«Ricevere un premio è sempre un’emozione, ricevere un premio a Crotone vale il doppio». Queste le prime parole di Elia Minari, autore del libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi” sui segreti della ‘ndrangheta in Emilia e nel Nord Italia, nonché coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito nata nel 2009 a Reggio Emilia
 
«A Crotone – commenta Minari commosso – ho respirato le difficoltà causate dalla forte presenza mafiosa. Ho visitato le ville confiscate alla cosca Grande Aracri e i quartieri più difficili. Ma soprattutto ho conosciuto tantissimi cittadini onesti, con molta voglia di cambiare le cose».
 
La prima edizione del “Premio alla Legalità”, consegnato a Minari, è in memoria di Giuseppe Parretta, un ragazzo di 18 anni ucciso nel gennaio 2018 nel centro storico della città di Crotone: una morte violenta che ha indignato tanti calabresi e ha attirato l'attenzione dei media.
La conduzione del premio è stata curata dalla giornalista Valeria Collevecchio del Tg3 nazionale e tutto l’evento, con molti cittadini presenti, è stato seguito dalle telecamere della Rai.
 
Il premio è stato conferito a Elia Minari per le numerose inchieste che ha realizzato, dal 2009, sulla ‘ndrangheta nel Nord Italia. Dei suoi approfondimenti sono stati proiettati in Tribunale durante il procedimento giudiziario contro Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per mafia. Inoltre alcune sue inchieste sono state citate nel primo punto della relazione ufficiale di scioglimento del consiglio comunale di Brescello e nel maxi-processo “Aemilia”, oltre ad essere state utilizzate all’interno di cinque indagini della magistratura.
 
Parallelamente all’attività d’inchiesta, negli ultimi dieci anni Minari è intervenuto a oltre 290 convegni, seminari formativi e incontri pubblici in diverse regioni d’Italia e anche all’estero, presso Università, consigli comunali ed enti pubblici
 
Hanno parlato delle attività dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, coordinata da Elia Minari, le principali testate nazionali e anche numerosi giornali e tv esteri: in Germania, Francia, Svizzera, Danimarca, ecc. L’Istituto dell’Enciclopedia Treccani ha dedicato due pagine alle iniziative di Minari.

Un nuovo acceleratore lineare per la Radioterapia di Parma. Pienamente operativa la strumentazione di ultima generazione. Trattamenti più accurati per 1300 pazienti. Attività clinica già avviata per il nuovo acceleratore lineare dell’Ospedale di Parma, la nuova fuori serie di ultima generazione installata nella struttura di Radioterapia, diretta dalla dottoressa Nunziata D’Abbiero.

Parma -

L’apparecchiatura consentirà trattamenti più precisi e mirati nella cura dei tumori con un miglioramento dei risultati attesi e una riduzione degli effetti collaterali delle terapie. Promosso a pieni voti dal principale ente europeo di certificazione, accreditato dalla Società europea dei radioterapisti e degli oncologi, il nuovo acceleratore ha già iniziato a lavorare a pieno ritmo a vantaggio dei circa 1300 pazienti che ogni anno ruotano attorno al reparto di Parma.

Abbiamo davvero un gioiello tecnologico –spiega D’Abbiero - che ci offre tra le altre cose la possibilità di sincronizzare l’irradiazione agli atti del respiro, particolarmente utile quando trattiamo il tumore al seno e un lettino robotizzato per correggere gli errori di posizionamento indipendenti dalla volontà del paziente. Investire in salute conviene e questo è largamente dimostrato in letteratura. Basti pensare – precisa il primario -  che circa il 70% delle neoplasie può essere curata utilizzando la Radioterapia da sola o in combinazione con altre tipologie di trattamento”.

La nuova apparecchiatura è dotata di una tomografia computerizzata a fascio conico, una sorta di TAC, che permette di vedere prima di ogni seduta com’è posizionata la massa tumorale a tutto vantaggio di una maggiore precisione.

Software e tecnologie fanno la differenza nella nostra area specialistica  – precisa Girolamo Crisi, direttore del dipartimento Diagnostico – in quanto diagnosi più raffinate ci permettono trattamenti più adeguati”.

Assieme al nuovo acceleratore – aggiunge Caterina Ghetti responsabile della Fisica Sanitaria - abbiamo aggiornato tutta la rete informatica e acquistato nuovi software per la pianificazione di trattamenti innovativi. Questi cambiamenti ci permettono ad esempio di trattare in maniera migliore tutto l’asse cranio-spinale, metodica che può avere particolare rilievo nei tumori pediatrici”.

Il nuovo acceleratore lineare installato a Parma, in sostituzione di una vecchia macchina, è stato finanziato dalla Regione Emilia Romagna con 2,5 milioni di euro, grazie ad un programma di investimenti, dedicato alla sostituzione di ben 8 acceleratori in tutta la regione attraverso la centrale unica di acquisto Intercenter. “Qui a Parma – conclude D’Abbiero - siamo stati i primi a essere operativi, impiegando poco più di 5 mesi tra dismissione del vecchio acceleratore, lavori di adeguamento, installazione e collaudo. È stato un grande lavoro di squadra che ha coinvolto il personale di Radioterapia, Fisica sanitaria, Ingegneria clinica, Attività tecniche ed Economato. Un lavoro impegnativo ed esaltante che ci ha permesso di mettere la tecnologia a disposizione dei pazienti oncologici di questo territorio in tempi da record”.

 

Che cos'è la radioterapia?

E un particolare tipo di terapia che utilizza le radiazioni, in genere i raggi X, nella cura dei tumori. Scoperti più di un secolo fa, in medicina i raggi X sono utilizzati sia a scopo diagnostico, come nel caso delle radiografie, sia a scopo terapeutico, nel caso appunto della radioterapia.

Nella radioterapia si utilizzano proprio per colpire e distruggere le cellule tumorali. Le radiazioni, prodotte da specifiche apparecchiature, gli acceleratori lineari, sono dirette contro la massa tumorale e danneggiano le cellule cancerose che in questo modo non riescono più a proliferare: il tumore così trattato non è più in grado di crescere e si riduce progressivamente.

Nella giornata di ieri, personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha tratto in arresto e tradotto presso la locale Casa Circondariale, su disposizione del Magistrato di Sorveglianza di Modena, un cittadino di 50 anni, pluripregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare.

Il 18 giugno scorso, il 50enne era uscito dal suo appartamento al primo piano di un condominio situato a Carpi ed aveva aggredito, sul pianerottolo del sesto piano, due sanitari del 118 intenti a soccorrere un’anziana che aveva accusato un malore.

Dopo tale aggressione, in evidente stato di alterazione psicofisica, aveva sfondato a pugni e calci la porta d’ingresso di un altro appartamento e danneggiato un veicolo posteggiato in strada; nel rompere poi con un calcio un tavolino in cristallo si era infortunato ad una gamba.

Anche una condomina, al settimo mese di gravidanza, nella confusione e nel parapiglia era stata spintonata dall’uomo. Quest’ultima, i sanitari del 118 e lo stesso pregiudicato erano stati costretti a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.

Gli agenti intervenuti sul posto erano riusciti a riportare l’ordine. Il Magistrato di Sorveglianza, avvisato di quanto accaduto, ha disposto nei confronti del 50enne l’immediata sospensione della detenzione domiciliare per condotta incompatibile con la prosecuzione della misura alternativa.

La magia delle Frecce tricolori, che ha attraversato il cielo di Modena oggi, venerdì 21 giugno alle 11 circa, ha rappresentato il momento più atteso della cerimonia d’inaugurazione del monumento restaurato alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare colonnello pilota Fulvio Setti e ai caduti dell’aria militari e civili modenesicon un intervento sostenuto da Setti Ferramenta, azienda della famiglia di Fulvio, fondata dal padre Alberto nel 1910.

Modena

“Alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare colonnello pilota Fulvio Setti e ai caduti dell’aria militari e civili modenesi. Questa pietra della memoria poniamo dove sorse il primo Aerautodromo. A perenne ricordo. Modena 21 giugno 2019”. Sono queste le parole scritte sulla pietra scoperta ai piedi del monumento, realizzato con un Fiat G46 biposto, all'incrocio tra via Emilia ovest e viale Italia, al limite del parco Ferrari dove si sviluppava l'Aerautodromo di Modena.

L’opera è stata restaurata dalla famiglia Setti, che il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, presente alla cerimonia con autorità civili, militari e religiose e rappresentanti della famiglia, ha ringraziato pubblicamente per aver offerto alla città l’occasione di una giornata tra storia, valori e tecnologia. Non solo: “Per il tramite della memoria del loro caro ci hanno permesso – ha sottolineato Muzzarelli – di ricordare la nostra storia e il sacrificio di tanti per la pace e la libertà. Con l’orgoglio, aspettando il sorvolo della pattuglia acrobatica nazionale, di essere e sentirsi modenesi e italiani”.

La magia delle Frecce tricolori, che ha attraversato il cielo di Modena oggi, venerdì 21 giugno alle 11 circa, ha rappresentato il momento più atteso della cerimonia d’inaugurazione del monumento restaurato con un intervento sostenuto da Setti Ferramenta, azienda della famiglia di Fulvio, fondata dal padre Alberto nel 1910.

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Verde bianco e rosso: un lunghissimo tricolore si è disegnato sull’azzurro del cielo di Modena, inseguito con gli sguardi da diverse centinaia di modenesi con il naso all’insù. Il colonnello pilota Fulvio Setti, scomparso il 19 marzo 1991, ottenne la medaglia d’oro al valor militare a 29 anni, nel maggio del 1943, per aver eroicamente messo in salvo il suo equipaggio e altri militari con il suo aereo da trasporto in un’azione avventurosa tra l’Italia e la Tunisia. Non fu l’unico atto eroico della sua esperienza militare (220 voli) e dopo la guerra è stato per anni presidente del Coni (da campione italiano nei 110 ostacoli aveva partecipato anche alle Olimpiadi del 1936), dell’Aeroclub e dell’Ente provinciale per il turismo. A lui venne intitolato nel 1996 il Deposito centrale dell’Aeronautica militare, mentre dal 2015 gli è co-intitolata la sezione dell’associazione Arma Aeronautica di Modena.

Le Frecce tricolori erano volate su Modena in un’altra occasione, nel 2007, ai funerali di Luciano Pavarotti. In realtà la Pattuglia acrobatica nazionale si esibì a Modena anche il 19 maggio 1955: ma non erano ancora la Frecce, nate nel 1961, si chiamavano “Tigri bianche” ed erano inquadrate nel 51° Stormo di Istrana.

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Nella giornata del 20 giugno 2019, in diretta dal parco Dorotea Sofia di Colorno (Pr), nei pressi della panchina rossa simbolo della lotta alla violenza sulle donne, è andata in onda la diretta dell’intervista fatta a Rosangela Cataldi, sorella di Filomena, brutalmente assassinata dal vicino di casa di origini cinesi (Guiling Fang). Omicidio avvenuto il 22 agosto dello scorso anno a San Polo di Torrile, a seguito di una premeditazione.

Il brutale mostro ha approfittato dalla figura esile di Filomena, utilizzando la sua forza fisica e aiutandosi con un mortaio. Lo stesso Fang pochi giorni prima si era recato in casa di Filomena e Alessandro (il compagno) per fare due chiacchiere e “bere un caffè”. La stessa famiglia di Fang nel buon rapporto di vicinato di tanto in tanto dialogava rispettosamente con Filomena e Alessandro. Cosa abbia fatto scattare la rabbia del cinese non siamo in grado di saperlo con certezza, ma di certo possiamo comprendere come non avesse paura di loro, così come indicato in alcune perizie, in cui lo stesso Fang diceva di sentire voci nella testa e di temere che Filomena e il suo compagno volessero pagare delle persone di colore per farlo uccidere.

Una storia che ha dell’assurdo che si conclude nel peggiore dei modi con la perdita della vita di una persona buona, generosa, gentile e sempre sorridente. Con il decesso di una donna amorevole e combattiva nella vita. Con una ragazza appena 18enne privata di una madre, e che non potrà più condividere con lei i momenti più importanti della sua vita. Con un dolore ed una ferita immensa che mai la sorella Rosangela, legatissima a Filomena, e la sua famiglia potranno vedere richiusa. Un dolore talmente profondo che ha distrutto anche un’intera comunità che conosceva Filomena, e che oggi si stringe alla famiglia chiedendo a gran voce giustizia. Quella giustizia che anche durante il processo definitivo è stata negata, scrivendo l’ennesima pagina di una sconfitta dello stato e delle sue leggi “uguali per tutti”. Una giustizia che ha assolto l’assassino per incapacità d’intendere e volere e che lo ha visto rinchiudere in una Rems (Residenza per le esecuzioni delle misure di sicurezza). Una struttura che ha lo scopo di reintegrare in società chi commette dei reati, e che ha sostituito gli ex ospedali psichiatrici. Non una Rems qualsiasi, bensì quella di Casale di Mezzani da cui negli ultimi anni in diversi sono riusciti ad evadere. Una struttura che di certo non è un carcere e che vedrà soggiornare l’omicida di Filomena, se tutto va per il verso giusto per dieci anni. Solo in seguito sarà rivalutata la posizione di Fang che dagli stessi giudici è stato giudicato un soggetto di altissima pericolosità sociale. 

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E’ folle sapere che un assassino è stato assolto, e che molto probabilmente riscuoterà pure una pensione d’invalidità ed è altrettanto assurdo che i famigliari della vittima sono costretti a sostenere da soli tutte le spese legali e psicologiche necessarie per tentare di recuperare dal gravissimo trauma subito. Tutto questo purtroppo a causa di leggi obsolete che andrebbero riviste. A nostro avviso un assassino deve finire in galera indipendentemente dalla capacità d’intendere e volere, e anche se ha problemi mentali deve scontare l’ergastolo, senza sconti di pena in un reparto ad hoc dell’istituto penitenziario. Una vita non può essere recuperata e chi si è sporcato le mani di sangue deve passare tutta la sua vita rinchiuso, altro che 10 anni in Rems. 

Amo - Colorno continuerà ad impegnarsi affinché si arrivi a garantire giustizia per le famiglie delle vittime e continuerà a chiedere come già ha fatto con il presidente della repubblica e con alcuni esponenti di questo governo, leggi appropriate (certezza della pena) e reale sostegno economico per chi si trova costretto a vivere situazioni del genere. Lo facciamo per Filomena. Lo facciamo per Rosangela e la sua famiglia. Lo facciamo per tutte quelle che donne che hanno perso la vita a causa di persone che possiamo chiamarle in qualsiasi modo, tranne che uomini.

Il gruppo
Amo Colorno

Iniziativa resa possibile grazie ai contributi delle aziende Allodi S.r.L., Bormioli Pharma S.p.A., Casappa S.p.A., Chiesi Farmaceutici S.p.A., Gea Procomac S.p.A. e Turbocoating S.p.A.. I vincitori riceveranno un contributo di € 500 e il loro Curriculum Vitae sarà inviato alle aziende.

Parma -

L’Università di Parma comunica che, grazie al finanziamento delle aziende Allodi S.r.L., Bormioli Pharma S.p.A., Casappa S.p.A., Chiesi Farmaceutici S.p.A., Gea Procomac S.p.A. Turbocoating S.p.A., premierà d’ufficio per l’anno accademico 2018-19 23 studenti meritevoli, con un contributo di 500 euro ciascuno.

I premi saranno così distribuiti:

 

Anno di iscrizione

 

Corsi di laurea

NUMERO PREMI

 NUMERO PREMI

LT Ingegneria Meccanica

 

1

LM Biologia Molecolare

1

 

LM Biotecnologie Genomiche Molecolari ed Industriali

2

 

LM Chimica

2

 

LM Chimica Industriale

2

 

LM Fisica

1

 

LM Ingegneria Civile

1

 

LM Ingegneria Elettronica

2

2

LM Ingegneria Gestionale

 

1

LM Ingegneria Meccanica

4

LM Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio

1

 

LMCU Chimica e Tecnologia Farmaceutiche

2

 

La selezione sarà effettuata sulla base dei criteri di anzianità di iscrizione e merito indicati nel bando. Non è necessario fare domanda: l’individuazione dei premiati è fatta direttamente dagli uffici dell’Ateneo sulla base dei criteri indicati. La graduatoria provvisoria sarà pubblicata l’8 agosto 2019. I vincitori dovranno accettare il premio entro il 20 settembre 2019 inviando il Curriculum Vitae che sarà trasmesso alle Aziende.

L’azione è frutto del progetto “Network Università di Parma – Imprese”, mirato a sviluppare un programma di partnership con le aziende e con le associazioni che fanno riferimento al mondo produttivo del territorio. Le convenzioni siglate dall’Università di Parma con le Aziende hanno l’obiettivo di rafforzare il rapporto tra il percorso di studi universitari e le realtà produttive, promuovendo il merito degli studenti e favorendo il loro ingresso in tempi brevi nel mondo del lavoro.

L’utilizzo da parte degli agenti della Polizia Municipale di Piacenza, del nuovo software TargaSystem, ha portato dopo pochi mesi ad ottimi risultati. Il dispositivo elettronico - collegato alla banca dati del ministero dei Trasporti e dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), consente di rilevare in tempo reale, attraverso la lettura della targa, la data di scadenza dell’assicurazione e la regolarità della revisione dei veicoli oggetto di attenzione.

Dopo l’entrata in funzione verso metà gennaio, il bilancio al 31 maggio - dopo 399 ore di utilizzo - del software TargaSystem è il seguente: sono stati controllati 31.384 veicoli e accertate e immediatamente contestate 194 violazioni al Codice della Strada, di cui 153 per revisione del veicolo omessa o scaduta, 23 per assicurazione scaduta o mancante, 12 per mancanza di documenti e 6 per patente scaduta.

“L’amministrazione – sottolinea l’assessore alla Sicurezza urbana, Luca Zandonella - ha voluto fortemente potenziare e migliorare tutte le attrezzature in dotazione alla Polizia Locale con acquisti lungimiranti. In particolare, con TargaSystem è possibile controllare in tempo reale la regolarità di assicurazioni e revisioni nonché altri comportamenti scorretti alla guida. Migliorare la sicurezza sulle strade è il nostro primo obiettivo, e l’utilizzo di uno strumento semplice da usare ma tecnologicamente avanzato come Targa System rappresenta un enorme contributo in tal senso. E’, in sintesi, un dispositivo elettronico che, in silenzio, migliora la circolazione stradale e ne aumenta la sicurezza”.

Dopo i corsi di formazione per l’utilizzo, i primi strumenti sono comparsi al “cinturoni” degli agenti. Presto saranno distribuiti a tutto il personale in servizio. Soddisfatto Marco Gagliardi del Sulp (Sindacato di Polizia locale) che aveva avanzato la richiesta già 15 anni fa. 

REGGIO EMILIA –

Poche settimana fa ha spopolato su Facebook il video girato in piazza della Vittoria, nel quale un vigile in difficoltà di fronte a uno straniero che dava in escandescenze e diventava sempre più minaccioso e violento era stato costretto a difendersi con una sedia. Le Forze dell’Ordine avevano poi sudato le proverbiali “sette camicie” per avere ragione sull’esagitato e renderlo inoffensivo. Cosa che, hanno commentato a centinaia sotto al video, sarebbe stata molto più agevole in questa e altre situazioni se gli agenti fossero stati provvisti di spray urticante e altri strumenti di difesa.

Ebbene, gli agenti della Polizia Municipale di Reggio Emilia saranno dotati a breve di bastone estensibile e spray al peperoncino. I primi sono già comparsi “al fianco” degli agenti in servizio al Mercoledì Rosa e al Mapei Stadium in occasione degli Europei Under 21, ma nei prossimi giorni sarà completata la distribuzione a tutti gli agenti in servizio, dopo i corsi di formazioni sull’utilizzo degli strumenti iniziati a metà giugno

I bastoni estensibili sono di colore bianco, pesano 226 gr e sono in fibra di vetro, con una lunghezza che da 28 cm arriva a 58. Lo spray al peperoncino, invece, contiene un boccettino da 20 ml, rispetta la normativa in vigore e provoca un bruciore agli occhi sufficiente a mettere “fuori gioco” un eventuale aggressore, ma del tutto innocuo (passa lavandosi con acqua fresca). Entrambi non sono considerate armi, poiché in libera vendita.

Soddisfatti gli agenti che da tempo sollecitavano la dotazione. Soddisfazione anche da parte di Marco Gagliardi del Sulpl – Sindacato di Polizia Locale, che sottolinea quanto la richiesta di questa dotazione fosse stata avanzata e portata avanti da 15 anni. “Ci hanno deriso e fatto passare per folli e pure fascisti solo perché chiedevamo le giuste tutele”, ha dichiarato Gagliardi, facendo presente che i colleghi modenesi dispongono di “manganello” e spray urticante già da dieci anni. 

Ha voluto sottolineare, tuttavia, che “si tratta di strumenti di difesa e non di offesa”, molto utili durante il servizio pubblico per esempio alle partite di calcio, dove gli agenti sono a rischio di attacchi da parte dei tifosi, ma anche per difendersi da esagitati che perdono le staffe e aggrediscono gli agenti. 

Intensa attività di controllo del territorio da parte della Polizia di Stato nel centro cittadino. Arrestato in flagranza di reato per rapina aggravata commessa in pieno centro,  H. t., cittadino italiano di anni 19.

Parma 19 giugno 2019 -  Negli ultimi due mesi, sulla base di una attenta strategia elaborata dal Questore di Parma (dal 14 aprile al 14 giugno), sono stati intensificati i controlli nel centro cittadino.
Durante i servizi la Polizia di Stato ha identificato circa 1200 persone e controllato oltre 500 veicoli, mettendo in campo oltre 180 pattuglie, tra quelle dell'UPGSP e quelle del Reparto prevenzione crimine di Reggio Emilia.

Per disincentivare e punire coloro che vendono o somministrano sostanze alcoliche ai minorenni, fenomeno che sicuramente aumenta il rischio di episodi di aggressione determinati anche dall'abuso delle predette sostanze, sono stati approntati dei servizi in borghese.

Ai suddetti controlli hanno partecipato attivamente la Divisione Polizia Amministrativa della Questura, a cui ha collaborato la Polizia Locale e l'Ausl.
Durante i predetti controlli sono stati verificato 5 locali del centro cittadino, dove sono state comminate 4 sanzioni amministrative, per violazioni di natura igienico sanitaria e in relazione alla mancata esposizione degli orari e della SCIA.

Sul versante delle sanzioni amministrative, volte sempre a prevenire aggressioni o fenomeni criminali nel centro cittadino, si è deciso, sempre su disposizione del Questore di Parma, il Dott. Gaetano Bonaccorso, di lavorare fianco a fianco con la Polizia Municipale, in modo tale che ognuno potesse esprimere al meglio le proprie competenze. Durante i servizi interforze, la Polizia Locale ha adottato, dopo i controlli di Polzia della Polizia di stato, oltre 15 diffide di allontamento dalle zone cd. zonizzate ed inserite all'interno del Regolamento di polizia urbana di Parma, nonché due sanzioni amministrative nei confronti di coloro che all'interno delle predette zone transitano con bevande alcoliche all'interno di contenitori di vetro.
Nella serata del 14 giugno 2019, alle ore 21.00, personale appartenente alla locale Squadra Volante, ha tratto in arresto il nominato in oggetto per il reato di tentata rapina aggravata in concorso con altri 9 soggetti al momento ignoti.

I fatti si sono svolti nei pressi del Battistero di Parma, notoriamente zona di ritrovo di gruppi di giovani. Qui la vittima, un ventenne italiano, è stato circondato da un gruppo di una decina di giovani che gli hanno intimato di consegnar loro il denaro che aveva con sé. Egli è riuscito a fuggire ma è stato inseguito dal gruppo: rifugiatosi in un negozio, è stato lì raggiunto, scaraventato in terra e picchiato. Il gruppo si è poi dato alla fuga una volta che la negoziante ha chiamato il 113.
Dalle descrizioni ricevute, il gruppo di aggressori è stato individuato nelle strade limitrofe. Tutti si sono dati alla fuga, ma uno di loro è stato raggiunto, bloccato e quindi tratto in arresto e condotto in carcere a disposizione dell'A.G.

La vittima è stata medicata per le lesioni patite, riportando una prognosi di 5 gg

Roma 18 giugno 2019 - Incapace di intendere e di volere e tenuto a scontare 10 anni in una struttura sanitaria, la REMS: questa la sentenza emessa dal Giudice Mattia Fiorentini nei confronti di Guilin Fang, 36enne di origine cinese che nel pomeriggio del 22 agosto 2018 ha ferocemente ucciso Filomena Cataldi, mamma e compagna di 44 anni , tolta all'affetto della sua famiglia e ora, dopo la sentenza dell' 11 giugno scorso, vittima per la seconda volta.

In quel tardo pomeriggio estivo Filomena aprendo la porta al suo vicino di casa non immaginava certo che da lì a poco sarebbe stata picchiata e uccisa.Tutto è accaduto in pochi minuti, in quella palazzina di San Polo di Torrile, nella bassa Parmense dove Filomena viveva col suo compagno e la figlia, e dove il suo assassino abitava al piano di sopra con la moglie e i due figli.
Lui, l'assassino, si era convinto che Filomena e il suo compagno stessero tramando un piano per ucciderlo e approfittando dell'assenza del compagno di Filomena si era presentato alla sua porta e dopo un alterco l'avrebbe colpita e strangolata infierendo poi sul suo corpo ormai senza vita con un oggetto contundente.

Una tragedia, che forse si poteva evitare. Sì, perchè dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti era apparso subito chiaro che l'assassino non era nuovo a comportamenti violenti, segnalati dai vicini di casa, per le liti che avevano coinvolto spesso la moglie oltre che buona parte del vicinato. Qualcuno addirittura per questi motivi stava seriamente pensando di trasferirsi altrove.
L'ossessione ingiustificata di Fang ha posto fine alla vita di Filomena, alla sua quotidianità fatta di lavoro, affetti e famiglia. Tutto è cambiato da quel momento per i suoi famigliari che hanno dovuto arginare un'assenza incolmabile e un dolore incontenibile, nella speranza almeno di una sentenza equa per quel feroce assassinio, una sentenza che restituisse almeno un po' di giustizia alla memoria di Filomena.

Ma non è stato così.
Incapace di intendere e di volere e 10 anni all'interno di una REMS, Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, struttura sanitaria non carceraria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali. Questa la sentenza del giudice per l'assassino di Filomena, che forse poteva essere curato prima, evitando così tanto dolore.

Ora i familiari di Filomena non devono solo far fronte al loro dolore, ma anche alla rabbia di una sentenza che non rende giustizia e che oltre tutto li obbliga a portarsi addosso il peso dei costi diretti e indiretti di questo tragico evento. Infatti dal momento che il cinese è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, quindi non processabile, ne consegue che non si arriverà a sentenza definitiva e perciò resta impossibile proporre domanda di risarcimento.

Non posso e non voglio per tutto questo rimanere indifferente all'accorato appello che a mezzo stampa mi ha lanciato la sorella di Filomena, Rosangela, chiedendomi in quanto parlamentare di Parma di farmi portavoce in questo consesso, coinvolgendo anche le altre colleghe dei vari schieramenti, della urgente e ormai inderogabile necessità di promuovere una campagna legislativa a favore delle vittime dei reati violenti, andando a colmare quel vuoto normativo che non garantisce un'equa giustizia e per di più non protegge i familiari delle vittime.

Ma due parole vale spenderle anche per le REMS, residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, dove vengono attuati percorsi di responsabilizzazione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale da parte dei servizi di salute mentale per chi è stato sottoposto a misure restrittive della libertà da parte dell'autorità giudiziaria. Il reo confesso Fang, che dopo l'omicidio aveva rilasciato una confessione scritta in cinese subito dopo l'arresto, grazie alla sentenza del giudice avrà quindi una vita "quasi libera" in una struttura protetta, nel caso specifico proprio nella REMS di Mezzani di Parma, destinata peraltro alla chiusura a novembre dell'anno in corso, per essere sostituita da una nuova REMS a Reggio Emilia.
A conti fatti da queste strutture non è difficile allontanarsi e sottrarsi dal controllo, tant'è che in 3 anni sono stati 5 i soggetti che sono riusciti ad allontanarsi dalla REMS presente a Mezzani. Per questo risulta spontaneo pensare che mentre i familiari di Filomena resteranno incarcerati nel loro dolore, privati degli affetti e di un'assistenza idonea per le vittime dei reati violenti, gli assassini come Fang ricoverati in queste strutture godono di una quasi libertà.

Qualcosa di veramente sconcertante.
Qualcuno sta iniziando a chiedersi se queste strutture siano veramente la giusta soluzione, se sia giusto continuare a tenerle aperte o se sia piuttosto opportuna una grande riforma che preveda se si compie un delitto che sia riconosciuta la responsabilità e venga emesso un giudizio , qualcuno inizia seriamente a pensare che le strutture sanitarie devono affiancare quelle giudiziarie e carcerarie e non sostituirsi ad esse. Mi sento di condividere appieno questa riflessione, convinta che chi ha commesso un delitto debba andare a processo. Il resto viene tutto dopo.
Forse solo in questo modo si potrà veramente rendere giustizia a Filomena e a chi come lei è stata vittima di chi ha problemi di salute mentale. Non facciamo cadere l'appello di Rosangela, che ci chiede giustizia per sua sorella.

Il VIDEO dell'Intervento:  https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1963464187092957&id=1228534263919290 

(Foto Francesca Bocchia - Roma gennaio 2019)

In una magica serata prenderà vita la tradizionale sfida d'estate delle squadre formate dai residenti delle sette frazioni. Giochi di abilità, forza ed intelligenza, in una cornice di serenità e goliardia, sottolineando così la possibilità di raggiungere importanti traguardi, semplicemente giocando a tutte le età. "Un bellissimo esempio di partecipazione, un evento atteso e che richiama ogni anno sempre più persone che il Comune di Parma appoggia con entusiasmo" ha detto l'Assessora alla Partecipazione Nicoletta Paci durante la conferenza stampa in Municipio che ha illustrato la nuova edizione.

L'evento de “I Giochi delle 7 Frazioni” è diventato una ricorrenza importante, ed in questi anni, grazie anche ad un'importante programmazione annuale, ha allargato la sfida a tutte e sette le Frazioni che un tempo erano raggruppate nel Comune di Vigatto.

La decima edizione dei Giochi delle 7 Frazioni toccherà, sabato 29 giugno, Corcagnano. Il tema della serata sarà “C’ERA UNA VOLTA LA STAR”. "Star per la storica azienda alimentare di Corcagnano e star perchè al decimo campionato le squadre di calcio si fregiano di una stella. Il lavoro importante dei volontari rende possibile una serata davvero speciale per questo territorio. Un momento in cui "l'arlìa" di campanile diventa festa nell'ardimento e nel tifo, nello stare insieme del pubblico nel vestire i quartieri con i colori delle squadre" ha sottolineato il presidente del Comitato organizzatore Stefano Benassi.

I giochi, in questi anni, sono diventati un importante ricorrenza per i quartieri. Passione degli atleti, vicinanza del pubblico e solidarietà sono gli ingredienti di un evento che quest'anno ha scelto di sostenere un progetto ‘speciale’, che sta toccando i cuori di tante persone: “sosteniamo Lollo”.

Lollo è un bimbo che, con la sua famiglia abita a Gaione, frequenta la scuola a Corcagnano e catechismo a Vigatto. Lollo ha 11 anni e da quando è nato lotta contro una malattia genetica molto grave che colpisce in modo particolare bronchi e polmoni: la Fibrosi Cistica.

La convivenza con questa malattia è molto dura e per un bambino diventa complesso perfino giocare con gli amici, stare in cortile o andare in bicicletta.

Purtroppo le sue condizioni sono gravemente peggiorate e dal 15 marzo scorso, Lollo è ricoverato al Gaslini di Genova attaccato all’ECMO, una macchina che gli permette di respirare, in attesa di un trapianto di entrambi i polmoni. 

La decima edizione, dedicata alle tradizioni delle varie frazioni in gara (Alberi, Carignano, Corcagnano, Gaione, Panocchia, San Ruffino e Vigatto) promette, insomma, un grande appuntamento anche quest’anno. I cancelli si apriranno già alle 18, con il servizio cucina, e poi, poco prima del buio, la disfida dei campanili avrà inizio condotta da Daniela Ferrari e Andrea Stocchi.

Sequestrate: Una pistola semiautomatica priva di matricola, di marca Walther PPQ, di fabbricazione tedesca, calibro 9x19, Parabellum, dotata di caricatore bifilare contenente 15 cartucce calibro 9x19 ( arma clandestina con munizionamento da guerra); una pistola semiautomatica con matricola abrasa, di marca sconosciuta calibro 7,65 dotata di un caricatore monofilare , contenente 4 cartucce calibro 7,65 (arma clandestina); una scatola per cartucce di marca fiocchi contenente trenta cartucce calibro 357 Magnum.

Nell'ambito dell'attività investigativa gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Parma, venivano a conoscenza che il cittadino albanese KERCUKU Armand classe 1987, già conosciuto dagli investigatori, deteneva nella propria abitazione armi e munizioni.

Pertanto, in data 10 giugno veniva perquisita l'abitazione dell'albanese, in via Martinella. L'atto permetteva di rinvenire all'interno del'abitazione trenta proiettili di pistola calibro 357 magnum.

L'ttività investigativa, permetteva di accertare anche che il soggetto aveva in uso un capannone adibito a officina meccanica, ubicato in un quartiere artigianale nella zona di via Paradigna, pertanto la perquisizione effettuata anche con l'ausilio di due unità cinofile anti esplosivo, veniva estesa anche in quella direzione. L'atto permetteva di rinvenire, all'interno di un cassetto di una scrivania, le due pistole sopra  descritte, nonché un rilevatore di frequenze spesso utilizzato da persone dedite a traffici illeciti, al fine di individuare la presenza di eventuali captatori ambientali.

Al termine delle operazioni, l'uomo veniva tratto in arresto per aver detenuto armi clandestine con relativo munizionamento da guerra, ed associato presso la locale Casa Circondariale così come disposto dalla Dott.ssa Emanuela PODDA Sost,. Proc.a disposizione della A.G.

Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, grazie anche alle competenze tecniche della Polizia Scientifica, per capire da dove provengano le armi poste sotto sequestro e se queste possano essere state usate in una qualche scena del crimine.

Martedì, 18 Giugno 2019 16:53

Da Nonantola verso "Mister Italia"

Federico Pinizzotto, 27enne di Nonantola (MO) si classifica al primo posto alla selezione di Mister Italia tenutasi nei giorni scorsi al "Playa Loca Beach Club" di Castelfranco Veneto (TV) ed organizzata da Antonella Marcon, agente di Miss Mondo e di Mister Italia per il Veneto e Trentino Alto Adige.

Federico è alto 1.90, occhi marroni capelli castani, laureato in scienze dell'alimentazione e lavora come nutrizionista e modello nel settore fitness.

Mister Eleganza è stato eletto Diego Rossetto, 23enne di Castelfranco Veneto (TV), alto 191, occhi azzurri e capelli castani, modello e calciatore. Mister Cinema abita a Borgo Veneto (PD) e si chiama Carlo Berton. Alto 1.85, capelli e occhi castani, Carlo che è laureato lavora come infermiere e aspira ad un ruolo nel mondo della moda.

Il titolo di Mister Fitness è andato a Carlo Pollam di Sen Jan di Fassa (TN). Il 22 trentino è alto 1.82, occhi grigi e capelli neri, di professione cameriere ha studiato oreficeria all'istituto artistico. Ad Alessandro Candeago 33enne di Moena (TN) è andata la fascia di Mister Boy Italia. Alessandro è alto 1.81, capelli biondi, occhi grigio/azzurri, è laureato in farmacia e lavora come farmacista. Oscar Negrar, 23 enne di Verona ha vinto il titolo Mister #Millennial. Alto 1.76, capelli e occhi castani, Oscar lavora come impiegato alle Poste Italiane. I suoi hobby sono i viaggi e il fitness. Oltre a Mister #Millennial nella serata del Beach Club di Castelfranco V.to è stata assegnata anche l'altra fascia "neonata" Mister New Italy, titolo riservato ai primi classificati di origini non italiane ma residenti regolarmente in Italia. A vincere questo titolo il 20enne Simran Singh di origini indiane residente a Merano (BZ). Simran è alto 1.83, occhi marroni e capelli neri. La manifestazione è stata presentata da Jessica Zuanetto e da Riccardo Pagan ex concorrente di Mister Italia.

Ospite della serata Filippo Melloni, recentemente protagonista al programma "Ciao Darwin" e detentore del titolo "Padre Natura 2019". I primi classificati accederanno alle finali regionali. La prossima selezione in Veneto si terrà sabato 22 al Rist. La Nuova Meridiana presso la Darsena Marina del Sole di Chioggia (VE).

Per iscriversi i concorrenti possono contattare l'agenzia al n° +39.327.3720348, oppure andare sul profilo Facebook di Mister Italia Veneto.

https://www.facebook.com/misteritaliaveneto/ 

 

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Da alcune settimane uno dei due era solito “servirsi” dal negozio senza pagare e tenendo atteggiamenti strafottenti e minacciosi. Ieri alle 16, in seguito all’ennesima “incursione” è stato arrestato insieme a un compare. Processati per direttissima, sono stati condannati a 8 mesi di carcere con divieto di dimora nel Comune di Modena. 

MODENA –

Da alcune settimane alcuni giovani malviventi di origine straniera avevano preso l’abitudine di “servirsi” senza pagare dal negozio Scout di via Emilia Centro. Uno di loro, in particolare, durante queste “visite” era solito tenere atteggiamenti sprezzanti e minatori nei confronti dei dipendenti: insulti, sputi e derisioni facevano ormai parte delle visite indesiderate del soggetto. Più volte la situazione era stata segnalata alle Forze dell’Ordine, ma i malviventi erano riusciti sempre a farla franca. Almeno fino a ieri. 

Erano circa le 16 quando il giovane nordafricano si è presentato nuovamente nel punto vendita insieme a un compare, rubando alcuni bermuda e nascondendoli in una borsa schermata con fogli di alluminio per “ingannare” i sistemi antitaccheggio. I due erano poi usciti e si erano diretti verso Porta Sant’Agostino. A questo punto la titolare ha avvertito la centrale operativa della Questura descrivendo dettagliatamente i due “personaggi”.  

La Volante più vicina si è quindi messa sulle loro tracce e li ha intercettati e inseguiti fino in via Sant’Eufemia dove i due, identificati come un 23 enne e un 32 enne di nazionalità marocchina, irregolari sul territorio, sono stati arrestati per furto aggravato. I due, infatti, sono stati trovati in possesso dei pantaloni rubati al negozio Scout e di scarpe sottratte a un altro negozio. Il 32 enne, poi, era già noto alle Forze dell’Ordine per una lunga serie di taccheggi compiuti negli ultimi due anni. 

Entrambi processati per direttissima, sono stati condannati a 8 mesi di reclusione con divieto di dimora nel Comune di Modena. 

 

LA MODALITÀ è sempre la stessa: suonano alla porta di casa, insistono per entrare, mostrano un catalogo di prodotti per la casa e si fanno firmare una ‘specie’ di ricevuta. Invece è un contratto di acquisto, spesso del valore di alcune migliaia di euro (fino a 10 mila). La famigerata ‘truffa del catalogo’ non passa mai di moda. Negli ultimi giorni una ventina di modenesi ha segnalato ad Adiconsum Emilia Centrale (l’associazione consumatori della Cisl) di esserne rimasta vittima.

“Si tratta di una pratica ingannevole messa in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale – racconta l’operatrice Adiconsum Emilia Centrale Patrizia Barletta – I commerciali incaricati operano porta a porta, prendendo preferibilmente di mira anziani e persone sole in casa. Una volta entrati nell’abitazione, con pressioni più o meno insistenti, chiedono quella che pare essere un’innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi e arredi. Solo in seguito il malcapitato si accorge di aver sottoscritto un vero e proprio contratto, con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio”.

 

COSA FARE SE SI VIENE TRUFFATI

L’Associazione consumatori della Cisl spiega che la via d’uscita dipende soprattutto dall’atteggiamento del venditore, una volta ottenuta la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata all’ignaro acquirente, è sufficiente esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali.

Se, invece il raggiro viene scoperto solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di uscire dal circuito con un unico acquisto. Ecco perché è opportuno seguire alcuni consigli, utili per difendersi anche in via preventiva.

"Innanzitutto occorre prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta, come in questo caso, di documenti su carta copiativa – spiega Barletta – Se si è firmato, il consiglio è non consegnare alcuna somma di denaro, soprattutto contanti, nemmeno sotto la minaccia di azioni legali da parte dell’azienda venditrice. Siamo di fronte, infatti, a una pratica commerciale scorretta e il vincolo contrattuale è comunque nullo perché affetto da vizio del consenso."

SE SI È RICEVUTA merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d’arredo, - continua l’operatrice Adiconsum - è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta a essere restituita, anche perché spesso si tratta di vere e proprie “patacche”, o comunque di merce di valore di molto inferiore al prezzo di vendita richiesto. Bisogna ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come accessorio a quello principale: se quest’ultimo decade, ad esempio perché si è esercitato il diritto di recesso, anche il primo resta privo di effetti».

Lo stupefacente scoperto dalla polizia del bagagliaio di un'auto, arrestato un narcotrafficante. Trovate tracce di sabbia, l'ipotesi è che la droga fosse appena sbarcata in Puglia.

Reggio Emilia -

Un altro maxi sequestro di droga è stato effettuato ieri mattina dalla squadra mobile di Reggio Emilia (con l'aiuto dei colleghi di Modena): 130 chili di marijuana stipati nel bagagliaio di un'auto fermata vicino al parcheggio della Caserma Zucchi, alle porte della città.

La droga portava ancora tracce di sabbia sulle confezioni. L'ipotesi è che fosse appena sbarcata sulle coste pugliesi, per poi essere trasportata a Reggio in macchina dal trafficante albanese poi arrestato. In casa del narcotrafficante, in via Curtatone (zona Gattaglio), sempre a Reggio Emilia, sono stati trovati anche 8mila euro in contanti. 

Si tratta dell'ennesimo ingente sequestro di stupefacenti effettuato dalle forze dell'ordine reggiane. Solo nel 2019 la polizia ha intercettato oltre 400 chili di droga, 136mila euro in contanti, tre auto utilizzate dai corrieri e 38 persone sono state arrestate.

Martedì, 18 Giugno 2019 11:50

Molestie dall'ex compagno.

Nel pomeriggio del 14/06/2019, i Carabinieri della Stazione di Sala Baganza hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, gravemente indiziato del reato di atti persecutori.

L'ordinanza è stata emessa dal GIP in accoglimento della richiesta della Procura della Repubblica di Parma.

L'attività nasce da una denuncia/querela presentata dalla donna nei primi giorni del mese di giugno. La signora esponeva ai militari che, dal gennaio 2019, aveva subito numerose molestie dall'ormai ex compagno con il quale aveva intrapreso una relazione sentimentale dal 2014, poi terminata a dicembre 2018.

In particolare, proprio a seguito della rottura del rapporto di convivenza, l'ex compagno si rendeva protagonista di numerosi episodi: telefonate a tutte le ore, inoltro di messaggi, pedinamenti, appostamenti sotto casa, sul luogo di lavoro e in palestra, inseguimenti con l'autovettura e compimento di manovre appositamente pericolose, regalie indesiderate, minacce esplicite, tutte nel vano tentativo di indurre la donna a riallacciare la relazione sentimentale con lui.

Proprio per tutte queste condotte la donna si era recata una prima volta dai Carabinieri nel mese di maggio 2019, esponendo i fatti ma senza sporgere denuncia/querela, atto necessario per procedere nei confronti dell'uomo. I Carabinieri comunque avviavano gli accertamenti del caso richiedendo ed ottenendo anche il provvedimento di ammonimento del Questore di Parma, che veniva notificato al soggetto a metà del mese di maggio.

Nonostante il provvedimento, l'uomo non si rassegnava all'idea della fine della relazione, perseverando in condotte molestie tali da costringere la donna a cambiare le proprie abitudini di vita (ricerca di strade alternative per non essere pedinata; lontananza da luoghi conosciuti dall'ex compagno; scelta di non rispondere al telefono; adozione di cautele persino sul luogo di lavoro; limitazione delle frequentazioni per non aggravare l'ossessiva gelosia dell'uomo).

Alla fine, stanca dei continue condotte dell'ex compagno, la donna si decideva quindi di sporgere formale querela nei confronti del suo ex compagno. A seguito della denuncia i militari raccoglievano le dichiarazioni delle persone che avevano assistito ai fatti e informavano l'Autorità Giudiziaria.

La Procura della Repubblica, ritenuta raggiunta la soglia della gravità indiziaria, richiedeva ed otteneva così l'applicazione della misura cautelare in carcere. La richiesta veniva accolta dal GIP del Tribunale di Parma.
L'uomo, espletate le formalità di rito, è stato quindi tratto in arresto ed accompagnato presso la casa circondariale di Parma.

Essere volontari di Croce Rossa significa far parte di una grande famiglia per aiutare chiunque si trovi in una situazione di emergenza. Per fornire un servizio sempre più tempestivo e capillare, dal 4 maggio scorso, a Parma è attivo CRI in Bici. 

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Il progetto, nato dall'idea di un gruppo di volontari, è in grado di presidiare il territorio sfruttando le biciclette a pedalata assistita per poter raggiungere più tempestivamente le zone meno facilmente raggiungibili con altri mezzi di soccorso. Ad esempio zone particolari della città, ad alto flusso di traffico pedonale. Vuoi per la presenza di barriere architettoniche che obbligano le ambulanze a percorrere strade più lunghe e trafficate, vuoi per la presenza di aree ad alta concentrazione di persone, che chiaramente impongono andature a passo d'uomo.

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Un servizio operativo in via sperimentale, che è già molto apprezzato dai parmigiani e che in alcuni casi è già riuscito ad intervenire alcuni minuti prima rispetto all'ambulanza e a gestire meglio l'emergenza allertano la centrale per un supporto mirato e tempestivo. 

CRI in Bici è diventato realtà, grazie alla forza di volontà dei volontari di Croce Rossa Parma, che si sono immediatamente messi a disposizione formando un nutrito gruppo in grado, non solo di coprire i turni del nuovo servizio, ma anche definendo il progetto fin nei minimi dettagli, oltre all'impegno del Consiglio Direttivo, operativo nell'organizzazione tecnica e pratica, e soprattutto anche grazie alla donazione di Pietro Bellotti, artigiano titolare della Bellotti srl, che si è reso disponibile con grande entusiasmo a sostenere finanziariamente il progetto.

Le biciclette sono equipaggiate al pari di un'ambulanza, con tutto il necessario per operare il primo soccorso, compreso il defibrillatore.

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I volontari hanno anche partecipato di recente a numerose manifestazioni, quali la Mille Miglia e la Polverosa, poichè la loro presenza risulta molto utile durante Fiere, gare podistiche, ed altri eventi simili, in cui un mezzo agile permette la vicinanza alle persone, senza pregiudicarne la sicurezza. Anche durante il recente Parma Street Food Festival, l'intervento di questi mezzi a due ruote ha reso più semplice ed efficace il primo soccorso. 

Attualmente il servizio è concentrato nei fine settimane, negli orari di maggior necessità. Croce Rossa Parma sta già studiando il potenziamento del servizio, con la dotazione di nuovi mezzi nel medio periodo.

Certo, l'idea di vedere arrivare una bicicletta con sirena e lampeggianti accesi può portare ben più di un sorriso sul volto di chi guarda, ma quando questo ti permette di arrivare in modo più rapido ed efficace vicino a chi ha bisogno di un soccorso, il sorriso da "divertito" diventa di "gratitudine" e "soddisfazione". 

Foto a cura di Francesca Bocchia

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I primi sei mesi di OspedArte: 26 eventi al Polichirurgico realizzati insieme a 22 partner. Bilancio positivo per il progetto lanciato da AVO insieme alla Ausl e Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Piacenza -

La promessa è stata mantenuta. I primi sei mesi di OspedArte hanno lanciato un segnale ben visibile. A gennaio, subito dopo l’arrivo del pianoforte, acquistato grazie a una vivace campagna di crowdfunding, sono partiti gli eventi di questo nuovo progetto che vede in prima linea l’Azienda Usl di Piacenza, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 e Iren. Il bilancio di questi primi 180 giorni di iniziative è senz’altro positivo.

“La nostra ricchezza? Innanzitutto, i 15 volontari AVO – afferma il direttore generale Ausl Luca Baldino – che hanno accompagnato i pazienti per assistere a concerti e performance di vario genere. I 26 spettacoli “live”rivolti ai degenti, i 20 film proiettati, i 22 partner che hanno offerto gratuitamente la loro arte, il loro talento e la voglia di mettersi in gioco in un contesto non pensato, in origine, per questi eventi”.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che il tempo trascorso di ricovero possa essere scandito, oltre che da visite mediche, esami e pasti, anche dalla lettura di un romanzo o di una poesia, dall’ascolto delle note di un pianoforte o dalla visione di un film. “Offrire ai pazienti una dimensione ospedaliera meno monotona – ricorda Baldino - diventa di per se un momento della cura”.

OspedArte tornerà, con una nuova stagione di appuntamenti, a settembre di quest’anno.

 

Lunedì, 17 Giugno 2019 14:30

Amanda Knox e quel “ragionevole dubbio”

Sabato la 32enne di Seattle è stata la protagonista della giornata conclusiva della prima edizione del Festival della Giustizia Penale al Forum Monzani di Modena. Sono passati 12 anni dall’omicidio di Meredith Kercher e la ragazza americana è stata assolta con sentenza inappellabile “per non aver commesso il fatto”, ma molti hanno giudicato la sua presenza “inopportuna”. 

Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi

MODENA –

Se c’era un modo per attirare l’attenzione dei media nazionali, e non solo, sulla prima edizione di un festival che, altrimenti, avrebbe probabilmente interessato solo gli “addetti ai lavori” e qualche curioso è stato invitare un personaggio “scomodo”, controverso. In questo caso Amanda Knox, la 32 enne americana di Seattle che per quasi otto anni ha infiammato dibattiti, riempito pagine di giornali e dato voce a fior fior di opinionisti

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E il senso dell’invito di Amanda al Festival per prendere parte a un dibattito sul “processo mediatico”, sta tutto nell’introduzione di Guido Sola, Presidente della Camera Penale di Modena, tra i promotori dell’iniziativa. “Se l’errore è in natura”, ha detto Sola, “è in natura altresì l’errore giudiziario. La verità assoluta non esiste, la verità è per sua natura approssimativa. Il processo penale è per sua natura alla ricerca della verità”. Ma quanti tipi di verità ci sono

Secondo Sola “C’è una conoscenza profana, che è quella dei cittadini, dei “non addetti ai lavori”, una conoscenza processuale, attraverso la quale viene ricostruita la vicenda processuale, e la conoscenza mediatica, che aggrava lo scollamento che esiste tra la conoscenza profana e quella giudiziaria. La conoscenza mediatica contribuisce a deformare la conoscenza processuale.

Mentre il Processo Penale non si lascia “leggere” nella sua interezza e complessità da chi non ha competenze giuridiche, il Processo mediatico opera a livello istintivo e per sua natura genera danni perché può permettersi di giungere a conclusioni usando persino la fantasia per introdurre elementi “avvincenti” per fare presa sul pubblico. Ma nello stesso tempo distrugge la vita di persone vere. Il processo mediatico crea il “mostro” ancor prima che inizi il processo penale, spesso tenendo conto solo dell’accusa e non della difesa. 

Poi Sola parla di numeri: nel 2017 sono state accettate 1013 domande di risarcimento per ingiusta detenzione. Negli ultimi 25 anni le domande accolte sono state 26.550 su oltre 52 mila. Un’introduzione e cifre che, indubbiamente…fanno riflettere.

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L’intervento di Amanda Knox

Poi tocca a lei, Amanda. Prende la parola con il viso provato dalla tensione di questi giorni. Ha accettato l’invito di Italy Innocence Project e su Twitter aveva annunciato di “tornare in Italia da donna libera”.

Visibilmente emozionata, ripercorre le tappe del suo rapporto con l’Italia. “Questo è il mio terzo soggiorno. La prima volta è stata quando avevo 14 anni con la mia famiglia, abbiamo visitato il Colosseo, mangiato lumache sulla Costiera Amalfitana…”, E prosegue con la voce rotta dall’emozione: “Sono tornata a 20 anni e ho incontrato la tragedia e la sofferenza”. Sono tornata per la terza volta perché lo dovevo fare, sono stata invitata da Italy Innocence Project e perché una volta sentivo questo paese come una casa e spero di sentirlo di nuovo così un giorno”.

Amanda ammette di avere avuto paura a tornare: “Tanta gente pensa che io sia pazza a venire qui, che non è sicuro, che verrò attaccata e falsamente accusata. Ho paura oggi, di essere molestata, derisa, incastrata, ho paura che mi vengano rivolte nuove accuse perché oggi vengo qui a raccontare la mia versione dei fatti”.

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E la versione di Amanda è che la sera in cui Meredith è stata uccisa “io e Raffaele non eravamo là”. C’è un colpevole: Rudy Guede è stato catturato, processato e condannato, eppure un numero sorprendente di persone non ha mai sentito il suo nome, perché i media hanno incentrato l’attenzione su di me”. E continua: “con i furgoni delle TV ammassati davanti a casa, i poliziotti erano sotto una pressione immensa, che chiedeva loro di arrestare al più presto un colpevole. Hanno deciso di indagarmi, questa decisione era basata su prove fisiche, testimonianze, non era basato su nient’altro che su un’intuizione investigativa”.

Mentre il tono si fa più saldo, quasi con rabbia Amanda ripercorre i primi interrogatori, “mi hanno interrogata per 50 ore in cinque giorni, privandomi del sonno”, “in una lingua che non conoscevo bene e senza un avvocato”. “Alla fine mi hanno fatto firmare una dichiarazione…”. Proprio questi particolari renderanno inutilizzabili i risultati di quei primi interrogatori.

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È molto dura anche nei confronti dei media, “che negli Stati Uniti sono la prima linea di difesa contro le autorità che frettolosamente ci privano della nostra libertà e in questo caso avrebbero potuto chiedere: “Avete arrestato tre persone, in base a quali prove? Così facendo avrebbero potuto incentivare la polizia a tirare i freni. Invece qui non hanno fatto altro che fomentare quelle idee che facevano loro più comodo, la storia più avvincente, quella che avrebbe fatto più audience”.

Le parole di Amanda si fanno più dure: “I giornalisti mi hanno ribattezzato “Foxy Knoxy”, i media si sono impegnati in speculazioni sfrenate. Sul palcoscenico mondiale io non ero una imputata innocente fino a prova contraria, ero una furba, psicopatica, sporca e drogata puttana, colpevole fino a prova contraria”. E continua: “Io avevo fiducia che la mia innocenza mi avrebbe rivendicata. Poi ho sentito il giudice pronunciare la parola “colpevole”, il verdetto mi è caduto addosso come un peso schiacciante”.

Crolla ancora per l’emozione, Amanda, quando rivive i quattro anni di carcere, dove l’incontro con i familiari era concesso per sole 6 ore al mese, in colloqui di un’ora che passava in fretta, di quando implorava suo padre di farla uscire e di avere pensato anche al suicidio. Parla ancora del rapporto con Don Saulo, il cappellano del carcere, di come l’abbia ascoltata, ma non creduto alla sua innocenza, almeno all’inizio. Si sofferma sulla figura del PM Mignini, “una figura da incubo, un mostro, un uomo potente e spaventoso che aveva come unico obiettivo: distruggere la mia vita” e che le piacerebbe “incontrarlo faccia a faccia”, perché “l’immagine che avevo di lui era sbagliata, un’immagine piatta, come Foxy Knoxy. Nel documentario Netflix ho visto un uomo con ambizioni, che aveva la volontà di rendere giustizia a una famiglia distrutta”.

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E a proposito di Meredith, (“Non avevo motivo di ucciderla, era una mia amica”, ha detto Amanda nel corso del suo intervento), si chiede “Ha avuto giustizia?” “Non ha avuto giustizia perché non è più viva. La sua famiglia ha dovuto sopravvivere in un sistema di ansie, verità distorte…Mi dispiace per loro. C’è un assassino in carcere e almeno in questo ci può essere soddisfazione…”. 

Alla fine del suo intervento, Amanda riceve gli applausi di rito e torna a sedere per continuare la tavola rotonda. Sulla sua presenza a Modena il “popolo dei social” si è scatenato con ogni sorta di commenti, quasi tutti in un’unica direzione: è una furba che “l’ha fatta franca” e in Italia non è la benvenuta. Di fatto, c’è una sentenza basata su documenti probatori di cui la maggior parte di chi continua ad accusarla basandosi su metodi lombrosiani o sentimenti “di pancia” non è a conoscenza. E poi c’è la verità, anzi, le verità: la sua, la nostra, quella del Processo Penale e quella del Processo Mediatico.

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Le tappe del “delitto di Perugia”

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2007, una studentessa inglese di 22 anni, Meredith Kercher, viene trovata morta, uccisa con una coltellata alla gola, in una casa di via della Pergola, a Perugia, dove si trova per l’Erasmus. L’allarme viene dato all’ora di pranzo del 2 novembre dalla sua coinquilina, l’americana Amanda Knox, allora 20 anni, che rincasa insieme al fidanzato, Raffaele Sollecito, allora 23. Ancora prima dell’inizio delle indagini, parte il “processo mediatico” ad Amanda e Raffaele. La loro vita privata viene sezionata, le immagini dei due ragazzi che si abbracciano e si baciano mentre sono in corso i primi sopralluoghi fanno il giro del mondo. L’opinione pubblica si scalda e subito si focalizza su Amanda: troppo bella, troppo furba, ride troppo…deve essere stata lei. In un primo tempo, forse per paura, Amanda accusa dell’omicidio di Meredith Patrick Lumumba, allora 37 anni, congolese e titolare del locale dove l’americana lavora di tanto in tanto. Lumumba, sposato e padre di un bambino piccolo, viene arrestato e rimane per due settimane in carcere, prima che un testimone lo scagioni. Amanda viene condannata a tre anni per calunnia e sconterà la pena. 

Nel frattempo, in scena entra Rudy Guede, 21 enne ivoriano che da tempo vive a Perugia. L’impronta della sua mano insanguinata viene trovata sul cuscino sul quale è adagiato il corpo della povera Meredith, sul tampone vaginale fatto alla vittima vengono rinvenute tracce del suo DNA, così come in altre parti della casa. Viene confermata come sua anche un’orma insanguinata, in un primo tempo attribuita invece a Sollecito. Guede viene rintracciato a Magonza, in Germania, dove era fuggito perché, a suo dire, temeva di essere coinvolto nell’omicidio. Ammette di essere stato in quella casa la notte in cui Meredith è stata uccisa, ma di non essere stato lui. Accetta, tuttavia, di essere processato con rito abbreviato. Il ché gli vale una condanna a 16 anni anziché 30. L’accusa è di “concorso in omicidio”, insieme ad Amanda e a Raffaele che, secondo l’accusa, avrebbero ucciso Meredith durante un gioco erotico finito male. Più avanti, si parlerà invece di litigi tra Amanda e Meredith per le pulizie di casa.

Nel frattempo, comincia la lotta a suon di prove, prima confermate e poi smentite, ma talmente labili, contaminate e “non attendibili” da portare prima alla condanna di Knox e Sollecito, poi alla completa assoluzione. Il 5 dicembre 2009 Amanda Knox e Raffale Sollecito vengono condannati in primo grado a 26 e 25 anni dalla Corte di Assise di Perugia. Nel novembre 2010 inizia il processo di secondo grado, sempre sotto gli occhi di telecamere e riflettori, che si conclude il 3 ottobre 2011 con l’assoluzione dei due imputati e la loro scarcerazione. Il colpo di scena arriva il 26 marzo 2013, quando la Cassazione annulla la sentenza di secondo grado e rimanda alla Corte d’Appello di Firenze per un nuovo processo d’appello, che inizia il 30 settembre 2013. 

Amanda è tornata negli Stati Uniti, dove l’opinione pubblica la difende e dove lei dichiara di rimanere per timore di tornare in carcere in caso venga confermata una sentenza sfavorevole: l’accusa, infatti chiede 30 anni per lei e 26 per Sollecito. La sentenza arriva il 30 gennaio 2014: il quarto verdetto condanna Amanda a 28 anni e 6 mesi e Raffaele a 25 anni per concorso in omicidio. La parola torna alla Cassazione, che il 28 marzo 2015 annulla senza rinvio le condanne ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito e li assolve “per non aver commesso il fatto”. 

 

 

La modalità è sempre la stessa: suonano alla porta di casa, insistono per entrare, mostrano un catalogo di prodotti per la casa e si fanno firmare una "specie" di ricevuta.

Invece è un contratto di acquisto, spesso del valore di alcune migliaia di euro (fino a 10 mila).

La famigerata "truffa del catalogo" non passa mai di moda. Negli ultimi giorni una ventina di cittadini modenesi ha segnalato ad Adiconsum Emilia Centrale (l'associazione consumatori della Cisl) di esserne rimasta vittima.

«Si tratta di una pratica ingannevole messa in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale – racconta l'operatrice Adiconsum Emilia Centrale Patrizia Barletta – I commerciali incaricati operano "porta a porta", prendendo preferibilmente di mira anziani e persone sole in casa. Una volta entrati nell'abitazione, con pressioni più o meno insistenti, chiedono quella che pare essere un'innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi e arredi. Solo in seguito il malcapitato si accorge di aver sottoscritto un vero e proprio contratto, con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio».

L'associazione consumatori della Cisl spiega che la via d'uscita dipende soprattutto dall'atteggiamento del venditore, una volta ottenuta la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata all'ignaro acquirente, è sufficiente esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali.
Se, invece, il raggiro viene scoperto solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di "uscire dal circuito" con un unico acquisto. Ecco perché è opportuno seguire alcuni consigli, utili per difendersi anche in via preventiva.

«Innanzitutto occorre prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta, come in questo caso, di documenti su carta copiativa – spiega Barletta -
Se si è firmato, il consiglio è non consegnare alcuna somma di denaro, soprattutto contanti, nemmeno sotto la minaccia di azioni legali da parte dell'azienda venditrice. Siamo di fronte, infatti, a una pratica commerciale scorretta e il vincolo contrattuale è comunque nullo perché affetto da vizio del consenso.
Se si è ricevuta merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d'arredo, - continua l'operatrice Adiconsum - è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta a essere restituita, anche perché spesso si tratta di vere e proprie "patacche", o comunque di merce di valore di molto inferiore al prezzo di vendita richiesto.
Bisogna ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come "accessorio" a quello principale: se quest'ultimo decade, ad esempio perché si è esercitato il diritto di recesso, anche il primo resta privo di effetti».

Chi rimane vittima di questi raggiri può rivolgersi ad Adiconsum Emilia Centrale (per Modena telefonare allo 059 890897) non solo per ricevere assistenza e far decadere ogni vincolo contrattuale, ma anche per segnalare questi casi – e dunque queste aziende – all'Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).

 

 

Integratore Curcuma Fitosoma ed Echinacea a marchio Movart: un altro richiamo precauzionale anche in caso di vendita on-line

Il ministero della Salute ha diffuso oggi, domenica 16 giugno, il richiamo precauzionale di un lotto dell'integratore alimentare Curcuma Fitosoma ed Echinacea a marchio Movart, anche in caso di vendita on-line, che nei giorni scorsi era stato segnalato in associazione a dei nuovi casi di epatite colestatica acuta. Si tratta del lotto M70349 con data di scadenza 08/2019. L'integratore interessato è venduto in confezioni da 30 compresse (39 grammi) ed è stato prodotto da FARMACEUTICI PROCEMSA nello stabilimento di via Mentana n° 10 a Nichelino in provincia di Torino e commercializzato da Scharper Spa viale Ortles n° 12 Milano.

Il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", stanno ancora indagando per capire quali siano le cause dei 19 casi di epatite segnalati. Alcuni degli integratori richiamati compaiono anche nella lista dei prodotti segnalati dal ministero in associazione con i casi riportati.
(16 giugno 2019)

Domenica, 16 Giugno 2019 11:20

Trattore si ribalta e muore il conducente.

Ennesima morte in agricoltura. Ieri, verso le 13,30, a causa della pendenza, un trattore si è ribaltato più volte ed è finito sulla provinciale, a pochi chilometri dall'abitato di Vetto.

Vetto (RE), 16 giugno 2019 - La vittima, un infermiere di 56 anni, stava tagliando l'erba nell'abitazione dei genitori, quando, a causa della pendenza, il trattore si è ribaltato scaraventando fuori il conducente, che nonostante il tempestivo allarme segnalato da un passante, senza lasciargli scampo.

La pendenza è stata quindi fatale per il povero Paolo Ferri il quale, pur vivendo in città, spesso rientrava a Vetto dove ancora vivono i genitori.

Donna ruba su auto in sosta: fermata dalle volanti giunte immediatamente sul posto e maltolto restituito ai legittimi proprietari

Parma 16 giugno 2019 -  Durante la notte gli agenti delle volanti, in occasione di un normale servizio di controllo del territorio, sono state inviate dalla sala operativa in Borgo Santo Spirito.

Infatti, al 113 erano giunte delle chiamate che segnalavano la presenza di una donna intenta a rubare all'interno di autovetture. Gli agenti delle volanti si sono precipitati sul posto ed hanno immediatamente fermato la donna.

Quest'ultima era in possesso di un trolley, con all'interno un pc portatile ed altri beni, e di una borsa contenente diversi oggetti di cui non ha saputo giustificare la provenienza ed il possesso. Non solo, la donna era altresì in possesso di "armi", ovvero oggetti atti ad offendere di cui il porto non era in alcun modo giustificato, in particolare forbici di medie dimensioni a portata di mano (all'interno della tasca dei pantaloni), ed alcuni coltelli svizzeri, nonché un cacciavite.

Per la merce sottratta dalle auto in Borgo Santo Spirito, beni di modico valore, la donna è stata denunciata a piede libero per il reato di furto aggravato dal possesso di armi.

Successivamente, grazie agli immediati sviluppi investigativi delle donne e degli uomini della Squadra Volante, è stato possibile rintracciare anche il proprietario del trolley contenente un pc portatile ed altri beni fondamentali per svolgere il proprio lavoro da parte del legittimo proprietario. Questi beni gli sono stati restituiti, ed anche per questa azione delittuosa, consumata nell'autovettura della vittima in un borgo poco distante da quello dove la criminale era stata rintracciata, la donna è stata denunciata.

Gli agenti hanno raccolto il plauso dei cittadini che si sono visti restituire i propri beni in una manciata di ore dall'avvenuto furto.

 

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L'uomo, un 28 enne di origine africana, ma con passaporto finlandese, si era reso protagonista di molestie sessuali nei confronti di una donna poliziotto all'interno degli uffici della Polfer della stazione di Reggio Emilia. Le reazioni del segretario del Sap – Sindacato Automomo di Polizia Stefano Paoloni. E Matteo Salvini su FB annuncia che chiederà spiegazioni.

REGGIO EMILIA – Era stato arrestato per violenza sessuale nei confronti di una poliziotta, alla quale aveva palpeggiato il seno, per poi iniziare a masturbarsi davanti di lei, il tutto all'interno degli uffici della Polfer della stazione di Reggio Emilia, dove era stato portato per le operazioni di identificazione dopo che era stato visto aggirarsi in stato di alterazione psicofisica.

Ma l'uomo, un 28 enne di origine africana con passaporto finlandese, è stato scarcerato per ordine del Pm, che ha valutato il fatto "tenue" e del fatto che lo straniero fosse incensurato. Il questore di Reggio Emilia, Antonio Sbordone, tuttavia, ha disposto nei suoi confronti un decreto di allontanamento, dal momento che l'uomo, avendo passaporto finlandese, risulta cittadino comunitario e non può essere espulso.

Immediata la reazione di Stefano Paoloni, segretario generale del Sap – Sindacato autonomo di Polizia. "Nonostante l'accusa gravissima e la presenza di una donna poliziotto oggetto di molestie, il soggetto è stato immediatamente rilasciato, poiché il giudice ha ritenuto il fatto di lieve entità Può la violenza sessuale essere di lieve entità?". "Inconcepibile", ha proseguito Paoloni, "Rilasciare chi compie tali atti significa legittimarlo a continuare. Probabilmente, domani la prossima vittima sarà la figlia, o la moglie, di qualcun altro. Alla collega giunge tutta la nostra solidarietà, per gesti di pure inciviltà e degrado da parte di soggetti irrispettosi innanzitutto delle donne e dopo delle istituzioni".

Non si è fatta attendere anche la reazione del Ministro dell'Interno Matteo Salvini, che riportando la notizia sulla sua pagina Facebook ufficiale ha commentato: "È una situazione inaccettabile. Intendo scrivere al collega Bonafede per chiedere spiegazioni e valutare un'ispezione".

 

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Avvistato squalo Mako in Croazia. L’esemplare misura circa 4 metri e vaga nel mar Adriatico e si teme possa raggiungere anche le coste italiane, ovviamente senza sapere quando e dove di preciso. A causa del riscaldamento del mare nell'Adriatico stanno arrivando nuove specie di squali. 

14 giugno 2019

Negli ultimi anni si sono susseguiti sempre con maggior frequenza avvistamenti nel Mediterraneo, l’ultimo a Maiorca, dove il più temibile dei predatori del mare, il gigantesco squalo bianco è stato fotografato il 28 giugno 2018 vicino all’isola abitata di Cabrera, a sud di Maiorca. Ma anche l’Adriatico di recente è stato meta di specie di squali che mai in precedenza o assai raramente si erano viste nuotare nelle acque del bacino della Penisola Italiana. Nei giorni scorsi in Croazia è stato avvistato uno squalo Makohai di fronte al resort di Makarska, una popolare meta turistica. Solo pochi giorni prima era già stato visto a Korčula. Si stima che abbia nuotato per circa 70-80 chilometri.

L’esemplare misura circa 4 metri e vaga nel mar Adriatico e si teme possa raggiungere anche le coste italiane, ovviamente senza sapere quando e dove di preciso. La pericolosa presenza è stata trasmessa con un video postato sui social network diventato ormai virale e confermata dal ministero del Turismo della Croazia. La polizia marittima ha ovviamente pattugliato subito i tratti di costa maggiormente a rischio ma tracce dell’animale finora non ce ne sono per quanto riguarda il territorio italiano.

Nell’ultimo secolo gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati 6 (4 mortali). Sulle coste croate, l’ultimo attacco di uno squalo contro l’uomo risale al 1971. Lo squalo Mako è una specie che vive principalmente nelle acque tropicali e subtropicali, tuttavia è presente anche nei mari temperati e dunque nel Mar Mediterraneo, sebbene sia piuttosto raro avvistarlo.

Lungo fino a quattro metri, questo predatore è noto per i grandi salti di cui è capace e per la dentatura impressionante, molto più “spaventosa” di quella dello squalo bianco. A causa di questa caratteristica, nelle locandine del film “Lo squalo” i denti del carcarodonte erano sostituiti proprio da quelli minacciosi del mako. Oltre che per i sub e i bagnanti a causa dell'indole aggressiva e imprevedibile, questa specie, della quale ne fu pescato e liberato un esemplare ad Ostia nel 2014, può essere pericolosa anche per i pescatori: con i suoi grandi balzi, fino a sei metri di altezza, può infatti saltare sulle barche una volta preso all'amo.

Esperti del Dipartimento di studi marini dell'Università di Spalato in Croazia, ed in particolare Alen Soldo, hanno affermato che a causa del riscaldamento del mare, nel Mar Adriatico si è registrato un crescente numero di specie invasive, altrimenti inusuale per le regioni che si affacciano sullo stesso. Il dato più eclatante e che, in base alle statistiche disponibili, ogni settimana una nuova specie entra dal Mar Rosso nel Mediterraneo. Tra queste specie vi sono gli squali, le cui abitudini e movimenti sono influenzati anche dall'aumento della temperatura. Gli stessi, infatti, eviterebbero le zone che diventano troppo calde, ed essendo in cerca di cibo esplorerebbero nuovi areali. Presumibilmente il temibile squalo tigre, responsabile di numerosi attacchi nel Mar Rosso, è già entrato nel Mediterraneo. Tuttavia, non è ancora visibile nell'Adriatico, a differenza del grande squalo bianco. Il più mastodontico di questi vertebrati si adatta a diverse gamme di temperatura. E nell'Adriatico è legato alle migrazioni del tonno. Così come i branchi di tonno si spostano, così è possibile che li segua lo squalo bianco - spiega Soldo - e aggiunge che è un abitante occasionale del Mare Adriatico.

Il problema è che non si può far nulla. Ci sono troppe variabili che non possiamo influenzare - dice Soldo. Ovviamente le statistiche di attacchi di squali nei nostri mari ci dicono che è più facile essere colpiti da un fulmine che subire un’aggressione da parte di un pescecane, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", che sottolinea come il fenomeno che si sta studiando del diffondersi di specie di squali non endemiche è qualcosa cui dovremo adattarci senza dover temere di fare un bagno in tutta tranquillità nei nostri luoghi tradizionali di balneazione.

20.000 euro è il budget per i primi sei mesi del 2019 che Parma per la Famiglia, l’Associazione dei soci del Credito Cooperativo, ha destinato a tre associazioni di volontariato del territorio.

Quest’anno i fondi sono stati assegnati a Comunità Betania, Centro Antiviolenza e Acat (Associazione club alcolisti in trattamento) di Parma. 

I progetti finanziati sono stati presentati in mattinata, nella sede di Emil Banca (Banca di Parma) di via Tanara, durante l’incontro con Alfredo Alessandrini, presidente di Parma per la Famiglia e Maria Paola Chiesi, presidente della Consulta per la Solidarietà nata in seno a Parma per la Famiglia proprio con l’obiettivo di contrastare il disagio, in particolare legato all’ambito familiare. 

La consulta ha operato con grande efficienza e in modo innovativo - ha spiegato Alessandrini – incontrando diverse realtà associative per stabilire i bisogni prioritari e poter quindi dare un immediato aiuto a chi si occupa quotidianamente e in modo volontario di questi temi”.

Maria Paola Chiesi ha aggiunto: “non è stato facile decidere perché le urgenze purtroppo in città sono tantissime. Abbiamo condiviso un tavolo con tante associazioni che hanno avuto un’ulteriore opportunità di confrontarsi, noi in particolare ci occupiamo di situazioni di emergenza quali i mutamenti in ambito familiare dovuti a malattie improvvise, perdite di lavoro, scomparsa di coniugi, violenze. E quindi abbiamo scelto i progetti più strutturati che avessero una valenza articolata”.

Sono intervenuti i rappresentanti delle associazioni Mirzia Bocchia e Sergio Abretti, rispettivamente presidente e vicepresidente di AcatSamuela Frigeri, presidente Centro Antiviolenza e don Luigi Valentini, presidente di Comunità Betania.

Sono 8 i club di Acat divisi fra città è provincia e complessivamente si occupa di 50 famiglie coinvolte nella dipendenza dall’alcool. Il finanziamento servirà per la formazione degli operatori di sostegno e per allargare la platea di utenti. Il centro antiviolenza utilizzerà invece il finanziamento per sostenere la fase di immissione o re-immissione nel mondo del lavoro delle donne che hanno subito abusi. Comunità Betania che ospita persone legate alla dipendenza da stupefacenti (50), malati di AIDS (12) e immigrati (85) utilizzerà il contributo di Parma per la Famiglia in particolare per chi è genitore per recuperare e rafforzare il ruolo di padre e madre.

Parma per la Famiglia è l’associazione soci Credito Cooperativo per la mutualità, costituita su iniziativa di Banca di Parma alla fine del 2017 e ha fra i soci fondatori Emil Banca.

Nella mattinata di ieri, durante un servizio volto a prevenire la commissione di reati, in particolare reati contro il patrimonio, il personale della Squadra Mobile di Parma ha arrestato due pericolosi truffatori in flagranza di reato.

Questi ultimi, un serbo di 46 anni ed un italiano, originario del sud Italia, di 60 anni, gravati da numerosissimi precedenti e condanne per reati contro il patrimonio, sono stati colti mentre stavano perpetrando una truffa ai danni di una coppia di ignari cittadini del senegalesi.

Il modus operandi dei due soggetti consisteva nel affittare per qualche giorno una casa e successivamente, dopo aver divulgato cartelli ed annunci online di “affitto”, organizzavano incontri per affittare lo stesso immobile. 

Quindi, in tutta fretta, facevano vedere ad ignare vittime l’appartamento, stipulavano un contratto chiaramente fittizio di locazione, si facevano dare un anticipo, dopodiché si dileguavano.

Purtroppo, però, le vittime, dopo qualche giorno, venivano allontanate dai veri proprietari degli alloggi e solo in quel momento capivano di essere stati vittime di artifici e raggiri da parte dei due finti “agenti immobiliari”.

I due rei sono stati tratti in arresto e su disposizione del Pubblico Ministero di turno posti all’interno delle camere di sicurezza della Questura e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria.

“Sangue sicuro per tutti”, questo lo slogan scelto dall’OMS per la Giornata Mondiale del Donatore di sangue ed emoderivati 2019, che si celebra oggi, 14 giugno 2019. Obiettivo di questa edizione è sensibilizzare non solo i cittadini, ma anche i governi ed i servizi sanitari affinché adottino politiche di promozione e difesa del dono volontario, non retribuito, periodico, associato, responsabile e anonimo. Valori imprescindibili per garantire sangue ed emoderivati con elevati standard di qualità e sicurezza. 
 
Nel 2018 il numero dei donatori di sangue è aumentato dello 0,2%, salendo a quota 1.682.724 a livello nazionale. I donatori nella fascia di età tra 18 e 25 anni sono in calo costante dal 2013, e nel 2018 sono risultati poco più di 210mila, il 12% del totale. Stesso trend per quelli tra 26 e 35 anni, che erano lo scorso anno 290mila, circa il 17%. Specularmente, per effetto dell’invecchiamento della popolazione, crescono invece i donatori nelle fasce più ‘anziane’: nelle fasce 36-45 e 46-55 sono rispettivamente il 25% e il 29%. 
 
A Busseto - ricorda l’assessore alla Sanità Elisa Guareschi - la sezione Avis festeggia proprio quest’anno il 60esimo anniversario della Fondazione. E’ un punto di riferimento importante per il territorio e un’associazione attiva, come dimostrano anche le numerose attività organizzate. Oggi ci sarà anche la Staffetta dei Donatori, giunta all’undicesima edizione. Il mio invito, rivolto specialmente ai giovani, è quello di avvicinarsi all’Avis e al mondo delle donazioni: i donatori, che ringrazio moltissimo per il loro prezioso contributo, sono importantissimi. Non dobbiamo dimenticarci che donare il sangue è un atto di grande generosità continua, gratuita ed anonima. Il sangue è fondamentale in occasione di gravi traumi ed incidenti, in numerosi interventi chirurgici, nei trapianti di organi, nelle anemie croniche, nelle malattie oncologiche e in molti altri casi.
Donare il sangue è molto importante per garantirne una continua disponibilità, con scorte adeguate di qualsiasi gruppo sanguigno. Oltre all'aspetto morale dell'importanza di aiutare il prossimo, il donatore ha il vantaggio di essere controllato regolarmente da un medico e di sottoporsi ad una serie di esami del sangue gratuiti per verificare il proprio stato di salute.
Ci sono quindi tantissimi buoni motivi per diventare donatore”, conclude l’Assessore. 
 
“Oggi - afferma il presidente Avis Stefano Dalle Donne - è la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue ed emoderivati e noi di Avis Busseto non possiamo che ringraziare (e non lo faremo mai abbastanza) tutte quelle persone che in passato, nel presente e in futuro avranno nei loro cuori il Dono del Sangue: un gesto semplice ma estremamente importante che può salvare tante vite. Voglio fare un appello a chi non ci conosce ancora: avvicinatevi alla nostra associazione per capire ancora più a fondo quanto è indispensabile donare sangue, senza timore e con l’entusiasmo e la consapevolezza di poter aiutare gli altri. Sareste disposti ad aiutare un amico? Penso che non ci mettereste nemmeno un secondo per decidere...Chiedete ai vostri amici che già donano e vi spiegheranno quanto potrete fare per il prossimo. W i Donatori di Sangue!!”.

La Polizia Locale di Parma, con la collaborazione della Questura di Parma, ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, in materia di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine ha avuto inizio nell’ottobre 2018, a seguito dell’aggressione subita da uno studente del Liceo Artistico Paolo Toschi ad opera di uno dei soggetti indagati e tratti in arresto ieri.

Una lunga attività investigativa ha fatto emergere che di fronte al Liceo Artistico, soprattutto in concomitanza con il termine delle lezioni, era quotidianamente presente un gruppo di persone che vendevano stupefacenti (soprattutto hashish) ai giovanissimi studenti, anche di altri Istituti, tanto che l’area era divenuta nota, fra gli studenti, come zona dove si potevano facilmente acquistare stupefacenti. 

La Polizia Locale, anche grazie alla collaborazione del Preside del Liceo Artistico e di alcuni esercenti, ha monitorato la zona – comunemente conosciuta come “pensilina Toschi” – per mesi, riscontrando centinaia di cessioni di stupefacenti, da parte dei medesimi soggetti, spesso in collaborazione fra loro e sempre con analogo modus operandi; gli indagati, quasi tutti giovani fra i 20 ed i 25 anni, stazionavano sul parapetto del torrente Parma e spesso cedevano lo stupefacente dopo averlo spezzato con i denti o tagliato direttamente sul posto. Assai di frequente si è anche riscontrato che le sostanze venivano immediatamente utilizzate dagli acquirenti. 

Il prezzo minimo della vendita era di € 10,00. Uno degli indagati si occupava anche della vendita di marijuana.

L’attività si è svolta attraverso servizi di osservazione, sia effettuati direttamente sui luoghi dalla Polizia Giudiziaria, sia con l’ausilio di telecamere (le cui riprese sono riversate su hard disc), sia attraverso lo studio di tabulati telefonici, intercettazioni e audizione di diverse persone informate sui fatti.

Ieri, sono state eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare.  L. H. nato in Marocco, classe 1996 e P. M., nato a Parma, classe 1989, sono stati arrestati. N. L. M., nato a Sassari, classe 1997 è agli arresti domiciliari, S. K. H. H., nato in Egitto, classe 2000 è stato raggiunto dal divieto di dimora a Parma. Z. L., nato a Parma, classe 1998 ha l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria. Due indagati non sono stati trovati in città, ma sono entrambi destinatari del divieto di dimora a Parma.

Nei confronti di cinque indagati il GIP, pur riconoscendo la gravità degli indizi, ha ritenuto non sussistenti le esigenze cautelari.

Nel complesso, al gruppo degli indagati sono contestati 95 capi di imputazione per attività di spaccio che vanno dalla seconda metà di ottobre 2018 alla metà del mese di marzo 2019, con decine di episodi di vendita illecita.

Peraltro ad uno degli indagati sono contestati circa 700 episodi di spaccio a beneficio dello stesso acquirente in un periodo compreso tra il 2015 ed il mese di gennaio 2019.

Il Gip ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di oltre 18.000,00 euro.

L’operazione in questione va inquadrata nell’ambito delle iniziative tese al contrasto alla vendita di stupefacenti, coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, poste in essere dai vari organi di Polizia giudiziaria.

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