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Il Governo ha stanziato un fondo per chi è stato vittima di questa crisi. Durante un incontro alla Camera del lavoro di Reggio Emilia, la Federconsumatori risponde ai correntisti colpiti dalla crisi bancaria e commenta la decisione arbitraria del Governo di stanziare il fondo. -

Reggio Emilia, 17 Dicembre 2015 -

Correntisti della Cassa di Risparmio di Ferrara si sono rivolti a Federconsumatori in seguito alla vicenda dei fallimenti bancari. Fortunatamente, a Reggio Emilia i danni risultano limitati.
Ed è proprio la Federconsumatori, nella sede della Camera del Lavoro di Reggio, ha fornire un resoconto per fare il punto della situazione. Un incontro durante il quale sono intervenuti il presidente dell'associazione provinciale Giovanni Trisolini, il vice presidente nazionale, Sergio Veroli, River Tagliavini (ex bancario, ora dirigente Spi-Cgil) ed i consulenti finanziari indipendenti Massimo Guerrieri e Antonello Cattani.
E' delle ultime ore la notizia che il Governo ha stanziato un fondo per chi è stato vittima di questa crisi, ma Federconsumatori non ha dimostrato particolare entusiasmo in merito, escludendo la possibilità di una class action.
Il presidente nazionale Veroli ha commentato così le azioni che si intende mettere in atto «Difenderemo i cittadini uno per uno che sono per la maggior parte dei risparmiatori e non, come qualcuno afferma, degli speculatori» - e sull'arbitrato proposto da Governo afferma - «non è una follia, ma bisogna vedere come verrà gestito».
Il vicepresidente dell'associazione usa parole dure contro le regole sul controllo delle banche: «Le banche sono state gestite malissimo, e da gennaio entrerà in vigore un nuovo sistema di vigilanza per cui eventuali perdite non potranno più essere sanate dallo stato ma ricadranno sugli azionisti e i risparmiatori».

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Cereali ancora statici. derivati del latte in pausa e primi segnali di ripresa per il Grana Padano. Bene l'incontro tra De Castro e Hogan. Boom per le bollicine. Latte, per Mercuri occorre lavorare sulle aggregazioni. Parmigiano Reggiano punta sulla qualità. Un macigno sulla fiducia appena riconquistata.

(in allegato il formato pdf scaricabile)

SOMMARIO Anno 14 - n° 48 29 novembre 2015
1.1 editoriale Un macigno sulla fiducia appena riconquistata
3.1 cereali Cereali, all'insegna della staticità.
4.1 Lattiero caseario Derivati del latte in pausa. Primi segnali di ripresa per il Grana Padano
5.1 vino e etichettatura Mercuri: bene incontro De Castro - Hogan
5.2 latte Mercuri: le misure placano la tempesta ma serve lavorare sulle aggregazioni
6.1 parmigiano reggiano Il Parmigiano Reggiano punta sempre più sulla qualità
6.2 vino E' boom per le bollicine
7.1 agromercati Ismea, Overview sui mercati.
8.1 mais e soia Mais e Soia dati previsionali novembre 2015
9.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 48 2015 COP

Domenica, 29 Novembre 2015 11:51

Un macigno sulla fiducia appena riconquistata

Colpo di scena, siamo ancora in stato di crisi. Dalla fiducia alle stelle, come non si registrava dal 2007, al tonfo dell'export che su base annua cala del 4,5%. Nell'arco di trenta giorni tutto è cambiato?

di Lamberto Colla - Parma, 29 novembre 2015 -
Dalle stelle alle stalle o meglio dalla realtà virtuale alla cruda realtà. La positività dei dati fatti segnare dall'Italia hanno concesso giusto il tempo di approvare la manovra finanziaria del Governo, messo alle strette dalla faccenda romana di mafia capitale oltre che dal contenzioso , tutto interno al PD, innescata dall'ex Sindaco Marino.
Una manovra edulcorata dunque, quasi propagandistica, e sostenuta dall'enfatizzazione, quasi imbarazzante, dei lievi segnali di ripresa economica.
Ma da lì a cantare vittoria di acqua sotto i ponti ce ne deve passare.

"L'ITALIA CI CREDE", gridava Renzi soltanto lo scorso 28 ottobre dopo la pubblicazione dei dati sulla fiducia dei consumatori e delle imprese resi noti dall'Istat
«Se avete le notizie di oggi dall'Italia - spiegava Renzi parlando a Cuba -, stiamo registrando per la prima volta dopo molti anni un cambiamento di clima profondo». Per il premier dunque «siamo tornati ai livelli pre-crisi. L'Italia ci crede».
Addirittura, uno dei tre carnefici istituzionali (Troika), il FMI (Fondo Monetario Internazionale), ai primi giorni di novembre venne in soccorso della politica economica renziana .
"Fmi alza stime pil Italia: +1,3% nel 2016.
Il Fondo monetario internazionale ritocca al rialzo le stime per l'Italia che sperimenta una «crescita più forte del previsto», scriveva "Il Messaggero". Il pil crescerà quest'anno dello 0,8% (0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti), per poi accelerare a +1,3% nel 2016 (+0,1 punti percentuali) dopo una contrazione dello 0,4% nel 2014. addirittura si arrivò a affermare che «L'Italia può fare di più e in termini di crescita è di sicuro possibile che possa fare come o meglio della Germania», come auspicato dal premier Matteo Renzi, afferma Thomas Helbling del dipartimento economico del Fmi.

A leggere i giornali sembrava di vivere il secondo miracolo italiano dopo quello degli anni '60 del secolo scorso.

Roba da non credere. Eppure erano ben poche le voci fuori dal coro. E' difficile pensare a una ripresa economica con dati, per quanto positivi fossero, pur sempre inconsistenti in termini assoluti (si parla dello 0,1%, dell'1,3% ottimistico). Incrementi pressoché inutili a contrastare 8 anni di crisi che hanno schiacciato e alienato migliaia di imprese manifatturiere, la spina dorsale della nostra economia, ma lasciato intatto l'apparato burocratico - amministrativo statale.
Noi, da subito, ci eravamo esposti a sostenere, sin dai primi momenti in cui i toni trionfalistici correvano in ogni dove, dalla carta stampata al soldo del regime, ai social media che cinguettavano come pappagalli i più ottimistici titoli, l'inconsistenza della ripresa.

"La ripresa per i fondelli" titolavamo il 13 settembre scorso. Non un atto di opposizione, per partito preso, a Renzi ma solo il tentativo di attenuare il processo di affrancamento di una realtà distorta. Una cura palliativa, prevalentemente determinata da fattori esterni all'Italia, spacciata per effetto di un programma e di una azione governativa.

Con gli ultimi dati diffusi sull'export, molto probabilmente, qualche correttivo verrà introdotto e il clima del terrore verrà in sostegno a giustificare delle operazioni straordinarie.

L'emergenza terrorismo, cade perciò a fagiolo. E' da scommettere che sarà la causa principale per l'aggiustamento della manovra finanziaria e causa prima della ripresa economica mancata. Niente ripresa, niente risorse. Ma da qualche parte, per fare "mal funzionare" questo apparato borbonico, occorrerà pur tirarle fuori da qualche parte.
Certamente, l'effetto terrorismo, influirà sui dati economici, non sarà determinante ma pur sempre una giustificazione assai appetibile per introdurre le solite manovre di "emergenza", quelle che rastrellano nel breve periodo rimandando nuovamente quelle operazioni controproducenti al consenso politico.

Così sarà più facile tornare a ripristinare l'aumento dell'Iva, momentaneamente traslato di un anno, piuttosto che intervenire seriamente sulla "Spending Review", sui privilegi dei parlamentari e dell'esercito dei consiglieri regionali nonché dei consiglieri di amministrazione di centinaia e centinaia di Enti Inutili e così via.
No, su costoro non si riesce a intervenire perché sono i gangli nevralgici sui quali si impernia la raccolta del consenso elettorale, i portatori certi d'acqua al mulino del partito.
I dati diffusi in questi giorni indicano che le vendite dei prodotti italiani fuori dai confini dell'Unione sono in fortissimo calo. Secondo l'Istat negli ultimi tre mesi la dinamica è stata "ampiamente negativa": -5,8% per effetto del rallentamento dei Paesi emergenti e in particolare della Cina.

Ma se non tira l'export come potrà esserci ripresa se dal mercato interno non si muove nulla?
Un nuovo allarme lo lancia lo stesso Presidente di Confindustria, come riportato dal Sole 24 ore del 25 novembre, il quale conferma la difficoltà ad agganciare la ripresa e che occorre fare le riforme. "Perché mancano i consumi interni", rimarca Squinzi e comunque "dato che quel poco di ripresa che abbiamo è dovuto anche a fattori esterni come cambio, prezzo del petrolio e quantitative easing, quello di cui abbiamo bisogno per agganciare una ripresa forte - spiega Squinzi - sono le riforme interne, bisogna assolutamente mettere mano con determinazione alle riforme interne, non solo annunciarle ma anche realizzarle compiutamente".

La crisi del lavoro e dei consumi non possono che peggiorare se gli ordinativi industriali diminuiranno e sarà ancor peggio se dovesse tornare la voglia irrefrenabile di alzare l'aliquota iva.

Il canto delle sirene. Quei 3,5 punti in più che furono promessi alla Commissione Europea e che Renzi, grazie a fattori esterni positivi, è riuscito a spostare nel tempo potrebbero ben presto tornare di moda. Una spada di "Damocle", sempre pendente sulle nostre teste.
Se così sarà, i consumi subiranno una nuova frenata, il lavoro diminuirà e conseguentemente la disoccupazione tornerà a crescere. Un cane che si morde la coda, una spirale dalla quale sarà sempre più difficile uscire.

Caro Matteo Renzi, se tieni veramente all'Italia entra a piè pari sulle riforme e sulla spesa dello Stato, sugli Enti inutili e sui privilegi diffusi.
Riporta la Politica a dialogare con la società e che dalla società, dalle piccole o grandi aspettative di ciascuno prenda spunto per adeguare le azioni a breve e a lungo periodo.
Giusto, per carità, trasmettere ottimismo ma altrettanto giusto avviare un processo di equità.
Non si pretende la perfezione ma almeno segnali concreti che una nuova stagione, quella renziana della concretezza e non dell'annuncio, si è affacciata finalmente sulla bell'Italia.
Forza e coraggio, sei giovane e puoi azzardare!

Matteo renzi Mo
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Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 15 Novembre 2015 09:29

Olio made in Italy, o quasi.

Non bastava la Xylella fastidiosa, agente del complesso del disseccamento rapido dell'olivo, ora anche la frode in commercio rischia di mettere a repentaglio il patrimonio oleario nazionale ricco di ben 350 cultivar.

di Virgilio, Parma 11 novembre 2015 -
Una tregua non scritta di sei mesi, giusto il tempo di aprire e poi richiudere i cancelli di Expo 2015, e il settore agricolo torna alla ribalta per tutto quello che non è stato rappresentato all'Esposizione universale, tutta dedicata all'agricoltura sostenibile e alla nutrizione del pianeta ma ben poco alla collaborazione e condivisione a quanto pare.
Solo 10 giorni dopo, con i padiglioni ancora in fase di disarmo, ecco tornare alla luce l'antica diatriba tra primario e terziario.

Purtroppo alle croniche diatribe tra settore primario e industria, si veda la protesta degli allevatori contro le multinazionali del latte, tornano alla ribalta le frodi in commercio, guarda a caso proprio nel settore oleario che sta tentando di uscire dalla crisi dell'ultimo anno.

La scorciatoia individuata per fare "bilancio", questa volta sarebbe stata intrapresa da ben 7 importanti marchi che, almeno stando alle indagini condotte dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, avrebbero "spacciato" per extra vergine olio di seconda categoria ovvero Olio vergine di Oliva.

Una frode in commercio che, occorre ribadirlo, non incide sulla salute del consumatore ma solo sul suo portafoglio.
Non bastava la Xylella fastidiosa, agente del complesso del disseccamento rapido dell'olivo, che sta martoriando i produttori salentini, ora anche lo spettro delle frodi si affaccia all'orizzonte dell'olivicoltura nazionale mettendo a repentaglio il patrimonio oleario ricco di ben 350 cultivar e non solo di poche decine come è il caso della Spagna.
Una tegola che proprio in questo momento di crisi non doveva cadere sulla testa degli olivicoltori che, in questa nuova campagna, tentavano di recuperare almeno una parte delle perdite della nefasta raccolta 2014.

Invece, il cartello delle industrie, pur di mantenere i prezzi bassi, ha inteso mortificare il mercato colmando le bottiglie con l'84% di olio non italiano.
A fare emergere la cosa sarebbe stato un articolo de "Il Fatto Quotidiano" dell'1 novembre nel quale denunciava "Un presunto cartello dell'olio italospagnolo che tiene bassi i prezzi, bypassa la qualità del prodotto ed elude le regole sulla concorrenza, ottenendo il marchio made in Italy pur avendo solo il 16% di olio italiano. Lo denuncia il nucleo di intelligence anti frode dell'Agenzia delle Dogane, che dal 2009 al 2013 ha redatto una serie di report che sono stati tutti secretati dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulle contraffazioni".

"Da mesi – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – abbiamo rafforzato i controlli soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014, il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione".

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

In aumento tutti i dati di Riviera, città d'arte, montagna e località termali. Bonaccini: "Un milione e mezzo di presenze in più sono un dato molto rilevante. Il turismo è un settore strategico in cui aumentare investimenti e posti di lavoro". Corsini: "Investimenti per cogliere e rilanciare la ripresa che c'è stata". Torreggiani: "La sfida è rinnovare l'offerta e trovare le formule migliori per attrarre nuovi turisti". +3,6% di presenze, arrivi +5,8%. L'analisi dell'Osservatorio turistico regionale. -

Parma, 29 ottobre 2015 –

Cresce il turismo in Emilia-Romagna. Tutti positivi i dati in Riviera, nelle città d'arte, in montagna e nelle località termali. Dopo anni di flessione e stagnazione, il 2015 vede in aumento il movimento turistico registrato nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere dell'Emilia-Romagna, come rilevato dall'Osservatorio turistico regionale, frutto della collaborazione tra la Regione e Unioncamere.
Complessivamente, l'industria turistica dell'Emilia-Romagna chiude i primi nove mesi dell'anno con circa 43 milioni e mezzo di presenze turistiche, aumentate del 3,6% rispetto ai circa 42 milioni registrati lo scorso anno. Maggiore è poi la percentuale di incremento degli arrivi, pari al 5,8% in più rispetto allo scorso anno (dai 7,3 milioni del 2014 si è passati ai 7,7 dell'anno in corso).

"Un milione e mezzo di presenze in più sono un dato molto rilevante", ha sottolineato il presidente della Regione Stefano Bonaccini nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati, insieme all'assessore regionale al Turismo Andrea Corsini e al presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Maurizio Torreggiani. "Avevamo scommesso sul turismo come settore strategico in cui aumentare investimenti e posti di lavoro, siamo sulla strada giusta", ha detto il presidente. "Abbiamo investito tanto su Expo, portando il meglio che possiamo offrire da Piacenza a Rimini, e siamo stati la regione più apprezzata per qualità e quantità. Ora faremo nuovi investimenti, per promuovere tutta la straordinaria gamma di opportunità che l'Emilia-Romagna può offrire, e una nuova legge regionale in materia per adeguarci al cambiamento e spingere ancor di più sul turismo come elemento di aiuto alla crescita. Insieme a questo serve anche un impegno del Paese perché l'Italia si promuova nel mondo".

"Il 2015 rappresenta l'anno della ripartenza dell'economia turistica regionale - ha spiegato Corsini - ora il nostro obiettivo è farne un asset di sviluppo strategico fondamentale. Investiremo 10 milioni per la promocommercializzazione (attraverso Apt e le Unioni di prodotto) sui mercati internazionali e nazionali, con un focus sui mercati tedeschi per cogliere e rilanciare la ripresa che c'è stata. Dopo la costa e i grandi parchi tematici, ora lanceremo una nuova campagna sul distretto dell'Appennino bianco e verde, e punteremo sulla promozione delle nostre tre eccellenze: Food Valley, Motor Valley e Wellness Valley". L'assessore Corsini ha poi ricordato anche i 20 milioni che la Regione investirà per la riqualificazione degli alberghi. "I primi bandi saranno presentati fra un mese", ha detto.
"I segnali di crescita che arrivano dal turismo vanno a sommarsi a quelli dell'industria manifatturiera sospinta dall'export", ha affermato Torreggiani. "Per l'Emilia-Romagna la sfida è saper rinnovare l'offerta e trovare le formule migliori per attrarre nuovi turisti stranieri. La rinnovata collaborazione tra Regione e Unioncamere, in materia di turismo, mira a mettere a sistema tutti i dati a disposizione per costruire una fotografia completa, aggiornata e tempestiva e per affrontare le sfide competitive di un comparto in continua evoluzione".

I dati comparto per comparto

Tra gli elementi generali, stabile e rassicurante la crescita del movimento autostradale, dato considerato emblematico di una "ripresa economica" e in grado di avvalorare gli altri indicatori positivi. Nel dettaglio, è aumentato il numero degli autoveicoli in uscita ai caselli autostradali della Riviera dell'Emilia-Romagna: +3,3% nel periodo gennaio-settembre 2015 rispetto allo scorso anno, con i picchi di Cattolica (+6,0%) e Riccione (+5,7%). In aumento anche il numero dei turisti arrivati in regione in aereo: da gennaio a settembre 2015 l'Aeroporto Marconi di Bologna ha registrato 5.238.299 passeggeri complessivi, con una crescita del +3,3% rispetto al 2014.

La Riviera dell'Emilia-Romagna

Riparte il turismo balneare, sia italiano che internazionale, grazie ad una stagione meteo favorevole, al mare in ottime condizioni, a servizi collaudati e a una serie di grandi eventi e iniziative ad hoc.
Nel periodo gennaio-settembre nella Riviera dell'Emilia-Romagna la domanda italiana ha registrato un incremento del +9,6% degli arrivi e del +5,4% delle presenze.
La componente internazionale della domanda, nello stesso periodo, ha registrato una crescita sia per gli arrivi (+1,6%) sia per le presenze (+0,3%), nonostante il crollo del mercato russo (-45,8%) che nel recente passato ha rappresentato una delle fonti principali di internazionalizzazione regionale. Al netto del movimento dalla Russia, i mercati internazionali hanno prodotto alla fine di settembre un aumento del 10% degli arrivi e del 6,1% delle presenze. Sono cresciuti in particolare i turisti "tradizionali" dell'Europa continentale: Germania (+1,8%), Francia (+8,9%), Svizzera (+2,1%) e Olanda (+3,7%).
Nel complesso, le cifre della stagione estiva 2015 indicano per la Riviera un inalterato livello di attrattività (confermato dall'incremento del +6,7% degli arrivi complessivi) e una ripresa del movimento totale (+3,6% delle presenze). Quanto ai ricavi, la combinazione tra l'aumento delle presenze italiane e internazionali e la crescita dei prezzi durante l'alta stagione, ha prodotto un giro d'affari dell'industria dell'ospitalità della Riviera superiore di almeno il 5-7% rispetto allo scorso anno.

Le città d'arte e d'affari

In uno scenario nazionale caratterizzato da una ripresa del movimento nelle maggiori città d'arte e d'affari italiane, i segnali di crescita del mercato alberghiero evidenziano un sostanziale e diffuso aumento dell'occupazione di camere, a fronte anche di una ripresa del prezzo medio di vendita.
Complessivamente il bilancio del periodo gennaio-settembre 2015 nelle maggiori città d'arte e d'affari dell'Emilia-Romagna presenta un incremento del +2,1% degli arrivi e del +2,7% delle presenze. Per quanto riguarda l'internazionalizzazione, la clientela in arrivo dall'estero cresce del 3,8%, le presenze salgono del 4,3%, grazie agli ottimi risultati ottenuti a Parma, Modena, Bologna e Ferrara. Nel 2015 la quota di internazionalizzazione delle città d'arte e cultura è del 39,9% sul totale delle presenze.
Nel caso di Bologna e Modena, anche nel 2015 gli operatori hanno beneficiato delle crescenti opportunità generate dai voli in arrivo sullo scalo bolognese, mentre negli altri capoluoghi lungo la via Emilia l'incremento dell'occupazione delle camere è stato favorito dal movimento verso Expo.

L'Appennino

Il turismo sportivo, estivo, tipico delle località appenniniche dell'Emilia-Romagna, che presentava da alcune stagioni segnali di rallentamento, ha registrato un'inversione di tendenza soprattutto grazie alla favorevole situazione climatica dell'estate 2015.
Trend positivo per tutto il sistema appenninico, che nei primi nove mesi dell'anno ha fatto registrare un significativo +13,4% di arrivi e +5,7% di presenze. Sono in particolare i turisti stranieri a produrre gli incrementi più interessanti conun +31% di arrivi e +21,3% di presenze. In crescita, in particolare, tedeschi, francesi, inglesi e belgi.

Le località termali

In un anno che ha ridato slancio e ossigeno al sistema turistico regionale, anche l'offerta termale dell'Emilia-Romagna ha evidenziato segnali di ripresa.
Grazie al recente sviluppo dei centri benessere d'albergo e alle proposte di alcuni stabilimenti termali, che hanno arricchito l'offerta con cure più dolci e trattamenti legati al wellness, cresce il numero di turisti che frequenta le località termali per fini esclusivamente terapeutici.
Alla fine di settembre, il comparto termale dell'Emilia Romagna ha registrato un +6,9% di arrivi e un +1,9% di presenze. A trainare la crescita sono stati soprattutto i flussi internazionali (+21,3% di presenze).

Il metodo e i dati dell'indagine dell'Osservatorio turistico regionale

Il metodo di indagine e analisi dei dati sul turismo in regione prevede: la rivalutazione periodica delle statistiche ufficiali provenienti dagli uffici delle province dell'Emilia Romagna; l'elaborazione delle indicazioni fornite da un panel di oltre 1.300 operatori di tutti i comparti dell'offerta turistica regionale e i riscontri indiretti, come le uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l'industria dell'ospitalità, i dati sui consumi di energia elettrica e acqua, la raccolta di rifiuti solidi urbani ed altri.
Per disporre di dati quantitativi e qualitativi omogenei ancor più puntuali, la Giunta regionale ha deciso nei giorni scorsi di istituire un unico Osservatorio turistico regionale al servizio di questo settore strategico per l'Emilia-Romagna.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Sono 70 le filiali del Gruppo in regione che accolgono oltre 4000 scolari delle IV e V elementari per una giornata di informazione a misura di bambino, per l'edizione 2015 della Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata dall'Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio. -

Bologna, 26 ottobre 2015 –

Sono più di 4000 i bambini attesi tra domani, mercoledì 28 e giovedì 29 ottobre nelle 70 agenzie di UniCredit in Emilia Romagna in occasione dell'edizione 2015 della Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata dall'Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio.

Il valore del denaro, il suo uso consapevole, il risparmio, sono alcuni dei temi da "grandi" che saranno declinati nelle filiali dai colleghi del Gruppo bancario in una formula a misura di bambino, anche con l'aiuto di gadget a tema, come il classico porcellino salvadanaio, e di astucci e matite colorate con i quali i piccoli ospiti sono stati chiamati a disegnare quanto appreso nel corso della giornata sull'argomento che è sempre più importante e attuale. Le creazioni più rappresentative e originali realizzate dai risparmiatori di domani saranno quindi esposte all'interno delle agenzie.

Un'apposita commissione, inoltre, sceglierà i 5 migliori disegni realizzati nell'area Centro Nord (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche) per poi premiare gli autori e le scuole di appartenenza. Anche quest'anno Samsung ha confermato la disponibilità ad essere partner dell'iniziativa al fianco di UniCredit, fornendo all'istituto di credito i prodotti tecnologici, utili ai fini didattici, che saranno consegnati alle scuole di provenienza dei 5 vincitori.

"La Giornata Mondiale del Risparmio è un progetto formativo e al contempo divertente – dice Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit –. L'edizione dello scorso anno ha avuto grande successo e ha coinvolto 3900 bambini in 67 filiali del nostro Gruppo in Emilia Romagna. Così, anche quest'anno, siamo felici di sostenere un'iniziativa che ci dà la possibilità di ribadire il nostro impegno per il territorio e per tutti i cittadini, anche per quelli più piccoli".

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Il primo gennaio 2015 è entrato in vigore nell'Unione Europea una direttiva denominata "Banking Recovery and Resolution. La nuova disciplina scatterà per l'Italia a gennaio 2016, e sostanzialmente ribalta la logica precedente: svincola gli Stati dalla responsabilità di prestatore di ultima istanza ufficializzando il "modello Cipro". -

Parma, 26 ottobre 2015 -

Era la primavera del 2013 quando il piccolo stato di Cipro - orami sull'orlo del baratro a causa della sua forte esposizione, sull'allora già vacillante, economia Greca - fu utilizzato dall'Unione Europea come cavia per un esperimento socioeconomico. Le dimensioni tutto sommate ridotte della sua economia in rapporto all'aggregato macroeconomico rappresentato dai paesi aderenti all'Euro, lo rendevano la cavia ideale.

I conti correnti bancari ciprioti superiori ai 100 mila euro, furono oggetto di un prelievo forzoso del 37,5%. In quella occasione Wolfgang Schaeuble l'attuale ministro delle finanze tedesco - protagonista anche della trattativa/tragedia greca - dichiarò: "È necessario che i correntisti contribuiscano quando c'è da salvare una banca, anche per porre un freno agli azzardi morali". Furono giorni drammatici dove molti cittadini ciprioti, non super-ricchi ma semplici appartenenti alla classe media, perdettero una fetta importante dei loro risparmi, in gran parte frutto di una vita di lavoro e spesso unico sostentamento per la vecchiaia. Venne così forgiato il modello europeo.

Il primo gennaio 2015 è entrato in vigore nell'Unione Europea una direttiva denominata "Banking Recovery and Resolution" con il duplice obiettivo di prevenire le crisi degli intermediari finanziari e, nel caso in cui esplodano, risolverle con rapidità ed efficienza. Fra le innovazioni introdotte spicca per interesse e timore tra i non addetti ai lavori, il cosiddetto bail-in o salvataggio interno, in contrapposizione a quanto fatto in passato tramite il bail-out dove gli aiuti alle banche in difficoltà (alfine di evitare un'altra Lehman Brothers del 2008) erano pubblici/statali.
La nuova disciplina scatterà per l'Italia a gennaio 2016, e sostanzialmente ribalta la logica precedente: svincola gli Stati dalla responsabilità di prestatore di ultima istanza ufficializzando il "modello Cipro".
Nella gerarchia delle responsabilità si procederà dagli investitori più sofisticati fino ai correntisti, tutelati solo fino a 100 mila euro a testa dal Fondo Interbancario di tutela dei Depositi.
In pratica l'orientamento dei governi e delle autorità si è modificato e chi ha investito nella banca sarà chiamato preliminarmente a pagare i danni pesando meno possibile sulla collettività. A questo punto cambia radicalmente il paradigma del correntista che diviene compartecipe delle perdite della banca.

Il decreto legislativo italiano che recepisce la norma comunitaria contrasta con quest'ultima per precisione e chiarezza, stante il testo attuale, la questione più critica riguarda l'obbligo di differire la diffusione al pubblico della notizia relativa alla procedura di risoluzione, sino al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E non solo, lo stesso Presidente della Consob riferisce che in un altro passaggio del testo si prevede "in caso di cessione di beni e rapporti giuridici di un intermediario in crisi, non si applichino gli obblighi di comunicazione riguardanti le partecipazioni rilevanti in società quotate". Potrebbero quindi sorgere situazioni potenzialmente determinanti un danno per gli investitori, correntisti compresi. La scelta di far prevalere la stabilità a scapito della trasparenza potrebbe generare effetti controproducenti rispetto allo stesso obiettivo di mitigare gli effetti sistemici degli shock che colpiscono gli intermediari finanziari.
Inoltre, da più parti vengono sollevate critiche al sistema creditizio italiano che vede almeno 5 istituti in grave crisi e, soltanto due nella serie "A" dell'eurozona, (a tal proposito si legga il ventesimo rapporto della Fondazione Rosselli). Anche l'"ABI Monthly Outlook", ovvero il bollettino statistico a cura dell'Associazione Bancaria Italiana, conferma la situazione precaria del sistema: bisognoso di pesantissime ricapitalizzazioni e/o di un intervento statale attraverso la costituzione di una Bad Bank.

A chiudere il cerchio ci pensa poi Massimo Proverbio - Senior Manager di Accenture - secondo il quale le sinergie collegate al consolidamento del settore bancario, non saranno sufficienti a compensare la perdita di redditività a cui sono esposti gli istituti di credito italiani.
Anche per un semplice risparmiatore, scegliere la propria banca diviene fondamentale. Allora che fare?
Cipro o non Cipro, questo è il problema; perché quello che è capitato a pochi può capitare a molti.
Torna allora alla memoria la storica silenziosa affidabilità degli istituti Svizzeri – i piccoli in particolare. In secoli di storia sono stati e sono tutt'ora, la cassaforte del mondo. Non tralasciando che, grazie ad oculati investimenti nei mercati mondiali, molti di essi riescono a garantire performance sugli investimenti molto superiori a quanto è ottenibile presso i classici istituti italiani.

E allora non si cada nell'errore dell'eccesso di prudenza. Aprirsi un conto in Svizzera non è del tutto azzardato. Tutti i cittadini di uno stato appartenente alla Comunità Europea hanno diritto ad aprire un conto corrente in qualsiasi stato membro anche se non aderisce all'unione monetaria. Il trasferimento di somme di denaro su un conto estero è un atto perfettamente legale purché, chiaramente, le cifre trasferite vengano versate tramite canali in chiaro e siano di provenienza lecita. È opportuno ricordare che la corretta esistenza e la gestione di un conto corrente all'estero, a prescindere dalla sua consistenza, prevede in ogni caso l'obbligo della compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Mario Vacca Alessandro Bartoli

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 25 Ottobre 2015 11:18

Bonus Bebé, come ottenerlo.

Il 10 aprile 2015 è stato approvato il DPCM che regolamenta l'operatività relativa al cosiddetto "bonus bebè" introdotto dalla Legge di Stabilità 2015. Si tratta di un beneficio consistente in un aiuto economico rivolto ai neo genitori, che in presenza di determinate condizioni, possono ottenere l'erogazione dall'INPS di un assegno mensile di € 80,00 che in alcuni casi può anche raddoppiare.

Di CafParma 25 ottobre 2015 -

Chi ne può beneficiare
L'assegno, corrisposto dall'INPS per un totale massimo di 36 mensilità, viene riconosciuto per ogni figlio nato/adottato/in affido preadottivo avvenuto tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 e può essere richiesto dai genitori italiani, da quelli con cittadinanza europea o extracomunitaria. In questi due ultimi casi è necessaria la residenza in Italia e, ove previsto, il possesso del permesso di soggiorno.

L'assegno annuo è pari a:
- 960 euro (ovvero 80 euro al mese per 12 mesi) nel caso in cui l'indicatore ISEE non sia superiore a 25.000 euro annui;
- 1.920 euro (ovvero 160 euro al mese per 12 mesi) nel caso di indicatore ISEE non superiore a 7.000,00 euro annui.

Durata del contributo
Il "bonus bebè" può essere riconosciuto per un massimo di 3 anni, ovvero fino al compimento del terzo compleanno ( nei casi di adozione o di affido fino al terzo anno a partire da quando il bambino è entrato a far parte della famiglia). Per fare un esempio, per i nati/adottati/in affido del 31 dicembre 2017, si può arrivare ad ottenere l'assegno mensile fino al termine dell'anno 31 dicembre 2020 (36 mesi).

ATTENZIONE: le somme destinate al finanziamento del bonus bebè sono ad esaurimento. Quindi qualora l'INPS riscontri più richieste rispetto alle somme disponibili, le domande non verranno più accettate fino a quando non saranno rideterminati gli importi annui dell'assegno e i valori ISEE per l'accesso al beneficio.
Modalità operative

I soggetti interessati devono prestare particolare attenzione agli adempimenti procedurali, in quanto questi non si esauriscono con la mera presentazione della domanda in forma telematica all'INPS.

Nello specifico prima di fare richiesta del bonus, i neo genitori devono provvedere a richiedere una Dichiarazione Sostituiva Unica (DSU) direttamente all'INPS o tramite un CAF, le cui finalità sono riportate nella Circolare n. 93 dell'8 maggio 2015 emessa dall'istituto di previdenza.

La DSU è la dichiarazione necessaria per calcolare l'ISEE (indicatore della Situazione Economica Equivalente) ai fini dell'accesso alle prestazioni sociali agevolate. L'ISEE raccoglie, quindi, le informazioni reddituali, del patrimonio mobiliare e immobiliare riferite al nucleo familiare del neonato, conseguentemente, lo stato di famiglia da prendere a base per il calcolo ISEE è quello riferito alla data di ingresso del nuovo componente nel nucleo familiare.
Dopo aver ottenuto la DSU, i genitori possono provvedere a richiedere l'assegno previa presentazione di domanda telematica all'INPS.

La domanda deve essere presentata personalmente dal genitore all'INPS entro 90 giorni dalla nascita del bambino o dall'ingresso in famiglia a seguito di adozione o di affidamento preadottivo esclusivamente tramite:
- patronato
- sito dell'Inps (attraverso il seguente percorso: Servizi per il cittadino - autenticazione con PIN (Dispositivo fornito dalla stessa INPS) - invio domande di prestazione a sostegno del reddito - assegno di natalità - bonus bebè.

ATTENZIONE: La richiamata circolare n. 93 dell'INPS, precisa che in base alla vigente normativa dell'ISEE, quest'ultima ha un termine di validità "fissa", ovvero tutte le dichiarazioni ISEE presentate nel corso del 2015 scadono il giorno 15 gennaio di ogni anno successivo, pertanto, al fine di poter continuare a beneficiare del bonus ed assicurarsi così la continuazione dell'erogazione dell'assegno, sarà necessario presentare una nuova DSU. Una volta ottenuta la DSU aggiornata, e, rinviata la domanda all'INPS, l'erogazione dell'assegno mensile, riprenderà con il pagamento anche degli eventuali arretrati dovuti a condizione, ovviamente, che la nuova DSU rispetti i limiti ISEE sopra menzionati.

Decadenza dal diritto
Oltre alla condizione legata al requisito ISEE, il bonus bebè può essere "revocato" nei seguenti casi:
- Decesso del figlio;
- Revoca dell'adozione;
- Decadenza dall'esercizio della responsabilità genitoriale;
- Affidamento del figlio a terzi;
- Affidamento esclusivo del figlio al genitore che non ha presentato la domanda.

I genitori hanno pertanto l'obbligo di comunicare immediatamente all'INPS le cause di decadenza, pena la restituzione delle somme indebitamente corrisposte e percepite.
Al fine di una più immediata comprensione del procedimento di richiesta del bonus è la stessa circolare INPS, n. 93 che riporta a titolo esemplificativo il caso di: un figlio nato nel mese di ottobre 2015. Come detto sopra, il richiedente l'erogazione dell'assegno deve provvedere a farsi rilasciare preventivamente la DSU e successivamente effettuare la richiesta all'INPS entro i 90 giorni dalla nascita Come già specificato, la DSU ha una scadenza fissa valida fino al 15 gennaio 2016. Se la nuova DSU viene presentata il giorno 20 marzo 2016, il pagamento mensile dell'assegno è sospeso per i mesi di febbraio/marzo 2016. Ad aprile del 2016, se il valore dell'indicatore ISEE non è superiore ad euro 25.000 e non sono intervenute cause di decadenza (in quest'ultimo caso devono essere immediatamente comunicate all'INPS), l'assegno riprende ad essere corrisposto anche per le mensilità sospese di febbraio e marzo 2016.

Mercati agricoli e le dichiarazioni di Draghi. Burro in recupero, il latte-bio in controtendenza. I dati previsionali di mais e soia. Ismea, settembre alza l'asticella dei prezzi agricoli. Eventi a Expo e promozioni.

(in allegato il formato pdf scaricabile)
SOMMARIO
Anno 14 - n° 43 25 ottobre 2015
1.1 editoriale Ci manca solo la roulette russa
3.1 agro-mercati Le borse volano sulle ali di Draghi e gli effetti si sono notati anche sui cereali.
4.1 Lattiero caseario 10 centesimi guadagnati dal burro CEE.
5.1 Bio Il latte Bio viaggia in controtendenza
5.2 prezzi agricoli Ismea, settembre alza l'asticella dei prezzi agricoli
6.1 pomodoro e ambiente Pomodoro e ambiente: cinque temi sottoposti al ministro Galletti
7.1 fiscalità agricola Imu agricola non si paga, oppure sì?
7.2 ambiente e innovazione Consorzio di Bonifica di Piacenza e l'innovazione lunedì prossimo ad EXPO
8.1 eventi expo 2015 Parmigiano Reggiano, a Expo apertura della forma Kosher
8.2 giovani agricoltori Nuova linfa ai giovani agricoltori dell'Emilia Romagna
9.1 Mais e soia Mais e Soia dati previsionali 2015 - 2016
10.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 43 2015 COP

Domenica, 25 Ottobre 2015 11:50

Ci manca solo la roulette russa

La legge di stabilità corre sull'azzardo. Sono in costante aumento i giocatori compulsivi che, ipnotizzati dalle luci e dagli scampanellii, tentano il riscatto della propria vita nella chimera di una vincita milionaria, mettendo invece in gioco salute, soldi e soprattutto il patrimonio affettivo.

di Lamberto Colla - Parma, 24 ottobre 2015 -
Siamo alle battute finali per la legge di stabilità, ex legge finanziaria, e alcune indiscrezioni trapelate hanno scatenato reazioni indignate a vari livelli di quella che è ancora una società civile.

L'anticipazione giornalistica secondo cui sarebbe stato concesso l'apertura di nuove 22.000 sale da gioco nel corso del 2016, notizia male interpretata prima e in parte ridimensionata nel testo definitivo, è ugualmente servita per tornare a riaccendere i riflettori sul fenomeno del gioco d'azzardo e la progressione geometrica della ludopatia.

Inizialmente, così riportavano le agenzie stampa, sembrava che venisse aperto il bando per l'assegnazione di nuove 22.000 concessioni per l'apertura di altrettante sale da gioco. Un'enormità se si considera che attualmente, tra agenzie e corner, sono attivi 17.000 punti. E difatti, pochi giorni dopo, è stato il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, a fare chiarezza sottolineando che "la legge di stabilità non prevede alcuna nuova concessione per sale giochi, si tratta di un abbaglio" e scendendo in maggior dettaglio ha spiegato che "nel 2016 andranno in scadenza le gare e pertanto dobbiamo fare nuovi bandi. Ma non si tratta di nuovi punti gioco, si tratta della conferma di quelli esistenti, anche se secondo me sarebbe opportuno procedere a una loro riduzione. Attualmente, sono nel complesso 22mila, considerando le 17mila legali e le circa 5mila non in regola, duemila delle quali ormai emerse".

S'interpreta perciò che il tetto inizialmente esposto servisse a "recuperare" i 5.000 punti non in regola.

Una sorta di sanatoria come spesso accade in Italia e di cui il settore del "Gioco" ha già ampiamente goduto.

Vale perciò la pena di ricordare che circa tre anni fa, in piena epoca d'austerità inaugurata da Mario Monti e proseguita con il Governo Letta, la miliardaria evasione fiscale condotta dal settore a scapito delle casse statali venne infine ridotta a poche centinaia di milioni. Dai 90 miliardi conteggiati dalla Guardia di Finanza si giunse ai 2,5 miliardi della Corte dei Conti che accolse il ricorso delle 10 società attive nel business del gioco per finire ai 610 milioni frutto della benevolenza di Enrico Letta.

Una dose di buonismo che potrebbe essere connessa, il condizionale è d'obbligo, al sostegno ricevuto dalla Fondazione dello stesso ex Premier, VeDrò, da parte di alcuni "big" delle case di gioco. Il servizio mandato in onda dalle "Iene" ha evidenziato la stortura che vedeva, la legittima sponsorizzazione a favore di una fondazione, che però annoverava ben 7 tra parlamentari e ministri del Governo Letta, e le concessioni governative di cui avrebbero potuto godere gli sponsor stessi.

Letta Lobby Gioco Iene

E guarda caso qualcosa del genere avvenne. Alla fine si negoziò uno sconto del 70% di quanto calcolato dalla Corte dei Conti e meno di 1/10 rispetto al conteggio realizzato dalla Guardia di Finanza (90 miliardi) a sanatoria del mancato all'allacciamento delle macchine alla rete dei Monopoli che ne avrebbe dovuto controllare l'attività. Una dimenticanza, si fa per dire, andata avanti per anni, che prevedeva multe pari a 50 euro per ogni ora di attività 'non collegata'.

Una lobby, quella del gioco, che non ama farsi pubblicità, schiva e riservata, quasi invisibile ma che annovera il Gruppo De Agostini, che con la Gtech (ex Lottomatica), è il leader mondiale del gioco. Una riservatezza tale che ha portato il colosso, alla pari di FIAT, a espatriare oltre Manica godendo perciò dei privilegi fiscali inglesi e degli sconti amministrativi italiani.

Una comodità invidiabile, quella condivisa dalle due importanti famiglie, entrambe piemontesi, Agnelli-Elkann da Torino e Boroli-Drago da Novara azionisti di maggioranza del gruppo De Agostini e quindi di Gtech.

In casa nostra quindi rimangono solo i cocci.
Le ricchezze espatriano dopo avere rastrellato il rastrellabile in Italia mentre al Bel Paese rimane il degrado lasciato, da disoccupazione e cassa integrazione da un lato e ludopatia dilagante dall'altro (intervista al Presidente del CONAGGA).

I numeri che descrivono il fenomeno del gioco sono inquietanti ai quali occorre aggiungere i costi sociali e i drammi familiari conseguenti:
- 16.000.000 i giocatori in Italia
- 790.000 i malati di ludopatia
- il 50% dei ludopatici ha un reddito annuo intorno ai 10.000€
- tra 84,5 e 100 miliardi di euro il volume di gioco
- 7,9 miliardi introitati dallo Stato nel 2014 a fronte di un volume di 84,5 miliardi
- Allarme giovanissimi e bambini. Si stanno diffondendo le sale giochi anche per i minorenni. Le vincite si chiamano "ticket redemption" e consentono di accumulare punti per ritirare Ipad o piastre per capelli ecc... Piccoli giocatori crescono!

Gioco Azzardo infografica

 

(Infografica tratta da Corriere.it del 19 ottobre 2015)

Per la cronaca "buffa" il Presidente Mattarella, tre giorni prima dell'approvazione da parte del Governo della legge di stabilità che prevedeva l'incremento delle concessioni (+5.000), aveva insignito dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana il sociologo Maurizio Fiasco noto per la lotta al fenomeno dei giochi d'azzardo. Chissà quali riconoscimenti verranno attribuiti quando verrà liberalizzata la roulette russa.

Appendice -
E' di poche ore fa la notizia secondo la quale che le sale gioco autorizzate nella definitiva stesura delle legge di stabilità sono scese a 15.000 dalle 17.000 attuali e alle 22.000 inizialmente prospettate.

Pubblicato in Politica Emilia
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