Non ci interpellano per "regalare" il mare alla Francia, non ci interpellano per decidere la composizione del Parlamento, non ci interpellano per eleggere la Commissione Europea lasciandoci in balia di UEmanoidi ma chiedono il parere popolare per una semplice clausola di rinnovo. Un bel MA VAFFA ci starebbe proprio bene.
di Lamberto Colla Parma, 20 marzo 2016.
Nulla! E' quanto il referendum sulle trivellazioni marine potrà decidere. Al cittadino perciò sarà concesso di decidere per il nulla ma almeno avrà la sensazione di contare ancora qualcosa, di vivere in un Paese democratico. Mentre invece viviamo in un Paese a democrazia sospesa. Governati dagli UEmanoidi NON ELETTI di Bruxelles e Strasburgo e da un premier anch'egli NON eletto che si permetterebbe di autorizzare l'arretramento delle acque territoriali italiane a favore dei francesi senza interpellare nessuno, come non interpellerà nessuno in merito alle concessioni balneari ovvero la decadenza anticipata al 2017 e la apertura alla gara di tutti i paesi europei, veniamo chiamati a decidere "sulla durata di un contratto".
Per la prima volta, forse per dimostrare l'importanza delle inutili e costose Regioni, il referendum abrogativo a cui siamo chiamati a esprimerci il 17 aprile è stato autorizzato su richiesta delle Regioni invece della tradizionale raccolta di firme popolari, al quale peraltro è stato assegnato un acronimo, NO-TRIV, discutibile (richiama le violenze NO-TAV) e fuorviante.
Infatti non si dovrà decidere sulla concessione delle trivellazioni e perciò sulla salvaguardia delle coste marine o dell'ecosistema, bensì soltanto su una specifica, chiamiamola per semplicità, "clausola contrattuale".
Nel referendum Infatti, si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all'esaurimento del giacimento.
Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
"Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita' 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"?"
Un argomento ghiotto e inutile che i media nazionali hanno già iniziato a propinarci quotidianamente, elevandolo così a importanza vitale, distraendo l'opinione pubblica dai veri problemi che si chiamano: lavoro, tasse e disoccupazione.
Un bel "Ma VAFFA" ci starebbe proprio bene.
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