Le ultime elezioni comunali hanno premiato, a Sassuolo, in provincia di Modena, il candidato leghista Francesco Menani. Grazie al 50,25% dei consensi ha ottenuto la vittoria su Claudio Pistoni (PD) senza passare dal ballottaggio. Con l'elezione di Menani, Sassuolo diventa così, tra i Comuni del Distretto Ceramico più importante al mondo, di cui Sassuolo fa parte, l'unico governato dal Centro Destra.
In questa intervista, rilasciata per La Gazzetta dell'Emilia, il neo Sindaco ci racconta i punti salienti del suo programma e le prospettive di cambiamento per la città.
Francesco Menani, da pochi giorni neo Sindaco di Sassuolo. Come sono stati i primi giorni con la fascia tricolore?
Molto impegnativi. Sassuolo è una città con tanti problemi, alcuni dei quali a cui nessuno ha mai messo mano. Poche ore dopo la mia proclamazione abbiamo dovuto affrontare il problema legato alla piena del fiume Secchia, poi subito dopo i black out continui, nelle abitazioni private ma anche nell'illuminazione pubblica. Senza dimenticare il fenomeno dell'accattonaggio, che è particolarmente fastidioso per anziani, donne e bambini che si sentono indifesi al cospetto dell'arroganza con cui, spesso, alcuni pretendono, anziché chiedere, l'elemosina.
Segretario della Lega Nord di Sassuolo e già assessore e vicesindaco della Giunta Caselli. Può raccontarci i suoi inizi, quando e come è approdato alla politica?
Mi sono avvicinato alla politica grazie alla compianta Tiziana Risola, che mi ha affascinato sin da subito ed alla quale ero legato da un sincero e profondo legame d'amicizia. Lei aveva un sogno: strappare Sassuolo ad una sinistra che governava sin dal primissimo dopoguerra e farlo con un candidato della Lega. Per questo la mia vittoria al primo turno l'ho immediatamente dedicata a lei.
Eletto al primo turno con il 50,52% dei voti, se lo aspettava o è stata una sorpresa?
Io ho sempre creduto nella vittoria e non solo, come in tanti pensano, per il "vento" nazionale favorevole. Certo, l'arrivo di Matteo Salvini in piazza, l'incontro organizzato in mezza giornata e che ha attirato in piazza Garibaldi migliaia di persone, ha aiutato parecchio la mia campagna elettorale. Ma sono sempre stato convinto che Sassuolo, i sassolesi, fossero stanchi di un sindaco e di una politica che frequentava solamente i "salotti buoni", che tagliava i nastri ma non si faceva avvicinare dalla gente, che non affrontava i problemi contingenti perché li considerava meno importanti rispetto alle grandi strategie. Io sono un sassolese, sono sempre stato in mezzo alla gente e lo sarò a maggior ragione ora che sono sindaco, con franchezza e schiettezza: questo credo che abbia contribuito maggiormente alla vittoria. Certo, vincere al primo turno, senza passare dai supplementari del ballottaggio, è stata una piacevole sorpresa
Da pochi giorni sono stati ufficializzati nomi e deleghe della nuova giunta. Quali sono, in generale, le priorità che la Sua amministrazione seguirà?
Ogni Assessore ha bene in mente quelli che sono i primi problemi da affrontare, e sono tanti. Sicurezza e ambiente sono sicuramente tra le priorità principali, ma occorre lavorare su tutti i fronti, tenendo d'occhio i conti e gli interventi da fare; primo fra tutti sicuramente sistemare la rete stradale che, oggi, sembra reduce da un bombardamento
Quali sono le criticità locali, cioè legate al territorio di Sassuolo, nel percorso di cambiamento che intendete attuare?
Sicuramente la sicurezza. Ripristineremo l'unità cinofila per contrastare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, istalleremo nuove telecamere e rimetteremo in funzione quelle che oggi sono spente. Ripristineremo la seconda pattuglia della Municipale nel turno serale ricostituendo anche il nucleo di Polizia Giudiziaria. Poi ancora l'aspetto urbanistico: Sassuolo deve essere completamente ridisegnata anche sotto il profilo ambientale
Nell'ambito del sociale, famiglia e associazioni, cosa avete previsto?
Le associazioni rappresentano il cuore della nostra società, intervengono là dove l'Amministrazione fatica ad arrivare. Troveranno sempre la mia porta aperta, ma anche quella dell'Assessore che è molto attenta ai particolari. La famiglia è quella che deve essere più aiutata in un momento economicamente difficile per tutta Italia: faremo il possibile per garantire opportunità a tutti
Nel campo della sicurezza come vi muoverete?
Non è un segreto che rappresenta uno dei miei cavalli di battaglia. Una città più sicura è una città più vissuta, di giorno come di sera e di notte. Voglio che tutti, anche i ragazzi o le donne da sole, si sentano tranquille nel girare per strada la sera, non abbino paura ad andare al parco dopo un certo orario.
Sassuolo fa parte dell'Unione dei Comuni del Distretto Ceramico. Come intendete interfacciarvi con i vostri "vicini"?
Con grande collaborazione che, sono certo, sarà reciproca. Al di là del colore politico, infatti, quando un gruppo di persone amministra una città deve avere essenzialmente e primariamente a cuore il bene dei propri concittadini. Sono certo che insieme lavoreremo bene.
Al di là delle effettive disponibilità economiche del Comune, un sogno che avete per Sassuolo?
Riportare la città a quella che era trent'anni fa, al ruolo che aveva a livello distrettuale, provinciale e regionale. Una città più sicura, in grado di offrire lavoro a tutti, anche ai commercianti che invece oggi sono costretti ad abbassare le serrande perché una città poco attrattiva non invoglia la gente a fare acquisti. Una città in cui le giovani coppie potevano programmare il futuro, sicure che rimboccandosi le maniche avrebbero potuto farsi una famiglia e vivere serene.
(Laura Corallo)
Nella culla dei sistemi educativi per l'infanzia è emersa una storia "horror" che ha dell'incredibile e del mostruoso. Il precedente fiorentino del "Forteto" non ha insegnato nulla?
di Lamberto Colla Parma 30 giugno 2019 - L'incredibile storia "Horror" si è sviluppata proprio nel luogo d'eccellenza mondiale per l'assistenza e l'educazione dei bambini.
Il sistema degli "asili" di Reggio Emilia è rinomato in tutto il mondo e da ogni continente vengono in pellegrinaggio alla città del tricolore per apprendere il sistema educativo timbrato Reggio Emilia. (RAI News).
Certamente quello che è emerso a Bibbiano e dintorni (Reggio Emilia) sembra uscito dalla mente di un "giallista noir" con i fiocchi. Dalla location, Reggio Emilia, la culla di un approccio educativo che pone al centro il bambino come portatore di diritti ben precisi, ai metodi utilizzati per sottrarre i figli alle famiglie d'origine per destinarli a altri, "amici" compresi.
Dall'alterazione dei disegni dei bambini con l'introduzione di immagini pornografiche sino al lavaggio del cervello durante le sedute di psicoterapia anche con l'uso di impulsi elettrici, spacciati ai piccoli come "macchinetta dei ricordi". Un sistema che avrebbe "alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari".
Ma non è tutto, pare addirittura, che in alcuni (almeno due) casi i bimbi venissero sottoposti a sevizie proprio nelle nuove destinazioni affidatarie.
Produzione di false relazioni, terapeuti travestiti da personaggi "cattivi" delle fiabe in rappresentazione dei genitori, induzione di falsi ricordi di abusi sessuali generati attraverso impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari.
E' questo il quadro delineato dai Carabinieri di Reggio Emilia scaturito dalla indagine "Angeli e Demoni" sulla rete dei servizi sociali della Val D'Enza, nel Reggiano.
Per ora sono 18 le persone indagate tra i quali anche il primo cittadino di Bibbiano (PD), finito agli arresti domiciliari insieme alla responsabile del servizio sociale integrato dell'Unione di Comuni della Val d'Enza, una coordinatrice del medesimo servizio, un'assistente sociale e due psicoterapeuti di una Onlus di Torino.
Nemmeno la fantasia popolare più radicale, come quella appunto che è riuscita a trasmettere in tutto il mondo la leggenda che i "Comunisti mangiano i bambini" avrebbe potuto pensarla meglio, o peggio a secondo del punto di vista.
Una situazione impossibile da credere per le atrocità indotte a dei piccoli marmocchietti innocenti e a degli altrettanti innocenti genitori ai quali sono stati sottratti i loro affetti con accuse false e infamanti di stupro e o di tossicodipendenza.
Un quadro da brividi soprattutto se la sceneggiatura si pensa contestualizzata nella civilissima "emilia", culla della cultura, dell'educazione civica, del tricolore e della solidarietà.
Nel caso i fatti venissero accertati, e passati in giudicato, già perché la speranza che tuto quanto descritto sia solo un incubo e come tale svanisca, allora la pena dovrà essere certa e senza sconti.
Gli "orchi" col colletto bianco devono essere emarginati per sempre da questa società.
A proposito, dello scandalo fiorentino del "Forteto" non si sente più nulla...?
(Immagine copertina: La Democrazia cristiana a difesa dei bambini contro il comunismo. Manifesto (1948). Immagine tratta dal libro di Stefano Pivato (Il Mulino "Madre salva i tuoi figli! dal Bolscevismo, Vota Democrazia Cristiana)
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(Bomarzo - Parco dei Mostri)
Il consigliere regionale della Lega, Gabriele Delmonte: "Una vicenda terribile e vergognosa che, sul piano politico, dimostra ancora una volta (dopo lo scandalo che travolse lo scorso anno la Polizia Locale) che gli enti di secondo livello come l'Unione dei Comuni della Val d'Enza sono troppo lontani dai cittadini e dal loro controllo: sono enti in mano alla politica e, come in questo caso, ai suoi interessi"
"Una vicenda terribile per le piccole vittime e le loro famiglie, e vergognosa per questi "orchi carnefici" che, accecati dalla bramosia di denaro, hanno infangato e ridotto a macabro business quello che è il legame più puro e autentico in natura, ovvero quello che lega genitori e figli".
Il consigliere regionale della Lega, nonché capogruppo d'opposizione in Comune a Montecchio, Gabriele Delmonte, commenta così l'operazione "condotta in modo egregio, silenzioso ed efficace dalla Procura reggiana e dai Carabinieri" a seguito della quale diciotto persone, tra politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari. Al centro dell'inchiesta "Angeli e Demoni", coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi, la rete di servizi sociali della Val D'Enza, accusata di aver redatto false relazioni per allontanare bambini da famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti. Quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro. Tra le contestazioni emergono "lavaggi del cervello" ai minori in sedute di psicoterapia, anche con impulsi elettrici per "alterare lo stato della memoria". Tra i reati contestati frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso.
Agli arresti assistenti sociali e psicoterapeuti di una nota Onlus di Torino (la Hansel e Gretel che ha una base importante in Val d'Enza), e il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, in qualità di delegato ai servizi sociali dell'Unione dei comuni della Val d'Enza. Sei persone sono agli arresti domiciliari: oltre a Carletti, la responsabile del Servizio Sociale Integrato dell'Unione comuni della Val d'Enza, la coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti della Onlus.
"Oltre ad esprimere solidarietà voglio anche ringraziare, come uomo prima ancora che come politico, i genitori delle "giovanissime" vittime, che in tutti questi mesi hanno lottato, mai domi di fronte all'ingiusta sottrazione dei loro figli, e che, grazie alle loro denunce, hanno portato all'operazione odierna" sottolinea l'esponente leghista.
Ma sia chiaro che: "Stante la presunzione di innocenza di ogni indagato, qualora venissero acclarate responsabilità di politici e amministratori pubblici, mi auguro che la pena possa essere durissima, soprattutto in considerazione del loro ruolo di rappresentanti di comunità, le quali nulla hanno a che fare con questa orrenda vicenda in cui business, malaffare, spregiudicatezza e assoluta mancanza di senso etico si mischiano in un cocktail che sortirà effetti devastanti sulle vite future di queste vittime innocenti. Tant'è che, non è nemmeno passato un anno dallo scandalo che travolse la Polizia Locale – attacca Delmonte – che ancora una volta l'Unione dei comuni della Val d'Enza viene travolta da una vicenda gravissima: è la dimostrazione che l'Unione dei Comuni va resettata. Gli enti di secondo livello, come l'Unione dei comuni della Val d'Enza, sono troppo lontani dai cittadini e dal loro controllo: sono enti in mano alla politica ed ancora una volta, come in questo caso, ai suoi interessi".
Lo stato di Antigua e Barbuda è un piccolo arcipelago dell'America Centrale, che si affaccia sull'Oceano Atlantico e sul Mare Caraibico. Popolato da 100 mila abitanti, è una democrazia parlamentare con una superficie di quasi 444 km². Indipendente dal 1981, ha rapporti amichevoli con gli Stati Uniti, il Canada, la Cina e Cuba, con cui ha una stretta cooperazione tecnica e di scambi a livello educativo e sanitario.
Ex colonia inglese, lo stato di Antigua e Barbuda ha un parlamento bicamerale composto dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti. Pur avendo intrapreso relazioni diplomatiche con la Spagna circa 31 anni fa, solo di recente, l'arcipelago caraibico ha aperto la sua prima ambasciata in Spagna, alla cui guida c'è Dario Item.
Chi è Dario Item
Rappresentante di Antigua e Barbuda in Spagna, nel Principato di Monaco e in quello del Liechtenstein, Dario Item è laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche e ha lavorato come avvocato fino al 2015 in diversi paesi europei. Offre consulenza nello studio legale I & P Law Office SA e parla correntemente 5 lingue (italiano, tedesco, francese, inglese e spagnolo).
È specializzato in diritto penale, diritto bancario e dei mercati finanziari e diritto diplomatico e consolare. È coautore del libro "I trusts di protezione patrimoniale", in cui affronta la disciplina dell'istituto nei paesi di Common e Civil Law.
Nel 2016, Dario Item entra a far parte del corpo diplomatico di Antigua e Barbuda e, nominato ambasciatore a Madrid, il 21 giugno del 2018 viene accreditato dal Ministero degli Affari Esteri del paese iberico. Sette mesi dopo, il 16 gennaio del 2019, presenta le sue credenziali al Re di Spagna, Felipe VI.
L'attività diplomatica di Dario Item
In qualità di ambasciatore di Antigua e Barbuda a Madrid, Dario Item rappresenta il suo Paese e ne protegge gli interessi, prepara progetti di cooperazione con altri paesi, cerca di risolvere eventuali problemi e situazioni di crisi e intreccia rapporti con la classe politica spagnola. Tra le sue funzioni, c'è anche quella di tutelare i diritti dei cittadini che rappresenta e di promuovere i rapporti economici, culturali e scientifici con il Regno di Spagna.
Per quanto riguarda la politica estera, Antigua e Barbuda continua ad appoggiare le organizzazioni internazionali e quelle regionali, come l'Associazione degli Stati dei Caraibi (ACS) e l'Organizzazione degli Stati dei Caraibi orientali (OECS).
Per il controllo del traffico di droga e del riciclaggio del denaro, fondamentali sono ancora le relazioni con gli Stati Uniti; grazie all'accordo che Antigua e Barbuda ha firmato con Washington, la Guardia Costiera statunitense potrà punire i trafficanti di droga nelle acque territoriali di quel paese.
Dotato di spiccate doti diplomatiche e di una personalità ecclettica e poliedrica, Dario Item svolge ormai da diversi anni il suo incarico politico con competenza e passione e, grazie alle sue capacità di problem solving e di comunicazione, è un valido mediatore nella scena politica contemporanea.
Cristiano Manuele e Manuel Magnani riconfermati rispettivamente segretario e vicesegretario. Riconfermato anche Paolo Poi come tesoriere affiancato da Laura Dallatana. Nicola Comparato entra nel direttivo provinciale PSI.
Di PSI Federazione di Parma e provincia - Parma 27 giugno 2019 - Dopo il congresso nazionale del mese di marzo a Roma, che ha eletto il salernitano Enzo Maraio alla guida del partito e tre parmensi nel consiglio, dopo le elezioni europee e le elezioni amministrative in alcuni comuni del territorio e in vista delle prossime regionali, i socialisti di Parma e provincia si sono riuniti mercoledì 26 giugno, presso l'hotel Holiday Inn a Parma per il congresso provinciale PSI.
Vari i temi affrontati durante la serata. Dal lavoro alla sicurezza a come rendere migliore il nostro territorio, passando per la giustizia sociale, la scuola, i diritti, la libertà e l'uguaglianza, fino ad arrivare al DDL Pillon, affrontato più volte dal direttivo femminile composto tra le altre da Rosina Trombi, Mara Colla, Laura Dallatana, Elena Levati e Paola Biacchi.
I socialisti parmensi, ancora una volta, si dimostrano attenti e volenterosi, disponibili ad ascoltare e ad aiutare le persone in difficoltà, per migliorare la vita degli altri e non solo quella del partito, come spesso accade in politica.
Foto e gallery di Valentina Carpin.
Chissà se George Washington, con il quale Trump dichiara di condividere il medesimo tasso di popolarità, utilizzasse Twitter alla pari del miliardario presidente. Con "manteniamo grande l'america, Trump ha dato il via alla nuova campagna elettorale.
di Lamberto Colla Parma 23 giugno 2019 -
Donald Trump ha avviato ufficialmente la campagna elettorale per la conquista di un secondo mandato presidenziale, con la stessa veemenza che l'ha contraddistinto nella prima e nel corso del suo primo esercizio presidenziale.
Keep America Great.
Manteniamo grande l'America è il nuovo slogan con il quale il tycoon statunitense ha marchiato la campagna elettorale 2020 a sottolineare come con lui gli Stati Uniti siano tornati grandi e rispettati nel mondo.
E da questo punto di vista non si può certamente smentire. In Politica estera gli USA sono tornati prepotentemente alla ribalta in ogni questione e in modo molto diretto da parte dello stesso presidente. In modo molto provocatorio con dichiarazioni spesso ben poco diplomatiche, Donald Trump è intervenuto a gamba tesa in ogni situazione delicata in ogni angolo della terra, dalla questione coreana al caos diplomatico europeo, prendendo di petto la politica espansionistica cinese piuttosto che la questione mediorientale e l'avversario iraniano accusato di essere lo Stato destabilizzatore dell'area.
Però, a ben osservare, a differenza dei suoi predecessori, a fronte di toni infuocati, non ha fatto sparare un solo proiettile, al massimo ha fatto fare qualche gretto alle sue portaerei ma null'altro.
E non è cosa di poco conto per un capo di stato considerato un guerrafondaio irresponsabile e dipinto dai suoi detrattori e dalla maggior parte dei media un soggetto inaffidabile.
Non fece in tempo a "salire in cattedra" che subito i poteri forti e tradizionali statunitensi si scateenarono contro di lui cercando di minare dalla base la sua presidenza. Il potente procuratore generale , forte della complicità del capo dell'FBI al quale a più riprese si affiancarono altri dello stesso staff presidenziale, non riuscì a portare a conclusione le accuse. Lo scorso marzo, in una infrmativa al Congresso americano, il ministro della Giustizia Usa, William Barr e il suo vice, Rod Rosenstein,hanno scritto che il procuratore speciale, Robert Mueller, non ha trovato prove di cospirazione di Donald Trump e del suo staff con la Russia per interferire sulle presidenziali del 2016. Non sono state inoltre riscontrate prove sufficienti per incriminare il presidente per ostruzione della giustizia, ma l'inchiesta "neanche lo esonera".
Con quella ultima frase sibillina i detrattori di Trump si sono lasciati aperti la porta per proseguire nell'opera di demonizzazione del Presidente e contrastare la avanzata a un secondo mandato presidenziale.
La popolarità di Trump in effetti è sempre stata elevatissima, popolare nella vasta periferia degli USA, il miliardario è invece osteggiato nei "palazzi" nei grandi centri urbani. Per ora il popolo ha vinto e il tycoon l'ha premiato portando la disoccupazione al valore più basso della storia economica a stelle e strisce.
Così come George Washington, con il quale divide la popolarità, sconfisse gli inglesi, Donald Trump vuol sconfiggere i suoi oppositori interni e i tre quarti del mondo. Certo, che con tutto qello che ha subito in questi primi tre anni di presidenza, avere ancora tanto entusiasmo fa pensare che sia "pazzo" o al contrario molto più intelligente e forte di quanto cerchino di farci credere.
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Ancora il petrolio al centro delle dispute tra paesi e in particolare questa volta è la tensione tra USA e IRAN a mettere paura.
di Lamberto Colla Parma 16 giugno 2019 - Da quando, lo scorso 23 aprile, gli Stati Uniti hanno posto l'embargo sul petrolio iraniano e obbligando i propri alleati strategici e commerciali a fare altrettanto, già diverse navi petroliere sono andate a fuoco.
Era il 12 maggio, quando quattro navi furono attaccare al largo degli Emirati Arabi Uniti, da un "attore statale" non meglio identificato, secondo le autorità di Abu Dhabi.
Mentre giovedi scorso due le petroliere sono andate in fiamme nel golfo di Ormuz e una sembra proprio sia stata colpita da un siluro, fortunatamente sopra il livello di galleggiamento, consentendo quindi all'equipaggio di essere portato in salvo.
Navi iraniane e della quinta flotta americana, in zona da alcuni mesi, proprio a seguito delle aumentate tensioni con Teheran e il timore di una escalation nella sempre calda area africana, hanno tratto in salvo tutti i membri dell'equipaggio.
Salvo gli USA, che chiamano in causa specificatamente l'IRAN per gli attacchi alle 6 navi, nessun altro Stato, assegna le responsabilità a Teheran ma tutti convengono che gli "incidenti" , come la prima indagine ONU ha disposto, sulle prime 4 navi fossero avvenuti in modo "sofisticato e coordinato", ad opera di un attore "dotato di forti capacità operazionali, probabilmente un attore statale".
Fin dall'inizio gli Stati Uniti hanno invece accusato Teheran, che avrebbe l'obbiettivo di far salire il prezzo del petrolio, essendo colpita dalle pesanti sanzioni Usa. Anche per l'ambasciatore saudita all'Onu, Abdallah al-Mouallimi, "l'Iran porta sulle sue spalle la responsabilità degli attacchi", mentre per il rappresentante russo non è opportuno "precipitare a delle conclusioni" e che le inchieste proseguiranno.
E infatti, dopo gli attacchi del 12 maggio il prezzo del greggio aumentò sensibilmente per poi altrettanto rapidamente scendere nuovamente agli attuali 53$/barile, limite minimo che non veniva toccato da molti mesi.
L'attacco delle ore scorse inasprirà enormemente le tensioni nonostante la concomitanza della visita del premier giapponese Abe a Teheran, nel tentativo di conciliare un improbabile accordo tra USA e Iran.
Non c'è pace per questa regione orientale appoggiata sulle polveriere terroristiche e su quell'oro nero che non passa mai di moda ed è motivo di frequenti conflitti, quindi di drammi umani connessi, quando va bene, alla povertà e alla perdita di dignità e agli estremi di perdita anche della stessa vita.
E infine, una nuova guerra sarà l'ennesimo motivo per una rialzata di testa del terrorismo internazionale ai danni di un occidente diviso su tutto, persino sull'etica.
(frame da video gazzetta del sud - corriereTV)
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Incapace di intendere e di volere, quindi assolto l'omicida di Filomena Cataldi. Dovrà scontare 10 anni in una struttura sanitaria, il REMS, sperando che da lì non fugga e vada a soddisfare le sue nuove ossessioni. Il rinnovato appello alle parlamentari parmigiane per intraprendere un percorso di correzione del quadro normativo di riferimento.
Di LGC Parma 12 giugno 2019 - Il Giudice Mattia Fiorentini ha emesso la sentenza e, a fronte di due perizie che stabilivano l'incapacità di intendere e di volere, ha "condannato" l'assassino di Filomena Cataldi a "curarsi" per 10 anni presso il REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza).
Per quanto sconcertante e quindi per certi versi comprensibile l'innalzamento dei toni contro la sentenza, occorre pensare che, con l'attuale quadro normativo non poteva andare diversamente. Una posizione "popolare" che si era evidenziata anche nel sondaggio del 30 marzo e che aveva palesato come la stragrande maggioranza dei partecipanti (85%) fosse per la cura del soggetto ma in una struttura carceraria.
Un quadro normativo, quello attuale, che non garantisce un'equa giustizia e per di più non protegge i familiari delle vittime i quali, al senso di ingiustizia, devono portarsi addosso il fardello dei costi diretti e indiretti di un tale tragico e inimmaginabile evento.
Giustizia e etica, stando così le cose, vengono massacrate e proprio nel paese che dovrebbe essere la culla della giustizia e della cultura non può permettersi un tale paradosso e una così grave "lacuna giudiziaria".
E' proprio per queste ragioni che, nel nostro articolo dello scorso 16 marzo, Rosangela l'amata sorella di Filomena, oltre a raccontare i vari dettagli legali della vicenda e le difficoltà nelle quali tutti i familiari si trovavano, aveva lanciato un invito alle parlamentari parmigiane affinché, coinvolgendo anche altre colleghe di altri schieramenti, si facessero promotrici di una campagna legislativa a favore delle vittime dei reati violenti.
Questa sentenza riapre nuovamente le ferite, che peraltro non si erano ancora rimarginate, ma vogliamo credere possa essere un rinnovato stimolo per far intraprendere il nuovo percorso legislativo che vada a colmare lacune immense.
Sede a Parigi, dividendi miliardari per Renault e un consigliere del Governo Francese nel board della nuova società. La condizioni perfette per fare saltare qualsiasi tipo di accordo. Intanto Renault ha un problema con 400.000 motori benzina 1.2 montato anche su Mercedes e Nissan
di Lamberto Colla Parma 9 giugno 2019 -
Nessuno stupore e forse per FCA è andata meglio così piuttosto che cadere nelle trappole vischiose di un alleato inaffidabile e germano centrico come è il Governo Francese.
Tanto pretendevano i francesi, senza meritarlo, che alla notizia del ritiro della proposta da parte FCA il titolo Renault è caduto del 7% e quello di FCA dopo un avvio negativo ha recuperato l'1%.
Questo la dice lunga sulla differenza attuale tra le due compagnie automobilistiche. Il Lavoro straordinario di Marchionne sta ancora dando i suoi frutti e forse, stando a quanto i Francesi hanno dimostrato, l'idea di una santa alleanza tra il gruppo Hyundai, quarto gruppo al mondo, dopo aver superato Ford nel 2010 (comprende anche KIA), e FCA sarebbe stata la conclusione perfetta del processo di internazionalizzazione disegnato dal povero italo canadese prematuramente scomparso.
Una fusione che potrebbe giovare a entrambi, i Coreani acquisirebbero lo stile e il design italiano arricchendo d'appeal le loro autovetture e il gruppo italo statunitense quei mercati asiatici dai quali sono ancora emarginati.
Chissà che le pretese irricevibili dei Francesi abbiano fatto bene agli eredi dell'avvocato e quindi indurre Yaki & C. a tornare e a rispolverare gli appunti del poco compianto Marchionne.
Già perché questa eccessiva riservatezza verso il manager Italo Canadese non può essere giustificata da una volontà dello stesso Sergio. Quel Marchionne che in meno di 20 anni ha salvato la casa automobilistica di famiglia e rimpinguato le casse del salvadanaio di casa Agnelli e riportato la famiglia nell'elite mondiale della finanza.
Comunque, tornando alla vicenda francese, la Renault, oltre al temporaneo crollo in borsa per lo sfumato accordo con FCA dovrà entro brevissimo affrontare una nuova crisi determinata dalla necessità di ritirare ben 400.000 motori di 1.200 cc che dimostrano di avere gravi difetti. E' stato il giornale francese QueChoisir, a lanciare l'allarme che coinvolgerebbe le autovetture del gruppo Renault. Stando all'indagine che il mensile ha realizzato, è emersa una problematica gravissima che riguarderebbe ben 400.000 vetture che montano il motore H5FT, prodotto fino allo scorso anno, il quale è soggetto a rotture a causa di un eccessivo consumo di olio.
Renault però non riconosce il problema come un difetto di fabbrica e non vuole pagare i costi per la riparazione. Il problema però non riguarderebbe soltanto le auto marchiate Renault, ma anche Nissan, Mercedes e Dacia, poiché il motore prodotto dalla casa francese è stato venduto anche ad altre aziende che lo hanno poi modificato e "ribrandizzato".
I richiami per le automobili riguarderanno la Captur, Clio 4,Kadjar, Kangoo II, Mégane III, Scénic III e Grand Scénic III per il gruppo Renault. Dacia invece dovrà richiamare alcuni esemplari della Duster, Dokker e Lodgy; Mercedes la sua Citan e Nissan la "vendutissima" Juke, il Qashqai II e il Pulsar. Un documento attesta la veridicità della problematica, ma Renault nega. Il tutto sarebbe sorto da una nota interna della casa produttrice francese, finita nelle mani dei giornalisti di QueChoisir. Il documento è datato 5 Giugno 2015 ed è aggiornato al 12 Febbraio 2018.
Per questa volta ci è andata bene. Un accordo sconveniente sfumato per l'arroganza dei nostri sempre splendidi alleati!
(foto Palazzo Chigi 15 giugno 2018 incontro Conte Macron a Parigi con licenza licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT) - altre fonte LGC Paris 2004 stand FIAT)
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Elezioni amministrative 2019. Tredici comuni dell'Emilia-Romagna ai tempi supplementari per eleggere il primo cittadino: domenica 9 giugno al ballottaggio anche i capoluoghi Reggio Emilia, Ferrara e Forlì. Le altre sfide per la fascia tricolore ad Argenta, Copparo (Fe), Molinella (Bo), Cesena, Savignano sul Rubicone (Fc), Carpi, Castelfranco, Maranello, Mirandola (Mo) e Casalgrande nel reggiano. Al voto oltre 585 mila elettori in 760 seggi. Si vota dalle 7 alle 23, a seguire lo spoglio.
Bologna -
Sono 13 i comuni emiliano-romagnoli i cui elettori sono chiamati alle urne, domenica 9 giugno, nel turno di ballottaggio per eleggere il sindaco: tra questi anche i 3 capoluoghi di provincia, ovvero le città di Ferrara, Forlì e Reggio Emilia. Sfide per il primo cittadino anche nei comuni di: Argenta e Copparo nel ferrarese; Molinella nel bolognese; Cesena e Savignano sul Rubicone nella provincia di Forlì-Cesena; Carpi, Castelfranco Emilia, Maranello e Mirandola nel modenese; Casalgrande nel reggiano.
Dopo la tornata elettorale di domenica 26 maggio (nella quale sono stati eletti al primo turno 222 sindaci dei 235 in corsa), andranno al voto 585.760 elettori (281.828 sono uomini e 303.932 donne), che potranno esprimere la propria preferenza in 760 seggi aperti solo nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle 23. Terminate le operazioni di voto si procederà allo spoglio.
Tutte le informazioni sul voto si possono consultare sul sito della Regione Emilia-Romagna dedicato alle elezioni, all’indirizzo http://www.regione.emilia-romagna.it/elezioni realizzato dall’Agenzia di Informazione e Comunicazione della Giunta regionale con la collaborazione dell’Ufficio stampa dell’Assemblea legislativa. L’elaborazione dei dati è curata dal servizio statistico della Giunta e dalla Direzione Generale dell’Assemblea legislativa emiliano-romagnola.
Le sfide nel dettaglio
Nel bolognese al voto il comune di Molinella dove si sfidano Dario Mantovani (centrosinistra, 49.45% al primo turno) e Marco Stegani (centrodestra, 36.04%).
Nel ferrarese, sfide nei comuni di Ferrara tra Alan Fabbri (centrodestra, al 48.44% al primo turno) e Aldo Modonesi (centrosinistra, al 31.75%), di Copparo tra Fabrizio Pagnoni (centrodestra, 42.72% al primo turno) e Diego Farina (centrosinistra, 39,42%) e di Argenta tra Andrea Baldini (centrosinistra, 46.18% al primo turno) e Antonio Curtarello (centrodestra, 40.73%).
Nel reggiano ballottaggio nel comune di Reggio Emilia tra Luca Vecchi (centrosinistra, 49.13% al primo turno) e Roberto Salati (centrodestra, 28.22%) e in quello di Casalgrande tra Alberto Vaccari (centrosinistra, 38.64%) e Giuseppe Daviddi (lista civica, 23.01%).
Nella provincia di Forlì-Cesena sfide nella città di Forlì tra Gian Luca Zattani (centrodestra, 45.80%) e Giorgio Calderoni (centrosinistra, 37.21%), a Cesena tra Enzo Lattuca (centrosinistra, 42.83%) e Andrea Rossi(centrodestra, 33.81%) e a Savignano sul Rubicone tra Filippo Giovannini (centrosinistra, 45.25%) e Marco Foschi (centrodestra, 37.81).
Quattro i turni di ballottaggio nel modenese: a Carpi sfidatra Alberto Bellelli (centrosinistra, 48.01% al primo turno) e Federica Boccaletti (centrodestra, 27.30%), a Castelfranco Emilia tra Giovanni Gargano(centrosinistra, 41.78%) e Modesto Amicucci (centrodestra, 30.80%), a Maranello tra Luigi Zironi(centrosinistra, 49,99%) e Luca Barbolini (centrodestra, 36.22%) e a Mirandola tra Alberto Greco(centrodestra, 47.48%) e Roberto Ganzerli (centrosinistra, 43.10%).
In allegato: tabella elettori al ballottaggio (per provincia e comuni)
Il 2 e 3 giugno del 1946 gli italiani si recarono alle urne per un referendum istituzionale che li invitava a decidere tra monarchia e repubblica. Si trattò della prima votazione a suffragio universale convocata in Italia. Con circa due milioni di voti in più, vinse la repubblica. Così, dall'anno successivo, nel nostro Paese si celebra quindi questo evento che ha ridisegnato la storia e ha fatto ritrovare la libertà al nostro Paese.
di Lamberto Colla Parma 2 giugno 2019 -
La Festa della Repubblica è un evento che sta divenendo sempre più d'attualità ai cui valori sarebbe necessario aggrapparsi con forza per contrastare quelle forze oscure che vorrebbero un'Italia e soprattutto un'Europa sempre più divisa e sottomessa a norme burocratiche e finanziarie, dove la donna e l'uomo vengono posti in secondo piano e oppressi nella dignità. Dignità compromessa a causa, principalmente, di un lavoro che, troppo spesso, è insufficiente per condurre una vita onorevole e per programmare il futuro per sé e per i propri figli, mentre il tasso di disoccupazione cresce invece di retrocedere a ben 10 anni di distanza dall'inizio di una crisi che pare senza fine.
Ecco quindi che i contenuti che sottendono la Festa della Repubblica dovremmo rammentarli tutti i giorni e trasformarli in "Vangelo Laico" a guida delle nostre azioni sociali.
E oggi, a soli 8 giorni dalle elezioni del Parlamento Europeo, ascoltiamo il discorso del Presidente Mattarella che ci rammenta come il 2 giugno sia anche la festa del ritrovamento della libertà.
Palazzo del Quirinale, 01/06/2019 - "È per me un grande piacere rivolgere – insieme alle autorità della Repubblica presenti - il benvenuto e un saluto, pieno di amicizia, agli ambasciatori accreditati a Roma in questa occasione, la Festa della Repubblica italiana: vi ringrazio per aver accolto il nostro invito.
Il 2 giugno è la Festa degli Italiani, è il simbolo del ritrovamento della libertà e della democrazia da parte del nostro popolo. È un appuntamento che rinsalda da parte dei cittadini la loro adesione leale e il loro sostegno all'ordinamento repubblicano, nella sua articolazione, allo stesso tempo unitaria e rispettosa delle autonomie, sociali e territoriali.
Ringrazio il maestro Marco Angius e l'Orchestra Giovanile Italiana – il più giovane ha 18 anni, il meno giovane 27 - che, tra breve, ci offriranno uno splendido momento d'arte, che ascolteremo insieme a quanti ci seguono, attraverso la tv e la rete: a tutti loro, invio il saluto più cordiale.
Abbiamo appena celebrato in ventotto Paesi d'Europa un grande esercizio di democrazia: la elezione dei deputati al Parlamento Europeo, a conferma delle radici solide di una esperienza che stiamo, gradualmente, costruendo da ormai sessantadue anni. In realtà sessantotto dal momento dell'avvio del primo organismo comunitario, la Comunità del carbone e dell'acciaio.
L'Italia è stata guidata, in questo percorso, dalle indicazioni della sua Costituzione; dalla consapevolezza di una sempre più accentuata interdipendenza tra i popoli; dalla amara lezione dei sanguinosi conflitti del ventesimo secolo. Soltanto la via della collaborazione e del dialogo permette di superare i contrasti e di promuovere il mutuo interesse nella comunità internazionale.
La Repubblica italiana, con l'assunzione di responsabilità nel contesto globale, ha contribuito, per la sua parte, alla definizione di modelli multilaterali e di equilibri diretti a garantire universalmente pace, sviluppo, promozione dei diritti umani.
Anche per questo non possiamo sottovalutare le tensioni che si sono manifestate, e si manifestano, provocando conflitti e mettendo pesantemente a rischio la pace in tanti luoghi del mondo.
Va ricordato che – in ogni ambito - libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo.
I valori delle civiltà e delle culture di ogni popolo contrastano in modo radicale con quella deriva e fanno, invece, appello a salde fondamenta di umanità, per confidare nel progresso. Per quanto ci riguarda, in questo anno, cinquecentesimo dalla morte di Leonardo da Vinci, avvertiamo in modo ancor più esigente questa prospettiva.
Abbiamo bisogno di praticare attenzione e rispetto reciproco, nella libertà e nella legalità internazionale, per avanzare sulla strada del progresso, con il dinamismo che contrassegna il mondo contemporaneo in cui viviamo.
Con l'auspicio che la convivenza internazionale sappia far propria l'armonia che la musica sa esprimere.
Auguri per la Festa della Repubblica italiana!"
Video discorso Presidente Sergio Mattarella - https://youtu.be/ZycDoEYHg9I
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Maltempo Parma, esondazione a Langhirano. Il Carroccio chiede se l'alluvione possa essere stata causata, oltre che dall'abbondanza e dall'intensità della pioggia, anche dalla mancanza di interventi di manutenzione recenti su sponde e adiacenze.
Parma -
L'esondazione del Rio Scalia a Langhirano, nel parmense, dopo abbondanti e intense piogge, è al centro di un'interrogazione della Lega Nord.
Il fiume, infatti, avrebbe allagato una parte dell'abitato del capoluogo comunale, compreso il centro storico, e la ex statale Massese, causando "pesanti disagi alla popolazione e probabili gravi danni ad abitazioni nonché a unità commerciali e produttive".
I leghisti chiedono quindi "se siano previsti risarcimenti ai privati dopo i danni subiti". Inoltre, visto che non risultano "interventi di manutenzione su sponde e adiacenze in tempi recenti", il Carroccio chiede alla Giunta se l'alluvione possa essere stata causata, oltre che dall'abbondanza e dall'intensità della pioggia, anche da questi fattori o da "interventi umani che abbiano ristretto la portata ed il percorso del fiume".
(Francesca Mezzadri)
Fonte: Regione ER
Emilia Romagna, la Lega primo partito. Regge il Pd e vince a Reggio, Bologna e Ravenna. In regione la Lega conquista le province di Piacenza, Parma, Modena, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini. Al Pd rimangono Reggio Emilia, Bologna e Ravenna.
27 maggio 2019
L’Emilia Romagna cambia colore. E da storica regione “rossa” diventa verde. Vince infatti la Lega di Matteo Salvini con il 33,77%, che conquista sei province su nove. Segue il PD con il 31,25, ma con una perdita del -21,27%: Terzo partito il Movimento 5 Stelle, con il 12,89%. Distaccati Forza Italia (5,87%), Fratelli d’Italia (4,66%), + Europa – Italia in Comune – PDE Italia (3,56%) ed Europa Verde (2,93%).
Entrando nel dettaglio, la Lega conquista la provincia di Piacenza con il 45,31%, segue il PD con il 19,45, e i Cinque Stelle con il 9,79%. Nel capoluogo, la Lega vince con il 38,27%, mentre il 23,67% dei voti è andato al PD e il 10,21% ai Cinque Stelle.
Va alla Lega anche la provincia di Parma, con il 38,79%, al secondo posto il PD con il 24,92%, terzi i Cinque Stelle con l’11,33%, quarto posto per Forza Italia, distaccato con il 6,02%. Nel Comune di Parma, il 31,6% ha votato Lega, il 29,46% il PD e l’11,02 i Cinque Stelle.
Rimane invece al PD la provincia di Reggio Emilia, con il 34,78%, ma con il 21,35% di voti in meno. Seconda la Lega con il 29,88%, terzi i Cinque Stelle con il 14,33%, distaccati Forza Italia con il 5,18% e Fratelli d’Italia (3,9%).
Nella provincia di Modena, la Lega conquista, anche se per pochissimi voti, una storica roccaforte “rossa” con il 33,83%. Il PD infatti segue quasi in parità con un 33,56%, ma con una perdita di -20,50% di voti. Seguono i Cinque Stelle con il 12,82%. A reggere è il capoluogo. A Modena città, il 39,85% ha votato PD, il 26,1% Lega e il’11,77 i Cinque Stelle. Il PD vince anche a Carpi (37,9%), segue la Lega con il 29,08% e i Cinque Stelle con il 13,65%. La Lega è invece prima a Sassuolo con il 38,9%, segue il PD con il 26,89%. A Mirandola il 41,22% dei voti sono andati alla Lega, mentre il 30,38 % al PD.
La provincia di Bologna si conferma invece roccaforte del PD che rimane il primo partito con il 36,73%, segue la Lega con il 27,05% e i Cinque Stelle con il 12,9%. Distaccata Forza Italia con il 5,5%. Nel capoluogo, il PD ha stravinto con il 40,33%, la Lega si ferma al 21,82%, i Cinque Stelle al 10,84%.
Nella Provincia di Ravenna vince di poco il PD con il 34,01%, segue la Lega con il 32,49%, ma con un + 28,43 rispetto alle elezioni precedenti. I Cinque Stelle si fermano al 12,88% . Testa a testa nel capoluogo, dove il PD ha ottenuto il 32,98% dei voti e la Lega il 31,44%.
Andiamo ora nella provincia di Ferrara, conquistata dalla Lega di Salvini con il 41,93%, il PD si ferma al 25,45%, i Cinque Stelle all’11,48%. Nel capoluogo vince la Lega con il 36,65, PD si ferma al 29,03%.
La Lega conquista anche la provincia di Forlì-Cesena con il 34,35%, il PD segue però di poco, con il 30,41%. Solo il 13,6% ha votato Cinque Stelle e il 6,19% Forza Italia. Nel Comune di Cesena, però, il 33,89% dei voti è andato al PD, mentre alla Lega il 29,91%. Nel Comune di Forlì, testa a testa con in testa di poco il PD (32,83%), incalzato dalla Lega, seconda con il 32,25%.
Infine, in provincia di Rimini, il 36,45% dei voti è andato alla Lega, mentre al PD il 25,57%. Seguono i Cinque Stelle con il 15,71%. Nel capoluogo il 34,21% ha votato per la Lega, per il PD il 26,85%.
Anche in Emilia Romagna la Lega Nord é il primo partito, seguito da Pd e Movimento 5 Stelle. 33,77% dei voti per il partito di Salvini, mentre il Pd si ferma al 31,25%. Il Movimento 5 stelle è al 12,89%.
Il trionfo Lega, se da un lato era attesa la soglia del 34%, dall'altro invece, dopo i massacranti attacchi dei compagni di Governo, delle opposizioni e della sfortunata combinazione di una "Tangentopoli 2" venuta allo scoperto a poche oro dal voto, il partito di Matteo Salvini fa il pieno.
di Lamberto Colla Parma 27 maggio 2019 - Sin dalle intenzioni di voto è stato chiaro che la Lega avrebbe vinto. Il 28% che le interviste dei sondaggisti stimavano, è andato via via crescendo con l'ingresso dei dati reali posizionando il partito di Matteo Salvini al quel 34% che ormai da mesi circolava nei vari sondaggi.
Una campagna denigratoria che non ha intaccato l'escalation della Lega in tutta la penisola mentre ha fortemente penalizzato il M5S relegandolo attorno al 17%. Parti praticamente invertite rispetto alle precedenti politiche tra i due alleati di Governo (la Lega era al 17,4%). Una situazioe che potrebbe portare a nuovi equilibri all'interno di Palazzo Chigi nonostante che, nella conferenza stampa dell'una di stanotte, Matteo Salvini abbia sottolineato più volte che a livello nazionale nulla cambierà auspicando invece che da oggi si torni a lavorare e a accelerare sulla esecuzione del Patto di Governo.
La politica del "nulla" di Zingaretti ha portato il PD a un insperato 22,8% che consente di giustificare i toni trionfaistici della dirigenza piddina. I moderati toni ecumenici della campagna elettorale hanno consentito di mettere le toppe al partito che fu di Matteo Renzi, consentendo a Gentiloni & C. di ricomporre le fila per una nuova stagione del partito "DEM".
Forza Italia invece non raggiunge la soglia psicologca del 10% attestandosi a un misero 8,6% (14% alle precedenti politiche) a conferma del declino del partito di Berlusconi. Il leader azzurro non è ancora riuscito a trovare una valida alternativa alla guida dell'ottuagenario "Silvio" mentre ,con un più che onorevole 6%, Fratelli d'Italia lancia Giorgia Meloni tra i leader che contano nel panorama nazionale.
Delusione per +Europa che non raggiunge la soglia del 4% (ferma al 3,1%) che sarebbe stata utile per portare qualche rappresentante in parlamento europeo e la Sinistra di Fratoianni invece raccoglie solo briciole attestandosi al 1,7%.
Pur non sfondando la resistenza, i sovranisti conquistano altri seggi in Europa e soprattutto mettono pepe in alcune nazioni, come la Francia che vede il sorpasso della Le Pen su Macron e nel Regno Unito Farage superare la soglia del 30% mentre il partito della Merkel, pur mantenendo la testa della Germania, perde un bel gruzzolo di voti raccolti invece dai Verdi.
Una condizione numerica che non consentirà alle destre di governare ma che non potrà essere ignorata dalla estesa maggioranza che si andrà a formare al parlamento europeo nelle prossime ore.
Intanto c'è da chiedersi come finirà la Love Story tra Salvini e Di Maio...
Il silenzio elettorale è un toccasana per le orecchie e il residuo senso civico che è rimasto, consumato da una interminabile, quanto becera, campagna elettorale.
di Lamberto Colla Parma 26 maggio 2019 -
E' una liberazione! Con l'imponente tornata elettorale e la chiamata per il riempimento del "catino" di Bruxelles, ci sarà da portare pazienza per una settimana ancora, il tempo di far sfogare i vincitori e trovare una motivazione alla sconfitta dai perdenti anche se, ormai, ci siamo abituati a non averne, e chissà che da giugno si torni a parlare dei seri problemi che sta attraversando il nostro Paese.
E' proprio vero che al peggio non v'è mai fine!
Una campagna elettorale così priva di contenuti e di idee non la ricordavo. Alle idee e ai programmi si sono sostituiti gli insulti e la demolizione dell'avversario. Slogan volti a colpire l'emotività degli elettori e non la loro indecisione, piuttosto che al rafforzamento delle loro proprie convinzioni politiche.
A salvarsi forse, sono state le campagne elettorali svolte nei quasi 4.000 villaggi chiamati a rinnovare le amministrazioni locali. Alle "riunioni" di presentazione delle liste il pragmatismo l'ha vinta sulle idee e il confronto con il popolo elettorale si è stabilito sull'elenco delle cose da fare e sulle priorità avvertite dai cittadini.
Al contrario, la campagna sulle Europee si è distinta per la vacuità e l'assenza di programmi o quantomeno di narrazione dei programmi dei diversi schieramenti europei ai quali i nostri partiti aderiscono.
Una tornata elettorale anomala segnata dalla BREXIT e l'apertura all'ultima ora di Theresa May a un nuovo referendum seguita, a poche ore di distanza, dalle dimissioni della premier britannica che avranno efficacia dal 7 giugno.
Dopo tre anni di negoziati tutto e il contrario di tutto potrebbe accadere; dal rientro a tutti gli effetti del Regno Unito nella famiglia europea, alla "Brexit Hard", ovvero senza negoziato, come auspicherebbe Boris Johnson, il "falco" probabile successore della "vispa" Theresa.
Tutto il mondo è paese e la moda di sollecitare la pancia degli elettori non è peculiarità italica ma ormai si è diffusa in tutto l'occidente anche se, da noi, è una pratica strabordante e pericolosa.
Staremo a vedere intanto, a forza di venire sollecitati alla pancia, non vorrei che il risultato fossero solo flatulenze.
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Elezioni europee 2019 - Come si vota in Italia
Le urne saranno aperte domenica 26 maggio 2019, dalle ore 7 alle ore 23. Ai fini delle votazioni, l'Italia viene divisa in cinque circoscrizioni elettorali: nord-occidentale (circ. I), nord-orientale (circ. II), centrale (circ. III), meridionale (circ. IV), insulare (circ. V).
Recandovi al seggio riceverete una scheda, di colore diverso a seconda della circoscrizione elettorale nelle cui liste siete iscritti:
- grigio, per l'Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia)
- marrone, per l'Italia nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna)
- fucsia, per l'Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio)
- arancione, per l'Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)
- rosa, per l'Italia insulare (Sicilia, Sardegna).
Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda, con la matita copiativa che vi verrà consegnata al seggio, un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta.
E' possibile (non obbligatorio) esprimere da uno a tre voti di preferenza per candidati compresi nella lista votata.
ATTENZIONE! Nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della seconda e della terza preferenza.
Mentre un solo voto di preferenza può essere espresso per un candidato delle liste rappresentative delle minoranze di lingua francese della Valle d'Aosta, di lingua tedesca della provincia di Bolzano o di lingua slovena del Friuli Venezia Giulia, che sia collegata ad altra lista presente in tutte le circoscrizioni nazionali.
I voti si esprimono scrivendo, nelle apposite righe tracciate a fianco del contrassegno della lista votata, il nome e cognome o solo il cognome dei candidati preferiti compresi nella lista medesima; in caso di identità di cognome fra più candidati, si deve scrivere sempre il nome e il cognome e, se occorre, la data e il luogo di nascita.
Queste informazioni saranno disponibili sui tabelloni affissi nei seggi elettorali e sono consultabili sul sito del Ministero dell'Interno.
(Clicca qui per leggere gli altri editoriali)
Manca una settimana alle elezioni Europee e ancora non si è assistito a un dibattito politico o a un intervento di qualche candidato o leader di partito esprimersi sul programma e gli obiettivi primari del suo prossimo mandato.
di Lamberto Colla Parma 19 maggio 2019 -
Delle elezioni europee sembra che non interessi a alcuno. Non un intervento programmatico, non un dibattito aperto tra le forze del Paese e i loro esponenti che andranno a rappresentarci nel contesto parlamentare che maggiormente sta influenzando la nostra vita. Quel Parlamento Europeo che sarà incaricato di esprime i componenti della Commissione Europea che, come abbiamo imparato a conoscere, può decidere le sorti di un Paese e delle vite dei suoi sudditi.
Niente!
Solo le solite schermaglie, sempre più intense man mano che ci si avvicina alla data del 26 maggio, nelle quali si sottolinea quello che gli altri non fanno e che avrebbero dovuto fare ma nulla su quello che il partito "criticone" di turno potrebbe fare.
Una campagna elettorale tutta impostata sulla emotività dei suoi prossimi elettori alla quale si aggiunge, come ormai è consuetudine, una mitragliata di arresti politici che, inevitabilmente, faranno propendere la bilancia verso un partito piuttosto che un altro. Una entrata a gamba tesa sulla politica italiana che ci auguriamo sia motivata e non la "sòla" mediatica, alla quale ormai ci siamo abituati, per sgambettare il partito avverso.
Di questo delicato quanto pericoloso utilizzo della "giustizia" ne avevamo parlato giustappunto la scorsa settimana in occasione del caso Siri e a meno di 5 giorni ecco emergere l'inchiesta di Legnano, la "tangentopoli 2", come l'ha definita Luigi di Maio, sempre più aggressivo verso il suo collega di Governo. L'antipasto però era già stato servito la settimana precedente con l'inchiesta che vedeva coinvolto il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, per un incarico dato a un suo ex collaboratore di studio.
Staremo a vedere come si evolveranno queste elezioni e, nel caso qualcuno volesse soddisfare la propria curiosità sugli schieramenti e i punti essenziali dei diversi programmi, possiamo suggerire la lettura di alcuni articoli, pubblicati da "media minori", che hanno il pregio di sintetizzare e divulgare le diverse posizioni e l'appartenenza dei nostri partiti ai gruppi europei.
Link suggeriti:
1 - LENIUS.IT https://www.lenius.it/programmi-elezioni-europee-2019/
2 - FANPAGE.IT https://www.fanpage.it/elezioni-europee-2019-programmi/
Quindi buona lettura e soprattutto Buon Voto, che sia il più consapevole e il meno "di pancia" possibile.
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Elezioni europee 2019 - Come si vota in Italia
Le urne saranno aperte domenica 26 maggio 2019, dalle ore 7 alle ore 23. Ai fini delle votazioni, l'Italia viene divisa in cinque circoscrizioni elettorali: nord-occidentale (circ. I), nord-orientale (circ. II), centrale (circ. III), meridionale (circ. IV), insulare (circ. V).
Recandovi al seggio riceverete una scheda, di colore diverso a seconda della circoscrizione elettorale nelle cui liste siete iscritti:
- grigio, per l'Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia)
- marrone, per l'Italia nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna)
- fucsia, per l'Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio)
- arancione, per l'Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)
- rosa, per l'Italia insulare (Sicilia, Sardegna).
Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda, con la matita copiativa che vi verrà consegnata al seggio, un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta.
E' possibile (non obbligatorio) esprimere da uno a tre voti di preferenza per candidati compresi nella lista votata.
ATTENZIONE! Nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della seconda e della terza preferenza.
Mentre un solo voto di preferenza può essere espresso per un candidato delle liste rappresentative delle minoranze di lingua francese della Valle d'Aosta, di lingua tedesca della provincia di Bolzano o di lingua slovena del Friuli Venezia Giulia, che sia collegata ad altra lista presente in tutte le circoscrizioni nazionali.
I voti si esprimono scrivendo, nelle apposite righe tracciate a fianco del contrassegno della lista votata, il nome e cognome o solo il cognome dei candidati preferiti compresi nella lista medesima; in caso di identità di cognome fra più candidati, si deve scrivere sempre il nome e il cognome e, se occorre, la data e il luogo di nascita.
Queste informazioni saranno disponibili sui tabelloni affissi nei seggi elettorali e sono consultabili sul sito del Ministero dell'Interno.
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Dopo tangentopoli, con il depotenziamento dell'immunità parlamentare, si è aperta una breccia sulla democrazia dopo il caso Siri si potrebbe spalancare la porta dell'Inquisizione di medievale memoria.
di Lamberto Colla Parma 12 maggio 2019 -
La settimana politica appena conclusa si è contraddistinta, quasi esclusivamente, per la questione Siri e la pretesa di Luigi Di Maio ricevere la revoca del mandato al sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture a seguito dell'indagine che lo vede coinvolto per corruzione.
Armando Siri è accusato di aver accettato denaro per inserire una norma sulle energie rinnovabili nella manovra. Tutto ruota intorno a una presunta tangente da 30mila euro, "data o promessa" a Siri in cambio di un "aggiustamento" al Def 2018 sugli incentivi al mini-eolico
Una pretesa grillina che ha avuto, come si sa, il placet di Giuseppe Conte, il quale, pur di non portare alla conta i due schieramenti, ha preso in mano la situazione e, assumendosene la responsabilità politica, ha deciso per la revoca del mandato trasformando così il Consiglio dei Ministri in un dibattito accademico invece di un campo di battaglia.
Il risultato non sarebbe stato diverso, avendo la compagine grillina la maggioranza dei componenti del Consiglio dei Ministri, ma così facendo si è evitata una crisi "formale" di Governo proprio alla vigilia delle elezioni amministrative e europee.
La ragion partitica ha avuto il sopravvento e la necessità di recuperare consensi da parte M5S ha avuto ragione sulla logica e sul buon senso.
E' fuori di dubbio che le accuse mosse a Armando Siri siano assolutamente gravi e è pur vero che un incarico di Governo di quella natura, dove tra appalti e finanziamenti il Ministero dei Trasporti di soldi ne fa girare, il Ministro e i suoi sottosegretari deve risultare oltremodo pulito, ma in questa precisa circostanza forse si è ecceduto in prudenza, porgendo il fianco a un pericoloso precedente.
Infatti il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri viene a sapere di essere sotto indagine da un articolo giornalistico e tutt'ora non ha ricevuto né l'avviso di garanzia e nemmeno è stato convocato in procura per essere sentito sulla questione.
Questi i fatti registrati allo stato attuale.
Di fatto, il nulla!
Al contrario il principio di presunzione di innocenza è stato totalmente rimosso, esponendo, oggi tocca a Siri, ma domani potrebbe toccare a Conte, Di Maio, Salvini o addirittura al Presidente Mattarella, lo Stato stesso a rischio di stabilità e indifeso a eventuali e non improbabili "Colpi di Stato in bianco".
Una velina giornalistica, seppur ben confezionata con supporti audio, non può trasformarsi in sentenza definitiva e obbligare alle dimissioni dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti.
Sarebbe un "Colpo di Stato in Bianco" come in parte è stato per Mani Pulite nel 1992 che ha lasciato immune solo una parte politica, quella che faceva riferimento al "duro e puro" Primo Greganti soprannominato "il Compagno G" il quale resistette in carcere 115 giorni negando che la tangente di 621 milioni di lire, ricevuta da un alto funzionario del Gruppo Ferruzzi, fosse destinata al Partito di cui era lui stesso alto funzionario.
Una resistenza che salvò il PCI/PDS dal filone rosso di tangentopoli.
Se tangentopoli potè essere considerata una opportunità per l'Italia di fatto si trasformò in un massacro della politica e quello che risorse dalle ceneri fu ancor peggio.
Con la legge costituzionale numero 3 del 1993, l'articolo 68 della Costituzione è stato modificato e la sua portata fortemente limitata. E' superfluo ricordare quale fosse il clima che regnava in quegli anni: si era nel pieno e tumultuoso incedere del fenomeno di Tangentopoli e di mani pulite, che investendo l'intero sistema dei partiti della prima repubblica, comportò la perdita di soggettività dell'intera classe politica, travolta e delegittimata dagli scandali giudiziari.
In virtù di quella affrettata riforma i parlamentari possono oggi essere liberamente sottoposti a processo penale ed anche tratti in arresto in esecuzione di una sentenza di condanna definitiva, senza che alcuna autorizzazione debba essere domandata o concessa. La necessità dell'autorizzazione sorge solo laddove il membro del Parlamento debba essere oggetto di perquisizione, intercettazione, o limitazione della libertà personale in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare.
Non più, quindi, limiti al processo e all'efficacia delle sentenze passate in giudicato ma, semplicemente alla compressione della libertà personale fin tanto che l'accertamento dell'eventuale responsabilità penale è in corso.
La riforma costituzionale ha aperto una prima breccia alla democrazia, ma la richiesta, approvata e concessa, di Di Maio potrebbe spalancare il portone all'ingiustizia e inaugurare una nuova era all'Inquisizione di medievale memoria.
Siamo certi che sia quello che vogliamo?
(Clicca qui per leggere gli altri editoriali)
Siamo alla vigilia delle elezioni europee e al rinnovo di quasi 4.000 comuni con quasi 17 milioni di cittadini chiamati a rinnovare le amministrazioni dei propri territori. Il 26 maggio la "modalità Zen" di Salvini verrà disattivata e allora...
di Lamberto Colla Parma 5 maggio 2019 -
A conferma che la campagna elettorale sia entrata nel vivo lo dimostra il passaggio alla "modalità Zen" di Matteo Salvini. Imperturbabile assorbe ogni provocazione che quotidianamente gli rifila il suo compagno di merende e leader pentastellato Luigi di Majo, le opposizioni tutte, Forza Italia compresa, e per tutta risposta un sorriso sarcastico e il solito commento che "non ci pensa a far cadere il Governo". Quanto sia vera quest'ultima affermazione lo appureremo dopo il 26 maggio.
Quindi che il 26 maggio vincano i migliori e più generosi.
Indubbiamente la curiosità e le maggiori aspettative provengono dalle elezioni Europee, quelle che porteranno a eleggere i
parlamentari i quali a loro volta nomineranno i vari Commissari tra i quali, se nulla interverrà prima, ci sarà anche un suddito di Sua Maestà la Regina Elisabetta II e accanito sostenitore della "Brexit".
Un cavallo di Troia che non agevolerà il negoziato di separazione del Regno Unito dalla UE.
Il tasso di maggiore incertezza sta nel peso che i cosiddetti "sovranisti" riusciranno a conquistare all'interno del Parlamento Europeo e la loro reale capacità di incidere sulle decisioni e sul cambio di direzione della politica europea.
Il sondaggio che avevamo lanciato lo scorso 15 aprile (è ancora possibile votare sino al 7/5 - cliccando su "sondaggio") è in linea con con quanto altri istituti demografici stanno rilasciando e vede, dopo un'iniziale testata a testa tra M5S e Lega, la compagine guidata da Salvini staccarsi sensibilmente dai diretti concorrenti i quali invece si contendono la posizione d'onore con il PD.
Tornando quindi a casa
nostra, la consistente tornata elettorale vede quasi 17 milioni di elettori chiamati alle urne per rinnovare 3.812 Comuni dei quali 21 sono capoluoghi di provincia e 6 di Regione.
Il risultato che ne s
Una maggioranzaeguirà potrebbe realmente mettere in discussione i rapporti di forza all'interno del Governo, oggi a favore dei "grillini".
che proprio venerdi è stata sbandierata da Di Majo a commento della decisione di Giuseppe Conte di portare in Consiglio dei Ministri la richiesta di dimissioni di Siri (NB: a tutt'oggi non è stato rinviato a giudizio e nemmeno ascoltato dai magistrati e dell'avviso di garanzia ne è venuto a conoscenza dai giornali e non direttamente - ndr) dagli incarichi governativi e lanciando l'ultimo guanto di sfida al collega vice premier.
Perfettamente in linea la risposta "Zen" di Salvini il quale si è limitato a dichiarare che chiederà al premier di motivare la sua scelta.
Schermaglie dal sapore elettorale che dovrebbero far riguadagnare un po' del consenso perduto ai M5S senza comunque frenare il trend ascendente della Lega.
Sulle elezioni amministrative rimane l'incognita dell'effetto Zingaretti sul PD che, almeno stando ai sondaggi, sembra aver perso molto dello smalto brillante guadagnato con le primarie seppure, come spessissimo accade, nella segretezza del seggio anche la più conclamata certezza può svanire.
L'augurio a quest'Italia è che chiunque (vincitori e vinti) pensi prima di tutto al bene dei propri concittadini e che in Europa torni la pace e vengano nuovamente innestati i valori che furono dei padri fondatori: collaborazione, difesa comune, salvaguardia dei diritti civili, democrazia e difesa dello stato di diritto.
Non servono nuove guerre per capire che la Pace è un bene prezioso e irrinunciabile.
Dai la tua opinione, anonima, al sondaggio che proponiamo di seguito.
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Cosa c'è da celebrare quest'anno? La disuguaglianza sociale che ha guadagnato un nuovo vantaggio o l'incremento dei soggetti a rischio di disoccupazione?
di Lamberto Colla Parma, 1 Maggio 2019 –
Accontentiamoci, anche per quest'anno, di due cantate e del solito concerto.
Dopo il concerto di Capodanno quello del 1° maggio, organizzato dalla potente triplice alleanza, è il più prestigioso dell'anno. Da Roma per espandersi in ogni angolo del Bel Paese, le note delle celebrazioni si leveranno al cielo, in quel Paradiso Laico dove nessuno si immolerà e nemmeno risorgerà per salvare il "Lavoro".
Già perché più passano gli anni e meno lavoro si trova. La disuguaglianza cresce e il rischio disoccupazione altrettanto.
Tutto è cominciato, in tempi non sospetti di crisi, con l'introduzione della "flessibilità" lavorativa, dal sapore anglosassone (CO.CO.CO. ad esempio - 1997 Treu - etc...), tanto sbandierata da quella sinistra perfetta nel criticare chi è alla guida del Paese e invece così "liberista" quando è al governo.
Con il "pacchetto Treu" (o forse sarebbe meglio dire "pacco Treu") il lavoro interinale e altre forme contrattuali di lavoro atipico ottengono il riconoscimento legislativo da parte dell'ordinamento italiano.
Il "Pacchetto Treu" viene considerato come uno dei principali atti legislativi che hanno riconosciuto il lavoro interinale generando il fenomeno del precariato in Italia.
Quella sinistra che, se deve sottrarre dei diritti, preferisce esonerare i dipendenti pubblici e così l'articolo 18, che era una parte fondamentale dello Statuto dei lavoratori, viene cancellato nel settore privato e mantenuto nel pubblico impiego, giustappunto per non creare diseguaglianze di trattamento e proteggere i poveri "furbetti del cartellino".
Il primo colpo all'articolo 18 lo diede la legge Fornero del 2014 e poi, definitivamente e "orgogliosamente", sepolto l'anno successivo grazie al Jobs Act del fenomenale tandem Renzi - Poletti.
L'avrei compreso maggiorente, seppure non giustificato, se a approvare una tale riforma fosse stato un "Governo Fascista" e invece il Jobs Act (anche la nomenclatura è anglosassone pur di edulcorare la "mattonate") ha introdotto nel nostro ordinamento il contratto di lavoro a tempo "indeterminabile" e a "tutele crescenti". In pratica, dal 7 marzo 2015 si può essere licenziati in qualsiasi momento e senza particolari motivazioni, "conquista" vanto di Renzi: "Noi abbiamo infranto il tabù dell'art. 18."
Quest'anno cosa c'è da festeggiare?
Forse l'aumento delle morti sul lavoro, o forse dei suicidi e tentati suicidi economici? No, forse sono da celebrare i successi dichiarati dall'OCSE nei giorni scorsi, in cui viene segnalato il raddoppio della sottoccupazione a partire dal 2006. "In particolare, riferisce il dossier, i contratti a tempo determinato si collocano al 15,4% del lavoro dipendente contro una media nell'area Ocse dell'11,2%." e prosegue "Scivolano i salari. I rischi di un salario basso sono aumentati più della media Ocse per i lavoratori dipendenti con un livello di istruzione medio o basso." Insomma, sempre secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, siamo il fanalino di coda dei Paesi OCSE e raggiungiamo il paradosso che al tasso elevato di disoccupazione si aggiunge il "rischio disoccupazione".
Vabbé, intanto cantiamo per dimenticare, per festeggiare c'è tempo.
(Foto: Francesca Bocchia - Parma 2018)
Alla vigilia del 1° maggio, altri 4 morti, nello stretto spazio temporale di 24 ore, si aggiungono alla lunga lista dei decessi sul lavoro. Una piaga da combattere che però, con la persistenza della crisi economica, non si riesce a contrastare, anzi si allarga.
di Lamberto Colla Parma 28 aprile 2019 -
Nell'arco di sole 24 ore il numero delle vittime sul lavoro si accresce di altre 4 unità. Da Nord a Sud, democraticamente, la morte "bianca" ha già colpito 205 volte da inizio anno, 703 erano state nel 2018 che sommano a 1450 se si considerano i decessi avvenuti durante le trasferte lavorative in auto.
Mai così tanti da quando è stato aperto l'Osservatorio indipendente delle morti sul lavoro (1° gennaio 2008)!
Nonostante le restrizioni legislative, il fenomeno non accenna a diminuire, anzi è in continuo aumento.
La crisi irrisolta e nemmeno tamponata che sta opprimendo la società italiana, spinge i datori di lavoro a economizzare su ogni centro di costo e i lavoratori a rischiare, anche la vita, pur di interrompere l'astinenza lavorativa.
Un sistema cortocircuitato, salvo quando i datori sono spudoratamente responsabili dell'eliminazione delle più banali norme di sicurezza e dello sfruttamento lavorativo, che stenterà a tornare nell'alveo della normalità stando così le condizioni economiche e sociali.
"Da quell'anno (2008) - scrive l'Osservatorio -, con oltre 15000 morti sul lavoro è come se fossero spariti gli abitanti di una cittadina come Sasso Marconi. Rispetto al 2017 registriamo un aumento del 9,7%. Rispetto al 2008 registriamo un aumento del 9,4% (e tutti gli anni parlano di cali inesistenti)." L'agricoltura ha da sola il 33,3% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (ben 149 agricoltori che hanno perso la vita guidando un trattore).
Ed oggi siamo ancora una volta a raccontare di decessi sul lavoro, 4 per l'esattezza, e distribuiti su tutta la longitudine e latitudine della penisola, a Livorno, Savigliano, Sestu e Ravello.
Una strage infinita che si somma all'incremento della malattie, come ha sottolineato il neo segretario generale della CGIL Landini: "da inizio anno i morti sono stati più di 200 e aumentano gli infortuni e le malattie professionali, inaccettabile".
Si, inaccettabile ma come opporsi?
Fornendo lavoro! Mettendo le imprese in grado di fare profitti e di dare occupazione.
Che a mancare sia il lavoro lo ha confermato nei giorni scorsi anche l'OCSE segnalando il raddoppio della sottoccupazione a partire dal 2006. "In particolare, riferisce il dossier, i contratti a tempo determinato si collocano al 15,4% del lavoro dipendente contro una media nell'area Ocse dell'11,2%." e prosegue "Scivolano i salari. I rischi di un salario basso sono aumentati più della media Ocse per i lavoratori dipendenti con un livello di istruzione medio o basso.".
Insomma, sempre secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, siamo il fanalino di coda dei Paesi OCSE e raggiungiamo il paradosso che al tasso elevato di disoccupazione si aggiunge il "rischio disoccupazione".
Una spirale senza fine che deve essere interrotta, se vogliamo interrompere anche le morti bianche e pure i suicidi, altra piaga connessa al lavoro, più specificatamente legata al ruolo imprenditoriale.
I suicidi, cosiddetti economici, dal 2012 al 2017 hanno registrato una impennata del 15,2% attestandosi a 1.000 negli ultimi 7 anni ai quali vanno sommati i 717 tentativi di suicidio. A rilevarlo l'Osservatorio "Suicidi per motivazioni economiche" della Link Campus University.
Ad accomunare le vite degli imprenditori, quelli piccoli e privi di protezioni, e i loro salariati è la crisi economica, incapace di risparmiare la maggioranza delle classi sociali, andando invece a rimpinguare i forzieri dei pochi super ricchi.
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La crisi socio-economica della citta di Parma e il didimpegno del Sindaco Federico Pizzarotti, sono stati al centro della conferenza stampa, indetta da UGL nella sede locale del sindacato.
All'incontro, organizzato da Matteo Impagnatiello, hanno partecipato la Senatrice Maria Gabriella Saponara, il consigliere comunale Emiliano Occhi, la segretaria regionale UGL Politiche delle disabilità, Laura Schianchi e Matteo Menozzi, responsabile provinciale Ugl delle Politiche Disabilità.
La prolungata assenza del Sindaco, sostiene l'organizzazione sindacale, sta provocando enormi disagi amministrativi ce si ripercuotono sulla città.
"Le mancate risposte alle richieste sindacali dei dipendenti comunali hanno provocato lo stato di agitazione del personale che, ancora a tutt'oggi, non ha ricevuto alcuna attenzione dagli organi amministrativi e politici del Comune di Parma. Una deriva sindacale inaccettabile ed intollerabile, che ha reso l'Amministrazione comunale inadepiente alle rivendicazioni organizzative ed economiche del suo personale dipendente."
(da Sinistra: Menozzi, Schianchi, Saponara, Occhi, Impagnatiello)
Il 25 aprile, oltre a rappresentare il giorno della "liberazione", è anche il confine di una nuova era, quella che apre alla democrazia e che condurrà, 13 anni dopo, al trattato di Roma e all'avvio di quella che avrebbe dovuto diventare la casa di tutti gli europei: L'Unione Europea, appunto.
di Lamberto Colla Parma 25 aprile 2019 -
"Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire."
(Sandro Pertini proclama lo sciopero generale, Milano, 25 aprile 1945)
La ricorrenza, questa è la 74esima, della liberazione d'Italia, anche chiamata festa della Liberazione, o semplicemente 25 aprile, è un giorno fondamentale per la storia d'Italia.
Con il 25 aprile si commemora la conclusione della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica, attuata dalle forze partigiane, durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943, contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.
E' il confine di una nuova era, quella che apre alla democrazia e che condurrà, 13 anni dopo, al trattato di Roma e all'avvio di quella che avrebbe dovuto diventare la casa di tutti gli europei: L'Unione Europea, appunto.
Quei popoli che, sino a pochi anni prima, si erano fronteggiati lasciando sui campi di battaglia milioni di cadaveri, guidati da lungimiranti e saggi politici, hanno messo le radici per una pace duratura.
Sembra che di tutto questo processo non sia rimasto nulla. L'Europa è pronta a dissolversi e il tasso di litigiosità tra i Paesi si è nuovamente e pericolosamente alzato.
Non ci riesce a leggere e a interpretare quale sia la "vision" degli attuali politici, cosa intendono raggiungere, anche in termini di valori, per i propri paesi e per l'Unione Europea.
Nemmeno alla vigilia delle elezioni europee vi è qualche forza politica che si esprima sui programmi di lungo ma nemmeno di breve termine.
Anche la politica, come i nuovi media, si consuma nel brevissimo e si veicola sulle emozioni istantanee.
Nulla, almeno apparentemente, è meditato ma tutto viene infiammato attraverso slogan o "cinguettii" dove all'azione deve corrispondere una immediata reazione, anch'essa assolutamente non meditata ma frutto delle emozioni riflesse e indotte.
Ecco perché sarebbe opportuno fermarsi a meditare sui valori e su coloro che hanno dato la vita per ideali e per la libertà che stiamo, giorno dopo giorno, consumando.
Ecco perché val la pena di tornare a ragionare e di non buttar in vacca i tanti sacrifici di interi popoli.
Ecco perché le parole hanno la loro importanza e etichettare, come troppo frequentemente accade, "fascista" chi non la pensa nello stesso modo vuol dire portare la dialettica politica allo scontro e non al confronto e gli atteggiamenti degli attori passare da quelli tipici degli avversari politici a "nemici" giustificando, perciò, anche gli atti di violenza "giustizialista".
Tutto questo sta portando all'imbarbarimento della società e non si creda che questo sia una conseguenza di facebook o twitter, come in molti stanno cercando di far credere, bensì una conseguenza dell'uso dei mezzi con linguaggi inappropriati.
Pensiamo bene se vogliamo essere ancora liberi o no.
Di sinistra o destra, il concetto di libertà deve essere il medesimo e si riassume nel rispetto della persona anche quando è un avversario politico.
Buon 25 aprile 2019!
(FOTO: In copertina sfilata di carri partigiani a Bologna e all'interno la sfilata dei partigiani a Milano)
Parigi brucia. Da quasi sei mesi i Gilet Gialli protestano per le condizioni di difficoltà in cui versa una buona parte del tessuto sociale della periferia francese riscuotendo ben poco interesse. Brucia il tetto di Notre Dame e una manciata di super ricchi buttano sul piatto della bilancia 1 miliardo di euro nel giro di 48 ore. E' questa l'etica moderna? Buona Pasqua!
di Lamberto Colla Parma 21 aprile 2019 -
Vedere la cattedrale di Notre Dame andare a fuoco è stato un colpo al cuore notevole per quasi tutti. Alla pari dei monumenti, sacri o profani, abbattuti dai talebani e dai guerriglieri dell'ISIS, il fuoco che ha avvolto il secondo più importante luogo di culto cristiano e sublime opera gotica, è stato, per me, come per molti altri, un momento di grande tristezza.
Poi, subito dopo, alla notizia che non vi sono state vittime e che i danni, nonostante tutto, siano stati relativamente contenuti, tutti i sentimenti tornano nell'alveo della normalità.
Ma quando si viene a conoscere che la cattedrale, di proprietà dello Stato francese, non era assicurata e per di più, oltre al fatto che non avesse funzionato adeguatamente il sistema d'allarme, erano ben note le condizioni (a opera di un Italiano) di rischio della cattedrale stessa, viene subito da pensare a cosa avrebbero detto i soloni europei e gli oppositori interni, se una cosa analoga fosse accaduta alla Basilica di San Pietro.
Come ormai siamo abituati a osservare e registrare invece sulla Francia e le sue nefandezze, più o meno gravi, si deve tacere e compatire.
E passi pure questo ma quando all'indomani del rogo alcuni super ricchi francesi, Da Arnault e Pinault, a Bettencourt Meyers, per citare i più noti, snocciolano sul tavolo di Macron un miliardo di euro come fossero noccioline, un rinnovato sentimento di repulsione comincia a scorrere nelle vene.
Da 100 a oltre 200 milioni di euro a testa sono state le donazioni di questi re Mida francesi, che secondo una stima di Forbes, rappresenterebbero tra lo 0,24 e lo 0,43% del loro patrimonio. E' come se, un medio borghese con un patrimonio di 250.000€ avesse donato tra 600€ e 1,100€. Una donazione consistente, certamente straordinaria, ma altrettanto sostenibile per il suo reddito. Ma di quanto possono disporre nell'immediatezza costoro?
Ebbene, questi accumulatori seriali di ricchezza, legittima ovviamente, si son fatti belli intervenendo a sostegno di Emmanuel Macron, ormai simbolo di inefficienza e presunzione stellare, ma se ne sono stati zitti e cheti nei sei mesi di proteste dei Gilet Gialli mentre questi cercavano di richiamare l'attenzione sulle condizioni di estrema difficoltà, economica e di dignità, in cui versa una buona parte della società civile ammassata alle periferie.
Immediatamente corre alla mente il rapporto OXFAM che registrava come in 26 persone sia racchiuso il patrimonio di 3,5 miliardi di persone. Una sproporzione immorale e, a mio personale giudizio, pure pericolosa.
Una Serena Pasqua a tutti, augurandoci che quanto accaduto a Parigi possa far riflettere chi è nella possibilità di modificare gli eventi.
A grandi passi verso le elezioni europee (26 maggio) e ancora non c'è accordo sulle condizioni di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Con il nuovo rinvio (31 ottobre) concesso a Londra rischia di concretizzarsi l'ipotesi che anche i sudditi di Sua Maestà dovranno votare per la composizione del Parlamento Europeo.
di Lamberto Colla Parma 15 aprile 2019 -
Intanto la Gran Bretagna ha indetto le elezioni europee per il 23 maggio prossimo. E' comunque speranza del Governo di poterle annullare ma per ora, tre anni dopo aver votato al referendum per l'uscita dall'Unione Europea, il popolo di Sua Maestà è stato convocato a votare per il Parlamento Europeo.
"Resta l'intenzione del governo – ha dichiarato il portavoce del Governo di Theresa May alcuni giorni fa - di lasciare l'Unione con un accordo e di approvare le leggi necessarie prima del 22 maggio, in modo che non abbiamo bisogno di partecipare".
Una situazione di stallo imbarazzante che potrebbe far propendere la bilancia per una, nemmeno tanto fantasiosa, ipotesi di rinvio delle elezioni oltre il mese di ottobre, data entro la quale sarebbe prevista la sigla sull'accordo sulla Brexit (31 ottobre).
Stando così le cose, quella di posticipare le elezioni, potrebbe risultare la miglior soluzione per tutti mentre al contrario, un'uscita libera (No Deal) potrebbe generare gravissime conseguenze per l'UE, lo stesso Regno Unito e forse sarebbe ancor peggio se si dovesse arrivare alla scissione dopo le elezioni di maggio.
Infatti, in quest'ultimo caso, a Londra dovranno essere riconosciuti i 73 seggi tradizionalmente a loro destinati, ma anche l'assegnazione di un commissario europeo. Una condizione che si paleserebbe come un "cavallo di Troia" per l'UE posto che sarà ben difficile discutere di Bilancio comunitario e soprattutto di Brexit con un paese "membro" piuttosto che con un "Paese terzo".
La data del 31 ottobre può apparire lontana ma è lecito pensare che se in tre anni non si è riusciti a trovare un accordo, come potrà esserlo nei prossimi 6 mesi o, addirittura come auspicherebbe la stessa May,, entro i prossimi 36 giorni, considerando il 22 maggio come data limite, ovvero la vigilia della chiamata alle urne europee per il popolo britannico?
In attesa di comprendere come si scioglieranno le questioni proviamo a sondare come si orienterà il consenso popolare italiano in occasione delle prossime elezioni europee.
Dai la tua opinione, anonima, al sondaggio che proponiamo di seguito.
L'agroalimentare e il turismo potrebbero rappresentare la miscela esplosiva per un rilancio dell'Italia che abbia origine addirittura dal tanto vituperato mezzogiorno.
di Lamberto Colla Parma 14 aprile 2019 -
Quando si parla di mezzogiorno il collegamento corre immediatamente al degrado, al le mafie e allo sfruttamento degli extracomunitari, quel fenomeno disgustoso etichettato, a ragione, la nuova schiavitù.
Ma a ben guardare, le mafie e lo sfruttamento lavorativo sono ben radicati anche al Nord, con la differenza che ancora sono fenomeni di cui si ha paura a parlarne ed il processo "AEMILIA" ne è l'esempio più eclatante e comunque è solo la punta dell'iceberg di una infiltrazione mafiosa, quella dei colletti bianchi, che ha contagiato buona parte del sistema economico del Centro Nord.
Per fortuna invece il Sud d'Italia ha anche notevoli risorse, per lo più inespresse, che potrebbero essere riattivate per dare vigore al processo di rilancio economico del mezzogiorno.
Una straordinaria, quanto inattesa conferma proviene dal sistema agroalimentare grazie a una analisi fornita dall'ISMEA e presentata, nei giorni scorsi, a Parma.
A Cibus Connect è stato infatti presentato uno studio dell'Ismea, per voce del Direttore Generale Raffaele Borriello, concentrato sule aziende agroalimentari dove si evince che queste hanno vinto, in termini quantitativi e qualitativi, la sfida con le imprese del centro nord.
"C'è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari. - sottolinea Raffaele Borriello - È quanto emerge dallo studio realizzato dall'Ismea in collaborazione con Fiera di Parma e Federalimentare prendendo in analisi 1.526 imprese alimentari dotate di bilancio e fatturato superiore a 10 milioni di euro. Dal rapporto emerge che, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno (dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole), negli ultimi tre anni il fatturato dell'industria alimentare è cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%)".
Numeri straordinari che finalmente riabilitano un Sud spesso troppo contestato e ancor più spesso mal sostenuto, dove le immense risorse economiche, destinate alle imprese o al welfare, sono state disperse e comunque non hanno raggiunto i destinatari ai quali erano indirizzate.
E' ora di cambiare! Oggi che il Sud e il Nord non sono più distinguibili, ahimè, per il fenomeno mafioso si rende necessario imprimere una svolta sostenendo lo sviluppo e contrastando con maggior fermezza l'illegalità per garantire una corretta competitività tra imprese.
Tra le prime cose da fare è imprimere una drastica svolta agli investimenti per grandi opere infrastrutturali di cui il SUD è praticamente privo..
Una conferma viene anche dall'intervento, svolto nella medesima occasione di Cibus Connect, di Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti nazionale e "figlio d'arte" (Giovanni Prandini fu Ministro della Marina Mercantile e dei Lavori Pubblici), che commentava come la filiera alimentare sia troppo frammentata e necessiti di accordi di cooperazione ed unità nella promozione dei prodotti e infine, citando appunto il padre, siano necessarie tutte quelle opere intermodali di cui il Paese è fortemente deficitario.
L'agroalimentare dl Sud quindi è una risorsa ormai accertata sulla quale è lecito e urgente investire.
Figuriamoci se ulteriori risorse venissero destinate a quell'immenso patrimonio artistico e naturalistico di cui il mezzogiorno dispone.
Non ce ne sarebbe più per nessuno e il turismo potrebbe diventare il "petrolio" del Sud.
L'esempio di Matera dovrebbe dare forza e coraggio ai nostri politici per scommettere su questo settore. La "Città dei Sassi" dal 2010 al 2017 ha incrementato del 176% l'accoglienza turistica e Napoli, nello stesso periodo, del 91%.
Numeri che devono far riflettere e essere da stimolo per avviare un possente e rigoroso progetto di rilancio del Sud che parta proprio dall'agroalimentare e dal turismo, anche in combinazione sinergica.
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Alle 16,30, dopo essersi radunati sotto ai Portici del Grano, una delegazione dell'UGL si è diretta alla sala del consiglio dove era in corso una seduta consiliare.
Poco prima dell'irruzione il consigliere Emiliano Occhi aveva interrogato la Giunta sullo stato delle cose, proprio al riguardo dello stato di agitazione sindacale, esprimendo la sua solidarietà nei confronti dei dipendenti.
L'"irruzione" della delegazione sindacale UGL, al seguito di Matteo Impagnatiello segretario provinciale UGL, Pia Russo e Federico Coratella, segretari rispettivamente di DICCAP e SULPL, è stato parzialmente accolto dal presidente del consiglio stesso, Tassi Carboni, il quale li ha invitati a prendere appuntamento tramite la sua segreteria, adducendo che quella non era la sede opportuna per un confronto.
Tutto rimandato al 17 aprile quindi, data convenuta per l'incontro ufficiale, occasione per esporre, finalmente, le richieste dei dipendenti comunali.
"Non abbandoneremo la lotta e saremo in perenne stato di agitazione, finché perdurerà questo silenzio assordante di Pizzarotti, riguardo le giuste rivendicazioni dei dipendenti del comune di Parma", ha dichiarato Matteo Impagnatiello, segretario provinciale Ugl di Parma
In sintesi: cosa Chiede UGL
-Diciamo basta a chi toglie la produttività dalla busta paga e la utilizza per fare altre posizioni organizzative.!!!!!chiediamo che il fondo venga incentivato a favore delle progressioni di carriera orizzontali per tutti i dipendenti.
-Diciamo basta a chi non riconosce l'ordine pubblico e pretende che si utilizzi la polizia locale in deroga alla circolare 333.g/9624 del 25/08/90 dpr 140/01 – circolare ministeriale 333.g/contr 2002 del 06/08/02
-Diciamo basta alla scarsità di organico della polizia locale gia' segnalato da anni e a concorsi che non hanno coperto nemmeno i pensionamenti.
-Diciamo basta a chi pensa di stanziare parti economiche sempre e solo ai soliti servizi e settori dimenticandosi che tutti i lavoratori hanno pari opportunita'e pari diritti, non devono esistere "settori ombra".
-Diciamo basta a chi non riconosce l'indennità di disagio ( ora indennità condizioni di lavoro) ai servizi educativi nidi e materne non stanziando parti economiche a risoluzione delle loro storiche problematiche.
I 70 anni della NATO declassati da Trump a incontro tra ministri degli esteri. Come è cambiato il mondo in questi ultimi 20 anni. Nel 1999 c'erano i capi di stato e di Governo e per noi un Massimo D'Alema con i baffi neri.
di Lamberto Colla Parma 7 aprile 2019 -
Non c'è che dire, gli scenari geopolitici si sono talmente modificati nell'ultimo ventennio da mettere in dubbio persino la sopravvivenza della Alleanza Atlantica che lo scorso 4 aprile avrebbe dovuto festeggia, in pompa magna, i 70 anni.
L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (North Atlantic Treaty Organization - NATO) è quell'organizzazione internazionale di difesa, di cui fanno parte 30 Paesi, che venne istituita nell'immediato dopoguerra (4 aprile 1949) per la difesa dei Paesi membri dall'aggressione esterna.
Un po' di storia
Il Patto Atlantico ha avuto origine dalla percezione che il mondo occidentale, da poco uscito dalla crisi della seconda guerra mondiale, iniziasse ad avere frizioni e contrasti con l'altro vincitore dell'ultimo conflitto mondiale, la Unione Sovietica e i suoi Paesi satelliti.
Iniziava a diffondersi l'idea che l'Unione Sovietica, non paga della suddivisione territoriale post bellica, intendesse "conquistare" il mondo con la ideologia comunista. Una campagna di sensibilizzazione ben orchestrata dagli USA che in breve divenne un punto fondamentale della opinione pubblica.
La Guerra Fredda iniziava quindi a mostrare i primi segnali di tensione che sfociarono con l'assedio di Berlino a opera dell'Unione Sovietica il 24 giugno 1948 tanto da indurre gli alleati a istituire il più grande intervento di soccorso a una popolazione, istituendo un ponte aereo con Berlino durato ben 462 giorni. All'apice dell'operazione vennero effettuati oltre 1300 voli al giorno su Berlino trasportando ogni tipo di genere, dall'alimentare al carbone da riscaldamento. Infine l'Unione Sovietica tolse l'assedio il 12 maggio 1949 ma l'operazione di soccorso continuò sino a settembre al fine di organizzare sufficienti scorte per la popolazione utili a sostenere un eventuale secondo blocco che Mosca avesse voluto istituire.
La vicenda dell'assedio" a Berlino Ovest, fu dirompente per l'opinione pubblica occidentale e favorì la decisione di istituire un'Alleanza del mondo occidentale contro minaccia sovietica.
Il concetto unificatore di questa nuova "Alleanza" era quello della "difesa collettiva", riportato nell'art. 5, che recita: "Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America Settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica".
Il 6 maggio 1955, all'indomani dell'ingresso della Germania Ovest all'interno della NATO, venne ufficializzata la costituzione del Patto di Varsavia (alleanza tra gli Stati "amici" dell'Unione Sovietica), concepito e sottoscritto nel 1950 da Nikita Chruščëv in contrapposizione alla costituzione del Patto Atlantico.
Quel 6 maggio 1955 segnò una nuova era in grado di tenere in scacco il mondo intero ben nota come "Guerra Fredda" e il Muro di Berlino (13 agosto 1961 - 9 novembre 1989) ne fu il simbolo per eccellenza.
Con la caduta del Muro di Berlino però, le mire "espansionistiche" della Nato si fecero sempre più imprudenti nel tentativo, peraltro riuscito, di attrarre a sé i Paesi che erano della ex URSS sino a quando non arrivò a infastidire troppo lo "zar" Putin con l'annessione dell'Ucraina (La NATO era tropo vicina ia confini russi) e la conseguente reazione nei confronti dell'Ucraina stessa per la restituzione della Crimea alla Russia.
Conclusione
Crollate le iniziali motivazioni che istituirono la contrapposizione est/ovest, con la salita al potere economico internazionale della Cina e ancor prima della Russia stessa, e dopo la primavera araba che ha dato vita all'ISIS e a un terrorismo internazionale "terzo" rispetto a i due tradizionali fronti, ecco che la stessa NATO sta per essere messa in discussione.
E le celebrazioni in totale sordina del 70esimo ne sono la conferma. Ben diverso il clima del 50esimo (4 aprile 1999) anniversario quando a Washington si riversarono tutti i primi ministri o capi di stato dell'alleanza, oggi invece "declassato" a vertice tra ministri degli esteri.
Dall'UE alla NATO è in corso un processo di revisione epocale che coinvolge tutto il mondo occidentale. Il sospetto però è che la qualità delle menti non sia paragonabile con quelle di 70 anni fa.
Leggi anche
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/14092-verso-il-disordine-universale.html
https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/10158-russia,-venti-guerra,-non-solo-fredda.html
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Cavandoli (Lega): "Corsia preferenziale per denunce e giustizia più rapida"
Roma, 4 Aprile 2019 - "Dopo la legge che mette fine agli sconti di pena per gli assassini, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sul Codice Rosso che prevede, oltre alla norma che contrasta il Revenge porn, una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide in caso di violenza domestica: si deve intervenire prima che la situazione volga al peggio. Ne sono orgogliosa come donna e come parlamentare", dice Laura Cavandoli, deputata parmigiana della Lega dopo il voto di Montecitorio sul disegno di Legge del Ministro Giulia Bongiorno.
"C'è chi si riempie ogni giorno la bocca con i diritti delle donne e poi preferisce non votare un disegno di Legge così importante, come ha fatto il PD – aggiunge la Cavandoli -, la Lega alle parole preferisce i fatti. Dopo questa riforma, le denunce per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori, lesioni aggravate, corruzione e atti sessuali contro i minori, commessi in contesti familiari o di convivenza saranno portate direttamente sul tavolo del Pubblico Ministero, il quale dovrà sentire la donna vittima di violenza entro tre giorni. Anche la polizia giudiziaria dovrà dare massima priorità alle indagini. Questo perché non si può perdere tempo quando ci sono situazioni pericolose prima che diventino tragedie".
"Ci vuole sempre un grande coraggio per una donna a denunciare la violenza in famiglia - conclude Cavandoli - in questi casi lo Stato deve intervenire con grande velocità e attenzione facendo partire subito, quando serve, tutte le procedure necessarie con provvedimenti protettivi e di non avvicinamento".
Dopo l'approvazione della Camera dei Deputati il testo, fortemente sostenuto dalla Lega e dalla campagna del Ministro Bongiorno con Michelle Hunziker, passa ora al Senato.
SCHEDA CODICE ROSSO E REVENGE PORN: ECCO COSA CAMBIA
Dopo dieci anni con Riccardo Nencini, il Partito socialista ha scelto un nuovo segretario. Nel congresso a Roma è stato eletto per acclamazione Enzo Maraio, 40 anni, consigliere regionale in Campania. E si apre un nuovo ciclo, in vista delle europee. L'orizzonte è quello di un'alleanza con il Pd, suggellata anche dal discorso pronunciato dal segretario dem, Nicola Zingaretti, per le europee come per le amministrative.
L'elezione di Maraio avviene dopo la tre giorni di lavori congressuali svoltisi a Roma. L'Italia socialista si è ritrovata a fare il punto sull'attuale quadro politico e le sfide che attendono il Partito. Nicola Zingaretti, Benedetto Della Vedova sono stati alcuni degli ospiti intervenuti all'assise socialista. Subito dopo l'ufficializzazione c'è stato l'abbraccio con il segretario uscente Riccardo Nencini al quale Maraio ha rivolto subito il suo pensiero, ringraziandolo per quanto fatto in questi ultimi dieci anni.
"Si apre una nuova fase del socialismo italiano che è ricco di storia ma anche tanta voglia di misurarsi con il presente a partire dalle elezioni europee – spiegano dal partito - Abbiamo ospitato al nostro congresso Nicola Zingaretti e Benedetto Della Vedova e nei prossimi giorni valuteremo le opportunità e le condizioni per una nuova coalizione plurale. Solo con l'europeismo è possibile rispondere all'antieuropeismo che sta imperversando attraverso il populismo e la demagogia in tutta Europa. Dal congresso è emersa forte la necessità di rimanere nell'alveo del PES, dove siamo collocati naturalmente. Qui diventerebbe molto più difficile dialogare con +Europa che al contrario è in un'altra alleanza europea. Pur tuttavia siamo pronti a verificare tutte le ipotesi e aperti a qualsiasi sfida che porti al rispetto del PSI e della sua storia. Zingaretti ha fatto un passo in avanti importante: l'abbandono della vocazione maggioritaria del PD, dall'altra però credo che gli sia mancato un o' di coraggio a mettersi a capo di una coalizione plurale. Questo è l'unico modo per non perdere più le elezioni. Il partito socialista è il più antico della storia ed è presente in Parlamento sin dall'inizio. Ha un autorevole Pantheon. Oggi la sfida che lanciamo da questo congresso è quella di aprire ai giovani e di declinare attraverso nuove idee e nuovi progetti il socialismo 4.0"
Soddisfatto Il segretario provinciale di Parma Cristiano Manuele . "Con l'elezione di Enzo Maraio a segretario nazionale si apre un nuovo ciclo del socialismo italiano. Per il bene del partito auspichiamo che la sua grinta, la sua determinazione e la sua passione politica possano riuscire a trasmetterle in scala nazionale a tutto il gruppo dirigente del partito. Ci auspichiamo che riuscirà a realizzare il progetto che nasce da questo congresso, unire tutto il mondo socialista e il rilancio del partito in scala nazionale. Ringraziando anche il segretario uscente, Riccardo Nencini per il lavoro svolto in questi dieci anni riportando i socialisti in Parlamento e per aver tenuto accesa la luce del socialismo italiano."
Durante il congresso è stato eletto anche il nuovo consiglio nazionale del Partito Socialista Italiano: per Parma oltre a Cristiano Manuele, entrano in consiglio la felinese Rosina Trombi ed Francesco Castria di Montechiarugolo, un successo per i Socialisti parmensi che da anni non esprimevano tre Consiglieri Nazionali. (N.C.)
(Nella foto il nuovo segretario nazionale Enzo Maraio)
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