Lunedì, 26 Ottobre 2015 12:14

Bail-in: fondamentale per il risparmiatore capirlo per saperlo affrontare In evidenza

Scritto da

Il primo gennaio 2015 è entrato in vigore nell'Unione Europea una direttiva denominata "Banking Recovery and Resolution. La nuova disciplina scatterà per l'Italia a gennaio 2016, e sostanzialmente ribalta la logica precedente: svincola gli Stati dalla responsabilità di prestatore di ultima istanza ufficializzando il "modello Cipro". -

Parma, 26 ottobre 2015 -

Era la primavera del 2013 quando il piccolo stato di Cipro - orami sull'orlo del baratro a causa della sua forte esposizione, sull'allora già vacillante, economia Greca - fu utilizzato dall'Unione Europea come cavia per un esperimento socioeconomico. Le dimensioni tutto sommate ridotte della sua economia in rapporto all'aggregato macroeconomico rappresentato dai paesi aderenti all'Euro, lo rendevano la cavia ideale.

I conti correnti bancari ciprioti superiori ai 100 mila euro, furono oggetto di un prelievo forzoso del 37,5%. In quella occasione Wolfgang Schaeuble l'attuale ministro delle finanze tedesco - protagonista anche della trattativa/tragedia greca - dichiarò: "È necessario che i correntisti contribuiscano quando c'è da salvare una banca, anche per porre un freno agli azzardi morali". Furono giorni drammatici dove molti cittadini ciprioti, non super-ricchi ma semplici appartenenti alla classe media, perdettero una fetta importante dei loro risparmi, in gran parte frutto di una vita di lavoro e spesso unico sostentamento per la vecchiaia. Venne così forgiato il modello europeo.

Il primo gennaio 2015 è entrato in vigore nell'Unione Europea una direttiva denominata "Banking Recovery and Resolution" con il duplice obiettivo di prevenire le crisi degli intermediari finanziari e, nel caso in cui esplodano, risolverle con rapidità ed efficienza. Fra le innovazioni introdotte spicca per interesse e timore tra i non addetti ai lavori, il cosiddetto bail-in o salvataggio interno, in contrapposizione a quanto fatto in passato tramite il bail-out dove gli aiuti alle banche in difficoltà (alfine di evitare un'altra Lehman Brothers del 2008) erano pubblici/statali.
La nuova disciplina scatterà per l'Italia a gennaio 2016, e sostanzialmente ribalta la logica precedente: svincola gli Stati dalla responsabilità di prestatore di ultima istanza ufficializzando il "modello Cipro".
Nella gerarchia delle responsabilità si procederà dagli investitori più sofisticati fino ai correntisti, tutelati solo fino a 100 mila euro a testa dal Fondo Interbancario di tutela dei Depositi.
In pratica l'orientamento dei governi e delle autorità si è modificato e chi ha investito nella banca sarà chiamato preliminarmente a pagare i danni pesando meno possibile sulla collettività. A questo punto cambia radicalmente il paradigma del correntista che diviene compartecipe delle perdite della banca.

Il decreto legislativo italiano che recepisce la norma comunitaria contrasta con quest'ultima per precisione e chiarezza, stante il testo attuale, la questione più critica riguarda l'obbligo di differire la diffusione al pubblico della notizia relativa alla procedura di risoluzione, sino al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E non solo, lo stesso Presidente della Consob riferisce che in un altro passaggio del testo si prevede "in caso di cessione di beni e rapporti giuridici di un intermediario in crisi, non si applichino gli obblighi di comunicazione riguardanti le partecipazioni rilevanti in società quotate". Potrebbero quindi sorgere situazioni potenzialmente determinanti un danno per gli investitori, correntisti compresi. La scelta di far prevalere la stabilità a scapito della trasparenza potrebbe generare effetti controproducenti rispetto allo stesso obiettivo di mitigare gli effetti sistemici degli shock che colpiscono gli intermediari finanziari.
Inoltre, da più parti vengono sollevate critiche al sistema creditizio italiano che vede almeno 5 istituti in grave crisi e, soltanto due nella serie "A" dell'eurozona, (a tal proposito si legga il ventesimo rapporto della Fondazione Rosselli). Anche l'"ABI Monthly Outlook", ovvero il bollettino statistico a cura dell'Associazione Bancaria Italiana, conferma la situazione precaria del sistema: bisognoso di pesantissime ricapitalizzazioni e/o di un intervento statale attraverso la costituzione di una Bad Bank.

A chiudere il cerchio ci pensa poi Massimo Proverbio - Senior Manager di Accenture - secondo il quale le sinergie collegate al consolidamento del settore bancario, non saranno sufficienti a compensare la perdita di redditività a cui sono esposti gli istituti di credito italiani.
Anche per un semplice risparmiatore, scegliere la propria banca diviene fondamentale. Allora che fare?
Cipro o non Cipro, questo è il problema; perché quello che è capitato a pochi può capitare a molti.
Torna allora alla memoria la storica silenziosa affidabilità degli istituti Svizzeri – i piccoli in particolare. In secoli di storia sono stati e sono tutt'ora, la cassaforte del mondo. Non tralasciando che, grazie ad oculati investimenti nei mercati mondiali, molti di essi riescono a garantire performance sugli investimenti molto superiori a quanto è ottenibile presso i classici istituti italiani.

E allora non si cada nell'errore dell'eccesso di prudenza. Aprirsi un conto in Svizzera non è del tutto azzardato. Tutti i cittadini di uno stato appartenente alla Comunità Europea hanno diritto ad aprire un conto corrente in qualsiasi stato membro anche se non aderisce all'unione monetaria. Il trasferimento di somme di denaro su un conto estero è un atto perfettamente legale purché, chiaramente, le cifre trasferite vengano versate tramite canali in chiaro e siano di provenienza lecita. È opportuno ricordare che la corretta esistenza e la gestione di un conto corrente all'estero, a prescindere dalla sua consistenza, prevede in ogni caso l'obbligo della compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Mario Vacca Alessandro Bartoli

È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"