunità nuove occasioni di speranza.


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Domenica, 16 Luglio 2017 12:14

Delitti in provincia

Una lunga sequenza di delitti ha percorso la storia di Parma da fine 2015 e non necessariamente connessi al degrado di certi quartieri. Dobbiamo invece interrogarci sulla malattia che sta dilagando a Parma e nella società italiana in genere.

di Lamberto Colla Parma 16 luglio 2017
In "provincia" non accadeva mai nulla. Erano infrequenti gli episodi di violenza cruenti e gli omicidi un fatto rarissimo, a differenza di quanto registravano le cronache delle città metropolitane.
Parma, ad esempio, è sempre stata ritenuta una splendida oasi di tranquillità dove chiunque era libero di girare, sereno e in sicurezza, con la propria "bici" in qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi quartiere.

Oggi invece, nella ex tranquilla isola parmigiana, la percezione di insicurezza e degrado è talmente elevata che, durante l'ultima campagna elettorale, la questione "sicurezza" è stato un tema dominante e trasversale a quasi tutti i candidati.
Probabilmente è solo un caso, ma l'ultimo delitto parmense si è consumato in uno di quei quartieri dove lo spaccio è una attività fiorente e la violenza all'ordine del giorno. Poco più di un anno fa infatti, era aprile 2016, un 39enne di origine dominicana venne aggredito e accoltellato da un connazionale che cercò anche di dargli fuoco. Andò peggio al 22enne nigeriano trovato morto sempre nello stesso quartiere lo scorso novembre.

Ma il duplice omicidio di via San Leonardo 21 si è consumato tutto in famiglia, come lo fu il più famoso "Caso Carretta", con il secondogenito che massacra mamma e sorellina di undici anni per poi tentare la fuga. Quindi non un delitto nato dalla fiorente attività illegale che primeggia nel quartiere, salvo il fatto che il giovane assassino possa essere stato influenzato nel suo percorso di crescita, ma occorre invece interrogarsi sulla lunga scia di delitti che si sono consumati nella città ducale nell'arco di un anno e mezzo o poco più.

Vero è che la storia degli ultimi trent'anni di Parma è stata fin troppo ricca di episodi terribili che hanno segnato le famiglie ma anche l'intera comunità; dal delitto dell'industriale Mazza, al caso Carretta, per passare al piccolo Tommy e alla giovanissima Virginia, al delitto di "Mimma".

Ma è da fine 2015 che sembra essere esplosa una bolla criminale senza precedenti per Parma. Una sequenza impressionante di efferatissimi delitti, diversi dei quali consumati in famiglia o comunque all'interno di relazioni, molto probabilmente malate, e non necessariamente maturati in ambiti di degrado sociale.

Era maggio 2016 quando uno "Squadrone della morte" composto da quattro rumeni e due italiani decidono di "vendicarsi", in quel di Basilicagoiano, su Mohamed Habassi, 34enne tunisino, il quale sembra essere stato persino ferocemente torturato.
A settembre è il caso di Elisa Pavarani a accendere i riflettori sull'ennesimo "femminicidio". Un caso che riporta la memoria a 10 anni prima quando a fare le spese di una relazione malata fu Silvia Mantovani, uccisa dal fidanzato con otto coltellate il località Martorano.
A Novembre il corpo senza vita del 22enne nigeriano Omonkhegbele Thakgod venne ritrovato in via Gobetti, nel quartiere San Leonardo.
A Natale il dramma si consuma a San Prospero, con il duplice omicidio di Luca Manici (Kelly) e dell'argentina Gabriela Altamirano, assassinati nell'Angelica Vip Club
A fine gennaio 2017 è il caso di Arianna Rivara, uccisa dall'ex che poi si è tolto la vita, in un appartamento nel quartiere San Lazzaro. L'ennesimo femminicidio che si aggiunge, oltre a quelli citati nel 2016, a quello di Alessia della Pia massacrata di botte nel 2015 da Jella. E ancora Guesh Gabrehiwot uccisa con due colpi di pistola e seppellita in una buca a Pellegrino. Aveva solo 24 anni. Simonetta Moisè di anni ne aveva 56 ed è stata uccisa a Sala Baganza, freddata dal marito poi suicida Pietro Amighetti. Nell'elenco c'è anche Domenica Menna ferita a morte dall'ex marito guardia giurata Salvo Chirullo. Michel Campos invece è stata uccisa a martellate e nascosta sotto il letto dal fidanzato. Dolores Leonardi è stata invece assassinata dal figlio mentre Maria Virginia Fereoli è stata colpita da 470 coltellate a Felino.

Infine, è cronaca di pochi giorni fa, il 21enne ex promessa del calcio di origine ghanese, Solomon Nyantakyi, ha massacrato la madre e la sorella di undici anni all'interno della loro abitazione in via San Leonardo, 21.
La domanda che viene spontanea porsi dopo questo terrificante excursus di morti violente è: ma cosa sta accadendo alla nostra città e più in generale nella nostra società?

Domenica, 09 Luglio 2017 12:23

Voglia di Golpe?

Il disagio sociale cresce e parallelamente diminuisce la stima e la fiducia verso le istituzioni mentre cresce l'apprezzamento verso i corpi di polizia; gli unici percepiti come positivi e al fianco della gente comune. Ciononostante i risultati del sondaggio realizzato da scenarieconomici.it sorprende e inquieta ma non può essere sottovalutato.

di Lamberto Colla Parma 9 luglio 2017
L'estate è il tempo delle frivolezze, dei gossip , delle diete più estrose e dei sondaggi più o meno strampalati e restano nella memoria giusto il tempo della lettura.
Ma il sondaggio realizzato da scenariconomici.it non può essere relegato a pura e semplice morbosa curiosità. Un campanello d'allarme che non deve essere sottovalutato, anzi andrebbe meglio approfondito.

Gli stessi estensori del sondaggio sono rimasi sorpresi sia per il volume di interesse registrato (quasi 20.000 letture) sia per i risultati statistici che ne sono scaturiti.

La "voglia" di Golpe supera il 71% delle preferenze e meno del 9% sarebbe disposto a scendere in piazza a contrapporsi alle milizie insorte.

"La finalità del nostro sondaggio - scrive l'estensore del sondaggio - era puramente di indagine politico-sociologica: percependo un diffuso malcontento, volevamo capire quanto questo fosse profondo, quanta sfiducia avesse scavato nel nostro sistema politico e nel sistema parlamentare."

A una domanda quasi paradossale, immaginando uno scenario estremo, i lettori hanno risposto ponendo una fiducia smisurata verso i nostri corpi militari. Quelli che si sono distinti per regolamentare la sicurezza interna e si sono sacrificati per onorare la patria in molti scenari di guerra internazionali.

Di fatto una conferma di piena fiducia verso le nostre forze di polizia, quelle che quotidianamente scendono al fianco dei cittadini nel tentativo di arginare le falle di una società che sta perdendo il senso della ragione e vede le persone più rette frequentemente in contrasto con gli apparati dello stato, sempre meno percepiti "amici" e sempre più come inquisitori.

Sono quelle stesse persone che trascinano una carretta pesante e a fatica arrivano a fine mese e pur pagando cospicue tasse ricevono sempre minori e squalificati servizi. Sono quelle stesse persone che si trovano indifesi contro l'arroganza delle istituzioni che invece sembrano così accondiscendenti con coloro che le regole non vogliono seguire.
La gente probabilmente è stanca di ascoltare le beghe di partito e le dispute sulla legge elettorale, stanca di sentire che l'economia è in ripresa quando nelle tasche rimane poco o addirittura nulla, stanca di sentire che non vi sono problemi di sicurezza, stanca di non trovare i responsabili dei problemi nazionali perché tutta la responsabilità viene scaricata sull'UE, stanca di toccare con mano una situazione di ampio disagio e sentirsi dire che così non è.

Per ora la dimostrazione di sfiducia verso la politica è stata espressa con l'astensione dal voto (vedi le recenti amministrative), ma se un minimo di attendibilità lo vogliamo accreditare al sondaggio di scenarieconomici.it, occorre intervenire affinché la febbre misurata su un campione di popolazione non sia sintomo di una malattia virulenta che possa ben presto raggiungere il culmine della diffusione e risulti perciò impossibile il contrasto con la medicina convenzionale, avendo già verificato che le cure palliative non hanno dato alcun risultato utile, salvo procrastinare e acuire i sintomi debilitanti.

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I risultati del sondaggio:
VOTI TOTALI – 4791
RISPOSTA A) SCENDEREI IN PIAZZA E MI OPPORREI, ANCHE IN MODO VIOLENTO NR 411 PARI AL 8,6%
RISPOSTA B) STAREI A CASA E VALUTEREI L'OPERATO DEL NUOVO GOVERNO NR 973 VOTI PARI AL 20,3%
RISPOSTA C) APPOGGEREI IN MODO ATTIVO L'OPERATO DEL GOVERNO MILITARE NR 3402 VOTI PARI AL 71,1%

20170706-scenari-golpe-italia


(Nella foto esercitazioni di Carri della Divisione Ariete sulle Murge all'indomani del ritiro delle truppe di "Pace" dal Libano - 1984 - La tabella dei dati del sondaggio scenarieconomici.it)

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Federico Pizzarotti si è ufficialmente insediato alla carica di primo cittadino di Parma dopo la vittoria al ballottaggio di domenica scorsa 25 giugno.

Indossando la fascia tricolore il Sindaco ha ufficialmente dato inizio al suo secondo mandato. 

Alla cerimonia erano presenti, oltre a alcuni consiglieri, il vice sindaco Marco Bosi, gli assessori Cristiano Casa, Marco Ferretti, Nicoletta Paci e Ines Seletti.

(Foto Francesca Bocchia)

20170630-CERIMONIA FEDERICO PIZZAROTTI SINDACO 2017 011

Domenica, 02 Luglio 2017 12:00

Matteo “Attila” Renzi

In vent'anni il Cavaliere non è riuscito in quello che in tre anni è riuscito a Matteo "Attila" Renzi. Distruggere il PD e restare in sella (non la banca). Come è lontano quel 26 maggio 2014 quando il 40% delle europee cadde in mano al "PD di Renzi" doppiando il M5S.

di Lamberto Colla Parma 2 luglio 2017
"Poteva andare meglio", è stato il commento di Matteo Renzi negli istanti successivi alla lettura dei dati del ballottaggio di domenica scorsa.

Avrebbe potuto anche dire che ci "sono ampi margini di manovra" per migliorare. Certo che dall'exploit europeo del 2014, ogni tentativo di misurarsi da capo del PD è stato un insuccesso clamoroso.

20140526-Twit-Renzi-26may2014Il segnale del declino lo misura la stessa Toscana. Dopo la sconfitta negli anni scorsi nella rossissima Livorno, nella Arezzo di Maria Elena Boschi e a Grosseto, in questa ultima tornata elettorale il Pd perde Carrara e Pistoia. Perse cinque province toscane su dieci.
La sconfitta del Pd a Rignano sull'Arno, il paese di "Attila" Renzi, che inizialmente era stata dolcemente passata come semplice gossip, alla luce dei risultati del ballottaggio, è stato il simbolo di significati ben più pesanti riguardo l'avversione al renzismo.

Sul piano nazionale la sconfitta assume dimensioni storiche. Roccaforti come Genova e Sesto San Giovanni, considerate fino all'altro giorno imprendibili, sono cadute; città come Lodi, feudo di Lorenzo Guerini, amministrata da 20 anni dal Centrosinistra, sono passate alla Lega e a Forza Italia.

Se Renzi pensa positivo, altrettanto lo fa il movimento grillino. In finale in nessun capoluogo, il movimento pentastellato ha comunque avuto il coraggio di dichiarare la "costante crescita" e a poche ore dai risultati il Casaleggio junior si è fiondato a Roma, forse nel tentativo di riappacificare gli animi dei suoi generali sempre più in tensione e con poche idee da avanzare.

A gongolare è invece il "vecchio" Berlusconi. La coalizione di centro destra, così fortemente voluta dall'ex premier, è andata a scontrarsi in quasi tutti i ballottaggi. E alla fine il centro destra si è imposto in 15 comuni capoluogo (Alessandria, Asti, Rieti, Como, Gorizia, La Spezia, Lodi, Genova, Monza, Oristano, Piacenza, Pistoia, Verona, Catanzaro, l'Aquila), contro i 4 (Padova, Lecce, Lucca, Taranto) del centrosinistra.

Inquietante è invece, da parte di tutti, il silenzio sul vero vincitore del 2017: l'astensionismo.

Ben oltre il 50% degli aventi diritto ha "messo una croce" sulla chiamata elettorale.

Nessuno si interroga sul partito di maggioranza assoluta del Paese? E se un giorno esprimesse un "leader" focoso e capace di chiamare a sé le folle, cosa resterà dell'Italia, sempre che non scompaia prima per l'invasione di orde di sfortunati in fuga dall'inferno di mezzo mondo?

... "Corsi e ricorsi storici" (Giambattista Vico)
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A contendersi lo scranno di Sindaco di Piacenza erano Patrizia Barbieri per il centrodestra e Paolo Rizzi per il centrosinistra.

di LGC Parma 25 Giugno 2017 -
Alla fine l'ha spuntata la rappresentante del centro-destra, Patrizia Barbieri, con un netto 58,54% di preferenze e lasciando a secco il PD in Emilia Romagna.

Al primo turno la candidata del centrodestra Patrizia Barbieri, avvocato 57enne e già sindaco di Castelvetro dal 1994 al 2003 e assessore provinciale dal 2009 al 2014, era stata votata da 14.625 elettori conquistando il 34,78% delle preferenze. Il centrosinistra con il candidato Paolo Rizzi, economista dell'Università cattolica, aveva invece ottenuto 11.856 preferenze pari al 28,19% dei voti.

Per la prima volta nella storia, il Partito Democratico in Emilia-Romagna conclude la tornata elettorale totalizzando zero conquiste. Oltre a Piacenza, infatti, il Pd ha raccolto cinque sconfitte sui cinque comuni superiori ai 15 mila abitanti, ai quali va aggiunto Comacchio dove una lista civica aveva conquistato il comune al primo turno.

(foto dal profilo Facebook dei candidati)

Poco più del 45% i parmigiani che si sono recati al voto per scegliere il nuovo Sindaco. L'astensione ha vinto in Italia (46,03% votanti, 58% al primo turno) ma ha stravinto a Parma. Pizzarotti abbatte Scarpa e fa rosicare Grillo & Company.

di LGC - Parma 25 giugno 2017 - 

"Ho scelto di ricandidarmi per il secondo mandato perché non voglio lasciare un buon lavoro a metà, e perché per cambiare in meglio la società in cui viviamo dobbiamo partire anzitutto dalla nostra casa, dal nostro cortile."

Così recitava il manifesto elettorale di Federico Pizzarotti, Sindaco uscente di Parma, che vinse le elezioni nel 2012 sotto l'insegna del M5S.
Successo pieno per il Sindaco uscente, Federico Pizzarotti, che la spunta sul candidato del PD, Paolo Scarpa con un chiaro e limpido 57,87% (non ancora ufficiale).

Ma il vero sconfitto è il Movimento 5 Stelle che perde il suo primo caposaldo piazzato sul territorio nazionale. Sembrava una ascesa inarrestabile verso la conquista di molte altre amministrazioni ma, così come si è acceso il fenomeno M5S altrettanto rapidamente sembra spegnersi, forse a seguito delle poco entusiasmanti performance capitoline e forse anche per i malumori che aleggiano all'interno del movimento.

Ed ora Federico Pizzarotti dovrà dimostrare di avere imparato a fare il Sindaco di tutti e soprattutto capace di ascoltare le istanze della Città e non solo di alcune parti di essa.

In bocca al lupo a Pizzarotti e alla sua città, Parma.

20170625-Pizzarotti-programma

Domenica, 25 Giugno 2017 12:20

Ciao bella ciao!

Imprese e intelligenze se ne vanno dal Bel Paese alla ricerca di lavoro, stabilità e sicurezza. Qui non ci resta che attendere la legge elettorale e nuove batoste.

di Lamberto Colla Parma 25 giugno 2017
Se l'economia occidentale ha ormai recuperato gli indicatori che erano nel 2008. l'Italia rimane saldamente ancorata alla crisi. Non è certamente un PIL in leggera ripresa, a cavallo dell'1%, capace di lasciare intravedere una rapida uscita dalle sabbie mobili in cui l'Italia si è ritrovata dal 2008.

Dall'inizio della crisi ben il 10% del PIL nazionale è andato disperso e il traguardo del pareggio, a forza di 1 punto percentuale all'anno, è molto lontano, almeno vent'anni, stando così le cose.
Ma purtroppo le cose non resteranno così, gli indicatori di un efficace rinnovamento nella società e nell'economia nazionale sono ben difficili da intercettare.

Più facile invece leggere di imprese che trasferiscono le sedi all'estero, di manovre finanziarie imminenti che andranno a toccare pesantemente il portafoglio di privati e imprese , anche in forza della rinnovata e rafforzata "Equitalia", e l'apertura di una nuova campagna acquisti dei gioielli di famiglia (ENI, Poste ecc...) da parte di grandi gruppi stranieri. Già perché con la scusa del debito pubblico troppo elevato, la UE sta insistendo sulla necessità di procedere con altre privatizzazioni.

Tasse, privatizzazioni e prelievi forzati dai conti correnti, sono i prossimi impegni ai quali i governi nazionali saranno chiamati a realizzare.
E' questo uno dei motivi che stanno alla base dell'impegno parlamentare sulla questione della legge elettorale. In ballo ci stanno i numeri per una assoluta governabilità del Paese, alla stregua della Francia di Macron, il Lider Maximo transalpino.

Un Parlamento che possa quindi esprimere sicurezza a un Governo che nel corso della nuova legislatura possa ultimare il progetto di colonizzazione del Bel Paese.
Intanto, chi può e ha il coraggio di farlo, se ne va. Dal 2008 a oggi sono oltre 800.000 i cittadini che hanno abbandonato la penisola. 509.000, per lo più giovani e laureati, hanno varcato il confine per cercare occupazione, stabilità e sicurezza, e quasi 300.000 gli stranieri (est europa) che invece hanno fatto rientro nei loro paesi d'origine una volta appurato che qui non è l'America dei nostri nonni. Ma, come ha registrato l'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, il flusso migratorio si è accentuato anche all'interno dell'Italia con 380.000 persone che dal sud si sono trasferite nelle regioni del centro-nord.

Purtroppo l'Italia rimarrà schiacciata a terra sino a quando non avranno depredato tutto il nostro patrimonio, privato e pubblico, e allora le catene verranno tagliate e si "liberalizzeranno" altri sacrifici per fare tornare il Paese prospero, grazie alla forza e capacità degli italiani di riciclarsi e risparmiare, per poi chissà aprire una nuova stagione della favoletta del debito pubblico e della necessità di manovre a base di lacrime e sangue.
Quel giorno non ci saremo, per ora ci basti vivere l'attualità e berci le balle che, nemmeno tanto abilmente ci raccontano. Tanto ormai siamo nell'oblio generale e tutto ci fanno credere, distratti come siamo da trasmissioni televisive demenziali e anestetizzanti, soggiogati dai selfie e educati dai social nessuno, o quasi, è in grado di guardare in faccia la realtà e dare ordine alle priorità.

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Domenica, 18 Giugno 2017 12:25

Anche questa è globalizzazione

E se quanto accaduto a Londra negli ultimi tre mesi fosse accaduto a Roma o Milano? Tre attentati e un incendio dalle dimensioni inimmaginabili costato la vita a decine, forse centinaia di persone.

di Lamberto Colla Parma 18 giugno 2017
Le immagini di Londra hanno richiamato dalla memoria l'attacco alle torri gemelle di quel fatidico 11 settembre che segnò l'inizio di una nuova era di terrore mondiale.
La cosa che ha sorpreso è stata però la rapidità di propagazione delle fiamme in quasi tutto l'edificio londinese. Raccontano che nel giro di 6 minuti il grattacielo si si accese come una torcia di stracci e alcool illuminando una ennesima note da incubo londinese.

Le twin tower vennero minate nella struttura dal gran calore sprigionato dalla massa di carburante che si incendiò nell'impatto degli aerei ma le fiamme rimasero concentrate nella parte dell'impatto.

A Londra invece no. Tutto l'edificio prese fuoco in un batter d'occhio.
La causa? Nella recente ristrutturazione (ben 10 milioni di sterline) venne impiegato alluminio e polistirolo per rivestire tutto il grattacielo e, come sanno persino i bambini, la plastica è altamente infiammabile.
Intrappolati come topi i condomini agitavano luci dei telefonini nel tentativo di farsi notare nel rispetto delle norme dettate dal piano di sicurezza in caso di incendio: restare chiusi in casa e attendere i soccorsi.

Soccorsi che, per quanto tempestivi, sembra che in 6 minuti i vigili del fuoco riuscirono a intervenire, non furono nelle condizioni di superare quella infernale barriera di fuoco che avvolgeva tutti i lati dell'edificio e 23 dei 27 piani di cui era composto.

Nel condominio "multietnico" hanno perso la vita mussulmani, cristiani, bianchi e neri, giovani e anziani, europei e londinesi, africani e asiatici, tutti rispettosi delle norme e tutti accumulati dal medesimo tragico destino guidato dalla mano invisibile della globalizzazione che tutto tende a ricondurre verso il basso e a cancellare le eccellenze.
Negli ultimi due anni furono almeno 10 le petizioni, firmate da centinaia di condomini, che segnalavano le inefficienze e la pericolosità dell'edificio in caso di incendio ma mai prese in considerazione dalla proprietà (l'amministrazione di Londra).

Nella civilissima Londra, portata a esempio per la capacità d'accoglienza, invidiata dai nostri intellettualoidi da strapazzo che la citavano per essere la metropoli multietnica per eccellenza, è bastato il cortocircuito di una presa di un frigorifero per fare alzare il coperchio sulla capitale europea e le feroci contraddizioni con cui è minata, così come lo sono peraltro tutte le grandi metropoli mondiali.

Penso a come avrebbe reagito la stampa e la politica internazionale se nel corso di pochi mesi, Milano o Roma, la città fosse stata oggetto di tre attacchi terroristici e di un incendio delle proporzioni di quello di Londra.
Gli alleati avrebbero chiuso i confini per tutto ciò che fosse tricolore, dalle persone ai prodotti alimentari, avrebbero obbligato i loro cittadini a non recarsi nel Bel Paese perché insicuro e la finanza internazionale, quella che da Londra ha intossicato il mondo con i prodotti derivati accendendo la crisi mondiale, avrebbe affossato la nostra economia spingendo lo spread a valori berlusconiani, ben superiore a 600 punti.

Ma su Londra non si può.
E così, tutti a accettare le dichiarazioni della vispa Theresa che promette una commissione di inchiesta che accerterà cause e responsabilità.
Ma non crediate che arriverà a conclusione, le commissioni d'inchiesta, a Roma come a Londra, sono il miglior strumento d'insabbiamento. Il tempo, come la sabbia del deserto, cancellerà rabbia e farà dimenticare.

Anche questa è globalizzazione! Peccato che a diffondersi siano solo gli esempi negativi.

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Domenica, 11 Giugno 2017 11:56

Assalto all’arma bianca

Ormai siamo alla fase finale. lancia in resta e assalto frontale al crociato.

di Lamberto Colla Parma 11 giugno 2017
Siamo al contatto fisico, diretto uno contro uno, armati di coltelli per godere dell'effetto della sopraffazione e guardare il nemico che si accascia sotto i propri fendenti è l'ultima, in ordine di tempo, tattica di guerra proposta dai soldati del sedicente califfato.

Nel corso evolutivo della guerra portata ai "crociati" sul loro terreno, abbiamo visto sempre meno kamikaze e sempre più "lupi solitari" che usano armi e esplosivi low cost per provocare terrore, alimentare angoscia e insicurezza.

In un breve lasso di tempo, si è passati dalle cinture esplosive agli zainetti con le cooker bomb (bombe realizzate con prodotti acquistabili in un qualsiasi supermercato), dai kalashnikov, facilmente reperibili a "buon mercato" in qualsiasi paese, ai micidiali "camion" lanciati sulla folla.

Un'evoluzione della strategia del terrore che prevede comunque un minimo di organizzazione, di competenze e quindi di apprendimento e/o addestramento con il rischio di venire intercettati ancor prima dell'entrata in azione.

Ecco quindi inaugurata l'ultima tattica di guerra, quella apparentemente meno distruttiva ma più penetrante e imprevedibile.

L'assalto all'arma bianca.
Un coltello e tanto odio verso "gli infedeli" fanno del lupo solitario il terrorista della porta a fianco. L'insospettabile, radicalizzato o meno, che può decidere in qualsiasi momento di abbattere il nemico. Che sia l'uomo d'affari, il poliziotto, la casalinga o il turista, l'importante è colpire in zone note affinché l'assalto possa essere mediaticamente interessante e non confuso con qualche regolamento di conti tra malavitosi comuni.

E' la guerra di prima linea. Quella che vede i nemici affrontarsi nel corpo a corpo armati di odio e della sola baionetta con l'unica sostanziale differenza che ognuno di noi è un "utile bersaglio mobile" per la causa dell'Isis che può essere colpito alle spalle inconsapevole di avere dei nemici.

Eccoci quindi all'assalto finale.
I migliaia di addestrati foreign fighters, liberi di muoversi nell'area Schengen, potranno andare a organizzare le cellule locali e soprattutto a reclutare giovani più o meno disadattati e pronti a vendere l'anima al califfo.

Come è stato per l'italo marocchino componente del trio che ha assaltato gli infedeli sul London Bridge.
Era un adolescente normale, un bel ragazzo, intelligente e vivace, cresciuto in una famiglia che gli voleva bene, poi a un certo punto la trasformazione. Gli occhi si intristiscono, i capelli si accorciano e la barba incolta comincia a cancellare gli ultimi tratti di quel bel viso di adolescente per trasformarlo in un giovane che odia il prossimo.

Youssef Zaghba, 22 anni, risultava iscritto all'Aire, l'Anagrafe italiana dei residenti all'estero, del Comune di Valsamoggia (Bologna) è il prototipo della capacità persuasiva dei predicatori dell'odio, capaci di trasformare un giovane normale in una bomba terroristica invisibile, insospettabile e perciò ancor più insidiosa.

Quanti Youssef dovremo incontrare prima di dichiarare apertamente lo stato di guerra e sotterrare la demagogia imperante ?

Youssef Prima Youssef Dopo


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Domenica, 04 Giugno 2017 11:50

Houston abbiamo un problema!

Se non ci fosse stato Trump il G7 di Taormina sarebbe stato uguale a tutti i precedenti con le solite melense comunicazioni finali. Invece...

di Lamberto Colla Parma 4 giugno 2017
Nell'incantevole, romantica e super blindata Taormina è andata in scena l'ennesima efficace provocazione trumpiana. Da navigato uomo d'affari il presidente statunitense ha inteso andare subito al sodo, al nucleo dei problemi:

1. il problema del surplus commerciale con esplicito riferimento a quello della Germania in particolare;
2. gli impegni degli alleati nel sostegno economico della NATO, quindi della difesa comune.
3. l'accordo di Parigi sul clima che l'amministrazione Trump intende rinegoziare e perciò si ritira.

Insomma Trump ha voluto confermare anche in questo frangente di voler mantenere le promesse elettorali (qui in Italia sembra una cosa assurda!) e riequilibrare i rapporti, anche economici, tra USA e i suoi alleati.

Di fatto è quello che un vero statista farebbe a difesa degli interessi del proprio Paese, che ha la responsabilità di governare, qualora si avverasse uno squilibrio ingiustificato e tale da produrre danni al proprio popolo.

Le critiche ovviamente sono cadute a catinelle e nessun commentatore ha il avuto il coraggio di evidenziare gli aspetti fondamentali che stanno alla base della trumpata consumata a Taormina.

Soffermiamoci per un attimo solo sulla questione del surplus commerciale.
La Germania non solo ha problemi verso gli USA ma ne ha uno grave, anzi molto grave, verso l'UE violando una procedura europea vincolante,, che ha la propria base giuridica nell'insieme di sei regolamenti, noto come "Six Pack", varato nel 2011 per reagire alla crisi economica.

Il tetto massimo di surplus consentito è del 6% mentre quello tedesco è del 9%. Attenzione che questa posizione dominante della Germania è il risultato di politiche economiche europee che hanno, in tempo di crisi, consentito alla moneta europea di svalutarsi, consentendo maggiori esportazioni e favorendo in primie la Germania, che per prima aveva fatto riforme di politiche del lavoro abbattendo i salari grazie al massiccio ingresso di lavoratori stranieri.

E' ovvio quindi che la Cancelliera Merkel fosse risentita dalla presa di posizione di Trump e la sua replica non si è fatta attendere. Dal palco elettorale, qualche ora dopo la chiusura del lavori del G7, ha lanciato la sfida dichiarando che "E' ora che l'Europa prenda il suo destino nelle sue mani".

Bene, si potrebbe anche convenire, ma prima sarebbe opportuno che la trazione motrice dell'europa da "posteriore" passasse a "integrale" e l'Italia, imitando Trump, innanzitutto chiedesse di sanzionare la Germania, ma anche l'Olanda e la Danimarca, che secondo i dati Eurostat violano il limite di surplus commerciale, e poi affrontasse i partner del condominio "Europa" per rinegoziare i trattati.

Ben venga che la Germania sia la locomotiva d'europa, ma questo non può essere a scapito degli altri condomini.

In sintesi, il commercio internazionale deve essere libero, ma equilibrato. Non ci possono essere Paesi che accumulano in continuazione ed altri che si indebitano senza fine.
E' giunto il momento di cambiare la "Portinaia del Condominio Europa".

Dopo l'austerity imposta alla Grecia, ora si sta comperando tutti gli aeroporti ellenici proprio prima delle vacanze estive (leggi il sole 24 ore del 31 maggio 2017). Non vorremmo mai che la prossima estate i tedeschi venissero a comprarsi anche i nostri.

Forza Presidente Mattarella, faccia rialzare il capo ai suoi primi ministri.

Il momento è arrivato e Trump, seppure involontariamente, ci ha lanciato un assist da sfruttare subito interrompendo per un attimo la perenne campagna elettorale per riportare al centro gli interessi della nazione e non solo delle lobby economiche e politiche.

(Foto Presidenza del Consiglio - T Barchielli)

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Domenica, 28 Maggio 2017 11:50

Inganno perenne!

Dalla favoletta del debito pubblico all'alienazione di Equitalia, per non parlare della ripresa economica. Quando il popolo italiano si sveglierà e alzerà la testa dagli smartphone per reclamare i sacrosanti diritti?

di Lamberto Colla Parma 28 maggio 2017
Il predecessore di Gentiloni si era accattivato le simpatie degli italiani per la sua irruente e giovanile dinamicità, per una certa dose di guasconeria e per le tante promesse che sembrava potessero riequilibrare la percezione crescente di ingiustizia sociale, peraltro confermata recentemente dai dati istat.

Il popolo vessato, tartassato e sempre più povero e depresso fu investito finalmente da un'aria nuova, ben diversa dalla funerea aria di era montiana.
Una delle frasi magiche del giovane Renzi che incantò più di altre fu: "eliminare Equitalia".

Un trionfo! Il simbolo per eccellenza di uno stato dittatoriale, ingiusto e arrogante sarebbe finalmente stato rimosso e il cittadino, soprattutto appartenente alle fasce più deboli, avrebbe potuto riacquisire dignità potendo tornare a dialogare con lo Stato e non solo di subirlo.

In diverse circostanze gli italiani avevano già dimostrato una grande maturità e perciò erano pronti a accettare l'idea che all'alienazione di Equitalia sarebbe succeduto un altro organismo di riscossione.

E infatti, dal primo luglio 2017, in forza della legge 227/2016 inizierà a operare l'«Agenzia delle Entrate-Riscossione» che, ahimè, potrà contare di poteri rafforzati rispetto alla famigerata, temuta e soppressa Equitalia.

A differenza di Equitalia, infatti, nella citata legge, è previsto che il suo sostituto possa accedere direttamente all'anagrafe tributaria, alle banche dati dell'Inps e ai nostri conti correnti.

Una svolta epocale. Fino ad oggi questa possibilità era destinata soltanto all'Agenzia delle Entrate (accertamento tributario) mentre l'Ente tenuto alla riscossione, Equitalia, non ne aveva diritto. Ne consegue che il processo subirà una brusca accelerazione e se a questo sommiamo il fatto che ormai le procedure esecutive per i debiti tributari sono svolte senza il controllo di un giudice, trascorsi 60 giorni dall'avviso di accertamento - leggi cartella esattoriale - la nuova "Agenzia" potrà ordinare alla banca di versare la somma, presumibilmente dovuta, direttamente al nuovo Ente. Se poi la somma non fosse corretta o addirittura inesistente, allora il contribuente potrà liberamente e semplicemente fare causa all'Erario dimostrando di aver subito un danno.

Semplice vero?

Ma non è tutto, la nuova "aspiradenaro" in dotazione allo Stato potrà, in forza della recente manovrina - DL 50/2017 -, entro 30 giorni iscrivere ipoteca sugli immobili (è salva la prima casa) del debitore anche per quelli di valore inferiore ai 120.000€, in precedenza esclusi.

Il primo luglio è molto vicino e la "pacchia", così come il sogno di uno Stato equo, è definitivamente tramontata.

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Domenica, 21 Maggio 2017 12:02

Borghesia cercasi

Il Rapporto Annuale Istat è impietoso nel fotografare la composizione sociale del nostro Paese.

di Lamberto Colla Parma 21 maggio 2017
Poco meno di dieci anni di crisi hanno quasi del tutto spazzato via il ceto medio, quella fascia sociale che ha retto le sorti dell'Italia contribuendo a collocarla, ai bei tempi, al 5 posto tra i paesi industrializzati.

Ormai è storia!

L'attualità è ben diversa e l'istituto nazionale di statistica mette nero su bianco quello che tutti noi percepiamo ma che il governo si ostina a ignorare.

In sintesi il Rapporto sottolinea come pesi la scomparsa delle professioni intermedie e sia in costante crescita l'occupazione a bassa qualificazione. Numeri pesanti quelli riportati dall'annuario che segnala essere in stato di povertà assoluta 1,6 milioni di famiglie, il 28,7% è a rischio di povertà o esclusione sociale.
Il lavoro si è polarizzato e le professioni intermedie sono scomparse con un consistente aumento delle occupazioni e professioni non qualificate con conseguente riduzione di operai e artigiani.
Nella nuova middle class le donne giocano un ruolo importante: nonostante nel complesso il tasso di occupazione femminile sia più basso di 18 punti rispetto a quello maschile, in 4 casi su 10 le donne sono i principali percettori di reddito.

Nell'ultimo decennio l'Italia ha perso i giovani. -1,1 milioni di 18-34 anni mentre al 1° gennaio 2017 la quota di over 65 anni raggiungeva il 22%, facendo dell'Italia il Paese più vecchio d'Europa.
Ma dei giovani che restano, quasi il 70% degli under35 vive ancora con i genitori e è difficile pensare che siano tutti dei "Choosy" di forneriana memoria.
Infine la crisi mai affrontata ha inciso sulla salute tant'è che ben il 6,5% della popolazione ha rinunciato a visite specialistiche (era il 4% nel 2008).

Numeri che fanno rabbrividire  per la consistenza attuale e per le prospettive future che vede l'Italia sempre meno dotata per costruire la ripresa; troppo debole per salire sui pochi treni che potrebbero passare.

Nessun vantaggio infatti i nostri governi, da Monti a Gentiloni passando per Letta (Nipote) e Renzi, sono riusciti a sfruttare. Il crollo del costo energetico (Petrolio greggio da 140 a 40 $ / barile) e il QE (Quantitative Easing), lo strumento non convenzionale di politica monetaria fortemente voluto da Draghi, l'Italia non è riuscita a sfruttarli come leve di sviluppo alla pari degli altri paesi partner dell'UE.
E ben presto questi vantaggi, determinati da fattori esclusivamente congiunturali, verranno meno e allora toccheremo definitivamente il fondo e non saremo più in grado di riemergere.

Con questa classe politica, in perenne campagna elettorale, non andremo da nessuna parte!

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Domenica, 14 Maggio 2017 12:10

La punta dell’iceberg

Dal Pouff di Poggiolini, il Re Mida della sanità come era descritto dalle cronache del 1993, al "Boss" del dolore. In un quarto di secolo cosa è cambiato? Nulla, nemmeno la retorica etica, sempre uguale a sé stessa.

di Lamberto Colla

Parma 14 maggio 2017

E' molto facile schiacciare il pulsante dell'etica per avere il consenso plebiscitario.
Come disapprovare l'indignazione collettiva sulle parole intercettate dalla polizia giudiziaria: "Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno".

La notizia ridonda sfrenata su tutte le testate giornalistiche e il mostro è servito e condannato. Un coro che canta bene sin da poche ore dopo l'arresto.

Come se le centinaia di pagine raccolte e redatte dagli inquirenti fossero già state ben lette e analizzate dai giornalisti, ancor prima che la difesa ne potesse prendere coscientemente visione.

E' lo stesso avvocato del dottor Guido Fanelli che, intervistato telefonicamente dalla conduttrice di un noto programma della mattina, conferma di non essere in grado di dare risposte, sia per la discrezione dovuta alle indagini in corso, sia per non avere ancora preso visione di tutte le carte.

Ma la condanna verso la "Fanelli Family" è già stata emessa.
Evviva lo Stato garantista!

Ma dietro, sotto, a fianco e sopra di Fanelli chi operava con e per lui?

Possibile che sia l'unico beneficiario di questa impresa criminale?

Sarebbe opportuno che i vari editorialisti e giornalisti d'inchiesta iniziassero a rovistare nelle macerie e a portare alla luce anche tutti coloro che hanno goduto e continuano a godere del sistema corruttivo, nuovo e vecchio.
Nulla infatti sembra essere cambiato dall'epoca di tangentopoli quando venne arrestato, il 20 settembre 1993 a Losanna, Duilio Poggiolini, l'ex direttore generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità. Un tesoretto di 26 milioni di euro quello che fu sequestrato all'ex dirigente pubblico e che la dice lunga sul tasso di speculazione che si era incancrenito e ancora non disinnescato nel sistema sanitario.

Anche all'epoca, Poggiolini, la moglie e l'ex Ministro De Lorenzo, erano la punta dell'iceberg.

Un quarto di secolo è trascorso e la parte sommersa è ancora tale, a quanto pare.

Il pesce puzza sempre dalla testa!

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Non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel. Da un lato le promesse del governo circa interventi e manovre che rilanceranno il lavoro, occupazione e imprese, dall'altro l'Istat che sforna numeri sempre più preoccupanti.

di Lamberto Colla Parma 7 maggio 2017
Per l'Alitalia 600 milioni sono stati trovati immediatamente. Un prestito ponte, come è stato definito, che di fatto entrerà nel buco nero che ha già fagocitato 7,5 miliardi di euro, senza nulla risolvere perché chi deciderà di accaparrarsi la compagnia di bandiera lo farà aggiudicandosela dal fallimento.

L'Alitalia rappresenta la metafora italiana nell'ultimo decennio. Tirare la cinghia senza nulla risolvere, restano invece inebetiti a osservare l' aumento progressivo della disoccupazione e riduzione del potere d'acquisto delle famiglie. Nel frattempo, i migliori marchi industriali o espatriano o vengono acquisiti dalle imprese estere che, tempo pochi anni, trasferiranno la produzione fuori dal nostro Paese.
E così siamo agli ultimi posti in termini di crescita (1% o poco meno) con un tasso di invecchiamento preoccupante e con la prospettiva che presto l'ammortizzatore determinato dalle pensioni dei nonni a favore della sottoccupazione o disoccupazione dei figli presto si estinguerà.

Infatti, secondo le ultime statistiche Istat, la disoccupazione senile (over 50) ha superato quella giovanile in forza di un incremento di 103.000 unità nel corso dello scorso anno.
E per tutta risposta, la mini-manovra correttiva in discussione in questi giorni, annunciata senza incremento delle tasse, di fatto nasconde, poi neanche tanto velatamente, elementi che andranno sottrarre liquidità alle imprese per generare liquidità corrente allo Stato sciupone.

Una operazione che porterà fuori dal mercato altre imprese, soprattutto quelle che in sofferenza da rapporti lavorativi privilegiati con le amministrazioni pubbliche, che tra pagamenti ritardati e ora anticipazioni fiscali (Split payment, ovvero l'obbligo di versare l'Iva direttamente all'erario e non al fornitore), perderanno ancor più terreno in termini di competitività. A questo occorre aggiungere la difficoltà e onerosità dell'accesso al credito costringendo così le imprese ai margini del mercato a alzare bandiera bianca e a lasciare a terra la truppa.

Lo Stato sta raschiando il barile, ma purtroppo al peggio non v'é mai fine.

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Taffazzi non lavora più all'Alitalia. Il 67% dei dipendenti della più grande compagnia aerea nazionale hanno respinto l'idea di ulteriori sacrifici. Hanno già dato e la compagnia aerea ha continuato a perdere un milione al giorno.

di Lamberto Colla Parma 30 aprile 2017
All'indomani del referendum Alitalia gran parte degli esponenti governativi hanno espresso il loro rammarico per l'esito della consultazione che ha visto il 67% dei dipendenti Alitalia rifiutare la proposta d'accordo di salvataggio della compagna di bandiera.

Si vede che i vari "Taffazzi" erano già stati epurati nei precedenti piani di ristrutturazione.

Già, perché occorre ricordare che il minimo comune denominatore delle diverse amministrazioni, pubbliche e private, che si sono succedute nel board Alitalia hanno sempre e solo operato sui tagli del personale e nient'altro.

Erano oltre 21.000 i dipendenti nel 2004 quando il governo dell'azienda era ancora statale, poi passati a 18.500 nel 2008 e scesi a quasi 14.000 ne 2014 poco prima della trattativa che avrebbe portato all'ingresso di Etihad per poi scendere ancora a 10.134. Più che dimezzato il personale ora rientrato nella quota paragonabile a altri vettori (Ryanair 11.458 dipendenti, Easyjet 10.774 e Iberia 15.809).

Analogo andamento anche per il costo del personale che è andato a assottigliarsi sino una media di 60.515€ per dipendente. Parametri che ora sono in perfetta linea con i principali concorrenti di Alitalia.Leggermente inferiore a Iberia (60.282), appena superiore a Easyjet (59.309) e Lufthansa (59.160), inferiore dell'8-9% a Vueling (65.071) e British Airways (65.566) e molto inferiore a quello di Air France-Klm (88.295).

Ciononostante le perdite Alitalia continuano a essere consistenti (si parla di 1 milione di euro al giorno) e ora sarebbe necessaria una nuova ricapitalizzazione  di circa un miliardo di euro.

I grandi privilegi di cui un tempo godevano piloti e hostess sono stati quindi tutti azzerati mentre sono stati mantenuti per gli amministratori che, capaci o incapaci, hanno sempre goduto di interessanti buonuscite come ad esempio i 2,4 milioni riconosciuti all'amministratore delegato Silvano Cassano dimessosi nel 2015 dopo soli 9 mesi di mandato.

"Buonuscite fantasmagoriche, piani industriali mai realizzati, errori sui leasing, sui carburanti, aerei nuovi arrivati col contagocce, corsi di formazione ad Abu Dhabi per insegnare alle hostess italiane come si versa il vino". Questo il commento di Riccardo Canestrari, 54 anni, pilota civile dal '92 e coordinatore nazionale piloti Anpac commentando la vittoria del 'no' al referendum su Alitalia.

E poi che dire della concorrenza interna che lo Stato ha posto in essere con l costruzione dell'Alta Velocità?

Non era forse più strategico favorire il decongestionamento del traffico veicolare investendo sul trasporto ferroviario delle merci, implementando la rete ferroviaria con nuove e privilegiate tratte merci e incrementando i porti intermodali?

Niente di tutto ciò e le conseguenze le stiamo apprezzando sia in cielo che in terra. Attendiamo la grande abbuffata dei liquidatori e dei commissari. Loro si che avranno parcelle interessanti.


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La manovra bis di 3,4 miliardi sarà una bella sorpresa. Se ne parla poco e quel che è certo darà una forte spinta al contrasto all'evasione.

di Lamberto Colla Parma 23 aprile 2017
Finalmente il governo ha trovato il coraggio per affrontare la lotta all'evasione. Dopo anni di tentennamenti e decine di servizi di "Striscia la Notizia" il Ministro Padoan ha deciso di prendere il toro per le corna e di affrontare il problema dei "portoghesi" con la risolutezza che merita.

La straordinaria notizia era già ventilata a più riprese da circa un mese ma ora sembra proprio che, almeno dall'ultima bozza della manovra "bis", sia stato introdotto il capitolo "misure urgenti per la lotta all'evasione tariffaria" con multe fino a 200 euro per chi è senza biglietto. "I gestori dei servizi di trasporto pubblico - è scritto nel testo - possono affidare la prevenzione, l'accertamento e la contestazione delle violazioni anche a soggetti non appartenenti agli organici del gestore, qualificabili come agenti accertatori".

Difficile stimare il consistente gettito fiscale di questa manovra che andrà a colpire tutti quegli anziani che hanno dimenticato l'abbonamento o proprio non avevano gli spiccioli per il biglietto e tantomeno la forza di tornare a casa a piedi. Costoro infatti saranno gli unici che, presi in flagranza di reato, consegneranno le proprie generalità agli accertatori. Non lo faranno certamente gli immigrati clandestini, le baby-gang che seminano il terrore nelle stazioni della metro e delle ferrovie. No, costoro resteranno impuniti e continueranno a viaggiare a spese della comunità.

Per il momento, a causa di mancanza delle adeguate coperture, non è stata introdotta la detrazione del 19% per gli abbonamenti, il che confermerebbe l'esiguità del gettito fiscale previsto.

Quindi, come al solito, una "non notizia" viene edulcorata e data in pasto ai giornali perché si propagandi l'operato del Governo. Così, tra una edizione straordinaria che aggiorna sulla improbabile guerra nucleare tra USA e Nord Corea e il ritrovamento di un giaciglio ancora caldo lasciato dal fantasma "Igor o Ezechiele" nelle paludi della bassa ferrarese, ecco che la non notizia acquisisce credibilità lasciando oltremodo intendere che il governo non aumenterà le tasse anzi introdurrà elementi di equità sociale.

Non si pagherà, infatti, l'Imu, la Tasi e l'Ici sulle piattaforme petrolifere e del gas all'interno del cosiddetto «mare territoriale». Mentre viene confermata la garanzia dello Stato per 97 milioni per la realizzazione della Ryder Cup di golf nel 2022.

Per il rilancio dell'economia c'é tempo. Non importa se siamo il Paese con stime di sviluppo ben inferiori a tutti gli altri dell'UE. Cresciamo la metà della Germania, tre volte meno della Spagna e cinque volte in meno rispetto alla media mondiale. C'è tempo per affrontare il tema della povertà incalzante (12% delle famiglie in gravi difficoltà economica nel 2016) e della disoccupazione e/o sottoccupazione. C'è tempo per affrontare il tema dei sostegni alle imprese che, nel corso degli ultimi 7 anni, hanno dimezzato gli investimenti.

Per tutte queste cose di minore importanza c'é tempo. Più importante pensare alle primarie, poi alle elezioni e poi, se proprio necessario, un aumento dell'iva è così facile da fare e giustificare, potendo infine scaricare la responsabilità sull'Europa.
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Domenica, 16 Aprile 2017 12:33

Buona Pasqua!

Un pianeta infuocato. La temperatura sociale del nostro pianeta continua a salire. Da nord a sul da est a ovest i segnali di tensione e di guerra invece di attenuarsi si inaspriscono.

di Lamberto Colla Parma 16 aprile 2017

Flotte e portaerei che si spostano da un mare all'altro, missili che solcano i cieli dal medio all'estremo oriente.
Bombe umane che esplodono nei centri affollati dell'occidente come dell'oriente. Donne e bambini usati come scudi umani e i luoghi di culto, una volta sacri e inviolabili, diventano target privilegiati sui quali scaricare l'odio incondizionato.

Egoismo e invidia sono i sentimenti più in voga nella civiltà occidentale mentre la pietà e solidarietà stentano a farsi strada nonostante gli accorati appelli di Papa Francesco.
L'umanità rischia di essere prossima al punto di non ritorno se un repentino e diffuso cambio di rotta non verrà intrapreso.

Quindi affidiamoci alla Pasqua.

La Pasqua è la festività religiosa che celebra il grande cambiamento positivo. Nelle diverse tradizioni Pasqua rappresenta il momento del risveglio della natura, della resurrezione, del passaggio da schiavitù a libertà. Pasqua deriva appunto dal nome ebraico Pesah, passaggio, quindi cambiamento.

Buona Pasqua a tutti, con l'augurio che il rinnovamento tocchi per primi chi governa il mondo e chi amministra gli stati. Ma ognuno di noi faccia del suo meglio per migliorare la vita di chi gli sta vicino e forse così ci salveremo.

BUONA PASQUA!


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(Foto di copertina a cura di Francesca Bocchia)

Domenica, 09 Aprile 2017 12:22

Ipocrisia mondiale

Prime pagine d'effetto, senza i pixel a oscurare i volti dei bambini, raccontano delle ultime vittime della follia globale che si sta consumando in Siria.

di Lamberto Colla Parma 09 aprile 2017
Le coscienze occidentali nuovamente risvegliate dalle immagini agghiaccianti delle decine di bambini, apparentemente addormentati, vittime, insieme a altri circa 40 adulti, di un attacco con armi chimiche nella regione siriana di Idlib.

Ma quali coscienze!
Ancora una volta si cercano pretesti per interventi di urgenza, per giustificare nuove azioni e nuovi ingressi "autorizzati" in campi di battaglia dove fare valere le proprie ragioni, sfruttando norme internazionali che dovrebbero regolamentare le "guerre". E le armi chimiche rientrano tra quegli strumenti bellici che non si dovrebbero utilizzare.
Come se morire per un proiettile, un camion, un SUV o una bomba convenzionale o una bomba chimica fossero morti diverse.

Ciò che cambia è il costo di produzione e l'efficacia e efficienza dell'azione. Infatti, a parità di risultato in termini di vittime, gli ordigni chimici sono enormemente più economici e perciò alla portata di tutti i Paesi e addirittura di qualsiasi fazione, ufficiale o meno, che che operano in un qualche teatro di battaglia.

L'inutile ONU si è convocato d'urgenza, ha subìto il veto della Russia che sostiene la innocenza di ASSAD e gli USA, al contrario, sfruttano l'occasione per entrare direttamente nel conflitto siriano.
Nulla di nuovo sotto il sole. Le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein non hanno ancora insegnato nulla. Prove di dubbia verità che nel 2003 hanno giustificato l'intervento in Iraq e aperto la superstrada al caos mondiale e al terrorismo sempre più qualificato capace di organizzarsi sino a spingersi a creare uno "Stato", il sedicente Califfato, la cui unica regola è l'irregolarità. L'isis è stato capace di muoversi sui campi di battaglia con ogni mezzo e di sferrare attacchi con perfette strategie militari acquisite dai Paesi Gendarmi del mondo e poi di compiere stragi, con coltelli e camion o utilizzando i kamikaze in ogni capitale del mondo, anche in quelli che hanno donato addestramenti e armi, senza guardare la confessione religiosa.

E oggi, per l'ennesima volta, i media di tutto il mondo si sporcano le coscienze per sostenere i "presunti buoni" utilizzando vergognosamente le foto di quei poveri angeli che la furia assurda dell'umanità ha sacrificato e sfrutta post mortem.

Alcuni hanno titolato che "L'Umanità è morta in Siria" ma non è così!

L'umanità era già morta 72 anni fa in Giappone, a Hiroshima dove il calore dell'atomica ha sciolto la pelle dai corpi. Era morta a Sarajevo dove il bimbo che andava a scuola è stato colpito dal cecchino, e altri ridotti a poltiglia di carne perché attratti da giocattoli che altro non erano che  ordigni camuffati, l'umanità è morta quando ha consentito la morte per migliaia di bambini annegati nel mediterraneo o sfruttati nel lavoro.

L'umanità è morta e basta!

L'Europa è l'unico esempio di costruzione di Pace ma che gli incapaci UEmanoidi degli ultimi decenni stanno distruggendo, respingendo i valori sottoscritti quel 25 marzo 1957.

A vivere e proliferare invece è sempre l'ipocrisia!

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(FOTO: Hiroshima dopo l'atomica -Original photo taken with handwriting text in upper left corner. SURCE: http://www.chinfo.navy.mil/navpalib/images/historical/hiroshima.jpg 
AUTORE: U.S. Navy Public Affairs Resources Website)

Domenica, 02 Aprile 2017 12:16

60 anni e li dimostra tutti.

Celebrazioni, a dir poco, sottotono del sessantesimo della firma dei trattati di Roma del 25 marzo 1957. Nessun rilievo è stato dato in europa e tantomeno nel resto del mondo di questo anniversario, segnato dalla sparata del presidente dell'Eurogruppo alla vigilia e dalla Brexit subito dopo.

di Lamberto Colla Parma 02 aprile 2017
E' giusto ricordare che se in Europa da settanta anni le nazioni vivono "in pace" lo si deve a quel manipolo di uomini visionari, statisti che ormai in giro per il mondo non si trovano più neanche con il lanternino, capaci di sognare e porre le basi per un'Europa forte, democratico e in grado di equilibrare i rapporti tra le due superpotenze militari e nucleari dell'epoca, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.

Un traguardo importante che avrebbe dovuto riempire gli animi di gioia e i giornali di retorica. Invece quel 25 marzo 2017, in memoria del 25 marzo 1957, è trascorso quasi in sordina. Una ricorrenza trattata dalle testate giornalistiche come un evento di secondo ordine, apparso più come una rimpatriata tra reduci piuttosto che una occasione politica per rilanciare gli antichi valori che furono sanciti da padri fondatori dell'Unione Europea.

Come si può festeggiare con il morto in casa?
Già perché se l'Unione Europea non è morta è però agonizzante sotto la pressione degli egoismi nazionali guidati da leader ben poco visionari e tantomeno lungimiranti il cui spessore culturale non può e non deve, per rispetto, nemmeno essere posto a confronto con coloro che si riunirono a Roma nel 1957.

Emblematico il caso del Presidente dell'Eurogruppo (l'organo di coordinamento dei ministeri dell'economia dei Paesi Membri), Jeroen Dijsselbloem, che alla vigilia delle celebrazioni se ne è uscito con una affermazione sconcertante che probabilmente non penserebbe nemmeno il più ignorante tra gli ignoranti del continente e che invece è uscito dalla bocca di quell'Olandese dal nome impronunciabile e che, non si sa come, è stato posto al vertice dell'Eurogruppo.
Nell'intervista al quotidiano tedesco Faz, Dijsselbloem ha detto, senza troppi giri di parole, che nel periodo dell'eurocrisi i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà verso quelli del Sud. E poi ha aggiunto: "Considero la solidarietà un elemento molto importante, ma chi la richiede ha anche obblighi. Non posso spendere tutti i soldi in alcol e donne e dopo chiedere aiuto".
L'aiuto a disintossicarsi dovrebbe chiederlo lui che nonostante tutto non ha trovato tra i detrattori, guarda caso, proprio il ministro delle finanze tedesco, il falco Wolfgang Schaeuble.
Di scuse ovviamente non se ne parla e di dimissioni men che meno.

E se questa è stata la vigilia, all'indomani delle celebrazioni, per la precisione il 29 marzo, la Gran Bretagna si è presentata con la formale richiesta di scissione dall'UE (Brexit).

Un'altra gatta da pelare che potrebbe pesare sul groppone dei residuali cittadini europei. 60 miliardi di euro è infatti la cifra che verosimilmente l'ex "Stato Membro" dovrebbe pagare gli impegni di finanziamento già presi e le pensioni dei funzionari britannici che hanno lavorato alla Ue durante la permanenza di Londra nell'Unione.

Un negoziato che si preannuncia molto difficile e premonitore di un'altra crisi il cui conto ci verrà ben presto presentato.


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