di Lamberto Colla ---
Chi sono e cosa chiedono i cosiddetti “forconi”? Una protesta che sta raccogliendo consensi tra la popolazione ma a rischio di infiltrazioni “violente”. D’altra parte si corre il rischio di legittimare la “disobbedienza civile” se il Governo rapidamente non darà segnali di un radicale cambiamento.
Parma, 15 dicembre 2013 -
I camionisti dicono di non essere rappresentati dal movimento dei “forconi” perché rappresenterebbero solo un a minoranza del 15%, ciononostante una certa simpatia sta dilagando tra la popolazione. A Parma e a Modena i presidi sono stati all’insegna della civiltà e della cordialità. Il “Blocco” era più che altro simbolico. Un rallentamento del traffico in uscita utile a distribuire i volantini attraverso i finestrini delle auto in transito accompagnati dallo slogan “unitevi a noi”.
Niente di paragonabile con quanto le cronache hanno riportato circa i tafferugli e gli scontri violenti di Torino.
Una protesta che però ha raggiunto tutta la popolazione. L’argomento più diffuso in questi giorni era proprio legato a questo evento. Non tanto per la protesta in sé ma per i contenuti. La crisi ormai si fa realmente sentire e tutto quanto giustifichi questo difficile momento ha presa su una larga fascia di cittadini.
Ciò che maggiormente disturba, almeno raccogliendo le considerazioni di strada, è l’immobilismo della politica e soprattutto quel perseverare nel mantenere anche i più “miseri” privilegi a loro favore.
Sembra che la crisi non tocchi i “politici” e i loro diretti apparati.
A ciò si aggiunga che la Corte Costituzionale ha giudicato “illegittimo” il sistema elettorale “porcellum”. Un motivo in più per fare gridare vendetta e chiedere la caduta non solo del Governo ma di tutto il Parlamento.
Lo scioglimento anticipato del Parlamento sarebbe, molto probabilmente, un disastro per la nostra economia ma una “soddisfazione” per molti che ormai non reggono più le solite manfrine. Tagli alla politica che poi non vengono operati, l’IMU che viene tolta e immediatamente rientrata dalla finestra, e come se non bastasse si aumentano le accise e i tagli alle pensioni d’oro risparmiano la categoria dei Parlamentari in quanto non pensioni ma vitalizi. Si aggiunga la stretta creditizia, soffocante per le piccole imprese, mentre ancora di manica larga per le più grandi e spesso inefficienti imprese del nostro Paese e il gioco è fatto. La gente ascolta, attende pazientemente e intanto soffre. Chi ancora ha risparmi vede alleggerirsi il portafoglio e chi risparmi non ha più vive nella indigenza e in una sempre più opprimente solitudine. Una situazione che sta accumulando tensioni sociali che non si immaginava di tornare a conoscere i cui effetti sono difficili da prevedere e, proprio per questa ragione, pericolosi.
- “Quando un Governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre” (Sandro Pertini) -
“Ribellarsi è un dovere” è scritto sul volantino distribuito ai presidi dei “forconi”. E, subito sotto, quasi a legittimare azioni di ribellione, viene riportata una frase di Sandro Pertini, uno dei capi di stato più amati e popolari, fors’anche per le sue esultazioni da “tifoso” ai gol di “pablito” dei mondiali dell’82. “Quando un Governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre” così parlava Sandro Pertini.
Frase d’effetto che se interpretata alla lettera e non nel suo significato metaforico, così come voluto dall’amato Presidente, potrebbe innescare reazioni violente di qualche esagitato o ancor peggio di qualche gruppo di estremisti che poco avrebbero a che fare con una legittima e sacrosanta protesta. Un rischio che può essere disinnescato solo ed esclusivamente dal Governo, non attraverso proclami di condanna bensì attraverso impegni e fatti da realizzare nel brevissimo tempo.
E’ in questi momenti di tensioni sociali che si misura la sensibilità e la determinazione di un Governo a lavorare per la collettività invece che per l’autoreferenzialità.
- Confidiamo nei “quarantenni” nella speranza che i “sessantenni” non facciano sgambetti -
Renzi e Salvini sono gli ultimi esempi di una chiara volontà di cambiamento. I numeri raccontano di una talmente larga maggioranza a loro favore che sarebbe da suicidi pensare che i risultati usciti dall’interno del PD e della Lega non valgano anche per gli altri movimenti e partiti politici. Altrettanto vale anche per quel bacino di milioni di italiani indecisi o che hanno disertato le ultime chiamate elettorali.
Due vittorie che hanno sentenziato, in maniera civile e democratica che è ora di cambiare radicalmente e sostanzialmente. “Basta alla solita politica”, questo il messaggio che è uscito dalle urne delle primarie del PD e della Lega. Diamo fiducia ai giovani.
Ma il timore è che qualche “volpone trombato”, anziché portare il contributo di esperienza alle nuove leve, decida di seminare qualche trappola qua e là per trovare l’appiglio per una loro personale “rinascita” o solo per una personale soddisfazione.
Come diceva Andreotti, “il potere logora chi non ce l’ha”.
Auguriamoci che questo non accada e che il senso di responsabilità abbia il sopravvento sull’orgoglio personale.