Domenica, 24 Gennaio 2016 11:54

Risparmio privato sotto attacco. In evidenza

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Accerchiati i conti bancari. Un'operazione a tenaglia operata da Stato, UE, banche e le potenti lobby dei petrolieri e dei finanzieri, sta per portare l'assalto finale ai risparmi degli italiani, rei di avere lavorato e sudato da generazioni.

di Lamberto Colla Parma, 24 gennaio 2016.
Tra gli stereotipi assegnati all'italia, oltre a spaghetti, pizza, mandolino e mafia, c'è anche il risparmio.

Già perché l'italiano vero è quello che lavora con tenacia per mettere al riparo il futuro della famiglia. Quello stesso che, pur di non essere di peso ai figli, paga in anticipo il proprio funerale dopo avere costruito una solida casa, messo da parte qualche decina di migliaia di euro per sostenere le cure e i servizi alla persona - leggi badante - necessari dal giorno in cui non potrà essere più autosufficiente.

Una propensione al risparmio mai venuta meno nemmeno in questo lunghissimo periodo di crisi tant'è che, a ogni momento di ripresa economica, non si è avuto alcun incremento dei consumi bensì dei risparmi.

Ed è proprio lì, nelle banche, che sta la vera ricchezza dell'Italia. Lì stanno le garanzie di solidità del Bel Paese e lì gli spregiudicati avvoltoi della politica transnazionale, apolidi e cinici mercenari al soldo della finanza internazionale, vogliono mettere le mani e saccheggiare, a suon di piccoli e sempre più frequenti salassi, i conti correnti dei cittadini, degli artigiani, degli operai e dei commercianti, figli, nipoti e ora pronipoti di quelli che con sudore, fatica e sofferenza hanno costruito l'Italia e la democrazia nel dopoguerra. Quelli stessi che, seppure stremati dalle lunghe giornate di lavoro, sotto il sole torrido o brinati dall'inverno continentale, e alla notte ancora avevano gli incubi dei bombardamenti e delle sirene d'allarme che avvisavano dell'arrivo di "Pippo", il terrore notturno che impediva di tenere accesa anche una sola candela per timore di diventare il bersaglio dei suoi colpi.

Una vita di sacrifici, un esempio per i figli ai quali hanno cercato di insegnare altrettanta onesta sofferenza.

Ed oggi a costoro che si fidarono ciecamente delle banche nelle quali avevano consegnato in custodia i loro piccoli e comunque enormi patrimoni, come se fosse la cosa più normale del mondo, viene detto che non hanno più nulla, che le loro obbligazioni sono o presto spariranno perché non garantite mentre sarà garantito il deposito sino a 100.000 €, almeno per il momento.

Una volta la banca era amica, il funzionario, anch'egli compaesano, ti garantiva il deposito, consentiva di avere qualche frutto e soprattutto dava la tranquillità di mantenimento del capitale, alias risparmio, al sicuro dai ladri.

Oggi i ladri stanno proprio nei depositi. I soldi non sono più di proprietà del risparmiatore, ma del custode il quale, per concedere il prelevamento di qualche migliaia di euro, ti sottopone a interrogatori quasi di garanzia, ti perquisisce e ti denuncia all'autorità competente come se fossi un ladro.

Un po' come se i domestici o le colf, un bel giorno, decidessero di lasciare fuori di casa i padroni stessi.

Un'assurdità che non sta nè in cielo nè in terra anche perché, comunque, i nostri bancari non stanno facendo gli interessi del Paese e stanno, peraltro, utilizzando i "risparmi" degli italiani per altri fini.

Loro, le banche, invece i nostri soldi li possono usare per azzardare investimenti e per pagare iper-profumatamente i loro dirigenti o manager anche in caso di errore e di Crack addirittura.

Quegli stessi manager che avevano consigliato di spostare i risparmi dai sicuri conti correnti verso le obbligazioni bancarie che avrebbero garantito un maggior tasso a parità di sicurezza e poi di convertire quei risparmi in altre obbligazioni (subordinate) di altrettanta sicurezza ma con qualche decimo di percentuale maggiore, "visto che i BOT stanno calando e gli interessi sui conti crollano, con queste obbligazioni potrà recuperare un po'", dicevano i bancari, poi spariti dal territorio, promossi in altre agenzie.

Quello che le crisi speculative non sono riuscite a fare compiutamente lo farà il "Bail-in" (non "belin" mi raccomando!). Le banche falliranno, le obbligazioni spariranno, le banche risorgeranno con la desinenza "nuova" e il ciclo ricomincia. I lavoratori, degli istituti di credito, hanno il lavoro salvo e i risparmiatori dovranno farsi su le maniche e ricominciare mentre i più anziani morire di stenti o suicidarsi.

Lavoro risparmio, petrolio e imposte
Se qualcuno fosse sopravvissuto a questa prima trance di crisi bancaria, non pensi di scampare al salasso. Dalle imposte dirette e soprattutto indirette il proprio contributo alla causa degli avvoltoi mercenari lo darà e anche profumatamente.

Dalle imposte che continuano a crescere, nonostante le promesse, e sempre più saliranno per effetto dell'impegno sottoscritto dal Governo con la Commissione Europea di portare l'aliquota l'iva al 25,5%, sino al costo dei carburanti che, nonostante il crollo del prezzo del petrolio (sotto i 27$/barile contro i 104 del 2014), il prezzo alla pompa non decresce con la medesima e rapida coerenza. A causa delle Accise (costo fisso di circa 0,6€) e dell'iva (costo variabile del 22%) calcolata, spregiudicatamente e incostituzionalmente, anche sulla quota impositiva (accise), che rappresentano introiti sicuri per lo Stato che, complici i trasformatori, riescono a mantenere alti i prezzi con gran beneficio per entrambi: gli industriali che acquistano a pochissimo la materia prima e lo Stato che si porta a casa un consistente gettito fiscale.

Quasi patetica la difesa esposta su il Sole 24 Ore del 19 gennaio - autorevole testata giornalistica ma pur sempre si emanazione confindustriale - dove si evidenziava che "Esistono quindi costi industriali che sono comprimibili fino a un certo punto, e che verosimilmente non sono diminuiti in questi ultimi mesi. Ma non basta: a questi vanno aggiunti costi per la ricerca, l'operatività, l'estrazione, la distribuzione (alla rete va circa il 7% del prezzo finale) e anche le tasse e i margini di profitto che le compagnie vogliono mantenere" e per dare maggiore forza all'ipotesi riportava la testimonianza di Stefano Giudici, Digital Marketing Manager di MoneyFarm.com, il quale ribadiva che "Al contrario di quanto molti pensano questi ultimi non influiscono troppo sui costi data la forte competizione sul prezzo. Essi servono però a coprire i costi di gestione e di marketing, perché sebbene il petrolio sia un bene praticamente di prima necessità, al momento la produzione supera la domanda e quindi le case petrolifere devono combattere per accaparrarsi fette di mercato" .

Se questo fosse completamente vero non si comprende come mai al rialzarsi del prezzo del petrolio, all'istante vengono aggiornati i listini alla distribuzione. Il contrario invece è, quando accade nelle corrette proporzioni, comunque costantemente posticipato.
Insomma, benzina e gasolio sono un grande affare per la lobby dei petrolieri e per lo Stato.

Il mercoledi nero per tanti e il giovedi rosa per pochi
Se qualche risparmio ancora si fosse salvato dall'aggressività dello Stato, delle banche e dei petrolieri ci pensa la Borsa a alleggerire i capitali dei risparmiatori sudditi per arricchire i già straricchi perseguendo un processo di concentrazione della ricchezza su un numero sempre più ristretto di soggetti come ha ben evidenziato la ricerca Oxfam resa nota solo poche ore fa (si veda grafico in galleria immagini).

Una settimana, quella appena conclusa, di passione per le borse, italiana compresa. Bruciati miliardi di euro, dicono, ma di fatto si sono trasferiti dalle tasche di tanti a quelle di pochi.

Prendiamo l'esempio di MPS, giovedi ha recuperato il 43% in una seduta, quella seguente il crollo del 20%. Immagino la gioia degli azionisti risparmiatori che hanno visto il loro titolo recuperare la consistente perdita dei giorni precedenti che, nel complesso aveva però ceduto oltre il 40% del valore. Ebbene costoro saranno soddisfatti per avere perduto meno anche se, a conti fatti, hanno recuperato solo la metà della perdita. Chi invece potrà gioire sono gli operatori che quel 43% lo incasseranno tutto come profitto essendo intervenuti a fare acquisti quando il titolo era crollato.
Ai comuni mortali il godimento di avere perso circa il 25% del patrimonio in MPS agli altri il sommo piacere di avere guadagnato quasi il 50% del capitale investito che, molto probabilmente, era nella loro disponibilità ma non proprietà.

Per rendere ancora più efficace il concetto poniamo il caso che un risparmiatore avesse investito 100.000€ in azioni MPS. Mercoledi avrebbe avuto un controvalore di 60.000€ (-40%) e giovedi, grazie al recupero del 43% un controvalore di 85.800€ perdendo nel complesso "solo" -14.200€. L'investitore professionale invece, giocando con la "borsa altrui", nella sola giornata di giovedi, "puntando" 100.000€, avrebbe realizzato 143.000€ nella vendita successiva con un risultato tutto per lui di +43.000€. Niente male vero?

E' così che anche la Borsa ha dato il suo contributo a che i risparmi passassero di mano.
Quello che è stato un mercoledi nero per tantissimi risparmiatori è diventato un giovedi di festa per pochi.

Dal lavoratore allo scialacquatore.
Attenzione che non prosciugheranno totalmente i conti e neanche tanto rapidamente perché, alla fine, qualcuno che lavori e risparmi occorre a questo mondo, affinché i pochi altri privilegiati possano accumulare patrimoni senza colpo ferire.

Tanto senza le banche non è più possibile operare e ogni operazione, anche in bank-link, è profumatamente remunerata (1,45€ per bonifico on line vi sembra equo?)... Ma questa è un'altra storia che racconteremo tra qualche giorno.
Buon lavoro a tutti!