I dati che emergono dall'analisi effettuata da Confcooperative Modena sui bilanci al 31 dicembre 2013 di 41 delle 45 cooperative casearie aderenti -

Modena, 21 gennaio 2015

Stabili volume di latte lavorato e numero di forme prodotte, leggero calo del prezzo medio di liquidazione del latte. Sono i dati che emergono dall'analisi effettuata da Confcooperative Modena sui bilanci al 31 dicembre 2013 di 41 delle 45 cooperative casearie aderenti. Si tratta di 29 caseifici di montagna e dodici di pianura che rappresentano il 58 per cento dei 78 caseifici attivi in provincia di Modena a fine 2013 (371 nell'intero comprensorio del Parmigiano Reggiano).

«Nel 2013 il latte conferito alle nostre cooperative ha superato 1,74 milioni di quintali, rimanendo sostanzialmente stabile nelle quantità (4 mila quintali in più rispetto al 2012) – afferma il direttore di Confcooperative Modena Cristian Golinelli – Questo è accaduto nonostante sia diminuito il numero dei caseifici; ciò significa che si è rivelata giusta la politica delle aggregazioni tra cooperative che stiamo portando avanti da qualche anno».

Dei 41 caseifici monitorati, 24 si posizionano tra i 20 e i 50 mila quintali di latte lavorato; sono sette, invece, i caseifici che lavorano oltre 50 mila quintali di latte l'anno. Nel dettaglio, i 29 caseifici di montagna (in media hanno nove soci conferenti) hanno trasformato in Parmigiano Reggiano 795 mila quintali di latte, mentre le dodici cooperative di pianura (media di 17 soci) hanno lavorato 949 mila quintali di latte. Nel 2013 in provincia di Modena sono state prodotte 622.511 forme di Parmigiano Reggiano; il 51,06 per cento delle forme è stato prodotto dai 41 caseifici aderenti a Confcooperative Modena (quasi 145 mila forme i caseifici della montagna, 174 mila quelli di pianura). Si conferma buona la resa del formaggio, che oscilla tra i 7,19 e 7,18 kg di Parmigiano Reggiano ogni cento litri di latte lavorato. L'unico dato non positivo è il calo del prezzo medio di liquidazione del latte, che l'anno scorso si è fermato a 54 centesimi al litro (era di 70 centesimi nel 2010).

«Si tratta di valori ancora accettabili, anche se in montagna i costi di produzione sono più alti rispetto alla pianura e gli allevatori hanno margini inferiori - commenta Giordano Toni, responsabile del settore lattiero-caseario di Confcooperative Modena - Purtroppo prevediamo che il latte conferito nel 2014 subirà un calo di queste quotazioni, con il rischio che gli allevatori non riescano a coprire i costi di produzione». In compenso vanno bene le vendite dirette effettuate dagli spacci aziendali: nel 2013 i quattordici caseifici di montagna che hanno il negozio hanno venduto quasi 12 mila forme (prezzo medio 11,66/kg), mentre i dodici caseifici di pianura con spaccio hanno ricavato un prezzo medio di 12,49 euro/kg dalle oltre 16 mila forme vendute.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)

L'intervento del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano all' audizione in Commissione Agricoltura del Senato sulle problematiche della filiera nell'ambito della più ampia situazione lattiero casearia italiana: versante produttivo, export e coordinamento della filiera -

Reggio Emilia, 21 gennaio 2015 -

Si è aperto con un ampio spaccato sulla situazione del comparto l'intervento del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, nel corso dell'audizione avvenuta ieri in Commissione Agricoltura del Senato sulle problematiche della filiera nell'ambito della più ampia situazione lattiero casearia italiana.
Alai ha evidenziato, in primo luogo, l'eterogeneità delle caratteristiche degli allevamenti e delle diverse condizioni produttive che connotano (anche in termini di costi) le imprese del territorio.

Nelle aree montane - ha sottolineato il presidente del Consorzio - la media produttiva annua di un allevamento è pari a 2.900 quintali rispetto ad un dato medio comprensoriale pari a 4.900 quintali. I primi 5 allevamenti - ha aggiunto - producono 535.000 quintali di latte, cifra pari a quella che realizzano, insieme, i 750 allevamenti più piccoli; una situazione analoga si registra anche a livello di strutture di trasformazione, laddove i primi 6 caseifici producono 360.000, corrispondenti a quelle che annualmente escono dai 130 caseifici più piccoli del comprensorio.

"In una situazione che registra pesanti difficoltà a carico di tutti gli allevamenti, ma con aggravi specifici per quelli operanti in montagna e per i giovani allevatori che si sono insediati più recentemente – ha proseguito Alai – non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema, perché non esistono condizioni che possano avvantaggiare un modello o una dimensione rispetto ad un'altra in una filiera in cui il protagonista è un prodotto artigianale, alle cui quotazioni si legano le prospettive di reddito di ogni tipologia d'impresa".

Il presidente del Consorzio ha poi sottolineato la delicatezza del passaggio che sta avvenendo sul versante produttivo: da una parte, infatti, con la cessazione del regime delle quote latte si passerà da una produzione contingentata per trent'anni ad un regime libero le cui ripercussioni segneranno profondamente il futuro del settore in Europa, mentre dall'altra si è già arrivati, nell'ambito del sistema Parmigiano Reggiano, alla gestione volontaria di una regolazione dell'offerta legata direttamente ai produttori, visto che proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano è l'unico ente di tutela che ha assegnato le quote latte da trasformare in formaggio direttamente agli allevatori.

A fronte della debolezza che i caseifici scontano sul versante della commercializzazione diretta (con il passaggio del prodotto a commercianti stagionatori che a propria volta si relazionano con il mondo della distribuzione), proprio il governo della produzione – ha detto Alai – è un elemento strategico, attraverso il quale, come se fossimo di fronte ad un'unica "fabbrica" – si punta ad orientare e governare il mercato, con una diretta ricaduta sull'esito delle contrattazioni e delle quotazioni, i cui andamenti sono positivi o negativi proprio in base all'entità quantitativa dell'offerta.

Nel successivo dibattito (interventi dei senatori Ruta, Latorre, Pagliari, Gaetti, Vaccari) sono stati poi affrontati diversi temi (dalle iniziative per l'export alla modulazione dell'offerta, a eventuali funzioni del Consorzio nel campo degli acquisti collettivi), riprese ampiamente, e con ulteriori richieste di approfondimento, dalla vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, Leana Pignedoli, con particolare riguardo alle funzioni istituzionali del Consorzio, alla possibilità di costituire società commerciali, alla convivenza, all'interno del Consorzio, di produttori e stagionatori-commercianti.
Nel corso dell'audizione si è parlato anche delle azioni a supporto dell'export che possono essere messe in atto da parte del Governo e dell'esigenza di nuove azioni di coordinamento della filiera che consentano al sistema legato al Parmigiano Reggiano di presentarsi sul mercato in modo più compatto e coeso.

(Fonte: Consorzio del Parmigiano Reggiano)


Tenui segnali di ripresa per il "Parmigiano" che registra un segno positivo. Inalterati i listini del burro e del Grana Padano. Contraddittori i segnali provenienti dalla crema a uso alimentare.

di Virgilio, 21 gennaio 2015 -

LATTE SPOT Leggero rimbalzo per il latte spot sulla piazza di Verona sia per il crudo nazionale sia per il pastorizzato d'origine estera (Germania e Austria). Con un +2,94% e un +3,28% le due tipologie di latte spot recuperano, almeno parzialmente, le perdite registrate in chiusura 2014. Tra 36,57 e 36,60€/100 litri di latte sono le quotazioni rilevate per il crudo nazionale alla borsa scaligera e tra 31,96 e 32,99 . /100 litri di latte quelle relative al pastorizzato estero.

BURRO E PANNA Nessuna nuova sul fronte del burro dopo il crollo dello zangolato di Parma (-14,29%) registrato nella prima seduta (9/1) del nuovo anno che registrò il prezzo a 1,20€/kg. A Milano sono stati perciò confermati i prezzi di tutte le referenze oggetto d'analisi. Nello specifico, il burro CEE rimane fermo 2,60€/kg e a 2,80€/kg il burro da centrifuga, così come pure inalterati i listini del pastorizzato (1,80€/kg) e dello zangolato (1,60/kg). Sensibile invece il rimbalzo registrato dalla crema a uso alimentare sulla piazza di Milano che con un +4,35% riposiziona il prezzo a 1,44€/kg. In totale controtendenza invece la panna a uso alimentare quotata a Verona che perde altri 10 centesimi, dopo i 10 della settimana precedente, fissando il prezzo all'interno della forbice tra 1,35 e 1,40€/kg.

burro CEE

GRANA PADANO La quarta settimana ha lasciato alterate le quotazioni dei listini del Grana Padano. Mantova e Milano hanno replicato i prezzi della precedente ottava. Confermati pertanto i listini mantovani sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura: 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. L'ultima rilevazione negativa alla borsa milanese risate allo scorso 27 ottobre. Nello specifico le quotazioni settimanali rilevate all'ombra della madonnina hanno registrato la forbice compresa tra 6,35 e 6,45€/kg relativamente al 9 mesi di stagionatura e tra 7,00 e 7,65€/kg. per quanto riguarda il prodotto di 15 mesi d'invecchiamento.

PARMIGIANO REGGIANO Piccoli e tenui segnali di ripresa per il Re dei formaggi. Dopo avere registrato il calo dell'1,1% di produzione a dicembre, finalmente i primi segnali positivi si manifestati. Alla piazza di Parma, borsa di riferimento per tutto il comprensorio del consorzio, 5 centesimi sono stati guadagnati sia per il 12 che per il 24 mesi di stagionatura. Ieri audizione in Senato per il "Parmigiano "Reggiano". Alai ha evidenziato, in primo luogo, l'eterogeneità delle caratteristiche degli allevamenti e delle diverse condizioni produttive che connotano (anche in termini di costi) le imprese del territorio.

 

Martedì, 20 Gennaio 2015 09:58

Imu agricola montana: sempre peggio?

Criteri inaccettabili e tempi ristrettissimi per pagare: protesta il presidente della Cia di Reggio Emilia Antenore Cervi -

Reggio Emilia, 20 gennaio 2015 -

"Abbiamo sollevato nel mese di dicembre il problema dei tempi ristrettissimi per il pagamento dell'IMU agricola relativa alle aree montane, ed ai criteri non condivisibili coi quali si andava a determinare (solo con l'altitudine del municipio) chi doveva pagare o meno. E' intervenuto poi il rinvio al 26 gennaio, ma com'era prevedibile la situazione non è migliorata, anzi rischia di essere peggiore" afferma il presidente della Cia reggiana, Antenore Cervi. "Questo perché, nonostante la disponibilità che ad esempio come coordinamento Agrinsieme abbiamo espresso a discutere ed individare in un tavolo tecnico criteri più oggettivi, a questo tavolo se è apprezzabile che si sia visto il Ministero agricolo ed il Parlamento si sia mosso a più riprese per ottenere una revisione della normativa, è mancata una volontà di dialogo da parte del Ministero delle Finanze".

E' poi intervenuta una sospensiva da parte del Tar del Lazio rispetto al pagamento, Tar che nel merito si pronuncerà mercoledì 21 gennaio, mentre si vocifera che il Consiglio dei Ministri – per evitare la bocciatura che sembra scontata da parte del Tar - adotterà appena prima una proposta di modifica del Mef: da indiscrezioni circolate risulta che i criteri restano altimetrici e varrebbe la classificazione Istat dei comuni montani.

"Restano quindi valide le critiche già fatte - afferma Cervi - si tratta sempre di un provvedimento assolutamente iniquo, sul quale occorrerebbe intervenire con misure correttive o alternative. Inoltre, avevamo ricordato a dicembre che c'erano allora solo 14 giorni per applicare una norma del tutto nuova, con pagamento in unica soluzione, contro le due rate concesse in genere per la stessa imposta; quindi una palese violazione del principio sancito nello "Statuto del contribuente" che vieta di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dalla entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi, e del principio costituzionale di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge".
"Adesso però - riporta Cervi - sembra non vi sia intenzione di derogare dalla scadenza del 26 gennaio, o di concedere al massimo una manciata di giorni: una pretesa incredibile dato che le decisioni saranno prese dopo il 20, lasciando quindi pochi giorni (compreso un fine settimana!) al contribuente per fare i conti e provvedere".

"Invitiamo il Governo alla ragionevolezza -conclude Cervi-: non si può vessare ed indispettire il contribuente in questo modo. Anche gli uffici (nostri e dei commercialisti) sarebbero impossibilitati ad assistere adeguatamente gli agricoltori ed i proprietari interessati. A questo punto, come gesto estremo di protesta, potremmo anche indirizzarli ai comuni, che si troverebbero altrettanto in crisi!".
"Se il problema del Governo – come sembra - è di copertura di spese 2014, si potrebbe recuperare il 'tesoretto' di Federconsorzi di ben 400 milioni ed utilizzarli a copertura di questa IMU agricola; quei soldi infatti c'è sempre la tentazione di regalarli a qualcuno dentro il mondo agricolo, come accaduto a più riprese con la recente Legge di Stabilità, invece che a beneficio dell'intero mondo agricolo!".

La Cia reggiana ricorda che in base alle nuove regole fissate a dicembre, l'esenzione totale dall'IMU è limitata ai soli Comuni con altitudine superiore ai 600 metri sui livelli del mare; mentre in presenza di un'altitudine compresa fra i 281 e i 600 metri l'esclusione è limitata ai coltivatori diretti iscritti alla previdenza agricola e gli imprenditori agricoli professionali. In provincia sono quindi completamente esenti solo i terreni nei comuni di Busana, Castelnovo né Monti, Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Toana, Villa Minozzo. Sono invece interessati dal provvedimento i proprietari di terreni non agricoltori nei comuni di Baiso, Carpineti, Casina, Vetto.

(Fonte: Uff. stampa e comunicazione Cia di Reggio Emilia)

Quinto appuntamento dell'iniziativa organizzata da UniCredit in stretta collaborazione con l'Ente camerale a sostegno delle aziende del territorio che puntano ad avviare e intensificare il business con l'estero -

Parma, 19 gennaio 2015 –

"Le tecniche di regolamento e finanziamento e le istituzioni nazionali che favoriscono l'export e l'internazionalizzazione". Questo il tema dell'appuntamento che si è svolto il 19 gennaio e ha chiuso il primo ciclo di Export Business School, percorso Master del programma Go International! UniCredit, con focus sull'internazionalizzazione d'impresa che il Gruppo bancario ha organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, coinvolgendo le Pmi del territorio. Obiettivo: offrire agli imprenditori strumenti più analitici e metodologie adeguate per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo.

L'Export Business School, avviata lo scorso novembre presso la Sala del Consiglio dell'Ente camerale di Forlì-Cesena, ha proseguito così l'attività di formazione focalizzando l'attenzione su diversi temi, come le tecniche di regolamento e di finanziamento tradizionali, le garanzie nel commercio internazionale e le tecniche di regolamento e di finanziamento innovative. L'attività di formazione che si è svolta nell'arco dell'intera giornata è stata conclusa da un momento di confronto con Alberto Zambianchi, Presidente Camera di Commercio Forlì-Cesena, e Livio Stellati, Responsabile Area Commerciale Romagna di UniCredit.
Soddisfazione tra le oltre trenta imprese romagnole che hanno partecipato all'intero corso, assistendo attivamente alle lezioni, non solo teoriche, ma che hanno incluso anche testimonianze aziendali, scambio di esperienze, ampio dibattito ed un collegamento da Hong-Kong con esperti locali che hanno risposto alle domande dei nostri operatori.

"Il percorso comune che ci ha visto, in questi mesi, a fianco di UniCredit, - dichiara Alberto Zambianchi – e che si è appena concluso, ci ha permesso di essere a fianco delle aziende con un'azione concreta per facilitare l'attività di export e la penetrazione in Paesi diversi. In questi tempi di crisi, occorre che Enti, Istituzioni, organismi diversi mettano in sinergia le risorse per venire incontro alle necessità di chi cerca nuovi mercati per le proprie produzioni; questa iniziativa è pertanto un esempio proficuo di collaborazione che apre verso possibilità di crescita da parte del nostro sistema economico. Sosteniamo tali azioni nell'ottica di una continuità di servizi reali alle imprese."

"Concludiamo così – ha detto Livio Stellati – il primo ciclo di incontri della nostra Export Business School. Un'iniziativa che ancora una volta ci ha visti proattivi a favore delle imprese del territorio, in stretta sinergia con un importantissimo stakeholder locale, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con la quale da tempo portiamo avanti progetti formativi e di sviluppo dedicati alle aziende dell'area. Nel corso di questa esperienza, che ha coinvolto numerosi imprenditori romagnoli sul tema dell'export, chiave di volta per il superamento della crisi e il riavvio concreto della produttività, abbiamo messo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze per confermare il nostro ruolo di partner delle imprese, al servizio della crescita dell'economia del territorio".

Per info: www.unicredit.it/it/chisiamo/territori/formazioni-cittadini-e-imprese/go-international.html e www.fc.camcom.gov.it/internazionalizzazione

La Export Business School è il percorso Master di "Go International!: The UniCredit Learning Experience", il programma che offre alle imprese corsi gratuiti su temi legati all'export e alla internazionalizzazione, per sostenerne la crescita sui mercati internazionali. Attraverso la leva della formazione e dell'informazione, Go International! accompagna imprenditori ed export manager in questa importante sfida, aiutandoli a muoversi in modo consapevole sui mercati internazionali. I docenti della Export Business School sono professionisti esperti della specifica materia trattata che portano in aula la propria esperienza, per offrire ai partecipanti un'opportunità di approfondimento e confronto concreta, basata sull'esperienza quotidiana di chi da anni opera nel settore. La didattica della Export Business School è arricchita dalla testimonianza di stakeholder e aziende del territorio, con cui i partecipanti possono confrontarsi per ampliare il proprio patrimonio conoscitivo e massimizzando le opportunità di networking offerte dal format.

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Domani a Casa Gioia e Sole seminario su pianificazione economico-finanziaria per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop -

Modena, 19 gennaio 2015 -

Continua il percorso formativo per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop, il progetto che favorisce l'occupazione e l'imprenditorialità ideato da Confcooperative Modena e Fondazione Democenter-Sipe con il patrocinio e sostegno del Comune di Modena ed Emil Banca.

Domani – martedì 20 gennaio – è in programma il quinto seminario; l'appuntamento è dalle 17 alle 19.30 presso la Casa della Gioia e del Sole, in via Mar Mediterraneo 84 a Modena. Si parla di pianificazione economico-finanziaria del progetto e come finanziare un'impresa cooperativa: crowdfunding, finanza agevolata e credito bancario. Sono un centinaio gli aspiranti imprenditori che, partecipando a Imprendocoop, hanno la possibilità di usufruire di un percorso formativo di alto livello, assistenza, consulenza e servizi gratuiti per un anno. Il progetto, partito lo scorso autunno, si sviluppa fino alla primavera 2015. Al termine del percorso è prevista la selezione finale di tre idee d'impresa che saranno premiate con 2.500, 1.500 e 1.000 euro. L'erogazione dei premi e servizi è vincolata alla costituzione di un'impresa in forma cooperativa aderente a Confcooperative Modena.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

Continua l'azione di informazione dell'Associazione relativa alle novità normative del settore installazione impianti con un incontro in Camera di Commercio a Modena -

Modena, 19 gennaio 2015 -

L'applicazione del D.P.R 59/2009 sull'efficienza energetica negli edifici, le recenti normative riguardanti la sicurezza negli ambienti di lavoro, le indicazioni contenute nelle linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, sottolineano la necessità di effettuare un corretto trattamento dell'acqua per garantire sicurezza, ridurre le emissioni di anidride carbonica ed evitare gli sprechi energetici.

CNA, per fare il punto della situazione sulle modalità di applicazione di tali leggi e chiarire quali sono le attività da intraprendere da parte di tutti i soggetti interessati, ha organizzato martedì 20 gennaio, dalle ore 17.30, un seminario tecnico presso la Sala Leonelli della Camera di Commercio di Modena (via Ganaceto 134, Modena). Relatore dell'incontro l'esperto Daniele Bonfanti di Cillichemie Italiana, azienda leader del mercato di depurazione acqua. Dopo i saluti di Gennaro Petrillo, Presidente Unione Installazione e Impianti di CNA Modena, Bonfanti analizzerà nel dettaglio il DPR 59/2009 sul "Risparmio energetico in edilizia" (legge che prescrive il corretto trattamento dell'acqua negli impianti sanitari e di riscaldamento), il DPR 74/2013, in altre parole il nuovo "Decreto ispezioni" (legge riguardante l'esercizio, alla conduzione, al controllo, alla manutenzione e alle ispezioni degli impianti termici) e il D.M. 10/02/2014, "Nuovo Libretto di Impianto e Rapporti di Controllo Energetico" (altro non è che la presentazione della nuova modulistica relativa al trattamento dell'acqua). Nella seconda parte del convegno sarà presentato anche il kit per l'analisi dell'acqua, utile per la compilazione della scheda due del libretto d'impianto.

Sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della depurazione dell'acqua è l'obiettivo che si pone CNA con questo incontro: oltre a ridurre il consumo energetico e ad avere una maggiore protezione dell'impianto idrotermosanitario, migliora le caratteristiche stesse di potabilità e purezza rendendo l'acqua simile a quella di fonte.
Sarà lasciato ampio spazio al dibattito in sala. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito www.mo.cna.it.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA
 MO)

Una nuova nota del Ministero dell'Economia invita i comuni a ridiscutere i regolamenti della Tari. Le amministrazioni sino ad ora sorde alla richiesta di confronto di CNA -

Modena, 19 gennaio 2015 -

Circa due mesi fa CNA aveva inviato a tutti i Sindaci dei Comuni della provincia, una lettera per sottolineare l'opportunità di un riesame dei regolamenti della TARI, nelle parti riguardanti i criteri di applicazione della tassa rifiuti alle imprese artigiane ed industriali di produzione, alla luce di una circolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze sull'intassabilità delle superfici ove si producono "in via continuativa e prevalente rifiuti speciali", a condizione, ovviamente, che le imprese provvedessero già a proprie spese al loro autonomo conferimento.

A oggi questa richiesta è stata in gran parte disattesa dai Sindaci. Dagli amministratori comunali, infatti, non sono arrivati i segnali di attenzione e di disponibilità a discutere nel merito della questione, che per le imprese manifatturiere determina un doppio costo ed arrivare a determinare spese anche di decine di migliaia di euro. Al più, qualche amministrazione ha frettolosamente liquidato la questione con risposte essenzialmente burocratiche, accompagnate dall'affermazione che i regolamenti in vigore sono da considerare pienamente legittimi e che la circolare MEF non ha valore giuridico.

In realtà, il 9 dicembre è intervenuta anche una risoluzione ministeriale che ribadisce e puntualizza in modo molto chiaro il principio della intassabilità delle aree produttive "che in genere producono in via prevalente rifiuti speciali", e torna ad auspicare che i Comuni, assieme alle categorie economiche, "ricerchino soluzioni regolamentarie più equilibrate e condivise, evitando quindi l'insorgere di possibili contenziosi".

"Verrebbe da dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire – commenta Andrea Tosi, responsabile delle Politiche Economiche di CNA Modena – e questo è particolarmente grave, di fronte ad una questione di grande importanza, riguardante la tassazione delle imprese in un contesto economico che continua a mettere in discussione la sopravvivenza stessa delle aziende. Stiamo parlando infatti di Tari, imposta che, incidendo sulla superficie produttiva delle imprese, determina esborsi notevoli".
"A nostro avviso – continua Tosi - la presa di posizione del MEF avrebbe dovuto essere colta con favore perché ripropone una questione che CNA sta sostenendo da anni, cioè la necessità di una tassazione equa, tesa ad evitare ingiuste duplicazioni di costi. Infatti, visto che le imprese già pagano per il conferimento dei rifiuti speciali prodotti, è palesemente ingiusto che le stesse imprese siano assogettate alla Tari, a meno che questa non venga appositamente modulata nei regolamenti comunali. Questo è il senso della nostra richiesta".

Del resto, lo stesso Ministero sottolineava l'opportunità, da parte dei Comuni, di una consultazione con le Associazioni di categoria per ricercare soluzioni che consentissero una tassazione più equilibrata e rispondente alla reale fruizione del servizio, evitando l'applicazione della TARI nelle situazioni in cui il presupposto del tributo non sorge, come nel caso delle superfici di lavorazione industriale o artigianale, dove si producono in via continuativa e prevalente rifiuti speciali che le imprese conferiscono autonomamente sostenendo per questo dei costi.
"Questo disinteresse – sottolinea Tosi – individua quindi una precisa volontà politica: quella di non voler affrontare la discussione delle scelte e dei criteri assunti come base per la tassazione delle imprese, nonché le modalità per la determinazione dei costi industriali del servizio rifiuti proposto ai comuni dalle società multiservizi e che le stesse amministrazioni tendono a recepire automaticamente".
"Siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie dei Comuni, ma non si può sfuggire la necessità di far sì che la pressione tributaria sia ispirata alla maggiore equità possibile. Ecco perché ci aspettiamo dai Sindaci quella disponibilità a discutere approfonditamente del problema TARI, promuovendo quelle occasioni di confronto che fino ad oggi non si sono create, anche per evitare il ricorso ad azioni legali paventate dallo stesso Ministero.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 3 18 gennaio 2015

SOMMARIO

Anno 14 - n° 3 18 gennaio 2015
1.1 editoriale Parigi, in scena demagogia e insicurezza
3.1 sicurezza alimentare L'Efsa sul latte crudo
4.1 Lattiero caseario Zangolato e crema perdono oltre il 6%. Fermi gli altri derivati e le due principali DOP
5.1 export Parmigiano Reggiano, accordo in Algeria per nuove esportazioni
5.2 eventi Identità Golose, alta cucina al MiCo
5.3 burro Da Marzo il registro del burro passa tramite il SIAN
6.1 OGM le posizioni Positivo l'accordo sugli OGM per la CIA.
6.2 OGM le posizioni Coldiretti, positivo il semestre di presidenza italiano
6.3 OGM le posizioni La posizione del Ministero
7.1 OGM a go-go OGM, l l'UE cala le "brache". Approvata la libera scelta degli Stati membri.

Cibus 3 18gen15 COP

Domenica, 18 Gennaio 2015 11:45

L'Efsa sul latte crudo

In base ai dati forniti dagli Stati membri riguardo ai focolai infettivi di origine alimentare, 27 focolai verificatisi tra il 2007 e il 2013 sono da ricondurre al consumo di latte crudo.

Parma, 13 gennaio 2015 -

Il latte crudo può contenere batteri nocivi che possono provocare gravi malattie. Mettere in atto corrette e moderne pratiche igieniche nelle aziende agricole è essenziale per ridurre la contaminazione del latte crudo, mentre il mantenimento della catena del freddo è ugualmente importante per prevenire o rallentare in esso la crescita dei batteri.

Ma queste prassi, da sole, non eliminano tali rischi. Bollire il latte crudo prima di consumarlo è il modo migliore per eliminare molti dei batteri che possono far ammalare le persone.

Distributore latte crudo

L'interesse dei consumatori dell'Unione europea (UE) verso il consumo di latte crudo è cresciuto, poiché molti credono che esso abbia benefici per la salute. In base alle norme UE in fatto di igiene, gli Stati membri possono vietare o limitare l'immissione sul mercato di latte crudo destinato al consumo umano. La vendita di latte crudo da bere, tramite distributori automatici, è consentita in alcuni Stati membri, ma ai consumatori viene di solito raccomandato di bollire il latte prima di consumarlo.

Nel loro parere scientifico sui rischi per la salute pubblica associati al latte crudo nell'UE, gli esperti del gruppo scientifico sui pericoli biologici (BIOHAZ) giungono alla conclusione che il latte crudo può essere una fonte di batteri nocivi, principalmente Campylobacter, Salmonella, ed Escherichia coli produttore della tossina Shiga (STEC).

Il gruppo di esperti non ha potuto quantificare i rischi per la salute pubblica nell'UE connessi al latte crudo a causa di lacune nei dati. Tuttavia, in base ai dati forniti dagli Stati membri riguardo ai focolai infettivi di origine alimentare, 27 focolai verificatisi tra il 2007 e il 2013 sono da ricondurre al consumo di latte crudo.

La maggior parte di tali focolai (21) sono stati causati da Campylobacter, uno di essi è stato causato da Salmonella, due da STEC e tre dal virus dell'encefalite da zecche (TBEV). La grande maggioranza dei focolai è stata causata da latte vaccino crudo, mentre alcuni hanno avuto origine da latte caprino crudo.
"Occorre migliorare la comunicazione ai consumatori sui pericoli e le misure di controllo associate al consumo di latte crudo da bere", ha dichiarato John Griffin, presidente del gruppo BIOHAZ.
Neonati, bambini, donne incinte, anziani e soggetti immunodepressi corrono un rischio maggiore di ammalarsi se consumano latte crudo.
(EFSA 13 gennaio 2015)

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Tra il Ministero della Salute e le autorità algerine raggiunto l'accordo di carattere sanitario per consentire le importazioni dall'Italia di prodotti lattiero caseari.

Reggio Emilia, 16 gennaio 2015 -
A pochi giorni dal superamento degli ostacoli alle esportazioni in Corea del Sud, un altro impedimento viene tolto per creare nuovi sbocchi di mercato per il Parmigiano Reggiano.

Il Ministero della Salute ha infatti comunicato che in seguito a lunga negoziazione è stato raggiunto un accordo con le autorità dell'Algeria per definire un certificato sanitario di esportazione dall'Italia di latte e di prodotti a base di latte, tra cui ovviamente i formaggi duri. Si creano così le condizioni per avviare nuovi flussi commerciali di prodotti lattiero caseari nel mercato per paese nordafricano.

"Esprimiamo particolare apprezzamento - sottolinea il Consorzio - per questo risultato e per l'operato delle autorità sanitarie". "Al di là delle dimensioni assolute del mercato algerino in quanto tale - prosegue l'ente di tutela - è importante registrare il fatto che grazie ad un'azione di sistema si possono superare le barriere che ancora in tanti mercati limitano il nostro export. Infatti, il risultato è stato possibile non solo per l'impegno del Ministero della Salute ma anche grazie alla collaborazione delle autorità sanitarie della Regione Emilia Romagna, della Lombardia e di Assolatte".

Il nuovo file contenente il certificato per l'esportazione sarà inserito sul sito del Ministero della Salute nella sezione veterinaria internazionale alla pagina: http://www.salute.gov.it/veterinariaInternazionale/paginaInternaMenuVeterinariaInternazionale.jsp

(Uffizio Stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)

Domenica, 18 Gennaio 2015 11:17

Identità Golose, alta cucina al MiCo

Identità Golose 2015, alta cucina al MiCo dall'8 al 10 febbraio. Intelligenza a tavola senza rinunciare ai piaceri della gola.

Milano, 14 gennaio 2015 -
A Tavola senza rinunciare ai piaceri della gola. Sarà questo il tema di Identità Golose 2015, congresso internazionale di cucina e pasticceria d'autore in programma al MiCo - il centro congressuale di Fiera Milano in città - da domenica 8 a martedì 10 febbraio.
La manifestazione, giunta alla sua undicesima edizione, celebrerà una cucina golosa e sana, declinando in modo attuale il tema di EXPO 2015 "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita".

Oltre 100 grandi professionisti della cucina e della pasticceria italiana e internazionale racconteranno il connubio tra gola e benessere, riconoscendo sempre più spazio alla cucina naturale, senza rinunciare al piacere di essere onnivori.

Il mondo delle verdure e la naturalità dei prodotti saranno al centro della sezione Identità Naturali; la sostenibilità e le peculiarità della cucina d'alta quota verranno raccontate all'interno di Identità di Montagna, sezione monotematica al suo debutto; mentre le spezie saranno al centro della prima edizione di Identità Piccanti, area tematica in cui si svolgeranno una serie di lezioni tenute da chef provenienti da ogni parte del mondo.
Si riconferma l'attenzione per i lievitati nella sezione Identità di Pane e Pizza, mentre gli ingredienti più ricercati e le storie più originali saranno presentate nell'area Identità Estreme.

Continuerà l'analisi sul mondo della pasta secca nell'area Identità di Pasta, mentre la sezione Dossier Dessert sarà un inno al mondo del dolce con il consueto approfondimento dedicato al dessert da ristorazione.
Regione ospite dell'edizione 2015 di Identità Golose sarà il Veneto.
Per info: www.identitagolose.it

 


Il registro in modalità telematica (dematerializzato) sarà disponibile nel portale del SIAN a decorrere dal 1° marzo 2015.

Parma 12 gennaio 2015 -

Si rende noto che è stato pubblicato il Decreto Ministeriale Prot. n. 8 dell'8 gennaio 2015 inerente le disposizioni per la dematerializzazione del registro di carico e scarico per la produzione del burro.

Si informa inoltre che il registro in modalità telematica (dematerializzato) sarà disponibile nel portale del SIAN a decorrere dal 1° marzo 2015 e potrà essere tenuto in formato cartaceo fino e non oltre al 30 giugno 2015.

In allegato oltre al suddetto decreto inviamo le modalità di tenuta del registro di carico e scarico e le modalità di iscrizione e accesso al portale del SIAN.
Consigliamo vivamente di prendere visione degli allegati. (scarica dal link o dal portale Gazzetta dell'Emilia e Dintorni)
(Confcooperative di Parma)

Domenica, 18 Gennaio 2015 10:15

OGM. Positivo l'accordo sugli OGM per la CIA.


La Cia commenta l'approvazione definitiva dell'accordo raggiunto nelle scorse settimane tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sulla riforma della Direttiva in materia.

Roma, 13 gennaio 2015 - Oggi produttori e consumatori si muovono in direzione opposta agli Ogm: solo 5 Paesi in Ue li coltivano e la superficie dedicata non arriva allo 0,001%. Da parte nostra nessun atteggiamento oscurantista o contrario alla ricerca, ma bisogna tutelare la biodiversità delle produzioni nazionali, che rappresenta il nostro maggiore vantaggio competitivo sui mercati stranieri.

Con il via libera definitivo del Parlamento europeo all'accordo sulla riforma della Direttiva in materia di Ogm, ogni Stato membro avrà finalmente la libertà di consentire o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. Si tratta di una buona notizia, che arriva alla fine del semestre italiano di Presidenza europea e che permette di avvicinarci a una soluzione definitiva della questione, anche nel nostro Paese dove da tempo è stata richiesta l'attivazione della clausola di salvaguardia. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
La norma va nella direzione auspicata, che è quella di lasciare l'ultima parola al singolo Paese Ue.
(Fonte CIA)

Secondo una analisi della Coldiretti nell'Unione Europea nonostante l'azione delle lobbies che producono Ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, su ventotto, i paesi a coltivare Ogm.

Roma 13 gennaio 2015 - "La libertà di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora l'Italia e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi è una ottima chiusura del semestre di presidenza italiano dell'Unione" ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. Siamo di fronte ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati di fronte al pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech. L'Europa da un lato, le Alpi e il mare dall'altro, renderanno l'Italia - precisa Moncalvo - finalmente sicura da ogni contaminazione da Ogm a tutela della straordinaria biodiversità e del patrimonio di distintività del Made in Italy.

Per l'Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - continua Moncalvo - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy".

Secondo una analisi della Coldiretti nell'Unione Europea nonostante l'azione delle lobbies che producono Ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, su ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari). Si tratta quindi di fatto di un unico Paese (la Spagna) dove si coltiva un unico prodotto (il mais MON810).
(Fonte Coldiretti - il Punto )

Domenica, 18 Gennaio 2015 09:45

OGM, la posizione del Ministero


"È un successo della Presidenza italiana - ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. In Italia rinnoveremo il divieto di coltivazione del mais Mon810"

Roma, 13 gennaio 2015 -

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che il Parlamento europeo ha dato il via libera oggi al testo di accordo raggiunto nelle scorse settimane tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sulla riforma della Direttiva in materia di OGM che sancisce il diritto degli Stati Membri di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul territorio nazionale, anche se questi sono autorizzati a livello europeo, per motivi di natura economica ed agricola.

"È un successo della Presidenza italiana - ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina - del ministro Galletti, con cui abbiamo lavorato a stretto contatto, che ha presieduto in questi mesi il Consiglio dei Ministri dell'Ambiente competente sulla materia OGM. Un risultato che non era scontato e sul quale si lavorava da più di 4 anni. Molto importante è stato anche il dialogo e il lavoro fatto dal Parlamento europeo e in particolare dalla delegazione italiana. È una scelta che risponde alle attese degli agricoltori, dei territori e di tutti gli italiani che hanno a cuore la qualità, la tipicità dei nostri prodotti alimentari e la distintività del nostro modello agricolo. Bene quindi che ora sia data libertà di scelta ai singoli Paesi dell'Ue. In Italia rinnoveremo il divieto di coltivazione del mais Mon810 e proprio nei prossimi giorni ci confronteremo con i Ministri Lorenzin e Galletti per procedere".
(Mipaaf)


UE come Ponzio Pilato. Gli allevatori di vongole obbligati al righello mentre la Monsanto "libera" di trattare con gli Stati dell'UE. La partita del Trattato Transatlantico vede troppi interessi in gioco e la UE oggi è troppo indebolita dalla dalla finanza internazionale.

di Virgilio Parma 13 gennaio 2015 - La controversa vicenda degli OGM che vede la Multinazionale della chimica Monsanto, leader quasi monopolista mondiale detentrice del 90% del mercato delle sementi transgeniche, e l'UE si conclude con un pareggio nonostante le dichiarazioni di soddisfazione di quasi tutte le rappresentanze politiche e di categoria.

Ben vengano le modifiche apportate in sede parlamentare rispetto al testo approvato in prima lettura dal Consiglio europeo nel giugno scorso sotto tre aspetti rilevanti, che come segnala il Mipaaf, riguarda:
1- le valutazioni sui rischi ambientali e sanitari, di competenza dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, dovranno essere aggiornate ogni due anni per tener conto del progresso scientifico e del principio di precauzione che è un pilastro del diritto ambientale internazionale;

2- gli Stati Membri possono chiedere, tramite la Commissione europea, alle imprese produttrici di OGM, di escludere i loro territori dal novero dei Paesi nei quali intendono chiedere l'autorizzazione europea alla coltivazione; ma questa fase di "negoziato" con le imprese non è più obbligatoria, e gli Stati Membri potranno decidere di passare direttamente al divieto di coltivazione per le motivazioni indicate nella Direttiva;

3- gli Stati Membri, prima di introdurre il divieto di coltivazione, dovranno comunicare il relativo provvedimento alla Commissione europea ed attendere 75 giorni per il parere, ma durante questo periodo di attesa gli agricoltori non potranno comunque procedere alla semina dei prodotti interessati dall'ipotesi di divieto.

E' evidente che l'UE, indebolita da 7 anni di crisi finanziaria, è troppo allettata all'idea di poter accedere al mercato Statunitense sottoscrivendo al più presto il trattato di libero scambio TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) o TAFTA (Transatlantic Free Trade Area) e disposta quindi a "calare le brache" purtroppo anche su punti fondamentali sui quali si regge la nostra economia agricola: altissima qualità tradizionale e rintracciabilità al limite dell'esasperazione e ovviamente l'etichettatura dei prodotti.

Con la libera circolazione delle merci e dei prodotti all'interno della Ue come sarà possibile difendersi dalle produzioni transgeniche per i produttori appartenenti agli Stati in cui il divieto fosse stato recepito?

Come al solito la UE sulle questioni importanti non decide mentre è molto ferrea sull'applicazione e regolamentazione delle questioni più insignificanti ma potenzialmente onerose per i piccoli produttori e artigiani su cui la nostra bell'Italia ancora si regge.

Quindi rete e righello per i pescatori di vongole e OGM a go-go.

A breve il nuovo vertice dirigenziale dell'ente elencherà le importanti novità e priorità per un Consorzio che si propone come player di riferimento per tutto il settore agroalimentare -

Parma, 16 gennaio 2015 -

Prosegue il cammino post-commissariamento del Consorzio Agrario di Parma e l' intensa opera di trasparenza operativa che a cominciare proprio dal periodo commissariale e quello immediatamente successivo gestito da Marco Bellora ha consentito all'ente fondato nel 1893 di liberarsi dalle scorie del passato lasciandosi così alle spalle il pericolo di un probabile e definitivo dissesto finanziario (con gravi ripercussioni per il comparto agricolo, gli indispensabili servizi forniti ai soci e le numerose professionalità interne.)
L'occasione della riunione del Consiglio di Amministrazione dei soci del CAP è stata propizia per la nomina di un nuovo presidente per un Consorzio che vuole sempre di più entrare come protagonista autentico nel mondo che più gli appartiene, ovvero quello di una agricoltura in fase di grande e globale cambiamento.

Il nuovo presidente sarà l'imprenditore agricolo Giorgio Grenzi, modenese, classe '49, già consigliere del CAP, figura di esperienza indiscussa e riconosciuto spessore, proviene dal mondo dell'associazionismo agricolo è un profondo conoscitore dei prodotti tipici, dei valori del territorio e di tutte le problematiche agroalimentari della regione Emiliano Romagna.
Nel 2010 fu anche tra gli artefici dell'importante opera di commissariamento della Coldiretti Provinciale di Parma, opera che consentì di riflesso un impegno concreto di risanamento reale e garanzia per molti servizi strettamente legati all'agricoltura tra cui anche quello svolto dal Consorzio Agrario di Parma.
A breve il nuovo presidente Grenzi, affiancato dal direttore Ivan Cremonini, elencherà nel dettaglio ai soci del CAP e a tutta la cittadinanza le priorità consortili e le novità nei servizi CAP che caratterizzeranno il 2015.

(Fonte: ufficio stampa Consorzio Agrario Parma)

Grana Padano e Parmigiano Reggiano, quotazioni stabili da circa due mesi. Latte spot e burro, dopo la discesa rapida di fine anno nella prima seduta del 2015 confermano i listini.

di Virgilio 14 gennaio 2015 -

LATTE SPOT La prima quotazione veronese del nuovo anno ha lasciato tutto come prima. 34,54 €/100 litri e 35,57€/100 litri latte sono rispettivamente i prezzi minimo e massimo registrati a Verona. Rispetto al medesimo mese del 2014 la perdita che si è accumulata nel corso dl 2014 è del -27,53%. Anche per il latte spot pastorizzato di provenienza estera non ha registrato alcuna variazione di valore.

BURRO E PANNA Crollo dello zangolato a Parma e della crema a uso alimentare quotata a Milano. Invariati tutti gli altri listini il cui valore era già stato abbondantemente ridimensionato nelle ultime tre settimane d del 2014. -6,67% (1,40€/kg) e -6,45% (1,40 - 1,50€/kg) le perdite rispettivamente per lo zangolato e la crema.

GRANA PADANO Niente di nuovo sul fronte del padano. Prezzi fermi da diversi settimane per le due classi di stagionatura rilevate a Mantova e a Milano. Confermati pertanto i listini mantovani sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura: 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. Altrettanto vale per la più importante borsa milanese la cui ultima variazione negativa venne registrata lo scorso 27 ottobre. Nello specifico i rilevamenti settimanali hanno registrato la forbice compresa tra 6,35 e 6,45€/kg relativamente al 9 mesi di stagionatura e tra 7,00 e 7,65€/kg. per quanto riguarda il prodotto di 15 mesi d'invecchiamento.

PARMIGIANO REGGIANO Analogamente al Grana Padano anche per il Parmigiano Reggiano i listini non hanno subito variazioni. Alla borsa di riferimento comprensoriale di Parma il 12 mesi è ancora fermo tra 7,25 e 7,65€/kg. mentre tra 8,65 - 9,0€/kg risulta la forbice di prezzo entro cui è stato fissato il prezzo in questa prima seduta del 2015 il 24 mesi di stagionatura.

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 1-2 11 gennaio 2015

SOMMARIO Anno 14 - n° 1-2 11 gennaio 2015

(In alegato pdf scaricabile)

1.1 editoriale Il business del riciclo e la nostra stupidità.
3.1 ambiente 2014: luci e ombre dell'azione di Governo e Parlamento
4.1 Lattiero caseario Stabili i formaggi DOP. Burro e panna sempre più giù
5.1 export Parmigiano Reggiano e Grana Padano: porte aperte per la Corea del Sud.
5.2 pasta Pasta, istituita la cabina di regia
6.1 produzioni Parmigiano Reggiano: in dicembre calo del 1,1%
6.2 crisi Coldiretti, I consumi a tavola sono tornati indietro di 33 anni nel 2014
6.3 economia Europa in deflazione
7.1 Aziende Parmalat, tra acquisizioni e riorganizzazioni.

Copertina

 

WWF raccoglie gli elementi favorevoli e le ombre dell'azione di governo in campo ambientale durante il 2014.

Roma - LE OMBRE

Tra le ombre, che emergono dai fatti in campo ambientale realizzati del Governo Renzi nel 2014 il WWF segnala :

1. ENERGIA: ANCORA PRO-FOSSILI
la mancanza nei decreti e nella Legge di Stabilità 2015 di una soluzione di continuità dai vecchi indirizzi di politica energetica pro-fossili della Strategia Energetica Nazionale del 2013 che consenta di dotare il Paese di una Nuova Strategia su Energia e Clima che definisca un vero Piano di decarbonizzazione dell'economia, invece di attestarsi sulla difesa e il sostegno alle centrali termoelettriche a carbone (da Vado Ligure a Civitavecchia) favorire la trivellazione selvaggia (con lo Sblocca Italia) e colpire con interventi miopi le energie rinnovabili (con le misure "spalma incentivi" del Decreto Sviluppo). Un' impostazione che manca di capacità di guardare alla realtà e al futuro del Paese, attingendo al petrolio presente nei nostri mari e nel sottosuolo (concentrato soprattutto in Basilicata) il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi (fonte: Ministero dello Sviluppo Economico), mentre si mettono a rischio i settori del turismo e della pesca;

2. IL PATRIMONIO NATURALE LANGUE
la scarsa attenzione dedicata sinora alla valorizzazione del patrimonio naturale del Paese, che non solo non vede nella Legge di Stabilità 2015, ancora alcuna risorsa economica adeguata dedicata alla piena attuazione della Strategia Nazionale sulla Biodiversità, approvata nel 2010, ma difficoltà incomprensibili nel garantire la semplice governance delle Aree protette nazionali, con gli ingiustificati ritardi accumulati per il rinnovo dei consigli direttivi, o il futuro di parchi storici come quello dello Stelvio, istituito nel 1935, che è stato di fatto denazionalizzato, come è stato ribadito nel decreto Sviluppo, e devoluto alle Province autonome di Trento e Bolzano di intesa con la regione Lombardia, senza più una gestione e pianificazione unitaria, creando un ibrido fuori dalla legge quadro sulle aree protette;

3. MOBILITA': LE 'SOLITE MOSSE'
la proroga delle concessioni autostradali senza gara, in violazione delle normative comunitarie, contenuta nello Sblocca Italia, che, secondo il calcolo dei maggiori economisti del Paese, darà benefici ai padroni dell'asfalto attorno ai 16 miliardi di euro, grazie ad aumenti dei pedaggi e all'allargamento dei poteri delle concessionarie autostradali sul territorio per realizzare tratte interconnesse, contigue o complementari, mentre il Paese, oltre che del prezioso apporto dell'Autorità Anticorruzione, avrebbe bisogno di emanciparsi dall'ipoteca insostenibile per la legalità, l'ambiente e i conti pubblici del Primo Programma delle Infrastrutture strategiche (il cui costo è salito dai 125,8 miliardi di euro del 2001 ai 375 del gennaio 2014) in favore di un Piano nazionale della Mobilità e della Logistica (che parta dalla domanda di mobilità dei cittadini e del Paese), indirizzando al potenziamento e all'ammodernamento delle reti ordinarie esistenti soprattutto nel Mezzogiorno (prima di tutto la ferrovia);

4. TERRITORIO A RISCHIO
la pericolosità per il nostro territorio del combinato disposto delle norme deregolatorie a favore degli speculatori edilizi e fondiari relative alle deroghe alla pianificazione urbanistica, alla elusione del nulla osta paesaggistico delle soprintendenze e del via libera agli appetiti dei privati sul patrimonio pubblico sulla base di semplici accordi di programma (contenute nel decreto Sblocca Italia), aggravate dalle misure contenute nel disegno di legge Madia sulla riforma della pubblica amministrazione relative all'estensione del meccanismo del silenzio assenso anche alle amministrazioni preposte alla tutela ambientale paesaggistico-territoriale e dei beni culturali e della salute dei cittadini e l'introduzione del voto a maggioranza invece che sulla base delle posizioni prevalenti, a difesa della tutela, nelle Conferenze di Servizi decisorie;

5. 'VIA' LIBERA AGLI INTERVENTI IMPATTANTI
la forzatura voluta, a scapito delle valutazioni e dei controlli ambientali e con un rischio forte su trasparenza e partecipazione, con l'insieme di norme del decreto Sblocca Italia che definiscono come strategiche intere categorie di interventi (incenerimento dei rifiuti, gasdotti, rigassificatori, stoccaggio di gas, ricerca, prospezione, coltivazione e stoccaggio del gas naturale nel sottosuolo) in deroga alle procedure ordinarie di valutazione ambientale ed economico-finanziario e cancellando le ineludibili intese con le Regioni, stabilite dal Titolo V della Costituzione, mentre, tra l'altro, si riporta con il decreto Sviluppo sotto il controllo politico del Ministro dell'Ambiente la scelta dei membri della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale, quando invece nel Collegato Ambientale finalmente si disponeva una selezione pubblica con gara di esperti qualificati tra docenti, ricercatori e tecnici qualificati della pubblica amministrazione (ora scomparsa).

 

Ambiente alpino


LE LUCI

Tra le luci, che emergono dalle molte Intenzioni e dai pochi fatti messi in campo dal Governo Renzi nel 2014 il WWF segnala:

1) IL CAPITALE NATURALE PRENDE FORMA
il contenuto innovativo delle misure contenute nel disegno di legge Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014 (ancora in discussione al Senato) nel quale si prevede l'istituzione del Comitato per il capitale naturale - per la valutazione ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi eco sistemici nell'ambito del processo di programmazione economica nazionale -, del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli e la delega al Governo per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali. Il disegno di legge contiene, tra le altre, anche misure sugli appalti verdi delle pubbliche amministrazioni, tese a ridurre i rifiuti, favorire la filiera dei prodotti derivanti dai materiali post consumo e incentivare la raccolta differenziata, o la rimozione e demolizione degli immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico.

2) FONDI PER DISSESTO IDROGEOLOGICO
Il Programma da 2 miliardi di euro, individuati nella legge di Stabilità 2014, che oggi sono allocati sulle contabilità speciali relative al dissesto idrogeologico e non impegnati al 31 dicembre 2013 e che sono stanziati dal CIPE, di cui bisogna verificare congruità e efficacia dei progetti a suo tempo selezionati, che viene completato con i 7 miliardi che dovrebbero provenire dai fondi di sviluppo e coesione (5) e dal cofinanziamento delle Regioni o dai fondi europei a disposizione delle Regioni (2). A cui bisogna aggiungere le disposizioni del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014 che sbloccano l'atteso passaggio dalle Autorità di bacino alle Autorità di distretto dando applicazione ai piani di Gestione idrografico (Direttiva quadro Acque, 2000/60/CE) e ai Piani di gestione del rischio alluvioni (Direttiva Alluvioni 2007/6'0/CE).

3) IL SUOLO COME RISORSA ECOLOGICA
La riproposizione da parte del Governo del disegno di legge innovativo sul contenimento del consumo del suolo, che è servito come base per le ulteriori elaborazione del Comitato ristretto della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, per dotare finalmente il Paese di un provvedimento (presentato nel febbraio scorso e ancora purtroppo in prima lettura) che individua il suolo come risorsa ecologica non rinnovabile e bene comune e che punta, tra l'altro, alla riduzione progressiva del consumo di suolo, al riuso e alla rigenerazione urbana come alternativa al consumo di suolo, alla destinazione vincolata dei proventi dei titoli abilitativi edilizi; ad una moratoria nella fase transitoria.

4) TUTELA PENALE DELL'AMBIENTE
L'attenzione dedicata alla tutela penale dell'ambiente, che ha come riferimento il testo unificato approvato a larghissima maggioranza dalla Camera dei deputati e che ora fermo nelle Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato sul quale bisognerebbe procedere speditamente visti i segnali negativi che emergono dalle Sentenze relative ai casi Eternit, Bussi e Marzotto, e al quale bisogna dedicare particolare attenzione perché non deve essere minato dagli effetti che potrà avere il prossimo decreto legislativo in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto - in esecuzione della legge delega 28 aprile 2014, n. 67.

5) IMPEGNI SU HABITAT E BIODIVERSITA'
L'impegno profuso in campo internazionale, nell'ambito del Semestre europeo, in vista della COP 12 sulla Biodiversità di Pyongchang (ottobre 2014) con i meeting dedicati nel tempo al coinvolgimenti dei tecnici dei Ministeri dei Paesi europei a partire dalla riunione informale sulla mobilizzazione delle risorse economico-finanziarie del luglio scorso sino al meeting dei direttori della Protezione Natura dei Ministeri dell'Ambiente europei del novembre scorso, con l'approvazione della Carta di Roma sul Capitale Naturale e Culturale, che punta al rafforzamento della Direttive Comunitarie Habitat e Uccelli e al sostegno, conservazione e valorizzazione del capitale Naturale in sinergia con il Capitale Culturale.

6) CON LA UE PER DECARBONIZZARE L'ECONOMIA
L'adesione recente del Ministro dell'Ambiente italiano, insieme ad altri suoi 13 colleghi europei al Manifesto per il Pacchetto Europeo 2030 su Clima e Energia, in cui si punta ad una progressiva decarbonizzazione dell'economia da conseguire attraverso il sostegno alle fonti rinnovabili e grazie alla definizione di obiettivi chiari di efficienza energetica e ad una riforma sostanziale del Sistema ETS, per lo scambio di quote di emissione di gas serra.

7) UNA "CARTA" PER DIFENDERE IL MARE
La redazione della "Carta di Livorno per la tutela e lo sviluppo del mare" risultato finale della due giorni di lavori di metà novembre scorso su 'Il mare: la sostenibilità come motore di sviluppo' – organizzati dal ministero dell'Ambiente nell'ambito delle iniziative del semestre di presidenza italiana dell'Ue in cui si chiede una governance unitaria del mare, strategie integrate terra-mare, una maggiore efficacia dei controlli e la partecipazione alle scelte che riguardano gli ecosistemi marini e costieri.

(fonte WWF 30 dicembre 2014)

frana RE cibus


Sbloccata commercializzazione Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Corea del Sud. Martina: ottimo risultato del lavoro del Governo per supporto all'export e tutela dei prodotti di qualità italiani

Roma 7 gennaio 2015 -
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che il Ministry of food and drug security della Corea del Sud ha riconosciuto l'idoneità all'importazione nel Paese asiatico delle DOP Parmigiano Reggiano e Grana Padano. L'autorità coreana ha verificato che la sicurezza microbiologica di questi prodotti risulta essere equiparabile a quella del formaggio prodotto con il latte pastorizzato. È stata quindi risolta una controversia che aveva arrecato diversi danni alle esportazioni (-21% nei primi undici mesi dell'anno per il codice doganale che comprende anche Parmigiano e Grana) e che bloccava la commercializzazione dei due prodotti dai primi mesi del 2014.

"Parmigiano Reggiano e Grana Padano potranno finalmente tornare a essere venduti in Corea del Sud. Sono molto soddisfatto - ha spiegato il Ministro Maurizio Martina - per la soluzione positiva di una controversia commerciale che danneggiava l'export di due delle nostre eccellenze più apprezzate nel mondo. Il lavoro condotto in coordinamento con i Ministeri dello Sviluppo economico, della Salute e degli Esteri ha portato a un giusto riconoscimento del lavoro delle nostre aziende e dei loro elevati standard produttivi e di controllo. Il mercato della Corea del Sud per l'agroalimentare italiano ha superato i 124 milioni di euro di valore, con una crescita di quasi il 30% dal 2012, e rappresenta un importante sbocco commerciale per il nostro Paese nel contesto asiatico".
Il successo delle trattative con la Corea del Sud si inserisce in un più ampio contesto di operazioni di supporto all'export e di tutela delle indicazioni geografiche sui mercati dei Paesi Terzi. Su questo fronte, infatti, il Governo sta lavorando intensamente perché le nostre eccellenze siano il più possibile e concretamente salvaguardate anche sui mercati internazionali.

"Nel 2014 - ha proseguito Martina - abbiamo applicato in oltre 140 casi la norma ex officio che ci consente di far rimuovere dal mercato europeo prodotti che violano le norme sulle indicazioni geografiche. Negli anni precedenti interventi di questo tipo erano meno di 10 all'anno. E' così ad esempio che i nostri ispettori della repressione frodi, con la collaborazione delle autorità inglesi, hanno tolto dagli scaffali di Harrod's un finto olio Igp toscano. Abbiamo, poi, insistito fortemente affinché nel mandato negoziale del Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti l'Unione europea inserisse tra le priorità la tutela delle indicazioni geografiche alimentari. Continueremo a spingere perché è evidente la necessità di recuperare spazi di mercato ora occupati da falso made in Italy sugli scaffali statunitensi e internazionali. Proprio per questo abbiamo appoggiato negli anni il lavoro diplomatico di Bruxelles per concludere trattati bilaterali che prevedessero il riconoscimento e la tutela delle nostre denominazioni nei Paesi terzi. Recentemente siamo riusciti ad ottenere importanti risultati con l'accordo Ue-Canada, aprendo nuove possibilità per l'export agroalimentare italiano che già oggi vale 34 miliardi di euro".

"Per quanto riguarda l'Asia, è bene ricordare che con la Cina è in vigore dal 2012 il cosiddetto progetto pilota "10+10" che prevede il reciproco riconoscimento di 10 indicazioni geografiche alimentari europee in Cina e di 10 cinesi nell'Ue. Nell'elenco di 10 figurano due prodotti italiani come il Grana Padano Dop e il Prosciutto di Parma Dop. Questo progetto si inserisce in un più ampio schema di collaborazione su questo fronte tra Ue e Cina, con un trattato bilaterale che è alle battute conclusive e che prevede un accordo di protezione per un numero complessivo di 100 denominazioni, tra le quali il Pamigiano Reggiano, l'Asiago, il Gorgonzola, la Mozzarella di bufala e il Pecorino romano. Si tratta di un lavoro diplomatico necessario che va in direzione diametralmente opposta a quello fatto dagli Stati uniti sullo stesso mercato. Insisteremo con la Commissione e con il Parlamento europeo, oltre che in sede di Consiglio, affinché siano adeguatamente tutelati i nostri prodotti su tutti i mercati".
"Con lo stesso obiettivo - ha concluso il Ministro - abbiamo intenzione di aprire un grande dibattito sul tema delle indicazioni geografiche in occasione di Expo Milano 2015. Siamo già al lavoro poi per l'organizzazione del Forum sulla lotta alla contraffazione, che si svolgerà a Lodi nel marzo del 2015, e che vedrà riunite le autorità di controllo europee e internazionali per un confronto sugli strumenti di contrasto alle frodi".

Ufficio Stampa MIPAAF


ll Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che per promuovere l'intera filiera e definire un programma di valorizzazione e rilancio del settore è stata istituita la 'Cabina di Regia sulla Pasta', grazie a un apposito decreto firmato dal Ministro Maurizio Martina e dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.

Roma 7 gennaio 2015 -
In particolare, la Cabina di Regia ha tra le sue principali finalità promuovere e sostenere la competitività dell'intera filiera, dalla produzione primaria del frumento fino alla trasformazione industriale della pasta attraverso l'incentivazione, lo stimolo e il supporto ad accordi di filiera tra coltivatori di grano e produttori di pasta per il sostegno alle coltivazioni di grano duro di qualità; favorire i processi di aggregazione dell'offerta della materia prima; individuare percorsi di valorizzazione e di incentivazione di frumento duro di qualità; individuare strategie di attrazione dei fondi comunitari destinati al settore nella programmazione 2014-2020 e di ulteriori fondi nazionali e comunitari per iniziative promozionali a supporto della produzione e dell'esportazione; incentivare l'investimento in innovazione e ricerca nell'intera filiera produttiva.

"Abbiamo voluto fortemente questa azione in sinergia con il Ministero dello sviluppo economico - commenta il Ministro Martina - per andare incontro alle esigenze di un settore simbolo del Made in Italy come la pasta. Siamo leader mondiali con una produzione annua da 3,4 milioni di tonnellate, un fatturato di più di 4,6 miliardi di euro con oltre 7.500 addetti impiegati. Negli ultimi dieci anni il trend delle esportazioni ha registrato tassi di crescita importanti, arrivando a 2 miliardi di euro. Con la Cabina di Regia potremo supportare meglio le aziende sul fronte dell'export, organizzare una promozione integrata in ambito Expo e favorire una migliore distribuzione del valore lungo la filiera".

La Cabina di Regia sulla Pasta, composta da rappresentanti del Mipaaf e del Mise, riserva infatti un'attenzione specifica anche al tema dell'Esposizione universale di Milano in quanto mira a promuovere la filiera grano-pasta all'interno di Expo 2015 e sostenere in questo ambito iniziative di promozione culturale del modello agroalimentare italiano.

"L'Italia è il primo produttore europeo anche di grano duro e proprio per questo - prosegue Martina - abbiamo inserito questa coltura tra quelle a cui destinare parte degli oltre 146 milioni di euro annui che abbiamo stanziato per il piano seminativi all'interno delle risorse relative agli aiuti accoppiati".
Le attività della Cabina di Regia saranno svolte attraverso l'istituzione di Gruppi di Lavoro tematici, formati da rappresentanti delle principali associazioni industriali di settore e delle organizzazioni professionali e delle cooperative.
(Fonte Mipaaf)


La flessione è accompagnata da un aumento dell'export e dei consumi natalizi. Soddisfazione per la riapertura del mercato della Corea del Sud.

Reggio Emilia, 8 gennaio 2015 - "La decisione delle autorità della Corea del Sud, che ha consentito la riapertura delle esportazioni, è significativa non semplicemente per le quantità assorbite da quel Paese, pure interessanti, ma soprattutto perché consente la ripresa di un percorso di incremento costante che si è registrato in questi anni e che riguarda anche diversi altri Paesi dell'area asiatica".

A sottolinearlo è il Consorzio del Parmigiano Reggiano, che evidenzia anche il fatto che la riapertura delle frontiere coreane cade in un periodo che ha visto il sistema Parmigiano Reggiano segnato da altri elementi positivi.
La produzione, a dicembre, è infatti diminuita dell'1,1%, segnando un'inversione di tendenza che assicura al 2014 una chiusura all'insegna di una sostanziale stabilità (circa 15.000 forme in più).

"Un segnale importante per i mercati", sottolinea il Consorzio. "In attesa delle decisioni dei singoli produttori circa la riduzione del 5% approvata dall'Assemblea dei caseifici per il 2015 e in linea con quanto già fatto da altri Consorzi di dop italiane, si è infatti in presenza di un calo che indica la via per il ripristino di un migliore equilibrio tra domanda e offerta".

Contemporaneamente, le esportazioni nei primi nove mesi 2014 sono apparse in aumento a livelli superiori al 5%, mentre per il mercato interno si è registrato, in occasione delle festività natalizie e di fine anno, un incremento delle vendite del 7% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Proprio in vista delle festività, sono state così collocate 285.000 forme di Parmigiano Reggiano, che rappresentano il 15% dell'intera produzione destinata in pezzi al mercato interno.

(Fonte CFPR)


A spingere il tasso d'inflazione medio annuo per il 2014 al minimo dal 1959 è stato il calo dei prezzi dei prodotti alimentari non lavorati come frutta, verdura, carne e pesce fresco che fanno registrare una riduzione dello 0,8 per cento e sono di fatto in deflazione.

Roma 7 gennaio 2015 - E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al mese di dicembre.

L'andamento dei prezzi riflette la situazione nei consumi con gli italiani che hanno toccato il fondo nel 2014 e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981, sulla base dell'analisi della Coldiretti sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell'Istat. Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea la Coldiretti - hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall'abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. Il carrello della spesa degli italiani - conclude la Coldiretti - si è ulteriormente svuotato nel 2014 e pesa lo 0,6 per cento in meno rispetto al 2013, secondo il dati Ismea/Gfk relativa ai primi nove mesi del 2014.

(Fonte Coldiretti)

Domenica, 11 Gennaio 2015 09:59

Europa in deflazione.

E' ufficiale, l'Europa è entrata in crisi deflattiva. All'origine c'è la caduta delle quotazioni del greggio che trascina con sé i prezzi dei carburanti e degli altri beni legati all'energia.

di Virgilio - Parma, 07 gennaio 2015 -

In Italia l'inflazione è praticamente a zero ma ancor peggio è nel resto d'Europa dove l'indice è addirittura negativo. Il calo dei prezzi dello 0,2% registrato nel vecchio continente autorizza a ritenere che l'UE sia caduta in deflazione. Tutti gli occhi ora sono puntati su quello che farà la BCE (Banca Centrale Europea) seppure, in considerazione delle manovre già attuate di riduzione continua dei tassi di interesse, ben poche sono le speranze di un intervento risolutore avendo appunto già raggiunto i livelli minimi di tasso d'interesse. L'unica soluzione rimasta sarebbero quelle "misure non convenzionali" che Draghi ha più volte rilanciato e sinora osteggiate soprattutto dai tedeschi e i "loro alleati".

Serve "liquidità", nuovo circolante per dare una spinta inflazionistica e la BCE dovrebbe perciò intervenire con l'acquisto massiccio di titoli di debito sovrano attraverso una manovra di "quantitative easing" da realizzare rapidamente per abbassare la "febbre" del sistema economico europeo.
All'origine c'è la caduta delle quotazioni del greggio che trascina con sé i prezzi dei carburanti e degli altri beni legati all'energia. Un cedimento del 50%, e in certi momenti superiore, del prezzo del greggio che nei giorni scorsi ha toccato i 47$/barile (WTI - West Texas Intermediate) per poi risalire sino a quasi 49$.
Una riduzione drastica e rapida che però non ha avuto seguito parallelo sul prezzo del carburante nazionale calato del 14% circa.

Domenica, 11 Gennaio 2015 09:46

Parmalat, tra acquisizioni e riorganizzazioni.


Dal Friuli all'Australia. Svanito l'accordo con Granarolo a causa dello scandalo aflatossine (giugno 2014), un ramo d'azienda di Latterie Friulane è passata a Parmalat. Consolidamenti anche in Australia con l'acquisizione di Logwarry Food Park.

di Virgilio Parma 8 gennaio 2015 - Dal Friuli all'Australia. Parmalat spa, che dal 15 luglio 2011 è controllata dal Gruppo Lactalis, dopo avere ripreso a volare in borsa (2,374€ share price 7/1/2015) prosegue nella sua evoluzione organizzativa e in chiusura 2014 porta a casa due nuove acquisizioni geograficamente agli antipodi ma entrambe ben radicate sui loro territori e di elevata specializzazione. Dalla triveneta Consorzio Cooperativo Latterie Friulane (Latterie Friulane) Parmalat spa ha acquistato un ramo d'azienda avente ad oggetto l'attività di produzione, commercializzazione e distribuzione di prodotti lattiero caseari (latte pastorizzato e UHT, yogurt, Montasio, mozzarella, ricotta) ivi compresi i marchi (Latterie Friulane, Latte Carnia, SILP, San Giusto, Castello, Cometa), lo stabilimento e la sede di Campoformido (Ud), gli immobili di Ponte Crepaldo (Ve), San Martino (Pn) e Monfalcone (Go) ed i contratti in essere. Il personale dipendente sarà trasferito contestualmente e ad oggi l'azienda occupa 156 lavoratori.
Con questa operazione, conclusa con il trasferimento di un capitale netto pari a circa 5,75 milioni di Euro e l'accollo di debiti verso banche per pari importo, Parmalat intende proseguire e sviluppare il marchio Latterie Friulane, realtà che ha un forte legame con il territorio, attraverso un piano di recupero della competitività. Recupero indispensabile dopo che lo scorso dicembre il Consorzio friulano venne investo dallo scandalo aflatossine per il quale 13 persone vennero indagate e una arrestata vanificando l'ipotesi di acquisizione da parte di Granarolo.

Dall'altro capo del mondo invece saranno 50 i dipendenti che passeranno sotto il controllo della multinazionale del latte a seguito della sottoscrizione (19 dicembre 2014) di un accordo per l'acquisizione di Longwarry Food Park Pty Ltd ("Longwarry"), che opera nella stato di Victoria ed è specializzata nella produzione di latte (in polvere, fresco e UHT) e formaggi spalmabili, da parte della propria controllata Parmalat Australia Pty Ltd. Con questa operazione, il Gruppo Parmalat rafforza ulteriormente la propria posizione nel mercato australiano, espandendo la propria capacità produttiva nel Paese, entra nel mercato del latte in polvere e consolida la propria base di approvvigionamento. Inoltre, migliora la capacità di esportazione di Parmalat Australia.

Il fine anno è stato anche l'occasione di una riorganizzazione del management apicale. Parmalat S.p.A. comunica infatti che il Dott. Antonio Vanoli lascia la carica di Direttore Generale per le Attività Operative del Gruppo Parmalat il 31 Dicembre 2014. "A decorrere dal 1 gennaio 2015, si legge nella nota, il Dott. Vanoli continuerà a dare supporto alla Direzione Generale del Gruppo Parmalat nelle aree Vendite, Marketing e Comunicazione, in qualità di Senior Executive Advisor. Inoltre, manterrà la carica di Presidente e Amministratore Delegato della Centrale del Latte di Roma S.p.A. A far data dal 1 gennaio 2015 verrà pertanto meno la Direzione Generale per le Attività Operative e le relative funzioni saranno assunte dal Direttore Generale Yvon Guérin."

Anche a Lodi cede il Latte Spot crudo nazionale e si allinea con Milano. Perdite significative tra 5 e 10 centesimi per il burro e la panna. Parmigiano e Padano stabili.

Di Virgilio, Parma 07 gennaio 2015

LATTE SPOT Il 2014 si conclude in negativo per il latte spot crudo nazionale. La quotazione quindicinale dello scorso 30 dicembre di Lodi ha registrato un calo del -3,55% che segue la perdita del -4,08% registrata nella quindicina precedente. 34,54€/100 litri di latte e 35,57€/100 litri di latte i prezzi minimo e massimo fissati alla borsa lodigiana. Prezzi che riproducono le quotazioni veronesi del 22 dicembre.

BURRO E PANNA Prosegue anche nell'ultima giornata dell'anno il calo di valore del burro e della panna ove quotato (Milano 29 dicembre). Il Burro CEE e il Burro di Centrifuga cedono altri 5 centesimi rispetto la precedente ottava e si collocano rispettivamente a 2,60€/kg e a 2,80€/kg.
10 centesimi invece li perde il Burro pastorizzato (1,80€/kg) così come pure lo zangolato di creme da burrificazione (1,60€/kg). Con un ulteriore -8% di perdita la crema di latte a uso alimentare si assesta a 1,38€/kg. Con quest'ultima quotazione si è consolidato a oltre il 15% la perdita riscontrata sul prezzo medio della Crema di Latte a uso alimentare del 2014 rispetto il 2013 (-15,13%).

GRANA PADANO Nessuna variazione rilevata nell'ultima fase di contrattazione del 2014. Sia a Mantova e sia a Milano i listini hanno replicato l'ottava precedente. Confermati pertanto i listini mantovani sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura: 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. Altrettanto vale per la più importante borsa milanese la cui ultima variazione negativa venne registrata lo scorso 27 ottobre. Nello specifico i rilevamenti settimanali hanno registrato la forbice compresa tra 6,35 e 6,45€/kg relativamente al 9 mesi di stagionatura e tra 7,00 e 7,65€/kg. per quanto riguarda il prodotto di 15 mesi d'invecchiamento.

PARMIGIANO REGGIANO Le quotazioni sono ferme al 19 dicembre. Pertanto a titolo di promemoria riportiamo i listini di Parma che per il 12 mesi è fermo tra 7,25 e 7,65€/kg. e tra 8,65 - 9,0€/kg è la forbice di prezzo entro cui è stato fissato il prezzo del 24 mesi nell'ultima rilevazione del 2014.

Lunedì, 05 Gennaio 2015 09:17

Ecoconsiglio.


Non capisci un tubo?

Parma 05 gennaio 2015 -
Il nuovo anno inizia con un eco-consiglio che fa anche risparmiare.
Il suggerimento è stato lanciato l'estate scorsa dal blog ioleggoletichetta.it, che ha messo in luce un fatto apparentemente evidente, ma che in realtà non tutti conoscono.

Quando da un tubetto non esce più nulla, non significa che il contenuto sia completamente finito.
Un 5% infatti rimane inutilizzato sul fondo alla confezione, e non è possibile recuperarlo se non tagliando il tubo.
Da qui il gioco di parole "Non capisci un tubo?" perché se davvero lo conoscessimo, il tubo, non sprecheremmo prodotto e soldi per pigrizia e con il semplice aiuto di una forbice apriremmo la confezione per utilizzare ciò che si nasconde dentro.

tagliailtubo

I tubetti in plastica sono ormai utilizzati per ogni tipo di contenuto, dalla crema solare al dentifricio, al ketch-up, alla maionese, e tutti sono costruiti in modo da spremere la confezione per fare uscire il contenuto dal foro d'ingresso.
La maggior parte delle persone però non si rendono conto che quando la spremitura non dà più risultato non bisogna gettare il prodotto, ma occorre fare la caccia al tesoro, con la certezza del premio finale.

Questa semplice attenzione porta con sé diversi vantaggi, tra i quali c'è anche quello del risparmio: non ha infatti senso buttar via una parte di prodotto quando lo abbiamo pagato per intero.
Ovviamente questo è solo un esempio delle tante buone pratiche quotidiane che consentono di acquistare e consumare in linea con l'ambiente e anche con il portafoglio.

Alcuni consigli li possiamo trovare sul sito di EcoAcquisti trentini all'indirizzo: http://ecoacquistitrentino.it/category/buone-pratiche/

(da Aldo Caffagnini)


La Lega Nazionale per la Difesa del Cane si rivolge alle istituzioni per fare chiarezza sulla questione dei lupi.

Parma, 04 gennaio 2015 ----
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha espresso costernazione dopo aver appreso dell'´invio di una lettera da parte di 16 comuni parmensi ubicati nella Valtaro e nella Valceno al presidente della Regione, al presidente della Provincia, alla Prefettura e al Corpo Forestale dello Stato per denunciare, a seguito di svariate segnalazioni sul loro territorio, attacchi avvenuti presumibilmente da parte di lupi che avrebbero provocato l´uccisione di animali d´allevamento, cani da caccia e, in alcuni casi, aggressioni alle persone.

La stessa Lega Nazionale per la Difesa del Cane in una lettera aperta si rivolge agli enti preposti non soltanto per esprimere perplessità ma anche per richiedere scrupolosi accertamenti in merito alle dichiarazioni esternate dai primi cittadini di Albareto, Bardi, Bedonia, Berceto, Bore, Borgotaro, Compiano, Fornovo, Medesano, Pellegrino Parmense, Solignano, Terenzo, Tornolo, Valmozzola, Varano de Melegari e Varsi. Già da svariati anni la Provincia di Parma, in accordo con la Regione Emilia-Romagna, provvede al risarcimento degli animali da reddito uccisi da lupi, fra l´altro con tempistiche relativamente celeri, previa certificazione che l´attacco sia effettivamente opera di un lupo.

Dice l'associazione animalista in una nota: "Il risarcimento è contemplato per la perdita di bovini, caprini, cervidi, suini ed equini. Ricordiamo inoltre che furono stanziati 250 mila euro per un progetto pubblico finalizzato a offrire agli allevatori la possibilità di installare recinzioni elettrificate sia fisse sia mobili. In merito ai cani da caccia ´´letteralmente sbranati´´ lo stesso Corpo Forestale dello Stato provinciale ridimensiona il problema.

Purtroppo i segugi ben addestrati dai cacciatori non di rado invadono le tane dei lupi con modalità aggressive, provocando una naturale reazione di difesa. Relativamente ai presunti attacchi a persone, gli ultimi rilevati oggettivamente risalgono a circa duecento anni fa. Per questo motivo LNDC si rivolge alle istituzioni al fine di fare chiarezza in merito a dichiarazioni che dovrebbero essere avvalorate da elementi oggettivi per risultare credibili". Conclude la nota della Lega Nazionale per la Difesa del Cane: "Si assiste, pertanto, con una periodicità costante, a iniziative di pubblici amministratori che pregiudicano l´incolumità del lupo fra l´altro già vittima di barbare uccisioni a fucilate o tramite bocconi avvelenati da parte di ignoti criminali quali i bracconieri".

(S.P.)

Quattro miliardi e 900 milioni. In soli 36 mesi.

Modena, 02 gennaio 2015. -

Quattro miliardi e 900 milioni. In soli 36 mesi. Tanto è cresciuta la tassazione locale degli immobili produttivi delle imprese. Sono i numeri che evidenzia uno studio dell'Osservatorio di Cna Nazionale sulla tassazione della piccola impresa. Si tratta di una enorme mole di risorse sottratta agli investimenti ma ancora più grave è l'escalation di questa "spremitura", passata, proprio negli anni in cui più mordeva la crisi, dai 4,7 miliardi del 2011, quando era in vigore solo l'Ici, ai 9,6 miliardi di quest'anno, somma delle entrate di Imu e Tasi.

L'indagine analizza l'andamento della tassazione, negli anni compresi tra il 2011 ed il 2014, nei 110 comuni monitorati finora dall'Osservatorio CNA della tassazione della piccola impresa. E' bene da subito precisare che i risultati dello studio riguardano immobili specifici, (un laboratorio artigiano di 350 mq classificato nella categoria catastale C3 ed un negozio per la vendita di 175 mq classificato nella categoria catastale C), per cui le situazioni soggettive ipotizzate non possono essere assunte come elemento per una valutazione complessiva della tassazione locale sugli immobili produttivi. L'esame, infatti, è volto esclusivamente ad analizzare l'andamento nel tempo e nello spazio della tassazione comunale che verte su tipologie d'immobili utilizzati in modo prevalente da artigiani e commercianti nell'esercizio dell'attività d'impresa.

Inoltre, va tenuto conto che a innalzare la tassazione è, talvolta, l'elevato valore catastale degli immobili, che può essere addirittura superiore al valore di mercato: è il caso, ad esempio, di numerosi capannoni in area Pip (un problema che CNA sta affrontando con l'istituzione di un servizio che permetta alle imprese di chiedere l'adeguamento del primo con il secondo, così da pagare imposte eque rispetto all'effettivo valore degli immobili).
In questo contesto Modena si colloca più o meno a metà classifica per ciò che riguarda i laboratori artigianali e nella fascia bassa – la città meno esosa a livello regionale – per ciò che concerne i negozi.
Tassazione complessiva laboratorio artigianale: classifica 2014 per importi

Mo tassazione immobili

Tassazione complessiva negozi: classifica 2014 per importi

MO tassazione2 immobili

Per quanto riguarda la nostra provincia, si tratta di un aumento dell'imposizione totale sugli immobili di un quarto in tre anni certo lontano dai massimi (ad esempio, dal 117,1% di Avellino, record per i laboratori artigianali, o dal 127,8 di Rimini per ciò che riguarda i negozi, ma anche dai minimi (cioè, dal -44,8% di Massa per gli immobili artigianali e dal -13,1% di Cuneo per quelli commerciali).
Un salasso che si è completato lo scorso 16 dicembre, quando è scattato il termine ultimo per versare il saldo dell'Imu e della Tasi, che con la Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, formano il terzetto delle imposte comunali sugli immobili che prende il nome di Iuc.
I numeri dello studio CNA dimostrano comunque che in questo 2015 le piccole imprese, e le famiglie, non potranno sopportare un ulteriore aumento, in qualsiasi forma mascherato, della tassazione sugli immobili, né la perdita dell'attuale deducibilità totale della Tasi versata su negozi, laboratori, capannoni. Al contrario, la Cna chiede una riduzione della tassazione, attraverso, per esempio, la deducibilità totale dell'Imu dal reddito d'impresa, oggi ingiustamente limitata al 20%, un'autentica terza tassazione sugli immobili che servono a far sopravvivere le imprese.
Le imprese attendono, al contrario, la deducibilità del 100% dell'IMU dal reddito d'impresa e dall'IRAP. La deducibilità completa dell'IMU dal reddito d'impresa e dalla base imponibile IRAP, oltre ad eliminare una norma incostituzionale, potrebbe, infatti, andare nella direzione di ridurre in modo automatico l'incidenza della tassazione erariale all'aumentare di quella comunale, riequilibrando il "Total Tax Rate" complessivo.
I beni strumentali all'attività produttiva hanno lo scopo di produrre il reddito d'impresa, lo stesso reddito che viene tassato ai fini IRPEF (ai fini IRES, per le società di capitali). L'IMU, pertanto, costituisce così un costo inerente alla produzione del reddito. La mancata deducibilità totale del tributo comunale determina, conseguentemente, la tassazione di un reddito d'impresa (quello relativo all'IMU indeducibile), mai realizzato, in contrasto con l'articolo 53 della Costituzione, che sancisce il principio di capacità contributiva.
(Ufficio Stampa CNA)


Da gennaio diminuiranno le bollette di luce e gas. Riduzione determinata dal minor costo della materia prima. Ma è record europeo di rincari dal 2010. Aumenteranno anche le accise.

di LGC - Parma, 31 dicembre 2014 --

Dal crollo del prezzo petrolio (oltre il 40% in pochi mesi) qualcosa viene anche a favore dei cittadini. Al vantaggio del costo alla pompa di carburante, ben poco rispetto al quasi dimezzato prezzo della materia prima, passato da 100$/barile (WTI) a poco sopra i 53$/barile (53,48$/bar WTI 30 dicembre 2014), si aggiungono alcune decine di euro dai ritocchi tariffari di luce e gas. Vantaggi non direttamente derivati da manovre governative ma solo ritocchi, peraltro meno che proporzionali, determinati dalle leggi di mercato.

Quindi bollette meno care: lo comunica l'Autorità per l'energia elettrica e il gas secondo cui il nuovo anno porterà una riduzione del 3% della bolletta dell'elettricità e dello 0,3% della bolletta del gas per le famiglie e i piccoli consumatori in tutela per il primo trimestre 2015. Un risparmio che dovrebbe aggirarsi intorno a 72€ per il Gas considerando la spesa della famiglio tipo di 1.143€ e una riduzione del -6%.

Evidentemente chi si accontenta gode anche in virtù del fatto che l'Italia detiene il record di rincari tariffari.

Tra il 2010 e il 2014, secondo i calcoli eseguiti da CGIA di Mestre, solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate più delle nostre. Se a Madrid l'aumento medio è stato del 23,7 per cento, in Italia, come del resto è successo in Irlanda, l'incremento è stato del 19,1 per cento. 12,9% il rincaro dei francesi e un misero 4,2% per i tedeschi. L'area dell'euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell'11,8 ben 7 punti percentuali in meno di noi.

Ma ancora non è finita. Se con una mano si dà con l'altra si trattiene come è ormai consuetudine e prassi dei nostri poco fantasiosi amministratori.

Già abbiamo visto come i vantaggi determinati dal mercato petrolifero non siano stati significativamente proporzionati alla pompa, in gran parte per il cumulo di accise gravanti sul prezzo finale del carburante,  addirittura dal 2015 è previsto un'ulteriore inasprimento di queste "tasse subdole" dell'ordine dell'1,8 centesimi al litro. 2,2 centesimi di fatto in quanto ricordiamo che le accise entrano nel computo dell'imponibile sul quale viene ricaricata l'Iva che oggi è del 22% ma che potrebbe addirittura arrivare, entro il 2016, a 25,5% se dovesse essere applicata la clausola di salvaguardia del bilancio nazionale.

In sintesi e semplificando l'accise è una "sicurezza" d'entrata tributaria e un moltiplicatore di gettito di Iva almeno sino a quando ci sarà la possibilità di pagare il carburante e mantenere i costi d'esercizio dell'automobile.

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