Domenica, 19 Marzo 2023 06:58

Sanzioni alla Russia e saltano le banche in USA e nell’Antico continente In evidenza

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L’ombra di una seconda Lehman Brothers 15 anni dopo riaffiora sul mondo occidentale.

Di Lamberto Colla Parma, 19 marzo 2023 - Sono ancora vivi i ricordi dei Business Men, incravattati e con scatoloni di cartone pieni dei ricordi frantumati senza preavviso, che uscivano dai bei palazzi di vetro e acciaio dei vari centri finanziari, a partire dal grattacielo di Lehman Brothers, una delle più antiche società di investimenti finanziari e Private Equity, fonata nel 1850 da un 24enne figlio di un mercante di bestiame.

Il mondo della finanza non riuscì a reagire come avrebbe pensato di fare e alla pari di un domino la crisi, nata nata negli USA, ha rapidamente attraversato gli oceani e contaminato le economie occidentali.

Una crisi dalla quale l’Italia non si è ancora ripresa a ben15 anni di distanza. Vero che poi non ci abbiamo messo del nostro, dalla Antonveneta sino a Monte dei Paschi di Siena, anche i nostri illustri banchieri si sono distinti nella corsa alle perdite.

Perdite che hanno però prevalentemente coinvolto i poveri risparmiatori e non certamente gli speculatori di professione che, come rapaci avvoltoi, hanno “giocato” con i quattrini altrui incrementando enormemente i loro patrimoni.

Ecco quindi, che immacolati e fiduciosi risparmiatori o ancor peggio “soci finanziatori” di Istituti incapaci di fare il mestiere della finanza arrembante, i clienti vennero chiamati a salvare il proprio aguzzino grazie all’ennesimo anglofono che risponde al nome di BAIL-IN (in genovese si pronuncia “belin”).

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Il BAIL-IN altro non è che uno strumento di salvataggio interno. Un mezzo di di risoluzione per risanare il più rapidamente possibile la situazione di una banca in crisi. Prevede che gli azionisti e, in casi particolarmente gravi anche altri investitori in possesso di strumenti finanziari emessi dalla banca, contribuiscano con i propri fondi a risolvere la crisi della banca stessa nel caso in cui questa possa avere ripercussioni sulla stabilità del settore bancario e finanziario. Il capitale della banca in crisi viene ricostruito mediante l’assorbimento delle perdite da parte di azioni e altri strumenti finanziari posseduti dagli investitori della banca: questi ultimi titoli finanziari potrebbero subire una riduzione, anche totale, oppure una conversione in azioni come nel caso delle obbligazioni subordinate. Se tale riduzione non bastasse, analogo trattamento potrebbe essere riservato alle obbligazioni non garantite. In ogni caso è importante osservare che l’eventuale perdita per i creditori della banca non sarà mai superiore a quella che si avrebbe nel caso di liquidazione (chiusura) della stessa.

E’ bene ricordare che il BAIL - IN può arrivare a colpire anche i depositi!

Insomma alla banca affidi i risparmi, la Banca “Moderna”, non quella originaria, creata per amministrare i depositi dei clienti, invece di amministrare i soldi altrui li gioca sui mercati internazionali e se poi fallisce ti coinvolge per risanare quello che ha di grave prodotto.

Insomma i grandi burattinai della finanza fanno il bello e il cattivo tempo anche nei confronti degli Stati le cui sovranità, salvo poche eccezioni, sono compromesse.

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Così, le banche “tipografe” stampano nuovo denaro per colmare i buchi ma generando l’inflazione.  Negli ultimi anni, grazie a tassi di interesse che a volte sono stati addirittura negativi, hanno foraggiato a destra e a manca, come il caso della SVB - Silicon Valley Bank - specializzata nelle start up innovative, ma in seguito e arriviamo ai giorni nostri,  a causa dell’innalzamento repentino dei tassi di interesse voluti dalla FED , ma di risulta anche dalla BCE, ha visto il richiamo di centinaia di milioni di dollari in deposito da parte delle ricchissime start up californiane. Costretta  rapidamente a vendere i titoli di deposito, investiti anche a 20 anni, per far fronte alle richieste di liquidità, SVB ha dovuto cedere i titoli al prezzo di mercato corrente, che era sensibilmente inferiore al prezzo obiettivo che aveva posto a bilancio e che sarebbe stato incassato a scadenza naturale.

E’ così che SVB, nel giro di 24 ore, ha perduto il 25% e nel corso di pochi giorni è crollata definitivamente.

Il rischio di contagio a altre banche è elevatissimo e infatti a cadere ed essere anch’essa presa in mano dalle authority statunitense già domenica sera è stata Signature Bank a New York, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare, affondata da scommesse sulle criptovalute, dopo il crack sofferto negli ultimi giorni dalle californiane Silicon Valley Bank e Silvergate.

Tutti gli analisti, che a rotazione si propongono sugli altari della verità mediatica,  sono però a sostenere che il rischio di contagio in Europa non esiste perché le nostre Banche si sono protette sufficientemente dopo l’esperienza di Lehman Brothers. Sarà vero, ma intanto a andare sotto la lente di ingrandimento è stata la seconda banca svizzera, il  “Credit Suisse”, i cui soci arabi non hanno assolutamente inteso intervenire per non superare la quota di partecipazione del 10% che avevano stanziato. Un rifiuto che ha ancor più peggiorato le cose dell’istituzione bancaria d’oltralpe.

Ma ancora una vola, i soliti grandi e esperti analisti finanziari, capaci di interpretare a danno rilevato e mai di prevedere o quantomeno di suggerire con la prudenza e la onestà di un buon padre di famiglia, continuano a sostenere circa la solidità del nostro sistema bancario, tant’è che la Svizzera, sostengono loro,  non fa parte della UE e non ha adottato le nostre stesse misure.

Parere personale, sarei più tranquillo in un istituto elvetico che in uno dell’UE! Ma cerchiamo di fidarci ancora una volta e restiamo tranquilli che, come la guerra in Ucraina, sarebbe terminata nel giro pochi giorni grazie alle sanzioni comminate alla Russia, seppure a un anno di distanza sembrano le banche occidentali a essere in crisi e la Russia, che nel frattempo ha scalato il decimo posto tra i paesi più forti economicamente,  continua a tamburellare l’Ucraina.

I medesimi scienziati dell’alta finanza, che nulla sono in grado di prevedere, sono gli stessi che a fronte di una inflazione drogata dal caro energia, pur di seguire l’esempio americano, hanno continuato a alzare i tassi di interesse, l’ultimo il 16 marzo scorso applicando un ulteriore 0,5 punti arrivando a quota 3,5%.

Una mossa sconsiderata che metterà ancor più in difficoltà i risparmiatori, i titolari di mutui a tasso variabile e scoraggerà gli investimenti.

Una manovra che, c’è da scommettere, è stata voluta da Biden & C. per non dare spazi di investimenti in dollari sul vecchio continente, “invitato” a acquistare e ancora acquistare dagli Yankee, sempre in crisi e sempre in rincorsa all’innalzamento del debito pubblico, ormai divenuto un bubbone pericolosissimo che si stima crescerà di 19.400 miliardi in 10 anni

L’ufficio studi del Congresso Statunitense infatti lancia un allarme di lungo periodo e chiede riforme, immaginando che il debito pubblico crescerà ancora di quasi 20.000 miliardi di dollari. Lo stesso centro studi  teme anche un default da luglio prossimo, senza interventi sul debt ceiling.

Insomma, in riscontro a una inflazione drogata, dettata in gran prevalenza dal caro energia, ecco che si interviene con l’unica manovra da non fare, l’innalzamento dei tassi di interesse. Una misura che colpirà ancor più i consumatori, già impiccati dall’incremento dei costi energetici e in parte anche dall’incremento sulle materie di primaria importanza, come i generi alimentari. Una scusa, quella del caro energia, che ha cagionato un rincaro, non sempre coerente ma ingenerato dal desiderio di sfruttare l’occasione speculativa.

Staremo a vedere, intanto si continua a mandare miliardi di armamenti in Ucraina, a acquistare dagli USA quello che avremmo a portata di mano, a alzare le sanzioni verso la Russia e a subirne le conseguenze indirette, anzi quasi in linea diretta contemporanea.

Le borse europee, dopo il crack SVB sono crollate, non certamente quella statunitense, grazie alla promessa dell’intervento governativo.

Con un -4% Milano ha reagito alla prima notizia alla quale il giorno successivo ha reagito con un rimbalzo  di +2% e poi però da un secondo affossamento di -4%.

Una perdita netta e importante, ma ciononostante i soliti quotati analisti e giornalisti economici richiamano l’attenzione  a dare informazioni corrette. “Non solo informare della flessione negativa ma anche della ripresa” in sintesi hanno sostenuto costoro. 

E noi così abbiamo fatto, rilanciando anche il fatto che ai crolli sia seguito un rimbalzo positivo.

Vorrei però ricordare a questi “imbonitori” che per recuperare la perdita del 4% è necessario un +8% e stando all’esempio di cui sopra, facendo il conto della serva, a un -8% dovrebbe seguire perciò un +16%, seppure attenuato dal +2%, basterebbe quindi solo il 14% di miglioramento, che presumibilmente vedremo nei pressi lustri.

Grazie per la sicurezza e i dati di positività che quotidianamente garantite: dalla Guerra ormai conclusa, alle banche europee che non verranno contagiate dai masgabani statunitensi.

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https://www.ilmessaggero.it/economia/news/credit_suisse_crisi_banche_italia_cosa_succede_ora-7291908.html

https://www.mutuionline.it/news/nuovo-rialzo-dei-tassi-quale-impatto-sulle-nostre-tasche-00037022.asp

 

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