Di Andrea Caldart(Quotidianoweb.it) Cagliari, 14 dicembre 2024 - Negli ultimi mesi, un’inversione di narrativa senza precedenti si è delineata nelle cronache internazionali. Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un tempo considerato il braccio di al-Qaeda in Siria e classificato come organizzazione terroristica dalla maggior parte dei paesi occidentali, sembra ora emergere come il nuovo volto della politica siriana, sostenuto da un’insolita alleanza di media e leader politici occidentali.
La Siria cambia padrone. Dal dittatore i Bashar al Assad all’ISIS. Il Califfato sta tornando? C’è da giurarci, nonostante le parole da navigato politico del capo Hezbollah che ha preso possesso di Damasco. Abu Mohammed al-Jolani. Quarantatré anni, vero nome Ahmed Husseyn al-Shareh, figlio di un militante del partito filonasseriano Ba’ath, nato in una famiglia benestante e cresciuto in un ricco quartier di Damasco.
di Gloria Callarelli Fahrenheit2022.it 13 dicembre 2024 -
Il Governo francese conferma la morte del Sergente delle Forze Speciali Nicolas Mazier, dell'Unità numero 10 del Commando Paracadutisti, ucciso combattendo l'ISIS.
Di Flavia De Michetti Roma, 5 agosto 2023 (Quotidianoweb.it) - Il gruppo dello Stato islamico ha annunciato, nella giornata di ieri, la morte in Siria del suo poco conosciuto leader, Abu Al-Hussein Al-Husseini Al-Qurayshi (“Qurayshi” in arabo: khalifa, ‘califfo’), che guidava l'organizzazione estremista da novembre.
La Procura di Bologna nell’ambito di una indagine diretta dal Procuratore Capo, Dr. Giuseppe AMATO e dal Sostituto Procuratore, D.ssa Antonella SCANDELLARI, ha emesso, in data 10.02.2020, un provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico di un cittadino tunisino per il reato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale, art. 270 quinquies del codice penale.
Il provvedimento, frutto dell’attività di indagine svolta dalla Sezione Antiterrorismo della DIGOS di Bologna e di Parma e dal Compartimento Polizia Postale di Bologna - con il coordinamento della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione - Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno - e del Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, trova fondamento nei gravi elementi indiziari a carico dell’indagato in ordine al reato di auto addestramento ad attività con finalità di terrorismo, nonché dalla sussistenza del fondato pericolo di fuga in seguito a reiterati viaggi compiuti dal soggetto in Tunisia senza che siano emerse notizie riguardo ai suoi spostamenti.
Lo scorso 11 febbraio, personale delle DIGOS di Bologna e Parma e del Compartimento Polizia Postale di Bologna hanno provveduto ad eseguite il fermo del tunisino, che era costantemente monitorato da personale della Digos, notificandogli il provvedimento, eseguendo una perquisizione domiciliare ed associandolo presso il carcere di alta sicurezza di Parma, a disposizione dell’A.G. di Bologna.
L’indagine trova origine nell’attività di contrasto al cyberterrorismo, svolta nelle prime fasi dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Perugia, in collaborazione con le DIGOS territoriali, che permetteva mediante account di “copertura”, di individuare un profilo WhatsApp inserito in un gruppo denominato “gli estranei”.
Il gruppo, il cui logo mostrava un’immagine rappresentativa dello Stato islamico, aveva come scopo anche lo scambio di messaggi propagandistici. L’utilizzatore del profilo individuato veniva localizzato anche in altri due gruppi WhatsApp: “i canti dello stato islamico” e “l’esercito del califfato”.
Il target, attivo nei gruppi, veniva costantemente monitorato; si poteva così constatare che l’utente, nel tempo, provvedeva a modificare l’immagine del proprio profilo, esibendo una fotografia raffigurante tre fucili mitragliatori automatici (AK47).
Il personale della Polizia Postale, grazie ad una puntuale attività di Osint (Open Source Intelligence) verificava che l’account osservato apparteneva ad un’utenza mobile italiana, utilizzata da un giovane (24 anni) operaio edile, di origini tunisine, regolarmente soggiornante nel territorio nazionale ma di fatto localizzato nella provincia di Parma.
Le indagini, conseguentemente affidate alla Procura di Bologna in ragione della competenza territoriale venivano delegate al Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna e congiuntamente alle DIGOS di Bologna e Parma.
In tale ambito il Compartimento Polizia Postale acquisiva ulteriori elementi valutativi sulla personalità dell’uomo, consentendo di individuare altri due profili Facebook a lui ricollegabili, dai quali si rilevava una sua spiccata inclinazione alla cultura dello Stato islamico e alla lotta armata, non risparmiando apprezzamenti (like) e iscrizioni a pagine ad esse dedicate.
Nel tempo, l’acuirsi della pericolosità delle condotte del soggetto, rilevata dal costante monitoraggio dei profili social in uso, consentiva alla Procura della Repubblica di Bologna di emettere un decreto di perquisizione personale, locale e informatica nei suoi confronti, attività eseguita nel giugno 2019 da personale della Polizia Postale di Bologna in collaborazione con le DIGOS territoriali.
Durante le operazioni di perquisizione veniva sequestrato un cellulare e diversi documenti rilevatisi di notevole valore investigativo.
L’analisi eseguita dal personale della DIGOS e della Polizia Postale di Bologna ha riguardato i dati dello smartphone che hanno rilevato la presenza di migliaia di immagini con foto che ne ritraevano alcuni dei membri più importanti, scene di guerra nei territori medio orientali ed esecuzioni capitali e 40 video esplicativi delle varie tecniche operative utilizzate da gruppi jihadisti nonché istruzioni o meglio “lezioni” per giungere al confezionamento di ordigni artigianali mediante l’uso di materiale di facile e quotidiana reperibilità. Presenti anche schede con “consigli” dove si trovavano illustrate, attività operative per realizzare bombe tipo molotov e tipo ANFO, su tecniche di combattimento, e raccomandazioni per eludere inseguitori, evitare la cattura e, tra l’altro, tecniche utili per liberarsi da un ammanettamento, nonché metodi per occultare un cadavere, ma anche tecniche di disarmo e difesa da minacce armate.
I documenti rinvenuti (anche cartacei) mostravano importanti elementi relativi al crescente processo di radicalizzazione del tunisino essendo stati rilevati evidenti segni di adesione ed esaltazione della jihad e/o del martirio di soggetti mussulmani in omaggio ad Allah (emergente anche in taluni video rilevati nella memoria del cellulare).
A tale quadro indiziario si sono aggiunti altri importanti elementi emersi a seguito delle analisi svolti dalla DIGOS dei dati contatti telefonici che mostrano l’inserimento dell’indagato in una cerchia relazionale internazionale di soggetti appartenenti ad ambienti jihadisti. Si tratta di contatti rilevati nelle piattaforme di comunicazione telematica quale Telegram e WhatsApp che risultano difficilmente intercettabili e contatti telefonici con utenze straniere riferibili a nazioni estere Tunisia, Algeria, Filippine, Yemen, Gran Bretagna, Stati Uniti ed altre ancora che hanno mostrano sequenzialità e coincidenze significative in relazione ai dati dei file scaricati e memorizzati nel cellulare.
Alla luce di detti elementi il GIP del Tribunale di Parma in data 13.02.2020, ha convalidato il Fermo della Procura di Bologna ed applicato nei confronti dell’indagato la custodia cautelare in carcere sostenendo che “… Sussistono, pertanto, gravi indizi di colpevolezza a carico del fermato in ordine al delitto di cui all’art. 270 quinquies c.p.”, che “.. abbia realizzato comportamenti univocamente finalizzati alla commissione delle condotte di terrorismo di cui all’art. 270 sexies c.p.” e che “…deve essere valutata quale concreta, specifica ed inequivocabile condotta dell’indagato tesa ad auto-addestrarsi per realizzare un programma terroristico proposto dalle molteplici strutture jihadiste affiliate all’ISIS…”.
Sono in corso ulteriori indagini anche in relazione allo sviluppo del materiale sequestrato e dei contatti riferibili a contesti nazionali ed internazionali.
(in allegato la presentazione in formato pdf)
Vergognoso atto vandalico in provincia di Parma.
Di Nicola Comparato Felino 4 febbraio 2020 - A Felino, all'inizio di via Galilei, il muro della Madonnina, è stato imbrattato con alcune scritte inneggianti al gruppo terroristico denominato Isis. Grande la rabbia dei cittadini residenti nel vedere questo atto vandalico ma anche sacrilego effettuato con l'utilizzo di una bomboletta spray.
Nel territorio parmense, come del resto in tutta Italia, non è la prima volta che ci si imbatte in questo genere di situazioni, ma in questo caso, che si tratti di veri simpatizzanti dell'Isis o semplicemente di qualche stupido vandalo, il gesto è del tutto insensato e inaccettabile.
I residenti, secondo alcuni post pubblicati sui social network, si sentono abbandonati e chiedono maggior controllo e sicurezza a chi di dovere, nella speranza che un fatto simile non si ripeta, augurandosi che il colpevole venga trovato dalle autorità e punito in modo esemplare. Lo stesso fatto è accaduto anche a Stradella di Collecchio con le medesime modalità.
E’ stata la forza di terra più determinata a distruggere lo Stato islamico in terra di Siria. Oggi il popolo curdo è lasciato solo a difendersi dalla Turchia.
di Lamberto Colla Parma 13 ottobre 2019 - C’è solo una parola per definire l’atteggiamento delle diplomazie occidentali in questo frangente: vigliaccheria.
E’ stato sufficiente il “cinguettio” di Donald Trump che annunciava l’intenzione di ritirare le truppe dalla Siria che le colonne dei blindati hanno lasciato le caserme turche alla volta dei territori curdi siriani e solo 24 ore dopo i missili con la “mezza luna” avevano già solcato i cieli e fatto le prime vittime civili.
Una missione contro le ultime nicchie del terrorismo islamista, è la giustificazione di Erdogan, che però lasciano aperti molti dubbi e poche speranze per il popolo curdo che occupa le terre nel nord della Siria.
E purtroppo è nota l’idiosincrasia turca verso il popolo curdo che da secoli chiede quantomeno una identità e una autonomia regionale da sempre negata con forza dalle autorità ottomane prima e turche poi.
Divieti di lingua ma anche di folklore e costumi curdi per arrivare a torture e violenze inaudite pur di cercare di negare l’identità curda. Almeno 50.000 sarebbero i morti curdi sulle coscienze turche ma è vietato di parlare di genocidio proprio per il veto posto dalla Turchia all’ONU sullo specifico argomento.
Ebbene, sino a ieri abbiamo osannato le coraggiose ragazze soldato che hanno sconfitto i terroristi del Daesh (Daesh Sigla di Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham - Stato islamico dell'Iraq e del Levante-, in precedenza ISIS) subendo violenze sessuali, torture e mutilazioni prima di essere giustiziate e oggi si volta le spalle a questi, che ancora vivono nelle macerie, divenuti essi stessi prede della vendetta turca.
Avrebbe potuto essere una buona occasione per negoziare, se non uno stato indipendente una regione autonoma per il popolo curdo sparpagliato tra Iraq Siria e Turchia, e invece restiamo qui inermi a osservare un probabile nuovo massacro, perché di genocidio non si può parlare.
Attenzione ai formalismi e non alla sostanza sembra essere l’imperativo delle diplomazie occidentali, sempre più deboli e incapaci su ogni fronte.
Sarebbe sufficiente che Putin e Trump prendessero in disparte Erdogan per ricondurlo alla ragione. E invece siamo costretti a ascoltare le reazioni e le dichiarazioni, all’acqua di rosa ma con toni perentori, dei nostri diplomatici.
Erdogan, invece, è così terrorizzato dal proseguire a far quel che vuole e anzi minaccia di mandarci i profughi che “detiene legalmente”, facendo il lavoro sporco per nostro conto a fronte di un compenso di 6 miliardi di Euro donati dall’Unione Europea per nascondere le magagne agli occhi televisivi e quindi al mondo intero.
Ecco quello di cui le nostre diplomazie son capaci di fare: comprare.
Incapaci e vigliacchi, ecco quello che tutti noi siamo. Stiamo coprendo una nuova vergogna.
Da oggi i Turchi entrano di buon diritto nel club dei “Nostri splendidi Alleati”.
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(Per leggere i precedenti editoriali clicca qui)
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Continua la sequenza di attacchi verso inermi cittadini seguendo la tecnica palestinese. Questa volta è accaduto a Marsiglia dove un furgone ha preso di mira due fermate del bus e una persona ha perso la vita mentre un'altra è stata ferita.
Mentre in Spagna è aperta la caccia all'autista della strage sulla Rambla, a Marsiglia, dove peraltro inizialmente si riteneva vi fosse un collegamento con i fatti spagnoli, un trentacinquenne incensurato e perciò non inserito nella lista identificata con la "S" destinata ai radicalizzati, ha preso d'assalto due fermate dell'autobus.
La polizia ha bloccato quello che potrebbe essere l'attentatore ma ha chiesto comunque alla popolazione di non avvicinarsi alla zona del porto in quanto le operazioni sono ancora in corso.
L'ISIS rivendica l'attentato di Barcellona e annuncia un più grave attentato, fortunatamente sventato a Cambrils in piena notte. L'Italia per quanto ancora resterà indenne da attacchi?
di Lamberto Colla Parma 18 agosto 2017 -
13 morti e un centinaio di feriti, molti dei quali gravi, è il risultato dell'attacco avvenuto a Barcellona ieri pomeriggio.
Ma quello che lascia perplessi è l'organizzazione ancora ben strutturata delle cellule terroristiche comandate dallo "stato islamico" ormai ridotto a un lumicino.
Infatti, a poche ore dall'attacco alle Ramblas, ecco uscire un manifesto che, nel rivendicare la paternità dell'azione terroristica, ne annuncia uno ancor più violento (vedi foto copertina). E così all'una di notte la polizia spagnola è riuscita a intercettare e annientare i componenti di un commando pronto a una nuova e più grave "matanza".
5 terroristi, armati e carichi di esplosivi che a Cambrils, località balneare a 120 km da Barcellona, sono stati intercettati e uccisi dalla polizia spagnola.
Se la Spagna è diventato un nuovo terreno di battaglia, alla pari lo potrà diventare anche l'Italia. Cadono infatti le giustificazioni che sostenevano le ragioni degli attacchi in Belgio, Francia e Regno Unito (numero di foreign fighters, mancata integrazione delle seconde generazioni ecc...).
Tutto ciò conduce a considerare che i prossimi attacchi avverranno "dove" sarà possibile e dove sono presenti cellule sufficientemente organizzate.
Ecco quindi che le azioni di prevenzione e di ascolto, da parte dei servizi, delle polizie locali e il contributo dei cittadini, potranno ridurre notevolmente il rischio di attentati.
L'Italia, inoltre, sarà sempre più nel mirino dei terroristi soprattutto dopo il successo ottenuto dal Viminale sul fronte dei migranti riuscendo a bloccare il corridoio degli sbarchi, almeno sino a quando l'accordo con la Libia (Cirenaica in particolare) reggerà.
La sicurezza passa anche attraverso gli occhi e le orecchie di ciascuno di noi.
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