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Da terroristi a paladini della Libertà: “l’uomo forte” di Damasco e l’ambiguità dell’Occidente In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart(Quotidianoweb.it) Cagliari, 14 dicembre 2024 - Negli ultimi mesi, un’inversione di narrativa senza precedenti si è delineata nelle cronache internazionali. Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un tempo considerato il braccio di al-Qaeda in Siria e classificato come organizzazione terroristica dalla maggior parte dei paesi occidentali, sembra ora emergere come il nuovo volto della politica siriana, sostenuto da un’insolita alleanza di media e leader politici occidentali.

Il cambiamento di status dell’organizzazione è simbolicamente segnato dal discorso pronunciato dal leader di HTS, Abu Mohammad al-Jolani, nella storica Moschea degli Omayyadi a Damasco, un luogo intriso di significati religiosi e politici.

Abu Mohammad al-Jolani ha parlato da una posizione che solo pochi anni fa sarebbe stata impensabile per un leader jihadista: la grande Moschea degli Omayyadi, simbolo di un’epoca che l’ISIS stesso aveva dichiarato modello per il proprio califfato. Il suo discorso, trasmesso in diretta e amplificato da una vasta copertura mediatica, lo ha presentato come un "riformatore pragmatico", interessato a portare stabilità e prosperità in una Siria devastata da anni di guerra civile.

Questo cambiamento di narrativa ha trovato terreno fertile in Occidente. Politici e media, in particolare negli Stati Uniti e in Europa, sembrano essersi allineati a questa nuova visione di HTS, considerandolo un argine contro l’influenza di Russia e Iran nella regione.

La CNN e altri media vicini all’amministrazione Biden hanno persino descritto al-Jolani come un leader "moderato", dimenticando apparentemente il passato legame di HTS con al-Qaeda.

La transizione di HTS da nemico pubblico a potenziale alleato solleva interrogativi profondi sullo stato delle democrazie occidentali.

Non si tratta solo di un cambiamento strategico, ma di un vero e proprio stravolgimento etico. Come può un’organizzazione che, fino a pochi giorni fa, promuoveva attentati contro obiettivi civili, essere ora accolta con entusiasmo nei salotti della politica e dei media occidentali?

Strane connivenze ma tutto torna se come risaputo è ormai da tempo che, dietro al Qaeda e alle altre organizzazioni mediorientali, ci sono gli Usa che armano i ribelli per fomentare rivolte ed avere il pretesto per intervenire con guerre, guarda caso, sempre in stati ricchi di giacimenti petroliferi.

Fonti vicine all’amministrazione statunitense hanno persino suggerito che HTS potrebbe presto essere rimosso dalla lista dei gruppi terroristici. Una decisione del genere, se confermata, segnerebbe un netto distacco dalle politiche post-11 settembre, che avevano dichiarato guerra aperta al terrorismo jihadista in ogni sua forma.

Il cambio di paradigma riflette una volontà di realpolitik, ma anche un’inquietante inclinazione a riscrivere la storia in funzione di convenienze geopolitiche.

Il sostegno a HTS non è solo una questione strategica, ma anche un sintomo di un’amnesia collettiva, o anche un forte stato di demenza politica. Gli stessi Stati Uniti che hanno combattuto per due decenni al-Qaeda, pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e risorse, sembrano ora pronti a chiudere un occhio sul passato di HTS. Questa narrativa revisionista non si limita al livello politico, ma si estende anche ai media, che spesso presentano HTS come una forza di "resistenza" piuttosto che come un gruppo jihadista.

Questo episodio mette in luce una crisi di valori nelle democrazie occidentali. L’idea che un’organizzazione come HTS possa essere riabilitata a scapito della memoria storica e dei principi morali fondamentali getta un’ombra sullo stato delle istituzioni democratiche. È legittimo domandarsi fino a che punto la ricerca di vantaggi geopolitici possa giustificare una tale distorsione della realtà.

La Siria, un tempo epicentro di un conflitto devastante, potrebbe diventare il banco di prova per una nuova era di pragmatismo politico. Ma il prezzo di questa scelta potrebbe essere altissimo, non solo per il popolo siriano, ma anche per l’integrità delle democrazie che scelgono di sostenere un’organizzazione come HTS.

Il sostegno dell’Occidente a Hayat Tahrir al-Sham segna un punto di svolta inquietante. Se i principi fondanti delle democrazie possono essere sacrificati così facilmente sull’altare della convenienza, cosa rimane delle promesse di giustizia e libertà che l’Occidente ha proclamato per decenni? La risposta potrebbe rivelarsi scomoda, ma necessaria.

E mentre i nuovi attori regionali e internazionali continuano l’autopsia della Sira per spartirsi un po' di torta ciascuno, l’Europa assiste passivamente.

Foto copertina: credits dal web

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