Sconcerta la libertà di movimento che dimostrano i terroristi dell'isis. Entrano da profughi, trovano riparo e si muovono avanti e indietro dalla Siria come se nulla fosse.
di Lamberto Colla Parma 16 ottobre 2016
Una libertà di movimento conclamata con l'attentato all'aeroporto di Bruxelles e ancor prima con la rocambolesca fuga di un attentatore di Parigi, il famigerato Salah Abdeslam. In fuga per 4 mesi venne ritrovato a "casa" nel quartiere della capitale belga, quel Molenbeek arcinoto per essere culla del terrorismo islamista.
Ma quello che lascia sconcertati è l'epilogo del presunto terrorista di Chemniz. Sfuggito alla cattura delle teste di cuoio tedesche che alcuni giorni fa fecero irruzione nel suo appartamento in Sassonia, è riuscito a trovare riparo a Lipsia presso altri siriani. Un luogo a lui noto, potenzialmente "molto sicuro" dove invece venne dai suoi stessi concittadini immobilizzato, legato e consegnato alla polizia locale (l'equivalente dei nostri vigili urbani), la quale non fece altro che prelevare il "pacco" con il loro bel furgoncino di servizio per consegnarlo alle autorità giudiziarie.
In tutto questo fanno sorridere tre episodi: il ridicolo messaggio in twitter del capo della polizia che, dopo la cattura del presunto terrorista, peraltro avvenuta senza il loro diretto contributo, scrive "siamo sfiniti ma strafelici", quindi i ringraziamenti della cancelliera tedesca ai due profughi siriani che impacchettarono il terrorista, o presunto tale, e che devono esserle costati qualche litro di bile sapendo quanto ami i profughi.
Come non ricordare il luglio 2015 quando, in una trasmissione TV, la Cancelliera fece piangere una ragazzina palestinese, sostenendo che "la politica è dura" e che "non possiamo accogliere tutti".
Infine, e qui si innesca la tragedia nella farsa, il giovane aspirante terrorista riesce a togliersi la vita in carcere impiccandosi con la sua camicia e portando nella tomba le preziose informazioni riguardo alla sua cellula terroristica e alle dirette relazioni con fiancheggiatori e sostenitori del "califfato".
Un suicidio che necessita di indagini molto approfondite e di cui va fatta chiarezza rapidamente per non lasciare le ombre e i sospetti di un altro fatto eccellente avvenuto a fine anni '70 nelle carceri tedesche: il "suicidio" di alcuni componenti della banda Baader-Meinhof, avvenuto all'indomani della esecuzione di un ostaggio, il presidente degli industriali tedeschi ed ex ufficiale SS Hanns-Martin Schleyer, rapito il 5 settembre 1977 allo scopo di "scambiarlo" con il prigioniero Andreas Baader e altri componenti del gruppo terroristico RAF (Rote Armee Fraktion).
Se la Germania in questi ultimi giorni ha mostrato lacune immense nei suoi apparati di sicurezza, altri Paesi l'avevano già ampiamente dimostrato prima. Certamente non hanno eccelso i servizi di sicurezza francesi (Parigi e Nizza hanno pagato un tributo esagerato) o quelli belgi che, tra i fatti di Bruxelles e Charleroi, hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza.
Vengono i brividi pensare a quale modello verrà fatto riferimento per istituire la Polizia di Frontiera Europea.
Meglio il modello tedesco o quello italiano? Da noi almeno Fabrizio Corona è sotto costante vigilanza 24 ore su 24.
Che strana l'europa!