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Venerdì, 23 Ottobre 2015 09:56

Ferrari, boom a Wall Street!

Sergio Marchionne suona la campanella che apre la seduta della Borsa di New York. Il sogno chiamato Ferrari diventa una realtà ancora più grande. Nel 2016 dovrà puntare al mondiale ed agli investitori servirà per capire quanto i risultati in pista influiranno sull'andamento delle azioni Ferrari. -

Parma, 23 ottobre 2015 - di Matteo Landi -

La borsa di New York addobbata di rosso. Bolidi in mostra sulle strade della Downtown attirano gli occhi dei passanti e le televisioni di tutto il mondo. Sergio Marchionne suona la campanella che apre la seduta della Borsa di New York. Il 21 ottobre 2015 quel sogno chiamato Ferrari diventa una realtà ancora più grande.

Nel 1947 Enzo Ferrari fondò la casa automobilistica, terminando quel percorso iniziato nel 1929 sotto le insegne della Scuderia Ferrari, la piccola squadra che portava in pista le auto di "mamma" Alfa Romeo. Costruendo quel prodigio tutto italiano oggi chiamato Ferrari S.p.A. Mercoledì si è compiuto il disegno di Marchionne, iniziato il 7 settembre 2014, quando la Ferrari concludeva in maniera disastrosa il Gp di casa e serviva l'assist all'odierno Presidente Ferrari per mettere alla gogna mediatica Luca Cordero di Montezemolo, Presidente e creatore della Ferrari dei tempi d'oro di Schumacher e di successo nelle vendite di vetture da strada. Ne ha fatta di strada la casa di Maranello dal 1947 ad oggi.

Il titolo Ferrari, prezzato alla vigilia delle contrattazioni ufficiali a 52 dollari, ha subito sgommato a 60 all'apertura per poi assestarsi sui 55-56$ e chiudere la seconda giornata a 57. Una Ferrari che ha fatto il botto. L'ennesimo successo di Marchionne e di una Ferrari tornata vincente anche in pista. Gli ultimi appuntamenti del mondiale di Formula 1 serviranno alla Ferrari per confermare i passi avanti compiuti quest'anno, affilando le armi in vista del prossimo anno. Nel 2016, dovrà, per forza di cose, puntare al mondiale ed agli investitori servirà per capire quanto i risultati in pista influiranno sull'andamento delle azioni Ferrari.

Intanto questa domenica, proprio negli Stati Uniti, la Ferrari sa già che correrà con l'handicap di 10 posizioni di penalità sulla griglia di partenza per la sostituzione delle power unit di Vettel e Raikkonen. I due piloti Ferrari utilizzeranno la quinta unità stagionale a fronte delle quattro concesse dal regolamento. In Ferrari però nessuno ha paura, dal 1947.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

Spinta all'export: oggi e domani le imprese della meccanica e della subfornitura si misureranno con il mercato tedesco e austriaco. -

Reggio Emilia, 19 ottobre 2015 -

E' un mese di ottobre decisamente segnato da una spinta all'export quello che sta vivendo la Camera di Commercio di Reggio Emilia.
A pochi giorni di distanza dall'incoming con un gruppo di operatori commerciali canadesi e in contemporanea con quello relativo all'agroalimentare che interessa una delegazione di buyer di Paesi dell'area asiatica (Singapore, Hong Kong, Thailandia e Malaysia), oggi, lunedì 19 e martedì 20 ottobre le imprese della meccanica e della subfornitura si misureranno con il mercato tedesco e austriaco.

Il 20, in particolare, sarà a Reggio un gruppo di operatori commerciali dei due Paesi per una serie di incontri b2b con imprese reggiane e modenesi (l'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Modena e la sua azienda speciale Promec), mentre oggi è in programma un incontro finalizzato a tutte le aziende del comparto, cui saranno offerte indicazioni e informazioni specifiche proprio sul mercato tedesco e austriaco riguardante meccanica e subfornitura.

L'incontro - gratuito - rientra nei periodici focus che l'Ente camerale propone alle imprese reggiane per analizzare le opportunità sui diversi mercati esteri e offrire indicazioni (da quelle legali e contrattualistiche, fino alla ricerca online dei buyer di riferimento) utili ad accrescere l'efficacia delle strategie commerciali sui mercati internazionali.

In questo contesto, il peso di Germania e Austria appare evidente. I mercato tedesco, infatti, è a vertici della graduatoria dei Paesi di destinazione delle esportazioni reggiane, con un valore superiore agli 1,2 miliardi e una crescita che nel primo trimestre 2015 si è attestata all'1,3%; l'Austria, dal canto suo, importa prodotti reggiani per 206 milioni di euro, e nel primo semestre 2015 ha fatto registrare una crescita del 2,5%.
Al seminario di oggi - in programma alle 14,30 a Palazzo Scaruffi, in via Crispi, nel centro cittadino – interverrà alle ore 15,15 Alessandra De Santis, vicesegretario generale della Camera di Commercio Italiana per la Germania di Francoforte.

(Fonte:Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Domenica, 18 Ottobre 2015 12:44

Tutti pazzi per le Poste

La rivoluzione postale si è avviata. Le azioni di Poste Italiane s.p.a. sono andate letteralmente a ruba a conferma del tradizionale rapporto fiduciario che lega le "poste" ai cittadini. Ma a chi giova l'ingresso in Borsa di P.I.?

di Lamberto Colla - Parma, 18 ottobre 2015 -
E' all'ufficio postale che i nostri anziani andavano a ritirare la pensione e sempre alle poste affidavano i loro risparmi stringendo con "le poste" un rapporto fiduciario quasi indissolubile perché, nel vissuto più remoto, Poste Italiane era sinonimo di Stato con tutte le garanzie che ne seguivano.

Una fiducia che si è radicata per effetto della prossimità degli uffici postali così ben distribuiti sul territorio nazionale da fare concorrenza, in termini numerici, solo ai campanili delle chiese.
Una diffusione che ha contribuito a saldare il rapporto con i più anziani e non solo, anche dopo l'avvento di internet, soprattutto nelle zone marginali, di profonda campagna o sperduta montagna. Pochi minuti e l'ufficio postale era comunque raggiungibile per ritirare i soldi della pensione, spedire il vaglia al figlio emigrato oppure studente in città o in servizio di leva, a volte per trasmettere un telegramma, l'antesignano dell'sms e di WhatsApp.

Tutto questo si inquadra in quello che è identificato "Servizio Universale", per svolgere il quale le "Poste" ricevono un contributo di 270 milioni di euro.

Non sono bazzecole e, alla pari del canone della RAI, serve o almeno dovrebbero servire, a garantire un servizio pubblico a tutti i cittadini, anche ai residenti nei villaggi più decentrati.

Questo legame con lo Stato, sfruttando perciò una posizione di privilegio e dominante, ha determinato, col trascorrere degli anni, una sempre più profonda obsolescenza delle tecnologie, dell'organizzazione e purtroppo, è brutto da dirsi, anche del tasso di qualificazione del personale agli sportelli.
Nonostante le inefficienze che si sono accumulate negli ultimi decenni "Le Poste" sono sempre rimaste, almeno questo è il diffuso sentimento in certuni strati della popolazione, un approdo sicuro, confermato anche quando la componente bancaria si è, un po' troppo rapidamente, evoluta e spregiudicatamente affacciata al campo minato dei titoli speculativi o verso le trappole dei prodotti derivati.

Una posizione di "privilegio", per di più in posizione di dominanza del mercato, che mal si coniuga con la spregiudicatezza finanziaria e con la corretta competitività commerciale.
Vero è che la privatizzazione dovrebbe condurre a confrontarsi liberamente con gli altri attori del mercato ad armi pari e diventare perciò uno stimolo al miglioramento della efficienza generale e dei servizi di cui dovrebbe, alla fine, goderne anche il consumatore finale.
Ma in queste condizioni, con la protezione del Tesoro, gli elementi di rischio vengono fortemente attenuati, se non addirittura annullati, e il regime di monopolio (protetto) di molti servizi potrebbero pregiudicare la corsa all'efficientamento dichiarato e prospettato.

PT Buono ED Postale Fruttifero 100 lire 1927

"Cui Prodest?"
E' una domanda legittima che sorge spontanea, soprattutto quando si tratta di una società pubblica.

A chi giova perciò questa "pseudo privatizzazione" di Poste Italiane, detenuta ancora per il 60% dal Ministero del Tesoro?
Giova certamente all'azienda stessa che, attraverso il collocamento in borsa del 38% del capitale, rastrellerà sul mercato della finanza circa 4 miliardi, ma gioverà anche ai suoi concorrenti del sistema bancario che avranno a disposizione dei "Bond" paragonabili, per solidità, a quelli di Stato da dare in pasto alla propria clientela.

I tradizionali Titoli di Stato infatti sono merce sempre meno disponibili sul mercato del risparmio a seguito dell'operazione "Draghiana" denominata Quantitative Easying (QE) , una misura straordinaria con cui la Banca Centrale Europea effettua degli acquisti programmati di titoli finanziari - in particolare di bond, cioè di obbligazioni - negoziati sul mercato, immettendo perciò nel sistema finanziario una massiccia dose di liquidità che serve appunto per comprare i titoli.

Ecco quindi che l'operazione di privatizzazione di Poste Italiane apre uno spiraglio di mercato finanziario potendo offrire un "surrogato garantito".

Così le poste, di fatto fiduciarie del Tesoro, con la quotazione in borsa hanno garantito nuovi portafogli d'investimento che le Banche potranno vendere ai risparmiatori loro clienti, orfani ormai da qualche mese degli affezionati BOT.

Questo potrebbe essere un buon motivo per avere architettato, in fretta e furia, la privatizzazione di Poste Italiane spa cercando di mostrare, con una perfetta operazione mediatica e di camouflage, l'efficienza di una grande e moderna impresa pur mantenendo un solido rapporto col Tesoro e i privilegi che ne derivano dalla posizioni di dominanza e addirittura monopolistica di alcuni servizi.

PT Wifi uffici postali

E' difficile abbandonare i privilegi e gli ammortizzatori soprattutto se sono sorretti dalle spalle possenti del Ministero del Tesoro ma proprio per questa ragione, il management, dovrebbe orientare le sue attenzioni all'efficienza dei servizi verso l'utente cosa che invece sembra non essere ai primi posti nella scala degli interessi.

Oggi alle poste si può comperare di tutto, dai giochi, ai libri, dalle schede telefoniche ai fondi pensione. Una macedonia di servizi che rallenta le operazioni di sportello e mette a dura prova la pazienza dei tanti obbligati a servirsi degli uffici postali.

Un esempio per tutti, le contravvenzioni. Il solerte vigile lascia sul parabrezza dell'auto sia il rilevamento dell'infrazione sia il bollettino postale per agevolare l'incauto automobilista al pagamento della sanzione, magari entro i 5 giorni che consentono una sensibile riduzione dell'importo, e nessun'altra diversa modalità di pagamento.
Per quanto il pagamento, in teoria, sarebbe più semplice e comodo effettuarlo attraverso l'Home Banking, nell'avviso "giallo" non vi è l'indicazione dell'Iban di riferimento dell'Amministrazione alla quale fare pervenire quest'obolo straordinario.
Invece si è invitati a procedere attraverso lo sportello postale che per i due minuti d'operazione incassa 1,5 euro.

E così, il Comune ti sanziona e l'ufficio postale ci guadagna. Sembra un modello di salvaguardia e autoprotezione delle amministrazioni pubbliche.

Sarebbe stato molto più semplice e conveniente (per il cittadino soltanto a quanto pare!) adottare un sistema di pagamento diretto attraverso l'IBAN, magari direttamente collegato all'IBAN (IBAN to IBAN) dell'amministrazione beneficiaria senza l'obbligo di passare attraverso altri intermediatori tecnici "occulti" (tesorerie e piattaforme di transazione).

Il cittadino invece, cornuto e mazziato, ha dovuto spendere e sottrarre del tempo prezioso al proprio lavoro per recarsi in coda al più vicino ufficio postale (numero peraltro in sensibile riduzione a seguito del processo di razionalizzazione).

Infatti, nella rincorsa all'efficientamento si è proceduto alla razionalizzazione (leggi chiusura) di molti uffici postali scatenando spesso la rabbia dei residenti e dei loro sindaci i quali, un po' in tutta Italia hanno fatto ricorso al TAR. E effettivamente, per una società pubblica che per il servizio postale "universale" riceve 270 milioni di euro all'anno un maggiore riguardo nella cura delle relazioni territoriali si sarebbe apprezzata.

Ma la priorità, a quanto pare, era di correre verso la collocazione di Poste italiane in Borsa dimostrando agli investitori efficienza e profitti, saltando un passaggio fondamentale per una proficua, sicura e longeva vita sociale nell'elite della finanza, ovvero l'dentificazione precisa sell'asset da valorizzare.

Invece Poste Italiane S.p.a. si è presentata al pubblico borsistico come la macedonia di servizi che conosciamo da qualche anno. Dalla telefonia mobile ai servizi bancari, dai fondi pensione ai gadget di ogni tipo. Scorporarla sarebbe stato controproducente per due ordini di motivi.

Da un lato si sarebbero scoperti i nervi dell'inefficienza del suo "core business" e dall'altro avrebbe perduto la principale leva di successo legata ai privilegi monopolistici.

Insomma, questa operazione di privatizzazione sembrerebbe più strategica per l'azienda che per i cittadini come ha anche sottolineato, nei giorni scorsi, il Codacons sempre attento a intervenire a difesa del cittadini che, con una nota del 13 ottobre, interviene sull'argomento:
"PRIVATIZZAZIONE CONVIENE PIU' AD AZIENDA CHE A CITTADINI. Vogliamo garanzie su servizi postali e rispetto standard di qualità in favore degli utenti.
Dubbi e perplessità da parte del Codacons sull'operazione di privatizzazione di Poste Italiane. "Temiamo che l'ingresso di Poste in Borsa convenga più all'azienda che ai cittadini – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Nel tempo infatti Poste Italiane è diventata sempre più banca e sempre meno servizio postale, con ripercussioni non indifferenti per l'utenza. Le nostre paure riguardano in particolare il servizio universale che, pur essendo poco remunerativo, deve essere garantito, indipendentemente dalla privatizzazione".
Il Codacons chiede dunque oggi all'azienda di garantire il rispetto degli standard di qualità, migliorando tutti i servizi resi da Poste che, negli ultimi anni, hanno subito un deterioramento testimoniato dalle crescenti segnalazioni e lamentele da parte dei cittadini, dai ritardi nella consegna delle lettera alla chiusura degli uffici postali nei piccoli comuni."

Staremo a vedere anche perché, a ben guardare, insospettisce questa mancanza di trasparenza diffuso sull'intero mondo del sistema finanziario dove il cliente/utente/cittadino sembra risultare una mucca da mungere a piccole ma costanti dosi.

PT Parma Centro UP

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SOMMARIO Anno 14 - n° 42 18 ottobre 2015 - Mercati agricoli. I derivati del latte ancora in ripresa e il frumento tra alti e bassi tende al rialzo. Reggianito fa bella mostra all'Anuga di Colonia. Corona si beve la Peroni. Olivicoltura, la raccolta migliore con Agristore. Olio in aumento del 60% ma prezzi in calo. Tutti pazzi per le Poste
(in allegato il formato pdf scaricabile)
Anno 14 - n° 42 18 ottobre 2015
1.1 editoriale Tutti pazzi per le Poste
3.1 cereali Mercati agricoli. Segnali di nervosismo in attesa dei dati USDA.
4.1 Lattiero caseario Derivati del latte nuovamente in ripresa.
5.1 cereali 2 Effetto soia, frumento in rialzo
6.1 sequestri "Reggianito" denunciato e ritirato all'Anuga di Colonia.
6.2 beverage La Corona si beve la Peroni
7.1 olivicoltura Una raccolta migliore con le offerte Agristore
7.2 expo 2015 Expo2015 - un successo, tanti disagi e il Codacons interviene
8.1 prezzi agricoli Ismea, Olio +60% ma prezzi in discesa
9.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 42 18ott 15 COP

L'Europa rimane il primo mercato di sbocco ma le esportazioni aumentano in tutti i continenti con la sola eccezione dell'Africa. Exploit in Oceania, ottimi risultati in America e soprattutto negli Stati Uniti. -

Parma, 15 ottobre 2015 -

Nei primi sei mesi del 2015 il valore delle esportazioni parmensi è aumentato del 6,9% rispetto allo stesso periodo del 2014 e ha superato del 28,5% il valore del 2008, il più alto prima della crisi internazionale.

Sono cresciute le esportazioni dei prodotti farmaceutici (+21,2 per cento), alimentari (+4,1 per cento), chimici (+13,3 per cento), della lavorazione di minerali non metalliferi (+9,3 per cento), gli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+86,1 per cento) e i prodotti in metallo (+10,9 per cento).
E' cresciuto meno il settore dei macchinari ed apparecchiature, poco più di un punto percentuale. Diminuzioni anche per gli articoli di abbigliamento (-6,3 per cento), gli articoli in pelle (-23,8 per cento) e per le apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-9,5 per cento).

In valore assoluto Parma, tra gennaio e giugno 2015, ha esportato merci per oltre 3.096 milioni di euro, in gran parte provenienti dai settori di "macchinari ed apparecchiature" (28,5 per cento), dei "prodotti alimentari" (22,7 per cento), dei "prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici" (13,0 per cento), dei "prodotti chimici" (6,4 per cento), degli "altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi" (5,9 per cento), di "autoveicoli, rimorchi e semirimorchi" (3,9 per cento) dei "prodotti della metallurgia" (3,2 per cento), degli "articoli in gomma e materie plastiche" (3,0 per cento), dei "prodotti in metallo" (2,8 per cento) e di "articoli di abbigliamento" (2,2 per cento).

Le esportazioni sono aumentate in tutti i continenti ad eccezione dell'Africa. La crescita è stata trainata dall'ottimo risultato ottenuto verso il continente americano (+22,2 per cento), grazie soprattutto al successo delle nostre esportazioni negli Stati Uniti (+47,4 per cento). L'America assorbe il 13,2 per cento dell'export provinciale, gli USA l'8,3 per cento.
Significativo anche l'incremento verso l'Asia (+8,0 per cento) che, a sua volta, assorbe il 14,5 per cento dell'export parmense. Ottimi i risultati verso il Giappone (+32,5 per cento), la Cina (+10,8 per cento) e l'India (+93,2 per cento), per una quota sul totale provinciale che però supera di poco il mezzo punto percentuale.
Da segnalare l'eccezionale crescita delle esportazioni verso l'Oceania e altri territori (+134,8 per cento) che arrivano a rappresentare il 3,2 per cento delle esportazioni provinciali. Negative invece le vendite verso l'Africa (-4,8 per cento) dove si indirizza il 5,1 per cento del totale delle esportazioni.

In Europa l'aumento delle esportazioni è stato del 2,3 per cento. Il dato è inferiore al valore medio provinciale ma le vendite in questo mercato rappresentano il 64,1 per cento delle esportazioni provinciali. La tendenza positiva si accentua verso i paesi appartenenti all'Unione Europea che hanno segnato un incremento del 2,8 per cento: è qui che si è indirizzato il 55,9 per cento delle esportazioni provinciali.

Per quanto riguarda i principali partner europei, hanno segnato ottime performance le esportazioni verso la Spagna (+18,3 per cento) e il Regno Unito (+21,7 per cento), mentre risultano in flessione verso la Francia (-3,1 per cento) e la Germania (-3,8 per cento).
Al di fuori dell'Unione europea diminuiscono ancora le vendite sul mercato russo (-9,8 per cento), a causa delle difficoltà dell'economia russa e delle sanzioni conseguenza della crisi Ucraina.

(fonte: ufficio stampa Camera di commercio di Parma)

Domenica, 11 Ottobre 2015 10:34

Il nuovo ISEE: ecco cosa cambia

Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE): le differenze della nuova versione evoluta, non più frutto di autodichiarazioni del cittadino. In cosa consiste e cosa cambia. -

Parma, 11 ottobre 2015 - di Cristiano Alberti -

Nell'ottica di garantire una migliore erogazione dei servizi ai cittadini, l'Amministrazione dello Stato ed alcuni Enti, hanno adottato, ormai da anni, uno strumento che ha come scopo quello di misurare la reale situazione economica e patrimoniale del cittadino o del suo nucleo familiare.

L'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) consente di identificare le diverse categorie sociali, utili a definire le politiche di ripartizione delle risorse che, lo Stato o gli Enti, devono destinare alla collettività, secondo il principio fondamentale secondo cui chi ha meno deve avere diritto a ricevere sostegno maggiore rispetto a chi ha di più. Una volta quindi individuata, tramite il calcolo dell'ISEE, la propria "classe" di appartenenza, il cittadino potrà capire a quali vantaggi può accedere: infatti, assegni di maternità, bonus famiglia, carta acquisti, riduzione tasse universitarie e rette di asili, ecc., sono tutti servizi ancorati alla presentazione dell'indicatore.

Nel 2015 nasce una versione evoluta dell'ISEE, non più frutto di autodichiarazioni del cittadino, spesso non totalmente veritiere e complete, ma legate ad una più complessa elaborazione di dati acquisiti dalle numerose banche dati disponibili. In buona sostanza, la ratio di tale indicatore rimane immutata, ma si modifica la fonte dei dati che confluiscono nel "paniere ISEE", ora oggetto di incrocio e verifica, con ovvie positive ripercussioni sulla equità sociale dell'intero sistema.

Gli elementi presi a base per la determinazione dell'indicatore, sono:
Redditi conseguiti (non solo quelli che appaiono all'interno del modello UNICO/730);
Patrimonio mobiliare ed immobiliare;
Eventuale certificazione portatore di handicap;
Automezzi e imbarcazioni.

Ovviamente tutti i dati fanno riferimento al nucleo familiare come risulta dallo stato di famiglia nel comune di residenza.
Soggetti in grado di elaborare l'ISEE sono i Centri di Assistenza Fiscale (C.A.F.)

Pubblicato in Economia Emilia
Mercoledì, 30 Settembre 2015 15:15

Dalla guerra delle monete alla rivoluzione dei mercati

Domani, giovedì 1 ottobre, un'iniziativa di CNA Industria Modena con Franco Mosconi e Francesco Cancellato. -

Modena, 30 settembre 2015 -

I dati economici parlano chiaro: l'economia italiana ha ripreso a muoversi in terreno positivo, e così quella del nostro territorio, come dimostra l'andamento delle esportazioni rilevato dalla Camera di Commercio nel secondo trimestre 2015, cresciute dell'8,1% rispetto ai primi tre mesi del 2015, e del 5,3% rispetto ad un anno prima.

Però sono ancora numerosi i fattori d'incertezza sul futuro. Pensiamo alle difficoltà della Grecia che hanno messo in dubbio finanche l'esistenza dell'euro, poi la recente crisi finanziaria cinese, i movimenti migratori e, per ultimo, "l'affare" Volskwagen, che rischia di avere ripercussioni su tutta l'industria automobilistica mondiale. Vicende che sembrano tracciare una guerra monetaria che potrebbe avere pesanti ripercussioni sull'economia reale. E' proprio di questo che si parlerà domani, giovedì 1 ottobre, alle 19 presso il ristorante La Bastia, a Bastiglia, dove CNA Industria ha organizzato un incontro intitolato "Dalla guerra delle monete alla rivoluzione dei mercati".

A parlarne, assieme a Giorgio Carretti, presidente di CNA Industria Modena, saranno Franco Mosconi, docente di Economia Industriale all'Università di Parma, e Fabrizio Cancellato, direttore del quotidiano on line Linkiesta, che cercheranno di delineare gli scenari futuri dell'economia e della società, globale e locale

(fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

La moneta complementare sbarca a Bologna, quale strumento di rilancio dell'economia del territorio. Si chiama Liberex, una "unità di conto" già utilizzata da più di cento aziende bolognesi che hanno aderito al circuito di credito commerciale delle imprese gestito dalla società bolognese Liberlab s.r.l.. Ne parliamo con il Dott. Davide Marani, Ceo di Liberlab. -

Parma, 10 settembre 2015 - di Laura Corallo -

Dott. Marani, negli ultimi anni è cresciuto il dibattito e le sperimentazioni in tutta Italia intorno alle cosiddette monete complementari o alternative. Qual è la definizione di questa moneta e la sua funzione?

Per moneta complementare oggi si intendono tutti quei mezzi di pagamento e di credito paralleli, integrativi e aggiuntivi all'Euro. Queste valute non hanno corso legale e sono accettate su base volontaria all'interno di un gruppo chiuso, nel nostro caso specifico una rete di aziende che decidono di aderire al Circuito Liberex.
Il Credito Commerciale Liberex – la nostra valuta interna - è un'unità di conto digitale, equivalente all'euro come misura del valore (1 Liberex = 1 Euro), utile a misurare crediti e debiti tra gli iscritti. Possiamo dire che il Liberex svolge una funzione anticiclica, andando a compensare la carenza di liquidità e svolgendo alcune funzioni che al momento la valuta ufficiale, l'euro, non riesce a svolgere al meglio.
Nei momenti di congiuntura negativa, quando il livello della valuta ufficiale scende, quello della valuta interna sale, continuando a supportare gli scambi interni, sostenendo la domanda e gli investimenti locali e fornendo alle imprese uno strumento finanziario ed un canale commerciale aggiuntivo che va ad affiancarsi a quelli tradizionali.

Un anno fa, a Bologna, è nato Liberex, un circuito di credito commerciale nato dall'esperienza di Sardex di cui è diretta emanazione. Come è nato il progetto e chi sono i fondatori?

I fondatori del Circuito Liberex sono imprenditori del territorio che hanno deciso di affiancare Sardex – che compartecipa nella società di gestione – nella declinazione in Emilia Romagna del progetto.
In realtà sono un gruppo di amici, imprenditori e professionisti, rimasti folgorati dalla estrema attualità dei servizi erogati alla collettività e dalla lungimiranza del progetto Sardex. Già nel 2009 – al momento della nascita di Sardex - rapporti di amicizia univano i fondatori Liberex con i fondatori del progetto in Sardegna, progetto che è stato seguito fino al suo attuale sviluppo ed i cui risultati hanno portato alla fondazione della società Liberlab Srl, gestore del Circuito Liberex.

Quali sono i criteri di accesso al circuito Liberex?

Far parte del Circuito Liberex significa aderire ad una comunità che rappresenta un sistema composto da imprese, dipendenti, cittadini, istituzioni pubbliche e terzo settore.
Ogni singola azienda che chiede di partecipare a questo mercato viene precedentemente valutata in base a criteri di idoneità e disponibilità del settore merceologico, e di spendibilità del proprio credito. Al momento dell'adesione riceve un'analisi da parte del consulente Liberex tesa a determinare la sua effettiva capacità all'interno del mercato rispetto alle potenzialità espresse dalla prevalutazione.
Oltre ad una valutazione oggettiva è poi estremamente importante verificare la reale motivazione dell'azienda richiedente. È richiesto pertanto una sincera e motivata scelta di partecipazione, il che significa rendersi consapevole che la diffusione del credito reciproco e la conseguente generazione di affari e transazioni è direttamente proporzionale alla fiducia che ogni singolo aderente mette nei confronti del Circuito. Per ciascuno degli aderenti, il Circuito Liberex rappresenta un obiettivo e una visione comune: l'impegno di migliaia di individui ad essere parte di una comunità in cui le relazioni e la fiducia reciproca sono i veri capitali su cui costruire l'economia di domani.

Come funziona nella realtà concreta un circuito di questo tipo?

La creazione della comunità avviene attraverso un processo di progressiva evoluzione che, partendo dall'analisi di un paniere di beni e servizi tra loro complementari e utili alla generazione immediata di scambi e transazioni, inserisce nel Circuito inizialmente le aziende – la fase B2B – per poi consentire la partecipazione dei dipendenti delle stesse imprese – la fase B2E – e concludersi con l'ingresso nel circuito dei semplici cittadini – la fase B2C, ancora non implementata in Emilia Romagna – e delle istituzioni pubbliche e del terzo settore.
All'interno del Circuito, tutti i soggetti partecipanti sono sia fornitori che acquirenti e di conseguenza, a seconda delle operazioni, debitori o creditori. I Crediti Liberex sono emessi dalle stesse imprese all'atto dell'incontro tra domanda e offerta. Nel momento in cui un'azienda acquista "andando in rosso" sul proprio conto, i Crediti Liberex vengono trasferiti sul conto del venditore in pagamento della fornitura: è in quel momento che avviene l'emissione. A questo punto da una parte il venditore potrà vantare un "credito" nei confronti dell'intero Circuito, dall'altra l'acquirente avrà un debito che potrà saldare vendendo i propri beni/servizi ad altri iscritti. Il "credito" quindi non viene erogato da un'autorità centrale, ma sono le stesse imprese a farsi credito tra loro in quanto tutte le posizioni di debito e credito sono riferite al Circuito nel suo complesso, ossia all'insieme di tutte le imprese iscritte, e avendo come somma finale sempre e inequivocabilmente, zero. Insomma, Liberex è un gruppo di imprese che condividono strumenti e valori comuni, che compartecipano al rischio e si sostengono l'un l'altra.

Quante aziende hanno già aderito e quali sono i vantaggi?

Ad oggi sono oltre 100 i conti Liberex attivi che hanno prodotto centinaia di transazioni per un totale in controvalore euro di oltre 360.000 crediti. Ogni singola transazione rappresenta una vendita aggiuntiva e quindi fatturato nuovo, nuovi clienti, maggiore liquidità, maggior competitività, migliori relazioni ed aumento di visibilità.
Aderire a Liberex significa avere a disposizione un team di consulenti per l'individuazione di fornitori i clienti ideali; pianificare le spese e gli investimenti in base alle vendite fatte in Crediti; spendere i crediti incassati da nuove vendite al posto degli Euro per sviluppare strategie volte a migliorare i flussi di cassa; fare networking attraverso meeting, fiere, incontri di filiera e generare nuovi incontri e collaborazioni di lunga durata; farsi conoscere e formulare offerte attraverso newsletter ed inserzioni sul portale; e non ultimo risparmiare Euro ed aumentare la propria liquidità potendo pagare le proprie forniture con i propri beni e servizi e quindi la possibilità di effettuare i propri acquisti al solo costo marginale. In fondo lo sanno tutti: pagare in merce conviene sempre.

La crisi economico-finanziaria e la conseguente mancanza di liquidità ha spinto molte persone a forme di contrattazione diverse, non solo il baratto ma anche l'utilizzo alle decine di monete complementari diffuse in tutta Italia. A suo parere, se un giorno l'economia risorgerà ci sarà ancora spazio per questi circuiti alternativi alla moneta tradizionale?

Costituire riserve di liquidità serve evidentemente durante i periodi di crisi ma altrettanto a sostenere lo sviluppo dell'economia nelle fasi di ripresa aumentando in quota gli investimenti.
Emblematico è Il caso Wir in Svizzera, modello consolidato di camera di compensazione da oltre 80 anni sviluppatosi in seguito alla grande crisi del 1929 e attuale riferimento principale del modello Sardex, che nel 1998 cambia il suo nome in Wir Bank e accanto alla normale attività bancaria supporta le piccole e medie imprese attraverso la messa in circolazione di crediti WIR equivalenti a 1,46 miliardi di franchi.
Ma al di là del dato puramente economico c'è l'elemento di comunità e di partecipazione che esula dallo stato di crisi o di ripresa dell'economia. Il credito reciproco che si genera tra gli aderenti al Circuito Liberex crea fiducia, rinsalda i rapporti di comunità stimolando un networking creativo in grado di sviluppare nuove forme di collaborazione e la partenza di progetti innovativi all'interno della comunità stessa. Nel momento in cui un'intera Regione si mette in rete si costruiscono centinaia di migliaia di relazioni personali che rappresentano i presupposti su cui costruire economie territoriali a garanzia del futuro delle persone.

In Liberex non hanno accesso i privati cittadini, ma solo aziende. In che modo può offrire vantaggi anche i lavoratori dipendenti e cittadini?

I cittadini innanzitutto sono lavoratori ed in quanto tali prestano il proprio potenziale economico sotto forma di lavoro alle aziende.
Spesso per l'azienda non è possibile pagare quel lavoro per il suo effettivo valore, perché la carenza di liquidità non lo permette. Ma allora perché non riconoscere quella parte di valore mancante in Liberex? Premialità, anticipi TFR, rimborsi ed altro, possono essere dall'impresa pagati in crediti esattamente come una qualunque altra voce costo aziendale. È in questa prima forma che il credito reciproco arriva alle persone attraverso un riconoscimento in busta paga che diventa maggior liquidità in tasca alle famiglie da spendere all'interno del circuito per fare la spesa, iscrivere i figli in piscina, andare al cinema o altro. Sono inoltre al vaglio dei progetti di welfare aziendale in Crediti Liberex, in particolare per tutte quelle aziende che hanno già o che vogliono dotarsi di forme di sostegno interno verso i propri dipendenti.
In una fase successiva di piena maturità del circuito è possibile aprire il credito anche ai privati cittadini in genere attraverso forme di circuiti di spesa in crediti al retail.
Siamo ormai abituati a termini tipo Spendig Review quando pensiamo alla Pubblica Amministrazione ed alla sua atavica incapacità di far quadrare i propri bilanci. Sardex ha invece coniato un nuovo termine per esprimere l'impatto positivo dell'applicazione delle pratiche di moneta comunitaria complementare sulla Pubblica Amministrazione e cioè Potential Review.
Se immaginiamo quanta potenzialità inespressa alberga nei "patrimoni" pubblici e che potrebbero essere messi in circolazione attraverso la loro trasformazione in servizi in crediti a favore della comunità di cittadini allora possiamo avere un'idea di quanto vasto potrebbe essere l'ambito applicativo dell'esperienza dei Circuiti di Credito Commerciale.

Pubblicato in Economia Emilia

Industria a Parma: nel primo trimestre dell'anno segnali negativi per produzione, ordini ed esportazioni. Lieve aumento del fatturato. Migliorano le costruzioni e il commercio ma non l'artigianato. -

Parma, 1 settembre 2015 -

Nei primi tre mesi del 2015 la produzione industriale di Parma è diminuita tendenzialmente dello 0,7%, in peggioramento rispetto al trend, già negativo, dei dodici mesi precedenti. Tutti i settori industriali hanno accusato sofferenze, con l'eccezione delle industrie meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto che hanno realizzato una crescita, lieve, dello 0,8%. La produzione è calata soprattutto nelle industrie da 10 a 49 dipendenti (-2,0%) mentre quelle più grandi (da 50 a 499 dipendenti) hanno limitato il calo allo 0,3%. In controtendenza le imprese fino a 9 dipendenti dove la produzione è aumentata dello 0,9%.
Risultati migliori per il fatturato iche nel primo trimestre è cresciuto dello 0,3%. Bene le imprese meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto (+4,3%) ma anche, diversamente da quanto accaduto per la produzione, le industrie alimentari (+0,8%). Risultati negativi, invece, per le industrie del legno e del mobile (-4,0%), del trattamento metalli (-2,5%) e per le altre industrie manifatturiere tra cui chimica, carta-stampa-editoria e ceramica (-5,4%).
Battuta d'arresto per le esportazioni. La flessione tendenziale del fatturato estero provinciale è stata dello 0,7%, lieve ma comunque in controtendenza rispetto al trend positivo dei dodici mesi precedenti (+3,7%). Bene invece la Regione Emilia-Romagna dove le esportazioni hanno registrato una crescita tendenziale del 2,5%. Diminuiscono le esportazioni le industrie alimentari, -1,5%, e quelle del trattamento metalli, -5,1%. Andamento positivo per l'industria del legno, +2,5%, e per quelle meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto (+2,3%).
Anche gli ordini dall'estero sono scesi dopo due anni di continua crescita, -0,3%. Quasi tutti i settori che esportano hanno accusato diminuzioni degli ordini esteri ad eccezione delle industrie alimentari e del legno e mobile dove la domanda è cresciuta più del 2%.

ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Il primo trimestre 2015 si è chiuso con un bilancio ancora negativo per produzione, fatturato, ordini ed esportazioni. La produzione è diminuita dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il fatturato ha replicato l'andamento in flessione della produzione (-1,6%) e anche le esportazioni hanno registrato una brusca frenata con un calo del 6,0%, in controtendenza rispetto ai dati tendenziali positivi del 2014 (+2,2%). Negativi anche gli ordini totali con una flessione del 2,5%.

COSTRUZIONI
Finalmente positivi i dati del settore edile, in ripresa dopo un lungo periodo di pesanti cali dell'attività: tra gennaio e marzo il volume d'affari è aumentato del 5,1%, in controtendenza rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-6,4%). Stesso andamento in Regione dove però la crescita è stata più lieve (+2,1%).

COMMERCIO AL DETTAGLIO
Bene anche il commercio al dettaglio: nel primo trimestre è ripresa la domanda interna e le vendite sono salite del 4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Questa decisa svolta interrompe una recessione che aveva condotto a 7 anni di contrazione delle vendite. L'incremento maggiore riguarda i prodotti non alimentari, +4,4%, ma anche quelli alimentari sono cresciuti del 3%. Decisamente bene le vendite dei prodotti per casa ed elettrodomestici, +7,2%, mentre per abbigliamento e accessori la crescita si ferma al +3,6%. Svolta positiva anche per le vendite al dettaglio degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini che, con una variazione tendenziale del +4,1%, interrompono un trend negativo cominciato nell'estate 2012. I buoni risultati riguardano anche gli esercizi di piccole dimensioni, fino a 5 dipendenti, che mettono a segno un incremento delle vendite del 4.9%.

SISTEMA IMPRENDITORIALE PARMENSE: CONSISTENZA DELLE IMPRESE AL 30 GIUGNO 2015

Nel secondo trimestre 2015 sono nate 651 imprese e ne sono cessate 397. Il saldo positivo di 254 unità ha determinato un tasso di crescita imprenditoriale pari al +0,6%, superiore, sia pure di poco, a quello del secondo trimestre 2014 (+0,3%). Dopo il forte calo registrato a inizio anno il saldo iscrizioni/cessazioni, come solitamente accade, è ritornato positivo, senza però recuperare il calo accusato nei primi tre mesi dell'anno: la consistenza delle imprese al 30 giugno 2015 è infatti inferiore a quella di un anno fa di 248 unità.
Complessivamente, al 30 giugno, le imprese registrate alla Camera di Commercio di Parma sono 46.194, di cui 41.406 attive. Rispetto al primo trimestre dell'anno la loro consistenza è aumentata di 196 unità.

LE FORME GIURIDICHE

Tra aprile e giugno 2015 si sono iscritte al Registro Imprese 182 società di capitale, 52 società di persone, 398 imprese individuali e 19 imprese costituite in "altre forme". Sono invece cessate 54 società di capitale, 31 società di persone, 304 imprese individuali e 8 imprese costituite in "altre forme".
Le società di capitale, il cui peso sullo stock complessivo è pari al 26,4% con 12.189 imprese iscritte, hanno registrato un tasso di crescita ampiamente positivo (+1,1%, generato da una prevalenza delle iscrizioni sulle cessazioni pari a 128 unità). Le società di persone, il cui peso sullo stock complessivo è pari al 19,0% con 8.779 imprese iscritte, hanno messo a punto un tasso di crescita dello 0,2%, generato da un saldo positivo di 21 unità. La crescita delle imprese individuali è stata superiore rispetto a quella del secondo trimestre 2014 (+0,4%, pari a 96 imprese in più). Le imprese individuali, con 23.876 unità, rappresentano il 51,7% del totale provinciale.

I SETTORI DI ATTIVITA'

Nel secondo trimestre 2015 i settori numericamente più rilevanti a livello provinciale hanno avuto nel complesso un andamento positivo. I risultati migliori, in termini assoluti sono stati raggiunti dai settori delle attività di servizi di alloggio e ristorazione, del commercio e dell'agricoltura. L'aumento dello stock è stato rispettivamente pari a 32 per alberghi e ristorazione, 26 unità per le attività commerciali, 21 unità per l'agricoltura e 12 per le attività immobiliari. A seguire i settori delle attività manifatturiere e costruzioni che rimangono sostanzialmente stabili (+3 e -1 unità).

(fonte: ufficio stampa Camera di Commercio Parma)

Lunedì, 31 Agosto 2015 13:17

Gli stranieri spingono l'impresa

Al 30 giugno le imprese attive straniere raggiungono quota 44.054 (il 10,7 per cento del totale). In un anno, aumentano di 1.160 unità, +2,7 per cento. -

Reggio Emilia, 31 agosto 2015 - in allegato scaricabile il documento con le tabelle -

Sono 44.054 le imprese straniere, aumentano di 1.160 unità in un anno (+2,7 per cento). La crescita nazionale è però più rapida (+5,3 per cento). Frena l'aumento delle ditte individuali (+714 unità), ma volano le società di capitale (+15,9 per cento). Crescono i servizi (+1.104 imprese, +5,3 per cento). Lievi incrementi per agricoltura e costruzioni; minimo calo nell'industria.
Prosegue in Emilia-Romagna la crescita della base imprenditoriale straniera, seppur più lenta rispetto a quanto avviene a livello nazionale.
Al 30 giugno le imprese attive straniere raggiungono quota 44.054 (il 10,7 per cento del totale). In un anno, aumentano di 1.160 unità, +2,7 per cento. Gli effetti della crisi economica contengono la loro tendenza a crescere, ma riducono dell'1,3 per cento l'insieme delle altre imprese regionali. In Italia l'aumento è ancora una volta più rapido (+5,3 per cento) e le straniere si avvicinano a quota 488 mila, il 9,5 per cento del totale, a fronte di una diminuzione dello 0,8 per cento delle altre imprese. Questi sono i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio (fonte InfoCamere) elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Le imprese straniere aumentano in tutte le regioni italiane. La crescita è stata più rapida in Campania (+12,9 per cento) e nel Lazio (+7,7 per cento). L'Emilia-Romagna con il +2,7 per cento è quattordicesima, superata da Lombardia (+5,8 per cento) e Veneto (+4,7 per cento).

La forma giuridica

La componente più cospicua è data innanzitutto dalle ditte individuali (+714 unità, +2,0 per cento), nonostante gli effetti della crisi ne contengano l'aumento. Esse costituiscono l'83,8 per cento delle imprese straniere. Sempre più risulta determinante la rapida crescita delle società di capitale (+436 unità, +15,9 per cento), sostenuta dall'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata. Questa ha contribuito alla lieve riduzione delle società di persone (-0,2 per cento). Aumentano anche le cooperative e i consorzi (+2,7 per cento).

Settori di attività economica

La tendenza positiva origina sostanzialmente dai servizi (+1.104 imprese, +5,3 per cento). In particolare, l'incremento è determinato soprattutto dall'aumento delle imprese del commercio (+365 unità, +3,4 per cento), nonostante la debolezza dei consumi, e di quelle dei servizi di alloggio e ristorazione (+233 unità, +6,4 per cento), per la quasi totalità realizzato dalla ristorazione. L'aumento è rilevante anche per le imprese delle altre attività di servizi (+13,1 per cento, +170 unità), trainate dai servizi per la persona (+14,4 per cento). Variazioni minime negli altri macro settori, in aumento per agricoltura e costruzioni, lieve in diminuzione nell'industria.

(Fonte: ufficio stampa CCIAA RE)

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