Non bastava la Xylella fastidiosa, agente del complesso del disseccamento rapido dell'olivo, ora anche la frode in commercio rischia di mettere a repentaglio il patrimonio oleario nazionale ricco di ben 350 cultivar.
di Virgilio, Parma 11 novembre 2015 -
Una tregua non scritta di sei mesi, giusto il tempo di aprire e poi richiudere i cancelli di Expo 2015, e il settore agricolo torna alla ribalta per tutto quello che non è stato rappresentato all'Esposizione universale, tutta dedicata all'agricoltura sostenibile e alla nutrizione del pianeta ma ben poco alla collaborazione e condivisione a quanto pare.
Solo 10 giorni dopo, con i padiglioni ancora in fase di disarmo, ecco tornare alla luce l'antica diatriba tra primario e terziario.
Purtroppo alle croniche diatribe tra settore primario e industria, si veda la protesta degli allevatori contro le multinazionali del latte, tornano alla ribalta le frodi in commercio, guarda a caso proprio nel settore oleario che sta tentando di uscire dalla crisi dell'ultimo anno.
La scorciatoia individuata per fare "bilancio", questa volta sarebbe stata intrapresa da ben 7 importanti marchi che, almeno stando alle indagini condotte dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, avrebbero "spacciato" per extra vergine olio di seconda categoria ovvero Olio vergine di Oliva.
Una frode in commercio che, occorre ribadirlo, non incide sulla salute del consumatore ma solo sul suo portafoglio.
Non bastava la Xylella fastidiosa, agente del complesso del disseccamento rapido dell'olivo, che sta martoriando i produttori salentini, ora anche lo spettro delle frodi si affaccia all'orizzonte dell'olivicoltura nazionale mettendo a repentaglio il patrimonio oleario ricco di ben 350 cultivar e non solo di poche decine come è il caso della Spagna.
Una tegola che proprio in questo momento di crisi non doveva cadere sulla testa degli olivicoltori che, in questa nuova campagna, tentavano di recuperare almeno una parte delle perdite della nefasta raccolta 2014.
Invece, il cartello delle industrie, pur di mantenere i prezzi bassi, ha inteso mortificare il mercato colmando le bottiglie con l'84% di olio non italiano.
A fare emergere la cosa sarebbe stato un articolo de "Il Fatto Quotidiano" dell'1 novembre nel quale denunciava "Un presunto cartello dell'olio italospagnolo che tiene bassi i prezzi, bypassa la qualità del prodotto ed elude le regole sulla concorrenza, ottenendo il marchio made in Italy pur avendo solo il 16% di olio italiano. Lo denuncia il nucleo di intelligence anti frode dell'Agenzia delle Dogane, che dal 2009 al 2013 ha redatto una serie di report che sono stati tutti secretati dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulle contraffazioni".
"Da mesi – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – abbiamo rafforzato i controlli soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014, il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione".