di Lamberto Colla ---
Parma, 10 novembre 2013 -
Gli effetti della crisi economica più pesante dell'era moderna si espandono rapidamente andando a soffocare quel tessuto produttivo che ha portato l'Italia ai vertici mondiali. Quel tessuto di piccole e medie imprese che hanno qua e là contribuito a creare quei distretti produttivi di eccellenza un po' in tutto il paese.
Un patrimonio economico e intellettuale che si è autoalimentato attraverso molto lavoro, molta volontà dei singoli contando sull'arricchimento e conservazione dei know how.
Un patrimonio immenso noto agli albi delle camere di commercio e al fisco ma non all'opinione pubblica perché imperativo era LAVORARE, INVESTIRE e RISPARMIARE.
Un popolo di persone, imprenditori, operai, impiegati, sconosciuti perché riservati lavoratori e per lo più ottimi cittadini, consumatori abituali di generi italiani che, con il sudore del loro lavoro, hanno accantonato i quattrini per costruirsi il nido ove radicare la propria famiglia e sognare un futuro migliore non per sé ma per per i propri figli. Il sacrificio non ha mai schiantato queste donne e uomini straordinari perché il motore girava alimentato da quel magico carburante che era la Speranza.
- Il Declino sta distruggendo le fondamenta economiche italiane -
Nel 2010 gli individui in condizioni di gravi difficoltà economiche erano il 6,9%, nel 2012 sono passati al 14,3%. La grave deprivazione economica sta intaccando quella classe di soggetti con reddito familiare prossimo alla media nazionale. L'emergenza nazionale ormai è la povertà.
Povertà che si è materializzata dalla nostra incapacità di crescita. Un Paese che premia le grandi società in default e strozza i tanti piccoli imprenditori che, con la propria gente e l'indotto generato, stanno alimentando (sempre meno) le tasche del fisco. Soggetti poco noti alle cronache mondane ma molto ben conosciuti e rintracciabili dal mostro assetato di denaro quale è il fisco.
Quel drago a cento teste (il numero di tasse che opprimono l'italiano) che da Roma, attraverso il terminale elettronico, rastrella soldi per conto dell'Unione Europea. Già perché la politica economica e finanziaria la fanno gli altri, quelli che a Bruxelles hanno visto la ricchezza dell'italiano "risparmioso e patrimonializzato" e ambiscono a portare a casa - ovviamente gratis - le nostre imprese di eccellenza. Imprese tra le quali non annovero l'Alitalia o Telecom già saccheggiate dai nostrani capitani d'impresa.
Attenzione, appena quel ceto medio sarà stato quasi totalmente fagocitato dalla povertà l'Italia sarà inesorabilmente finita. Verrà colonizzata prima e depredata dopo. Per decenni non avrà più la forza di rialzarsi in quanto priva di risorse e soprattutto di RISORSE UMANE capaci, professionalmente preparate e fortemente motivate al FARE per sè, la propria famiglia e il proprio territorio di nascita.
- Spending review e soppressione degli enti inutili -
Intanto prosegue l'avvicendamento dei commissari per la spending review. Dopo Bondi, oggi all'ILVA di Taranto, tocca a Carlo Cottarelli rinfrescare le speranze di una globale riorganizzazione dei costi dell'apparato centrale. Un'impresa a quanto pare al limite dell'impossibile se ancora, ad esempio, resistono nelle loro funzioni tutta quella massa di "Enti inutili o come meglio indicato dal Consiglio dei Ministri ENTI IMPROPRI" catalizzatori di pubbliche frisorse senza scopo se non quello di alimentare consigli di amministrazione e organici di personale parcheggiati e in attesa di compiti e riqualificazioni.
Il Governo Monti aveva classificati circa 500 di questi istituti per una spesa corrente di circa 10 miliardi l'anno. Dal 2008 solo 49 sono stati cancellati mentre per gli altri una nuova occasione di vita o "rilancio" alla fine viene trovata.
E pensare che la rincorsa al disboscamento degli enti risale al 1956 con l'adozione della prima legge ad hoc.
In questo marasma di "Enti Impropri", "Province da sopprimere" e Centri di costo da aggredire, il signor Cottarelli non dovrebbe incontrare troppa difficoltà per fare una bella figura e riuscire a tagliare un po' di spese dai conti dello Stato.
Dall'indagine di "Panorama" del 30 ottobre sarebbero almeno 295 i miliardi recuperabili dai conti della spesa pubblica su un monte complessivo di 807 dei quali 1,3 miliardi/anno destinati a consulenze.
Staremo a vedere se questo Governo delle Larghe Intese riuscirà a intendersi anche sulla scelta dei costi da alienare.
- Ridare speranza attraverso il lavoro -
Concludendo, se non si inverte immediatamente la tendenza non ci sarà più scampo.
Paradossalmente oggi è più importante dare risorse ai bravi e capaci piuttosto che intervenire sulla emergenza povertà. Perché solo i bravi riusciranno a creare nuovi posti di lavoro. Il lavoro la vera priorità nazionale.
E' emblematico il caso degli incentivi all'occupazione. La stima era di ottenere circa 250.000 nuovi posti di lavoro mentre il dato a consuntivo è stato di soli 13.000.
Non per mancanza di volontà da parte degli imprenditori ma per mancanza di lavoro. Infatti quei 13.000 altro non erano che soggetti già assunti in modo precario che hanno goduto di una agevolazione per poter essere confermati a tempo indeterminato.
Ecco quindi che recuperando risorse dalla spending review e premiando la meritocrazia si potrà generare nuova forza propulsiva alla nostra economia. Nuovi posti di lavoro verranno messi a disposizione e la povertà tornerà a regredire attraverso una migliore distribuzione di ricchezza.
E' giunta l'ora di finirla con la DEMAGOGIA e con i PRIVILEGI ai sempre soliti CONOSCIUTI ma RICONOSCIUTI IDIOTI.
Provate a dare una chance agli onesti e capaci?