Roma Capitale conferma l'impossibilità di essere governata. Una città che, per quanto bella, continua a mostrare solo la faccia della corruzione, del malaffare e dell'ingovernabilità, può ancora essere la capitale del Paese?
di Lamberto Colla Parma, 4 settembre 2016.
La mia personale "profezia" del 12 giugno scorso sta per completarsi. Alla vigilia dei ballottaggi scrivevo che "A Torino vincerà il "sarcasmo", a Roma la vittoria sarà una sconfitta, mentre a Milano si consumerà la vera sfida politica."
E così è accaduto. Fassino ridicolizzato, Sala l'ha spuntata di misura su Parisi, il quale a sua volta è stato chiamato a riorganizzare Forza Italia, mentre a Roma la fascinosa e esile Virginia Raggi, con tutta la buona volontà, è intrappolata nella morsa letale delle sabbie mobili capitoline.
Meno di 80 giorni dal suo insediamento e, oltre alle difficoltà incontrata a completare la nomina della Giunta, si trova a affrontare una crisi istituzionale pesantissima.
Nel giro di poche ore, importanti pedine dello scacchiere si sono dimesse: la contestata capo di gabinetto Carla Romana Raineri, il super assessore al bilancio Marcello Minenna, l'amministratore Unico di AMA (Municipalizzata per la gestione dei rifiuti) Alessandro Polidoro, infine il vertice di ATAC, l'azienda municipalizzata dei trasporti, il direttore generale Marco Rettighieri e l'amministratore unico Armando Brandolese.
In totale, dal giorno del suo insediamento, Virginia Raggi ha visto turnare tre capi di gabinetto, un assessore, due vertici di AMA e uno di ATAC.
Non c'è che dire, peggio non poteva accadere alla povera Sindaca di Roma Capitale.
Probabilmente se la sta ridendo il suo predecessore, quell'Ignazio Marino "rinnegato" dal Papa in persona e ridicolizzato dal suo stesso selfie subacqueo mentre si consumavano le esequie trash del capo del "Clan Casamonica" e se la ridono le opposizioni che hanno materiale fresco per dare addosso al M5S, colpevole solo di avere avuto la presunzione di tentare di sanificare la "Città Eterna" che, oltre alla bellezza, non avrebbe più le caratteristiche morali per essere la Capitale d'Italia.
Il marcio si è insinuato in ogni anfratto della vita pubblica della città.
La testimonianza più recente si è registrata con l'indagine "Mafia Capitale" ma è solo il risultato di accumulo di "nefandezze" che già negli anni '70 Pier Paolo Pasolini tentò di raccontare con i suoi film, da "Petrolio" a "Salò o le 120 giornate di Sodoma", uscito postumo al suo assassinio. Film legato a doppio filo all'omicidio: non solo perché si conclude con una strage, ma perché finì direttamente nelle indagini a causa di materiale cinematografico rubato e poi utilizzato per condizionare il regista, forse addirittura per tendergli l'agguato mortale.
Pasolini aveva osato denunciare le abominevoli pratiche perpetrate da insospettabili del "potere" e perciò morì. Almeno questa è la tesi di Stefania Nicoletti che collabora da anni con l'avvocato Paolo Franceschetti, già legale delle "Bestie di Satana" e indagatore dei più controversi casi di cronaca. Una tesi ben argomentata nell'articolo di Giorgio Cattaneo "L'orgia cannibale è realtà, Pasolini non doveva svelarla" di cui consiglio la lettura.
Insomma, Roma è stata brutalizzata come lo è stata l'Italia, unico Paese UE a non dare segnali di ripresa (PIL del secondo trimestre uguale a Zero) con le imprese che devono tentare la sopravvivenza oppressi dalla concorrenza e da una fiscalità pari al 64% (vedi sole 24 ore). Consumi stagnanti e deflazione che ancora vivono e prosperano nel nostro Paese senza che misure serie vengano prese per correggere quest'andamento che sta logorando la società civile ormai orfana di assistenza adeguata e, quel che è peggio, rassegnata.
Bisogna cambiare passo, fare leva sui pochi fondamentali ancora certi, e uscire dalla buca nella quale si è scivolati dall'inizio della crisi e nella quale, sembrerebbe, si sia trovato un sicuro riparo, come nel ventre materno, in attesa di quale strano o divino evento che possa riportarci alla luce.
Lo dobbiamo a noi stessi e alle future generazioni.