E' caccia al terrorista inglese che ha sgozzato Foley. Le esecuzioni in diretta sono il brand dei nuovi jihadisti. E in Italia è allarme così come in Europa, Usa e nelle monarchie saudite.
di Lamberto Colla -
Parma 02 settembre 2014 -
Sono trascorse poche settimane dall'editoriale nel quale, analizzando i vari conflitti regionali, commentavo che era in atto la terza guerra mondiale.
Pensavo di azzardare troppo evocando un conflitto di tale portata e invece, nelle stesse ore molti sono stati i commenti che richiamarono l'attenzione su questa eventualità. Furio Colombo, dalle colonne del Fatto Quotidiano, titolava il suo pezzo "Iraq: la furia del boia di Londra è da vera guerra mondiale" ma a certificare la gravità della questione è stato persino il Santo Padre, quel Papa dolce e sorridente, che in questa occasione ha toccato un tasto politico di non lieve gravità. Per la delicatezza della questione religiosa ha dovuto, molto probabilmente, misurare le parole ma il solo fatto che sia intervenuto sulla questione ISIS qualche allarme lo suscita. "Lecito fermare l'aggressore ingiusto, ma non bombardare" ha affermato Papa Bergoglio che commenta anche, secondo quanto riportato dall'Agenzia ANSA "siamo nella Terza guerra mondiale, ma a pezzi". Ben più drammatico il giudizio del Vescovo ausiliario del patriarca di Babilonia e Presidente della Caritas iracheno Jshlemon Warduni il quale, prima a Famiglia Cristiana e negli ultimi giorni a media televisivi nazionali, ha così commentato l'avanzata dell'ISIS «Si sono aperte le porte dell'inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato». Per ultimo a intervenire sulla questione è il re saudita Abdullah: «Fermare subito l'Isis o tra un mese attentati in Europa e Usa».
Nel frattempo è caccia al terrorista che ha sgozzato il reporter Foley. Il maggiore sospetto ricade su un ex rapper inglese, Abdel-Majed Abdel Bary, il cui padre fu estradato due anni fa dall'Inghilterra agli Stati Uniti, accusato di coinvolgimento negli attacchi terroristici contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998. A quanto pare il buonismo occidentale ha dato frutti ben poco edibili. Talis pater et talis filiis. Chissà quante giovani teste calde sono sparse nel vecchio continente e negli USA pronti a fare qualche selfie con una testa mozzata di un "qualche cristiano" colpevole solo di avergli attraversato la strada.
Almeno 500 sono gli inglesi che sono partiti per la "guerra santa" dell'Isis.
E in buonismo noi italiani non abbiamo da imparare da nessuno. "Mare nostrum" docet.
Le cronache infatti riportano che, addirittura, abbiamo concesso a un Imam di fare prediche sul nostro territorio già nel 2011 nel cremonese per ben due volte, a Bergamo e a Pordenone. Quello che disse non si sa ma il signor Adhan Bilal Bosnic è indicato dai servizi di sicurezza un fondamentalista sostenitore della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whabbiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell'Isis.
L'Italia quindi non è immune dall'integralismo islamico. Almeno una cinquantina sarebbero i soggetti posti sotto osservazione dal ministero dell'interno perché sospettati di fare parte del gruppo terroristico dell'Isis appunto. E' di pochi giorni fa, infatti, l'interrogazione regionale dei consiglieri Gianguido Bazzoni e Luigi Giuseppe Villani (Fi-Pdl), in cui ricordano che diversi tra i 50 italiani "messi sotto osservazione dal ministero degli Interni", pronti a trasformarsi in "terroristi/guerriglieri", proverrebbero dall'Emilia Romagna e, in particolare, da Bologna e Ravenna.
La propaganda e il brand Isis.
Alcuni opinionisti iniziano a sospettare che molti dei filmati di condanna a morte con annessa decapitazione siano delle messinscene ma ormai il promo è passato e ha sicuramente affascinato alcuni dei tanti emarginati bisognosi di riscatto sociale. Quel riscatto che, probabilmente, non sono riusciti a conquistare dopo essere sopravvissuti al deserto e alla traversata in barcone del mediterraneo. Ed ora , grazie all'ISIS, avrebbero soldi, armi, donne e pure la possibilità di vendicarsi di tutti coloro che hanno rifiutato di allungare un'elemosina o non li hanno accolti al lavoro o di quei "caporali" che li hanno sfruttati in qualche campagna agricola e edile.
La minaccia è seria e il nemico è "fluido". Il terrorismo non ha confini, si infiltra in ogni pertugio e il ragazzo della porta a fianco potrebbe essere il nostro boia.
Questo è il terrorismo. Ancor più pericoloso perché non ha nemici istituzionali ma ogni cittadino occidentale è per loro un nemico. Tutti possiamo essere dei bersagli, peraltro, molto semplici da colpire perché ignari del pericolo.
Sta montando una mobilitazione mondiale. La cerca Obama, la invocano le monarchie saudite e gli inglesi sono già pronti a mettersi al comando di un gruppo di intervento.
Sul teatro di guerra forse si riuscirà a contrastare l'avanzata delle bandiere nere dell'Isis ma all'interno delle metropoli o nelle tante province occidentali la cosa si fa ancor più complicata. C'è da augurarsi che i nostri servizi di intelligence, nonostante i mutamenti organizzativi subiti, siano ancora capaci di contrastare la minaccia terroristica.
Ammesso che, i nostri 007, siano liberi da missioni all'estero per riportare a casa giornalisti in cerca del Pulitzer o giovani volontarie in vena di risolvere le diseguaglianze sociali.