Affascinati dalle olimpiadi di Rio2016 siamo rimasti anestetizzati, dimenticando o meglio, accantonando per 15 giorni i problemi quotidiani e le prospettive non proprio rosee dell'imminente futuro, segnato da recessione e disoccupazione e da politici che curano la deficienza di domanda con interventi sull'offerta.
di Lamberto Colla Parma, 21 agosto 2016.
Cade, si rialza e vince l'oro. Elia Viviani, è il ciclista azzurro che ha saputo reagire a un momento di pesante crisi e conquistare quell'oro olimpico che la sfortuna o un momento di distrazione rischiava di sottrargli, vanificando anni e anni di sacrifici in preparazione dell'evento della vita, quell'occasione irripetibile che ti assegna alla storia sportiva mondiale.
Un'occasione di celebrità che non avrebbe avuto se non avesse calcato il podio più alto di una Olimpiade. Sarebbe rimasto un uomo, determinato e responsabile, capace e talentuoso, dedito al sacrificio e forse sarebbe diventato un buonissimo insegnate e preparatore atletico. Sarebbe stato stimato nel piccolo circuito degli appassionati di specialità ma niente di più. Avrebbe forse potuto raccontare ai nipotini e agli allievi della sua sfortunata ma entusiasmante partecipazione ai giochi Olimpici, ma niente di più. Con la sua dipartita anche i ricordi dei suoi sacrifici e delle sue quotidiane vittorie si sarebbero estinti.
Con l'oro olimpico, invece, tutto questo rimarrà scritto nella storia, la disciplina sportiva rappresentata conquisterà nuovi giovani e il movimento crescerà consolidando un futuro per le nuove generazioni.
L'esempio dell'Italia olimpica è la perfetta metafora dell'Italia economica, quella che lavora, suda e raramente riceve la soddisfazione che merita.
Quell'Italia che divenne la quinta potenza economica mondiale grazie al moltiplicarsi della Piccola e Media impresa capace di reinventarsi strategie nuove e nuovi prodotti per stare a galla riuscendo però a misurarsi con i colossi internazionali e spesso vincendo commesse per l'originalità e la superiorità qualitativa dell'offerta.
Donne e uomini anonimi che investivano nella ricerca e sui propri dipendenti e collaboratori, coscienti che il know how, il saper fare bene, era la ricetta vincente per garantirsi il futuro per sé e per i propri a altrui discendenti.
Di quest'Italia si stanno perdendo le tracce, soffocati da politiche economiche distorte orientate a favorire le grandi imprese che poi verranno cedute agli stranieri che infine sostituiranno i loro ai nostri valori.
Ecco perché è importante prendere esempio dai 297 atleti italiani (142 donne e 155 uomini) che sono andati e domani torneranno da Rio2016.
Perché loro ce l'hanno fatta. Hanno partecipato e vinto. Hanno superato il record di medaglie di Pechino e Londra e hanno portato a conoscenza del pubblico discipline sportive tanto dure quanto ben poco remunerative ma dal fascino eterno.
Grazie a queste giovani donne e uomini, che sono riusciti nell'intento di capitalizzare i propri sacrifici, e al contributo indispensabile di uno staff dirigenziale all'altezza degli atleti e con loro in perfetta armonia, che l'Italia si è riproposta tra le 10 nazioni più competitive.
Proprio quello che manca all'Italia che lavora. Uno staff dirigenziale (Parlamento/Governo) in armonia con gli "ironman" della vita economica italiana.
(In copertina Elia Viviani - medaglia d'oro ciclismo su pista "Omnium" - Foto Simone Ferraro GMT)