Il consorzio avvia un nuovo progetto di pubbliche relazioni per accompagnare la crescita. Mercoledì 10 luglio il Consorzio ha incontrato venti giornalisti canadesi al ristorante Après Wine Bar di Toronto. La stampa ha scoperto le attività del Consorzio per poi effettuare una degustazione guidata e assaporare un menu incentrato sul Parmigiano Reggiano Dop.

Reggio Emilia, 12 giugno 2019 –

Il Consorzio del Parmigiano Reggiano punta sul Canada dopo che nel 2018 l'export ha visto una crescita del + 18% rispetto al 2017. Con 2.723 tonnellate importate l'anno passato, il Paese nordamericano entra nella lista dei cinque maggiori importatori mondiali di Parmigiano Reggiano per volume di prodotto.

Per accompagnare la crescita in questo mercato emergente di fondamentale importanza, il Consorzio ha avviato lo scorso giugno un progetto di Pubbliche Relazioni per aiutare il consumatore canadese, attraverso attività con la stampa e i mezzi di informazione, a distinguere il Parmigiano Reggiano Dop dal generico "parmesan" e per educarlo all'uso e alla corretta conservazione del Re dei Formaggi.

Il punto di partenza di questo nuovo progetto di Pubbliche Relazioni è stato l'incontro con i media canadesi che si è tenuto mercoledì 10 luglio al ristorante Après Wine Bar nell'esclusivo quartiere Queen West di Toronto, recentemente nominato da Vogue come il secondo quartiere più trendy del mondo.

L'evento ha visto la partecipazione di venti giornalisti canadesi e si è aperto con una degustazione guidata di tre stagionature di Parmigiano Reggiano. A seguire, lo chef-patron Jeff Kang e il suo team hanno creato un menu incentrato sul Parmigiano Reggiano. Ogni portata è stata inoltre accompagnata da un vino capace di mettere in risalto le qualità della Dop.

Parametri rispettati e indagini approfondite su oltre 50 campionamenti consegnano un quadro positivo della risorsa irrigua nel comprensorio consortile. Rispetto allo scorso anno migliorate anche le acque dei canali Galasso e Naviglio Navigabile.

Parma –

La qualità delle acque irrigue del Parmense che scorrono all’interno della rete artificiale dei canali di bonifica è migliorata ulteriormente rispetto allo scorso anno: è quanto emerge dal Report annuale redatto dai ricercatori tecnico-scientifici del Consorzio della Bonifica Parmense.

L’ente consortile – che nella sostanza si preoccupa, per competenza specifica, del trasporto della risorsa idrica e non strettamente della sua qualità – monitora periodicamente lo stato dei flussi irrigui (indispensabili per la produzione della gran parte delle tipicità agroalimentari della nostra provincia) grazie al laboratorio tecnico itinerante Bonifica Lab, struttura itinerante che consente di asserire che le acque irrigue dei canali consortili superano l’esame qualità, dimostrandosi idonee agli usi per l’agricoltura.

Rilevanti e significativi alcuni dei dati emersi dalle relazioni conclusive – redatte dall’ingegnere ambientale consortile Elisa Trombi e dall’esperto consulente in materie ambientali Riccardo Franchini sulla qualità irrigua della risorsa esaminata: le sostanze prioritarie fosfati e fitofarmaci e la sommatoria complessiva delle sostanze rilevate si mantengono inferiori ai valori limite della cosiddetta classe 1, utile per l’impiego irriguo, ovvero la migliore delle classi della tabella A Giardini, universalmente riconosciuta come modello di riferimento per il settore agricolo. Il dato rappresenta l’ultimo anello di una catena di risultati di idoneità confermata già negli ultimi anni in cui l’uso irriguo dell’acqua nel comprensorio è sempre stato ben al di sotto della soglia standard considerata

Importante miglioramento quello nelle aree che presentano alcune criticità, come quelle relative ai canali che attraversano la zona urbana di Parma, in particolare quelle provenienti dal Naviglio Navigabile e dal Canale Galasso: in questi due casi all’azoto e al fosforo si sommano cloruri e salinità elevata, ma pur sempre rientrando nei limiti di utilizzo. Da evidenziare anche l’assenza di sostanze tossiche, compresi pesticidi e fitofarmaci, in concentrazioni significative e per questo motivo le acque dei canali possono essere utilizzate senza particolari problemi perché non sussiste particolare rischio igienico-sanitario che possa incidere sulla salubrità delle numerose produzioni.

Nell’ottica di un perpetuo e continuo miglioramento è da segnalare l’inizio di un percorso di collaborazione condivisa con le aziende conserviere della Provincia di Parma volto a sensibilizzare verso l’importanza del recupero delle acque reflue e la salvaguardia dell’ecosistema: un protocollo di intesa firmato dai Consorzi di bonifica di Parma e Piacenza, OI Pomodoro e da Industria del Nord Italia nel settembre 2018. E la sinergia con Arpae Parma per il trasferimento dei dati ambientali dei loro controlli sulla qualità delle acque dei depuratori comunali.

Proprio in questi giorni è in corso la campagna di rilevazione 2019 con il mezzo mobile di Bonifica Lab che, come nell’anno precedente, prevede di monitorare più di 50 punti stazione distribuiti sul territorio irriguo gestito dal Consorzio, in particolare di pianura commentano Franchini e Trombi – . I primi risultati sono confrontabili con il 2018 e restituiscono un già un primo quadro positivo, stante la forte siccità di inizio anno che aveva favorito la concentrazione di sostanze nell’acqua”.

 

Per la prima volta dall'uscita dello studio dell'Osservatorio Smart AgriFood sul digitale nell'agroalimentare italiano, escono anche i dati sulle regioni del Nord Italia: Lombardia al top per innovazione.

Nel cerealicolo il 73% delle aziende lombarde presenti nel campione adotta soluzioni di agricoltura 4.0, mentre in Emilia Romagna spicca la zootecnia (75%). Veneto e Piemonte sopra la media nazionale per soluzioni digitali nel vitivinicolo (47% e 35%)

Cremona, 10 luglio 2019 – Titolo di studio a indirizzo agrario conseguito dall'imprenditore e appartenenza al settore cerealicolo. Ecco "l'identikit" delle realtà dell'agroalimentare italiano più portate all'adozione di soluzioni di agricoltura 4.0. A completare il quadro, un dato inatteso: l'età dell'imprenditore sembra incidere poco sulla decisione di abbracciare l'innovazione tecnologica.

L'istantanea del rapporto tra agricoltura e nuove tecnologie fa riferimento al Nord Italia, nello specifico a Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. I dati regionali, inediti, scaturiscono dalla ricerca dell'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano* e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell'Università degli Studi di Brescia. L'indagine su innovazione digitale e agroalimentare italiano, presentata in febbraio, ha rivelato un vero e proprio "boom" dell'agricoltura 4.0, per un valore di mercato compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro nel 2018.

Il campione di riferimento utilizzato come base per l'indagine conta 903 risposte da altrettante aziende agricole. Di queste, 71 sono lombarde, 141 piemontesi, 104 emiliane e 89 venete.

TITOLO DI STUDIO – La ricerca evidenzia che "non sembra che l'età possa essere rilevante al fine di determinare l'adozione o meno di tecnologie di agricoltura 4.0". Più significativo è il titolo di studio dell'imprenditore: "Sembra che un titolo di studio a indirizzo agrario sia associato a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Non sembra invece essere rilevante il titolo di studio di per sé. Questa dinamica sembra riflettersi anche nelle singole regioni (salvo che per il Veneto)".

- In Lombardia gli imprenditori agricoli che adottano soluzioni 4.0 hanno una laurea nel 57% dei casi e, nel 64% dei casi, hanno una laurea ad indirizzo agrario.

- In Piemonte gli imprenditori agricoli laureati che puntano sull'innovazione digitale sono il 42% e il dato sale al 56% in relazione alle lauree ad indirizzo agrario.

- In Emilia Romagna i laureati che operano in campo agricolo puntando all'innovazione rappresentano il 50%, mentre gli imprenditori 4.0 con laurea ad indirizzo agrario sono l'80%.

- In Veneto gli imprenditori laureati impegnati nell'agricoltura 4.0 sono il 47%, mentre i laureati con indirizzo agrario rappresentano solo il 29%.

DIMENSIONI AZIENDALI – Di rilievo, per l'adozione di soluzioni 4.0, è la dimensione aziendale: "maggiore è la dimensione dell'azienda agricola e maggiore è la probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0". "Nel caso della Lombardia – rivela la ricerca – tutte le classi di dimensione sono caratterizzate da una maggiore incidenza, rispetto al campione generale, di aziende agricole che hanno scelto di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Incidono in particolare le grandissime superfici e le micro aziende. Nel caso del Piemonte e dell'Emilia Romagna sono invece le sole aziende più grandi quelle caratterizzate da percentuali di adottanti più alte. Nel caso del Veneto sono le aziende di medie dimensioni quelle che hanno un incremento maggiore sulle percentuali di adottanti".

SETTORI – Il cerealicolo è il comparto con le più alte percentuali di aziende che abbracciano l'agricoltura 4.0: 73% in Lombardia, 72% in Piemonte, 67% in Emilia Romagna, 65% in Veneto.

Spicca anche il settore zootecnico, con percentuali più alte rispetto al campione generale nel caso di Lombardia (64%) e Piemonte (54%).

Nell'adozione di soluzioni digitali 4.0 per il vitivinicolo, Veneto e Piemonte (rispettivamente, 47% e 35%) sono caratterizzati da percentuali più alte rispetto al campione generale, mentre l'Emilia Romagna è sotto la media (21%).

Nell'orticolo sono Emilia Romagna (80%) e Lombardia (67%) a trainare, mentre il Veneto si ferma al 40%, poco sotto il dato generale (47%).

CONCLUSIONI – Nel complesso, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono in linea con le percentuali di aziende agricole che hanno adottato soluzioni di agricoltura 4.0 nel campione generale (55% il dato italiano). Risalta il caso della Lombardia (68% nell'adozione di soluzioni improntate all'innovazione), che si discosta nettamente dal resto d'Italia. A seguire, Piemonte (62%), Emilia Romagna (55%). Di poco sotto la media generale è il Veneto (51%).

E mentre dimensioni aziendali, titolo di studio a indirizzo agrario e appartenenza al cerealicolo come settore prevalente "sembrano sempre essere associati a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0 – conclude la ricerca –, dall'altro non possiamo trarre delle conclusioni di carattere generale dall'analisi delle altre variabili, che potrebbero trovare un significato maggiore più a livello regionale che a livello nazionale, dove le specificità di ciascuna regione sono necessariamente smorzate".

*La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nel campo dell'economia, del management e dell'industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. La Scuola ha ricevuto, nel 2007, il prestigioso accreditamento EQUIS. Nel 2009 è entrata per la prima volta nel ranking del Financial Times delle migliori Business School europee. Nel 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA. Dal 2015, la Scuola è membro di AACSB International. La Scuola è presente inoltre nei QS World University Rankings. Nel 2017, la School of Management è la prima business school italiana a vedere riconosciuta la qualità dei propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA attraverso la certificazione EOCCS. La Scuola è membro PRME, Cladea e QTEM.

Regioni e Autorità Bacino: lotta serrata a illegalità. collaborazione con Prefetture.

Milano – Proseguono le attività istituzionali di contrasto al bracconaggio nel Fiume Po. Nel 2018 era stato siglato il protocollo d'intesa triennale per il controllo della pesca illegale nel principale fiume italiano tra Regioni Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, le prefetture di Milano, Torino, Venezia e Bologna e l'Autorità Distrettuale del fiume Po. In attuazione al documento, Regioni e Province coinvolte hanno individuato lungo tutta l'asta 166 potenziali punti di imbarco e sosta degli automezzi utilizzati nell'attività di bracconaggio. Entro la fine di agosto sarà elaborata una mappa interattiva che sarà messa a disposizione delle prefetture per il monitoraggio dei siti.

"Le attività di pesca illegale hanno contribuito a indebolire la biodiversità nel Po e a diminuire il numero di esemplari di specie autoctone, come lo storione e l'anguilla. Per questo vogliamo intervenire con decisione e in maniera coordinata affinché vengano tutelata la fauna e le attività di pesca legale", hanno dichiarato gli assessori regionali con delega alla Pesca di Lombardia ed Emilia-Romagna, Fabio Rolfi e Simona Caselli, presenti questa mattina a Palazzo Lombardia per il tavolo interregionale. "Ora faremo una verifica su questi 166 punti di attracco per capire quali siano già utilizzati e concentrare meglio le energie".

"E' essenziale riuscire a fornire alle Forze dell'Ordine uno strumento innovativo per consentire di intervenire in modo mirato ed efficace. Stiamo ultimando una rilevante attività di analisi nel dettaglio delle necessità e questo diventerà a breve un mezzo prezioso per intervenire. Così chi avrà il compito di vigilare per scongiurare il grave fenomeno del bracconaggio sul Po potrà contare su conoscenze approfodnite del territorio e tecnologie digitali avanzate", ha aggiunto il Segretario Generale dell'Autorità Distrettuale del Fiume Po Meuccio Berselli.

Il piano operativo prevede un potenziamento delle Forze di Polizia provinciale e locale anche con adeguamento delle attrezzature per il controllo notturno e la navigazione.

PUNTI DI IMBARCO PESCA, SBARCO E SOSTA DEGLI AUTOMEZZI DI APPOGGIO UTILI ED UTILIZZATI NELL'ATTIVITÀ DI BRACCONAGGIO PER OGNI PROVINCIA:

Ferrara: 8
Parma: 14
Piacenza: 16
Reggio Emilia: 11
Lodi: 46
Mantova: 13
Cremona: 7
Pavia: 42
Rovigo: 9

TOTALE: 166

 

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UniCredit e la Export-Import Bank of China (CEXIM) promuovono la collaborazione tra le imprese in Cina, Italia e nei Paesi della Cee

UniCredit ha annunciato la sigla di un Memorandum d'intesa (MoU) con la Export-Import Bank of China (CEXIM), con l'obiettivo di creare e sviluppare relazioni di lungo termine per promuovere la collaborazione tra imprese cinesi, italiane e dell'Europa centro-orientale (CEE).

L'accordo mira a incentivare lo sviluppo commerciale e di soluzioni per i clienti nelle aree del project finance (inclusi i finanziamenti garantiti dalle ECA - Export Credit Agencies), dei progetti nel settore energetico e delle infrastrutture, del global transaction banking (in particolare dei servizi di liquidazione e dei finanziamenti a breve termine), dei mercati dei capitali di debito, dei mercati finanziari globali, del sostegno finanziario nei mercati locali di Italia e CEE e della consulenza finanziaria (inclusi. M&A).

L'accordo si fonda sul rafforzamento della cooperazione economica e commerciale tra Cina ed Europa: secondo l'Eurostat, infatti, alla fine del 2018 la Cina era il partner numero due per le esportazioni e il partner principale per le importazioni di merci nell'Ue.

L'obiettivo principale del MoU consiste nel promuovere la partecipazione congiunta ai finanziamenti, inclusi il project financing e i finanziamenti garantiti dalle ECA e nell'agevolare la partecipazione ai progetti da parte di imprese italiane, cinesi e dell'Europa centro-orientale. In questo modo, l'accordo sosterrà il commercio tra la Cina e i principali mercati di UniCredit nei settori della meccanica e dell'elettronica, dell'high e new tech, dell'energia e delle materie prime.

Il Memorandum agevolerà inoltre la sinergia nell'ambito di progetti nel settore energetico e delle infrastrutture realizzati in Cina, in Italia e nella CEE, che saranno sostenuti e sviluppati da imprese cinesi e/o che operano nei principali mercati di UniCredit.

L'accordo è stato firmato il 10 luglio a Milano da Fabrizio Saccomanni, Presidente di UniCredit e Hu Xiaolian, Presidente di CEXIM.

Commentando il Memorandum, il Presidente di UniCredit Saccomanni ha dichiarato: "Questo Memorandum è un concreto passo avanti nel sostegno alla crescita economica delle imprese europee in Cina. Come banca paneuropea di successo, UniCredit vanta una posizione unica per promuovere la cooperazione tra imprese cinesi ed europee."

Il MoU sosterrà le aziende, gli sponsor di progetto e le istituzioni nelle rispettive attività internazionali, in particolare nelle operazioni condotte sui mercati principali di UniCredit, ovvero l'Europa centro-orientale e l'Italia. Grazie al Memorandum, UniCredit potrà rafforzare i legami con le imprese e le istituzioni finanziarie cinesi, diventando la via d'accesso dei clienti che stanno espandendo la loro attività nei mercati chiave della Banca.

Milano, 10 Luglio, 2019

 

CEXIM

La Export-Import Bank of China, come banca di Stato, ha il compito di sostenere il commercio estero, gli investimenti e la cooperazione economica internazionale della Cina. La Cexim ha un ruolo cruciale nella promozione della crescita costante e dell'adeguamento strutturale, nel sostegno del commercio estero, nell'implementazione della strategia di globalizzazione e nell'incentivazione dello sviluppo sano e sostenibile del Paese.

UniCredit

UniCredit è un solido Gruppo Pan-Europeo, con un modello di banca commerciale semplice e una piattaforma di Corporate & Investment Banking perfettamente integrata, che mette a disposizione dei suoi 26 milioni di clienti una rete unica in Europa Occidentale e Centro Orientale. UniCredit offre competenze locali nonché una rete internazionale unica, in grado di accompagnare e supportare la propria ampia base di clientela a livello globale attraverso banche leader in 14 Paesi e un network bancario europeo: Italia, Germania, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria e Turchia. Grazie a una rete internazionale di uffici di rappresentanza e filiali, UniCredit è presente in altri 18 Paesi di tutto il mondo.

A Varano de' Melegari, un incontro sulle prospettive dell'economia e dei mercati finanziari

VARANO DE' MELEGARI (PARMA), 10 Luglio 2019 – Geopolitica, economia e trend dei mercati sono stati i temi al centro dell'incontro organizzato da UniCredit Private Banking e Corporate Banking presso la Dallara Academy che ha ospitato il meeting, arricchendolo con una visita all'interno della fabbrica della rinomata azienda automobilistica.

Un'iniziativa dedicata alle Eccellenze di impresa, rivolta ai principali rappresentanti del tessuto economico e imprenditoriale del territorio: una platea composta da 130 persone.

Dopo i saluti di benvenuto a cura di Andrea Pontremoli, CEO del gruppo Dallara, e di Luciano Resciniti, Responsabile Private Business Centro Nord UniCredit; Alessandro Caviglia, Co-Head Investments and Solutions UniCredit, e Luca Chiarella, Sales Director Pictet Asset Management, hanno fornito una panoramica sul contesto economico europeo e mondiale e sui principali filoni di investimento e trend in essere nei vari mercati finanziari. Tra i presenti anche Alessandro Capasso, Area Manager Private Emilia UniCredit; e Claudio Croce, Area Manager Corporate Parma e Piacenza UniCredit.

L'incontro si inserisce tra le attività organizzate sui territori dal Private Banking di UniCredit, network del gruppo specializzato nella gestione personalizzata e consulenziale di importanti patrimoni e dal Corporate Banking, network dedicato alle imprese e al supporto dell'economia del territorio.

Sabato 13 grazie all’organizzazione del Consorzio Agrario dell’Emilia e dell’ideatore Sergio Bassan saranno oltre 200 i mezzi della multinazionale per le dimostrazioni in campo. Premiato anche il trattore che arriverà da più lontano.

 

7 Deere Day – The Return – si presenta alla vigilia come un evento unico e spettacolare, destinato a richiamare migliaia di appassionati ed addetti ai lavori a Jolanda di Savoia (FE) , sabato prossimo 13 Luglio a partire dalle 9 del mattino, presso il suggestivo allestimento ospitato da Bonifiche Ferraresi. Al centro della giornata una serie di appuntamenti da non perdere all’insegna dell’innovazione e delle più recenti ed avanzate applicazioni tecnologiche alla meccanizzazione in campo a supporto delle imprese agricole del territorio.

Grazie all’organizzazione del Consorzio Agrario dell’Emilia e del rivenditore veneto Giorgio Bassan, collaudato organizzatore delle edizioni precedenti della manifestazione, saranno oltre 200 i mezzi John Deere in campo, unitamente ad una catena di altre attrazioni uniche per gli affezionati ed estimatori della grande gamma della multinazionale leader del comparto. Alle 9,30 si inizierà con la presentazione del ricco programma della giornata con una sorta di breve convegno sull’agricoltura 4.0 e sulla rilevanza della tecnologia più avvenieristica per il lavoro e rese dell’impresa agricola: intervistati dal giornalista Andrea Gavazzoli interverranno Marzio Devalle di John Deere Italia, di Sergio Bassan (Bassan srl), di Antonio Ferro presidente del Consorzio Agrario dell’Emilia  e di Francesco Pugliese di Bonifiche Ferraresi. Subito dopo andrà in scena la sfilata della nutrita pattuglia dei mezzi John Deere con dimostrazioni in campo e dalle 14, grazie agli esperti a disposizione in loco, gli agricoltori potranno avere informazioni utili e mirate. 7 Deere Day proporrà anche 5mila mq espositivi dedicati ai maggiori brand del settore e chi raggiungerà la manifestazione ferrarese alla guida del suo mezzo Deere parteciperà alla gara che premierà il Driver che arriverà da più lontano.

Vi aspetto a questa entusiasmante manifestazione – ha commentato il presidente del CAE Antonio Ferro – dove saranno di casa innovazione e tecnologia, ovvero il cuore dell’evento che ha l’ambizione non certo celata di portare in campo l’agricoltura del domani e farla conoscere a tutti gli imprenditori agricoli“. 

“Torna il grande festival del 7 Deere Day con un programma ricco di novità a partire proprio dal concept stesso di questa edizione – ha commentato Sergio Bassan -  che per la prima volta sbarca in Emilia Romagna: la forza delle donne e dei giovani in agricoltura. Sono loro infatti i portavoce della passione e dedizione per questo mondo strordinario”. Giovani che proprio all’evento ferrarese saranno protagoniste in virtù della presenza e dell’esibizione di tre giovanissime. ma già esperte ed apprezzate drivers di mezzi John Deere : Camilla Guarato, Elena Riva e Ilaria Mason.

 

Mercoledì, 10 Luglio 2019 05:52

Sospesa l'erogazione dal Brugneto

In riferimento alle forti piogge verificatesi nella giornata di ieri sull'areale Trebbia e al fine di ottimizzare l'utilizzo dell'acqua invasata, il Consorzio di Bonifica di Piacenza comunica la sospensione dell'erogazione del rilascio di acqua dalla diga del Brugneto.

Con successiva nota verrà comunicata la ripresa dell'erogazione. (Piacenza 9 luglio 2019)

 

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Latte spot sempre in segno positivo, mentre si arrestano la crema e il burro. Panna di nuovo su, mentre i formaggi sono sempre stabili.

di Virgilio e Jacopo Parma 9 luglio 2019 -

LATTE SPOT – Il crudo spot nazionale mantiene trend di crescita tra 47,43 e 48,46 €/100 al litro, così come il latte intero pastorizzato spot estero, tra 43,82 e 44,85 €/100 al litro. Torna invece in salita il prezzo del latte scremato pastorizzato spot estero, a +6,7% tra 24,32 e 25,36 €/100 al litro.

BURRO E PANNA – Dopo settimane di calo dei prezzi per le diverse tipologie del burro, il prezzo sul mercato per i prossimi sette giorni rimane invariato; stessa fissità il prezzo della crema. Cala ancora lo zangolato parmigiano. Si alza invece il costo della panna.

Borsa di Milano 8 luglio 2019:
BURRO CEE: 3,50 €/Kg (=)
BURRO CENTRIFUGA: 3,75 €/Kg. (=)
BURRO PASTORIZZATO: 1,90 €/Kg. (=)
BURRO ZANGOLATO: 1,70 €/Kg. (=)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,78 €/Kg. (=)
MARGARINA giugno 2019: 0,87 - 0,93€/kg (=)

Borsa di Verona 9 luglio 2019: (+1,56%)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,90 – 2,00 €/Kg.

Borsa di Parma 5 luglio 2019 (- 3,7%)
BURRO ZANGOLATO: 1,30 €/Kg.

Borsa di Reggio Emilia 9 luglio 2019 (=)
BURRO ZANGOLATO: 1,30 - 1,30 €/kg.

GRANA PADANO – Milano 8 luglio 2019 – Nessuna novità nel listino del Grana Padano.

- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 7,95 – 8,05 €/Kg. (=)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,55 - 8,75 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,95 - 9,20 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 6,55 - 6,70 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO – Parma 28 giugno 2019 – Il Parmigiano Reggiano rimane anche questa settimana con i medesimi prezzi.

-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 10,90 - 11,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 11,40 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 12,05 - 12,50 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 12,80 - 13,30 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 13,85 - 14,25 €/Kg. (=)

@MulinoAlimentar #Filiera #Latte #DOP #formaggi #food #madeinitaly #lattierocaseari @theonlyparmesan
@ClaudioGuidetti @100MadeinItaly

 

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Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI, parte del Gruppo BEI), e UniCredit hanno siglato oggi un accordo che prevede un plafond di 50 milioni di euro di finanziamenti a impatto sociale in favore di imprese sociali italiane che soddisfano specifici criteri di impatto. L'accordo beneficia del sostegno del programma dell'UE per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) e del Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI), fulcro del Piano degli Investimenti per l'Europa, conosciuto anche come "Piano Juncker". Potranno beneficiare di questi finanziamenti imprese profit e non profit, con un fatturato annuo massimo di 30 milioni di euro. L'obiettivo è sostenere queste aziende con prestiti più convenienti, fino a 500.000 euro per ogni singola operazione.


Alla firma erano presenti Jean Pierre Mustier, Amministratore Delegato di UniCredit, il Presidente del FEI, Dario Scannapieco, l'Amministratore Delegato del FEI, Pier Luigi Gilibert e Massimo Gaudina, Capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea.
Questa operazione segue l'accordo siglato con il FEI nell'aprile 2018 a garanzia di un plafond di 50 milioni di euro a beneficio di 2.500 microimprese italiane e quelli firmati all'inizio del 2019 con la BEI a sostegno delle mid-cap italiane, con particolare attenzione verso l'imprenditoria femminile, le imprese innovative e i progetti di lotta al cambiamento climatico.

Marianne Thysse, Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità del lavoro, ha affermato: "Grazie ai fondi Europei inclusi nel programma EaSI, UniCredit potrà sostenere le imprese sociali in Italia con un plafond 50 milioni di euro. Questi finanziamenti a impatto sociale non saranno solo di supporto alle PMI ma anche alla comunità nel suo complesso. Aiutando l'imprenditoria sociale, dimostriamo ancora una volta il nostro impegno nel costruire un'Europa più equa e rafforziamo la sua dimensione sociale."

Pier Luigi Gilibert, Amministratore Delegato del FEI, ha aggiunto: "Questo accordo fornisce alle imprese sociali italiane un supporto finanziario su misura per contribuire a rafforzare il loro impatto sulla società. Perseguire l'obiettivo della crescita inclusiva e della coesione sociale è una parte molto importante della missione del FEI e, allo stesso tempo, un obiettivo politico fondamentale per l'Unione Europea. Lo stesso costituisce anche un'area a cui stiamo attribuendo un'importanza crescente. Siamo quindi lieti di estendere la nostra collaborazione con UniCredit per offrire un migliore accesso ai finanziamenti con requisiti di garanzia ridotti per favorire l'imprenditoria italiana con un obiettivo sociale."

Jean Pierre Mustier, CEO UniCredit, ha commentato: "In UniCredit siamo orgogliosi che tutte le nostre azioni siano guidate dall'etica e dal rispetto. È nostro dovere sostenere le comunità locali, e la continua collaborazione con il FEI è la dimostrazione dei nostri obiettivi condivisi: costruire una società più equa e sostenibile attraverso un costante impegno a supporto dell'economia italiana. Continuiamo a sostenere ulteriormente la crescita delle aziende italiane che possono generare un impatto sociale positivo verso le comunità in cui operano."


Dario Scannapieco, Presidente del FEI e Vicepresidente del Gruppo BEI, ha dichiarato: "Il Gruppo BEI pone la sostenibilità al centro delle sue attività. La finanza inclusiva e quella a impatto sociale sono strumenti chiave per le istituzioni europee. Condividendo questo obiettivo, UniCredit rappresenta un partner cruciale per il Gruppo come testimoniato proprio dall'accordo siglato oggi e dalle molteplici altre collaborazioni quali il sostegno verso l'imprenditoria femminile, la promozione dell'innovazione e la lotta ai cambiamenti climatici."


UniCredit gestirà la selezione delle iniziative sociali e l'erogazione del finanziamento dell'impatto sociale attraverso l'intera rete commerciale nazionale. Per potersi candidare, le imprese devono dichiarare il loro impegno sociale, gli obiettivi di impatto specifico che intendono raggiungere e rendersi disponibili a misurare i loro progressi durante l'intera durata del finanziamento. Infine UniGens, associazione di volontari composta da attuali ed ex dipendenti di UniCredit, fornirà mentoring e formazione alle imprese selezionate.


UniCredit ha sviluppato una metodologia unica volta a facilitare la raccolta di specifici KPI sociali al fine di analizzare i risultati sociali in modo semplice e misurabile. Questo approccio è adattabile a diversi settori ed è il risultato di continui confronti e feedback da parte di clienti e partner allo scopo di sostenerli nella fase iniziale di richiesta del prestito e su base continuativa per monitorare i loro progressi utilizzando uno strumento digitale proprietario (la piattaforma "Dimensione Sociale").


Nel 2018, la Social Impact Banking di UniCredit ha approvato 72,9 milioni di euro di prestiti di cui 47,8 milioni di euro erogati. Ciò ha comportato l'approvazione di 31 operazioni di impact financing per 32,6 milioni di euro e 2.050 prestiti di microcredito per un importo di 40,3 milioni di euro.
Considerando l'attività complessiva della partnership Gruppo BEI-UniCredit, le risorse totali destinate alle PMI in Italia ammontano a circa 5 miliardi di euro negli ultimi cinque anni.

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 18 - n° 27 7 luglio 2019 -
Editoriale: - La nuova "resistenza". Sovranisti per necessità! - Latte scremato pastorizzato estero, crema e panna in stallo. - Cereali e dintorni. Un tonfo assolutamente imprevedibile - Focus sul caso aceto balsamico – lo stato dell'arte - Qualità, EIMA alla pari di Hannover -

SOMMARIO Anno 18 - n° 27 7 luglio 2019
1.1 editoriale
La nuova "resistenza". Sovranisti per necessità!
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Latte scremato pastorizzato estero, crema e panna in stallo.
2.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Un tonfo assolutamente imprevedibile.
7.1 vino e degustazioni Aperitivi formativi al "Marcello Experience Parma"
7.2 rifiuti speciali Rifiuti speciali: facciamo chiarezza. Definizioni, informazioni e dati
8.2 aceto balsamico Focus sul caso aceto balsamico – lo stato dell'arte
9.1 eventi Villaggio Coldiretti: Il Consorzio Parmigiano Reggiano è partner dell'evento che si terrà a Milano dal 5 al 7 Luglio
9.2 sicurezza alimentare Il Ministero richiama tranci surgelati di Verdesca, rischio contaminazione chimica
10.1 meccanizzazione Qualità, EIMA alla pari di Hannover
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners

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di Mario Vacca Parma 7 luglio 2019 - Dal momento in cui il ministro Tria ha proposto il generale Antonio Maggiore come direttore dell'Agenzia delle Entrate sono state implementate diverse innovazioni che hanno cambiato la burocrazia amministrativa delle imprese. La fattura elettronica il 01 luglio è arrivata al suo primo step, nella stessa data è entrato in vigore l'obbligo dello scontrino elettronico per alcuni esercenti, e per tutti da gennaio 2020, e sempre nel 2020 molto probabilmente vedranno la luce gli scontrini-lotterie.

Analizziamo oggi la situazione attuale:

Dal 01/07/2019 è terminato il periodo transitorio per gli obblighi relativi all'emissione della fattura elettronica. Sempre dal 1 luglio 2019 scatta anche l'obbligo di memorizzare e trasmettere in via telematica all'Agenzia delle Entrate i dati dei corrispettivi per i soggetti che nel 2018 hanno realizzato ricavi superiori ad euro 400.000 (obbligo che sarà esteso a tutti dal 1 gennaio 2020).

EMISSIONE FATTURA ELETTRONICA

La fattura elettronica potrà essere emessa entro 12 giorni dal momento di effettuazione dell'operazione.

La fattura dovrà contenere la "data di effettuazione dell'operazione" nel momento impositivo corretto: potrà poi essere trasmessa entro 12 giorni in via telematica

(servizio sdi), esempio:

- Operazione effettuata il 28 giugno, possibilità di emettere la fattura attraverso il servizio telematico (sdi) entro il 10 luglio: data fattura e data di effettuazione dell'operazione 28 giugno, invio telematico entro il 10 luglio, validità ed effetto fiscale dell'operazione mese di giugno;

- Qualora si emetta una fattura riepilogativa di più operazioni (ad esempio fattura differita relativa a più ddt) la data di effettuazione da inserire nella fattura elettronica potrà essere quella dell'ultima operazione.

Si consiglia di fare attenzione ad emettere le fatture entro la fine del mese di competenza (data effettuazione dell'operazione), benché la normativa consenta ancora il termine di 15 giorni per l'emissione della fattura stessa.

CORRISPETTIVI TELEMATICI (ex scontrino e ricevuta fiscale)

Dal 1 luglio, per i soggetti con ricavi fino ad euro 400.000 che possono emettere lo scontrino o la ricevuta fiscale in luogo della fattura, scatta l'obbligo della memorizzazione e trasmissione giornaliera dei corrispettivi. Per questo sarà necessario utilizzare in luogo del vecchio registratore di cassa i nuovi registratori telematici: gli stessi registratori dovranno provvedere giornalmente all'invio telematico dei dati all'Agenzia delle Entrate.

Non ci sarà più il vecchio scontrino fiscale (o ricevuta) ma il nuovo "documento commerciale" utile esclusivamente come ricevuta di acquisto e relative garanzie. Affinché tale documento commerciale possa essere riconosciuto fiscalmente (ad esempio per beneficiare di detrazioni o deduzioni d'imposta) sarà necessario richiedere all'esercente l'emissione di idoneo "documento commerciale valido ai fini fiscali" fornendo il proprio codice fiscale e partita via.

Permane l'obbligo di emissione della fattura su richiesta del cliente.

L'Agenzia Area Italia di Parma, con la campagna di raccolta fondi popolare per il restauro della chiesa della Capitale Italiana della Cultura 2020 ha ottenuto l'Oro per il miglior progetto pubblicitario. "Liberiamo San Francesco del Prato".

La storia di San Francesco del Prato e il modo di raccontarla, coinvolgendo la collettività nel restauro della chiesa e nella riapertura alla città e al culto, conquistano il Premio Agorà, riconoscimento assegnato ai migliori progetti pubblicitari che si sono distinti per creatività, strategie e pianificazione. L'Agenzia Area Italia di Parma, guidata da Andrea Begani e Michele Rastelli, ha infatti ottenuto l'Oro con la "Campagna Raccolta Fondi Popolare Per il Restauro San Francesco Del Prato", progetto di comunicazione integrato, che nelle parole di Salvatore Limuti, Presidente del Premio Agorà il 29 giugno 2019 nel Teatro Comunale di Cefalù (PA), durante la cerimonia di premiazione, "con il claim Liberiamo San Francesco del Prato" ha saputo sensibilizzare cittadini ed istituzioni alla donazione, in favore del restauro della chiesa carcere".

Una campagna di comunicazione sociale efficace, basata sulla viralità e sui racconti storici, e con un obiettivo nobile.

Il progetto di rinascita di San Francesco del Prato, promosso e coordinato dal "Comitato per San Francesco del Prato", è uno dei temi cardini su cui si muove la città eletta "Capitale Italiana della Cultura" per il 2020. Una struttura maestosa che diventerà luogo di eventi musicali, accademici e culturali, ma che sarà anche riconsegnata ai Frati Minori Conventuali che circa 800 anni fa l'hanno edificata.

Per informazioni: Comitato San Francesco del Prato: www.sanfrancescodelprato.it 

Nella foto, da sinistra: Stefano Andreoli del Comitato per San Francesco del Prato
Don Alfredo Bianchi del Comitato per San Francesco del Prato
Andrea Begani di Areaitalia
Saverio Borrini, progettista

78,4 milioni in più da gennaio a marzo. La Germania, primo mercato, cresce del 6%. Primato indiscusso alla metalmeccanica. Tutto ok per il tessile (+9,3%), alimenti e bevande (+18,5%)

Reggio Emilia 5 luglio 2019 - Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.

Secondo l'analisi all'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell'Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell'analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi.

Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un'area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti "made in Reggio Emilia" oltre frontiera.
Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell'intero export provinciale del trimestre.

"Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l'incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell'efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica".

Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.

Dai dati elaborati dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l'ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all'Unione Europea.

La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l'ultima nazione ad aver aderito all'Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto.
La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).

Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell'anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell'export reggiano.

In termini di valore, in testa (con un'incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell'1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.

Un quinto dell'export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.

 

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Sabato, 06 Luglio 2019 06:27

San Leonardo: un verde "fuori" dal Comune

La nostra Amministrazione Comunale è molto attiva nel proporsi come nobile propugnatrice del rispetto dell'ambiente, della sostenibilità, del civismo, della lotta all'inquinamento: stipula protocolli con i gruppi ambientalisti, realizza convegni sulla sostenibilità e recentemente si candida a diventare European Green Capital nel 2022.

Da tutto questo fervore di iniziative, ci attendevamo ricadute positive per la città e per il nostro quartiere; invece in San Leonardo è stato programmato l'ennesimo abbattimento di alberi, effettuato con straordinaria tempestività, venerdì scorso 28 giugno, alla scuola materna Riguzzi. Così l'Amministrazione Comunale invece di intervenire presso Terna o chi per loro al fine di interrare i cavi dell'Elettrodotto, lascia che si continui lo scempio (ricordiamo che sono già stati tagliati quasi tutti gli alberi di Via Taddei ed è stato decapitato un cedro di 15 metri in via Milano). Ci dirà che non si poteva far nulla: anzi i lavori erano necessari per abbellire l'intero cortile dell'Asilo (ma intanto gli alberi abbattuti nel 2018 non sono stati sostituiti) e/o obbligati dalle esigenze di Terna ......

Dopo le nostre numerose lettere in cui chiedevamo di:

- sostituire tutti gli alberi morti per incuria o abbattuti perché ammalorati;
- ripristinare tutte le aiuole ove erano allocati alberi, comprese quelle asfaltate, approntando il terreno per accogliere nuove piante ad alto fusto;
- piantumare nuovi alberi lungo tutta la tangenziale e, come chiediamo da anni, lungo tutti gli assi di penetrazione in città, nelle tante vie del Quartiere che sembrano strade nel deserto, nei quartieri artigianali, nelle immediate vicinanze e nei parcheggi dei Centri Commerciali e Supermercati, magari privilegiando le specie che, più di altre, possano resistere ed assorbire gli inquinanti presenti ed in particolare le micropolveri.

- non abbiamo ottenuto nessuna rassicurazione in merito all'effettuazione di quanto sopra, anzi sono proseguiti abbattimenti e decessi per incuria degli alberi di S. Leonardo (vedi anche nostra rassegna facebook "un Albero salva la vita");

Eppure mai come in questo periodo di temperature torride, possiamo apprezzare la funzione ristoratrice degli alberi sull'uomo e la differenza che c'è tra le zone asfaltate, cementate e assolate e quelle alberate e ombreggiate.

Siamo forse diventati una zona extraterritoriale rispetto al Comune di Parma?

In Piazzale della Pace si innaffia alle 13e45 in una torrida giornata di Luglio (1° luglio) mentre le nuove mini-piante collocate qua e la per il Quartiere sono tutte (o quasi) seccate per incuria (o ci si aspettava che innaffiassimo noi in mezzo allo svincolo della tangenziale?)

L' abbattimento di alberi alla "Riguzzi" è tanto più grave perché è avvenuto ai danni di bimbi della scuola materna, che verranno privati di quella minima fonte di ossigeno e di quel piccolo filtro che mitiga lo sconsolante inquinamento, anche da elettromagnetismo, che grava su S Leonardo.

E' veramente necessario un cambio di rotta perché così non si può continuare.

Ci auguriamo che tutte le associazioni ambientaliste firmatarie e non dell'Accordo Parma città verde sostengano l'Amministrazione nel percorso di candidatura a Parma Capitale Verde 2022 solo dopo aver visto azioni concrete, stimolando l'attuale amministrazione ad attuare politiche immediate, serie e durature per il VERDE URBANO.

MANIFESTO PER SAN LEONARDO

(Parma 2 luglio 2019)

Riunitosi oggi nella sede del Distretto l'Osservatorio, visti i dati idrologici complessivi in peggioramento ed in considerazione delle scarse precipitazioni previste per i prossimi giorni ha emesso un nuovo bollettino per il comprensorio dalla Valle d'Aosta alle Marche.

PARMA, 5 Luglio 2019 -

L'Osservatorio sulle crisi idriche dell'Autorità distrettuale del Fiume Po – Ministero Ambiente, convocato nei giorni scorsi dal Segretario Generale Meuccio Berselli, si è riunito stamane nella sede dell'ente chiamando a raccolta tutti i portatori d'interesse del comprensorio dalla Val d'Aosta alle Marche. Al centro dell'approfondimento degli addetti ai lavori c'è stato l'esame analitico di tutti i dati tecnico-scientifici raccolti nelle ultime ore nei vari bacini e sottobacini del territorio.

Ciò che è emerso, condiviso da istituzioni regionali e partners presenti, è il peggioramento del generale contesto delle portate idrologiche dei corsi d'acqua nell'ultimo periodo, nonostante in alcune aree siano cadute precipitazioni. Il livello di allerta è quindi passato al colore giallo anche in considerazione delle previsioni metereologiche per la prossima settimana.

Tra gli altri, particolarmente significativi, si evidenziano alcuni dati specifici (dettagli interamente consultabili nel Bollettino in allegato): la portata in località Pontelagoscuro (Ferrara) di 794 metri cubi al secondo, tende a registrare progressive e possibili diminuzioni fino a 300 metri cubi al secondo nelle prossime ore, attestandosi sui valori evidenziati in uno degli anni più siccitosi come il 2007. Al contempo, pur essendo ancora sufficientemente alto il livello dei grandi laghi Alpini (volume di circa 90 % - esempio: lago Maggiore 1,25mt sullo zero idrometrico di Sesto Calende – VA- ) e quello delle dighe per la produzione di energia idroelettrica, si rilevano temperature decisamente sopra la media stagionale del periodo e dunque maggiormente incidenti sui flussi e sul complessivo fabbisogno e prelievo per i diversi utilizzi. Sul Delta del Po questo insieme di fattori potrebbe far aumentare contestualmente il fenomeno dell'intrusione del cuneo salino nelle acque interne fino al 30%. Al termine dell'incontro di oggi il Segretario Generale dell'Autorità distrettuale del Fiume Po Meuccio Berselli ha fissato un'ulteriore riunione dell'Osservatorio sulle crisi idriche tra quindici giorni per la verifica aggiornata dei livelli idrometrici e previsioni.

Venerdì, 05 Luglio 2019 10:09

Qualità, EIMA alla pari di Hannover

Alessandro Malavolti (FederUnacoma): "Mi interessa Bologna, non Parigi".

di Virgilio Parma 5 luglio 2019 - All'assemblea annuale di FederUnacoma (27 giugno 2019) , non poteva mancare l'argomento dei attualità ovvero la "Querelle EIMA - SIMA" .

Riconfermato all'unanimità alla presidenza anche per il prossimo biennio, Alessandro Malavolti ha invitato a pensare alla prossima edizione bolognese di EIMA, forte dei dati che la vedono primeggiare a livello continentale, in termini di qualità, confrontandosi con la sola Hannover.

Dall'alto di questa classifica, come riporta il sito Meccagri.it "È evidente, dunque, che la partita Bologna non la gioca con Parigi, ma semmai con Hannover. Riscontri molto incoraggianti sono venuti però anche su questo fronte, dove la rassegna italiana risulta sostanzialmente affiancata a quella tedesca su quasi tutti i parametri qualitativi."

E' giunta l'ora di concentrarsi su Bologna.

"Quanto alla posizione di FederUnacoma - prosegue l'articolo "Meccagri", nella querelle Parigi/Bologna è tutto chiaro: la Federazione non discute il merito, ma il metodo perché, come ha fatto notare Malavolti, Sima ha scelto la strada della non concertazione, svilendo così anche il ruolo del Comitato europeo dei costruttori di macchine agricole nel quale sono rappresentate tutte le associazioni nazionali di settore (vedi link).
In ogni caso, annunciando la partenza dei lavori per l'edizione di Eima International 2020, il presidente dei costruttori di macchine agricole di FederUnacoma ha chiuso la questione: «A questo punto dobbiamo guardare avanti e lavorare confrontandoci con Hannover, concentrandoci sulle novità tecniche, sugli spazi espositivi. Nell'ambito delle fiere b2b, Eima in Italia è seconda solo al Salone del Mobile: non mi interessa Parigi, mi interessa Bologna»".

A fare di Eima una manifestazione che piace, come ampiamente esposto in occasione dell'assemblea, c'è anche la percentuale di operatori fedeli pari al 94,3 per cento, una quota straordinariamente alta nel panorama fieristico, e all'interno di questo segmento ben l'86,2 per cento è costituito da "apostoli", vale a dire da operatori desiderosi di farsi promotori della manifestazione.

 

 

Il Consorzio sarà presente con il proprio stand all'ingresso di piazza Castello, posizione 90. Saranno tre giorni alla scoperta della Dop con percorsi educativi, giochi interattivi e una caseificio dal quale comprare il Parmigiano Reggiano direttamente dalle mani del produttore

Reggio Emilia, 2 luglio 2019 – Il Consorzio del Parmigiano Reggiano sarà partner di Villaggio Coldiretti, la grande fattoria urbana che sorgerà a Milano dal 5 al 7 luglio 2019 tra piazza del Cannone e piazza Castello. Un'area di 200mila metri quadri che accoglierà decine di migliaia di agricoltori provenienti da tutta Italia per far conoscere il lavoro, le produzioni e le ricette della tradizione Made in Italy.

Il Consorzio sarà presente a Villaggio Coldiretti con uno stand situato all'ingresso di piazza Castello – posizione 90. Lo spazio ospiterà per tutta la durata della manifestazione un caseificio presso il quale sarà possibile degustare diverse stagionature di Parmigiano Reggiano e acquistare il formaggio direttamente dalle mani del produttore.

Nello stand sarà inoltre presente un percorso educativo che, tramite pannelli illustrati, racconterà a foodies e curiosi il mondo del Re dei Formaggi: dalle caratteristiche di ciascuna biodiversità all'alimentazione delle bovine, passando per le peculiarità delle diverse stagionature. Alla fine del percorso, visitatori, appassionati e famiglie avranno la possibilità di mettere a prova le proprie conoscenze, e quelle appena acquisite, con un gioco interattivo.

"Anche quest'anno saremo presenti a Villaggio Coldiretti, la vetrina ideale per il Parmigiano Reggiano – afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio – la cui filiera produttiva coinvolge 50mila persone e 2.820 allevamenti per 1,92 milioni di tonnellate di latte prodotto, pari al 15,9% della produzione nazionale. Il Consorzio è entusiasta di partecipare all'evento per mettere in mostra le caratteristiche uniche del Parmigiano Reggiano: un formaggio prodotto oggi come nove secoli fa, con gli stessi ingredienti (latte, sale e caglio), con la stessa cura artigianale e da sempre senza additivi e conservanti".

L'ingresso a Villaggio Coldiretti è libero. Per info: www.villaggio.coldiretti.it 

 

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78,4 milioni in più da gennaio a marzo. La Germania, primo mercato, cresce del 6%. Primato indiscusso alla metalmeccanica. Tutto ok per il tessile (+9,3%), alimenti e bevande (+18,5%).
 
Reggio Emilia -
 

Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.

Secondo l’analisi all’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell’Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell’analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi. 

Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un’area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti “made in Reggio Emilia” oltre frontiera. 

Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell’intero export provinciale del trimestre.

Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l’incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell’efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica”.

Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.

Dai dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l’ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all’Unione Europea.

La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l’ultima nazione ad aver aderito all’Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto. 

La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).

Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell’anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell’export reggiano. 

In termini di valore, in testa (con un’incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell’1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.

Un quinto dell’export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.

 

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Da sempre quello che mangiamo rispecchia chi siamo e cosa la nostra società vuole regalare ai posteri. Siamo il frutto di una continua sedimentazione culturale che nata dalla storia dei conflitti e dalle lotte fra i Comuni ha portato alla costruzione del nostro Paese come lo vediamo oggi, salvando alcune eccellenze locali che oggi sono il vanto della nostra gastronomia invidiata in tutto il Mondo.

da L'Equilibrista 30 giugno 2019 - Come sappiamo IGP significa Indicazione Geografica Protetta ed indica un marchio di origine che viene attribuito dall'Unione Europea e a quei prodotti agricoli ed alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipendono dall'origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione, avviene in un'area geografica determinata.
Parlando di aceto balsamico IGP , almeno il 20% minimo deve essere composto da mosto cotto concentrato proveniente da uve Trebbiano, Fortana, Lambrusco, Montuni, Ancellotta ai quali viene sommato almeno il 10% di aceto invecchiato di 10 anni.

Pochi mesi fa una gestione complessa dell'informazione ha alzato un vero e proprio polverone creando non pochi problemi attorno ad un prodotto che fa parte della nostra catena alimentare e che ha tradizione e storicità e che ad oggi vanta innumerevoli tentativi di plagio e falsificazione. Si tratta dell'aceto balsamico IGP appunto. Il nodo infatti sembra proprio essere l'uso del mosto cotto ed i cosiddetti mosti concentrati che vengono prodotti in Emilia Romagna ma che troviamo anche in Puglia ed altre zone d'Italia. Quelle della Puglia ad esempio, sono uve ricche di zuccheri, soprattutto se le intendiamo come uva da tavola e quindi con un'alta concentrazione che fa si che le uve abbiano peso specifico maggiore, conferendo una resa finale più elevata tanto da poter far confondere anche gli addetti ai lavori più esperti. Queste figure devono approvvigionarsi di materia prima da destinare alla produzione di aceto balsamico di Modena IGP e le uve da tavola ad esempio, dovrebbero essere perfette per essere raccolte ed usate per il consumo ma certamente no per la produzione dell'IGP che invece richiede solo uve da mosto.

Se l'uva da tavola si vendesse al posto dell'uva da mosto, la resa sarebbe maggiore con costi minori creando un vantaggio notevole ma l'uva da tavola non può essere usata nel disciplinare perché non controllata dalla cantina e senza quindi certificazione. L'uva da mosto arriva nelle zone di produzione già sotto forma di mosto pronto per essere lavorato e quindi se ci fossero errori in questa fase si andrebbe a generare un vero circolo vizioso difficilmente imputabile e quindi altamente pericoloso e complesso.

Il prodotto arrivato dalle uve da mosto andrebbe sistemato nelle barrique per l'affinamento o imbottigliato nella zona di origine come dice l'IGP e quindi l'origine a questo punto non sarebbe così affidabile e quindi se non definibile con certezza, farebbe perdere qualità e tracciabilità ad un mosto non più idoneo per la produzione.

L'ente certificatore CSQA, a conoscenza delle possibili incongruenze, sa bene che una volta raccolta l'uva urge una comunicazione che assicuri tempistiche di comunicazione delle vendemmie fatte nei tempi minimi, ma stavolta parrebbe fossero state ritardate creando discrepanze temporali sui controlli all'origine. Errori che forse, parrebbe dalle indagini ancora in corso, avrebbero portato ad avere un mosto con uva non conforme e quindi materia prima che non risponde al disciplinare di produzione tanto da consentire l'uso di uve che non risultino fra quelle indicate perché solo uve da tavola.

Per questo, sia Carabinieri che NAS, hanno controllato gli stoccaggi dei mosti e confrontato i ddt di carico arrivando a capire che le indicazioni in entrata erano di fatto diverse da quello che veniva venduto ai trasformatori come DeNigris , Dodi ed Acetum che si dimostrano locati nelle zone ammesse per la miscelazione e l'affinamento, i quali giustamente si sono trovati nella posizione di essere parte lesa perché i documenti in entrata sembrano regolarmente riportanti tipologie e quantità corrette.

Dobbiamo rilevare ad onor del vero che a prima vista, diventa difficile distinguere uve da tavola con uve da mosto e che in questi anni di alto turnover e utilizzo di manodopera a basso costo anche per le attività cruciali quali la scelta della materia prima, può essersi creato un ulteriore errore che se sommato ai già rilevati, ha portato all'errore sistemico. La sola controprova dei documenti sequestrate dalle autorità competenti riesce a dimostrare l'incongruenza ma non può nulla sul dolo delle parti che in questo caso devono ammettere solo la loro estraneità ai fatti senza per altro poter fare riferimento a null'altro al momento.

Dal punto di vista documentale sono quindi emerse discrepanze produttive perché le quantità in uscita sono diverse da quelle in entrata e fino qui abbiamo delle certezze, ma va ancora definito se per caso non fosse stata una strategia pianificata ad hoc per poter rivendere uva da tavola invenduta magari. Infatti se all'insaputa dei già citati Gruppi Acetum, Dodi e De Nigris, le fatture avessero fatto riferimento a medesimi prezzi ma applicati a diverse quantità, allora questo avrebbe permesso di far valorizzare al massimo un'uva che apparentemente avrebbe avuto un decimo del suo valore attraverso questo sistema anche se i gruppi hanno dichiarato che i prezzi sul mercato in uscita sarebbero rimasti tali quindi confermando la loro estraneità ai fatti.

Dunque parti lese perché il prezzo di acquisto non era nettamente più basso rispetto alla richiesta di mercato, tanto da avere richiamato l'attenzione e fatto scattare l'allarme da parte degli organi competenti che sono ritornati ai 3 produttori perché in parte tracciati nei volumi di vendita e perché avrebbero dovuto gestire una quantità pari a circa 8 milioni di litri, ovvero il 10% della produzione annuale di tutta la filiera, scontando un danno enorme, sia di immagine che di reale approvvigionamento.

E pensare che era dal 2008 che si parlava di questo problema, perché già da una diretta dalla Puglia su canali nazionali, un produttore illustrando il suo campo e la vendemmia all'intervistatore, mostrava fiero un carico di uva che passava alle sue spalle e confermando che l'uva in oggetto fosse da tavola e non da mosto creando non poche perplessità e confusione da parte del giornalista che aveva rivelato un certo imbarazzo vedendo come l'intervistato non avesse parole per giustificare la cosa che ormai era di dominio pubblico perché in diretta.

L'aceto di vino poi, che compone l'aceto balsamico di Modena, proveniente da regioni italiane come Sicilia, Campania o dalle altre regioni italiane, crea un precedente che andrà tenuto sotto osservazione soprattutto perché il disciplinare non indica alcuna restrizione anche sulle uve dall'estero, tanto da ammetterne l'arrivo anche dalla Cina, dai paesi dell'est o da qualsiasi altro luogo dove si coltivi la vigna ad esempio. Le uve quindi non hanno più origine territoriale mentre prima delle recenti approvazioni, le uve almeno per il mosto cotto, dovevano provenire dall'Emilia Romagna assicurando volumi minimi ma controlli più circoscritti.

L'Aceto di vino prevede che le uve possano provenire da tutto il mondo perché non ci sono controlli all'inizio della filiera ma solo una volta che questi entrano in Azienda e pronti per essere imbottigliati, pertanto il mantenimento di una armonia del gusto evitando che acidità e densità siano replicate artificialmente farà si che il ruolo delle amministrazioni e dei consorzi sarà sempre più cruciale.

Rimanere attenti e critici serve alle nostre comunità per migliorarsi continuamente evitando di cadere nell'ovvietà e dando colpe indistintamente ma riconoscendo che gli errori possono capitare a tutti soprattutto quando si cerca di lavorare nel massimo rispetto delle regole e quando si è leader di produzione in una regione che è il fiore all'occhiello dell'eccellenza italiana nel panorama enogastronomico mondiale.

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Dopo il successo della prima tappa a Milano lo scorso 20 giugno, si è tenuto oggi a Bologna un nuovo appuntamento con il roadshow organizzato dal Gruppo 24 ORE “Innovation Days – Le eccellenze del territorio”, per parlare del territorio dell’Emilia Romagna e delle sue eccellenze, delle realtà nell’ambito della ricerca, dei servizi, della meccanica, della manifattura e dell’agroalimentare che hanno saputo puntare sull’innovazione e che si pongono come protagoniste del cambiamento nel nostro paese.

I lavori hanno visto in apertura l’intervento del Direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, del Presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari, del Presidente di Confindustria Emilia Area Centro Valter Caiumi e del Presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
“L’Emilia Romagna è ripartita dopo il terremoto ad un tasso superiore rispetto alla fase precedente. Questa è una regione con altre come Lombardia e Veneto punto di riferimento per il paese intero” ha detto il Direttore del Sole 24 Ore Tamburini.

Siamo la prima regione per utilizzo dei fondi Europei – ha sottolineato il presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini. “Così la disoccupazione qui è passata dal 9 al 5,4%”. Bonaccini nel corso del suo intervento a Innovation Days ha annunciato che 17 gruppi e imprese del territorio - operanti nei settori automotive, biomedicale, meccatronica e mobilità sostenibile - sono pronti a investire in Emilia-Romagna attraverso progetti per 56 milioni di euro che porteranno oltre 500 posti di lavoro. I progetti beneficeranno di un cofinanziamento a fondo perduto della Regione pari a quasi 22 milioni di euro e sono stati selezionati attraverso il terzo bando per l’attrattività, misura prevista dalla legge regionale 14 del 2014 sulla “Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna”.

Sulla propensione all’innovazione dell’Emilia Romagna si è soffermato anche il Presidente di Confindustria Emilia Area Centro Caiumi che ha sottolineato: “Il nostro modello poggia sull’innovazione e beneficia dell’apertura tra imprese, istituzioni e università”.
Il primo focus ha riguardato il ruolo svolto dalle politiche universitarie nel percorso di cambiamento di conoscenze e competenze e il rapporto con le realtà produttive del territorio: ne hanno discusso l’Amministratore Delegato di Hpe-Coxa Andrea Bozzoli, il Rettore Alma Mater Studiorium dell’Università di Bologna Francesco Ubertini e il Presidente e Amministratore Delegato di IMA Alberto Vacchi.
In particolare l’AD di IMA Vacchi ha evidenziato che “dobbiamo partire dalla formazione per creare i presupposti atti ad attivare le nuove tecnologie. La formazione per le discipline tecniche è fondamentale. Fatichiamo a trovare addetti da assumere nelle nostre aziende”.
A seguire Nicola Poleschi, Direttore Generale di Eon Reality, Eugenio Sidoli, Presidente di Philip Morris Italia, e Luca Vergani, CEO di Wavemaker Italia hanno discusso del ruolo giocato dalle multinazionali nello sviluppo dei distretti.

“La trasformazione digitale interessa non solo le multinazionali e le grandi aziende, ma in modo crescente anche le PMI che costituiscono la trama del tessuto produttivo italiano e che si trovano ad affrontare il problema di come accedere a dati e tecnologia e di come coniugarli per rendere efficienti le proprie attività, anche di comunicazione” ha sottolineato il Ceo di Wavemaker Vergani. “Su questo presupposto si basa il nostro approccio all’e-commerce: guardando all’esperienza di mercati più avanzati del nostro non possiamo che supporre che questo fenomeno sia destinato a crescere ancora e in modo rapidissimo, spinto da dati, AI e tecnologie come VR/AR che portano alla convergenza dei canali di vendita attraverso ibridazione ed immersive experience. Per affrontare questa evoluzione è fondamentale che i brand da un lato aumentino la comprensione del customer journey e dall’altro si attrezzino per approcciare l’e-commerce non più solo come canale di vendita, ma come un modo per costruire esperienza di marca. Wavemaker, che attraverso WM Momentum può contare su un’ineguagliabile conoscenza dei consumatori e dei loro percorsi d’acquisto, è oggi in grado di offrire alle aziende una consulenza end to end in tema e-commerce - con una metodologia ad hoc che può prevedere un’offerta di prodotti dedicata, politiche di pricing, specifiche tecniche di generazione di traffico e conversione online. La focalizzazione sul percorso d’acquisto dei consumatori da un lato, e l’approccio consulenziale su temi di content e tech dall’altro, sono infatti - fin dalla nascita di Wavemaker - l’elemento centrale della sua proposizione al mercato”.

Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord di UniCredit, e Roberto Fiorini, CEO di UniCredit Factoring, hanno quindi fatto un focus sull’importanza del binomio tradizione-innovazione per il Made in Italy e sul ruolo della banca nel supporto alle imprese del territorio. “Vivacità e agilità, capacità di innovarsi costruendo sulle basi solide della tradizione sono doti riconosciute e apprezzate delle imprese italiane che nel tempo hanno contribuito a costruire l’eccellenza del “Made in Italy” – ha sottolineato il CEO di UniCredit Factoring Fiorini -. Un’eccellenza saldamente legata alle realtà imprenditoriali dei territori che, dal nostro punto d’osservazione, soprattutto quando riescono ad organizzarsi in filiere veramente integrate secondo logiche di partnership strategica tra i diversi attori accrescono in maniera formidabile il proprio valore e vantaggio competitivo. È per questo che UniCredit affianca le imprese sviluppando anche soluzioni finanziarie innovative che tengano conto di queste dinamiche (al posto di peculiarità) e che possano contribuire concretamente alla stabilità, al rafforzamento e allo sviluppo delle filiere produttive. Ad esempio U-FACTOR, nuova linea di soluzioni agili e digitali che semplificano la gestione amministrativa e l'acceso al credito delle filiere produttive, supportando le aziende che hanno un’importante rete di fornitori nella gestione acquisti e pagamenti e rendendo la partnership più strategica e insieme funzionale”.

“Gli Innovation days – ha rimarcato il Regional Manager Centro Nord di UniCredit Burchi - costituiscono una testimonianza concreta di come il dialogo tra Università, imprenditoria e banca sia di vitale importanza per il nostro territorio. In particolare l'Emilia Romagna sta assumendo sempre più un ruolo di traino per l’economia del Paese, grazie alla capacità del “fare” e del sapersi innovare. In questo contesto una banca paneuropea di successo come UniCredit mette a disposizione del tessuto imprenditoriale tutta la solidità e le competenze necessarie per contribuire alla crescita. Abbiamo instaurato con le aziende un rapporto di fiducia che ci consente di essere partner e collaboratori anche per i percorsi che guardano all’export, ad esempio con il servizio Easy Export, e all’internazionalizzazione, forti della nostra presenza all’estero. Inoltre, con particolare riguardo all’innovazione, vogliamo sostenere le start up sin dalla fase di incubazione dei progetti, e in questo senso il programma UniCredit Start Lab, programma specifico lanciato dal nostro Gruppo nel 2014, è stato precursore nel capire l’importanza di guidare i progetti imprenditoriali “più giovani” che saranno le aziende di domani”.

I lavori di Innovation Days hanno quindi affrontato il tema delle opportunità in termini di creazione di lavoro offerte dall’innovazione tecnologica: su questo argomento si sono confrontati Alessio Bonfietti, fondatore di MindIT Solutions, Sonia Bonfiglioli, Presidente di Bonfiglioli Riduttori, e Alessandro Strada, Amministratore Delegato di Marposs.
L’innovazione gioca un ruolo importante se coniugata con un approccio focalizzato sulla sostenibilità: è su questo fronte che si è concentrato l’intervento del Presidente di Bio-on Marco Astorri.

Hanno quindi discusso delle nuove strade dell’innovazione Roberto Collavizza, Responsabile Sales Nord Est – Business di TIM, Stefano Menghinello, Direttore ricerche di ISTAT, Fabio Nalucci, Amministratore Delegato di Gellify, e Michele Poggipolini, Amministratore Delegato di Poggipolini.

“TIM riveste un importante ruolo quale abilitatore della trasformazione digitale per il mondo delle imprese, della pubblica Amministrazione e dei cittadini del nostro Paese. In tal senso si inserisce l’impegno per rendere disponibile la tecnologia mobile 5G, che favorirà lo sviluppo e la diffusione di nuovi servizi digitali grazie alle elevate prestazioni in velocità e latenza e alla possibilità di far comunicare milioni di device, sensori e persone” - ha sottolineato il Responsabile Sales Nord Est – Business di TIM Collavizza – “I nuovi servizi avranno un significativo impatto sulla qualità della vita nelle città in particolare negli ambiti della mobilità urbana, della sicurezza, dell’e-government, della salute, della sostenibilità ambientale, fino all’offerta turistica e all’entertainment”.

“L'Emilia Romagna conferma il proprio orientamento nella realizzazione di attività industriali o servizi ad elevato contenuto di conoscenza, mostrando/svelando al suo interno differenti vocazioni produttive tra Bologna città, Bologna provincia e resto della regione. I dati della rilevazione del censimento economici permanente, attualmente in corso, consentiranno di arricchire ulteriormente questo quadro informativo” ha aggiunto il Direttore ricerche di ISTAT Stefano Menghinello.

Il dibattito si è infine incentrato sulle filiere di eccellenza, tra servizi e produzione: ad approfondire il tema sono stati il Chief Financial Officer di Florim Ceramiche Giovanni Grossi, il Presidente di News Holland Agricolture Carlo Lambro, l’Amministratore Delegato di Alce Nero Massimo Monti e il Direttore Generale di BolognaFiere Antonio Bruzzone. “L’imprenditoria nazionale esprime, in Emilia Romagna un modello di distretti di assoluto prestigio per innovazione, flessibilità ed export – ha dichiarato Bruzzone –. Distretti con i quali BolognaFiere ha un confronto continuo e una stretta collaborazione ospitandone gli eventi espositivi leader internazionali che registrano, ogni anno, un numero crescente di operatori esteri da tutto il mondo a dimostrazione del valore del made in Italy. L’attività espositiva della nostra Società ben si inserisce nelle dinamiche industriali, diventandone strumento e partner per le strategie di business”.

Partner della tappa di Bologna, patrocinata da Confindustria Emilia Area Centro e realizzata in collaborazione con Regione Emilia Romagna, sono TIM, UniCredit, Rekeep, Coswell, Ima, Istat, BolognaFiere e Wavemaker.

Il prossimo appuntamento con gli Innovation Days del Gruppo 24 ORE sarà martedì 24 settembre a Verona.
Per informazioni sulle altre tappe www.ilsole24ore.com/innovationdays<http://www.ilsole24ore.com/innovationdays>.

Segnali di rallentamento dell'economia regionale. Il clima di fiducia è in leggero peggioramento e emergono le prime flessioni per la produzione, per il fatturato e gli ordinativi.

Unioncamere Emilia-Romagna: Si riscontra un rallentamento. È necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere
Intesa Sanpaolo: Continua la crescita robusta del credito alle famiglie mentre si fermano i prestiti all'industria e calano i finanziamenti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari, in conseguenza della debolezza del quadro economico

Confindustria Emilia-Romagna: L'economia regionale comincia a risentire del clima di fiducia in peggioramento. Occorre uscire dalla campagna elettorale permanente e dare certezze all'economia. Dal Governo ci aspettiamo interventi di medio e lungo periodo che puntino alla crescita e a far ripartire gli investimenti pubblici e privati

Nei primi tre mesi del 2019 emergono segnali di rallentamento per produzione, fatturato e ordini per l'industria manifatturiera. Performance positive per i settori legno e mobile, ancora segno positivo per industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto, stop nell'industria alimentare, flessione per metallurgia e lavorazioni metalliche, rosso per la moda.
Le esportazioni crescono, ma con un ritmo più lento.

È questa l'immagine dell'economia regionale che si evidenzia dall'indagine congiunturale sul primo trimestre 2019 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

In base ai risultati della rilevazione, si registra un rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna che si riduce dello 0,7 per cento rispetto all'analogo periodo del 2018, con una chiara inversione di tendenza rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6 per cento).
Così è anche per il valore delle vendite che si è ridotto dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, subendo un'inversione di tendenza rispetto al risultato del trimestre precedente (+1,3 per cento), più marcata rispetto alla produzione.
Al rallentamento della dinamica della produzione e del fatturato, interno ed estero, e si è associato un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale dell'1,9 per cento. Si tratta di un segnale prospettico piuttosto negativo. Anche i soli ordini pervenuti dall'estero hanno subito un ulteriore peggioramento rispetto del trimestre precedente (-0,4 per cento), accusando una flessione tendenziale dell'1,0 per cento.

Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,3 per cento, un dato leggermente inferiore rispetto al livello del 77,8 per cento riferito allo stesso trimestre dell'anno precedente.
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta pari a 10,3 settimane, in calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,9 settimane).
Riguardo ai settori, la crescita della produzione più rapida si riscontra nella piccola industria del legno e del mobile che registra l'aumento del fatturato (+1,8 per cento). Resta il segno positivo nelle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. L'industria alimentare si arresta: il fatturato non riesce a salire più dello 0,2 per cento. Flette lievemente l'aggregato delle altre industrie manifatturiere, si riduce per la metallurgia e le lavorazioni metalliche, mentre è profondo il calo per il sistema moda che vive la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati, con un crollo della produzione (-5,8 per cento) e del fatturato complessivo (-4,6 per cento).

Riguardo alle classi dimensionali, la flessione è stata generalizzata, ma è apparsa marcata la correlazione positiva tra attività e dimensione d'impresa: l'andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della dimensione aziendale. In particolare, per le imprese minori la produzione è scesa del 2,2 per cento, mentre la flessione della produzione non è andata oltre un -0,7 per cento per le piccole imprese e un -0,3 per cento per le imprese medio-grandi.

Con riferimento ai dati diffusi dall'Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a circa 15.536 milioni di euro e hanno fatto segnare un incremento del 5,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L'andamento regionale appare comunque notevolmente migliore rispetto a quello delle vendite all'estero del complesso della manifattura italiana (+1,9 per cento).
Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori. Il risultato regionale è da attribuire principalmente all' industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 28,5 per cento delle esportazioni regionali. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall'industria dei mezzi di trasporto con una crescita dell'8,4 per cento e dalle vendite all'estero dell'altra manifattura (+28,9 per cento). Seguono gli apporti della metallurgia e dei prodotti in metallo e della chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+7,5 per cento). Risulta invece sostanzialmente fermo l'export delle industrie della ceramica e vetro (+0,1 per cento) e delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+0,5 per cento). Segno rosso per il legno (-2,5 per cento).

A fare da traino alle esportazioni regionali di prodotti dell'industria manifatturiera sono i mercati d'Europa che coprono il 66,2 per cento del totale (+ 4,0 per cento), in particolare verso l'Unione europea, con una quota del 59,1 per cento (+5,2 per cento). Nell'area dell'euro si segnala la crescita più contenuta del mercato tedesco (+3,8 per cento), e francese (+2,3 per cento). Fuori dell'area dell'euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+20,2 per cento). Al di fuori del continente europeo, crollo delle esportazioni verso il mercato turco (-34,2 per cento), effetto della crisi economica e della svalutazione della lira.

La crescita sui mercati americani non è andata oltre il 2,4 per cento, risultato determinato dalle vendite negli Stati Uniti (+2,7 per cento). L'export regionale si rafforza sui mercati asiatici (+14,0 per cento). In particolare le esportazioni destinate in Cina, dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti, riprendono una frenetica corsa (+24,1 per cento). Segno rosso verso l'Oceania.
Secondo l'indagine Istat, l'occupazione dell'industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre a poco più di 548 mila unità, con una crescita del 7,57 per cento, pari a oltre 38 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso. Il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 495 mila, con un aumento del 6,0 per cento, pari a quasi 28 mila unità, sia all'occupazione autonoma, che è salita del 7,0 per cento a quasi 47 mila unità.

Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2019, le attive dell'industria in senso stretto regionale, che costituiscono l'effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 2019 risultavano 44.535 (pari all'11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 447 imprese (-1,0 per cento) rispetto all'anno precedente. La flessione è la meno ampia dal 2012.

«I risultati dell'indagine congiunturale confermano una fase di leggero rallentamento –dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –. È quindi necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere che rappresentano un elemento fondamentale per l'economia del territorio, attraverso azioni mirate a sostenerne la produttività e l'innovazione, per garantirne la competitività sui mercati. La manifattura storicamente partecipa in percentuale consistente alla creazione di valore aggiunto ed è un patrimonio prezioso di competenze delle aziende e del made in Italy».

A marzo 2019 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l'analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha registrato il proseguimento della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese si sono indeboliti ulteriormente, come conseguenza del calo dell'attività produttiva e dell'incertezza delle prospettive.

«Nonostante le condizioni di accesso al credito continuino ad essere favorevoli, le aziende emiliano-romagnole non sono immuni dalle tensioni commerciali internazionali. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Di conseguenza, la pianificazione degli investimenti è stata condizionata da una diffusa incertezza sul medio termine. Un dato che è emerso chiaramente anche dalle evidenze del recente Monitor sui Distretti regionali. Ciò nonostante, l'Emilia-Romagna continua a porsi all'avanguardia nel panorama imprenditoriale nazionale. In tutto il 2018 infatti, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato oltre 1 miliardo e 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui il 58% alle imprese e il 42% alle famiglie».

Per il sistema bancario dell'Emilia-Romagna, il 2019 si è avviato con un ulteriore indebolimento dei prestiti alle imprese, risultati complessivamente stagnanti a marzo (-0,1% a/a il dato corretto per le cartolarizzazioni, meglio rispetto al -0,6% del sistema nazionale). In particolare, è proseguita la rapida frenata del trend dei prestiti all'industria la cui crescita si è fermata a marzo a +0,1% a/a, dopo una media 2018 del 4,1% (al netto delle sofferenze), restando comunque migliore rispetto all'andamento nazionale (-1,9% a/a a marzo 2019). Inoltre, dopo quasi 4 anni di incrementi senza soluzione di continuità, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto, sono tornati in negativo, con una variazione del -4,0% a/a a marzo, che conferma i primi segni di indebolimento emersi a fine 2018. In Emilia-Romagna, il calo è stato più marcato rispetto a quanto emerso a livello nazionale e nel Nord-Est (-0,8% a/a e -2,3% rispettivamente a marzo 2019). A livello provinciale, la riduzione dei prestiti per investimenti in macchinari è diffusa, con l'eccezione di Bologna, che si conferma continuativamente in crescita (+2,2% a/a), e di Parma (+7,1%), che presumibilmente risente del trascinamento della ripresa emersa a metà 2018. All'opposto, la contrazione è molto forte a Piacenza, Modena e Forlì-Cesena (-13,3% a/a, -10,6% e -9,8% nell'ordine), che si sono confermate le più deboli, seguite da Ravenna e Rimini (-8,8% e -8,3%). Reggio Emilia e Ferrara hanno mostrato un calo più moderato (-3,5% a/a e -4,6%).
Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici che, trainato dai mutui e dal credito al consumo, anche a marzo 2019 ha visto un ulteriore rafforzamento della dinamica a +3,0% a/a in Emilia-Romagna. In particolare, i prestiti per acquisto abitazioni hanno accelerato leggermente a +2,6% a/a, rispetto al ritmo medio del 2,1% nel 2018. L'andamento è sostenuto dalla crescita delle erogazioni di mutui residenziali, rimasta a due cifre in Regione anche nel 1° trimestre 2019, pari a +17,7% a/a, una dinamica superiore alla media nazionale, che ha subito un forte rallentamento a +1,2%. L'andamento delle erogazioni di mutui è coerente con la crescita delle compravendite di immobili residenziali, pari a +11,4% a/a in Emilia-Romagna nel 1° trimestre 2019, più forte del sistema nazionale (+8,8% a/a). Gli stock di mutui sono cresciuti in tutte le province, addirittura del 4,1% a/a a Bologna che resta la più dinamica, seguita a distanza, ancora una volta, da Forlì-Cesena e Modena col +2,6%. Una solida dinamica, ancorché più moderata, è evidente per Piacenza e Parma (+2,3% a/a). Reggio-Emilia (+1,6%), Ravenna e Rimini (entrambe col +1,4%) confermano una crescita dello stock di mutui più contenuta. Ferrara consolida il recupero emerso a fine 2018, col +1,7%.

Nei primi mesi del 2019 si sono consolidati i risultati conseguiti nel 2018 nella riduzione dei rischi del sistema bancario dell'Emilia-Romagna. Nel 1° trimestre, il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è stabilizzato sull'1,9% (annualizzato) raggiunto nell'ultimo quarto del 2018, il valore più basso da metà 2009 e chiaramente sotto la media nazionale. Dal lato dello stock di sofferenze, sono state realizzate ulteriori riduzioni. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a marzo 2019 all'8,6% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, livello confermato ad aprile, con un calo di 0,9 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,4% a marzo e aprile).

«I numeri dell'economia regionale – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – confermano i timori sul rallentamento della crescita che avevamo già evidenziato l'anno scorso. I primi mesi del 2019 sono caratterizzati da un peggioramento del clima di fiducia, su cui influiscono negativamente, oltre alle debolezze strutturali del Paese, la campagna elettorale permanente e una lettura dei fenomeni economici condizionata dal continuo scontro politico. In questa fase occorre dare certezze all'economia e alle imprese. Dal Governo ci aspettiamo in tempi rapidi politiche industriali che puntino a far ripartire gli investimenti pubblici e privati e costruire una visione di medio e lungo periodo per la crescita del Paese».

Secondo il Centro Studi Confindustria le condizioni dell'economia italiana restano deboli: la produzione industriale ha un andamento negativo, i consumi interni non accelerano, l'export cresce a ritmi più bassi, gli investimenti risultano in flessione soprattutto in ragione di aspettative e fiducia in peggioramento.
La perdita di slancio del commercio internazionale si ripercuote sulle esportazioni dell'Italia e dell'Emilia-Romagna, che ancora tengono ma che, insieme ad un andamento della domanda interna molto debole, fanno aumentare il rischio di un ulteriormente rallentamento.
«Per l'Emilia-Romagna – conclude il Presidente di Confindustria regionale Ferrari − prevediamo certamente una tenuta migliore rispetto alla media del Paese, anche se la forte esposizione ai mercati internazionali e il peso che l'export ha sulla crescita regionale non consentono di abbassare la guardia».

 

Dalla segreteria di Michele Facci, Fratelli d'Italia, riceviamo e pubblichiamo.

"In occasione del bilancio 2019, proprio al fine di sostenere le imprese montane, Il Presidente Bonaccini aveva promesso uno stanziamento di 15 milioni, sotto forma di sgravio sull'IRAP per le imprese già esistenti nelle zone montane, e l'azzeramento della tassa per le imprese di nuova costituzione.

Oggi, in Commissione Politiche Economiche, è stato presentato un Progetto di Legge per rendere concreto il sostegno promesso, ma dal contenuto fortemente ridimensionato: lo stanziamento viene ridotto da 15 a 12 milioni (-20%), e viene escluso l'azzeramento della tassa per le imprese di nuova costituzione.

Ancora una volta, assistiamo a promesse non mantenute da parte della Regione: un provvedimento certamente favorevole, quello del mantenimento e sviluppo delle attività produttive nei comuni montani, viene incredibilmente depotenziato. Da una parte la riduzione del 20% rispetto alle somme promesse, dall'altra l'esclusione del beneficio di quelle imprese che, pur situate in zone parzialmente montane, non ricadono in Comuni classificati come totalmente montani.

Un'ingiustificata riduzione del sostegno garantito, unitamente ad un'altrettanta ingiustificata esclusione di imprese egualmente meritevoli di ricevere aiuto: questo l'ennesimo passo falso di una Giunta sempre più in difficoltà."

E' quanto dichiarano i Consiglieri Regionali di FDI Facci, Callori e Tagliaferri in relazione al PDL regionale "Sostegno alle imprese localizzate nelle zone montane"

Di Coopservice - Alcune informazioni utili per una maggiore chiarezza sul tema dei rifiuti speciali.

Si definiscono rifiuti tutte le sostanze o gli oggetti derivanti dalle attività umane o dai cicli naturali di cui il proprietario decida di disfarsi.
Si distinguono i rifiuti in base alla provenienza:
- I rifiuti urbani sono quelli che provengono dalle abitazioni civili, e vengono gestiti dalla Pubblica Amministrazione;
- I rifiuti speciali sono invece quelli che provengono dalle attività produttive delle industrie e delle aziende, e vengono gestiti da aziende autorizzate allo smaltimento.
Ancora diverso è il caso dei rifiuti pericolosi, ossia quelli che contengono una concentrazione elevata di sostanze inquinanti, e per questo motivo devono essere trattati prima di essere smaltiti.
Per lo smaltimento dei rifiuti speciali, le aziende devono attenersi a precise normative per non incorrere in sanzioni e per ridurre al minimo il loro impatto ambientale.

Il registro di carico e scarico per i rifiuti speciali
Le aziende hanno l'obbligo di annotare su un apposito registro le caratteristiche e la quantità di rifiuti prodotti entro 10 giorni lavorativi dalla produzione, per la comunicazione annuale al Catasto.
Se però la produzione annua di rifiuti non supera le 10 tonnellate per quelli non pericolosi e le 2 tonnellate per quelli pericolosi l'azienda si può rivolgere alle organizzazioni di categoria per la compilazione dei registri con cadenza mensile.
Sono obbligati a compilare il registro anche i produttori di rifiuti esonerati dal MUD (Modello Unico Dichiarazione Ambientale), ossia:
- Gli imprenditori agricoli con un volume di affari annuo inferiore a 8.000€;
- Le aziende che raccolgono e trasportano i rifiuti non pericolosi;
- Le aziende con meno di 10 dipendenti.
Anche in questi casi quindi, sebbene si sia esonerati dalla compilazione del MUD non lo si è da quella del registro di carico e scarico.

Lo smaltimento dei rifiuti speciali
L'accumulo di rifiuti presso il luogo in cui sono stati prodotti è chiamato deposito temporaneo, e deve seguire norme specifiche, in particolare per quanto riguarda la conservazione dei rifiuti pericolosi, affinché non mettano a rischio la salute delle persone.
L'area di deposito dei rifiuti deve infatti essere appositamente segnalata, con anche l'indicazione della pericolosità dei rifiuti in essa contenuti, avendo cura di imballare e dividere nel modo corretto tutte le categorie di rifiuti.
Prima di tutto, ogni tipo di rifiuto deve essere classificato, per poterne definire la pericolosità, e l'analisi dovrà essere ripetuta nel caso in cui ci siano variazioni della composizione o per dimostrare la persistenza della non pericolosità.

Lo smaltimento dei rifiuti speciali può avvenire in due modalità:
Avviare i rifiuti al recupero o allo smaltimento ogni 3 mesi, indipendentemente dalla quantità accumulata;
Avviare i rifiuti al recupero o allo smaltimento entro un anno dalla produzione, se in quantità inferiore di 20 metri cubi se non pericolosi e di 10 metri cubi se pericolosi.

L'impegno ecologico di Coopservice.
Nel corso degli anni Coopservice ha sviluppato un approccio green per ridurre al minimo l'impatto ambientale delle sue attività.
Seguendo le direttive europee e internazionali riguardanti gli aspetti ambientali l'azienda ha definito un percorso finalizzato all'erogazione di un servizio sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
Lo scopo principale di Coopservice è quello di una graduale riduzione degli sprechi, ottimizzando le risorse impiegate tramite una gestione integrata di tutti gli aspetti del servizio.
È in questo modo che l'azienda si impegna al raggiungimento di alcuni obiettivi fondamentali:
- Efficienza e risparmio nell'uso delle risorse, in particolar modo dell'energia, e di conseguenza una notevole riduzione delle emissioni di CO2;
- Riduzione dell'uso di sostanze pericolose;
- Riduzione in termini quantitativi dei rifiuti prodotti.

Per questo motivo Coopservice utilizza la Certificazione EPD (Environmental Product Declaration), uno strumento innovativo di trasparenza che permette al cliente di essere pienamente informato per quanto riguarda le performance ambientali dei prodotti e dei servizi forniti, come ad esempio i consumi ridotti di materie prime, l'assenza di sostanze pericolose, il risparmio di acqua ed energia.

(Reggio Emilia 17 Maggio 2019)

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Latte spot crescita leggera ma continua, stessa situazione inversa per il burro è più "contenuto". Formaggi con prezzi di nuovo fissi.

di Virgilio e Jacopo Parma 2 luglio 2019 -

LATTE SPOT – Prezzi sempre in aumento ma con margine ridotto per il crudo spot nazionale, tra 46,40 e 47,43 €/100 al litro, e per il latte intero pastorizzato spot estero, tra 42,79 e 43,82 €/100 al litro. Il latte scremato pastorizzato spot estero subisce una battuta di arresto tra 22,77 e 23,81 €/100 al litro.

BURRO E PANNA – In modo inverso al latte spot, sempre contenuta ma costante il calo dei prezzi per le diverse tipologie del burro, così come per gli zangolati parmigiano e reggiano. Si stabilizzano la crema e la panna.

Borsa di Milano 1 luglio 2019:
BURRO CEE: 3,50 €/Kg (-1,4%)
BURRO CENTRIFUGA: 3,75 €/Kg. (-1,3%)
BURRO PASTORIZZATO: 1,90 €/Kg. (-2,6%)
BURRO ZANGOLATO: 1,70 €/Kg. (-2,9%)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,78 €/Kg. (=)
MARGARINA giugno 2019: 0,87 - 0,93€/kg (=)

Borsa di Verona 2 luglio 2019: (=)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,87 – 1,97 €/Kg.

Borsa di Parma 28 giugno 2019 (- 3,6%)
BURRO ZANGOLATO: 1,35 €/Kg.

Borsa di Reggio Emilia 2 luglio 2019 (-3,7%)
BURRO ZANGOLATO: 1,30 - 1,30 €/kg.

GRANA PADANO – Milano 1 luglio 2019 – Listino del Grana Padano invariato in tutte le forme di stagionatura.

- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 7,95 – 8,05 €/Kg. (=)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,55 - 8,75 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,95 - 9,20 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 6,55 - 6,70 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO – Parma 28 giugno 2019 – Il Parmigiano Reggiano immutato nei prezzi.

-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 10,90 - 11,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 11,40 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 12,05 - 12,50 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 12,80 - 13,30 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 13,85 - 14,25 €/Kg. (=)

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La decisione del Cda al termine dell'assemblea dei soci di Modena.  Presentato il nuovo logo della cooperativa leader nei servizi integrati di facility.

Reggio Emilia, 1 luglio 2019 – Roberto Olivi è stato confermato presidente di Coopservice per i prossimi tre anni. Lo ha stabilito il consiglio d'amministrazione della cooperativa, che si è riunito al termine dell'Assemblea dei Delegati di sabato 29 giugno, a Modena.

Olivi, 58 anni, è presidente di Coopservice dal 2010. Laureato in economia all'Università di Modena, è entrato in Coopservice sin dalla sua nascita, nel 1991. All'interno della cooperativa ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali: responsabile area Igiene e Sanificazione; direttore della divisione Sicurezza; Direttore Generale. Olivi è anche presidente di Servizi Italia, membro del Consiglio Territoriale Centro Nord di Unicredit e della direzione nazionale di Legacoop.

L'assemblea dei delegati ha provveduto al rinnovo parziale del Cda. Oltre a Olivi sono stati confermati: Marco Cozzolino, Andrea Di Gennaro e Gavino Satta. Tre i nuovi ingressi: Antonio Paglialonga, Luca Baracchi, Lucia Chiatti. Il Cda della cooperativa è composto in maggioranza da donne.

Nel corso dell'assemblea dei soci è stato presentato il nuovo logo della cooperativa, che richiama i valori strategici di Coopservice: la centralità delle persone e l'identità cooperativa, la propensione all'innovazione, la sostenibilità ambientale e sociale.

Il Gruppo Coopservice, che comprende anche Servizi Italia, quotata in Borsa, ha chiuso il 2018 con un fatturato di 933 milioni di euro (+8,2%) e 22.214 occupati (+6,9%).

Martedì 2 luglio, ore 21 Bologna, Chiostro di San Domenico, Piazza di San Domenico 13 EUROPA, CONFINI NAZIONALI E BARRIERE LOCALI con Marta Dassù e Angelo Panebianco.

Bologna

L'ultimo appuntamento di questa nona edizione delle Serate nel Chiostro, in collaborazione con il Centro San Domenico, è martedì 2 luglio alle ore 21.00 con Marta Dassù Angelo Panebianco che discutono di "Europa, confini nazionali e barriere locali". In questo dialogo lo sguardo si sposta sugli ostacoli all'integrazione, sui condizionamenti esterni e sui vincoli interni all'Unione. La formazione dei due relatori, specialisti nell'area delle Relazioni internazionali, li porta a prendere in considerazione le dinamiche globali che condizionano le politiche europee e il posizionamento dell'Unione nello scacchiere internazionale.

"Europa, forza gentile" è il titolo di questa edizione della rassegna che si svolge nel suggestivo Chiostro di San Domenico, tre serate per riflettere, a poche settimane dalle Elezioni europee, sull'Europa e sull'Occidente, al bivio della nostra tradizione democratica che deve scegliere la strada per un'Europa forte e gentile. 

 

Marta Dassù è Senior Advisor, European Affairs, The Aspen Institute e direttrice di Aspenia, la rivista di Aspen Institute Italia. È stata Viceministro italiano agli Affari Esteri dal novembre 2011 al febbraio 2014. È membro del Consiglio di Amministrazione di Leonardo, Trevi Finanziaria, Fondazione Eni Enrico Mattei e Falck Renewables. È Vice Presidente del Centro Studi Americani. Fa parte del Comitato Direttivo dell’Istituto Affari Internazionali; siede nel board del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti e dello European Council on Foreign Relations; è membro del Comitato Scientifico della LUISS School of Government di Roma. Editorialista de La Stampa e autrice di vari saggi e libri, tra i quali ricordiamo Mondo privato e altre storie (Bollati Boringhieri, 2009) ed Europa sfida per l'Italia (Luiss University Press, 2017).

Angelo Panebianco è stato professore ordinario di Scienza politica all’Università di Bologna dove ha tenuto corsi di Geopolitica e Relazioni internazionali. È autore per il Mulino, fra gli altri, di Modelli di partito (1982, pubblicato in sei lingue), L’analisi della politica(a cura di, 1989), Le relazioni internazionali (1992), Guerrieri democratici (1997), Il potere, lo stato, la libertà (2004), L’automa e lo spirito (2009), nel 2019 è uscito All'alba di un nuovo mondo (insieme a S. Belardinelli). Da trent’anni è editorialista del «Corriere della Sera».

 

Le serate sono gratuite e aperte fino a esaurimento dei posti disponibili.

Gli incontri sono prenotabili agli indirizzi //Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo./ Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per evitare la fila di ingresso sarà possibile ritirare prima dell'evento il biglietto al Centro San Domenico dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 13 in Piazza San Domenico 12, e dalle ore 15 alle 18 presso la portineria del Convento di S. Domenico, Piazza San Domenico 13.

In caso di maltempo gli incontri si terranno nella Sala Bolognini del Centro San Domenico.

Per tutte le serate sarà possibile parcheggiare su Piazza San Domenico - lato sinistro della Basilica.

 

L'Emilia-Romagna spegne l'inceneritore di Ravenna. E avanti con la raccolta dei rifiuti in Adriatico, per difendere il nostro mare. Il presidente Bonaccini: "Qui iniziamo a chiuderli davvero, un passo vero e concreto verso il superamento dei termovalorizzatori". Il lavoro di squadra con il Comune di Ravenna e Hera. La decisione senza intaccare l'autosufficienza regionale nella gestione e smaltimento, garantiti dalla programmazione condivisa sugli altri impianti e dall'impennata della raccolta differenziata.

Bologna – 

L’Emilia-Romagna spegne l’inceneritore di Ravenna: a fine anno, infatti, avrà fine il conferimento dei rifiuti urbani nell’impianto. 

È il primo degli obiettivi raggiunti ed evidenziati nella relazione di chiusura del monitoraggio intermedio del Piano regionale dei rifiuti, che ne verifica lo stato di attuazione a tre anni dalla sua approvazione.

E’ il frutto del lavoro di squadra di Regione Emilia-RomagnaComune di Ravenna ed Hera che insieme hanno definito la road map che porterà allo stop: il periodo da qui a fine anno servirà per gli adempimenti tecnici e organizzativi.  

Questo senza compromettere l’autosufficienza della regione nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, che sarà garantita da un lato attraverso l’efficace utilizzo degli altri impianti presenti nel territorio, secondo la programmazione definita, e dall’altro, in particolare, dall’aumento della raccolta differenziata, sulla quale, come annunciato la scorsa settimana, si sta centrando l’obiettivo del 73% entro il 2020 previsto sempre dal Piano, essendo arrivata al 68% nel 2018 (+3,7% sull’anno precedente).

Lo ha deciso la Giunta regionale: l’Emilia-Romagna è sempre più impegnata a difesa dell’ambiente e del mare, con azioni concrete per favorire l’economia circolare.

Sono queste le novità principali annunciate oggi dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nel corso di una conferenza stampa a Bologna con l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo e il sindaco del Comune di Ravenna, Michele De Pascale.

“Quando tre anni fa abbiamo approvato il Piano regionale dei rifiuti- afferma Bonaccini- l’avevamo detto in modo chiaro: volevamo una svolta ecologica nella nostra regione con un progressivo spegnimento degli inceneritori e un aumento sensibile della raccolta differenziata. Stiamo centrando gli obiettivi. La settimana scorsa i dati positivi della differenziata con la forte crescita avuta nel 2018 e oggi la chiusura dell’Ire di Ravenna. Un passo vero e concreto che va nella direzione del superamento dei termovalorizzatori, reso possibile dalla volontà e dall’impegno dell’amministrazione ravennate, dai tecnici di Hera e quelli che hanno lavorato al Piano, e che ringrazio. E soprattutto grazie ai cittadini che, cambiando le loro abitudini, stanno rendendo possibile quello che fino a pochi anni fa non era pensabile: riciclare sempre più per azzerare i rifiuti indifferenziati”.

Lo sforzo fatto dai cittadini dell’Emilia-Romagna va nella direzione giusta. Già 81 Comuni nel 2018 hanno adottato sistemi di tariffazione puntuale che consente di misurare il rifiuto prodotto e di pagare per quanto si butta come prevede la legge regionale 16 del 2015 sull’economia circolare di cui il Piano dei rifiuti è strumento attuatore. La riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati, del 6,8% rispetto al 2017, è addirittura superiore alle previsioni. La raccolta differenziata ha raggiunto il record del 68% e i conferimenti in discarica sono al 4,9%, già sotto l’obiettivo del 10% fissato dall’Europa per il 2035.

“A tre anni dall’approvazione del Piano regionale dei rifiuti- spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo-, si conferma quanto sempre sostenuto dalla Regione: gli impianti si usano finché servono e si chiudono quando non servono più a soddisfare le necessità di cittadini e imprese, secondo una valutazione complessiva di sostenibilità ambientale che tiene in considerazione la loro anzianità, le tecnologie a disposizione, il livello di efficienza e quindi gli impatti ambientali. La chiusura del termovalorizzatore di Ravenna, il più obsoleto della regione, è una conseguenza diretta della riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati delle province di Ravenna e Forlì-Cesena: un dato positivo, frutto delle politiche regionali e dell’impegno delle comunità locali”.

“La conferma di un impegno importante preso nel nostro territorio che va verso una concezione più moderna della gestione del ciclo dei rifiuti- spiega il sindaco, De Pascale-. L’impianto di Ravenna non viene chiuso per un localismo, per demagogia o per una sindrome nimby, ma viene chiuso perché è un impianto troppo piccolo e il più vecchio della regione con le peggiori performance emissive. Ravenna è un territorio che tanto ha dato e tanto dà al sistema della gestione dei rifiuti dell’Emilia-Romagna e vede oggi un risultato importante sul territorio, che si sta abbinando a uno sforzo molto importante dei cittadini di tutta la provincia di Ravenna per il passaggio a un nuovo sistema di raccolta che aumenti significativamente la raccolta differenziata. I dati sulle percentuali vanno letti con attenzione. Ravenna- prosegue il sindaco- è stata una delle poche province che è andata a gara per il sistema di raccolta rifiuti. Questo ha impedito negli ultimi anni di effettuare cambiamenti radicali al sistema di raccolta che invece stanno avvenendo proprio in questi mesi e che già stanno dando risultati estremamente positivi. Quindi Ravenna vedrà la chiusura dell’Ire e vedrà al contempo un aumento molto significativo delle sue percentuali di raccolta differenziata”.

Per quanto riguarda invece l’impianto di Piacenza, sentita l’amministrazione comunale, per ora rimarrà in esercizio, anche in attesa degli effetti derivanti dall’aggiudicazione della nuova gara di affidamento del servizio.

“L’analisi del ciclo di vita del termovalorizzatore di Borgoforte- sottolinea Gazzolo- mette in evidenza che la cessazione del conferimento dei soli rifiuti urbani avrebbe un rendimento ambientale peggiore in termini di emissioni di CO2 e per il trasporto fuori provincia. La linea regionale è creare le condizioni perché – quando si decide che un impianto cessi il trattamento dei rifiuti urbani – si spenga del tutto”.

“Il monitoraggio- chiude l’assessore- evidenzia risultati importanti raggiunti dal Piano regionale dei rifiuti: ora avanti per introdurre in tutti i Comuni la tariffazione puntuale”.

 

Lotta alla plastica

La Regione scende in campo anche contro la plastica che inquina il nostro mare. I pescatori potranno raccogliere i rifiuti in Adriatico senza pagare la tariffa di servizio portuale. La disposizione è operativa da subito e permette di dare piena attuazione a quanto già previsto dal Piani di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico, già adottati dalla Capitanerie di porto d’intesa con la Regione per i porti di Rimini, Bellaria, Cattolica, Cesenatico, Goro, Gorino, Porto Garibaldi e Riccione. Un incentivo a difesa dell’intero ecosistema marino. 

“L’ho già detto e voglio ripeterlo qui- prosegue il presidente Bonaccini- vogliamo diventare una regione senza plastica, plastic free: domani entra in vigore la direttiva europea contro la plastica monouso e già nelle prossime settimane approveremo in Giunta la strategia regionale per darne attuazione anticipata rispetto alla scadenza del 2021, con misure integrate e coerenti per raggiungere l’obiettivo. Abbiamo gli esempi di alcuni comuni virtuosi, come Rimini e Coriano, che hanno bandito la plastica sulle spiagge o nei loro territori. Altri si aggiungeranno e noi, come Regione, faremo la nostra parte. Ma già oggi diamo un segnale importante verso quella direzione, senza perdere tempo”.  /BB

Lo strano caso dei topi suicidi in Olanda. A centinaia precipitano da un ponte a Hommerts per morire. Il 'suicido di massa' potrebbe essere correlato all'uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura

La scena è da film apocalittico: centinaia di topi che si suicidano precipitando da un ponte fino alla morte nella città di Hommerts. I biologi olandesi si stanno scervellando per cercare di capire le cause del "suicidio di massa" tra gli animali che sta inquietando i 659 abitanti di un piccolo villaggio olandese. La sensazione che sia accaduto qualcosa, perchè i topi solitamente sono furbi, molto cauti e non escono alla scoperto sotto le luci.

Secondo gli esperti, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", una spiegazione potrebbe essere collegata all'uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura che ha lasciato molti roditori senza un habitat vergine.

Un biologo sospetta che stiano morendo perché la competizione per la sopravvivenza è così dura. Per il momento la causa del misterioso "suicidio di massa" dei roditori rimane irrisolta.

(29 giugno 2019)

Nella giungla di un mercato sempre più agguerrito potrebbe apparire difficile farsi riconoscere e valorizzare il proprio brand. Impresa artigiana, ristorante o struttura d'accoglienza che sia, senza escludere le migliaia di micro e piccole medie imprese che sono la spina dorsale della nostra economia, per tutti questi soggetti l'obiettivo è sempre il medesimo: risultare visibili a un costo assolutamente accessibile senza perdere in qualità.

Di LGC Parma 1 luglio 2019 - La stampa digitale on line assolve a questo compito e tra le aziende che offrono un eccellente servizio c'è senza ombra di dubbio Helloprint.it che può contare di oltre 400.000 clienti pienamente soddisfatti e una gamma di prodotti in grado id soddisfare qualsiasi esigenza.

Non si può "Non Comunicare"
"Non si può non comunicare" è, senza ombra di dubbio, l'assioma per eccellenza della scienza delle comunicazioni.
Ciò comporta che anche il "silenzio" qualcosa comunica ugualmente e molto spesso trasmette segnali di negatività.
Proprio seguendo questo principio è indispensabile che ogni impresa, anche in tempi di crisi, debba continuare a comunicare, con i propri clienti affezionati e con l'immenso mondo dei potenziali clienti che potrebbero non essere così lontani da voi.

Marketing di Massa: tra social e stampa
Per il marketing di massa a buon mercato esistono molte opzioni tra le quali scegliere. Certamente l'avvento dei social media ha portato a un notevole abbattimento dei costi della promozione aziendale ma per ottenere risultati economicamente vantaggiosi è necessario affidarsi a social media manager.Una figura professionale, interna o esterna all'azienda, che dedichi quotidianamente un certo monte ore a gestire i mezzi e soprattutto i contenuti, senza dei quali è impossibile catturare l'attenzione dei potenziali clienti. Una mansione che comunque assorbe tempo e risorse.

Può apparire strano e in controtendenza, ma nell'era del digitale spinto stanno evidenziandosi nuove tendenze di mercato che vedono il risveglio dei prodotti stampati. Quelli che sino a poco tempo fa erano considerati di vecchia scuola o di appartenere al marketing tradizionale, i prodotti stampati, sono invece ancora uno degli strumenti di marketing più efficaci e a buon mercato, capaci di catturare l'attenzione della gente e divulgare la vostra attività e i "plus" aziendali. Con la giusta strategia di distribuzione o di posizionamento si possono ottenere ottimi risultati e tanti nuovi clienti.

Verso quali prodotti orientarsi?
Certamente i volantini sono i prodotti di stampa più comunemente utilizzati. Economici e facili da riprodurre, se correttamente impostati rappresentano un ottimo veicolo per pubblicizzare i prodotti o informare di un prossimo evento. I volantini , ai quali per analogia ma con uno scopo diverso possiamo associare i "pieghevoli", non solo sono economici, ma anche altamente informativi e facilmente memorizzabili. A differenza dei social media o cartelloni pubblicitari, è più difficile ignorare un volantino e se poi venisse consegnato a mano può assumere un valore ancor maggiore, sempre che il "vettore "sia stato ben istruito sulle modalità di consegna.

Le più importanti imprese di stampa digitale online sono attrezzate per offrire una gamma vastissima di prodotti, dai più tradizionali biglietti da visita, volantini, pieghevoli e poster, per arrivare ai gadget brandizzati ma anche alle vele, gli striscioni, i cartelloni e quant'altro possa essere utile per operazioni in esterna.

Con un po' di creatività si può essere visibili e accattivanti anche negli esterni, in quelle manifestazioni outdoor che ogni villaggio organizza frequentemente.

Le bandiere, ad esempio, possono essere a forma di triangolo o a goccia mentre i pannelli possono essere tagliati in qualsiasi forma o dimensione. Duttili, pratici e economici, gli striscioni e i cartelli, seppure più piccoli dei cartelloni pubblicitari tradizionali, sono strumenti di marketing facili da montare e smontare e essere quindi utilizzati in diverse occasioni.

Insomma, concludendo, non è sempre detto che chi più spende meglio spende. Con la stampa digitale on line è certamente vero il contrario.

 

 

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Domenica, 30 Giugno 2019 09:51

La fine del finanziamento Tributario

di Mario Vacca Parma 30 giugno 2019 - La procedura di allerta è una delle novità più importanti introdotte con il nuovo codice della crisi e dell'insolvenza di impresa che è volta ad individuare un'emersione anticipata della crisi allo scopo di evitare la dispersione del patrimonio aziendale e la genesi di problemi a tutta la filiera.

Tali misure di allerta sono state introdotte affinché le imprese adottino in maniera del tutto autonoma le misure occorrenti per rimuovere le cause della crisi mediante una riorganizzazione dell'attività aziendale.

L'articolo 14 del codice della crisi impone agli organi di controllo societari l'obbligo di verificare che l'organo amministrativo monitori costantemente l'adeguatezza dell'assetto organizzativo dell'impresa, il suo equilibrio economico finanziario e il prevedibile andamento della gestione, nonché di segnalare immediatamente allo stesso organo amministrativo l'eventuale esistenza di fondati indizi della crisi.
Alla base di questo "sistema di allerta" è stato previsto un obbligo di segnalazione sia da parte degli organi di controllo interno societario sia da parte dei creditori pubblici qualificati individuati nell'Agenzia delle Entrate, nell'Istituto della previdenza sociale e nell'agente della riscossione delle imposte.

Per quanto concerne gli assetti organizzativi si tratta di predisporre una sorta di manuale, approvato dall'organo amministrativo, che descriva modalità e controlli da predisporre ai fini identificare tempestivamente l'eventuale esistenza di squilibri gestionali che porterebbero l'azienda in crisi. L'esperienza e le specifiche situazioni che affronterà l'impresa nel corso della gestione permetteranno di aggiornare continuamente siffatto documento; Si può affermare in pratica che trattasi di regole di buon governo dell'impresa e di modelli procedimentalizzati (coerenti, idonei e controllabili) per salvaguardare la continuità aziendale.

L'organo di controllo interno è obbligato a instaurare un dialogo efficiente con l'organo amministrativo al fine di individuare tutte le soluzioni possibili per evitare la crisi d'impresa o per apportare adeguate modifiche gestionali laddove si individuassero fondati indizi della genesi della crisi; nell'ipotesi che l'organo amministrativo non risponda adeguatamente gli organi di controllo sono tenuti ad attivare la procedura di allerta «esterna» mediante sollecita ed idonea segnalazione all'organismo di composizione della crisi d'impresa.

La segnalazione tempestiva, da parte dell'organo di controllo all'organismo di composizione della crisi, comporta l'esonero dalla responsabilità solidale degli organi di controllo societari per le conseguenze pregiudizievoli poste in essere dall'organo amministrativo in difformità dalla prescrizioni ricevute.

Ulteriori obblighi nascono anche in capo ai creditori pubblici qualificati quali l'Agenzia delle Entrate, la quale è sanzionata dall'inefficacia del titolo di prelazione spettante ai crediti del quale essa è titolare, qualora non attivi tempestivamente la segnalazione all'organismo di composizione della crisi d'impresa.

Riguardo all'Agenzia delle Entrate, il legislatore ha ritenuto opportuno monitorare il solo debito Iva, facendo riferimento ai debiti iva scaduti e non versati pari ad almeno il 30% dei volumi di affari del periodo a cui si riferisce l'ultima liquidazione. Per l'Inps si è fatto riferimento ad un ritardo di oltre sei mesi nel versamento di contributi previdenziali di ammontare superiore alla metà di quelli dovuti nell'anno precedente, in ogni caso superiore ad euro 50.000; Ai fini dell'Agente della Riscossione si è tenuto conto dei compiti ad esso affidati e dei tempi necessari per la sua attivazione, pertanto l'inadempimento viene ritenuto rilevante quando la sommatoria dei crediti affidati per la riscossione limitatamente ai crediti autodichiarati o definitivamente accertati e scaduti da oltre novanta giorni superi, per le imprese individuali, la soglia di euro 500.000 e, per le imprese collettive, la soglia di euro 1.000.000.

Con le limitazioni degli istituti bancari nella concessione di credito alle imprese a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, molte imprese hanno ritenuto opportuno ricorrere al finanziamento tributario, ovvero alla sospensione o alla rateizzazione – sovente dell'iva – delle imposte tributarie al fine di procurare la liquidità necessaria per la sopravvivenza dell'impresa. Con il codice appena promulgato e gli obblighi sorti in capo ai creditori pubblici qualificati, le imprese troveranno ulteriori difficoltà nel reperimento della liquidità necessaria al buon governo dell'impresa.

Al riguardo di rende sempre più necessario un "navigatore digitale" della conduzione aziendale, un buon comandante e tanta formazione.

Editoriale: - E' proprio vero che mangiano i bambini? - atte e burro non cambiano direzione, panna e crema in salita. - Cereali e dintorni. Tendenze rialziste ma prezzi mitigati dal cambio favorevole. -Farm Run 2019, l'edizione dei record, dello sport e del divertimento. Gli organizzatori: "GRAZIE di cuore a Tutti!" -

SOMMARIO Anno 18 - n° 26 30 giugno 2019
1.1 editoriale - E' proprio vero che mangiano i bambini?
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Latte e burro non cambiano direzione, panna e crema in salita.
2.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. Latte e burro non cambiano direzione, panna e crema in salita.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Tendenze rialziste ma prezzi mitigati dal cambio favorevole.
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati instabili e probabili sorprese dagli acreaggi USA.
7.1 vino e agrofarmaci Vino, l'Informatore Agrario: per i vitigni resistenti meno della metà degli agrofarmaci usati sui convenzionali
7.2 sport eventi Farm Run 2019, l'edizione dei record, dello sport e del divertimento. Gli organizzatori: "GRAZIE di cuore a Tutti!"
8.2 meccanizzazione e fiere Querelle Eima-Sima: FederUnacoma fa esposto al Cema
9.1 ambiente Consorzio Emilia Centrale, bilancio ok passa all'unanimità l'esame-voto del nuovo Consiglio
9.2 mangimi Emilcap, anno da record di produttività e ricavi per il non OGM
10.1 ambiente Bonifiche, gli interventi in montagna
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners
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