5 milioni di italiani vivono in condizione di povertà assoluta. Un record di cui avremmo fatto a meno. Per il Codacons, quelli riportati dall' Istat sono "numeri da Terzo mondo, indegni di un Paese civile".
di Lamberto Colla Parma 1 luglio 2018 -
Molto ci sarebbe da scrivere sulla maleducazione e supponenza di Emmanuel Macron e, a dire il vero, dell'establishment dei "galletti", ma i dati sulla povertà assoluta, diffusi dall'Istat nei giorni scorsi, meritano una riflessione.
Il risultato delle politiche d'Austerity e l'immobilismo su fronti alternativi di politica economica e sociale, nonostante la favorevole congiuntura economica degli ultimi 4 anni (prezzo del petrolio ai minimi, tassi di interesse addirittura sotto zero, intervento della BCE con il QE - uno strumento non convenzionale di politica monetaria che verrà meno a fine anno) hanno portato sempre più il Paese verso il collasso.
5 milioni di poveri assoluti sono un record che non avremmo mai voluto registrare per il 2017.
L'incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell'8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Nell'ultimo decennio, insomma, l'esercito dei poveri in Italia è più che raddoppiato investendo anche i più giovani.
Mai così dal 2005, nonostante le entusiastiche dichiarazioni di Gentiloni e Renzi che si gongolavano, aggiudicandosi la responsabilità della crescita di PIL (peraltro ultimi in UE per crescita) e dei posti di lavoro (precarietà e sotto retribuzione a go-go) l'economia reale non è riuscita a distribuire quel poco di ricchezza che , a fatica, è riuscita a generare, soprattutto con l'esportazione.
Come c'era da attendersi, la povertà è diversamente collocata sull'intera penisola. La Regione con la più alta incidenza di povertà assoluta è la Calabria con il 35,3%, seguita da Sicilia (29,0%), Basilicata (21,8%) e Puglia (21,6%). Al contrario il record positivo è assegnato alla Valle d'Aosta (4,4%) seguita da Emilia Romagna (4,6%), Trentino Alto Adige (4,9%), Lombardia (5,5%) e Toscana (5,9%).
E' stato un fulmine a ciel sereno la notizia dell'ISTAT.
Non che la percezione delle condizioni della nostra società fossero positive ma la speranza, che i miseri dati macroeconomici avessero avuto un minimo impatto sociale, c'era comunque.
E invece niente!
Anzi la situazione è peggiorata e peggiorerà ancora quando verrà meno l'"ombrello atomico" della BCE (Quantitative Easing) e i tassi di interesse torneranno a crescere e con essi lo spread obbligando i nostri Governi a misure drastiche.
Per il Codacons, quelli riportati dall' Istat sono "numeri da Terzo mondo, indegni di un Paese civile". La responsabilità – aggiunge il presidente Carlo Rienzi – "è da attribuire alla classe politica, che non ha saputo adottare negli ultimi anni misure realmente in grado di combattere l'impoverimento delle famiglie e sostenere il Mezzogiorno, portando le regioni del Sud a livelli di povertà pericolosamente vicini a quelli della Grecia".
E allora avanti "ragazzi", una nuova politica per l'Italia e gli italiani non è più rimandabile!
(per restare sempre informati sugli editoriali)