Di Flavia De Michetti Roma, 7 marzo 2023 (Quotidianoweb.it) - La questione dei Dehors nasce dai tempi della pandemia e dalle sue restrizioni.
Ai Comuni è stato, dunque, permesso di concedere a bar e ristoranti OSP (occupazione di suolo pubblico) per far sì che i locali, dal momento che non era possibile stare all’interno delle mura, potessero comunque accogliere i clienti e, in questo modo, lavorare.
Questa situazione si è protratta per lungo tempo e le concessioni sono state oggetto di numerose proroghe.
L’ultima proroga, infatti, è arrivata con la Legge di Bilancio del 2022, che prevedeva il tacito rinnovo delle concessioni dell’occupazione di suolo pubblico fino al 2023, senza la necessità di dover richiedere nuove autorizzazioni.
Ciò comporta che coloro che già hanno installato degli spazi esterni, possono mantenerli fino al 30 giugno 2023.
Quello che invece non è stato prolungato è il discorso relativo all’avviamento ai costi, che in pieno periodo del Covid-19 erano gratuiti. In seguito, questa opzione è stata domandata ai comuni i quali, poi, hanno operato in totale autonomia.
Cosa sta accadendo?
Oggi, qualche comune, come ad esempio quello di Trevignano Romano, ha inviato notifiche di intimazione della rimozione dei dehors concessi, non considerando che la Legge di Bilancio aveva già previsto l’autorizzazione fino al 30 giugno 2023.
Inoltre, con l’approvazione del Decreto Milleproroghe, questa autorizzazione è stata ulteriormente prolungata fino al 31 dicembre 2023.
In sintesi, chi aveva avuto un’autorizzazione per l’installazione di strutture esterne non solo può mantenerli, ma può farlo fino alla fine di quest’anno.
Il problema sembrerebbe relativo alla libera interpretazione della norma da parte di ogni comune, i quali non possono obbligare alcun gestore a smontare i dehors, dal momento che vige una legge nazionale che prevede la continuità di queste concessioni.
M.I.O. Italia, un’associazione di categoria che tutela le imprese nel settore Ho.Re.Ca., Ospitalità e Turismo, si rivolge alle Amministrazioni comunali, chiedendo di non procedere in maniera diversa rispetto a quanto stabilito dal Decreto Milleproroghe.
Quotidiano Web intervista il presidente M.I.O. - Movimento Imprese Ospitalità Italia, Raniero Albanesi.
Da un punto di vista di natura economica, quali sono le problematiche che affliggono i gestori?
“Anche considerando che l’emergenza Covid sembra essere finita e fortunatamente sembra che le persone stiano ritornando a vivere tranquillamente, il problema è che con gli aumenti che hanno subito le materie prime, i costi dell’energia, oltre all’indebitamento al quale le aziende di ristorazione si sono trovate costrette a ricorrere per superare i mesi di chiusura, la marginalità lorda non è più la stessa. Anzi, è nettamente crollata. I nostri prezzi di vendita, infatti, non sono saliti allo stesso modo dell’inflazione e di alcuni centri di costo. Dunque, se è vero che il 2022 è stato un ottimo anno dal punto di vista del fatturato (88 miliardi, nel 2019, invece, 86 miliardi) è vero anche che la marginalità lorda nel 2019, è praticamente svanita nel 2022”.
“Pertanto, è errato fare paragone tra i fatturati da un punto di vista meramente numerico, ma può essere utile da un punto di vista ottimistico delle cose che, tra l’altro, sento di condividere. – spiega il presidente Albanesi - Il fatto che le persone hanno ricominciato ad uscire è un segno di ritorno alla pseudo-normalità. Tuttavia, non bisogna dimenticare che ciò che alla fine conta sono i soldi che poi effettivamente restano all’interno delle casse dei locali. Un aspetto che troppo spesso viene dimenticato”.
Cosa chiede M.I.O. Italia – Movimento Imprese Ospitalità alle Amministrazioni Comunali, che hanno intenzione di imporre multe e rimozioni?
“Il Governo ha emanato un provvedimento chiaro. M.I.O. Italia, dunque, chiede alle Amministrazioni comunali di attenersi semplicemente alle indicazioni nazionali del Governo. Ossia, i dehors devono rimanere dove si trovano ora, almeno fino al 31 dicembre 2023”.
“Personalmente, da un punto di vista economico – aggiunte il presidente di M.I.O. Italia - mi sarei aspettato che, considerata la ridotta marginalità lorda, le imposte di bollo sui dehors venissero completamente azzerate”.
Come si esprimono le Amministrazioni Comunali sulla questione e perché stanno prendendo questa decisione
“La motivazione principale è legata alla fine dell’emergenza Covid-19. Il problema ora non è più sanitario, ma economico. La pandemia ci ha costretti a chiuderci dentro casa, ma le conseguenze, che sono seguite anche ad altri accadimenti come la guerra, l’inflazione, l’aumento delle materie prime e così via, fanno sì che questi provvedimenti debbano restare attivi. Le conseguenze economiche vanno affrontate”.
Quali potrebbero essere queste conseguenze?
“Credo che la quasi totalità dei gestori non smonterà i dehors, semplicemente perché hanno l’autorizzazione a tenerli attivi. Come, al contrario, le Amministrazioni comunali, richiedono, a mio avviso, in maniera maldestra”.
Questa situazione ha creato sicuramente del malessere, come risponde M.I.O. Italia e come intende muoversi?
“L’Associazione intende sensibilizzare l’opinione pubblica, la politica e le Amministrazioni. Più di questo non possiamo fare”.
Quali sono le aspettative nei confronti del decreto Milleproroghe?
“Gli aumenti relativi ai costi dell’energia (sia gas che elettrici), abbiamo potuto tutti constatare che trattasi di pura speculazione finanziaria. Adesso il prezzo del gas è sceso di nuovo sotto i 50 euro MWh, eppure non è accaduto qualcosa che ha fatto sì che questo prezzo poi crollasse in questo modo. Questa è l’evidenza di una speculazione che non è dovuta al normale mercato”.
“A fronte di ciò, mi aspettavo una sterilizzazione almeno degli oneri di sistema, che troviamo alla voce bollette, per quanto riguarda gas ed energia elettrica anche per quelle aziende che hanno meno di 16,5 kW installati. – conclude Albanesi - La norma, infatti, lo ha previsto solo per le aziende che superano quella potenza installata. Il problema del piccolo bar è proporzionalmente lo stesso di una grande impresa; quindi, sarebbe stato opportuno anche rivalutare i costi per queste micro-aziende, che sono l’ossatura del nostro Paese”.