Venerdì, 17 Febbraio 2023 06:07

Elezioni Regionali: Il volto politico della sfiducia In evidenza

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Il risultato che è uscito dalle elezioni regionali di domenica scorsa ha un dato inconfutabile: gli italiani non credono non più solo nella politica, ma anche nelle persone stesse che li dovrebbero rappresentare.

Di Andrea Cadart Cagliari, 16 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it)  - Una sinistra nuovamente sconfitta, forse perché troppo confusa dentro sè stessa, tanto da non capire più le ragioni di chi l’ha sempre sostenuta, e una destra che ricalca un po' il vecchio stile DC.

Probabilmente la scelta di un “candidato urbano” come Majorino, spiega meglio di tutto, la distanza del PD dalla gente, soprattutto nella capitale economica quale è appunto Milano, una città non più operaia.

Anche dal terzo polo quello di Calenda e Renzi, pare non abbiano capito la sonora sberla ricevuta, anzi lo stesso Calenda, se la prende con gli elettori, rei di non aver votato Letizia Moratti; ottima tattica per finire qui.

Probabilmente i vari Letta, Conte, Calenda, Renzi raccontano un Paese che esiste solo nella loro fantasia.

La sostanza è che ormai la maggioranza degli italiani col diritto di voto, circa il 70% non si sente più rappresentata, e questo nuovo astensionismo, segna un bruttissimo momento di rottura tra il cittadino e la politica.

Nessuno lo ha notato e men che meno le redazioni del mainstrem ne hanno parlato, ma in questa tornata elettorale, c’è stato un grande assente, il popolo del dissenso.

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(I vincitori, Fontana e Rocca)

Gli oppositori della apolitica che nell’estate scorsa spintonavano in tutti i modi per farsi notare, per questo appuntamento invece, non si sono nemmeno organizzati e viene naturale chiedersi perché.

Forse il troppo individualismo e verticismo di queste organizzazioni, sono il denominatore comune negativo che nella parcellizzazione di questi gruppi, permette, ad un piccolo manipolo di affecionados della politica, di consentire il dilagare di un autoritarismo politico.

Passi lo scontro tra destra e sinistra sui temi che da sempre li vedono scornarsi, ma questo attore, ovvero il popolo del dissenso, non presentandosi, ha lanciato un messaggio di mancanza d’interesse, verso gli scranni delle istituzioni locali.

La riorganizzazione di questa potente branca di elettori, non passa attraverso le guerre intestinali di qualche leader autorefernziale, e non passa nemmeno verso lo snobbare istituzioni periferiche considerandole minori.

Quello che non si vuole comprendere è che un comportamento del genere, legittima un costante proseguire della nostra Repubblica a chi, eletto con pochissimi voti, decide sui grandi temi del nostro Paese e quelli internazionali.

Anche vomitare ogni giorno sui social le nostre insoddisfazioni, con gli italiani che non arrivano a fine mese, ma si trovano i soldi per inviare armi a Zelensky per fare la pace con Putin, non serve se siamo i primi a non decidere.

Non lamentiamoci allora perché siamo noi i primi noncuranti della Costituzione che, con il nostro astensionismo, deleghiamo a dei prestigiatori e apprendisti stregoni, di decidere del libero utilizzo del nostro corpo o come soggiogarci con una psicopandemia.

Togliamo l’alibi dello sfinimento e della rassegnazione con la solita frase, tanto non cambia nulla, e facciamo autocritica della tranvata che a tutti è arrivata.

Anche perchè se un governo regionale fa tanto schifo, la logica vorrebbe che si votasse  per cambiarlo, invece Fontana è stato nuovamente scelto dai lombardi, con un sonoro 54%.

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