Il terribile omicidio avvenuto a San Polo di Torrile il 22 agosto 2018, ai danni di Filomena Cataldi, ha scosso l’intera collettività. Filomena era una persona buona e sempre disposta ad aiutare gli altri. Era innata la sua natura benevola, confermata anche dal suo meraviglioso sorriso. L’omicida, un vicino di casa di origini cinesi con un lavoro e con una famiglia, è stato detenuto in una Rems in attesa del giudizio finale della legge Italiana, che lo assolverà di certo, per incapacità d’intendere e volere. Non detenuto in una Rems qualsiasi, ma nella Rems di Casale di Mezzani. Struttura groviera da cui negli ultimi anni, in tanti sono riusciti a fuggire, causando un vero e proprio problema di sicurezza anche ai territori limitrofi.

Giudicato dagli stessi giudici, come soggetto ad “alta pericolosità sociale”, Gueling Fang, ha approfittato del fisico gracile di Filomena, sfruttando la propria forza fisica, accanendosi contro di lei con una violenza inaudita, come una bestia avventata sulla sua preda, che in realtà altro non era che una dolcissima donna, dall’animo puro e dal vivere semplice. Ciò che è accaduto in quell’orribile ed indimenticabile giorno d’estate, ancora oggi lacera le membra dei suoi famigliari così come farebbe una lama affilata. La sorella Rosangela, non riesce più a vivere, inquanto unita a Filomena in un armoniosa fusione. La figlia di Filomena è stata costretta a chiedere supporto a degli psicologi, per la sua neonata ossessione di fare la fine della madre. Tutto questo sembrerebbe abbastanza, ma non lo è. La beffa arriva anche dallo stato, che non ha mai ritenuto giusto provvedere alla reale istituzione di un fondo per le famiglie delle vittime, che ad oggi, non possedendo il patrocinio gratuito devono pagare di propria tasca tutte le spese legali. Insomma una situazione surreale che non fa altro che prolungare l’incubo di una famiglia, che forse mai riuscirà a riprendersi da quel tragico evento avvenuto ad agosto del 2018.

Per tali motivi, il gruppo Amo Colorno ha deciso di lanciare un appello nazionale con l’hashtag #giustiziaperfilo. L’hashtag ricondurrà a delle richieste che da tempo facciamo allo stato, a cui seguiranno diversi eventi a tutela delle donne vittime di violenza, oltre a una raccolta firme atta a chiedere l’utilizzo dell Rems di Casale di Mezzani, come struttura unicamente sanitaria e non di detenzione.

Il simbolo utilizzato per ricondurre a tutto questo sarà un cuore con la "F" all'interno. E' un cuore per Filomena e per tutte quelle donne che sono state uccise e che tuttora subiscono violenza. Affinché tutte loro abbiano vera giustizia. Ciò che chiederemo con estenuante insistenza è:

NO a:
- sconti di pena per stupratori, pedofili e assassini
- assoluzione per stupratori, pedofili e assassini anche in caso di incapacità d'intendere e volere
- al rito abbreviato 
- alle REMS per stupratori, assassini e pedofili

e SI per:
- L'istituzione di un fondo governativo a favore delle famiglie delle vittime di femminicidio.

#giustiziaperfilo e per tutte le donne vittime di violenza.

Il coordinamento del gruppo AMO - COLORNO

Incursione vandalica e furto, nelle prime ore di mercoledì 20 marzo, al MATA – Ex Manifattura Tabacchi di Modena che ospita la terza sezione della rassegna dedicata al fotografo modenese Franco Fontana.

Modena -

Nelle prime ore di mercoledì 20 marzo 2019, alcuni non ancora identificati vandali si sono introdotti furtivamente all’interno dei locali del MATA – Ex Manifattura Tabacchi di Modena, una delle sedi della mostra “Franco Fontana. Sintesi”, in programma dal 23 marzo al 25 agosto 2019.

Durante l’incursione sono state sottratte anche due opere, una di Mimmo Jodice e una di Paolo Gioli, e compiuti atti devastatori sui muri, sugli arredi, in particolare nell’area adibita a bookshop e biglietteria. Le due opere sono state ritrovate questa mattina nel cantiere di fronte alla Manifattura Tabacchi dal custode, al momento della riapertura. 

A seguito di questo increscioso atto di vandalismo, gli organizzatori e Franco Fontana hanno confermato che la mostra si aprirà nelle due sedi di Palazzo Santa Margherita e di Palazzina dei Giardini, che ospitano una selezione di trenta opere, la maggior parte delle quali inedite, capace di ripercorrere oltre sessant’anni di carriera del fotografo modenese.

La sezione allestita al MATA – Ex Manifattura Tabacchi di Modena, che propone circa centoventi fotografie selezionate dal fondo di 1600 opere che Franco Fontana ha donato a partire dal 1991 al Comune di Modena e Galleria Civica, verrà aperta non appena i locali saranno nuovamente adibiti a uso espositivo, garantendo gli abituali standard di sicurezza. Fino a quel momento, Fondazione Modena Arti Visive offrirà gratuitamente al pubblico l’ingresso alle due sedi di Palazzo Santa Margherita e di Palazzina dei Giardini.

L’inaugurazione in programma per domani, venerdì 22 marzo, ore 18, si terrà presso Palazzo Santa Margherita in corso Canalgrande 103.

L’uomo era stato condannato per una serie di reati di varia natura tra cui porto abusivo, ricettazione e furto in abitazione, commessi nelle province di Modena, Bologna, Rovigo e Venezia e doveva espiare la pena residua di anni 5 e 10 mesi di reclusione

Il 63enne, di origini siciliane, stabilitosi nel modenese intorno agli anni ’80, in passato si era reso responsabile anche dei reati di sequestro di persona e tentato omicidio, compiuti con particolare efferatezza. 

Sempre a Modena, nel 2009 aveva commesso un furto in abitazione ai danni di un cittadino modenese residente in via Don Minzoni, reato per il quale la Procura della Repubblica aveva emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

E' stato molto difficoltoso per il personale della locale Squadra Mobile riuscire a rintracciare il malvivente, che non avendo una dimora fissa era solito spostarsi ogni giorno, trovando rifugio nelle stazioni ferroviarie o nelle strutture messe a disposizione dalla Chiesa. Grazie all’acume investigativo degli agenti, il 63enne è stato individuato nella centralissima chiesa di San Bartolomeo e Gaetano a Bologna.

Messo a conoscenza del provvedimento a suo carico, l’uomo ha inscenato di essere vittima di un sequestro di persona attirando l’attenzione dei passanti, particolarmente numerosi a quell’ora nel centro del capoluogo emiliano. Nella giornata di ieri, la Squadra Mobile ha dato esecuzione all’ordine di carcerazione per cumulo pene, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Modena. Il malvivente, al termine degli accertamenti di rito, è stato associato al carcere “Dozza” in Bologna, a disposizione della Autorità Giudiziaria.

 

Una vasta operazione è stata condotta all’alba dai Carabinieri della Compagnia di Carpi. La Banda reclutava migranti in Grecia e dietro pagamento di somme comprese tra i 3 mila e i 5 mila euro li faceva entrare illegalmente in Italia e in Europa.

CARPI (MO) –

Avevano fatto dell’immigrazione clandestina un vero e proprio business, reclutando i migranti in Grecia e organizzando viaggi con destinazione Italia, ma anche Austria, Germania e Slovenia, dietro il pagamento di una cifra che, a seconda della destinazione finale, oscillava tra i tremila e i cinquemila euro.

La banda, composta da quattro italiani e da due turchi, tra l’agosto del 2018, periodo in cui sono state condotte le indagini, e il febbraio 2019, avrebbe organizzato almeno una dozzina di viaggi, procurando l’ingresso illegale in Europa di decine di persone. In alcuni casi, poi, avrebbero “sistemato” in Italia, stranieri irregolari espulsi da altri paesi europei

A conclusione delle indagini, questa mattina all’alba i Carabinieri della compagnia di Carpi hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura della Repubblica di Bologna nei confronti di cinque persone, tutte residenti a Carpi. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a commettere una pluralità di reato, tra cui anche l’ingresso illegale e trasporto di cittadini stranieri nel territorio dello Stato italiano e del resto d’Europa. L’operazione ha impegnato oltre una quarantina di militari e i mezzi del Nucleo elicotteristi dei Carabinieri di Forlì.

Tra gli arrestati c’è un 45 enne italiano, considerato tra i capi della banda, titolare di un bar di Carpi, individuato anche come uno degli organizzatori dei viaggi dalla Turchia verso la Grecia e, da qui, si proseguiva verso la dorsale adriatica con direzione Europa del Nord o Italia. 

Un 39 enne turco, invece, aveva il compito di reclutare le persone da trasportare, prevalentemente intorno al valico greco di Kakavia, dove i migranti venivano poi radunati in abitazioni-dormitorio alla vigilia del viaggio, che di solito partiva dal porto turistico di Atene o da quello di Igoumenitsa, vicino al confine con l’Albania. Il turco, a cui andava la maggior parte dei profitti illeciti, aveva anche il compito di stabilire le tariffe, istruire gli autisti per il trasporto e il viaggio, raccogliere il denaro e fissare le tariffe e procurare i documenti falsi ai migranti. 

Gli altri arrestati avevano il ruolo di autisti e di accompagnatori. Per tre degli arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per due di loro gli arresti domiciliari. Nell’ambito della stessa operazione sono state arrestate anche altre due persone per possesso di armi clandestine e cocaina. Si tratta un cittadino italiano e di un turco.

Le indagini, durate sei mesi, hanno consentito di bloccare anche uno dei prossimi viaggi programmati: il trasporto di circa trenta migranti con un peschereccio ormeggiato a Trebisacce, a Cosenza. Da segnalare la proficua collaborazione all’operazione delle autorità greche, che nell’ottobre dello scorso anno hanno bloccato e arrestato al porto di Igoumenitsa uno degli autisti dell’organizzazione, un 23 enne carpigiano, che si apprestava a salire sul traghetto per Bari insieme a quattro migranti. 

Del parroco di Sant'Agostino, lo spagnolo Luis Barge, non si sa nulla da dicembre, mentre il missionario Don Paolo Cugini dal Brasile fa sapere via internet che avrebbe preferito costruirsi una famiglia.

Di Manuela Fiorini Reggio Emilia 21 marzo 2019  – Quando uscì, il 27 marzo 1983, "Uccelli di Rovo", il telefilm che narrava la storia d'amore proibita tra l'affascinante Padre Ralph e la bella Maggie, fece scandalo, ma proprio per quel gusto del proibito tenne incollati allo schermo milioni di spettatori. Oggi, il tema del celibato ecclesiastico torna prepotentemente alla ribalta, ed evoca proprio quel telefilm, alla luce di due casi che negli ultimi mesi hanno scosso la chiesa di Reggio Emilia.

Il primo riguarda il parroco della centralissima Parrocchia di Sant'Agostino, a pochi passi dal Vescovado e dal Seminario. Si tratta dello spagnolo Don Luis Barge, arrivato in città sei mesi fa per dare una mano a don Guido Mortari. Particolare non di poco conto, Don Barge fa parte della Fraternità di San Carlo, fondata dal Vescovo Massimo Camisasca, considerato molto intransigente nei confronti dei preti sposati, al punto da essere stato accusato di ostacolare e a discriminare, in passato, le famiglie nate dopo l'abbandono dell'abito talare.

I primi mesi a Reggio di Don Luis trascorrono relativamente tranquilli. Il giovane sacerdote, laureato in filosofia, insegna anche in una scuola superiore reggiana. Finché, all'improvviso, a Natale dello scorso anno sparisce. E le ragioni sarebbero da ricercarsi in una relazione con una nota professionista reggiana. Il Vescovo Camisasca, venuto a conoscenza della situazione, lo avrebbe immediatamente rispedito in Spagna, dove sembra che stia completando l'iter per tornare allo stato laicale.

La vicenda, tuttavia, ha fatto sì che il Consiglio Presbiterale abbia intimato a Monsignor Camisasca di non affidare più le parrocchie del centro storico a sacerdoti della Fraternità San Carlo. Suggerimento che Monsignore avrebbe condiviso.

Tuttavia, don Luis Barge non è il solo a dare dei grattacapi alla Chiesa reggiana. Un altro sacerdote, don Paolo Cugini, fino allo scorso settembre parroco di Regina Pacis, in seguito partito come missionario in Brasile, dall'Amazzonia ha affidato le sue riflessioni personali sul celibato imposto ai sacerdoti cattolici alla rete. "È difficilissimo parlare di sessualità e del bisogno di affetto che ho percepito in alcune occasioni della mia vita ministeriale", ha scritto don Cugini. "Non venitemi a dire che i preti dovrebbero vincere la solitudine vivendo in comunità. Io lo farei se ci fossero anche delle donne. Altrimenti preferisco stare solo". E poi, rincarando la dose: "Faccio fatica a ringraziare Dio quando mi ha tolto la possibilità di essere padre".

Dichiarazioni forti e dirette, che, data la crisi delle vocazioni e il numero sempre inferiore di giovani e non che si votano al sacerdozio, forse perché spaventati da una vita "in castità", dovrebbero per lo meno fa riflettere su una possibile riforma. Anche tenendo conto del fatto che in altre confessioni, dove è per i sacerdoti è ammesso il matrimonio, è stato ampiamente dimostrato come avere una famiglia influisca positivamente non solo sulla vita personale, ma anche sulla missione sacerdotale.

 

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(Interpreti di Uccelli di Rovo)

Era ricercata da tempo a livello internazionale ed è stata arrestata nella notte fra lunedì e martedì a Reggio Emilia, durante un’operazione straordinari compiuta dalla Questura nelle zone calde cittadine: in particolare zona stazione fino alle ex Reggiane. 

La donna, una 47enne equadoregna, era latitante dal 2012 e su di lei pendeva un mandato di cattura internazionale, per aver pagato - con 30mila dollari americani - un sicario per uccidere il marito. Si era rifugiata in Italia, da quando era stata condannata nel suo Paese a 25 anni di galera, in quanto mandante dell’omicida.

Grazie alla collaborazione con i servizi di cooperazione internazionale di polizia e Interpol, gli operatori di Polizia sono riusciti ad accertare che si trattasse proprio della donna ricercata. 

Le prime bandiere sventolano già da ieri sera, ma domani sarà imbandierato tutto il palazzo. Il vessillo stellato dell’Unione europea verrà appeso domani – giovedì 21 marzo – ai davanzali di gran parte delle finestre del Palazzo Europa, l’edificio di Modena che al civico 101 ospita gli uffici di Cisl, Confcooperative, centro culturale F.L. Ferrari, Fondazione Gorrieri e diverse cooperative. 
 
Le organizzazioni di palazzo Europa hanno, infatti, accolto la proposta di Romano Prodi di esporre le bandiere europee nel giorno in cui la Chiesa celebra S. Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Lo stesso Prodi, tra l’altro, verrà a Modena il prossimo 8 aprile. Ospite della "Lettura annuale Ermanno Gorrieri 2019", l’ex presidente della Commissione Ue terrà una conferenza sul tema “L'Europa al bivio”. Le bandiere resteranno appese fino al 26 maggio, giorno delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. 
 
Palazzo Europa è stato costruito negli anni 1967-69 per iniziativa della società Sias. Nell’operazione vennero coinvolte le organizzazioni espressione dei cattolici democratici modenesi (Cisl, Unione Cooperative e Lapam). Si tratta di una costruzione di tredici piani, alta 36 metri (a quei tempi era il palazzo più alto di Modena), per un totale di 60.350 metri cubi con un fronte lungo circa cento metri. Per far fronte ai costi, venne lanciata anche una sottoscrizione tra i lavoratori, le cooperative e gli artigiani. 
La costruzione fu terminata a fine 1969 e all’inizio del 1970 il palazzo ospitò le sedi provinciali di Cisl, Unione provinciale Cooperative, Lapam, Sias stessa e del centro culturale Francesco Luigi Ferrari. Vennero, inoltre, aperte varie attività commerciali, tra cui un ristorante self-service e bar. 
Al primo piano ci sono quattro sale conferenze che ancora oggi sono tra le più utilizzate in città. Attualmente Palazzo Europa ospita circa 7.500 mq di uffici, 700 mq adibiti a sale conferenze, quasi 3 mila mq di aule scolastiche e venti appartamenti per complessivi 1.800 mq. Altri 3 mila mq sono occupati da varie attività commerciali. 

Si calcola che siano circa un migliaio le persone che ogni giorno frequentano Palazzo Europa, il primo condominio a Modena a dotarsi di un impianto fotovoltaico che produce il 17% dell’energia elettrica consumata ogni anno.

Fonte: Cisl Modena

Nella giornata di ieri, personale del Commissariato di Polizia di Carpi ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, disposto dal Tribunale di Modena, del materiale informatico appartenente ad una società di raccolta scommesse

Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria fa seguito ad un’attività mirata svolta, a partire dal giugno scorso, dagli uomini della Squadra Amministrativa del Commissariato finalizzata alla prevenzione e repressione del gioco illegale

In particolare, proprio nel mese di giugno gli agenti a seguito di un controllo avevano accertato che il legale rappresentante della suddetta società, un cittadino italiano di anni 31, continuava a svolgere l’attività di intermediazione di scommesse senza essere titolare della licenza di cui all’art.88 del T.U.L.P.S., nonostante nei suoi confronti il Questore di Modena avesse emanato, un’ordinanza di cessazione immediata dell'attività.

Il 7 novembre 2018, poi, seguito di ulteriore controllo, la Polizia ha constatato che non solo il soggetto non aveva chiuso l’attività, ma addirittura aveva implementato la strumentazione presente nel locale

Il Tribunale di Modena ha così disposto il sequestro preventivo di tutte le attrezzature informatiche tra cui 24 postazioni multimediali, 6 maxi schermo e 2 monitor.

Alluvione 2014, non luogo a procedere per il sindaco Pizzarotti. Salzano (EP): "La giustizia ci da ragione: ora andiamo avanti"

Dopo quasi cinque anni il Tribunale di Parma conferma quanto da noi sempre sostenuto. Durante l'alluvione del 13 ottobre 2014 è stato fatto tutto quanto possibile. Non luogo a procedere, quindi, nei confronti del sindaco Federico Pizzarotti.

Quel giorno chi doveva ha agito limitando ulteriori e possibili danni. Viene confermata la buona fede e l'azione concreta di chi ha gestito l'emergenza. Nonostante gli attacchi e le accuse al nostro sindaco da parte delle forze di minoranza di allora, la città tutta e l'amministrazione si sono rimboccate le maniche per pulire da fiumi di fango le strade e le case. Non ci dimenticheremo mai quei giorni di fatica e frustrazione ma oggi li ricordiamo per quello che è stato: una calamità naturale che noi tutti abbiamo affrontato senza scoraggiarci. Lo dimostrano le centinaia di persone, tra cui tantissimi giovani, che hanno ripulito la città: gli angeli del fango, gli operatori comunali e della protezione civile che in quelle ore e nei giorni successivi non hanno mai smesso di lavorare per risollevare Parma.

Non ci siamo fermati all'emergenza del momento, ma in questi anni abbiamo lavorato e mantenuto alta l'attenzione per gestire e prevenire le emergenze del domani. Siamo infatti in pieno iter per la realizzazione della Cassa di Espansione sul Baganza che tutelerà la nostra città e tutti i comuni dal rischio nuove alluvioni.

Si chiude così un altro capitolo di accuse nei confronti di Federico Pizzarotti. Ora guardiamo avanti.

Il ricordo di Marco Biagi. Il presidente Bonaccini a Modena: "La sua vita spesa per lo studio e il dialogo, un esempio che si rafforza di fronte a fanatismo e odio che tornano a riemergere". Alla 'Fondazione Marco Biagi' convegno con il presidente della Repubblica, Mattarella, in ricordo del giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo 2002. D'intesa con la signora Marina Biagi, la Regione istituirà una borsa di studio di dottorato e una misura sociale di sostegno per ragazzi di famiglie disagiate che vorranno intraprendere un percorso di studi nell'ambito del diritto e delle politiche del lavoro.

Bologna –

L’esempio di Marco Biagi e della sua vita spesa per “lo studio e il dialogo”, che si rafforza ancora di più in giorni in cui si impongono “l’urgenza e la necessità” di riaffermare come “il confronto, la conoscenza e la sua libera ricerca, siano elementi intrinseci, fondanti la democrazia”.
E in una terra, l’Emilia-Romagna, dove “la concertazione sociale, prima ancora che una pratica politica o di relazioni sindacali, è un valore fondante della nostra convivenza”, la Regione, d’intesa con la signora Marina Biagi, ha deciso che istituirà, nell’ambito del diritto e delle politiche del lavoro, una borsa di studio di dottorato, oltre a definire “una misura sociale di sostegno per ragazzi che, pur provenendo da famiglie economicamente più disagiate, vogliano intraprendere un percorso di studi” su tali materie.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, è intervenuto, oggi, al convegno che la “Fondazione Marco Biagi” organizza ogni anno a Modena per ricordare il giuslavorista ucciso a Bologna dalle Nuove brigate Rosse il 19 marzo del 2002, occasione alla quale oggi partecipa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“A 17 anni dalla barbara uccisione del professor Marco Biagi- afferma Bonaccini- si rinsalda in queste giornate l’urgenza e la necessità di riaffermare come il dialogo e il confronto, la conoscenza e la sua libera ricerca, siano elementi intrinseci, fondanti la democrazia. Su questo terreno, il contributo del professor Biagi resta limpido”. Allo stesso tempo, però, “con ancora negli occhi di tutti le immagini terribili che ci sono giunte da Christchurch in Nuova Zelanda”, restano altrettanto chiari “i germi che possono deteriorare la libera e civile convivenza: anzitutto intolleranza, fanatismo e odio, che riemergono anche oggi, in varie forme. Abbiamo il dovere di saperli leggere e contrastare ben prima che precipitino in azioni sconsiderate di prevaricazione e violenza”. Ma “non possiamo trascurare segnali di chiusura e odio che emergono, giorno per giorno, dentro la nostra stessa comunità. Ci si può, anzi, ci si deve costantemente chiedere se disponiamo degli anticorpi necessari, e di come rafforzarli e riattivarli, affinché la coesione non ceda mai il passo alla disgregazione”. Al primo posto viene “l'inderogabile necessità che siano anzitutto le istituzioni a riconoscere, indicare e, soprattutto, praticare, quotidianamente, con le parole e i comportamenti questi valori. Non è sempre così”. Da qui il ringraziamento al Capo dello Stato: “Non c’è stato giorno, gesto e parola della sua Presidenza che non abbia invece inviato un messaggio di concordia e di inclusione, rivolto a tutta la comunità nazionale, di cui Lei rappresenta fino in fondo il miglior simbolo dell’unità”.

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Il presidente della Regione ricorda come Marco Biagi abbia “speso una vita praticando lo studio e il dialogo; lo studio come ricerca della verità, intesa laicamente come ricerca di soluzioni praticabili e positive; e il dialogo, inteso come dialettica, confronto democratico, concertazione tra interessi differenti”. In questa Regione, “la concertazione sociale, prima ancora che una pratica politica o di relazioni sindacali, è un valore fondante della nostra convivenza”. E “se dovessi indicare, tra le tante, la leva più forte che ci ha permesso di affrontare meglio di altri territori la crisi economica, e che ci consente oggi di competere con le regioni più avanzate d’Europa e del mondo, indicherei senz’altro il Patto per il Lavoro, sottoscritto nel 2015 tra Regione e tutte le parti sociali, comprese le Università”.

Anche per questa ragione, “parlando nei giorni scorsi con Marina Biagi, abbiamo condiviso la necessità di seminare e coltivare questi germogli di democrazia con due iniziative coerenti su cui impegnare la Regione: da un lato lo studio e la ricerca, e quindi l’opportunità di dare vita a una borsa di studio di dottorato in questo ambito disciplinare; dall’altro il dialogo e la coesione, immaginando una misura sociale di sostegno per ragazzi che, pur provenendo da famiglie economicamente più disagiate, vogliano intraprendere un percorso di studi nell’ambito del diritto e delle politiche del lavoro”. Sono “due germogli che intendiamo piantare, nel solco dell’articolo 34 della nostra Costituzione. Lo facciamo- chiude Bonaccini- raccogliendo un’eredità personale, quella del professor Marco Biagi, e un patrimonio collettivo, quello del sistema territoriale dell'Emilia-Romagna, per rivolgerci con fiducia verso le generazioni più giovani”.

 

Fonte: Regione Emilia Romagna

Nel primo pomeirggio di oggi, un'autocisterna carica di alcol etilico si è  ribalta in località Ponte Nuovo (MO) sulla SP 468. Due squadre e il nucleoNBCR (Nucleare Batteriologico Chimico Radiologico) dei Vigili del fuoco sono al lavoro per le operazioni di travaso del carico.

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I carabinieri delle locali stazioni Bertalia, Corticella e Navile, nella scorsa notte tra le 01.30 e le 04.30, nel corso di mirati servizi rivolti al contrasto delle stragi del sabato sera, hanno deferito in stato di libertà 7 giovani, tutti italiani di età compresa tra i 21 e i 31 anni, per guida in stato di ebbrezza, poiché' sorpresi alla guida di automezzi con un tasso alcolemico compreso tra 0,8 g/l e 1,5 g/l.

Sempre una denuncia in stato di libertà è stata inoltrata a carico di altra donna bolognese, 51enne, con precedenti di polizia, che ha rifiutato sottoporsi agli accertamenti etilometrici e tossicologici presso struttura sanitaria.

Nel corso dei medesimi servizi, inoltre, sono state sanzionate amministrativamente ulteriori 7 persone, tutte italiane di età compresa tra i 23 e i 41 anni, sempre per guida in stato di ebbrezza, per essersi messe alla guida con un tasso alcolemico inferiore a 0,8 g/l.

I controlli sono stati effettuati lungo le maggiori arterie stradali della città.

Ieri attorno alle 19 Silvia Pellacani, 47 anni, ha preso in braccio Giacomo, figlio di suo fratello, è si è buttata dalla finestra della camera da letto. I due sono morti sul colpo. Un passante ha trovato i corpi sul selciato. Lo strazio della mamma, che lo aveva affidato alla nonna.

MODENA 

Tragedia ieri, attorno alle 19, al civico 50 di Viale Montecassino, a Modena. Una donna di 47 anni, Silvia Pellacani, ingegnere informatico, ha preso tra le braccia il nipotino Giacomo, 5 anni, figlio di suo fratello, lo ha stretto in un abbraccio mortale e si è gettata dal decimo piano della palazzina di 44 appartamenti in cui viveva da anni. 

Niente da fare per nessuno dei due. A trovare i corpi sul selciato, seminascosti tra due fioriere, è stato un residente che portava a passeggio il suo cane e che ha dato immediatamente l’allarme. Prima del tragico ritrovamento, nessuno si è accorto di nulla. Nessun rumore, nessun grido, nessun rumore che avrebbe, forse, potuto far intervenire qualcuno prima che il terribile gesto si consumasse.

Sul posto sono accorsi ambulanze, carabinieri e vigili del fuoco, ma purtroppo per zia e nipotino non c’è stato nulla da fare. Erano entrambi morti sul colpo. È stata proprio una dei residenti a riconoscere Silvia Pellacani. In un primo tempo, molti hanno ipotizzato che si sia trattato di un tragico incidente: il bambino che si sporge troppo e la zia che tenta di afferrarlo. Tuttavia, gli elementi in mano agli inquirenti, come la porta dell’appartamento, chiusa a chiave dall’interno, e la disperazione della mamma del piccolo Giacomo, Manuela, che di fronte al corpicino immobile del figlioletto ha urlato tutta la sua rabbia: “Perché lo ha fatto? Lo sapevo che finiva così, me lo ero immaginata un miliardo di volte”, fa propendere per un gesto volontario.

Un omicidio suicidio, quindi, anche se Silvia Pellacani non ha lasciato alcun biglietto. Nonostante i presentimenti dei familiari, la donna non risultava in cura per la depressione, anche se negli ultimi tempi conduceva una vita molto ritirata, al punto da lavorare da casa. Quella casa in quel palazzone di più di 40 appartamenti dalla quale aveva intenzione di spostarsi altrove, per stare più vicino al fratello e al nipotino, al quale era affezionata.

Un altro particolare su cui i Carabinieri, coordinati dal pm Maria Angela Sighicelli, dovranno far luce è perché il piccolo Giacomo ieri si trovasse da solo con la zia. I genitori, infatti, lo avevano affidato alla nonna. 

Lunedì, 18 Marzo 2019 08:05

Mezzano Rondani, "Stazione pericolosa"

A distanza di circa sei mesi da un precedente sopralluogo dell'area, alcuni iscritti del gruppo Amo - Colorno hanno deciso di ritornare presso la "fermata - stazione" di Mezzano Rondani, per verificare la situazione attuale. Con nostra sorpresa la strada d'accesso ai binari è stata riasfaltata (in passato era piena di buche). Arrivati ai binari abbiamo notato con piacere che la struttura un tempo adibita a stazione, negli ultimi anni pericolante e ricolma di rifiuti di ogni genere, è stata finalmente abbattuta.

Purtroppo oltre a questi elementi positivi, ci tocca documentare nuovamente lo stato di incuria, degrado e pericolosità in cui ancora riversa.

La banchina ferroviaria è accessibile soltanto attraversando i binari e non vi è presente alcuna passerella pedonale. Un pericolo per tutti i viaggiatori che rischiano di essere investiti dal treno di passaggio. Arrivati poi alla banchina, si può scorgere una pensilina coperta e decisamente mal messa. Oltre a vetri rotti, sono presenti diversi graffiti e rifiuti, e quel che é peggio é la presenza di scatole elettriche aperte con moltissimi cavi in vista. Una situazione inaccettabile e dall'alto rischio di prendere uno shock specie in caso di pioggia. Non vi sono esposti nemmeno gli orari dei treni in una bacheca fatiscente e coperta di polvere.

Altro aspetto preoccupante e la mancanza di una recinzione adiacente alle "rovine" della vecchia stazione. Nonostante vi sia la presenza di un vistoso segnale di pericolo, chiunque può accedere all'area, perché la rete arancione che dovrebbe delimitare l'area è stata tagliata.

Non è possibile tenere attiva una fermata del treno in queste condizioni. Manca addirittura una seria illuminazione, e il rischio di illeciti è fortissimo. Abbiamo rinvenuto addirittura diversi "preservativi" nella zona.

Riteniamo doveroso segnalare nuovamente la cosa, chiedendo a chi di dovere di intervenire rapidamente, al fine di garantire sicurezza a tutti coloro che usufruiscono del treno. Attendere un treno di sera presso la fermata - stazione di Mezzano Rondani è davvero una brutta cosa da fare, specialmente per una donna e la zona è piuttosto isolata.

Occorre provvedere a rimettere in decoro la pensilina d'attesa, ripulendo la bacheca e affiggendo degli orari dei treni. Occorre installare un sistema di illuminazione e di videosorveglianza collegata direttamente alle forze dell'ordine e riteniamo assolutamente necessario provvedere a realizzare una pensilina per l'accesso alla banchina dei binari. Tutti elementi fattibili e dal costo limitato ma essenziale per offrire un servizio decente alla collettività.

Solo così potrà essere utilizzabile tale stazione. Diversamente non dovrebbe essere più utilizzati, perché i rischi e i pericoli sono decisamente troppo alti.

 

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Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO

Prosegue l'attività di controllo svolta dalle forze di Polizia, in collaborazione con altri Enti, finalizzata a verificare la correttezza nella conduzione di attività economiche ed altro.

In tale ottica, sempre su disposizione del Questore, tra la sera del 15.03.2019 e la notte del 16.03.2019 la Divisione P.A.S.I. della Questura di Parma, ha effettuato diversi controlli ai quali hanno partecipato anche personale della Polizia Municipale, del S.I.A.N. dell'AUSL e dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro.

I controlli hanno riguardato pubblici esercizi cittadini ed in particolare alcuni ubicati in via M. D'Azeglio, oggetto di esposti da parte dei cittadini residenti a causa del disturbo provocato dagli avventori.

L'attività ha portato all'accertamento ed alla contestazione di violazioni amministrative da parte della P.M. (pubblicità dei prezzi, mancanza strumentazione per la misurazione del tasso alcolemico, diffusione di musica senza autorizzazione o non in conformità alle prescrizioni, e mancato rispetto dell'orario di chiusura che nella suddetta via è previsto per le ore 01,00). Il personale dell'AUSL ha sanzionato un esercizio per la carenza di igiene, mentre l'Ispettorato del Lavoro ha accertato la presenza di lavoratori non regolari e conseguente sospensione differita dell'attività oltre alla sanzione amministrativa.

Nel corso di detto servizio sono state identificate e controllate 32 persone, controllati 4 pubblici esercizi, accertate 17 violazioni con sanzioni per complessivi 10.000 €.

 

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(controlli Via Emilia Est - foto di repertorio)

Controlli Straordinari del territorio da parte della Polizia di Stato nelle zone calde di Parma

Nel corso della settimana sono state condotte diverse attività di controllo straordinario del territorio volte alla prevenzione dei reati predatori e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Sono state messe in campo diverse pattuglie, 3 della Squadra volante della Questura, 9 del Reparto prevenzione crimine di Reggio Emilia, un'unità cinofila di Bologna con cane IRVIN, 2 pattuglie della Polizia Municipale.

I pattugliamenti sono stati effettuati a seguito di un'attenta attività di analisi e sfruttando anche il sistema predittivo Xlaw.
Ecco i risultati delle attività:
- 123 persone controllate
- 68 veicoli controllati
- 1 denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti, italiano del 70;
- 1 denunciato per guida in stato di ebbrezza, indiano calle 69' alla guida di uno scooter viene fermato mentre andava a zig zag. Ciclomotore posto sotto sequestro.
- 2 fogli via adottati nei confronti di due cittadini nigeriani pericolosi, con precedenti rispettivamente per spaccio di sostanze stupefacenti e per porto di oggetti atti ad offendere.

I soggetti, grazie a quest'operazione, non saranno più in grado di delinquere sul nostro territorio, infatti, sono stati obbligati a fare rientro nel luogo di loro residenza, ovvero Bari, con divieto di ritorno a Parma per 3 anni.

Durante l'operazione di polizia sono stati sequestrati i seguenti quantitativi di sostanza stupefacente:
- 137.8 gr. di Marijuana
- 152.9 gr. semi di Marijuana

L'unità cinofila ha rastrellato il Parco ducale, il Parco Falcone e Borsellino, nonché la zona dell'Oltretorrente, con particolare attemnzione ai viali Vittoria e dei Mille.

I servizi proseguiranno nel corso dei prossimi giorni

Polizia di Stato e Polizia Municipale: spacciatore nigeriano arrestato al parco Novi Sad

Nel pomeriggio di ieri, personale della Squadra Mobile e della locale Polizia Municipale ha effettuato un servizio mirato alla prevenzione e repressione del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle zone della Stazione ferroviaria, via Gramsci e dei parchi cittadini, nel corso del quale è stato tratto in arresto un cittadino nigeriano di anni 32.

Gli agenti hanno notato lo straniero, già conosciuto alle Forze dell'ordine, nei pressi della Stazione ferroviaria e hanno deciso di tenere sotto controllo i suoi spostamenti. Così dopo aver ricevuto una telefonata, il nigeriano si è diretto in via Nicolò dell'Abate, dove in cambio di denaro ha ceduto un pacchetto a due giovani, che si sono poi allontanati.

Lo spacciatore si è diretto quindi verso il parco Novi Sad, dove gli agenti hanno potuto assistere ad ulteriori cinque cessioni di stupefacente. Lo straniero accortosi della presenza della Polizia si è dato a precipitosa fuga in sella ad una bicicletta in direzione di via Berengario; nei pressi dell'ingresso dell'Università si è disfatto del mezzo continuando la fuga a piedi a ritroso verso il parco Novi Sad, dove con non poca fatica e dopo una colluttazione con gli agenti è stato definitivamente bloccato.
Il nigeriano è stato trovato in possesso di 54 grammi di marijuana, della somma di 165 euro, in banconote di vario taglio, provento dell'attività di spaccio, e di due telefoni cellulari. Il tutto è stato sottoposto a sequestro.

I vari episodi di spaccio sono stati documentati anche dalle riprese delle telecamere di video sorveglianza cittadina.
Il 32enne è stato accompagnato in Questura ed ivi trattenuto, come disposto dal Magistrato di turno, in attesa del processo con rito direttissimo.

A seguito della volontà dell'Amministrazione comunale di costruire 4 rampe di accesso (di cui una totalmente nuova) e un percorso ciclopedonale nell'alveo del torrente Parma, si è levato un coro contrario da parte di un nutrito gruppo di associazioni ambientaliste e animaliste, storici ed esponenti della cultura. 

Oggi, numerosi cittadini hanno deciso di mostrare il loro disappunto con una protesta pacifica, in viale Mariotti e viale Toscanini.

Nelle foto, la lenzuolata che da questa mattina campeggia dalle finestre e dai balconi delle case che si affacciano sul torrente Parma, sostenuta da 14 associazioni cittadine per salvare la biodiversità e l'ecosistema.

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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La strada per trovare un po' di pace è lunga soprattutto quando, per certi tipi di vittime, non ci sono supporti e fondi per agevolare il percorso verso una normalità. L'appello di Rosangela Cataldi alle parlamentari di Parma.

Di Lamberto Colla, Parma 16 marzo 2019 - Dopo il clamore dei primi giorni i riflettori si spengono e le tenebre calano definitivamente sui familiari, sul loro dolore e sulle loro domande che stentano a trovare risposte plausibili. Trascorrono i giorni, le settimane i mesi e le domande son sempre le stesse, senza risposte e così la mente va in corto circuito.

Una sensazione di solitudine e di ingiustizia che deve fare i conti con i problemi quotidiani, dalle bollette di casa che continuano a arrivare anche se l'appartamento è rimasto sigillato e a disposizione dell'autorità giudiziaria sino a pochissimo giorni fa, alla rabbia di non poter vedere un colpevole, Guelin Fang nel caso specifico, nel posto che merita perché "incapace di intendere e di volere" e perciò non processabile.

Sono trascorsi poco più di sei mesi da quel tragico giorno d'agosto quando il cinese Fang decise di liberarsi dall'ossessione di un "complotto" che lo voleva morto andando direttamente alla base del problema eliminando Filomena, la "complottista".

Da quel 22 di agosto, l'ossessione di Fang, per l'infausto gioco del caso, si è trasferita sui familiari di Filomena, ormai incapaci di trovare una ragione all'accaduto.

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(Filomena Cataldi)

"Fang, suggerisce Rosangela la sorella di Filomena Cataldi, non aveva mai dato a pensare che volesse far del male a mia sorella. Il pomeriggio precedente si era fermato da lei a chiacchierare, in attesa dell'arrivo del suo compagno dal lavoro, curioso di sapere come si trovava al nuovo impiego dopo che aveva lasciato l'impresa dove entrambi lavoravano da buoni colleghi."

La "nuova" ossessione, presume Rosangela, era che Alessandro volesse tornare al vecchio impiego "facendo le scarpe" proprio a lui. Solo a posteriore è venuto il sospetto che quell'incontro del pomeriggio precedente fosse stata una sorta di prova generale. L'insistenza con la quale voleva conoscere con precisione gli orari lavorativi di Alessandro Pedrazzi, compagno di Filomena, può configurarsi come una pianificazione del gesto delittuoso consumato 24 ore dopo.

"Il cinese, continua la sorella di Filomena, raccontano i colleghi che fosse un lavoratore precisissimo e diligente e, a parte che tenesse quasi segregata in casa la moglie, nulla faceva intendere che avesse dei gravi problemi di salute mentale."

Fatto sta che con quelle gravi patologie psichiatriche di natura persecutoria, certificate lo scorso dicembre dallo psichiatra Renato Ariatti, nominato da Tribunale e dallo stesso Simone Bertacca di nomina Cataldi, l'assassino di Filomena ha trovato riparo, in via definitiva all'interno di un REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza), struttura sanitaria (non carcerarie, ndr) di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali.

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(Dalla Gazzetta di Parma del 1 dicembre 2018)

Il reo confesso, Fang infatti aveva rilasciato una confessione scritta in cinese subito dopo l'arresto, quindi avrà una vita "quasi libera" in una struttura protetta, dalla quale non è particolarmente difficile sottrarsi dal controllo come le cronache spesso riportano (ad esempio la fuga di Solomon - https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/16998-duplice-omicidio-fermato-solomon.html  - , la promessa del calcio che uccise mamma e la sorellina nell'estate 2017) , mentre loro, i familiari, resteranno incarcerati nel loro dolore, privati degli affetti e dell'assistenza dello Stato per le vittime dei reati violenti.

"I miei genitori - prosegue Rosangela - hanno cominciato a soffrire di cuore, mia nipote Martina di soli 18 anni, è seguita da uno psicologo perché spesso in preda all'incubo che una violenza analoga si possa ripetere verso il padre o verso sé stessa, mentre io non trovo pace, fatico a dormire e per di più penso al fatto che mia nipote non abbia la minima assistenza dallo Stato in quanto vittima di un reato violento come invece lo è per le vittime di terrorismo, ad esempio." яндекс

Per questa ragione infatti, proprio per la mancanza di un fondo specifico per le vittime di reati violenti, l'Italia è stata già condannata due volte dalla Corte di Giustizia Europea, chiamata a ripristinare un sistema paritario di trattamento in favore di tutte le vittime di reati violenti.

Nel caso specifico, in ragione del fatto che il cinese sia stato dichiarato incapace di intendere e di volere, quindi non processabile e ne consegue che non si arriverà a sentenza definitiva e perciò resta impossibile proporre domanda di risarcimento, ammesso e non concesso, che la domanda stessa possa essere ammissibile.

Insomma, tutele ferree per i carnefici e nessuna garanzia o ammortizzatore per le vittime. Fang è già da tempo ospite del REMS di Mezzani, una struttura sanitaria e non carceraria, la moglie e i due figli, dopo essere stati ospiti di una struttura protetta, pare siano tornati nel Paese d'origine, mentre i familiari di Filomena soffrono nella solitudine la mancanza di una affettuosa madre, di una figlia, sorella e compagna presente e gioviale, privi di assistenza e per di più con la casa rimasta sotto sequestro per oltre 6 mesi.

Dopo 200 giorni ancora nulla si è lenito, una ragione che possa mettere pace a quanto accaduto non l'hanno ancora trovata e la sensazione di aver subito una ingiustizia si somma a tutto il resto.

E' per questa ragione che Rosangela fa appello alle donne parlamentari di Parma perché si prendano a cuore i casi analoghi e cerchino di trovare una soluzione al "buco legislativo" che vedrebbe escludere dagli indennizzi la maggior parte delle vittime di reati violenti, per lo più femmine. Per la verità, informa Rosangela, Nicoletta Paci, Assessore alla Partecipazione e ai Diritti dei cittadini del Comune di Parma si è attivata e ha favorito l'incontro con la "Fondazione Emiliano Romagnola per le vittime dei reati" con la speranza che qualcosa possa pervenire a sostegno dei costi che la famiglia ha dovuto e dovrà ancora affrontare, oltre ovviamente ai problemi di natura affettiva e psicologica che restano incommensurabili.

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(Dalla Gazzetta di Parma del 6 dicembre 2018)

"Che almeno il nome di Filomena - conclude Rosangela - possa essere ricordato per aver contribuito, col suo sacrificio, a alleviare i dolori dei familiari delle vittime. Dopo sei mesi ormai nessuno si ricorda di noi e dei nostri disagi ma soprattutto di quelli di Martina, una ragazzina che dovrà crescere senza il sorriso e la protezione di sua madre. La speranza è che almeno questo non possa più accadere e che l'incapacità di intendere e di volere, per quanto non processabile non sia più da ostacolo a un risarcimento e/o a un indennizzo statale soprattutto ove vi sia anche una confessione scritta di primo pugno".

Dal canto nostro sposiamo l'idea che chi possiede disturbi psichiatrici vada curato ma anche giudicato. "La non imputabilità è un errore". Secondo Franco Corleone, infatti, garante delle persone sottoposte a misure restrittive e limitative della libertà personale della Regione Toscana, in prospettiva le REMS andrebbero chiuse, nell'ambito di una riforma che prevede che se si compie un delitto, c'è sempre responsabilità e giudizio. Saranno poi le strutture sanitarie ad affiancare quelle giudiziarie nell'elaborazione e attuazione di direttive terapeutiche.

Non è infatti corretto che un caso sociale, quale è il Guelin Fang, possa provocare una cascata di danni immensa i cui costi, materiali e immateriali, siano totalmente in carico ai familiari delle vittime, i quali, oltre al dolore per la scomparsa della loro cara, hanno da affrontare montagne di difficoltà in totale solitudine.

Un'ingiustizia che siamo certi verrà sanata anche grazie alla sensibilità delle parlamentari locali che, se lo vorranno, riusciranno a coinvolgere le loro colleghe anche di diversa appartenenza politica.

 

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(Filomena Cataldi)

 

Restituita al Museo Civico Archeologico di Modena la statuetta egizia “Ushabti” in faience, risalente al VI sec. a.C., trafugata nel 1964.

Modena -

Questa mattina presso il Palazzo Comunale di Modena, alla presenza del Procuratore Capo della Repubblica del Tribunale di Modena, Dottoressa Lucia Musti, del Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri, Tenente Colonnello Stefano Nencioni e della Direttrice dei Musei Civici, Dottoressa Francesca Piccinini, ilComandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, Maggiore Giuseppe De Gori, ha riconsegnato al Sindaco della città, Gian Carlo Muzzarelli, la statuetta egizia “Ushabti” in faience, risalente al VI sec. a.C., trafugata il 28 dicembre 1964 dal locale Museo Civico.

L’eccezionale recupero scaturisce dall’esito di un accurato controllo effettuato dalla Sezione Elaborazione Dati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, mediante la comparazione dell’immagine della statuetta messa in vendita presso una casa d’aste toscana, con quella inserita nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, la più grande banca dati di opere d’arte rubate al mondo, gestita dallo speciale reparto dell’Arma dei Carabinieri.

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LE INDAGINI DEI CARABINIERI

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Modena, ed i minuziosi approfondimenti investigativi dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, condotti con l’attivo contributo fornito dai responsabili dello stesso Museo, hanno permesso di confermare con assoluta certezza che la preziosa statuetta posta in vendita e che stava per essere commercializzata all’estero era proprio quella trafugata a Modena oltre 54 anni fa, tanto da permettere agli stessi Carabinieri di eseguirne il sequestro.

 

LA MOSTRA “STORIE D’EGITTO - LA RISCOPERTA DELLA RACCOLTA EGIZIANA DEL MUSEO CIVICO DI MODENA”

In occasione dell’importante recupero, e dopo la cerimonia ufficiale di riconsegna, la statuetta egizia sarà collocata nella sala espositiva del Museo Civico Archeologico di Modena ed andrà ad arricchire la mostra intitolata “Storie d’Egitto - La riscoperta della raccolta egiziana del Museo Civico di Modena”. L’evento, inaugurato lo scorso 16 febbraio 2019 e dedicato all’esposizione integrale della raccolta egiziana del Museo, formatasi alla fine dell’Ottocento, sarà fruibile al pubblico fino al 7 giugno 2020.

 

Alessia Ciarrocchi, diviene “Una reggiana per esempio”. L’onorificenza del Comune di Reggio va alla coordinatrice del Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’Irccs di Reggio Emilia.

Reggio Emilia -

Alessia Ciarrocchi, 43 anni, biologa e coordinatrice dal 2015 del Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’Ausl Irccs di Reggio Emilia, è stata di recente insignita in Sala del Tricolore dell’onorificenza “Reggiana per esempio”.

La Ciarrocchi é stata premiata Per le capacità e gli straordinari risultati raggiunti nel campo della ricerca scientifica, per l’impegno, la determinazione e l’entusiasmo nella comunicazione e divulgazione scientifica, che contribuiscono all’alfabetizzazione scientifica fondamentale per la crescita culturale delle persone”. La commissione giudicante ha riconosciuto alla professionista di essere “Dotata di un talento cristallino nell’ideazione e conduzione di progetti di ricerca traslazionale sulle patologie oncologiche”. 

Il premio sottolinea anche la capacità della ricercatrice senior di coinvolgere le risorse a lei affidate. Tra le motivazioni si legge: “Per la sua capacità di coinvolgimento delle giovani generazioni nella ricerca, per l’eccellente qualità dell’organizzazione nel coordinare e nel valorizzare le competenze del suo team, per tutto ciò che fa per la comunità reggiana rappresentando una delle più grandi assicurazioni sul futuro della Ricerca sanitaria a Reggio Emilia”.

“Questo riconoscimento – commenta la Ciarrocchi, ringraziando gli enti che l’hanno candidata - mi riempie di orgoglio e felicità. Che tante associazioni e la mia azienda abbiano pensato a me come possibile candidata per questo premio mi ha confortato nel fatto che il lavoro che stiamo facendo come gruppo stia dando risultati positivi che sono riconosciuti come beneficio per tutta la comunità. Essere considerata una risorsa per questa città che non è la mia, ma dalla quale ormai sono stata adottata, mi supporta nel lavoro a venire”.

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La dottoressa Ciarrocchi, 43 anni, laureata in Biologa e in Biotecnologie industriali e molecolari, con un dottorato di ricerca in Biologia e Fisiologia Cellulare, dopo un esperienza di oltre tre anni preso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York (USA), nel 2007 inizia la sua collaborazione con il Santa Maria Nuova. Dal 2015 è Coordinatrice del Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia dove si è occupata di progetti sulle patologie oncologiche, focalizzandosi sul ruolo del genoma nella progressione delle neoplasie solide. Ciarrocchi è autore di oltre 50 pubblicazioni su riviste internazionali, con oltre 1500 citazioni e ha ricevuto numerosi finanziamenti per progetti di ricerca su base competitiva dai principali enti di finanziamento italiani ed europei, per un totale di oltre un milione e mezzo di euro.

La candidatura è stata proposta dalla Direzione dell’Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia.

La forza di una giovane donna può smuovere le folle a difesa dell'ambiente. #FridaysForFuture è il movimento, iniziato nell'agosto 2018, dopo che la 15enne Greta Thunberg si è seduta davanti al parlamento svedese per tre settimane, per protestare contro la mancanza di azione sulla crisi climatica. Poi i social hanno fatto il resto, pubblicando quello che stava facendo su Instagram e Twitter e divenendo presto virale. 

Gli hashtag #FridaysForFuture e #Climatestrike si sono diffusi e molti studenti e adulti hanno cominciato a protestare fuori dai loro parlamenti e dai municipi locali di tutto il mondo.

Oggi, venerdì 15 marzo, in circa 150 Paesi, migliaia di studenti hanno scioperato da scuola per manifestare. 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Nella mattinata del 12.3.19, i Carabinieri della Compagnia di Salsomaggiore Terme – Aliquota Radiomobile- hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni gravi. A Parma è attivo il gruppo di lavoro specializzato sul tema delle fasce deboli L'ordinanza è stata emessa dal GIP in accoglimento della richiesta della Procura della Repubblica di Parma – gruppo fasce deboli.

 

Salsomaggiore Terme 14 marzo 2019 - L'indagine ha avuto inizio nei giorni immediatamente precedenti, allorquando i Carabinieri di Salsomaggiore Terme intervenivano nei pressi dell'abitazione della vittima sulla scorta di una richiesta di aiuto da parte dei genitori della predetta.

Invero l'operatore della Centrale Operativa aveva ricevuto segnalazione che la donna era stata aggredita con violenza dal convivente.

Giunti sul posto i militari trovavano gli ambienti dell'abitazione completamente devastati, rinvenendo con tracce ematiche ovunque, mentre la donna si trovava adagiata su una lettiga del 118 con il volto tumefatto.

Nell'immediatezza si accertava che il grave episodio in realtà era avvenuto il 05/03/19 e che, a seguito delle percosse ricevute e del conseguente stato di infermità, la donna non era riuscita neppure a chiedere aiuto.

Trasportata al pronto soccorso, i sanitari refertavano lesioni consistenti in traumi policontusivi con fratture costali multiple, frattura seno mascellare, ematomi multipli, distorsione rachide cervicale e frattura ossa nasali, lesioni che giudicavano guaribili in oltre 40 giorni.

Dalle indagini avviate gli inquirenti raccoglievano ulteriori indizi; emergeva in particolare che il rapporto sentimentale era iniziato da circa 7 mesi, periodo durante il quale l'uomo si era palesato sin da subito soggetto violento ed aggressivo e proprio a causa di questi atteggiamenti, in un momento di disperazione, la vittima aveva persino tentato il suicidio.

In occasione dell'ultimo episodio la donna, impaurita, non voleva consentire al convivente l'ingresso nell'abitazione, ma l'uomo riusciva a sfondare la porta d'ingresso e, trovando alcuni suoi effetti personali in terra, andava in escandescenza mettendo tutto a soqquadro, spaccando mobili e suppellettili.

Nonostante il tentativo della donna di calmarlo, l'aggressore cominciava a percuoterla dapprima utilizzando le mani e sferrandole calci e pugni e poi, non soddisfatto, cominciava a colpirla con tutto ciò che gli capitava fra le mani: bastoni, assi di legno o di metallo, ed altresì brandendo un coltello che però non utilizzava.

in un attimo di lucidità, resosi evidentemente conto delle condizioni in cui versava la donna, l'aggressore le consentiva di medicarsi senza però darle la possibilità di contattare il 118, in quanto nel frattempo, le aveva distrutto il telefono cellulare.

L'indomani mattina, dopo aver recuperato i suoi effetti personali, l'uomo lasciava l'abitazione.

La vittima, in stato confusionale e a seguito delle lesioni riportate, trascorreva tutta la giornata del 6 marzo a letto senza la possibilità di chiedere aiuto. Solo la mattina seguente, il giorno 07, riusciva a mettersi in contatto con i vicini di casa.

Raccolti gli elementi indiziari innanzi esposti, i Carabinieri trasmettevano il tutto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma che, assunta la direzione delle indagini, richiedeva al G.I.P. l'applicazione della misura custodiale.
L'uomo, espletate le formalità di rito, veniva quindi condotto nel carcere di Parma a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

°°°°
L'iniziativa giudiziaria si inquadra nell'ambito del grave fenomeno della violenza di genere, che, nel nostro circondario, ha assunto nel tempo proporzioni sempre più preoccupanti, con molteplici denunzie per maltrattamenti in famiglia, stalking, lesioni, violenze sessuali.

Su tale complessivo fenomeno in data 29.10.2018, sotto il coordinamento della Prefettura di Parma, è stato sottoscritto un articolato protocollo che ha visto impegnati molteplici enti a vario titolo interessati all'argomento.

Presso la Procura della Repubblica di Parma già da diverso tempo è stato costituito un gruppo di lavoro specializzato sul tema delle fasce deboli, gruppo che è quotidianamente impegnato a fronteggiare, ed a valutare con la massima attenzione ma anche con la massima rapidità, il gran numero di denunzie che vengono raccolte dai vari organi di Polizia Giudiziaria presenti sul territorio.

La presente vicenda –sulla quale, ovviamente, la difesa potrà replicare con gli strumenti che l'ordinamento mette a disposizione- dimostra proprio l'attenzione che gli inquirenti prestano a questo tipo di vicende, tanto che, a fronte di una denunzia pervenuta in data 8.3.19, in appena quattro giorni si è riusciti ad ottenere la pronunzia del Giudice che, con altrettanta rapidità, ha vagliato il materiale offerto dalla Procura, disponendo l'adozione della misura di massimo rigore, proprio in considerazione della strema gravità del fatto, peraltro documentato anche fotograficamente.

Parma: prestava soldi con interessi fino al 120%: arrestato sessantacinquenne per usura ed estorsione.

Nei giorni scorsi, i finanzieri appartenenti al Gruppo della Guardia di Finanza di Parma, nell'ambito di una attività di polizia giudiziaria delegata e diretta dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno eseguito l'arresto in flagranza di reato di un soggetto di origine partenopea di 65 anni, Mele Donato, residente a Parma, per il reato di estorsione e usura aggravata nei confronti di due imprenditori che versavano in difficoltà economiche.

L'indagine, scaturita dalla denuncia dei due imprenditori, ha permesso di delineare la vicenda, consentendo di ricostruire le operazioni finanziarie dell'uomo. Si tratterebbe di una somma complessiva prestata, tra il 2016 e il 2018, pari a 17.000 euro, per la quale Mele Donato richiedeva il pagamento di un tasso di intesse annuo fino al 120%.

Le vittime, infatti, avevano già restituito, con pagamenti rateali, complessivamente 24.000 euro, ma M.D. non defalcava mai la somma restituita dalla quota capitale, avendo imposto il versamento anticipato di interessi ad un tasso del 10% al mese.

Per esigere il pagamento del debito, Mele Donato avrebbe, inoltre, eseguito reiterate pressioni nei confronti degli imprenditori, presentandosi presso le loro ditte ed arrivando persino a minacciare di morte gli stessi ed i loro familiari.
Dopo l'ennesima visita e la contemporanea minaccia di morte nel caso non avessero saldato il debito, i due imprenditori hanno deciso di presentarsi alle Fiamme Gialle di Parma e di denunciare l'accaduto.

Del fatto è stato dato immediato avviso alla Procura della Repubblica che ha disposto l'immediato avvio delle indagini, finalizzate a verificare soprattutto gli sviluppi ulteriori, segnatamente lo svolgimento di un ulteriore incontro programmato per le ore successive su iniziativa dell'attuale indagato.
In particolare la Procura della Repubblica, ravvisando la fondatezza delle esigenze investigative prospettate dal Gruppo dalla Guardia di Finanza, ha disposto in via di urgenza l'intercettazione audio e video tra presenti, finalizzato a riprendere e controllare l'incontro dell'indagato con una delle vittime, delegando a tal fine per l'esecuzione l'organo di polizia giudiziaria innanzi citato.

I finanzieri, appostati nelle vicinanze del luogo dell'incontro, hanno constatato l'arrivo del Mele e sono riusciti a seguire "in diretta" la conversazione tra l'indagato ed uno degli imprenditori denuncianti.

In particolare, dalle investigazioni così attivate, è emersa l'estrema difficoltà della vittima a continuare a versare la rata mensile, nonostante avesse chiesto aiuto ai propri parenti, laddove il Mele ha insistito nelle proprie pretese, minacciando ulteriormente l'imprenditore.

A quel punto, i finanzieri sono intervenuti ed hanno tratto in arresto il Mele in flagranza di reato per usura ed estorsione, ponendolo a disposizione dell'Autorità Giudiziaria presso la Casa Circondariale di Parma.

A seguito di richiesta di convalida dell'arresto, il GIP di Parma –dopo l'udienza, nel corso della quale all'indagato sono stati formalmente contestate le ipotesi di reato formulate dal Pubblico Ministero, consentendogli di articolare la sua difesa- ha convalidato l'arresto ed ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Sono in corso ulteriori indagini volte a definire il contesto in cui è maturata l'attività di usura ed estorsione.

Il PUA, Punto Unico d’Accesso compie 7 anni. La struttura, che si trova al primo piano dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, rappresenta uno dei presupposti fondamentali per lo sviluppo delle cure domiciliari. Il servizio si occupa infatti di organizzare il percorso dei pazienti in fase di dimissione dalla struttura ospedaliera, garantendo il corretto trasferimento delle informazioni e quindi la continuità degli interventi assistenziali al domicilio

Lo staff, che è composto da 5 operatori, si pone come obiettivo la presa in carico complessiva dell’utente attraverso l’integrazione dei servizi dell’area sociale e dell’area sanitaria. Suoi compiti principali sono: effettuare la valutazione del bisogno, informare e orientare il cittadino, realizzare percorsi, organizzare le risposte assistenziali. L’attività del servizio collocato all’interno dell’Arcispedale è rivolta a tutti i Distretti dell’Ausl di Reggio Emilia per i pazienti ricoverati all’interno del Santa Maria Nuova. Nei distretti periferici ogni Servizio Infermieristico domiciliare (SID) ha un punto di accoglienza in cui opera un infermiere case-manager che facilita il passaggio a domicilio dei pazienti.

Il PUA opera secondo una procedura strutturata: le unità operative segnalano i pazienti che necessiteranno di una presa in carico domiciliare, l'infermiere del PUA o il Case manager si reca in reparto, raccoglie le informazioni e i contatti e attiva le risorse necessarie alla presa in carico territoriale. 

Dal 2012 a oggi gli utenti presi in carico dal PUA sono stati in costante aumento: si passa dai circa 1000 del primo anno ai 3mila 500 del 2018. Il servizio è attivo tutte le mattine dal lunedì al sabato.

 

(Fonte: Ufficio Stampa Azienda Usl Re)

 

Parma. Prestava soldi con interessi fino al 120%: arrestato dalla guardia di finanza un sessantacinquenne per usura ed estorsione.

I finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Parma hanno tratto in arresto, nei giorni scorsi, un soggetto - classe 1953 – per i reati di usura ed estorsione perpetrati nei confronti di imprenditori che versavano in gravi difficoltà economiche.

Le indagini, disposte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno consentito di cogliere in flagranza di reato l'usuraio.

Ulteriori e approfonditi dettagli dell'operazione saranno illustrati dal Procuratore della Repubblica di Parma, dott. Alfonso D'Avino, nel corso di una  conferenza stampa indetta in tarda mattinata.

Da lunedì prossimo, 18 marzo, saranno in vigore alcune modifiche ai servizi Tper della linea ferroviaria Reggio-Sassuolo concordate con l'Agenzia per la Mobilità di Reggio Emilia e la Regione Emilia-Romagna.

La rimodulazione degli orari - che vede anticipi e posticipi dell’orario di partenza di alcuni trenie l’istituzione di una nuova coppia di bus - è stata approntata, in particolare, per agevolare gli spostamenti degli studenti degli istituti scolastici di Sassuolo, accogliendo richieste pervenute dall’utenza.

Nel dettaglio le variazioni attive da lunedì 18 marzo:

  • LINEA REGGIO E.-SASSUOLO:

treno 90146: anticipata partenza di 7 min;

treno 90148: anticipata partenza di 9 min;

treno 90152: nuova partenza da Sassuolo alle ore 13:14 per rientro studenti;

treno 90154: posticipata partenza di 9 min;

treno 90149: anticipata partenza di 8 min;

treno 90151: anticipata partenza di 6 min;

treno 90153: nuova partenza da Reggio Emilia alle ore 12:15;

treno 90155: anticipata partenza di 2 min;

treno 90157: anticipata partenza di 9 min;

nuovi bus 95816 e 95817 in sostituzione dell’attuale orario dei treni 90152 e 90153.

  • LINEA REGGIO E.-CIANO:

treno 90203: anticipato di 4 minuti in conseguenza dell’anticipo del treno 90146 della Reggio-Sassuolo.

In allegato qui sotto la lcandina scaricabile

Fonte: Tper SpA

Nostro malgrado ci tocca ancora una volta denunciare episodi d'inciviltà e vandalismo nel nostro comune. Questa volta ad essere presa di mira è la chiesa di Santo Stefano che costeggia il torrente Parma. La chiesa era stata già nel marzo del 2017 oggetto di writers decisamente poco fantasiosi. Questa volta la storia si è ripetuta con ulteriori graffiti che si sono aggiunti a quelli già presenti e mai rimossi.

La chiesta dalla misteriosa bellezza, ispirata all'estetica della perfezione dei classici greci e romani, baciata dalle acque del torrente e sinuosa dalle forme neoclassiche, fu la prima sede parrocchiale del comune fino al 1582. Costruita in epoca remota fu agibile fino al 2012, ma il terremoto le provocò ingenti danni e definitivamente ne fu inibito l'accesso.

Un'altro bene storico e culturale del nostro territorio, aimè lasciato a se stesso, vilmente abbandonato. Oltre ai graffiti sulla facciata che costeggia il Parma, dagli svariati colori, bottiglie di alcolici sostano indisturbate da tempo sui muri dell'edificio sacro (si narra ora non lo sia più e che sia stato sconsacrato). Vetri e rifiuti oggi fanno da cornice ad un manufatto artistico che in epoca remota fu splendente, ed oggi invece giace come tanti altri nel più totale degrado.

Davvero un bel biglietto da visita per tutti quei turisti che dopo un giro alla reggia, decidono di fare una passeggiata sull'argine che costeggia il torrente parma.

Il coordinamento del gruppo

Amo - COLORNO

 

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Di Redazione Val Baganza 12 marzo 2019. Abbiamo già parlato di lui in un dettagliato articolo sulla nostra testata. Solitario, originale e controverso, Nicola "CumbaRat" Comparato, l'ex rapper della Val Baganza, classe '82, di origini lucane ma cresciuto in terra parmenei.

Da più di un anno "CumbaRat" ha smesso di scrivere brani in rima, ma in ricordo dei vecchi tempi ha deciso di creare una pagina Facebook da utilizzare come diario personale da condividere con tutti. Nella pagina potrete trovare anche alcuni suoi vecchi singoli da ascoltare.

E' suffciente entrare  e mettere un bel "Mi piace" per seguire questo intrigante personaggio! Chissà che non si risvegli l'ispirazione!

Ecco il link della pagina Facebook di CumbaRat https://www.facebook.com/CumbaRat-Il-Rapper-della-Val-Baganza-383101919176398/ 

Qui potrete leggere la sua biografia uscita in esclusiva sulla Gazzetta dell'Emilia
https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/costume-e-societa/item/22023-tra-alti-e-bassi-la-vita-e-la-musica-di-nicola-cumbarat-comparato.html 

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Nel pomeriggio di ieri, personale della Squadra Mobile, unitamente a due unità cinofile della Questura di Bologna, ha effettuato un servizio mirato finalizzato alla prevenzione e al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti a Modena nella zona di via Emilia Ovest, nel corso del quale è stata tratta in arresto una coppia di nazionalità albanese.

Gli agenti hanno notato un’autovettura con a bordo la coppia fermarmi in un’area di parcheggio. L’uomo, un cittadino albanese di anni 33, che era alla guida del veicolo, si è diretto  a piedi verso un’altra auto parcheggiata a breve distanza e, dopo un rapido scambio di battute con il conducente, gli ha ceduto un piccolo pacchetto in cambio di denaro.

A quel punto gli agenti sono intervenuti, sorprendendo i due uomini con ancora in mano quanto cedutosi reciprocamente, ovvero due banconote da 50 euro e un involucro in cellophane termosaldato contenente sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso complessivo di 1,7 grammi.

Gli operatori hanno, pertanto, sottoposto a perquisizione l’albanese e la compagna di anni 26, estendendo le verifiche anche al veicolo. Sono stati rinvenuti due telefoni cellulari, la chiave di un’autovettura, due mazzi di chiavi relativi a altrettanti appartamenti e due manoscritti riportanti una sorta di contabilità dell’attività di spaccio.

All’interno della seconda autovettura di proprietà della donna, parcheggiata nei pressi della sua abitazione, sono stati recuperati altri 54 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, occultati nel tunnel centrale posto tra i due sedili anteriori e coperti da un involucro di plastica.

Anche la perquisizione domiciliare ha dato esito positivo: nelle abitazioni, entrambe riconducibili alla coppia, sono stati trovati oltre a tre telefoni cellulari, bilancini di precisione e materiale per il confezionamento anche ulteriori 30,7 grammi di cocaina, suddivisa in 3 diversi involucri, e banconote per un importo di 21.930 euro.

 

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