L'ultima bocciatura in legge riguarda il Jobs Act. E' di poche ore fa la notizia che un altro dei "pilastri" della sinistra non ha passato il vaglio costituzionale. Loro sarebbero i "Bravi" da cui imparare? La lista delle cadute è lunga.
di Lamberto Colla Parma 30 settembre 2018 -
Loro, quelli bravi, che al Governo ci sono stati, non possono credere che gli elettori, almeno quei sei milioni che sono vaporizzati dal PD, abbiano cambiato casacca per ragioni di ignoranza o perché allettati da chissà quali promesse dei "sovranisti". Forse l'hanno fatto per le promesse mancate, per quel tasso di presunzione che dopo un po' diventa insopportabile, o forse per la rampante sensazione di insicurezza sociale da un lato e per le garanzie sociali che, da Monti a Renzi, hanno pezzo per pezzo smontato (dalla Fornero al Jobs Act), ma forse anche per il pressapochismo con il quale hanno legiferato e che ora stanno così puntualmente contestando alla compagine giallo-verde.
Giusto per rammentare, a loro e a tutti i distratti o smemorati, l'incostituzionalità dei provvedimenti del passato continua a riemergere il quadro delle figuracce che hanno contraddistinto la guida PD nella precedente legislatura.
E' di pochi giorni fa la notizia che un pezzo della rivoluzione Polettiana in campo lavorativo, il Jobs Act appunto, è stato etichettato anticostituzionale in una parte fondamentale ovvero, secondo i giudici, la previsione di un'indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione.
Un aiutino, da parte della consulta costituzionale, al Decreto Dignità che già introduce diversi elementi di correzione del Jobs Act.
E che dire della più bella e "invidiata" legge elettorale varata dal Governo Renzi?
L'Italicum «È una buona legge elettorale, l'ho sempre detto. Tra cinque anni sarà copiata da mezza Europa» cantava Matteo Renzi. Non solo non sono pervenute notizie di copiature ma la Consulta ne dichiarò l'incostituzionalità in due punti chiave.
Ma poco prima, era dicembre, arrivò un'altra bocciatura in legge per il governo renziano, questa volta sulla riforma delle banche popolari, causa di tante polemiche per la Boschi. Il Consiglio di Stato, dopo aver sospeso in via cautelare la circolare della Banca d'Italia che conteneva le misure attuative della riforma, ha eccepito l'incostituzionalità del decreto legge «in relazione alla evidente carenza dei presupposti di necessità e urgenza», e rinviando tutto alla Consulta.
Il flop più pesante, è senz'altro stato quello della riforma costituzionale, bocciata da 19 milioni di elettori. Forse l'enfant prodige pensava che gli elettori non avrebbero "letto" quella ben poco chiara riforma proposta al giudizio popolare? «É un testo scritto male, c'è molta improvvisazione, lacune, norme ambigue, introduce il caos di nove diversi procedimenti legislativi» bacchettò il costituzionalista Ugo De Siervo, fiorentino, e considerato tra gli amici dell'ex sindaco.
Ma un'altra riforma fondamentale, colpita e affondata dalla Consulta, fu quella della Pubblica amministrazione. La cosiddetta "Riforma Madia", smontata proprio dalla Consulta, perché lede l'autonomia delle Regioni (i decreti legislativi devono essere adottati «previa intesa» con i governi locali, non solo «previo parere» come previsto dalla riforma Madia).
Infine, come ultima ciliegina sulla torta, rammentiamo il record di adozione della procedura del Voto di "Fiducia" messo in atto per ben 108 volte nella precedente legislatura e in particolare dal tandem Renzi-Gentiloni (66 volte il primo e 32 il secondo, Enrico Letta 10 volte) che nel complesso ha determinato l'approvazione con fiducia di un provvedimento ogni tre, ovvero 2,58 volte al mese come ha registrato il Sole 24 Ore. Da notare infatti che per 51 volte venne utilizzato dal Governo Monti, quello che tanto criticava Berlusconi fermo, si fa per dire, a 45 voti di fiducia.
Insomma, i "Bravi" lo sono più di Manzoniana memoria che di capacità legislativa in diritto pubblico, nonostante gli specifici studi giuridici di Matteo Renzi e ella fedelissima Maria Elena Boschi, la quale oltretutto aveva calcato i più importanti studi fiorentini.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Lo sport come forte elemento comunicativo, già intuito da Giulio Andreotti sin dal 1948, ma soprattutto come esempio di vita sociale con l'uomo in perfetta simbiosi con la terra. UISP compie 70 anni e li celebra con una due giorni di promozione delle tantissime discipline sportive cosiddette "minori".
di Lamberto Colla Parma 23 settembre 2018 -
Era l'anno 1948. Dal primo gennaio era entrata in vigore la Costituzione Italiana (approvata il 22 dicembre 1947) con i suoi 139 articoli originali e l'Italia era in pieno fermento, sotto tutti i punti di vista, nel tentativo di tornare a una normalità che ricostruendo ogni settore della vita civile sulle macerie della seconda guerra mondiale.
Ed è proprio il 19-22 settembre 1948 che a Bologna si celebrò il primo primo Congresso nazionale UISP e Presidente venne eletto Tommaso Smith mentre segretario generale Gennaro Stazio.
L'Unione Italiana Sport Popolare iniziava così la sua avventura i cui primi segnali di vita li diede appunto nel 1948 con il convegno fondativo del 4 aprile a Bologna poi seguito dalle prime attività sportive:
-15-18 luglio: prima Corsa al mare di ciclismo femminile in Emilia Romagna;
-15-18 settembre: primi Campionati nazionali dello sport popolare a Bologna (citati in alcune fonti come "Piccole Olimpiadi");
-18-19 settembre: primo Campionato nazionale di ciclismo femminile a Bologna.
Fra i primi a comprendere il "potere comunicativo" dello sport fu, manco a dirlo, Giulio Andreotti (Lo sport agli sportivi) sin dalla costituzione dell'UISP. Nel primo anno di attività, quel 1948-49, la UISP comincia a crescere in consistenza organizzativa (14.500 tesserati, 671 società sportive) e due eventi segnano il 1949, la Tragedia di Superga, con la scomparsa "Grande Torino", e la vittoria di Fausto Coppi al Tour.
La Uisp intanto cresce di pari passo con la crescita e l'evoluzione sociale dell'Italia ma è nel 1990 che l'Organizzazione dà vita ad una rivoluzione lessicale, che riguarda se stessa. Al Congresso nazionale di Perugia si decide di cambiare il nome, senza variare l'acronimo. L'Uisp da "Unione Italiana Sport Popolare" diventa "Unione Italiana Sport Per tutti". Più aderente ad un movimento internazionale (sport for all), più coerente con una mission che incrocia benessere e impegno sociale: diritti, ambiente, solidarietà. Inizia per l'Uisp un percorso nuovo di ricerca metodologica, formativa e organizzativa: come costruire lo "sport a tua misura"?
Un'introduzione di elementi di modernità che di fatto hanno anticipato la cultura del benessere, della naturalità e della perfetta integrazione tra uomo, con le sue attività, e l'ambiente che lo ospita, segni tipici dell'epoca che attualmente stiamo vivendo.
Un passaggio che da lessicale è mutato in reale, in uno stile di vita che ancora ha molta strada da fare ma che è l'unica utile da percorrere per uomo e la sua terra.
Una lungimiranza di vedute che dovrebbe essere presa ad esempio dalle attuali rappresentanze politiche, soprattutto europee, perché tornino a rivisitare, in chiave moderna, i valori originali costituenti l'Unione Europea.
L'UE come casa comune.
Un concetto semplice ma evidentemente difficile da rendere concreto.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Sarebbe una barzelletta se non fosse che ci sono connazionali, che hanno avuto o hanno ancora incarichi di Governo, che assecondano lo stupidario internazionale. Dalla Bachelet a Moscovici, per citare solo gli ultimi due, ma la cronaca è quotidiana, forse oraria.
di Lamberto Colla Parma 16 settembre 2018 -
Quella dell'ispezione dell'ONU avrebbe benissimo potuto scaturire dalla fantasia di Lercio.it mentre invece è la reale pensata di Michelle Bachelet, l'Alto Commissario per i Diritti dell'Uomo dell'ONU, che ha annunciato l'intenzione di spedire in Italia un team delle Nazioni Unite in relazione all'incremento di "razzismo" e "violenza".
Non mi importa che Michelle Bachelet sia comunista e amica dei dittatori, che ci sia una sfilza di anomalie che avvolgono la figura dell'alto commissario dell'ONU per i diritti civili, come evidenziato dalla ONG Un Watch, che ha il compito di monitorare quello che accade all'interno del Palazzo di Vetro e che ha espresso numerosi dubbi sulla poca trasparenza e sulla velocità che hanno accompagnato l'elezione della Bachelet.
Mi interessa capire come le sia venuto in mente di fare una uscita così ridicola e offensiva per tutto il popolo italiano, quello che ha pagato il salvataggio di quasi un milione di persone che tentavano l'attraversamento del mediterraneo, quegli italiani che si sono sobbarcati i costi economici e, ahimè anche sociali, dei profughi economici o in fuga da guerre.
Mi interessa capire se qualcuno dei "rosiconi" di sinistra sia stato il suggeritore di una tale assurda presa di posizione di un organismo che, a mio parere, avrebbe molti altri territori da verificare con molta maggiore urgenza.
Non rammento che la Bachelet fosse intervenuta quando, sotto il comando della coppia nera Barack e Michelle Obama, gli USA erano quotidianamente sulle prime pagine di tutti i giornali per la morte di uomini e donne di colore da parte della polizia.
Zitti, tutti zitti, nemmeno uno che avesse messo in dubbio il Nobel per la Pace di cui venne onorato il primo inquilino afroamericano della casa Bianca, come invece al contrario, già in tanti stanno chiedendo per la povera Aung San Suu Kyi, messa all'angolo dalla potente lobby dei militari Myanmar (ex Birmania).
No su Obama non si può. Bello, di colore e di sinistra, unica pecca, forse, l'eterosessualità.
Però una prima gallina che ha cantato dopo aver fatto l'uovo c'è stata. "È una decisione credibile", ha dichiarato l'ex ministro per l'Integrazione e ora europarlamentare Pd Cécile Kyenge, "Visto quanto successo negli ultimi tempi, soprattutto da quando si è insediato questo governo, penso che ci siano tutti i motivi per allarmarsi. È chiaro che la percezione che hanno in Italia le persone che i migranti siano tanti e siano il pericolo è aumentata rispetto al passato".
Inquieta invece il silenzio della Laura Boldrini, stranamente distratta e non pronta a cogliere l'occasione offerta dall'assist della Bachelet. Che sia ancora in preda a convulsioni per il troppo ridere per l'accusa al governo populista e razzista che "non si aspettava"? Qui gatta ci cova!
In attesa dell'"Isola dei Famosi" o del "Grande Fratello Vip, le più efficaci armi di "distrazione di massa" che ci narcotizzeranno per un bel po', sollazziamoci con lo stupidario quotidiano, questa volta recitato dal Commissario UE e ex ministro delle finanze francese ai tempi di Hollande, Pierre Moscovici, che ha avuto la delicatezza di sostenere che l'Italia è un problema per l'Europa e che ci sono tanti piccoli Mussolini.
Un altro che non conta niente in casa sua (il suo partito è praticamente sparito, sotto al 7%) e invece ha il coraggio di vomitare merda sull'Italia. Il cervello, questo sconosciuto, dove glielo avranno nascosto da piccino?
Bachelet
Kyenge
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Difficile dimenticare quell'11 settembre del 2001. Un normale giorno lavorativo che si apre come se fosse un videogioco di fantapolitica. Erano quasi le nove del mattina e l'attività d'ufficio non era ancora a pieno ritmo, le aule del Centro di Formazione Professionale, dove svolgevo il mio incarico, si stavano completando degli allievi e mentre controllavo la posta elettronica lanciavo occhiate alla sezione enotizie di internet.
di Lamberto Colla Parma 11 settembre 2018 - Tutto sembrava normale quell'11 settembre, ma da lì a poco, intorno alle 9,00, i primi lanci di agenzia annunciavano di un aereo che sembrava si fosse schiantato contro una delle Torri gemelle. Incredulità e l'ipotesi di uno scherzo di cattivo gusto di qualche giornalista americano che volesse emulare il successo dell'annuncio dell'invasione aliena di Orson Welles venne cancellato qualche minuto con il giungere delle prime immagini.
Forse un malore del pilota a causare quello schianto, era stata la prima e ottimistica giustificazione, che però venne, entro i successivi 15 minuti, sostituita con l'ipotesi terroristica quando un secondo aereo di linea andò a centrare la seconda torre. Intanto le immagini iniziarono a inondare la rete, a registrare una foto cronaca di un giorno che non aveva nulla di normale soprattutto quando arrivò l'annuncio che un terzo aereo si era schiantato, alle 9,43, un'ora dopo il primo attacco, sulla facciata ovest del Pentagono e, alle 9,57 mentre arriva l'annuncio del crollo della Torre Sud del World Trade Center in diretta televisiva mondiale, inizano a circolare le notizie di un quarto aereo che sarebbe stato dirottato. In questo caso però la reazione dei paseggeri aveva avuto la meglio sui terroristi i quali decisero di lanciare il velivolo in picchiata prima che i passeggeri potessero impadronirsi della cabina di volo e così, alle 10 circa, l'aereo si schiantò in una località della Pensylvania a sud di Pittsburg.
Intanto la rete e le edizioni speciali dei TG continuano a lanciare immagini spettrali di quello che era il luogo simbolo dell'economia occidentale, andato in polvere in pochi minuti, sotto alle cui macerie rimasero quasi 3.000 vittime delle 50.000 percone che normalmente occupavano i 7 edifici che costituivano il World Trade Center.
A metà mattina iniziarono a succedersi i sospetti che l'artefice di questo straordinario attacco terroristico fosse scaturito dalla mente del genio del male, quell'Osama Bin Laden che tanti affari aveva fatto con gli USA e in particolare con la famiglia Bush, ma che da qualche anno l'aveva giurata all'America fondando la rete terroristica internazionale di Al Qaeda che monipolizzo per molti anni le cronache terroristiche di tutto il mondo, prima di essere affiancata dal Califfato dell'ISIS.
Da quell'11 settembre di 17 anni fa il mondo cambiò volto, gli USA si barricarono in casa e iniziarno a esportare la democrazia con le armi contribuendo a una sempre più marcata destabilizzazione internazionale aprendo le porte per nuovi assetti geopolitici locali e al caos globale tutt'ora in corso e che per molti anni ancora non troverà pace.
Difficile dimenticare quel giorno ma sconcerta osservare, che comunque dalle guerre del passato e da questo tragico evento, l'uomo ancora non abbia imparato la lezione.
Sono trascorsi 100 giorni ma per l'opposizione è come se il Governo fosse in carica da almeno un biennio. Ogni pensiero è accolto con contrastato e violenza. Dall'Europa sono gli autorevoli Macron e Oettinger a scagliarsi contro l'Italia e le sue istituzioni.
di Lamberto Colla Parma 09 settembre 2018 -
E' un sogno che non riusciremo mai a vedere realizzato quello di un Governo sostenuto dalla maggioranza parlamentare almeno per le questioni più urgenti e le emergenze.
Quindi mettiamoci pure il cuore in pace che anche questo Governo verrà alienato per spossatezza.
A sentire le opposizioni questo esecutivo non avrebbe fatto nulla e contestualmente messo in crisi l'Italia, sia in termini di occupazione sia in termini economici, assegnandogli la responsabilità dell'innalzamento dello spread. La proverbiale ironia di Renzi ha colpito il premier Conte nel commentare la sua assenza al primo consiglio dei ministri "perché doveva preparare l'esame di inglese per lunedi" (parla proprio lui che con l'inglese ha fatto ridere l'Europa).
E, guarda caso, a sostegno degli attacchi dei rappresentanti delle sinistre, tornano farsi sentire, dopo una assenza dal palcoscenico mediatico dai tempi di Berlusconi, le agenzie di rating che cominciano a soffiare sul fuoco in tono minaccioso.
Dall'Europa invece, la portinaia del Condominio Europa, dopo la scoppola elettorale tace. Forse perché troppo impegnata a acquistare, a prezzi stracciati, porti e isole greche, ma il suo pensiero è lasciato al delicato Oettinger, per di più Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane e, ovviamente, esponente del CDU della Merkel, dal quale escono frequentemente parole al vetriolo. Da "Il mercato insegnerà agli italiani a votare" al recentissimo "Il governo italiano vuole distruggere l'Europa", dichiarazione che arriva proprio mentre il governo gialloverde inizia a imbastire il discorso sulla prossima manovra economica.
Per fortuna queste perle di saggezza non sono a esclusivo indirizzo del nostro Governo; memorabile il filotto di gaffe, che in un colpo solo infilzarono il Governo britannico e Trump, quando si lasciò sfuggire commenti sulla premier Theresa May e il suo ministro degli Esteri, Boris Johnson etichettando "debole" la prima e "uno che ha la stessa pettinatura di Trump" il secondo. Per non parlare della tremenda caduta di stile di due anni fa quando definì una delegazione cinese in visita a Bruxelles come "quelli con gli occhi a mandorla e con i capelli pettinati con il lucido da scarpe".
Il Signor Gunther H. Oettinger è senz'altro un ottimo diplomatico e un perfetto rappresentante di questa Europa che dovrebbe essere forzatamente apprezzata da tutti, seppure così lontana e diversa da quella che ci venne prospettata dai padri fondatori e "falsamente" confermata dai fondatori dell'Euro Zona.
L'altra voce autorevole, sempre pronta a spargere veleno, è l'enfant prodige di Francia.
L'ultimo suo successo è del 15 luglio scorso quando la nazionale dei galletti sollevò al cielo la Coppa mondiale di calcio.
Per il resto, oltre a mantenere acceso il fuoco libico, per finire il compito avviato da Sarkozy di sostituite Total all'ENI, è riuscito nell'impossibile risultato di risultare ancora meno gradito del suo predecessore Hollande precipitando nei consensi al 31%.
E noi dovremmo dare ascolto alle ostilità del PD di Martina e Renzi, ormai prossimo all'esaurimento, a un alto rappresentante delle istituzioni europee incapace di pensare prima di aprire il forno, o al lider minimo francese sempre più autorefenziale e isolato?
Tutti soggetti al minimo di gradimento che sentenziano e insultano sostenuti, paradossalmente, da tutta la stampa perfettamente coesa.
La maggioranza assoluta degli italiani, stando ai sondaggi, sta con Conte (55%,) Di Maio e Salvini (circa 60% le due forze politiche), mentre stampa, pseudo intellettuali e opinion leader nazionali e europei tutti infelicemente concordi in una strenua opposizione ostruzionistica.
Certo non va meglio a Trump, che dalla sua avrebbe addirittura un'economia che sta volando, al quale opinionisti e stampa sono totalmente e ostinatamente contro. L'ultima viene dal New York Times che, prima volta nella sua storia, pubblica una lettera anonima redatta da una fantomatica talpa alla casa Bianca che dichiara di fare "resistenza" interna al Presidente.
Anche Trump, nonostante i tanti indignati, vola nei consensi. Il 90% degli elettori di centrodestra è con il presidente, lo stesso sostegno che ebbe Bush dopo l'11 settembre.
In conclusione è innegabile che è sempre più marcata la distanza tra poteri e popolo. Un differenziale talmente alto che potrebbe risultare molto instabile e determinare conseguenze spiacevoli.
O forse no. Il "grande fratello Vip, narcotizzerà. E' una delle più efficaci armi di "distrazione di massa"
(per restare sempre informati sugli editoriali)
(Video Junker al Vertice NATO 12 luglio 2018 - sembra aubriaco ? https://youtu.be/oecvYFq_wi0 Daily Mail Pubblicato il 12 lug 2018 - The European Commission President was attending a dinner at the NATO summit in Brussels attended by US President Donald Trump and a number of other world leaders. Juncker was stumbling and swaying to the extent that the presidents of Finland and Ukraine, among others, had to help keep the 63-year-old upright. Dutch Prime Minister Mark Rutte also stepped in to guide Juncker.)
Dalla solidarietà e sostegno agli operai della Ferrarini a uno sguardo critico al sistema Italia. Bobo Craxi: "Sono fuori dalle istituzioni, ma la politica si può anche esprimere fuori da esse. Se esiste un progetto convincente certamente non mi sottrarrò dall'impegno diretto".
Di Lamberto Colla Parma 5 settembre 2018 -
Bobo Craxi ha la responsabilità di portare un cognome importante, per certi versi pesante, ma indissolubilmente legato al Socialismo e al Garofano, ma anche il dovere, per uno che la "Politica" con la "P" intende onorare, di proporre una linea autonoma e adeguata ai tempi che mutano, dell'ideale di fede politica, socialista in questo caso.
Cogliendo l'occasione di un video messaggio, indirizzato al socialista Nicola Comparato, nel quale esprimeva la sua solidarietà agli operai della Ferrarini e alla "lotta alla Cassa di espansione del Baganza" intrapresa dell'esponente socialista locale, abbiamo rivolto alcune domande a Bobo Craxi il quale, col noto garbo che lo contraddistingue, ha risposto e perciò lo ringraziamo, così come ringraziamo Nicola per avere fatto da tramite con la nostra redazione.
Di seguito l'intervista a Bobo Craxi.
1. "Voglio esprimere e reiterare la mia solidarietà agli operai della Ferrarini". In un recente video messaggio Lei è intervenuto per portare il suo sostegno agli operai della Ferrarini dimostrando di avere particolare attenzione verso le vicende locali. Come interpreta quindi la situazione economica, politica e sociale attuale?
Conosco da tempo il dinamismo e la forza del tessuto industriale parmense che è un vero e proprio orgoglio nazionale. La crisi della Ferrarini tuttavia rappresenta un caso paradigmatico della sofferenza dell'industria italiana con le conseguenze tragiche per l'occupazione. Esprimere un'attenzione per me significa non perdere sensibilità verso quelli che considero veri e propri drammi umani del nostro tempo. Non posso che augurarmi che vi possa essere una soluzione utile per i lavoratori e per l'azienda.
2. La seconda e la terza repubblica, sempre che ci siano state, sono di fatto abortite. Quale potrebbe essere l'evoluzione della quarta fase della nostra storia politica?
Tecnicamente siamo in costanza della Prima Repubblica, a Costituzione Invariata non è nata alcuna Seconda Repubblica. Per propaganda e Convenzione dovremmo essere in presenza di una Terza, ora lei mi dice Quarta Repubblica. La verità è che c'è stato un approccio molto partigiano Alle Riforme Istituzionali e per ben due volte si è abortita una Revisione Costituzionale.
Non mi auguro affatto che siano queste due forze dominanti a mettere mano alla Revisione Costituzionale ci troveremmo di fronte a disegni pericolosi come quelli di Casaleggio o comunque bislacchi come queste due forze appaiono ai miei occhi.
3. A fine novembre scorso si era avvicinato a "Articolo 1 MDP" e a metà estate invece, in tandem con il Governatore della Toscana Enrico Rossi, ha lanciato l'idea di "Una nuova formazione politica nel nome del socialismo italiano e internazionale".
- Quali sono gli obiettivi e dove si collocherebbe all'interno dell'arco costituzionale
Io non ho mai abbandonato il partito socialista; ho avuto delle franche discussioni con una guida del Partito che ho ritenuto inutilmente personalistica, visti i risultati, ed ora penso da nuovamente riaggiornare.
Nella Sinistra vi è un certo affollamento di sigle e movimenti, posto innanzitutto che siamo in presenza di una crisi di prospettiva del Partito Democratico, rilanciare la Questione Socialista penso sia una delle necessità per la sinistra italiana ma anche per lo stesso equilibrio della democrazia italiana. Quindi la discussione è aperta e gli interlocutori possono essere molteplici in un perimetro che può benissimo andare da Art.1 fino alla Bonino. Ma il rilancio programmatico ed organizzativo riguarda anche e soprattutto l'area socialista che credo possa avere più orecchie attente che nel recente passato. Io penso che la fase che stiamo vivendo che unisce diverse crisi nello stesso momento necessiti di un periodo più lungo perché si possa preparare una alternativa al governo giallo-verde nazional-populista di carattere politico e programmatico. Allo stato ragionerei sul breve e concentrerei le nostre spinte in direzione del ravvicinato appuntamento elettorale europeo che sarà un vero e proprio spartiacque per tutta l'Unione.
I nemici dell'Europa hanno puntato le loro Fiches sullo sfascio della stessa. Penso che noi dovremmo esser capaci di difendere questa conquista riuscendo a riqualificarne obiettivi e vocazione.
4. Dobbiamo supporre che ci sarà una nuova discesa in campo da protagonista attivo della politica nazionale e / o Europea? Nel qual caso, cosa vorrebbe dire ai suoi potenziali elettori per convincerli a seguirla?
Io non ho in programma di "scendere" in un campo che per la verità non ho mai abbandonato continuando a scrivere ed a dire il mio pensiero quando richiesto.
Sono fuori dalle istituzioni, ma la politica si può anche esprimere fuori da esse.
Se esiste un progetto convincente certamente non mi sottrarrò dall'impegno diretto. In quel caso penso che i cittadini sono in grado di distinguere fra un professionista ed uomini politici improvvisati.
Posto che ci dovrebbe esser spazio per tutti senza distinzioni. La dannazione verso la "Vecchia Politica" ha finito per essere un danno e non un vantaggio per la democrazia e per il Paese.
5. A proposito di Europa, oggi i rapporti con l'UE sembrano tesi. Come vede la UE, così divisa tra europeisti e sovranisti, e come la immagina nel prossimo futuro , ma soprattutto come immagina il ruolo dell'Italia nello scenario euro-mediterraneo?
L'Europa penso di vederla come molti: una grande incompiuta, burocratizzata e spinta da interessi parziali che hanno danneggiato milioni di cittadini. Però al tempo stesso vedo la prospettiva di una Nuova Europa allargata al Mediterraneo la sola che possa rispondere alle insidie dell'oggi; paesi confinanti che si fanno concorrenza sleale e faccia feroce presto o tardi riprodurrebbero i conflitti che la Storia ha già conosciuto. Quindi lo sforzo é quello di cambiare quello che non va e fare quello che ancora non c'è. Questo impiegherà del tempo e l'impegno di generazioni ma sono convinto che alla fine di questa costruzione i vantaggi non potranno che essere notevoli. L'Italia è d'altronde un grande Paese in Europa ed è giusto che ponga le sue condizioni per restarci con dei vantaggi concreti. Nel mondo globale paesi di piccolo taglio diventano irrilevanti ed esposti al rischio vero di perdita definitiva di Sovranità.
Quindi in questo guado non dobbiamo perdere la speranza di correggere gli squilibri e le iniquità che non sono mancate su molti terreni a partire da quello Sociale.
(Nel Video Messaggio. Bobo Craxi esprime solidarietà agli operai della Ferrarini e saluta il socialista Nicola Comparato, dipendente dell' azienda che si batte contro la cassa d'espansione sul torrente Baganza)
Cittadini e poteri sono sempre più distanti. La nenia che 24 ore al giorno sentiamo da ogni canale e giornale, finirà per narcotizzarci tutti
di Lamberto Colla Parma 02 settembre 2018 -
Ormai la frittata è fatta. La scissione tra la stragrande maggioranza dei cittadini e quella minoranza politica sostenuta dal 99,99% dei giornali e delle televisioni ha raggiunto il suo culmine.
La donna e l'uomo della strada, i semplici onesti (ce ne sono ancora tanti, troppi per quel che si merita questo Paese) "tifa" Salvini e la sua politica della sicurezza e dell'immigrazione in contrapposizione al tamburellante e incessante attacco al Ministro dell'Interno apoastrofato con infamanti aggettivi quali "razzista", "xenofobo" e "fascista".
Alla pari di tutti i suoi predecessori di centro destra che vinsero alle urne, o meglio di "non sinistra", da Craxi, a Cossiga per arrivare a Berlusconi tutti sono stati accusati di tali nefandezze. La maggioranza degli italiani era con loro ma alle sinistre questo non importava, "erano solo pochi e malati da rinchiudere".
Giornali,TG, e la miriade di talk show d'intrattenimento politico, ormai presenti a ogni ora alla pari degli Chef, rincorrono sempre le solite notizie e cantano il medesimo refrein contro Salvini e contro Di Maio e talvolta aggiungono qualche commento sull'"inutilità" del premier Conte.
E' palese il distacco dal sentimento comune e non ci vengano a dire che è una sola e esclusiva sensazione personale. Basta parlare con la gente di tutte le età, frequentare i bar e i locali pubblici per rendersene conto.
Invece, per tutta risposta al sentimento dominante, anche i magistrati, giusto per attizzare un fuoco già troppo invasivo entrano a gamba tesa nel dibattito politico, arrivando persino a indagare il Ministro dell'Interno per sequestro di persona (e altri tre o quattro capi d'imputazione tra i quali "Ricatto all'Unione Europea") dopo avere fatto anch'essi la loro bella passerella sulla nave "Diciotti".
La "Diciotti" nei giorni scorsi sembrava la "Mecca" della politica italiana. Un via vai di politici impressionante a assicurarsi dello stato di salute degli eritrei tratti in salvo dalla nave militare italiana, in contrasto con le presenze ai funerali delle vittime del ponte di Genova, anche perché i pochi che si presentarono alle esequie furono sonoramente fischiati o addirittura completamente ignorati dai genovesi raccolti a pregare e dare l'ultimo saluto terreno alle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi.
Una tragedia che, al contrario dei migranti, ancora non vede alcun indagato.
Una posizione giusta, prudente e condivisibile quella dei magistrati di Genova, ma che contrasta pesantemente con quanto intrapreso dalla magistratura di Agrigento verso una alta carica dello Stato, quella peraltro preposta alla sicurezza, e che automaticamente fa pensare a una iper protezione verso i "Benetton", dimenticando che la presunzione di innocenza è un caposaldo della nostra giustizia, troppo spesso dimenticata, come il diritto alla riservatezze e all'oblio.
Troppo grande è il distacco tra popolo e potere.
La nenia che 24 ore al giorno sentiamo da ogni canale e giornale, finirà per narcotizzarci tutti.
Macron avrà la meglio e il popolo italiano tonerà sotto la dominazione estera di quell'europa che non è minimamente parente con quella che ci avevano promesso sarebbe stata.
E' qui il punto.
Non si tratta di essere sovranisti, più semplicemente si tratta di non riconoscere l'europa attuale e la strada che gli UEmanoidi vogliono percorrere.
La Grecia dovrebbe aver insegnato qualcosa!
Invece tutto l'Establishment è compatto ai piedi dell'Europa e in favore degli sbarchi, senza curarsi delle conseguenze.
Le conclusioni le lascio al profetico Marcello Veneziani: "Per questo so come andrà a finire. Il consenso a Salvini prima o poi si sgonfierà, quando vedranno che non potrà dare i frutti sperati, che il loro Tribuno sarà isolato, le sue decisioni saranno sistematicamente smantellate dai Palazzi. Allora gli italiani si adatteranno, come sempre hanno fatto, abbozzeranno perché non vogliono mica imbarcarsi in una guerra civile. Si rifugeranno nelle tv e negli smartphone. E quello stanno aspettando gli sciacalli e le iene variamente disseminati nei media, nei tribunali, nei palazzi di potere."
(Nella foto: generazioni lontane tutte vicine a Salvini - Parma 2016)
(per restare sempre informati sugli editoriali)
«La politica fiscale è stata più rigida del dovuto», ha ripetuto nel suo rapporto di fine luglio il Fondo monetario Internazionale. Il rientro nei parametri ha comportato un costo sociale altissimo e 500.000 espatriati.
di Lamberto Colla Parma 26 agosto 2018 -
Gli UEmanoidi e i loro compagni di merende del FMI (Fondo Monetario Internazionale), i tecnici, quelli bravi, illuminati e con competenze che tutto sanno, quelli che da qualche decennio contrastano i "politici" perché incapaci di default, escono sconfitti dal test greco.
Dopo 7 anni di lacrime e sangue, imposti dal governo capitanato dalla Troika, la Grecia è ufficialmente uscita dalla crisi economico - finanziaria avendo riportato gli indicatori, che tanto piacciono ai tecnocrati e alle tanto inutili, quanto influenti, agenzie di rating, a posto.
Peccato che il Paese è stato distrutto e la strada per uscire dalla crisi sarà ancora lunga e difficoltosa.
Tutto era noto e prevedibile ma l'arrogante presunzione degli UEmanoidi non voleva sentire ragione sopratutto da parte dei politici.
Tanta era la voglia di sperimentare sulla Grecia la efficacia della cura dei dotti, di quelli che ne sanno di finanza e che "san far di conto".
E così oggi la Grecia è salva.
Sono salve le Banche Francesi e Tedesche in via prioritaria, il bilancio pubblico è in surplus, l'avanzo primario è abbondante (anche se la Grecia dovrà conservarlo fino al 2060).
Purtroppo però il riequilibrio finanziario non si è trasformato in una ripresa: il pil reale cresce appena, la stessa produttività (pil per ora lavorata) langue ed è ai livelli del '92. La disoccupazione è al 21%, mentre il rischio di povertà e di esclusione è sempre elevatissima e pari al 35% della popolazione, contro il 23% medio di Eurolandia (30% italiano).
UN COSTO SOCIALE ALTISSIMO
"La disoccupazione, - scrive Riccardo Sorrentino dalle colonne del Sole 24 Ore - che dal 12% del '99 era scesa al 7,8% nel 2008, è balzata fino al 27,5% nel 2013, mentre le spese per la protezione sociale si sono contratte del 17%. L'economia, in assenza di una svalutazione esterna, ha risposto secondo manuale. L'indice dei prezzi si è leggermente contratto, mentre le retribuzioni (e il costo del lavoro) sono calate del 16% rispetto al 2010 (la flessione è stata del 10% nel solo 2013)."
Alla fine, il valore dei tre bailout della Grecia toccherà i 310 miliardi di euro: un valore più alto dell'intera economia di Hong Kong, più alto del PIL del Portogallo (313 mld di dollari) o di quello danese (330 mld dollari).
Insomma la guida a trazione amministrativa è stato un gran dispendio di energie e l'aver preteso una soluzione esclusivamente tecnica equivale alla pretesa di curare la febbre con il termometro.
Quello greco è stato un bell'esercizio di guida amministrativa di un Paese i cui risultati sono ben poco positivi e, come era da aspettarsi, gli ultimi a essere presi in considerazione sono stati i cittadini e le loro esigenze collettive, quella comunità armoniosa tra liberi cittadini POLIS, che proprio nel Peloponneso prese origine.
A meno che gli Uemanoidi non abbiano confuso il Polish con la Polis.
I Governi tecnici, in Italia ne abbiamo avuti diversi in ogni fase, sin dalla prima Repubblica, non sono mai riusciti a portare risultati positivi.
Ecco perché sono dell'idea che sia sempre meglio un politico mediocre piuttosto che un buon tecnico alla giuda una nazione.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Vent'anni per ricostruire, 20 per godere dei risultati e trenta per distruggere. Questa la storia economica dal dopoguerra a oggi. L'Italia Discount del mondo dal 1992 quando l'IRI iniziò a essere smembrata ridisegnando la mappa del capitalismo nazionale.
di Lamberto Colla Parma 19 agosto 2018 -
L'immagine del viadotto genovese accartocciato in mezzo a Genova e la luce tra le due campate di ciò che rimane dell'opera di Morandi rimarrà impressa come le Torri Gemelle lo furono per il mondo intero.
I Genovesi ricorderanno, per tutto il resto della propria esistenza cosa stessero facendo e dove fossero nel momento in cui appresero della notizia infausta, forse attesa ma mai realmente immaginata.
Un'opera così imponente, importante per la viabilità cittadina ma anche nazionale, così infelicemente collocata sopra la testa di mezza Genova, non era immaginabile che potesse crollare per vetustà o altra ragione che non fosse straordinaria.
Invece parrebbe proprio così.
Dal progetto azzardato alla incapacità di decifrare realisticamente i segnali che la struttura stava trasmettendo e infine alla incapacità, generalizzata, dei nostri politici, locali e nazionali, di prendersi responsabilità decisionali e impostare una "Visione" futuribile della nostra bell'Italia e dei suoi Borghi, ecco che rischiamo di restare tutti sepolti come a Pompei, ma non a causa del Vesuvio bensì di noi stessi.
Poco più di 70 anni sono trascorsi dalla seconda guerra mondiale e ancora non ne usciamo.
L'Italia del dopoguerra, nel ventennio '50-'60 ha visto, nella volontà di rialzarsi, il miglior momento sociale, economico e d'intrapresa. In vent'anni il piccolo paese, culla del mediterraneo, torna a primeggiare al mondo, per tecnologie, design, e capacità organizzative.
I due decenni successivi, salvo le due parentesi oscure del terrorismo, di sinistra e destra, e l'austerity dei primi anni '70, l'Italia si è rilassata, ha cominciato a godere delle proprie opere, i redditi hanno iniziato distribuirsi e, forse anche grazie ai moti del '68, lo studio è diventato un obiettivo per molti e l'emancipazione, non solo femminile, ha iniziato a espandersi a macchia d'olio, conquistando, anno dopo anno, traguardi di civiltà impensabili sino a pochi anni prima.
Il seguente decennio, forse il più "moderno", ha consacrato la spensieratezza, la televisione privata si consolida e anzi inizia la scalata alla leadership RAI. La pubblicità entra sempre più invasivamente nelle case degli italiani, ma soprattutto comincia a entrare la finanza che, dalle banche passa ai conti correnti, l'indice della Borsa entra nelle pagine dei telegiornali e la pagina finanziaria nei quotidiani anche locali.
La nuova era della caccia all'oro. Molti comuni cittadini si improvvisano "finanzieri" e la chimera di guadagnare senza muovere paglia dilaga e prepara le vasi per la prima crisi post '29.
Arrivano perciò gli anni '90 e con essi l'inizio della fine, il trentennio ancora in corso che ha visto l'Italia diventare il "DISCOUNT" d'Europa con la complicità di diversi attori politici e "FantaUniversitari".
Una prima botta ai portafogli privati arriva con la crisi finanziaria del 1987. Era il 18 ottobre "Black Monday" e la borsa americana e poi tutte le altre a seguire, segnò il 23% di perdite.
Nel '92 la Lira, insieme alla pesetas e alla sterlina vennero svalutate e in quegli anni, si iniziò a lavorare e approvare il Trattato di Maastricht (7/2/1992) e da quell'anno iniziò, oltre al processo "Mani Pulite" , la privatizzazione incontrollata delle imprese statali, in particolare la disgregazione dell'IRI (oltre 500.000 dipendenti) che quando le varie aziende passarono ai privati invece di aumentare, i posti di lavoro diminuirono.
Così, nel giro di pochissimi anni, con i governi Prodi e D'Alema, l'IRI venne cancellata e i vari asset "regalati" al nuovo capitalismo italiano. Tutto per arrivare pronti al 1 gennaio 2002, L'Unione Monetaria e l'EURO.
Ecco quello che accadde dal 1993 al 2000 (a fianco il valore in miliardi di lire delle aziende privatizzate):
1993 Italgel, Cirio-Bertolli-De Rica, Siv 2.753
1994 Comit, Imi, Ina, Sme, Nuovo Pignone, Acciai Speciali Terni 12.704
1995 Eni, Italtel, Ilva Laminati piani, Enichem, Augusta 13.462
1996 Dalmine Italimpianti, Nuova Tirrenia, Mac, Monte Fibre 18.000
1997 Telecom Italia, Banca di Roma, Seat, Aeroporti di Roma 40.000
1998 Bnl + altre tranche 25.000
1999 Enel, Autostrade, Medio Credito Centrale 47.100
2000 Dismissione Iri 19.000
... ed ora, dopo avere arricchito i soliti e pochi, attendiamo il crollo del prossimo ponte. Tra l'Emilia e la Lombardia in tre si sono già candidati da almeno un anno.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Il caldo martellante ci ricorda che siamo ancora nella stagione più spensierata dell'anno. "Però siamo già a Ferragosto!". Scacciamo l' "August Blues".
di Lamberto Colla Parma 14 agosto 2018 - "Siamo già a Ferragosto!" è il pensiero, in parte malinconico, che inizia a serpeggiare. Le giornate iniziano a accorciarsi e troppo rapidamente trascorreranno le ore e le giornate dedicate alle agognate ferie.
Agosto, un po' come fosse Domenica sera nei confronti del lunedi, comincia a riportarci alla mente la stagione estiva che sta sfumando e presto si tornerà al lavoro.
Una vera e propria sindrome che lo Psichiatra statunitense Stephen Ferrando, direttore del reparto psichiatria del Westchester Medical Center, ha chiamato «August Blues». Una sorta di tristezza domenicale che però si perpetra per un mese intero, con il pensiero della fine delle vacanze che si paventa come un gigantesco e fantozziano lunedì.
Una sindrome che non vogliamo aggiungere alle tante altre che ci incombono e perciò godiamoci questi giorni di sole con i nostri cari, familiari e amici, e stacchiamo la spina.
Il reset del cervello è una operazione indispensabile come lo è la pulizia degli archivi del PC, se non vogliamo che si blocchi.
E allora prendiamoci una tregua!
Infine cerchiamo di non dimenticare che il 15 agosto è una festa religiosa, l'Assunzione della Vergine Maria al cielo, la seconda, dopo Cristo a sperimentare la resurrezione. Per approfondire consigliamo la lettura di "Festa dell'Assunta, ecco le cose da sapere" da Famiglia Cristiana.
Arrivederci al 20 agosto e ... Buon Ferragosto!
(per seguire gli argomenti "Editoriali" clicca qui)
Tutti sanno, vedono e nessuno interviene. La piaga del caporalato è sotto la luce del sole al sud e mimetizzata dai “colletti bianchi” al nord.
di Lamberto Colla Parma 12 agosto 2018 -
Chiunque abbia avuto occasione di percorrere nei mesi estivi la litoranea pugliese non può non aver intercettato i raccoglitori di pomodoro che, chinati a terra, sradicano e gettano nei cassoni il pregiato prodotto estivo. Percorrendo le strade più interne invece capita di intravedere le baraccopoli, anch’esse alla luce del sole.
Quello che sorprende, scusate il gioco di parole, è la sorpresa delle istituzioni e dei politici ogni qualvolta che, a seguito di un incidente sul lavoro o nel percorso per andare o tornare dai punti di raccolta, ci scappa il morto.
Sorpresa da un lato e pronta soluzione, peraltro mai messa in atto, dall’altra. L’ex Ministro dell’agricoltura Martina fa la voce grossa oggi come la fece da capo del dicastero quando nella torrida estate del 2015 le morti sul lavoro furono quasi venti e non tutti di coloro. C’era anche “una 39enne, deceduta il 21 agosto con disturbi cardiaci e con estrema necessità di lavorare”. Tanto estrema che le facevano comodo i 27 euro al giorno che si portava a casa e con i quali sosteneva la famiglia.
Una “bianca” che, come quelli di “colore”, invece di rubare mette in gioco la propria salute e accettano qualsiasi condizione lavorativa.
Sorprende la sorpresa posto che, solo un anno fa, fece scalpore l’inchiesta giornalistica di The Guardian, che partendo dalle indagini della Procura pugliese, aveva puntato il dito contro le industrie di trasformazione del nord e messo in cattiva luce i loro prestigiosi marchi.
Ma se è facile osservare la tratta dei lavoratori i “nero” al sud, meno semplice è intercettare la sua evoluzione moderna; il “caporalato 2.0” così ben diffuso al nord e applicato in diverse varianti.
Prendiamo ad esempio Ferrara, la provincia italiana più agricola. Solo dalla morte di un tassista, che trasportava altri 12 ragazzi di colore, anch’essi morti nel tamponamento, si è giunti a intercettare una organizzazione dedita al caporalato, come riportato dalla Nuova Ferrara lo scorso mese di aprile.
Poi ci sarebbe da aprire il capitolo sulle cooperative di lavoro che operano presso i grandi centri commerciali e della distribuzione organizzata o nei salumifici dove, ogni anno, vengono rifatti i contratti di appalto e le carriere lavorative riprendono da zero, nonostante i medesimi operai siano in forza in quella impresa da decenni (Castelfrigo, Cantiere Sassi ecc...).
E che dire della polemica tra CGIL, quella che ha portato i lavoratori in nero foggiani a fare sciopero e protestare in piazza, e i Consulenti del Lavoro accusati di gestire nuovo caporalato, «una filiera di consulenti del lavoro in giacca e cravatta che gestisce ingegneristicamente le responsabilità delle imprese che si affidano ad una catena di appalti e subappalti apparentemente regolare». Così infatti si esprimeva il segretario generale della Flai-Cgil, Umberto Franciosi, in occasione della marcia della solidarietà indetta per i 16 braccianti deceduti nei due scontri stradali avvenuti nella provincia di Foggia
Non è quindi la Raccolta Meccanica a risolvere il problema del caporalato, perché non è esclusiva del settore del pomodoro e tantomeno del Sud, come alcuni tenterebbero, di fare credere.
Invece tutto viene strumentalizzato. Un gran polverone per lasciare tutto come prima e scaricare le responsabilità. Promettere l’assunzione inutile di nuovi ispettori, che alla fine, per paura, non andranno a ispezionare le imprese del sud o saranno così sfortunati da non incappare quasi mai in momenti di piena attività illegale. Non nascondiamoci dietro un filo d’erba, i meticolosi e giusti, controlli che vengono operati nelle campagne del nord sono impensabili a quelle latitudini.
All fine, quindi, è un problema di lavoro, che non c’è, e quando c’è è sottopagato. Ma non si pensi che il problema sia limitato agli imprenditori, alcuni sicuramente sfrutteranno l’occasione, ma moltissimi altri tentano di far sopravvivere le aziende in attesa del ritorno al futuro, e il loro stesso lavoro è spesso remunerato meno dei loro operai sottopagati.
Per risolvere il problema del caporalato, in tutte le sue declinazioni, occorre risolvere il problema dell’economia ridando energia alle MPMI e agli artigiani che sono sempre stati e dovranno tornare ad esserlo, la spina dorsale dell’economia nazionale.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
http://www.gazzettadellemilia.it/economia/item/10820-morire-di-fatica-per-27-euro-al-giorno.html
Se ne è discusso domenica 5 agosto in occasione della festa "Avanti a tutta birra!!!" a Traversetolo.
di Manuel Magnani,Traversetolo - Domenica 5 agosto, agli stand della Festa Avanti a tutta birra!!! promossa dalla Federazione Provinciale del Partito socialista si è tenuto un convegno-dibattito in merito alle fusioni dei Comuni.
Erano presenti il sindaco di Sorbolo Nicola Cesari, segretario provinciale del PD, il sindaco di Mezzani Romeo Azzali, il sindaco di Colorno Michela Canova, consigliere delegato della Provincia di Parma e l'assessore Giorgio Faelli di Torrile, mentre ha moderato l'incontro Manuel Magnani, consigliere comunale del Comune di Collecchio e dell'Unione Pedemontana, membro della segreteria provinciale del PSI.
Diversi i temi toccati, da una prima spiegazione dell'iter procedurale che porta al referendum per la fusione dei Comuni, si è passati poi a spiegare i benefici che comporta una fusione, sia in termini economici che di ritorno verso i cittadini, in termini di economie di scala per i servizi e gli appalti, e inoltre minore spesa per l'efficientamento del patrimoni pubblici, maggior peso politico del Comune costituente per la partecipazione a bandi e progetti anche europei.
Durante il dibattito che ne è seguito, partecipato anche da diversi amministratori pubblici, sia parmensi che reggiani, si è parlato di riforme con particolare driguardo all'ordinamento amministrativo. Ne è desunto che si deve pensare ad un superamento della Legge Del Rio, in quanto all'indomani della bocciatura del referendum del dicembre 2016 risulta essenziale per l'Italia dotarsi di una struttura amministrativa che le possa permettere di guardare all'Europa, magari Unita, superando l'attuale polverizzazione di oltre 8000 Comuni, oltre 100 Provincie e 20 Regioni alcune delle quali non raggiungono nemmeno il milione di abitanti, pari alla dimensione di una piccola metropoli europea.
E' emerso altresì che appuntamenti come questo, di riflessione, spunto e informazione per la gente, devono essere sempre più promossi per favorire una conoscenza consapevole del cittadino e diminuire cosi il populismo dilagante che caratterizza questo periodo storico.
(Manuel Magnani consigliere comunale PSI Collecchio)
Il Sindaco di Noceto, Fabio Fecci, scrive al Prefetto sulla questione dei "profughi" che dovrebbero essere accolti nel comune che amministra. In allegato il documento originale.
Sig. Prefetto,
sono venuto ufficialmente a conoscenza solo da pochissimi giorni dell'esito delle procedure in base alle quali la Cooperativa Sociale Arca di Noè di Bologna con amministratori delegati provenienti da Avellino, (a dimostrazione di quanto le Cooperative si muovano su larga scala per aggiudicarsi il mercato dei migranti) ha ottenuto l'assegnazione di 27 richiedenti asilo che intende accogliere in un immobile situato nel territorio che amministro.
Per questo mi vedo costretto a tornare nuovamente sulla questione "profughi".
Considerato infatti che la S.V. intende portare a pieno regime, fino al raggiungimento della soglia massima individuata dal Piano Nazionale Asilo – pari a 53 unità - il numero dei richiedenti asilo da ospitare a Noceto, doverosamente La informo di alcune cose.
In occasione del sopralluogo effettuato dal Viceprefetto, da Lei delegato, insieme alla struttura comunale preposta presso l'immobile in questione, situato in via Galvana, in zona periferica e prettamente agricola, è emerso che esso è del tutto inagibile e che, al fine di renderlo un contesto residenziale atto ad accogliere ben 27 persone, saranno necessari imponenti lavori strutturali ed impiantistici anche dal punto di vista igienico sanitario (fra l'altro non c'è neppure la fognatura).
Segnalo anche che l'edificio è annoverato fra quelli di interesse storico e stiamo verificando se occorra acquisire i pareri degli organi competenti. Sono sconcertato che un immobile in queste condizioni possa essere individuato fra quelli atti all'accoglienza, è inconcepibile che l'agibilità degli edifici non sia una condizione indispensabile
richiesta dai bandi, già questa è una bella testimonianza della gestione dei migranti a livello nazionale, ma questo non mi stupisce!
Le comunico anche che ho ricevuto due volte le famiglie che risiedono nell'ala ovest dello stesso edificio e nel lato est della stessa corte, insieme ad agricoltori che vivono nelle immediate adiacenze, Le testimonio il loro grave stato di apprensione e mi unisco alle loro giuste considerazioni nel ritenere che il contesto abitativo – per caratteristiche, condizioni e per la sua ubicazione in aperta campagna - sia assolutamente inidoneo e sicuramente non adatto a favorire i processi di integrazione dei soggetti ospitati.
Le segnalo inoltre che nella notte del 31 luglio scorso è stato affisso nel centro storico nocetano uno striscione, apertamente rivendicato da Forza Nuova, nel quale veniva manifestato aperto dissenso all'arrivo dei profughi, episodio che, pur al momento senza seguito, ha spinto ad interrogarsi forze politiche locali di differente pensiero, è auspicabile che tutto questo non evolva in aperte contrapposizioni con risvolti anche sul contesto sociale del paese.
Come più volte ho avuto occasione di esprimerLe, la mia posizione sul tema resta sempre la stessa:
se è compito del Governo affrontare con politiche adeguate i temi dell'immigrazione, fino ad oggi palesemente mal gestite, certamente rivendico un ruolo più significativo dei Sindaci sulle scelte che coinvolgono i territori amministrati.
Ribadisco che ritengo sbagliato l'attuale sistema su cui si basa l'accoglienza, che sembra alla fine assicurare profitti a vantaggio esclusivo delle Cooperative, che troppo spesso si dimostrano molto più interessate a fare soldi piuttosto che a promuovere l'integrazione.
Altro elemento che mi lascia amareggiato è il sapere che i proprietari che hanno dato alle Cooperative la disponibilità degli immobili a Noceto risiedono in altri Comuni, è evidente che il loro interesse a derivarne un profitto tralascia del tutto ogni altra considerazione sull'impatto che tutto questo può avere su un territorio dove loro, a differenza di tutti quanti noi, non vivono.
Dalla residenza municipale, 3 agosto 2018
Fabio Fecci
Sindaco di Noceto
(In allegato il documento pdf scaricabile)
L'Emilia Romagna supera la Lombardia e con un +1,9% di PIL è la nuova locomotiva del Paese. Dopo 4 anni di ripresa globale l'Italia è però ancora in profonda crisi.
di Lamberto Colla Parma 5 agosto 2018 -
Dopo oltre quattro anni di ripresa globale l'Italia è, tra i paesi occidentali maggiormente industrializzati, incapace di recuperare il gap perduto durante i primi 7 anni di crisi (sino al 2014 circa) e deve accontentarsi di una crescita irrisoria.
Nel 2013, forse al punto più basso dopo la doppia recessione dell'Europa del Sud, l'Italia e la Spagna erano affiancate nella difficoltà ed entrambe avevano perso un decimo del reddito. Oggi la Spagna è sopra i livelli del 2008 quasi del +5% mentre l'Italia è ancora a -5% rispetto la posizione di pareggio del periodo pre "intossicazione finanziaria". Oggi la Spagna continua a correre a una velocità tre volte superiore alla nostra, peraltro riducendo il debito pubblico a una velocità doppia, mentre l'Italia, dopo avere sfiorato la crescita del 2%, invece di consolidare e incrementare la ripresa, è tornata nell'alveo della mediocrità.
L'Istat stima che, tra aprile e giugno, il prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,1% su base annua, un dato trimestrale che è il più basso dal terzo trimestre 2016.
Una Italia spezzata in due dove Emilia Romagna e Lombardia si alternano al podio più alto seguite da Piemonte, Veneto, Friuli, Val d'Aosta e le province autonome di Bolzano e Trento.
La regione guidata da Stefano Bonaccini, con una previsione di PIL dell'1,9%, ha scavalcato quella condotta dal neo eletto Attilio Fontana.grazie all'ottimo lavoro sul comparto turistico che ha raggiunto il record di presenze, non solo in riviera.
E' lo studio di Prometeia, sugli scenari delle economie locali, ad analizzare l'andamento della ripresa economica nelle regioni italiane dimostrando un recupero a due velocità e che vede anche regioni del Nord e del Centro Italia, come Liguria e Umbria, collocate negli ultimi posti della classifica, rispettivamente con una stima dell'aumento del prodotto interno lordo pari all'1,1 e all'1,2%. Percentuali inferiori al dato medio Italia (intorno all'1,5%) sono quelle previste per Calabria, Puglia e Sicilia, quest'ultima con un +1% è davanti solo alla Sardegna con +0,9%.
Con questo preoccupante scenario, dove l'incertezza regna sovrana e perciò non stimola gli imprenditori locali e tantomeno esteri a investire in Italia, il nostro "parco politico" trova da discutere quasi esclusivamente su razzismo, fascismo e ogni episodio di comune criminalità viene da una parte etichettato come gesto fascista, piuttosto che omofobico o razzista e dall'altra parte giustificato a prescindere senza entrare nel merito, pur di contrastare un'accusa spesso e volentieri solo strumentale.
L'ultimo caso eclatante ha visto vittima la nostra atleta di origine nigeriana Daisy Osakue colpita a un occhio da un uovo. Le indagini hanno portato a identificare i "cretini", uno dei quali è un diciannovenne figlio di un consigiere PD e candidato Sindaco di Vinovo, che prima di colpire l'atleta di colore avevano già preso di mira, ferendole, svariate bianche, come da lui stesso confessato, in un "gioco" che conduceva, insieme a altri suoi amici, da un paio di mesi.
Pur lasciando accesi i riflettori sui rischi razzisti, omofobici e fascisti, non sarebbe opportuno condividere scelte, sociali e economiche, insomma politiche, a sostegno di quest'Italia che non riesce a riemergere, come hanno fatto quasi tutte le altre nazioni?
Auguriamoci che le ferie d'agosto portino consiglio.
(FOTO di copertina: Tony Hisgett from Birmingham, UK 29 June 2008,)
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Il dubbio che le potenti multinazionali possano averci messo lo zampino è più che legittimo. Pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende...
di Lamberto Colla Parma 29 luglio 2018 -
Abbiamo visto come i "boccaloni" nostrani siano riusciti nell'intento di dare valore a una bufala elevandola a notizia, per di più negativa e fortemente dannosa per un comparto strategico della nostra economia come è l'agroalimentare.
Abbiamo osservato come i nostri "miserabili" politici abbiano la capacità di sfruttare ogni occasione, anche la più bufalina, per dar contro agli avversari pur sapendo di fare un danno al proprio paese, rammentandoci ancora una volta che il loro interesse privato o di partito va ben oltre l'interesse collettivo, quindi nazionale.
Abbiamo osservato come le testate giornalistiche "dotte", "importanti", quelle che prendono anche i finanziamenti statali e i soldini dai lettori, dopo la "involontaria" pubblicazione di una str...ta, non abbiano avuto il ritegno di ammettere l'errore o quantomeno di correggere il tiro.
Niente di tutto ciò! Silenzio nella speranza, come d'altronde sempre accade, che il tutto cada nell'obblio senza danni per i colpevoli.
Una domanda sorge spontanea, perché e a chi giova tutto ciò?
Potrebbe essere che dietro ci sia un maestro d'orchestra e magari anche di coro a dirigere la sinfonia contro la prestigiosa "tradizione gastronomica" nazionale allo scopo di alzare le barriere e contrastare quelle che sono le osservazioni di OMS e ONU?
Il dubbio che le potenti multinazionali possano averci messo lo zampino è più che legittimo.
Pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende, amava citare il saggio e longevo Giulio Andreotti!
Intanto ragioniamo sui tempi.
La "notizia", poi una volta accertata essere una bufala è stata leggermente corretta in "Bozza OMS" dagli organi di Confindustria, organizzazione di controllo anche del Sole 24 Ore, era rimasta in gestazione 45 giorni.
In tutto quel tempo nessuno aveva avuto occasione di leggere, analizzare e divulgare i contenuti corretti di una "bozza"?
Dove si legge che il "Parmigiano Reggiano" è come il Fumo e che è necessario applicargli una etichetta "mortale"?
Piuttosto il documento (Time to Deliver di World Helth Organisation) offre spunti di riflessione ai governi. Tra questi la possibilità di introdurre un'etichetta che segnali gli eccessi di zucchero, di grassi saturi e di sale, senza peraltro stabilire quali siano i limiti per una dieta equilibrata.
Nel documento quindi non si scende nei dettagli del come realizzare un'etichetta informativa del cliente, semmai il rischio, anziché cercarlo alla sede OMS meglio ricercarlo a Bruxelles, dove la Commissione Ue sta studiando come realizzarla, sotto la lente di ingrandimento dei rappresentanti delle grandissime multinazionali dell'alimentare.
Non è che per caso il suggerimento di Time to Deliver, di introdurre incentivi fiscali e disincentivi per indurre a migliori stili di vita, possa aver allarmato le sopraddette aziende? Non è che per caso l'obiezione di OMS sia verso l'uso di zuccheri, sali, acidi grassi saturi e trans (tipo margarine e idrogenati ad esempio), componenti di "prestigio" di bibite, merendine e altre amenità alimentari che troviamo sulle scaffalature dei super e iper mercati di tutto il mondo e che incrementano obesità e disturbi alimentari, cardiovascolari compresi?
L'Inghilterra ha già introdotto la "Sugar Tax" sulle bevande e il Portogallo sul sale, senza peraltro applicarla al Parmigiano e al Prosciutto concentrando l'attenzione a crackers e patatine fritte.
Vuoi vedere che tutto ciò è servito per alzare una cortina di fumo sui signori della malnutrizione?
IN ALLEGATO IL DOCUMENTO TIME TO DELIVER
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Un uomo solo al comando! Nessuno come lui nell'Italia moderna. Potrebbe esser accostato a Enrico Mattei per il coraggio e la determinazione.
di Lamberto Colla Parma 25 luglio 2018 - In silenzio e con la consueta riservatezza, Sergio Marchionne ha lasciato questo tempo a soli 66 anni, pochi giorni dopo l'annuncio di aver annullato, anzitempo, il debito di FCA.
Nessuno, dei comuni mortali, era a conoscenza della sua malattia e tantomeno che fosse a questo livello di gravità e anzi in molti sognavano di essere al suo posto, in attesa di lasciare le cariche operative del gruppo restando solo con quella più "divertente" ovvero a capo della Ferrari, come era nelle sue intenzioni.
Invece, il fumo lo ha portato via, sottraendogli il gusto del meritato riposo terreno per spalancargli le praterie del riposo eterno.
Un'intelligenza fine e sfidante è venuta a mancare alla Famiglia Agnelli e e al gruppo FCA ma anche alla nazione. Marchionne era l'ultimo anello che teneva connessa l'Italia al Gruppo automobilistico che prese le mosse da Torino e che senza il suo arrivo non esisterebbe più. Ben che fosse andata la FIAT sarebbe stata acquisita da qualche multinazionale straniera che avrebbe svuotato le fabbriche e fatto bella mostra dei marchi di maggior prestigio.
Marchionne invece ha cavalcato la globalizzazione! Ha saputo sfruttare tutte quelle "buone occasioni" concesse alla multinazionali, come ad esempio l'elusione fiscale, trasferendo la sede a Londra e in Olanda, ha negoziato con Obama un prestito che ha puntualmente restituito dopo avere, in brevissimo tempo, realizzato il piano di rilancio della nuova FCA, ha rotto con Confindustria e con i sindacati, insomma ha fatto ciò che ogni manager dovrebbe fare: portare risultati all'azienda, quindi a tutti.
E lui c'è riuscito!
E' riuscito, nel giugno scorso, a annullare il debito di FCA e ora sarebbe stato pronto a condurre le ultime battaglie, come anticipato nell'editoriale dell'8 luglio scorso:
Una fusione strategica, probabilmente con Hiundai;
penetrare efficacemente il mercato americano con i prodotti FIAT;
- il rilancio di Maserati.
C'è da esserne certi, ce l'avrebbe fatta.
Verso quest'uomo, pur non condividendo certe sue azioni, va portato rispetto per la sua intelligenza e per quello che ha fatto e quelle rappresentanze politiche che anche oggi, al capezzale, criticano con disprezzo certe sue scelte, chiedo perché altrettanto furore non avessero destinato all'"Avvocato" e agli altri vari senatori della Repubblica della famiglia Torinese, così avvezzi alle relazioni internazionali e a frequentare il Jet set internazionale, ospiti eccellenti dei rotocalchi rosa, e con una porta riservata all'INPS quando le cose andavano male e allora la cassa integrazione interveniva, spesso e per lungo tempo.
Sono quei capitani d'industria che dalla prima "Rottamazione" costruirono la fabbrica in Polonia o che, quando il mercato non tirava più (con la Duna era difficile vendere!) ecco che prontamente arrivavano in sostegno i "sindacati" che avviavano una mobilitazione "Dura" portando "involontariamente" risparmi alle casse Fiat (le ore di sciopero non sono retribuite), contribuivano a ridurre la produzione ma così facendo caricavano ancor più sugli operai le inefficienze padronali.
Ma gli Agnelli erano "sacri" e intoccabili, così come i De Benedetti (Olivetti docet) o gli austeri di Novara Boroli-Drago (De Agostini) che dalle enciclopedie sono diventati leader mondiali del gioco.
Questi osannati, Marchionne invece attaccato anche a decesso avvenuto. Nemmeno la pietà gli è stata riconosciuta da certuni che hanno responsabilità di governo.
Marchionne, il tempo per andare a farsi un cocktail a Montecarlo non l'aveva e adesso, che avrebbe potuto godersela, non ha più una vita.
Ce ne fossero come Lui e invece a noi restano i criticoni rosiconi "Rossi".
Riposi In Pace!
(foto: 8 April 2011 - Chrysler Group CEO Sergio Marchionne (left-right), Congressman Hansen Clarke (MI-13), Plant Manager Pat Walsh, Secretary Tim Geithner, and UAW President Bob King on a tour of Jefferson North Assembly Plant (JNAP) in Detroit.)
Ma che brutto spettacolo quello che la politica & C. ci sta offrendo. Dalle morti in mare alla bufala dell'OMS la compagine politica sta mostrando il peggio. Meglio sarebbe spegnere gli smartphone e accendere i cervelli.
di Lamberto Colla Parma 22 luglio 2018 -
L'ennesima bufala scatena il putiferio e dà il là a sciogliere le lingue contro il Governo e Salvini in particolare.
A onor del vero lo stesso Matteo Salvini, sempre pronto a schiacciare sulla tastiera di Twitter, è stato indotto a reagire pesantemente contro la notizia, attribuita all'ONU e all'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo cui il Parmigiano Reggiano, l'Olio Extra Vergine di Oliva e vari altri prodotti dell'eccellenza alimentare nazionale, sarebbero da paragonare al "fumo delle sigarette" e perciò tassabili e etichettabili con diciture e immagini analoghe a quelle orribili che fan bella vista pacchetti di sigarette.
"Parmigiano reggiano, twittava Matteo Salvini il 18 luglio, ma anche prosciutto, olio, pizza e altre eccellenze italiane dannose come il fumo??? All'Onu sono matti, giù le mani dai prodotti italiani!"
Una ghiotta occasione per sparare contro le azioni del Governo e attribuire ad esso anche questa responsabilità, oltre ai 947 morti nel mediterraneo (peraltro circa 1/5 del 2016 e la metà del 2017).
Così il web si è scatenato e messaggi del tipo "Non sarà - per caso - che queste nuove idee salutistiche sono collegate all' incredibile atteggiamento sovranista e negazionista del nostro nuovo governo, che ogni giorno dà lezioni a tutto il mondo su qualsiasi argomento ben farcite di arroganza (e ignoranza economico sociale)..."
hanno preso possesso dei social, spesso affiancati alla discussione sull'accordo CETA stipulato poco più di un anno fa tra Canada e UE.
Ma sopra a tutto c'è da dire che la notizia è una "BUFALA" terribile, e ancor più terribile è la genesi, involontaria scaturita da una pessima interpretazione e poi diffusione, attraverso gli organi e le agenzie di stampa (non solo WEB e social!), delle raccomandazioni dell'ONU e dell'OMS riguardo le "Non communicable diseases" (NCDs)
ovvero quella gamma di malattie (cardiovascolari e tumorali) derivanti dagli stili di vita e non da agenti patogeni (Leggi il Foglio "Bufatlite Cronica sull'OMS" di Giordano Masini del 19 luglio 2018).
Così si è montati tutti in gara a chi la sparava più grossa contro l'ONU, l'OMS, e ovviamente "Alfredo", colpevole di tutto ciò che di peggio sta accadendo nel mondo intero.
Come se il piccolo statista italiano, che sia Salvini, Di Maio, Renzi, Mattarella, Letta (Giani e Enrico) piuttosto che Monti o qualunque altro delle precedenti prima e seconda repubblica, fosse accreditabile a essere un soggetto influente nella politica internazionale, al punto tale che una sua dichiarazione verbale possa scatenare una guerra, seppur commerciale.
Non illudiamoci, non contiamo nulla e conteremo sempre meno se le reazioni saranno di questa natura.
Invece di fare fronte comune e dimostrare che l'Italia è una, solida e coesa nelle questioni che riguardano il proprio popolo, le proprie imprese e le proprie tradizioni, si è scatenata una guerra in"civile" offrendo uno spettacolo a dir poco vomitevole.
Al contrario Trump ha immediatamente preso le difese della loro GOOGLE sanzionata dalla UE con quasi 5 miliardi di € per "abuso di posizione dominante".
Noi al contrario siam capaci di scatenare il caos sulla base di una "BUFALA". Complimenti a tutti!
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Dalla vicenda dell'ammutinamento sul rimorchiatore Vos Thalassa qualcosa da imparare ci sarebbe. Un campanello d'allarme da tenere in considerazione. La storia sugli inquietanti rapporti tra alcune ONG e gli scafisti era già stata portata alla luce anche in passato.
di Lamberto Colla Parma 15 luglio 2018 -
"Abbiamo le prove dei contatti tra scafisti e alcuni soccorritori" - Il procuratore di Catania (Carmelo Zuccaro - ndr): "Ci sono telefonate con chi organizza gli sbarchi e gruppi finanziati da personaggi discutibili. Ma deve intervenire la politica".
Era il 23 aprile 2017 e a riportare quelle dichiarazioni era "La Stampa". Dal 2013 il procuratore di Catania stava indagando sull'ipotesi che vi fossero accordi tra trafficanti di esseri umani o scafisti che dir si voglia e alcune ONG. "Su Ong come Medici senza frontiere e Save the Children davvero c'è poco da dire, affermava il procuratore catanese, discorso diverso per altre, come la maltese Moas o come le tedesche, che sono la maggior parte".
Una precisa e netta distinzione tra Ong buone e Ong cattive che non lasciava dubbi sul fatto che sarebbe stato indispensabile intraprendere un nuovo indirizzo politico sulla vicenda dei migranti a salvaguardia degli esseri umani e delle ONG stesse.
"Abbiamo evidenze - sottolineava Zuccaro - che tra alcune Ong e i trafficanti di uomini che stanno in Libia ci sono contatti diretti, non sappiamo ancora se e come utilizzare processualmente queste informazioni ma siamo abbastanza certi di ciò che diciamo; telefonate che partono dalla Libia verso alcune Ong, fari che illuminano la rotta verso le navi di queste organizzazioni, navi che all'improvviso staccano i trasponder sono fatti accertati".
Ma la politica non intervenne, non si volle scindere "il bene dal male" e le ONG, la cui etica è tutta da ricercare, addirittura prendevano in giro il nostro Governo esponendo bandiere di cattivissimo gusto, come la nave tedesca Juventa che metteva in bella vista un'elegante "Fuck Irmcc" (l'Irmcc è il centro ci coordinamento italiano).
Molti quindi gli elementi che giustificano il cambio di marcia, imposto da Matteo Salvini, sulla questione del complesso scenario che vede coinvolti i migranti, le ONG e i rapporti con gli alleati.
E non si capisce la ragione per la quale qualcuno vorrebbe che tutto il marcio restasse ancora ben nascosto.
Più si attende a intervenire e più pericolosa si fa la questione. L'episodio dei giorni scorsi che ha visto coinvolto il rimorchiatore "Vos Thalassa" è un elemento da considerare con molta attenzione e bene ha fatto il Ministro dell'Interno a far fare delle indagini direttamente sulla nave militare Diciotti intervenuta a seguito del sequestro dell'equipaggio del rimorchiatore che aveva tratto in salvo i 67 naufraghi, poi "ammutinati".
"Se non ci fai sbarcare in Italia, ti ammazziamo" questa sarebbe una delle frasi indirizzate all'equipaggio della Vos Thalassa da parte di alcuni facinorosi migranti che non volevano essere riconsegnati alle autorità libiche.
Forse è veramente il tempo di usare maggiore determinazione a beneficio di tutti, richiedenti asilo e migranti economici compresi.
(per restare sempre informati sugli editoriali)
All'orizzonte una alleanza strategica tra FCA e Hiundai che porterebbe il nuovo gruppo a svettare sul mondo dell'automotive. A tecnologia e centri di ricerca coreana si affiancherebbe l'appeal dei marchi FCA.
di Lamberto Colla Parma 8 luglio 2018 -
Si chiude il sipario per Sergio Marchionne alla guida di FCA. Sarà il 2019 l'anno che segnerà la fine dell'era Marchionne, ma c'è da esserne certi, l'originale AD italo - canadese riuscirà a sorprendere tutti con una uscita di scena eclatante, da prima donna del palcoscenico. Intanto, come promesso a gennaio scorso, è riuscito a azzerare il debito del gruppo, annunciando una posizione netta industriale positiva.
Non ha mai fatto segreti di essere interessato a una fusione con GM, alla cui guida c'è saldamente quella Mary Barra, che dall'alto dei suoi quasi 23 milioni annui di stipendio, guarda tutti i CEO dall'alto al basso. Una fusione che molto probabilmente avrebbe fatto molto piacere anche allo stesso Trump. Un invito a "cena" per ora sempre declinato dalla "Signora" di Detroit che in tutta risposta, lo scorso anno, decise di cedere Opel ai francesi di PSA.
Nelle ultime ore invece sembra più plausibile l'ipotesi di un interessamento di Hiundai.
Alcuni rumors indicavano, già un anno fa, la possibilità di alleanze nel segno delle tecnologie a idrogeno, piuttosto che a una, poco convincente, ipotesi di trasferimento al colosso coreano del solo marchio JEEP.
Col passare delle ore invece si starebbe concretizzando l'idea di una acquisizione da parte del gruppo di Seoul (quinto mondiale nell'automotive) di FCA, che invece sta guidando le classifiche per valore.
Hiundai, che controlla anche Kia, è un mega gruppo multisettoriale che controlla diverse risorse strategiche per una impresa automobilistica. Oltre alla forte capacità di accedere a delle ingenti risorse finanziarie, Hiundai, ha accesso diretto a tecnologie di punta (robot industriali ed elettronica, ad esempio) e persino a materie prime come l'acciaio. Hyundai Steel, infatti, è una vera e propria major dell'acciaio, quindi partner chiave per una industria automobilistica.
Se da parte coreana c'è valore finanziario e una alta gamma di proposte, soprattutto del segmento SUV, Hiundai sconta invece un minor appeal dei propri prodotti che invece riceverebbe in dote da FCA grazie ai marchi , Alfa Romeo, Jeep e Maserati ad esempio.
Insomma, per quello che era una realtà automobilistica tutta italiana, oggi invece con sedi a Londra e in Olanda, si prospetta una nuova e florida stagione che potrebbe coincidere con il passaggio di consegne tra Sergio Marchionne, che anche recentemente ha dichiarato di essere stanco, e il suo successore di cui si saprà il nome solo nel 2019.
Unico neo è che i soldi dei contribuenti italiani, sin dai tempi della "prima rottamazione" sono finiti nelle tasche altrui e non son serviti per creare occupazione e benessere nazionale.
Chissà che presto o tardi torni di moda l'orgoglio nazionale!
(per restare sempre informati sugli editoriali)
(Foto Quirinale - 2016- presentazione della nuova Giulia al presidente della Repubblica)
5 milioni di italiani vivono in condizione di povertà assoluta. Un record di cui avremmo fatto a meno. Per il Codacons, quelli riportati dall' Istat sono "numeri da Terzo mondo, indegni di un Paese civile".
di Lamberto Colla Parma 1 luglio 2018 -
Molto ci sarebbe da scrivere sulla maleducazione e supponenza di Emmanuel Macron e, a dire il vero, dell'establishment dei "galletti", ma i dati sulla povertà assoluta, diffusi dall'Istat nei giorni scorsi, meritano una riflessione.
Il risultato delle politiche d'Austerity e l'immobilismo su fronti alternativi di politica economica e sociale, nonostante la favorevole congiuntura economica degli ultimi 4 anni (prezzo del petrolio ai minimi, tassi di interesse addirittura sotto zero, intervento della BCE con il QE - uno strumento non convenzionale di politica monetaria che verrà meno a fine anno) hanno portato sempre più il Paese verso il collasso.
5 milioni di poveri assoluti sono un record che non avremmo mai voluto registrare per il 2017.
L'incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell'8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Nell'ultimo decennio, insomma, l'esercito dei poveri in Italia è più che raddoppiato investendo anche i più giovani.
Mai così dal 2005, nonostante le entusiastiche dichiarazioni di Gentiloni e Renzi che si gongolavano, aggiudicandosi la responsabilità della crescita di PIL (peraltro ultimi in UE per crescita) e dei posti di lavoro (precarietà e sotto retribuzione a go-go) l'economia reale non è riuscita a distribuire quel poco di ricchezza che , a fatica, è riuscita a generare, soprattutto con l'esportazione.
Come c'era da attendersi, la povertà è diversamente collocata sull'intera penisola. La Regione con la più alta incidenza di povertà assoluta è la Calabria con il 35,3%, seguita da Sicilia (29,0%), Basilicata (21,8%) e Puglia (21,6%). Al contrario il record positivo è assegnato alla Valle d'Aosta (4,4%) seguita da Emilia Romagna (4,6%), Trentino Alto Adige (4,9%), Lombardia (5,5%) e Toscana (5,9%).
E' stato un fulmine a ciel sereno la notizia dell'ISTAT.
Non che la percezione delle condizioni della nostra società fossero positive ma la speranza, che i miseri dati macroeconomici avessero avuto un minimo impatto sociale, c'era comunque.
E invece niente!
Anzi la situazione è peggiorata e peggiorerà ancora quando verrà meno l'"ombrello atomico" della BCE (Quantitative Easing) e i tassi di interesse torneranno a crescere e con essi lo spread obbligando i nostri Governi a misure drastiche.
Per il Codacons, quelli riportati dall' Istat sono "numeri da Terzo mondo, indegni di un Paese civile". La responsabilità – aggiunge il presidente Carlo Rienzi – "è da attribuire alla classe politica, che non ha saputo adottare negli ultimi anni misure realmente in grado di combattere l'impoverimento delle famiglie e sostenere il Mezzogiorno, portando le regioni del Sud a livelli di povertà pericolosamente vicini a quelli della Grecia".
E allora avanti "ragazzi", una nuova politica per l'Italia e gli italiani non è più rimandabile!
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Ipocrisia dominante e scellerati attacchi a una nazione "amica". Questa è l'europa degli "Antipopulisti" dei leader, stupidi e arroganti, dell' "Europa che non c'é", parafrasando la canzone di Edoardo Bannato, "L'isola che non c'è".
di Lamberto Colla Parma 17 giugno 2018 -
E' stato sufficiente un commento, appropriato e assolutamente elegante, del portavoce Attal del presidente francese Emmanuel Macron per ricompattare tutta l'Italia, per di più orfana della nazionale di calcio che è il vero e quasi unico collante dell'unità d'Italia.
"Vomitevole" è la parola utilizzata da Attal nei confronti del Governo Italiano in occasione del caso "Aquarius". Il suo primo pensiero, ha dichiarato nell'intervista televisiva, è verso le donne incinta e i bambini ospiti della nave "respinta" nel mediterraneo.
E' certamente lo stesso pensiero che hanno avuto i gendarmi francesi, lo scorso febbraio, meno di 120 giorni fa, quando avrebbero avuto l'occasione di salvare una madre incinta, pronta al parto, e invece venne respinta alla frontiera di Bardonecchia. La donna, colpita anche da una massa tumorale che le impediva di ben respirare, è infine morta, un mese dopo, all'ospedale di Torino dove era stata portata d'urgenza.
"Abbiamo soccorso la signora che era in evidente stato di difficoltà non solo per la gravidanza ma anche per una voluminosa massa tumorale che non le consentiva di respirare bene. Tutti i giorni i gendarmi francesi respingono donne, bambini e malati senza guardare in faccia a nessuno. Spesso mandano indietro anche persone con tutti i documenti in regola, attaccandosi a dei cavilli." Parlava così, ai mircofoni di Radio Capital Paolo Narcisi, presidente dell'associazione Rainbow4Africa che aiuta i migranti che vengono bloccati al confine con la Francia mentre tentano di passare.
Pochi giorni dopo il decesso della donna, non paghi della loro fama e "Humanitè", cinque agenti delle dogane francesi hanno fatto irruzione armati in una sala della stazione di Bardonecchia, al confine tra Italia e Francia, costringendo un migrante nigeriano, sospettato di essere uno spacciatore, a sottoporsi al test delle urine.
"Legalitè e humanitè" sono sempre al primo posto tra i pensieri francesi; questo è evidente. Così come, correva l'anno 2011, quando la Francia attaccò, peraltro senza alcuna autorizzazione internazionale, Gheddafi per impadronirsi del petrolio libico gettando nel caos la Libia. Le conseguenze di quella scelta scellerata sono ancora visibili.
Infine un "promemoria" anche alla Spagna che ha dimenticato di contare i proiettili sparati contro i tentativi dei migranti di calpestare le loro coste. Era il 3 ottobre 2005 quando il premier socialista spagnolo Zapatero diede ordine di presidiare le coste e sparare ai migranti. Cinque morti e un centinaio di feriti.
In conclusione, giusto per sottolineare l'ipocrisia politica che attraversa tutta l'europa, certa politica italiana compresa, mentre tutti si preoccupavano delle condizioni dei migranti ospitati nella nave Aquarius, che certamente non una "carretta dei mari", assistiti da medici e riforniti di viveri, l'ennesima tragedia del mare, con decine di migranti affogati in prossimità delle coste africane finisce fra le brevi di cronaca così come i circa 1000 sbarcati a Catania (due già morti) e salvati da 7 operazioni della Guardia Costiera.
L' "Europa che non c'é" - Ma che splendidi alleati!
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(Foto Presidenza del Consiglio - http://www.governo.it/media/il-presidente-del-consiglio-conte-al-vertice-g7-canada/9525 )
(Bennato: https://youtu.be/HypyE4wHGgY )
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Le crisi identitarie ormai sono un malessere che contamina tutti, dal PD alla NATO attraversando anche i partiti tradizionali. La confusione e la banalizzazione sono i temi dominanti dell'attualità.
di Lamberto Colla Parma 10 giugno 2018 -
In attesa di poter disporre di elementi utili per giudicare il comportamento del nuovo, quanto originale, Governo Conte, non possiamo non rilevare come da parte delle "sinistre" gli attacchi siano violenti e quasi sempre imperniati sulla questione "democratica".
Una volta l'accusa è di essere una compagine di Governo con al suo interno elementi "fascisti" e un'altra volta il PD si erge a ultimo baluardo della resistenza democratica. Il segretario reggente e ex Ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina così si esprimeva lo scorso 1 giugno: "Noi saremo l'alternativa. Noi popolari alternativi ai populisti. Noi europeisti alternativi ai nazionalisti. Serve un nuovo patriottismo democratico per battere gli estremisti. Noi siamo il popolo, noi siamo il popolo!"
Stesse corde toccate durante la discussione sulla fiducia al Governo dove l'apice fu raggiunto da Graziano Del Rio. Il filosofo Diego Fusaro, la cui collocazione "marxista" è nota a tutti, così commentò questo ennesimo sproloquio di un alto rappresentante dell'ex governo:
""Piersanti si chiamava, Piersanti!". In questo disperato e disperante grido di Graziano Delrio è racchiusa tutta la pochezza, tutta l'impotenza, tutta l'insignificanza, tutta l'irrilevanza delle sinistre. Che letteralmente nulla hanno più da dire. Esse hanno tradito i lavoratori per difendere i dominanti, hanno abbandonato la lotta contro l'imperialismo per appoggiare l'imperialismo stesso. Esse pensano di essere la soluzione al problema. E invece sono il problema stesso."
Per meglio identificare la figura di Fusaro, già nel novembre del 2014,, di sé stesso diceva: "Mi muovo nel solco della tradizione dialettica Hegel-Marx: dalla parte del lavoro contro il capitale, dalla parte dell'umanità contro le merci. Poi se uno è confuso, che sia di destra, sinistra o centro, è un problema suo".
A quanto pare di confusione identitaria è piena l'Italia così come il resto mondo che dal giorno del crollo del muro di Berlino non ha più trovato riferimenti chiari, sia nell'ambito dei valori (di destra o di sinistra come era all'epoca dei due blocchi) sia nell'ambito dell'identificazione dei nemici e degli amici, consentendo così all'allargarsi di posizioni estremiste e radicali in ogni parte del mondo.
E in questo stato confusionale diffuso, qui in Europa, buona parte della responsabilità della crisi Ucraina / Russia la si deve alla NATO e alla sua ingorda velleità espansiva verso est. Una minaccia per la Russia che Putin non ha più potuto tollerare a causa della estrema riduzione della zona franca di sicurezza a a "difesa" di Mosca. Una situazione di tensione internazionale alla quale si aggiungeva la questione tutta interna che vedeva la Crimea (regione ucraina dal 1954) opporsi alla scelta di passare nel blocco occidentale.
Una posizione antica, tant'è che la decisione del leader sovietico Nikita Chruščёv del 1954 è stata permanentemente osteggiata da gran parte della popolazione di origine russa.
Da qui la guerra civile ucraina e le sanzioni verso la Russia volute e mantenute dalla NATO ma i cui riflessi economici negativi ricadono prevalentemente sull'Unione Europea.
Comunque, nessuno del mondo occidentale si sdegnò quando,nel 1995, le forze speciali ucraine (SBU) e le forze armate ucraine (ZSU) sbarcarono in Crimea, a Sebastopoli, per ristabilire «la legge e l'ordine dell'Ucraina» prendendo con la forza la sede del Consiglio Supremo della Repubblica, nel quale si trovava il quartier generale del Presidente in carica della Crimea, Yuriy Meshkov, e chiesero che gli venisse consegnato.
Insomma oggi il PD fa opposizione dura alle ipotetiche intenzioni di un Governo che ancora deve partire e la NATO continua nel voler espandersi a EST nonostante gli accordi del 1992 e soprattutto in contraddizione con la sua istituzione che era di Difesa e non certo espansiva.
NATO prima e dopo
(per restare sempre informati sugli editoriali)
E' partito il triumvirato Conte, Di Maio, Salvini. Il 2 giugno, Festa della Repubblica (semi-presidenziale), si è potuto festeggiare con un esecutivo politico che, auguriamoci, potrà aprire i battenti alla terza repubblica.
di Lamberto Colla Parma 3 giugno 2018 -
Dopo 88 giorni e una settimana di sbandamento totale ecco affacciarsi all'Europa il primo Governo Populista (chissà cosa vorrà mai dire "Populista"), composto da quella strana miscela politica che combina due parti di Grillismo e Leghismo e una parte di tecnicismo (Q.B.), che dovrebbe inaugurare la terza repubblica e portare una ventata di cambiamento all'UE.
Qualche commentatore, a Otto e Mezzo (Giovedi 31/5) di Lilli Gruber, particolarmente "lecchino" (Giovanni Floris) è persino arrivato a sostenere che il Presidente Mattarella ha dimostrato grandissima lucidità "nel pilotare questa crisi che, nelle varie fasi nessuno avrebbe potuto immaginare e alla fine si capisce che ha fatto quello che voleva muovendo le pedine, muovendo le carte in una maniera di una lucidità tale da portare Salvini e Di Maio a trovare un accordo su dei nomi che una settimana fa nessuno si sarebbe aspettato".
A mio modesto parere, sarebbe bastato che negoziasse la questione domenica scorsa invece di imbastire una pantomima che ha portato ancor più i mercati a allarmarsi e a far fare una figuraccia, che non meritava, al povero Cottarelli.
Comunque, ora che tutti hanno fatto i loro errori e pareggiato i conti, Conte può dare vita alla terza repubblica e il PD a fare quella dura opposizione "nevrotica e demagogica" che accompagnerà l'esecutivo sino a fine ora, urlando in ogni occasione che dei fascisti sono al Governo, come già anticipato, con veemenza, da Vittorio Zucconi, ospite di Formigli a Piazza Pulita sempre giovedi scorso.
Non trovando altri nemici, all'infuori di sé stessi, il PD, per tentare di catalizzare il consenso scomparso, torna a inventarsi il nemico "fascista" che, dobbiamo ammetterlo, fa sempre buona presa.
Per l'Italia auguriamoci che questo esecutivo abbia vita lunga e, soprattutto, che sia capace di avviare un cambiamento positivo.
Si diede fiducia a Renzi (non eletto) e, sino a prova contraria, la daremo anche al triumvirato Salvini, Di Maio, Conte.
BUON LAVORO!
La squadra di governo del Professor Giuseppe Conte: 18 ministri, di cui 5 donne.
Il Premier sarà affiancato dai due leader di partito, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, entrambi vicepremer.
Presidente del Consiglio: Giuseppe Conte; - Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti - Ministro dell'Economia: Giovanni Tria - Ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi - Ministro degli Interni: Matteo Salvini (vicepremier) - Ministro dello Sviluppo Economico e Lavoro: Luigi Di Maio (vicepremier) - Ministro ai Rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro - Ministro degli Affari Europei: Paolo Savona - Ministro della Difesa: Elisabetta Trenta - Ministro della Giustizia: Alfonso Bonafede - Ministro della Pubblica Amministrazione: Giulia Bongiorno - Ministro della Salute: Giulia Grillo - Ministro degli Affari Regionali: Erika Stefani - Ministro del Sud: Barbara Lezzi - Ministro dell'Ambiente: Sergio Costa - Ministro ai Disabili e alla Famiglia: Lorenzo Fontana - Ministro dell'Agricoltura e del Turismo: Gian Marco Centinaio - Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: Danilo Toninelli - Ministro dell'Istruzione: Marco Bussetti - Ministro dei Beni Culturali: Alberto Bonisoli. -
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Avanti e indietro dal Quirinale passando dalle porte di servizio. La giornata politica di martedi 29 maggio si ricorderà per molto tempo. Il premier incaricato Cottarelli avrebbe dovuto annunciare la lista, molto snella, dei Ministri e poi andare a giurare. Invece è sgusciato fuori dalla porta di servizio tra lo sconcerto di decine di giornalisti.
di Lamberto Colla Parma 30 maggio 2018 - Telecamere accese sulle stanze del Quirinale e sullo Spread che non aveva nessuna intenzione di scendere, e finalmente all'orizzonte sbuca Cottarelli. Ci siamo, hanno pensato tutti, e #MaratonaMentana va in fibrillazione pronti a dare per primi la notizia per poi proseguire con i commenti sino a tarda notte.
Riflettori accesi sulla porta chiusa e presidiata dai due magnifici "Corazzieri" che, invece di aprirsi, vede un "Fianco sinist, sinist" e i due militari presidenziali andarsene. E' il segnale che Cottarelli non è più a Palazzo. Decine di giornalisti e cineoperatori nel panico per l'irritualità.
Poco dopo esce il capo della Comunicazione della Presidenza e in un laconico, quanto impercettibile, messaggio comunica che il premier è tornato alla Camera e sarà riconvocato nella giornata successiva.
Il clima è proprio da maratona politica televisiva nella quale primeggia "mitraglietta" Mentana.
E da quel momento iniziano a rincorresi le voci più disparate, dallo scioglimento delle camere e elezioni al 29 luglio (60 giorni canonici), a un nuovo incarico al Centro destra, e inifne ancora una ipotesi di tandem Salvini, Di Maio che nel frattempo si erano chiusi in conclave.
Nel Caos totale, per fortuna, è intervenuto l'idiota di turno, un commissario UE tedesco che, con la sua affermazione, è però riuscito a far tornare l'armonia tra tutti i contendenti. Per un attimo i litiganti si distraggono dalla matassa politica incasinata a più non posso e rivoltano le loro attenzioni bellicose verso il nientepopodimenoche Commissario al Bilancio UE Oettingher il quale, alla fine, si scusa per essere stato male interpretato. In sintesi aveva dichiarato che i "Mercati spingeranno gli italiani a non votare per i populisti".
Una parentesi che ha contribuito a rinvigorire un po' di amor patrio e, probabilmente, a riconsiderare i tanti errori che ognuno aveva commesso nelle precedenti 72 ore.
Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore e se il CAOS rientrerà per lasciare spazio alla Politica con la "P" maiuscola.
Tanto lavoro per nulla. Il Presidente Mattarella fa valere la sua "Golden Share" e, con la scusa di salvaguardare i risparmi degli italiani, si piega allo spread.
di Lamberto Colla 28 maggio 2018 - Come era prevedibile il Presidente della Repubblica non poteva arretrare dalla sua posizione e accettare il diktat dei due giovani politici che stavano tentando di comporre un "Governo del Cambiamento".
Ieri mattina infatti concludevo il mio editoriale con questa frase: "Una legge, non scritta, dice di non andare mai contro il Presidente della Repubblica. La storia politica della prossima settimana è già scritta dal titolo: "Crisi di un Governo mai nato".
E così è stato. Ieri sera, a sorpresa, il Presidente Mattarella fa annunciare che stamane avrebbe convocato Carlo Cottarelli, megio noto come "Mister Spending Review" mai ascoltato.
Cremonese classe 1954, Carlo Cottarelli è uno stimato economista, che per 25 anni è stato ai vertici del FMI. Venne chiamato da Enrico Letta per occuparsi del taglio dei costi superflui della spesa pubblica subito dopo le lacrime e sangue consumate con il Premier Monti.
Un uomo che, almeno sino a ieri, andava bene a tutti come tecnico, al quale verrà dato l'incarico di comporre un Governo di transizione cercando di fare dialogare, molto probabilmente, PD e Forza Italia ma dando un contentino a Lega e M5S per poter avere qualche voto in più in Parlamento per fare approvare le norme più urgenti: dal DEF (occorre scongiurare l'inasprimento delle aliquote va previsto per ottbre) e presumibilmente la modifica alla "legge elettorale".
Intanto però lo scontro istituzionale tra M5S e altri partiti contro il Presidente Mattarella non si placherà in poco tempo e questo porterà a rallentare la formazione e soprattutto l'esecutività del "Governo del Presidente". Anche questa ipotesi era già stata ampiamente prevista!
Niente di nuovo sotto il sole.
Una settimana politica all'insegna del gossip da rotocalco rosa camuffato da "Tribuna Politica".
di Lamberto Colla Parma 27 maggio 2018 -
Tra una minaccia di "Spread" e una promessa di opporre resistenza in tutti i modi all'esecutivo che sarà guidato da Giuseppe Conte, molto tempo e molte risorse sono state dedicate a scandagliare il curriculum del professor Conte. Inviati della grandi testate TV che facevano bella mostra davanti agli ingressi delle prestigiose università di Yale e di Cambridge a raccontare che le segreterie degli istituti non avevano risposto alle loro domande, glissando con "le faremo sapere", piuttosto che vantare ragioni di privacy, insomma tutte informazioni che i cronisti avrebbero potuto ottenere con una semplice telefonata.
Il Gossip in tutte le salse, anche quelle teoricamente più serie, ormai fa venire il voltastomaco. Così come non se ne può più di "curriculum" troppo sovraesposti. Ma se il neo "premier" è caduto nella trappola della vanità, la Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli quel titolo accademico non l'ha mai avuto e la Ministra Madia sembrava fosse stata sgamata, da un giornalista con software antiplagio, per avere trovato una strada più rapida per compilare la propria tesi di laurea.
Ma in questi due casi, se non fosse stato per la "rete", i giornali, gli stessi che in questi giorni hanno sparato contro Conte, non avevano dato risalto alle notizie e tantomeno avevano riempito le prime pagine degli straordinari scoop.
Un secondo processo, alle intenzioni questa volta, che si è consumato negli ultimi giorni, è sulla figura del potenziale ministro all'economia etichettato di euroscetticismo, quel Paolo Savona (classe 1936) che già dal 1980 frequenta i dicasteri dell'industria e dell'economia della prima e seconda repubblica.
Una lunga carriera da economista e politico saldamente europeista, ricordiamo che è stato Ministro dell'Industria nel Governo Ciampi (1992-1993), fu membro dell'OCSE e Vice Presidente di Capitalia (ai cui vertici c'era il plenipotenziario Geronzi), ma anche Capo dipartimento alle Politiche comunitarie nel Governo Berlusconi (2005), e come anticipato, già nel 1980 era stato Segretario Generale della Programmazione Economica al Ministero del Bilancio, per il solo fatto di avere dichiarato che l'Europa attuale ha tradito i principi fondanti e che sarebbe opportuno riportarla all'era Pre-Maastrticht, ecco che di colpo è diventato nemico dell'Europa.
Non è che per caso l'Europa si oppone a Savona per la sua posizione contro il ruolo egemonico della Germania? Se così fosse il "teorema Savona" sarebbe verificato. E infatti, tutta la stampa tedesca che conta, ha usato toni allarmati del tipo l'uomo "che odia la Germania" o "L'Italia vuole un nemico della Germania al governo" (Ansa).
Insomma, un'ulteriore conferma che l'Unione Europea non si può nemmeno criticare (men che meno la Germania) e che questo sarebbe addirittura più grave di una consolidata appartenenza del professor Savona a quell'establishment (Banche e politica) così fortemente contrastato, almeno a parole, dai grillini, dai rottamatori renziani e dai leghisti.
Insomma, la frizione tra il Presidente Mattarella (a favore delle critiche UE) e i partiti che hanno proposto Giuseppe Conte (sostenitori incalliti di Paolo Savona) non lascia intravedere nulla di buono. Una legge, non scritta, dice di non andare mai contro il Presidente della Repubblica. La storia politica della prossima settimana è già scritta dal titolo: "Crisi di un Governo mai nato".
(per restare sempre informati sugli editoriali)
La Germania può permettersi 6 mesi di tempo per comporre il nuovo governo senza che nessuno fiati, mentre l'Italia due mesi sono troppi soprattutto se son serviti a confezionare un Governo sgradito all'UE. Ecco i primi segnali di insofferenza.
di Lamberto Colla Parma 20 maggio 2018 -
Il popolo italiano ha votato ma non bisognerebbe tenerne conto. Questo sembra essere il messaggio proveniente dalla alte sfere europee e reinterpretato in Italia dalla sinistra appena sconfitta. Fin qui ci sta che il bruciore della sconfitta possa accendere la voglia di una opposizione dura sin sulle intenzioni. Meno auspicabile invece che il Presidente della Repubblica si vesta da censore e lasci intendere che possa bocciare il compitino che i due giovani leder hanno concluso di confezionare venerdi scorso. .
Così, da un lato il Presidente della Repubblica si rifà, peraltro sbagliando come ha ben evidenziato Antonio Socci su Libero.it, a Einaudi per attribuirsi la sua libertà di una scelta originale e diversa da quella uscita dalle urne, dall'altro i "padroni del mondo" che cominciano a lanciare i primi segnali di insofferenza facendo recapitare ben 4 procedure di infrazione.
Proprio nei giorni di formazione probabile di un governo "populista" come dicono a Bruxelles, ecco che alla Corte Europea di Giustizia si svegliano e, come una bomba a orologeria, lanciano i primi 4 segnali per altrettante infrazioni: il primo è per il costante superamento dei limiti di inquinamento da particolato Pm10 in diverse aree urbane; il secondo per la mancata trasmissione del programma nazionale per l'attuazione della politica di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi; il terzo per il mancato recepimento della direttiva del 2012 sulle prescrizioni tecniche relative agli esami effettuati su tessuti e cellule umani (2012/39/Ue); e, infine, l'ultimo per la mancata o inefficace esecuzione nelle province di Brindisi e Taranto delle misure sul contenimento della «Xylella fastidiosa».
Un'abbondanza di segnali che si sommano al fuoco di sbarramento alzato dai giornali di regime che attribuivano all'operato di Maio e Salvini l'aumento dello spread a 150-160 (ancora molto basso rispetto al 600-650 dei tempi di Berlusconi), la perdita del -2,5% della Borsa e addirittura la risalita del prezzo del greggio britannico (BRENT).
Giusto per fare un po' di chiarezza almeno su questi ultimi punti:
- lo spread è ancora in un alveo di oscillazione "naturale";
- il cedimento della borsa registrato è stata la naturale conseguenza alla notizia del superamento della soglia di 2.300 miliardi di euro di debito pubblico (+17 miliardi sul mese precedente);
- la risalita del petrolio è un fatto naturale tant'è che da diversi mesi sta tentando di risalire dopo il crollo a 40$ dai 120 che era. Un crollo che mise in ginocchio il Venezuela avendo un costo di estrazione altissimo, prossimo a 90$/bar. Il Brent è arrivato a 80$ e il WTI a 71$/barile. Purtroppo la benzina ha subito seguito il nuovo andamento, così come le nostre originali accise.
La domanda legittima è quanto costeranno i carburanti quando il WTI tornerà a 120$/Barile come nel 2012-2013 o addirittura a 140$ come nel 2008?
Sulle quattro infrazioni contestate stendiamo un pietoso velo, mentre altrettanto non si può verso le affermazioni di Mattarella quando si paragona a Einaudi.
L'azzardo è stato ben spiegato da Antonio Socci di cui riporto una parte del suo articolo invitando a leggerlo per intero (clicca qui).
"Così Mattarella vorrebbe legittimare il singolare annuncio di un «governo neutrale» da lui stesso plasmato e così vuole pure rivendicare il potere di scelta del presidente del Consiglio e dei ministri. Ma davvero Einaudi nominò un presidente del consiglio (Pella) infischiandosene delle indicazioni del partito maggiore, la Dc, e del voto degli elettori? Nient'affatto. Anzi, Einaudi fece l'esatto contrario di quello che sta facendo Mattarella. Nelle elezioni del 1953 la Dc uscì vittoriosa, ma aveva dei problemi politici per formare una maggioranza di governo.
Einaudi dette comunque l'incarico al leader della Dc, De Gasperi, sebbene non avesse sulla carta il 51 per cento del Parlamento. Come scrive Gianni Baget Bozzo, «il nuovo governo De Gasperi si presentò alle Camere senza alcuna maggioranza precostituita» sperando di ricevere appoggi parlamentari «fuori di un'intesa generale»."
La prossima settimana dobbiamo esser pronti a tutto, anche che il Presidente Mattarella bocci il compito in classe di Salvini - Di Maio e decida per un Governo "alternativo", sostenuto dagli UEmanoidi.
Non ci resta che attendere e sperare che la volontà della maggioranza venga rispettata, altrimenti altro che euroscetticismo, si passerebbe al euroidiosincrasia ...
(per restare sempre informati sugli editoriali)
La stagione del terrorismo, cosiddetto politico, è alle spalle da poco tempo, molte ferite sono ancora da rimarginare e piena luce ancora non si è fatta su molte vicende che hanno drammaticamente caratterizzato quegli anni di piombo.
di LGC 18 maggio 2018 - E' ricorso proprio nei giorni scorsi, era il 9 maggio del 1978, il quarantesimo anniversario della morte di Aldo Moro e su quella stessa vicenda ma come in tante altre, da Piazza della Loggia (Brescia 28 maggio 1974) alla strage di Bologna (2 agosto 1982) per citarne alcune, ancora non si è fatta piena luce.
Il tema della visibilità concessa ai protagonisti della stagione brigatista si trascina da tempo, alimentato dall'assenza a tutt'oggi tra i membri della direzione strategica delle Br di casi di pentimento. E a alimentare ancor più il clima sono state alcune dichiarazioni di una irriducibile, quella Barbara Balzerani che a Matrix, in una puntata del marzo scorso, dichiarò che "Fare la vittima è un mestiere". per contrappasso, il capo della Polizia Franco Gabrielli, in un recente incontro pubblico dichiarò che pontificano un po' troppo: «Questi signori erano delinquenti due volte, perché non solo uccidevano, non solo rapinavano, non solo privavano dei loro affetti figli, padri e madri, ma cercavano in una logica di morte di sovvertire le istituzioni democratiche del Paese».
Oggi siamo testimoni di un altro evento, "Vivere e non sopravvivere: quando i figli delle vittime scelgono di incontrare gli ex terroristi". Un dibattito pubblico, organizzato dalla CGIL di Parma, che raccoglie al medesimo tavolo dei "relatori" Giovanni Ricci, figlio di Domenico appuntato dei carabinieri ucciso in via Fani durante il sequestro di Aldo Moro, Giorgo Bazzega, figlio del poliziotto Sergio, colpito a morte nel 1976 da Walter Alasia e appunto Adriana Faranda, ex brigatista della colonna romana e parte attiva durante il sequestro Moro.
Gli organizzatori sostengono, e c'è veramente da augurarselo, che Adriana Faranda stia seguendo, anche attraverso questa serie di incontri, un reale percorso critico e di condanna alla violenza tramite la giustizia riparativa.
(galleria foto di Francesca Bocchia)
Si prospetta il "Governo Populista" che l'Europa non avrebbe mai voluto. Il silenzio degli oppositori al "Grillismo" e a Salvini è molto sospetto. Che si stia preparando un trappolone?
di Lamberto Colla Parma 13 maggio 2018 -
La minaccia di un nuovo Governo tecnico o del Presidente infarcito di burocrati in ogni dicastero ha convinto i "Vincitori" del 4 marzo a allearsi con il beneplacito di Berlusconi che, facendo un passo indietro, ha salvato baracca e burattini, coalizione compresa.
Lo spauracchio di Bruxelles, ovvero un governo dei populisti, si è invece avverato senza che particolari polemiche o paure si siano levate né dall'interno del Paese e tantomeno dalla nutrita schiera di oppositori dei grillini e di Salvini in seno all'UE.
Se fossi nei due giovani leader mi preoccuperei. Quest'assordante silenzio potrebbe essere prodromico a qualche feroce trappolone che i loro nemici, interni e esterni ai confini italici, potrebbero essere in procinto di far scattare.
Voglio accennare a come era stata particolarmente critica, all'indomani delle elezioni del 4 marzo, la stampa europea. Il quotidiano economico britannico Financial Times, in un editoriale dedicato parte dal possibile ritorno al governo di Silvio Berlusconi, dichiarava che "L'Italia si merita di meglio".
L'altra testata inglese, Telegraph, aveva affidato le sue osservazioni addirittura all'ex capo delle strategie della Casa Bianca Steve Bannon come inviato a Roma per registrare "il più grande avvenimento politico del momento" reputando come il voto italiano abbia espresso un'avanguardia e una vittoria del movimento sovranista, più della Brexit e più di quanto sia accaduto negli Stati Uniti con Trump".
La Spagna, con El Mundo parlava di confusione e instabilità, mentre l'altro giornale iberico spagnolo, Abc, auspicava una grande coalizione che vedesse emergere Gentiloni, ma soprattutto Tajani, attuale presidente del parlamento Europeo, capace, a loro dire, di porre un freno alla corrente euroscettica di Salvini e Di Maio.
Infine il tedesco Handelsblatt rimarcava sull'assenza di un vero vincitore e sulla lotta per il potere che i partiti anti-Ue si prestano a combattere.
Un gran rumore per nulla perché, dopo 60 giorni di manfrine, ecco che l'impossibile si è avverato e il profetico murales che tanto scalpore fece, oggi diventa l'icona di questo nuovo, strano e chissà, auguriamocelo, Buon Governo!
Comunque, il "bacio" definitivo è rimandato a lunedi perché, come insegna la saggezza popolare, "Né di venere, né di marte. non si sposa né si parte, né si dà principio all'arte".
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Consorzio Parmigiano Reggiano. Confagricoltura e Cia di Parma sugli incarichi di Bertinelli: "Al Consorzio serve un presidente a tempo pieno"
Parma, 07 Maggio 2018 – "Per il Consorzio del Parmigiano Reggiano serve un presidente a tempo pieno". Questa la presa di posizione di Confagricoltura e Cia di Parma in merito alla recente nomina di Nicola Bertinelli, già presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, quale presidente di Coldiretti Parma.
"In un momento così strategico per la vita del Consorzio – spiegano le due organizzazioni di Parma – c'è l'esigenza di un presidente che si dedichi pienamente al proprio incarico. Tanti sono i fronti aperti e i temi che richiedono una dedizione totale da parte del presidente: dalla programmazione produttiva alle campagne promozionali, dal riassetto e riordino della struttura fino alla partecipazione nelle competenti sedi comunitarie. Solo se questa fase di rilancio del Consorzio sarà ben gestita, si potranno dare risposte certe agli associati che hanno affidato alla presidenza il compito di assolvere gli impegni, assunti in campagna elettorale".
Per Confagricoltura e Cia di Parma, per assicurare una leadership autorevole al Consorzio, "è imprescindibile che il presidente si attenga a quanto annunciato in campagna elettorale nel rispetto degli obiettivi prefissati e al contempo garantisca la rappresentatività di tutti gli associati. Restano non pochi dubbi rispetto al fatto che Bertinelli, come dirigente di un'organizzazione come Coldiretti, sarà chiamato a rappresentare gli interessi non più soltanto del Parmigiano, ma di tutte le Dop. Sosterremo il leader del Consorzio solo se, come ha fatto sino ad adesso, continuerà ad impegnarsi nell'unico interesse comune della Dop Parmigiano Reggiano".
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