Di Andrea Caldart Cagliari, 8 ottobre 2022 (Quotidianoweb.it) - È stata da poco pubblicata la rianalisi estesa di uno studio sull'obbligo di mascherine a scuola pubblicata sul “Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR)” pubblicazione preparata dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Gli autori non sono riusciti a confermare una correlazione significativa tra gli obblighi di mascherine scolastiche e i tassi di casi pediatrici.
L'articolo è stato rifiutato da MMWR ma è stato pubblicato su Journal of Infection, una delle riviste scientifiche più importanti con impact factor pari a 38.
Gli autori in discussione commentano i risultati in questo modo:
Lo studio di Budzyn et al. ha esaminato 520 contee statunitensi e ha rilevato che le contee senza obbligo di maschera nelle scuole avevano registrato un aumento maggiore dei tassi di casi di COVID-19 pediatrico dopo l'inizio della scuola rispetto a quelle con obbligo di maschera nelle scuole.
In particolare, l'aumento dei tassi di casi pediatrici per 100.000 bambini a partire da una settimana prima dell'apertura della scuola fino a una settimana dopo è stato di 16,32% per il primo gruppo e di 34,85% per il secondo.
Abbiamo replicato con successo il risultato principale dello studio originale di Budzyn et al.
Un'ulteriore analisi, tuttavia, ha mostrato che i risultati non sono validi quando si analizza un campione più ampio di distretti scolastici, e nemmeno nel campione originale di distretti se esteso a un intervallo di tempo più lungo.
In particolare, quando estendiamo il campione ai distretti che hanno iniziato più tardi l'autunno 2021, che comprende una porzione molto più ampia del Paese, non troviamo alcuna associazione tra i requisiti della mascherina e i casi pediatrici.
Pertanto, utilizzando gli stessi metodi e criteri di costruzione del campione di Budzyn et al. ma con una dimensione del campione più ampia e un periodo di tempo più esteso per l'analisi, non riusciamo a rilevare un'associazione significativa tra l'obbligo di mascherina nelle scuole e i casi di COVID-19 pediatrico.
La discrepanza tra i nostri risultati e quelli di Budzyn et al. è probabilmente attribuibile all'inclusione di un maggior numero di contee, a un'area geografica più ampia e all'estensione dello studio su un periodo di tempo più lungo.
Infatti, fermando l'analisi al 4 settembre 2021, Budzyn et al. hanno escluso le contee con una data di inizio scuola mediana successiva al 14 agosto 2021.
Questa scelta sovracampiona fortemente le regioni che aprono le scuole a metà agosto, tra cui Florida, Georgia, Kentucky e altri Stati del sud.
Lo studio originale non aveva incorporato i dati di New York, Massachusetts, Pennsylvania e altri Stati che tipicamente iniziano le scuole a settembre.
Sebbene questo non pregiudichi necessariamente i risultati, mette in dubbio che i risultati di quello studio possano essere rappresentativi dell'intero Paese e suggerisce che almeno un'importante variabile geografica confondente influisce sugli studi osservazionali riguardo agli obblighi di uso delle mascherine nelle scuole degli Stati Uniti.
In Italia raccontare la verità non è facile, anzi se non è la verità che passa in tv, allora non è verità.
Questo studio ci ha colpiti perché non solo riguarda i ragazzi, ma soprattutto le tante voci e battaglie sull’utilizzo “benefico” della mascherina a scuola.
Così abbiamo chiesto un commento alla epidemiologa e biostatistica italiana Professoressa Sara Gandini, autrice di più di 300 articoli su riviste scientifiche internazionali peer reviewed.
Prof.ssa Gandini secondo questo recente studio allora è vero che le mascherine a scuola non servono?
“Per dimostrare che l’obbligo delle mascherine a scuola serve, dovremmo avere i risultati di studi randomizzati. Lo studio randomizzato danese non è riuscito a dimostrare una efficacia significativa nel ridurre i contagi. Recentemente anche il trial randomizzato per cluster del Bangladesh, che aveva mostrato un beneficio ridotto, è stato messo in discussione. Nessuno di questi studi era per altro stato condotto con gli studenti a scuola. Una pubblicazione su un grande campione spagnolo aveva mostrato più contagi negli studenti più grandi con mascherine che in quelli più giovani che non le dovevano portare.
Ricordiamo per altro che anche le mascherine comportano effetti collaterali non indifferenti. La comunicazione facciale è fondamentale specialmente nei bambini che hanno bisogno di comprendere a fondo le emozioni espresse attraverso il viso, specialmente a scuola che è il luogo per eccellenza di socialità. I giovani hanno sofferto davvero troppo per queste restrizioni che continuano ancora adesso a scuola, senza avere reali benefici. È ora di capire che contagio non vuol dire malattia e che la salute è un concetto molto più ampio della Covid-19”.
Ricordiamoci il blitz del “ministro della malattia” Speranza, quando il 29 settembre firmò un’ordinanza in extremis per prorogare di un mese nelle RSA e ospedali l’obbligo della mascherina FFP2, senza un’oggettività.
Ascoltiamo chi professionalmente, può aiutarci a capire quale sia la verità, specialmente quando la si vuole nascondere, per tutelare interessi “di profitti” di pochi, anziché la vera tutela della salute dei cittadini