Nella giornata del 20 giugno 2019, in diretta dal parco Dorotea Sofia di Colorno (Pr), nei pressi della panchina rossa simbolo della lotta alla violenza sulle donne, è andata in onda la diretta dell’intervista fatta a Rosangela Cataldi, sorella di Filomena, brutalmente assassinata dal vicino di casa di origini cinesi (Guiling Fang). Omicidio avvenuto il 22 agosto dello scorso anno a San Polo di Torrile, a seguito di una premeditazione.
Il brutale mostro ha approfittato dalla figura esile di Filomena, utilizzando la sua forza fisica e aiutandosi con un mortaio. Lo stesso Fang pochi giorni prima si era recato in casa di Filomena e Alessandro (il compagno) per fare due chiacchiere e “bere un caffè”. La stessa famiglia di Fang nel buon rapporto di vicinato di tanto in tanto dialogava rispettosamente con Filomena e Alessandro. Cosa abbia fatto scattare la rabbia del cinese non siamo in grado di saperlo con certezza, ma di certo possiamo comprendere come non avesse paura di loro, così come indicato in alcune perizie, in cui lo stesso Fang diceva di sentire voci nella testa e di temere che Filomena e il suo compagno volessero pagare delle persone di colore per farlo uccidere.
Una storia che ha dell’assurdo che si conclude nel peggiore dei modi con la perdita della vita di una persona buona, generosa, gentile e sempre sorridente. Con il decesso di una donna amorevole e combattiva nella vita. Con una ragazza appena 18enne privata di una madre, e che non potrà più condividere con lei i momenti più importanti della sua vita. Con un dolore ed una ferita immensa che mai la sorella Rosangela, legatissima a Filomena, e la sua famiglia potranno vedere richiusa. Un dolore talmente profondo che ha distrutto anche un’intera comunità che conosceva Filomena, e che oggi si stringe alla famiglia chiedendo a gran voce giustizia. Quella giustizia che anche durante il processo definitivo è stata negata, scrivendo l’ennesima pagina di una sconfitta dello stato e delle sue leggi “uguali per tutti”. Una giustizia che ha assolto l’assassino per incapacità d’intendere e volere e che lo ha visto rinchiudere in una Rems (Residenza per le esecuzioni delle misure di sicurezza). Una struttura che ha lo scopo di reintegrare in società chi commette dei reati, e che ha sostituito gli ex ospedali psichiatrici. Non una Rems qualsiasi, bensì quella di Casale di Mezzani da cui negli ultimi anni in diversi sono riusciti ad evadere. Una struttura che di certo non è un carcere e che vedrà soggiornare l’omicida di Filomena, se tutto va per il verso giusto per dieci anni. Solo in seguito sarà rivalutata la posizione di Fang che dagli stessi giudici è stato giudicato un soggetto di altissima pericolosità sociale.
E’ folle sapere che un assassino è stato assolto, e che molto probabilmente riscuoterà pure una pensione d’invalidità ed è altrettanto assurdo che i famigliari della vittima sono costretti a sostenere da soli tutte le spese legali e psicologiche necessarie per tentare di recuperare dal gravissimo trauma subito. Tutto questo purtroppo a causa di leggi obsolete che andrebbero riviste. A nostro avviso un assassino deve finire in galera indipendentemente dalla capacità d’intendere e volere, e anche se ha problemi mentali deve scontare l’ergastolo, senza sconti di pena in un reparto ad hoc dell’istituto penitenziario. Una vita non può essere recuperata e chi si è sporcato le mani di sangue deve passare tutta la sua vita rinchiuso, altro che 10 anni in Rems.
Amo - Colorno continuerà ad impegnarsi affinché si arrivi a garantire giustizia per le famiglie delle vittime e continuerà a chiedere come già ha fatto con il presidente della repubblica e con alcuni esponenti di questo governo, leggi appropriate (certezza della pena) e reale sostegno economico per chi si trova costretto a vivere situazioni del genere. Lo facciamo per Filomena. Lo facciamo per Rosangela e la sua famiglia. Lo facciamo per tutte quelle che donne che hanno perso la vita a causa di persone che possiamo chiamarle in qualsiasi modo, tranne che uomini.
Il gruppo
Amo Colorno