Gli areali di semina non hanno confermato l'attesa diminuzione del Corn a favore della Soja. I dati USDA.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 08 aprile 2015 -

L'USDA ha alzato il sipario sui dati di raccolta e sulle superfici previste di semina. Il mercato ha immediatamente reagito al ribasso tranne per la soja che, al contrario delle previsioni, non ha incrementato le aree di semina a sfavore del mais a tutto vantaggio dei prezzi che si sono rafforzati.

Le previsioni degli analisti (ante USDA)
Corn: 193 milioni di tons contro 178 del 1/3/2014
Grano: 31 milioni di tons contro 29 del 1/3/2014
Soia: 37 milioni di tons contro 27 del 1/3/2014

I Dati USDA


MP USDA 1apr15

 

Indicatori internazionali (01/4/2015)-
l'Indice dei noli è risalito a 602 punti e il petrolio oscillava intorno a 47,5$ dollari al barile e il cambio a 1,076.

MP indicatori 1apr15

Mercato interno -
Nessuna variazione sensibile rispetto i giorni precedenti seppure qualche timore sul mercato della farina di soja stia circolando in ragione dei ritardi d'arrivo delle navi.

Intanto la crusca ha toccato quota 150€/ton.

 

 

 

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.

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Nessuna variazione da rilievo per i caseari in concomitanza delle festività pasquali.

di Virgilio - Parma 8 aprile 2015 -

LATTE SPOT Il mese di marzo si è concluso con una leggera perdita di valore rispetto il prezzo medio registrato nel mese precedente. Con un -0,14% corrispondente a una media di 36,29 €/kg. il latte spot crudo nazionale rosicchia parte del recupero di valore registrato nel mese precedente (36,34€/kg.). Complessivamente il primo trimestre ha chiuso con -12,54% rispetto il 2014 (media annua = 41,38€/kg) considerando però che nel gennaio 2014 il prezzo era di ben 48,37€/kg. Così procedendo l'annata solare in corso, il prezzo medio 2015 arretrerebbe di oltre 5 anni. Il 2010, con un recupero del 21,89% sul 2009, chiuse con un prezzo medio di 38,19€/kg.

Latte Spot anni

BURRO E PANNA Contrariamente alle previsioni alla seduta di venerdì Santo, la Borsa di Parma non ha replicato al ribasso il listino del Burro Zangolato registrato a Reggio Emilia il 31 marzo (1,65€/kg) mantenendo quindi invariato i prezzo a 1,70€/kg. Nessuna quotazione invece per le altre piazze (Verona e Milano) in forza della ricorrenza di Pasquetta. Al momento quindi rimangono in vigore i listini dell'ottava precedente. Nello specifico il burro CEE è quotato a 3,10€/kg, 3,30€/kg il burro di centrifuga, 2,30€/kg il pastorizzato e 2,10 lo zangolato.

GRANA PADANO A causa delle festività Pasquali i listini del Grana Padano DOP non hanno subito variazioni. Listini che, come abbiamo avuto modo di confermare settimanalmente, sono invariati da molte settimane replicando da Novembre 2014 un prezzo medio di 6,40€/kg. il prodotto fresco con stagionatura di 9 mesi e oltre. 7,38€/kg è la media di marzo del 15 mesi di stagionatura che ha riportato i 4 centesimi guadagnati nel mese precedente rispetto il mese di gennaio.
In sintesi,le ultime quotazioni rilevate a Milano hanno confermato tra 6,35 e 6,45€/kg il prezzo all'ingrosso del 9 mesi di stagionatura e tra 7,05 e 7,70€/kg l'intervallo di prezzo relativamente al 15 mesi e oltre di stagionatura.

PARMIGIANO REGGIANO Nessuna variazione è intervenuta nella seduta borsistica di Parma alla vigilia di Pasqua confermando perciò i listini sia del 24 mesi di stagionatura sia del più fresco (12 mesi). Per il 12 mesi sono confermate le quotazioni tra 7,50 e 7,85€/kg. mentre per il 24 mesi i prezzi sono inchiodati da 9 settimane tra 8,75 e 9,10€/kg. Nonostante i piccoli segnali di ripresa che si sono manifestati sin da inizio d'anno, le quotazione medie del Parmigiano Reggiano 12 mesi del primo trimestre 2015 (7,58€/kg.) soffrono di un gap del -8,21% rispetto la media del 2014 (8,26€/kg).

Sesta edizione del Concorso enologico "Matilde di Canossa – Terre di Lambrusco". Le tradizionali attività promozionali della Camera di Commercio di Reggio Emilia legate al Concorso si arricchiscono di due grandi eventi. -

Reggio Emilia, 7 aprile 2015 -

Parte decisamente all'insegna di Expo la nuova edizione (la sesta) del Concorso enologico "Matilde di Canossa – Terre di Lambrusco", che nel 2014 ha portato alla selezione finale ben 86 vini, dei quali 45 prodotti nella nostra provincia e presentati da 21 aziende.

Le tradizionali attività promozionali della Camera di Commercio di Reggio Emilia legate al Concorso, infatti, si arricchiscono di due grandi eventi legati proprio all'Esposizione internazionale: un educational Press tour di quattro giorni indirizzato a giornalisti e opinion leader stranieri del settore wine in concomitanza con la cerimonia di premiazione (in programma a fine giugno, con Expo 2015 in pieno svolgimento) e un confronto diretto fra aziende vitivinicole e operatori commerciali dell'area asiatica, previsto in ottobre.

"In questo modo – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – vogliamo rafforzare la visibilità e gli scambi commerciali internazionali che ruotano attorno ai nostri lambruschi, rafforzando così gli importanti esiti del progetto "Made in Italy, eccellenze in digitale", che in questi mesi ha visto diverse aziende vinicole protagoniste di un percorso orientato ad accrescere le competenze delle imprese sulla promozione e la commercializzazione attraverso i canali web".
E' dunque con questo sguardo fortemente orientato ai mercati esteri che per i viticoltori emiliani e mantovani è scattato il conto alla rovescia per la partecipazione all'edizione 2015 del Concorso enologico "Matilde di Canossa-Terre di Lambrusco", proposto annualmente dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per valorizzare e promuovere la miglior produzione di lambrusco.

L'iniziativa - patrocinata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – è dedicata alle aziende produttrici di Lambrusco delle province di Reggio Emilia, Modena, Mantova e Parma, alle quali è offerta l'opportunità di veder premiato il loro impegno sulla qualità delle produzioni e, contemporaneamente, di inserire nella prestigiosa vetrina del concorso i propri prodotti.
Le aziende interessate hanno tempo sino al 6 maggio per iscriversi alla nuova edizione del Concorso enologico "Matilde di Canossa – Terre di Lambrusco" e presentare i campioni di vino sui quali avverrà poi la selezione, prevista il 21 e 22 maggio ad opera di commissioni formate per pubblico sorteggio e composte ciascuna da 6 tecnici.

Il concorso riguarda quattro categorie di vini: Vini Lambrusco frizzanti a denominazione di origine controllata (Dop), Vini Lambrusco frizzanti designati con indicazione geografica tipica (Igp), Vini Lambrusco spumanti a denominazione di origine controllata (Dop) e, novità di quest'anno, i Vini Lambrusco spumanti ad Indicazione Geografica Tipica (Igp).
La proclamazione ufficiale dei vini premiati è prevista, come si è detto, per fine giugno, quando andrà in scena l'Educational Tour per la stampa specializzata e gli operatori internazionali e sarà pubblicata la nuova guida "Terre di Lambrusco 2015".

Folta e prestigiosa, anche per il 2015 la compagine delle realtà istituzionali che affiancano la Camera di commercio di Reggio Emilia per la buona riuscita del Concorso: oltre al Ministero delle Politiche Agricole infatti, patrocinano la manifestazione la Regione Emilia Romagna, Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna e le CCIAA di Modena, Parma e Mantova; collaborano con la Camera di commercio Assoenologi, A.i.s. (Associazione Italiana Sommelier – Sezione dell'Emilia) e i quattro Consorzi che operano nelle zone tipiche di produzione del Lambrusco: Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa, il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, il Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini dei Colli di Parma ed il Consorzio Vini Mantovani.

Per iscrizioni e informazioni: www.concorsolambrusco.it  o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Convegno sul PSR organizzato congiuntamente dalle sedi territoriali di Confagricoltura Parma e Piacenza al teatro Verdi di Busseto. I primi bandi destinati ai giovani. Nel 2016 a bando il 58% delle risorse del quinquennio. -

Parma, 2 aprile 2015 -

Soddisfazione per il convegno dedicato al Piano di Sviluppo Rurale organizzato congiuntamente dalle sedi territoriali di Confagricoltura Parma e Piacenza al teatro Verdi di Busseto mercoledì primo aprile. Oltre duecento gli intervenuti. Diverse le anticipazioni tecniche fornite dal direttore generale all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Valtiero Mazzotti, che ha dettagliato le sei misure sulle quali si articolerà il nuovo Piano.

"Per illustrare al mondo agricolo le modalità operative del nuovo Psr, che avrà una dotazione di 1,2 miliardi di euro – ha sottolineato Mazzotti - già dal mese di maggio avremo una serie di incontri nei diversi territori provinciali nel corso dei quali verranno presentati anche i primi bandi". Il premio per il primo insediamento sarà di 30.000 euro nelle zone ordinarie, mentre sarà elevabile a 50.000 per quelle con vincolo naturale. Il primo requisito resta ancora non aver compiuto i 40 anni all'atto della domanda. La misura dedicata agli investimenti resterà il cuore di tutto il PSR con 191 milioni di dotazione finanziaria. Saranno premiate le aggregazioni di imprese e le filiere. Bene anche le reti d'impresa, come espressamente richiesto da Confagricoltura.

"Ci attendiamo lo sviluppo di una reale imprenditorialità agricola, attraverso investimenti finalizzati alla formazione e all'innovazione e grazie all'incentivazione di modelli aggregativi sull'esempio del contratto di rete – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Guglielmo Garagnani -. L'obiettivo è quello di rendere più competitive le imprese e creare le condizioni per accedere ai ricchi mercati esteri come indicato dalla Regione tra le priorità. Il nuovo Psr - ha proseguito il presidente regionale - deve ridare redditività alle aziende agricole e puntare tutto sul valore delle produzioni emiliano romagnole. Infatti, mentre il reddito delle industrie di trasformazione negli ultimi anni è aumentato, quello dei nostri imprenditori è sostanzialmente calato e ciò non è più tollerabile. Utilizzare materie prime del territorio deve diventare un impegno ineludibile per le industrie agroalimentari che accedono alle risorse comunitarie".

"Stiamo lavorando per far uscire velocemente i primi bandi condizionati del nuovo Psr, non appena avremo ricevuto la comfort letter da Bruxelles che è attesa entro la fine di aprile". Così ha detto l'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli intervenendo al convegno. "I primi avvisi pubblici riguarderanno i giovani, il primo insediamento e l'agricoltura in zone svantaggiate" ha spiegato Caselli sottolineando anche l'impegno degli uffici regionali a lavorare per alleggerire il carico burocratico. "Siamo qui per rappresentare insieme le esigenze comuni dell'agricoltura – hanno detto Enrico Chiesa e Monica Venturini, presidenti di Confagricoltura Piacenza e Parma – il mondo agricolo è troppo frammentato ed il messaggio fondamentale di questa iniziativa vuole essere quello di fare sinergia per recuperare in competitività e costruire un futuro unitario valorizzando un territorio e i suoi prodotti. Le risorse messe a disposizione con il PSR sono uno strumento fondamentale per investire in questo senso, per innovare e per strutturare le nostre imprese e il sistema agricolo nell'ottica di una maggiore competitività". "Essere contemporanei è la vera forza – ha detto il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, nel suo intervento conclusivo – siamo bravi a produrre, ma non a vendere al mondo i nostri prodotti. Abbiamo cinque anni per spendere bene le risorse del PSR e arrivare ad avere un sistema agricolo più forte".

(Fonte: Ufficio Stampa Confagricoltura Parma)

(C.A.S.E.A.) - Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 14 5 aprile 2015

SOMMARIO Anno 14 - n° 14 5 aprile 2015 (scaricabile in formato pdf

1.1 editoriale Il silenzio della portinaia d'Europa. Perché non parli?
3.1 cereali In attesa dei dati USDA, si registra qualche segno meno.
4.1 Lattiero caseario Fine regime delle quote latte. Crolla il latte spot.
5.1 Quote Latte Latte a libero mercato. Dopo 32 anni finisce il regime delle quote latte.
5.2 Quote latte Quote latte parmigiano reggiano. Adesione in massa degli allevatori
6.1 economia Istat, la fiducia mai così alta dal 2002. Ma dove?
6.2 animali da compagnia Le ricette "Cruelty Free" di Michela Vittoria Brambilla.
7.1 agroalimentare Ismea. Previsioni settimanali.
9.1 promozioni Per Bacco che partner

Cibus 14 COP

Una liberazione o una liberalizzazione? Il tanto bistrattato e mal gestito regime comunitario di regolamentazione, comunemente e tristemente noto come regime "quote latte", rischia di venire presto rimpianto.

di Virgilio - Parma, 5 aprile 2015 -
Il mercato libero è una giungla e se non si è cresciuti e addestrati per affrontarlo può fare veramente male.

La nostra filiera latte è tutto tranne che organizzata. Tra gli stessi allevatori rimasti a sventolare il tricolore sui bidoni del latte non c'è intesa e i risultati si sono visti e si continueranno a vedere, ovviamente nella negatività.
La mala gestio del regime delle quote latte nel lungo periodo di applicazione (1983) altro non ha fatto che avvantaggiare gli avversari mentre noi, invece di spendere bene il tempo riorganizzando le filiere produttive, si è investito in litigiosità.

Contenziosi per multe latte da pagare, sanatorie a gogo e ricorsi in decine di tribunali sono il frutto delle strategie di settore. Intanto, gli altri, hanno diligentemente osservato le norme e negli ultimi anni si sono persino permessi il lusso di aumentare le produzioni al fine di presentarsi al 1 aprile 2015 con una maggiore forza contrattuale.
L'Irlanda, ad esempio, nell'ultimo anno ha incrementato i volumi di latte del 20 per cento, Francia e Germania del 12-13 per cento mentre l'Italia del 1,5% a fronte di una produzione del 40-45% inferiore alle necessità d'auto consumo.

Con la liberalizzazione il mercato europeo è diventato ancor più appetibile e, proprio recentemente, Fonterra, la più grande cooperativa lattiera del mondo, dalla Nuova Zelanda è venuta a costruire il nido nei Paesi Bassi.

Mentre tutti fanno strategie noi invece a litigare e urlare che il nostro latte è buono come se fosse l'unico elemento necessario alla vendita.

Ma non basta, la forbice tra prezzo all'allevamento e prezzo al consumo, in questi 32 anni, anziché diminuire si è fortemente ampliata. Se in passato era sufficiente moltiplicare per due il prezzo alla stalla per ottenere il prezzo al consumo oggi è necessario moltiplicare per quattro.

Basti pensare che nell'ultimo anno il prezzo del latte è passato da 41 centesimi al litro (gennaio 2014) a 37 centesimi al litro mentre il prezzo al consumo è passato da 1,37 a 1,49€/litro per il latte fresco intero.

Il mercato così liberalizzato farà ulteriore selezione e nel frattempo ci porteremo dietro i vecchi contenziosi delle quote latte con una massa di multe da fare rabbrividire e quello che non macina il mercato lo macineranno le multe. La UE non ce la perdona più e diversi richiami a saldare i debiti (1,4 miliardi circa) sono arrivati anche recentemente per il pregresso riferito al periodo 1995-2009.

Una volta che salteranno le protezioni per il latte poco tempo e salteranno anche le protezioni della qualità dei nostri prodotti DOP di eccellenza Parmigiano Reggiano e Grana Padano in primi senza escludere il Pecorino Romano e via di seguito tutti gli altri.

Ancora pochi mesi e la fragilità del nostro sistema lattiero caseario si manifesterà con violenza a meno di un miracolo o che si faccia finalmente squadra coinvolgendo tutti, nessuno escluso, industriali compresi ovviamente.
Sarà invece più facile trovare da leggere nostalgiche poesie sui bei tempi delle vituperate quote latte.


Mentre cessa il regime delle quote latte comunitarie, nuovo valore per i produttori del comprensorio con l'adesione alle quote stabilite dal Piano di regolazione dell'offerta proposto dal Consorzio e approvato dall'Assemblea dei caseifici.

Reggio Emilia - 1 aprile 2015 -

Mentre a livello europeo si scrive la parola "fine" sulle quote latte, il Consorzio del Parmigiano Reggiano realizza l'"en plein" per l'adesione degli allevatori alle quote latte da destinare alla trasformazione in formaggio Dop, la cui scadenza è stata fissata al 31 marzo 2015.

Istituite dall'Ente di tutela nel novembre scorso, le quote latte per il Parmigiano Reggiano sono state infatti sottoscritte, entro i termini, dal 98% degli oltre 3.200 allevamenti interessati e nei prossimi giorni è più che probabile il "ripescaggio" dei pochi che non hanno aderito entro il termine fissato al 31 marzo.

"In questo modo – sottolinea il Consorzio – non solo raggiunge la piena operatività lo strumento di regolazione dell'offerta varato un anno e mezzo fa dall'Assemblea dei caseifici, ma per gli allevatori si genera un nuovo valore economico proprio nel momento in cessano le quote latte europee".

"La scelta di attribuire direttamente agli allevatori (e non ai caseifici) le quote latte da destinare a Parmigiano Reggiano – prosegue il Consorzio – è nata proprio con questo duplice obiettivo: organizzare meglio la programmazione dell'offerta e, contemporaneamente, sostenere gli allevatori nel momento in cui le quote latte comunitarie, che sono state oggetto anche di consistenti investimenti, perdono ogni valore".

"Questo passaggio – osserva il Consorzio – crea dunque un patrimonio nuovo per le aziende del comprensorio e, contemporaneamente, evidenzia ancor di più il legame del nostro prodotto con il territorio, creando le condizioni, anche in prospettiva, per un miglior governo dell'intera filiera".

"La vastissima adesione ottenuta, che va oltre ogni più rosea aspettativa di inizio 2015 – sottolinea l'Ente di tutela - rappresenta pertanto una importantissima risposta "dalla base" alla crisi di prezzo già in atto da diversi mesi e che sta determinando una modulazione al ribasso delle quantità".

"Evidentemente – conclude il Consorzio – è stato compreso fino in fondo il significato di disporre direttamente, come allevatori, di quote latte per Parmigiano Reggiano, in piena coerenza con gli obiettivi del Pacchetto Latte che ha introdotto la programmazione dell'offerta per "assicurare un equo tenore di vita ai produttori di latte rafforzando il loro potere contrattuale nei confronti dei trasformatori".

(Fonte Consorzio Parmigiano Reggiano 31 marzo 2015)

Dopo la lotta contro la pignorabilità degli animali domestici la proposta di salvare i conigli dalla tavola e, in occasione delle feste pasquali, i consigli per una cucina non cruenta.

Parma, 05 aprile 2015 –
Prosegue l'impegno di Michela Vittoria Brambilla verso la salvaguardia degli animali domestici.

E' a lei che si deve il successo che ha portato alla insequestrabilità degli animali domestici o meglio d'affetto e compagnia. Animali che a tutti gli effetti sono entrati a fare parte del nucleo familiare e dal cui distacco possono determinasi gravissime sofferenze che andrebbero a ulteriormente a appesantire la posizione personale del destinatario del pignoramento.

Seguendo il principio che "gli animali non sono ingredienti ma esseri senzienti che come noi condividono il diritto alla vita", l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, ha presentato oggi a Milano le video-lezioni di "alta cucina naturale" offerte dallo chef stellato Pietro Leemann ed notizia dell'ultima ora che ha intrapreso la campagna per salvare i conigli dai fuochi di cucina.
Il coniglio quindi verrebbe equiparato agli animali da salotto e compagnia, del resto le statistiche dicono che è la terza scelta, dopo cani e gatti, degli italiani che hanno in casa un animale domestico.
La proposta di legge si affianca alla petizione promossa dalla Federazione italiana diritti degli animali e l'Associazione Aaeconigli, che ha già raccolto più di 10mila firme.

"Quando Leonardo da Vinci scriveva "verrà un giorno in cui l'uccisione di un animale sarà considerata come l'uccisione di un uomo" – ricorda l'ex ministro del Turismo – non poteva certo immaginare che cinque secoli dopo l'industria alimentare avrebbe letteralmente "macinato" miliardi di vite per produrre cibo, negando a queste povere creature il rispetto di ogni diritto".

Perciò chi volesse da subito avviarsi alla cucina naturale seguendo gli insegnamenti dello chef Pietro Leemann può cominciare con due piatti vegani "facili e saporiti", totalmente "cruelty free", disponibili al link www.leidaa.info o sul canale YouTube Leidaa.

Quindi, Pasqua con chi vuoi, ma sempre con i tuoi fedeli compagni, cani, gatti o conigli che siano.


Cresce la fiducia dei consumatori, addirittura l'indice non è mai stato così alto da dodici anni. Infatti cresce la disoccupazione (12,7%).

di Lgc Parma, 1 aprile 2015 –
Se non fosse che l'istituto nazionale di statistica è un'organizzazione seria, verrebbe da pensare che che abbia voluto fare il tipico pesce d'aprile. Invece , stando ai primi dati diffusi nelle scorse ore, la fiducia dei consumatori è notevolmente cresciuta nel mese di marzo.

"L'indice composito del clima di fiducia dei consumatori, scrive l'istat, espresso in base 2010=100, aumenta a 110,9 da 107,7 di febbraio 2015. Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), in base 2010=100, mostra un deciso miglioramento, salendo a 103,0 da 97,5 di febbraio."

Un balzo in avanti così ampio da non apparire vero soprattutto se confrontato con gli stessi dati, diffusi poche ore dopo, riguardanti il tasso di occupazione.
Infatti, se nei primi due mesi del 2015, vi era stato un sensibile aumento dell'occupazione, il mese di marzo ha segnato un crollo consistente riportando il livello di disoccupazione al 12,7%.
I dati diffusi sul tasso di fiducia sono così sorprendenti che per nulla riflettono i reali sentimenti percepibili da chi, costantemente, si confronta con consumatori, artigiani, professionisti e imprese.

Dello stesso avviso sono i movimenti dei consumatori "Federconsumatori" e "Adusbef" che, categoricamente, smentiscono l'Istat rincarando la dose e commentano, attraverso un comunicato congiunto, di essere molto perplessi da quanto registrato dall'ufficio di statitsica. "La crisi che da anni grava sulla nostra economia non può certo dirsi conclusa e anzi dati e rilevazioni sui consumi dimostrano che, purtroppo, le famiglie sono ancora attanagliate da una morsa che non lascia respiro. Con tali premesse, dunque, non esitiamo a definire inverosimili i dati diffusi dall'Istat in merito alla fiducia dei consumatori. L'Istituto di Statistica ha registrato il livello di fiducia più alto dal 2002, cosa che ci lascia a dir poco perplessi."

Sui dati economici e sui tassi di disoccupazione o altri più sofisticati indicatori sarebbe difficile smentire l'Istituto, ma su quel che riguarda il "sentiment" basta guardarsi attorno, parlare con la gente e osservare, anche nelle "ricche" cittadine del nord, i segnali di degrado e incuria delle strade dei vicoli, e delle persone stesse.
Segnali di "abbandono" civico e personale che certamente non lasciano intendere un clima diffuso di serenità e soprattutto di fiducia.

D'altronde, come potrebbe essere diversamente, se il tasso di disoccupazione è di colpo risalito al 12,7% annullando, di fatto, i progressi registrati nel primo bimestre dell'anno?
Vero che gli indicatori economici confermano una tendenza positiva del PIL ma di questo, la gente comune, non riesce ad avvalersene per tirarsi sù di morale dovendo concentrarsi a come tirare a campare.
Guardare per credere!

Burro stazionario salvo lo zangolato reggiano che perde 5 centesimi. Crollo delle creme a uso alimentare. Parmigiano Reggiano in leggero recupero.

di Virgilio - Parma 1 aprile 2015 -

LATTE SPOT Nuova era per il latte. inizia la nuova campagna lattiera senza le "famigerate Quote Latte". Crollano i listini del latte spot sia nazionale (-2,82%) ma soprattutto il pastorizzato estero che lascia sul campo il - 4,55% (31,96 - 32,99 €/1000 litri latte) sulla piazza veronese .Il latte crudo spot nazionale ha fissato il prezzo nell'intervallo tra 35,05 e 36,09€/ 100 litri di latte.

BURRO E PANNA Conferma invece per tutti i listini. Dopo l'inesorabile ascesa dei prezzi del burro, da quattro settimane il burro si trova in fase di assoluta immobilità. Nello specifico il burro CEE replica i 3,10€/kg, 3,30€/kg per il burro di centrifuga, 2,30€/kg per il pastorizzato e 2,10 per lo zangolato. Perde invece 5 ventesimi (1,65€/kg) il burro zangolato a Reggio Emilia e con ogni probabilità alla prossima seduta della borsa parmense - venerdì 3/4 - verrà confermato il nuovo listino. peggio è andata alla crema di latte a uso alimentare che a Milano ha ceduto il -4,94% retrocedendo a 1,54€/kg ovvero al prezzo dello scorso 9 febbraio. Leggermente più contenuto il ridimensionamento della panna a uso alimentare quotata alla borsa scaldare (-1,85% ) che posiziona il listino tra 1,57 e 1,62€/kg.

Crema latte MI

GRANA PADANO Nessuna variazione riscontrata per il Grana Padano DOP. Tra 6,35 e 6,45€/kg il prezzo all'ingrosso del 9 mesi di stagionatura e tra 7,05 e 7,70€/kg l'intervallo di prezzo relativamente al 15 mesi e oltre di stagionatura. La media del primo trimestre 2015 è attorno a 7,37€/kg contro la media 2014 di 7,76€/kg (-5,08%)

PARMIGIANO REGGIANO Ancora fermi i listini del 24 mesi di stagionatura mentre il fresco (12 mesi) dopo una settimana di sospensione riprende, seppure leggermente, a crescere. Con un +0,33% il 12 mesi è stato quotato tra 7,50 e 7,85€/kg. Stabili, da nove settimane i listini del "parmigiano" di 24 mesi che conferma le quotazioni comprese tra 8,75 e 9,10€/kg. Nonostante la ripresa la quotazione media del Parmigiano Reggiano 12 mesi del primo trimestre 2015 (7,58€/kg.) soffre di un gap del -8,31% rispetto la media del 2014 (8,26€/kg).

(in galleria immagini i grafici CLAL)

Crescono le tensioni in attesa dei dati ufficiali dell'USDA. Le aspettative ribassiste si concretizzano con alcuni segni negativi.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 01 aprile 2015 -

Nella giornata odierna (31 marzo) il mercato delle materie prime è entrato in "fibrillazione" in attesa dei dati USDA, previsti per questa sera, e che renderà note le previsioni di semina, la consistenza degli stock al primo marzo raffrontati con la precedente annata agraria. Le prime indiscrezioni e ipotesi di alcuni analisti darebbero per scontato un incremento delle disponibilità di merce come d seguito anticipiamo con beneficio di inventario.

Corn: 193 milioni di tons contro 178 del 1/3/2014
Grano: 31 milioni di tons contro 29 del 1/3/2014
Soia: 37 milioni di tons contro 27 del 1/3/2014

Se i dati fossero verosimilmente confermati allora potrebbero confermarsi anche le sensazioni di ribassi attesi dagli esperi analisti internazionali.

Ma gli operatori di mercato non sono più soltanto gli specialisti di settore ma anche operatori finanziari i cui interessi speculativi hanno logiche totalmente autonome. I grandi Fondi di Investimento potrebbero infatti scendere in campo con consistenti acquisti dando fuoco al mercato potenzialmente favorevole a contratti a medio e lungo termine grazie a noli e premi di ridotto valore.

Indicatori internazionali (30/3/2015)-
l'Indice dei noli è risalito a 599 punti e il petrolio oscilla intorno a 48$ dollari al barile e il cambio a 1,076.

Cereali MP indicatori 30mar15

Mercato interno -
II mercato nazionale è incentrato sull'aumento del prezzo del mais seppure orientato su binari differenti in ragione della qualità sanitaria del prodotto.
I cruscami mantengono ancora valori elevati e i proteici sono condizionati dal "corto di fisico" su Venezia e condizionati dall'andamento del Chicago Board e dal cambio valutario.

Il settore delle Bionergie è scatenato a rincorre il mercato del mais e a muoversi sul nuovo raccolto dove la granella secca base contratto 103 è scambiata a valori tra i 180 e 185 euro alla tonnellata da ottobre 2015 a marzo 2016.

Nelle prossime ore, dopo avere interpretato i dati dell'USDA, vedremo come reagiranno i mercati.

 

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.

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Lunedì, 30 Marzo 2015 13:21

Macfrut 3.2 sempre più fiera di business

Ai Road Show di Budapest e Bucarest un'ottantina di operatori. Piraccini: "E' la conferma della valenza internazionale di Macfrut" -

Parma, 30 marzo 2015 –

L'internazionalizzazione di Macfrut nell'Est Europa è sempre più una realtà. Ottimi risultati sono arrivati anche dai recenti road show di Budapest e Bucarest, che fanno seguito a quelli di Sofia e Varsavia. Entrambi gli incontri si sono svolti nei Business Center di UniCredit, partner strategico dell'iniziativa, e hanno visto la partecipazione di una cinquantina di operatori nella capitale ungherese e di una trentina in quella rumena.

Decisamente soddisfatto del percorso il presidente di Cesena Fiera Renzo Piraccini: "L'interesse è stato massiccio a riprova della valenza internazionale di Macfrut e dell'indiscussa leadership in Centro ed Est Europa di UniCredit. I road show hanno consentito alle aziende italiane di incontrare importanti operatori del settore selezionati dalla banca tra la propria clientela. In questi meeting, i partecipanti hanno avuto l'opportunità di conoscersi e presentare i propri prodotti o i propri progetti, dandosi poi appuntamento in fiera a Rimini".

"UniCredit ha voluto dare un supporto concreto ai road show di Macfrut nell'Europa orientale, svolgendo un ruolo non di semplice sponsor, ma di partner strategico capace di contribuire all'internazionalizzazione delle imprese italiane, attraverso una serie di prodotti e servizi bancari dedicati - ha dichiarato Carlo Marini, Responsabile Internazionalizzazione per il Gruppo UniCredit - Anche per il settore agroalimentare la valorizzazione all'estero del Made in Italy costituisce un elemento fondamentale di sviluppo. UniCredit - che è il primo Gruppo bancario italiano per rilevanza della propria rete internazionale e opera in circa 50 mercati tramite 8.600 sportelli e oltre 145.000 dipendenti - pone la crescita anche internazionale della clientela tra le priorità della propria missione. In tale contesto l'iniziativa di UniCredit e Macfrut, ha tutte le caratteristiche per offrire alla clientela di Cesena Fiera un percorso concreto di sviluppo ed espansione anche all'estero."

(Fonte: Ufficio Stampa UniCredit)

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 13 29 marzo 2015


SOMMARIO Anno 14 - n° 13 29 marzo 2015

(in allegato il documento scaricabile in pdf)


1.1 editoriale Miracolo italiano: Expo 2015
2.1 Speciale vinitaly Vinitaly 2015: un'ottima annata
3.1 cereali e materie prime (2) Comincia a farsi sentire il peso dei raccolti sud americani.
4.1 export e tutela L'Europa deve difendere la qualità per competere sui mercati
5.1 cereali e materie prime (1) mercato infiammato
6.1 Lattiero caseario Listini stabili su tutti i fronti
7.1 italian sounding Reggio Emilia chiede al Governo più tutela internazionale per il Parmigiano Reggiano
7.2 speciale vinitaly Torna a volare il mercato interno delle Cantine Lungarotti
8.1 export russia Crollo dell'export verso la Russia
8.2 speciale vinitaly Bevitori alla guida tremate. L'autovelox si è montato l'alcoltest
9.1 speciale vinitaly Le idee stravaganti e qui il tasso alcolico non c'entra
10.1 lavoro Street Food, come "aprire" una cucina su 4 ruote
11.1 speciale vinitaly Le creazioni di luce che seducono i wine blogger
11.2 prezzi origine Ismea, più 0,4% i prezzi agricoli a febbraio
12.1 speciale vinitaly Inaugurato il 49° Vinitaly con il Ministro Martina e una grandissima affluenza di pubblico.
12.2 speciale vinitaly Vinitaly, una grande festa italiana
13.1 speciale vinitaly Vinitaly, Valpolicella e Parmigiano insieme
14.1 promozioni Per Bacco che promozioni e che Partner

Domenica, 29 Marzo 2015 11:13

Vinitaly 2015: un'ottima annata

Crescono i Buyer esteri provenienti da 140 paesi. 150.000 i visitatori, in crescita dalle regioni del far east del mondo.

Verona, 25 marzo 2015 – Tutto il mondo a Vinitaly, con operatori professionali da 140 Paesi, ben 20 in più rispetto al 2014. «Il risultato centra l'obiettivo che ci eravamo prefissati. Grazie all'aumento del 34% degli investimenti dedicati all'incoming e alla collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico, l'Agenzia-ICE e il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, abbiamo aumentato la già alta partecipazione di buyer stranieri», ha affermato Ettore Riello, presidente di Veronafiere.

In totale i visitatori sono stati circa 150mila, ma rispetto al passato c'è più Far East, con Thailandia, Vietnam, Singapore, Malesia. Crescono il Messico e anche l'Africa, con new entry interessanti come Camerun e Mozambico. Bene pure il Nord Africa, con la ripresa di Egitto, Tunisia e Marocco sia per il vino che per l'olio extravergine di oliva di Sol&Agrifood.

«I grandi mercati di Usa e Canada da soli rappresentano il 20% degli oltre 55mila visitatori esteri. L'area di lingua tedesca, Germania, Svizzera e Austria, si conferma la più importante con il 25% delle presenze, il Regno Unito è al terzo posto con il 10%, seguono in termini numerici i buyer dei Paesi Scandinavi e quelli del Benelux – ha detto Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –. Abbiamo registrato grande soddisfazione da parte degli gli espositori, per la capacità di Vinitaly di migliorare di anno in anno il numero di buyer esteri e la qualità dei visitatori, mantenendo alto il numero dei contatti, tanto che aziende private di grande rilevanza hanno già sottoscritto rinnovi triennali per le prossime edizioni».

Merito anche della nuova profilazione dei visitatori adottata quest'anno, con un ulteriore affinamento della selezione del target dei visitatori e con la registrazione di tutte le persone in ingresso: questo costituirà un data base di straordinario valore per le prossime iniziative di marketing e sviluppo internazionale.

Nella top ten dei Paesi, impressiona la crescita della Francia, che precede il Giappone, mentre Cina, Hong Kong e Taiwan si collocano all'ottavo posto. La Russia, nona, è l'unica in controtendenza come conseguenza della difficile situazione geopolitica in atto. Chiude al decimo posto il Brasile.

Sono in aumento le presenze da altri Paesi dell'Unione Europea, in particolare da Polonia e Romania. Questo Vinitaly assiste anche al ritorno di un certo ottimismo per il mercato interno, con operatori interessati provenienti da tutta Italia, sia del canale horeca, sia della Gdo.

La manifestazione è stata seguita da oltre 2.600 giornalisti da 46 nazioni.

DICHIARAZIONI ESPOSITORI

Zonin 1821 – Domenico Zonin
«Un Vinitaly effervescente. Buono il mercato interno con la piccola ripresa dell'economia che sta dando i suoi frutti. Bene appuntamenti e presenza di buyer».

Mastroberardino - Piero Mastroberardino
«Tanta clientela business con una copertura completa dei mercati classici e al lunedì grande partecipazione di clientela business nazionale.
I numeri sono importanti e abbiamo meeting con operatori anche oggi che è l'ultimo giorno.
Abbiamo avuto contatti anche con operatori di mercati non maturi e in fase di sviluppo, che approcciano al vino con interesse. Siano riusciti a presentare alcune nostre nuove iniziative innovative e a veicolare messaggi più raffinati che in passato».

Frescobaldi – Leonardo Frescobaldi
«Sento commenti positivi e, oltre a tanta soddisfazione, vedo l'ingresso di nuovi giovani produttori e questo è un bene. Noi siamo contenti soprattutto per la qualità dei visitatori, sempre più sensibili all'origine del vino. Buyer da tutto il mondo: Usa, Estremo Oriente, Europa, siamo soddisfatti».

Masi - Alessandra Boscaini
«Come sempre Vinitaly è un evento molto impegnativo. Abbiamo visto molti giornalisti, molti clienti italiani anche dal Sud Italia e questo fa certamente piacere. Molta affluenza dai mercati esteri nonostante Prowein prima e Vinexpo a giugno. Per noi è stato un bel Vinitaly, con molto interesse per i vini della Valpolicella e l'opportunità di celebrare il Campofiorin, il vino inventato da mio nonno cinquant'anni fa».

Banfi - Rodolfo Maralli, responsabile marketing e commerciale
«Abbiamo avuto una grandissima affluenza forse la migliore di sempre in termini qualitativi, compresa la domenica. La diversificazione di provenienza e questi numeri tutti gli anni sono un grande risultato di Vinitaly».

Umani Ronchi - Michele Bernetti
«Vinitaly è la fiera dove c'è il focus del vino italiano e dove tutto il mondo converge. Sono per noi giorni importanti e di grande soddisfazione».

Biondi Santi – Tancredi Biondi Santi
«Abbiamo visto tanti importatori anche la domenica, mentre lunedì ci sono stati gli operatori della ristorazione. Si lavora tanto e abbiamo tante soddisfazioni da Paesi asiatici, da Cina, Stati Uniti e America Latina. È importante continuare così».

Ferrari – Camilla Lunelli
«Per quanto riguarda i buyer esteri il bilancio è positivo. Bene anche il mercato-Italia, con Gdo e ristoratori di alto livello. Ottima l'anteprima di OperaWine».

Tommasi – Dario Tommasi
«Vinitaly anche quest'anno si conferma l'appuntamento fondamentale per il mondo del vino. Molti i contatti utili, molto buona la presenza degli operatori italiani ed esteri, in particolare degli asiatici, segno che il vino italiano sta crescendo in modo interessante anche a Est. Abbiamo visto anche alcuni importatori africani, che sono passati dal nostro stand e con cui abbiamo accordi commerciali. La fiera è stata pure una grande opportunità per lanciare il nuovo progetto di famiglia a Montalcino, con la recentissima acquisizione di Fattoria Casisano».

Marchesi di Barolo - Valentina Abbona
«In questo Vinitaly abbiamo avuto la conferma che, almeno per quanto riguarda il settore agroalimentare, quanto da tempo auspicato si sta rapidamente realizzando: un flusso continuo di operatori da ogni Paese del mondo. Australia, Malesia, Indonesia, Taiwan, Corea, Giappone, Kazakistan, Emirati e tanti altri: un interesse vero che coniuga cultura e passione con il business».

Antinori – Albiera Antinori
«Vinitaly è andato bene, con tanta gente e un buon mix tra italiani ed esteri».

DICHIARAZIONI BUYER ESTERI

Lory Polep, Vicepresidente Polep Distribution Services - USA
«Vinitaly è un'esperienza assolutamente interessante, ritengo che ci siano diversi momenti dedicati alla formazione sulla cultura del vino italiano ed è anche un'ottima occasione per incontrare le diverse figure professionali con le quali generalmente mi interfaccio in un unico luogo. Qui posso incontrare sia i produttori che i buyer. Un'opportunità di business davvero preziosa».

Marne Anderson, vicepresidente del Wine Sales For Star Distributors di Memphis, Tennessee USA
«Trovo che Vinitaly sia una fiera davvero spettacolare. È la mia prima volta qui e posso dire che la manifestazione si distingue per professionalità, design ed organizzazione. È una grande occasione per approfondire la conoscenza del vino italiano e soprattutto per assaporarlo in comodità e acquisirne la vera essenza. È un'occasione unica soprattutto per la formazione, attraverso di diversi seminari e per scoprire i piccoli produttori».

Paul Farrell – Dipartimento vini pregiati del Monopolio dell'Ontario
«Il mercato del vino in Ontario continua a crescere, in particolare il settore premium. I canadesi stanno modificando le proprie abitudini, da birra e alcolici verso il vino. Per questo si registra un continuo aumento del business del vino, e il vino italiano è sicuramente parte di questa crescita. Soprattutto i vini rossi. I bianchi vanno molto bene ma sono limitati a un numero ristretto di varietà, mentre i rossi sono molto più diffusi in diverse regioni e tra i supplier. I vini toscani sono i più famosi tra i consumatori canadesi, seguiti dai vini veneti e dai piemontesi anche se negli ultimi tempi abbiamo visto un aumento dell'interesse verso i vini pugliesi.
È la mia prima volta a Vinitaly, sono stato invitato dalla Camera di Commercio Italiana dell'Ontario. Vinitaly offre la grande opportunità di avere la panoramica dell'intera produzione italiana. Ho potuto incontrare le persone chiave per il mio business con cui discutere delle strategie di crescita future, oltre alla possibilità di conoscere vini ancora sconosciuti in Ontario. È stata un'esperienza importante per comprendere le diversità delle varie regioni italiane e, anche grazie al confronto con altri buyer e operatori del settore, capire come l'industria si sta muovendo. Abbiamo trovato molti nuovi vini interessanti e creato contatti importanti».
Peter Lundgard Schmidt - Buyer dalla Danimarca
«Le domande del mercato danese relativamente al settore vitivinicolo sono indirizzate verso la ricerca di vini fruttati e poco corposi. È proprio nella produzione italiana che il nostro mercato trova la risposta ideale a queste esigenze. Ho frequentato diverse fiere dedicate al settore, ma è la mia prima volta a Vinitaly. Ho scelto di venire a Verona con la consapevolezza di trovare nuovi produttori ed occasioni di business molto interessanti».

Helene Hansen – Proprietaria Allwine, buyer dalla Svezia
«Sono a Vinitaly per consolidare i rapporti con alcuni produttori con cui c'è già un legame di business in essere e per trovare nuove e interessanti cantine da proporre al mercato svedese. In Svezia, la vendita dell'alcol è in mano al monopolio di Stato ed è consentita direttamente solo attraverso il canale horeca. Il consumatore finale, che desidera il vino italiano, può solo recarsi al monopolio, per cui il flusso vendita-acquisto non è del tutto semplice. Nonostante ciò, il vino italiano in Svezia, oltre a essere molto popolare, è anche molto richiesto».

Clinton Ang – Corner Stone, buyer da Singapore (il principale importatore dal sud-est asiatico)
«Il mercato del vino italiano a Singapore sta vivendo una stagione molto positiva. Il nostro Paese ha scoperto da poco il cibo italiano e le qualità enogastronomiche dell'Italia intera. Tutte le regioni sanno offrire una produzione vitivinicola eccellente e in grado di rispondere a tutte le esigenze, nonché a sposare sapientemente qualsiasi pietanza.
La mia famiglia viene a Vinitaly da tre generazioni e per me è già il quinto anno. Solo qui troviamo tutti i produttori che ci interessano e riusciamo a fare business in modo efficiente e molto concentrato, è la fiera perfetta in questo senso ed ogni anno ci consente di stringere rapporti commerciali molto importanti.
Sono in questi giorni a Verona rappresentando circa 27 regioni del Sud-est asiatico da Singapore a Hong Kong: l'obiettivo che ci eravamo posti prima della partenza era quello di trovare un Prosecco che rispondesse a determinate caratteristiche. Non solo ho già trovato quello che cercavo, ma da questo incontro è nata una joint venture con l'azienda. Non posso che ritenermi soddisfatto».

Radhika Ganaphaty Ojha, delegato Veronafiere nel Sud-est asiatico
«Nel sud est asiatico c'è stato un aumento della quota italiana anche grazie all'apertura di numerosi ristoranti italiani. La conoscenza e la qualità del vino italiano è diffusa e spesso la richiesta di alcune etichette arriva direttamente dal consumatore. Abbiamo fatto un'indagine a tutto tondo, intervistando diversi player, dal settore ho.re.ca, ai ristoranti, ai consumatori e il feedback è stato unanime, sono tutti molto interessati al vino italiano.
Inizialmente, le delegazioni del sud-est asiatico presenti a Vinitaly erano quelle dei Paesi più sviluppati, Singapore, Thailandia e Malesia, ma negli ultimi anni la tendenza ha visto nuovi mercati emergenti interessati all'importazione, Brunei, Myanmar, Laos e Cambogia che in questo momento stanno investendo molto nel settore turistico e registrano una richiesta sempre più importante di vino italiano.
Riguardo al mercato coreano, dopo la firma dell'accordo bilaterale con l'Unione Europea abbiamo assistito a un aumento molto rapido del consumo di vino italiano. Per Taiwan, invece, sono necessarie azioni promozionali più intense per la diffusione del valore italiano.
Il canale di distribuzione ho.re.ca in questi mercati è decisamente quello trainante, anche se recentemente sono subentrati tra i player della filiera i negozi specializzati enogastronomici. Questo fenomeno ha introdotto un nuovo flusso di domanda-offerta. I negozi invitano i loro clienti-consumatori finali a degli eventi ad hoc ed acquistano direttamente anche in quantità considerevoli. È un canale nuovo e interessante».

Wong Yin-How – Managing Director Vintry, buyer dalla Malesia
«Il mercato del vino in Malesia sta crescendo di circa del 10% e anche i vini italiani stanno guadagnando nuove quote di mercato. Per il momento i vini più venduti sono quelli toscani, ma ho scelto di venire a Vinitaly proprio per cercare nuove cantine che producano vini bianchi e freschi. Posso definirla sicuramente un'esperienza costruttiva, ho trovato produttori del Piemonte, Sicilia, Umbria e Campania, davvero molto interessanti. La mia permanenza in fiera non è ancora conclusa, sono certo che troverò anche altri produttori potenzialmente interessanti per il nostro mercato».

DICHIARAZIONI ISTITUZIONALI

Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, agroalimentari e forestali
«Il settore vitivinicolo è un patrimonio fondamentale per l'Italia con oltre 14 miliardi di euro di fatturato e migliaia di aziende che rappresentano con passione, innovazione e professionalità la ricchezza dei nostri territori. Vogliamo aiutare queste esperienze a crescere, liberandole da lacci burocratici che le hanno appesantite in questi anni. In questi dodici mesi abbiamo messo in campo un'operazione di semplificazione che ha portato alla dematerializzazione di 64mila registri, al taglio di burocrazia inutile e che ha iniziato davvero a mettere la pubblica amministrazione al servizio delle aziende. Abbiamo anche approvato il tanto atteso decreto per i diritti d'impianto e siamo stati protagonisti del piano straordinario per l'internazionalizzazione che vedrà proprio l'agroalimentare al centro delle azioni».

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali
«Vinitaly è una grande vetrina che consente a tutti di far vedere cosa succede in questo settore e permette alle aziende di confrontarsi con i colleghi produttori».

Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole, agroalimentari e forestali
«Questa edizione ha manifestato ancora più delle precedenti la grande voglia di internazionalizzazione del nostro Paese che nel settore del vino vede uno degli elementi di massima qualità. Qui abbiamo una straordinaria espressione di quell'Italia che vuole farsi conoscere nel mondo per eccellenza e innovazione. Per questo abbiamo dato il via ad un grande progetto per l'agroalimentare made in Italy, che coinvolge Mipaaf, Mise e Affari esteri, con anche un Piano Fiere finalmente strategico. Se vogliamo arrivare ai 50 miliardi di export in questo comparto, dobbiamo mettere in campo tutto questo».

Servizio Stampa Veronafiere

Contrordine, il peso di raccolti sudamericani ha cominciato a fare sentire i suoi effetti. I timori di una guerra nella penisola araba potrebbero influenzare una ripresa del prezzo del petrolio.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 29 marzo 2015 -

Sono notevoli le difficoltà interpretative di questo mercato che, nel giro di poche ore, vira da fortemente positivo a fortemente negativo influenzato come è da variabili congiunturali. I segnali che indicavano consistenti aumenti, registrati lo scorso venerdi, si sono vaporizzati il martedi per virare al segno meno mercoledi e giovedi. Indubbiamente il peso dei raccolti sudamericani hanno cominciato a farsi sentire seppure le vendite del nord america rimangono consistenti. Il confronto tra le due ultime settimane è eloquente e giustificano la rallentata discesa di Chicago. 506.000 tonnellate di soia scambiate contro le 342.000 della precedente settimana, 224.000 tonnellate contro le 204.00 per la farina di soia. Una discesa che ha coinvolto anche il grano e il mais.

E' opinione degli operatori che la vera tendenza di mercato si potrà percepire dalla prossima seduta del USDA del 31 marzo.

Indicatori internazionali (28/3/2015)-
l'Indice dei noli è salito ancora a 598 punti. Il petrolio torna a salire e quota 51$ al barile forse per effetto del rischio conflitto nella penisola arabica. Il cambio è a 1,0866 con tendenza.

Cereali indic 27mar15

Mercato interno - Sul fronte interno il mercato si è infiammato. dopo il +5€ è seguito un +3€ per il mais alla borsa di Bologna.

Da Ovest a Est si notano differenze di prezzo significative per il mais. Si parte da 142€/ton franco arrivo di Torino, per passare a 149€/Ton franco arrivo di Milano, proseguendo a Verona ha registrato 152 franco partenza, quindi Mantova 154 franco partenza e Bologna 168 franco partenza.
Molto probabilmente,questa variabilità d'offerta, è condizionata dai premi o dalle penalizzazioni riguardo il rischio Don.

Il mais dunque è in forte tenuta trascinando con sé anche il grano mentre orzo e i cereali minori sono in fase di stanca se non addirittura di calo. Al momento prosegue la fase ascendente dei cruscami ormai prossimi alla fase di rottura. In fase di ridimensionamento i proteici sui quali il mercato sta premiando - gennaio dicembre 2015 - tra i 65 e i 67 dollari alla tonnellata il che si traduce in una farina proteica sui 12 mesi a 378 €/ton in partenza dai porti di Ravenna e Venezia.

Il settore delle bioenergie adesso rincorre il mercato del mais.

Cereali graf 27mar

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.

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Agricoltura - L'Assessore Caselli a Bruxelles all'iniziativa delle Regioni dei prodotti Dop e Igp e dell'ortofrutta: l'Europa deve difendere la qualità per competere sui mercati. L'Emilia-Romagna regione leader per numero di certificazioni.

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Bologna - "L'Emilia-Romagna è la regione europea con il più alto numero di prodotti Dop e Igp, ben 41.

Prodotti che in tutto il mondo significano qualità, genuinità, rigorosi disciplinari di produzione. Ma tutta l' Europa vanta straordinarie produzioni tradizionali e a indicazione d'origine che vanno salvaguardate e valorizzate. Più qualità significa infatti più capacità di competere sui mercati globali, ma anche più salvaguardia del territorio rurale, del paesaggio, dell'ambiente. L'Europa deve lavorare compatta in questa direzione, a partire dalle trattative per il Transatlantic Trade and Investmnent Partnership (Ttip), il Trattato di libero scambio con gli Usa, che proprio in queste settimane sta entrando in una fase particolarmente importante." Lo ha detto oggi (25 marzo 2015 ndr) a Bruxelles l'assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli durante l'incontro promosso dalle Regioni europee dei prodotti d'origine (Arepo) e dalle Regioni orticole, frutticole e floricole (Areflh). All'iniziativa ha partecipato il Commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan. Tra gli altri è intervenuto anche Paolo De Castro, relatore permanente sul Ttip per la Commissione agricoltura del Parlamento europeo.

Con 269 produzioni certificate su 1.249 iscritte nel registro Ue, l'Italia si conferma il paese con il più alto numero di prodotti Dop e Igp e l'Emilia-Romagna con 41 referenze, leader tra le Regioni europee. Prodotti che valgono per il nostro paese oltre 13 miliardi di euro e tra i quali figurano veri e propri simboli del "Made in Italy" come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e il Prosciutto di Parma.

Tra i problemi che frenano questo importante settore vi è senz'altro quello dell' "Italian sounding" che pesa per oltre 60 miliardi di euro. "Expo – ha concluso Caselli – sarà l'occasione per portare al centro del confronto internazionale il tema di un'agricoltura pienamente sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale".
Arepo, l'associazione delle Regioni europee con prodotti d'origine e Areflh, che riunisce le Regioni frutticole e orticole, insieme rappresentano 40 realtà regionali di 8 diversi Stati membri della Ue, per oltre il 50% delle Indicazioni Geografiche, il 45% dell'ortofrutta e il 70% dei fiori e delle piante prodotte in tutta l'Unione europea.

(Fonte Regione Emilia Romagna 25 marzo 2015)


Alessio Mammi ha espresso il proprio compiacimento per l'operazione del Nucleo antifrode dei carabinieri che l'altro giorno hanno perquisito una quindicina tra caseifici e magazzini a caccia di Parmigiano-Reggiano contraffatto.

Reggio Emilia 26 marzo 2015 -
La provincia di Reggio Emilia ha approvato  all'unanimità un ordine del giorno, presentato dal gruppo Terre reggiane – illustrato in aula dal capogruppo Giuseppe Pagliani ed emendato dal consigliere delegato all'Agricoltura Alessio Mammi –, sul fenomeno delle tante imitazioni di Parmigiano-Reggiano confezionate all'estero.

Il documento impegna la Provincia di Reggio Emilia a richiedere "al Governo Italiano di inserire, nell'ambito dei negoziati per un accordo Ue-Usa riguardanti il partenariato transatlantico su commercio e investimenti, clausole precise volte a perseguire efficacemente la contraffazione, in particolare quella dei prodotti alimentare, anche attraverso misure di protezione che impediscano - ad esempio nel settore alimentare - ad un casaro americano di fregiare i loro formaggi con denominazioni che richiamano in maniera sfacciata il formaggio di casa nostra; al Ministro delle Politiche agricole di ricorrere in modo sistematico a livello europeo - non appena vi siano le condizioni - al meccanismo di tutela ex officio delle produzioni agroalimentari di qualità di denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta; alle competenti autorità d'implementare l'attività di lotta alla contraffazione sul web dei prodotti italiani, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, anche attraverso l'auspicabile collaborazione di alcuni grandi player dell'e-commerce; al Consorzio di tutela di potenziare le attività di controllo, in Italia e all'estero, per contrastare ogni forma di contraffazione, garantendo l'eccellenza e la qualità del prodotto e la sicurezza dei consumatori".

Nel corso del dibattito, lo stesso consigliere delegato Alessio Mammi ha espresso il proprio compiacimento per l'operazione del Nucleo antifrode dei carabinieri che l'altro giorno hanno perquisito una quindicina tra caseifici e magazzini a caccia di Parmigiano-Reggiano contraffatto. "Le attività di verifica sul rispetto da parte dei produttori dell'intero percorso di qualità che contraddistingue il re dei formaggi sono fondamentali per tutelare questo vero e proprio gioiello agroalimentare del Made in Italy che rappresenta in tutto il mondo non solo una nostra tradizione, ma un'eccellenza in termini di qualità e sicurezza alimentare - ha tra l'altro detto Mammi - Purtroppo, come la cronaca di questi giorni conferma, non solo all'estero non si rispettano le regole del gioco: ben vengano, dunque, i controlli di carabinieri e magistratura a difesa non solo della qualità del Parmigiano-Reggiano, ma anche dei tanti produttori che, con grande fatica specie in questo periodo di crisi, si impegnano per creare ogni giorno un prodotto di eccellenza. Per contrastare le imitazioni, bisognerà comunque anche migliorare la commercializzazione del nostro prodotto, essere più presenti sui mercati esteri per far conoscere a apprezzare la qualità di un formaggio che davvero non può essere imitato".

Domenica, 29 Marzo 2015 09:07

Crollo dell'export verso la Russia


Le esportazioni di prodotti Made in Italy in Russia sono crollate del 29 per cento nel mese di febbraio, per una perdita di circa 236 milioni di euro.

Roma 25 marzo 2015 - E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio extra Ue. Dai dati è evidente – precisa la Coldiretti - che le tensioni politiche hanno avuto riflessi anche sugli scambi non colpiti direttamente dall'embargo, ma particolarmente significativi per l'Italia. Resta pesante - sottolinea la Coldiretti - il bilancio per i prodotti interessati direttamente dal blocco scattato dal 7 agosto che ha sancito il divieto all'ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce.

Ai danni diretti – evidenzia la Coldiretti – vanno aggiunti quelli indiretti determinati dalla diffusione sul mercato russo di imitazioni low cost dei prodotti italiani che rischiano di scalfire l'immagine dei prodotti originali nel tempo, dal parmesan al provolone, dalla mozzarella al salame. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall'Italia ha infatti provocato in Russia - ricorda la Coldiretti - un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella "Casa Italia", dall'insalata "Buona Italia" alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il parmesan Pirpacchi tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin.
Solo nel 2014, tra embargo e tensioni politiche, l'Italia – conclude la Coldiretti - ha perso oltre 1,25 miliardi di export in Russia, con un crollo dell'11,6 per cento rispetto all'anno precedente.

(fonte coldiretti)

Prezzi agricoli, +1,5% sul 2014.

Roma, 24 marzo 2015
Crescono a febbraio i prezzi in campagna, ma solo grazie al contributo delle coltivazioni vegetali. È quanto rileva l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi agricoli che si è attestato nel mese in esame a 116,7 (base 2010=100), facendo registrare un incremento dello 0,4% su gennaio e dell'1,5% su febbraio 2014.

A sostenere l'incremento mensile dei prezzi nel comparto vegetale (+2,1%), sottolinea l'Ismea, gli aumenti della frutta (+8,8%), degli olii di oliva (+3,2% su gennaio) e dei semi di soia (+3,1%).

Calano al contrario i prezzi dei cereali (-2,7%), in un mercato al momento condizionato dalla forte pressione dei frumenti canadesi, e si registrano correzioni al ribasso per i listini orticoli (-0,8%) e vinicoli (-0,5%).
Sul versante della zootecnia, che cede nel complesso l'1,2% su gennaio, si segnala un ulteriore indebolimento per il bestiame vivo (-2,7%), con riduzioni comprese tra il meno 18,2% dei conigli e il meno 0,9% dei suini.

Unica voce in controtendenza i bovini, che spuntano un mezzo punto percentuale su base mensile. Per il lattiero caseari, febbraio chiude con un mini rimbalzo dello 0,6%, grazie al recupero mensile del burro (+8,6%), e ad una leggera ripresa delle quotazioni dei formaggi grana (+0,7%).

Le uova, al contrario, proseguono su un crinale discendente (-1,6%).
(Fonte Ismea servizi 24 marzo 2015)

Da sei mesi l'inconfondibile navetta ecologica percorre una lunga tratta alimentandosi solo di biometano prodotto da feci e rifiuti alimentari. -

Parma, 28 marzo 2015 - di Alessandra Ardito -

Lo si può vedere sfrecciare nella tratta che collega Bath con Bristol. Il bus a escrementi e scarti di cibo va che è una bellezza, tutto colorato con i suoi cinque passeggeri disegnati sui lati nell'atto di espletare bisogni fisiologici sulla tazza.
Mentre da noi si discute (all'infinito) sulle fonti rinnovabili, in Inghilterra fanno davvero sul serio. E' stato varato lo scorso novembre, infatti, il Bio-Bus, il primo autobus alimentato a biometano umano.

L'Inghilterra occidentale è quindi percorsa da un autobus dall'aspetto che di sicuro non lo fa passare inosservato: le cinque persone sedute al gabinetto sicuramente suscitano curiosità e inducono tutti i viaggiatori a chiedere informazioni sullo stravagante mezzo. Oltre ad essere simpatico, non inquina per niente, consuma pochissimo e, a detta di chi ci è salito, non emana neanche cattivi odori.
L'autonomia per ogni pieno è di trecento chilometri e il combustibile è sostanzialmente disponibile in quantità illimitate e a costi irrisori.

Il gas viene ricavato, dopo un breve trattamento, dai liquami delle fogne e dai cosiddetti "rifiuti umidi" come scarti di cibo e altre sostanze di rifiuto dell'industria alimentare. Questo miscuglio viene trasformato in metano e CO2 all'interno di speciali vasche di fermentazione, grazie alla collaborazione di batteri anaerobici. Al termine del processo la CO2 viene eliminata e si aggiunge del gas propano. Un ultimo passaggio tra potenti filtri elimina le impurità ed a quel punto si può partire!

Il gruppo Alce Nero chiude il 2014 con 54,5 milioni di euro di fatturato, con un sensibile incremento del marchio tutto italiano. -

Parma, 28 marzo 2015 -

L'azienda bolognese ormai conosciutissima per i suoi alimenti biologici alla portata di tutti perché si trovano anche nelle grandi distribuzioni ha registrato un considerevole incremento del fatturato: 26% rispetto all'esercizio precedente.
Per il nono anno consecutivo, infatti, Alce Nero S.p.A. segnala parametri di consistente sviluppo. Il gruppo di più di mille agricoltori e apicoltori biologici, in Italia e nel mondo, con sede a Monterenzio, Bologna, annuncia di aver chiuso l'esercizio fiscale 2014 con un fatturato consolidato di 54,5 milioni di euro, in crescita dell'8% rispetto all'esercizio fiscale precedente.
La considerevole crescita è stata trainata, in particolare, dalle ottime performance del brand Alce Nero, che negli ultimi mesi ha raggiunto picchi di crescita del 40%, con un fatturato che si attesta a 36,4 milioni di euro, il 26% in più rispetto all'anno precedente. Il marchio Alce Nero rappresenta oggi il 67% del fatturato globale del gruppo con una previsione di raggiungere l'80% nel 2015.

Tra i prodotti che hanno trainato l'incremento di fatturato da segnalare in particolare la nuova linea per bambini da zero a tre anni Alce Nero Baby, ma anche le passate, le polpe e i sughi di pomodoro bio, così come i frollini totalmente privi di olio di palma, le composte, i mieli e i legumi lessati.

"Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti e ci proponiamo di continuare nel trend di crescita. Per il marchio Alce Nero l'obiettivo minimo del 2015 è di raggiungere un ulteriore incremento 12%. Questo nonostante la prima parte dell'anno sia risultata particolarmente complessa sul fronte della disponibilità di materia prima biologica, in particolare olio, farro e miele, a causa degli scarsi raccolti del 2014", ha dichiarato Massimo Monti, Amministratore Delegato Alce Nero.

"La crescita di Alce Nero è per noi una conferma: il biologico è l'agricoltura del domani. L'abbandono dei pesticidi che sterminano le api, degli erbicidi che essiccano il terreno e dei petro-fertilizzanti che rinforzano i prodotti agricoli e inquinano è l'unica scelta possibile. Il biologico è prospettiva, identità e salubrità, mestieri nuovi che appassionano. È ristabilire una relazione fra chi produce e chi utilizza, fra campagna e città, fra rispetto ambientale e cibo sano.
Il biologico è conoscenza e partecipazione. È scambio. Per questo cresce ed è destinato a mandare nella nicchia il cibo sconosciuto, che non ha nome né origine, che non costruisce fiducia e benessere", ha aggiunto Lucio Cavazzoni, Presidente Alce Nero.

Venerdì, 27 Marzo 2015 13:38

Ecco come ti trasformo lo spumante.

L'Emilia è diventata terra di spumanti ad alto impatto gusto-olfattivo. Grazie a particolari sperimentazioni non ha nulla da invidiare alle più note cantine italiane e francesi. -

Modena, 27 marzo 2015 - 

Nasce il Lambrusco spumante 2011 metodo classico 30 mesi nelle versioni Brut e Pas Dosé.
Il riscontro continua ad essere incoraggiante anche per il lambrusco a rifermentazione Ancestrale 2012, un omaggio alla tradizione enologica.
Queste etichette, prodotto della sperimentazione e della ricerca dell'eccellenza da parte della famiglia Giacobazzi, sono disponibili in degustazione presso il Wine Shop e il "Museo del Vino e della Civiltà Contadina" a Nonantola (MO), una delle tappe del tour "Discover Ferrari & Pavarotti Land" organizzato dal Casa del Cavallino Rampante nel periodo dell'EXPO 2015.

Le due novità sono state presentate nei giorni scorsi a Verona, al Vinitaly e hanno incontrato sia il gusto di chi è legato ai vini della tradizione sia quello di chi cerca nuove esperienze gusto-olfattive. Il Lambrusco Spumante 2011 Metodo Classico 30 mesi nelle versioni Brut e Pas Dosé hanno infatti declinato ognuno a proprio modo i sapori e i profumi di una terra da sempre vocata alla produzione di eccellenze. Uve Sorbara in purezza vinificate in bianco e rifermentate naturalmente in bottiglia secondo il Metodo Classico per le due versioni dello Spumante vendemmia 2011. Due produzioni a tiratura limitata, che escono sul mercato dopo aver riposato sui loro lieviti per 30 mesi durante i quali hanno sviluppato caratteristiche uniche.

Ottimo riscontro anche per il Lambrusco a rifermentazione Ancestrale 2012 che, ottenuto seguendo l'antica tecnica di spumantizzazione con rifermentazione naturale in bottiglia grazie ai propri zuccheri residui, si presenta come un omaggio alla storia enologica della sua terra.

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Le tre etichette, prodotto della sperimentazione e della ricerca dell'eccellenza da parte della famiglia Giacobazzi, sono disponibili in degustazione e in vendita presso il Wine Shop e il "Museo del Vino e della Civiltà Contadina" a Nonantola (MO). Proprio per la capacità di produrre vini straordinari e per il suo impegno a mantenere viva la memoria della tradizione, Gavioli Antica Cantina è stata scelta dalla Ferrari tra le realtà di eccellenza nel panorama modenese per il "Discover Ferrari & Pavarotti Land".

Il tour per tutto il periodo dell'EXPO 2015 condurrà i partecipanti alla scoperta del cuore della terra del Cavallino Rampante: terra del mito del Made in Italy e del gusto, di auto leggendarie e di una indiscussa tradizione eno-gastronomica, di cui il Lambrusco è tra i protagonisti assoluti.

Giovedì, 26 Marzo 2015 11:59

Agroalimentare: il successo è di famiglia

Presentati presso la sede centrale di Barilla a Parma i risultati della sesta rilevazione annuale dell'Osservatorio AUB (Aidaf, UniCredit, e Bocconi) -

Parma, 26 marzo 2015 -

•Con un fatturato di 133 miliardi di euro e 1,3 milioni di occupati, il comparto alimentare consolida il suo ruolo di seconda industria manifatturiera in Italia dopo quella metalmeccanica
•Il 67,7% delle aziende agro-alimentari (270) di medie e grandi dimensioni è caratterizzato da una proprietà a controllo familiare, un'incidenza superiore a quella del complesso di imprese familiari rilevato (58%)
•Emilia Romagna leader: 42 dei 234 gruppi di aziende familiari alimentari di medie e grandi dimensioni (pari al 17,9%) analizzati dall'Osservatorio AUB risiedono nella regione e realizzano oltre 10,4 miliardi di fatturato.

La tradizione è il piatto forte. L'innovazione, l'internazionalizzazione e l'evoluzione verso modelli di leadership più strutturati sono gli ingredienti fondamentali per una ricetta di successo. E il business di qualità è servito grazie alle aziende familiari del comparto alimentare, sulle quali si è concentrato l'Osservatorio AUB promosso da AIdAF (Associazione Italiana Aziende Familiari), dal gruppo UniCredit, dalla Cattedra AIdAF - EY di Strategia delle aziende familiari dell'Università Bocconi e dalla Camera di Commercio di Milano, giunto alla sesta rilevazione annuale. Prosegue così il monitoraggio delle strutture, delle dinamiche e delle performance di tutte le aziende familiari italiane con ricavi superiori a 50 milioni di euro.

Con un fatturato di 133 miliardi di euro e 1,3 milioni di occupati, il comparto alimentare consolida il suo ruolo di seconda industria manifatturiera in Italia dopo quella metalmeccanica. Il 67,7% delle aziende agro-alimentari di medie e grandi dimensioni (270) è caratterizzato da una proprietà a controllo familiare, un'incidenza superiore a quella del complesso di imprese familiari rilevato dall'Osservatorio AUB (58%).

Nel corso dell'incontro, organizzato presso la sede della Barilla a Parma, il professor Guido Corbetta, cattedra AIdAF-EY-Università Bocconi, ha illustrato i risultati della ricerca. Subito dopo Paolo Morosetti (SDA Bocconi) ha moderato la tavola rotonda, cui hanno preso parte: Paolo Barilla, Vice Presidente Barilla e Barilla Center for Food and Nutrition Foundation; Marco Lavazza, Vice Presidente Lavazza; Giuseppina Sassi, Export Manager Sassi; Paolo Coppini, Export Manager Americo Coppini; Gabriele Piccini, Country Chairman Italy UniCredit; Elena Zambon, Presidente AIdAF; Marco Grazioli, Presidente The European House Ambrosetti e Dario Prunotto – Responsabile Private Banking Italy Network UniCredit.

L'identikit delle imprese familiari dell'agroalimentare tracciato dall'Osservatorio AUB è quello di aziende longeve, il cui controllo è tenuto ben saldo dai membri della famiglia, che sono soliti "tramandare la ricetta" di padre in figlio e che presidiano i ruoli di vertice in azienda. Dall'analisi emergono anche alcune possibili indicazioni per proseguire sulla strada del successo: evoluzione della leadership, innovazione ed export in primo piano.

Il Comparto alimentare – uno sguardo di insieme

In termini di valore aggiunto, il peso del comparto agro-alimentare è pari al 4% del Pil (2,1% dell'agricoltura e 1,9% dell'industria alimentare). Concentrando l'attenzione sulle aziende di medie e grandi dimensioni, sono state identificate 399 aziende alimentari con un fatturato superiore a 50 milioni di euro nel 2012, che costituiscono un campione abbastanza rappresentativo del comparto alimentare (generano circa il 60% del fatturato dell'intero comparto).
L'Emilia Romagna si conferma una regione in cui il comparto alimentare è molto importante: 42 dei 234 gruppi di aziende familiari alimentari di medie e grandi dimensioni analizzate dall'Osservatorio (il 17,9%) risiedono sul territorio e realizzano oltre 10,4 miliardi di fatturato. Il fatturato medio di tali aziende è di 248 milioni di euro ed è superiore alla media nazionale delle altre aziende familiari attive nell'alimentare (205 milioni).

Le aziende familiari del settore alimentare

Tornando allo scenario nazionale, le aziende alimentari sono state suddivise in cinque settori: bevande, caseario, dolciario, conserviero, alimentari diverse (es. lavorazione e conservazione di carni). Dall'indagine si registra una presenza dominante (68,8%) di aziende familiari con oltre 25 anni di età. Il capitale di tre aziende su quattro (78,9%) è ancora nelle mani della famiglia proprietaria. Nell'industria alimentare si riscontra la tendenza a tramandare la "ricetta" di padre in figlio: circa il 30% delle aziende è di prima generazione e il 6,8% ha superato la terza generazione. Il 76,8% delle aziende ha un leader familiare al comando.
La tendenza a salvaguardare il rispetto dei valori legati alla storia e alla tradizione si riflette anche nella composizione del Consiglio di Amministrazione, in larga misura presidiato da membri appartenenti alla famiglia. Ulteriori analisi mostrano, però, come siano proprio le aziende caratterizzate da una maggiore apertura verso l'esterno ad avere performance superiori. La stretta relazione tra famiglia e impresa non ha impedito un'evoluzione della governance, tanto che le aziende dell'alimentare si sono orientate negli ultimi anni verso modelli di vertice più complessi: il 46,9% delle aziende risulta guidato nell'ultimo anno da un team di Amministratori Delegati (vs. il 33,7% di 10 anni prima) e l'11,4% da un Amministratore Unico (vs. il 20,4% di 10 anni prima).

Performance economico-finanziarie sostenute dall'export

La crisi economica sta ponendo a dura prova l'intero sistema manifatturiero nazionale. In questo scenario, l'industria alimentare ha mostrato dinamiche premianti rispetto all'economia del Paese. Ciò nonostante a partire dal 2010 i consumi alimentari hanno cominciato a mostrare una notevole elasticità al reddito dei consumatori e si è assistito a un cambiamento più profondo degli stili di consumo, sempre più orientati verso una spesa low cost. In questo contesto, un importante effetto di traino lo ha avuto l'export (+4,7% nel 2013), che è riuscito a bilanciare il calo dei consumi nazionali.

I dati dell'Osservatorio AUB sulle aziende familiari italiane e su quelle del comparto alimentare attive in Italia e Emilia Romagna

tabella aziende agro rid

QUOTES

PAOLO BARILLA, Vice Presidente Barilla e Barilla Center for Food and Nutrition Foundation
"Le aziende di famiglia consentono di ragionare su orizzonti di lungo periodo, senza doversi preoccupare sempre e soltanto di realizzare un profitto nel breve termine. Guardando al lungo termine, anche nei momenti di difficoltà della congiuntura, consentono di non dover compromettere mai sugli elementi di successo di un'impresa: la qualità dei prodotti, l'etica e la condivisione con la comunità".

GUIDO CORBETTA, Cattedra AldAF-EY, Università Bocconi
"Dai risultati del focus dell'Osservatorio AUB – ha commentato Guido Corbetta, titolare della cattedra AIdAF-EY di Strategia delle Aziende Familiari dell'università Bocconi - emerge come la crisi della domanda interna imponga un cambiamento delle scelte strategiche anche nell'industria alimentare. Diventerà sempre più vitale per le aziende familiari dotarsi delle competenze manageriali e delle risorse finanziarie di lungo termine per accelerare i processi di acquisizione e di internazionalizzazione. La capacità di cogliere con tempestività le opportunità di crescita di un mercato sempre più globale e di realizzare progetti strategici di sviluppo all'estero rappresentano sempre più un vantaggio competitivo, in particolare per le aziende di questo comparto".

MARCO LAVAZZA, Vice Presidente Lavazza
"La ricetta vincente da tramandare da una generazione all'altra, in un'azienda familiare, è quella di diventare i massimi conoscitori di una materia e continuare sempre a studiarla, secondo un buon mix di tradizione e innovazione. Alla difesa del patrimonio, dei valori familiari e dell'equilibrio economico della propria impresa si aggiunge però il dovere di guardare avanti, di scommettere sul futuro aprendosi agli stimoli esterni provenienti dal mercato, dai consumatori e dal contesto economico globale"

GABRIELE PICCINI, Country Chairman Italy UniCredit
"Il settore alimentare– ha sottolineato Gabriele Piccini, Country Chairman Italy di UniCredit –rappresenta sicuramente uno dei fiori all'occhiello del nostro Made in Italy. Un settore che pesa, per valore aggiunto, il 4% del PIL. Come emerso dal focus AUB, il 69% delle aziende del settore è caratterizzato da una proprietà familiare ed emerge il forte rapporto tra la famiglia stessa, la propria azienda ed il territorio di riferimento. Ora è importante che le aziende di questo comparto sappiano cogliere le sfide che le attendono.
Internazionalizzazione e crescita per linee esterne sono due strategie chiave per il loro sviluppo. Due momenti di svolta e importanti nella vita d'impresa nei quali UniCredit vuole esserci come partner competente e di fiducia.
Siamo vicini alle nostre imprese, non solo attraverso la concessione del credito, ma anche con servizi a valore aggiunto di advisory per operazioni di M&A, di supporto nell'identificazione dei paesi nei quali esportare e nella ricerca di controparti con cui realizzare nuovi affari. Ci siamo anche nel momento di discontinuità più importante, il passaggio generazionale, con un supporto professionale di prim'ordine".

ELENA ZAMBON, Presidente AIdAF
"Nell'anno dell'Expo dedicato all'alimentazione – ha commentato Elena Zambon, Presidente AIdAF - un'analisi delle aziende familiari italiane che operano nel comparto alimentare è decisamente una base forte su cui costruire riflessioni per il futuro del nostro Paese. Se da un lato questo settore si conferma al secondo posto in Italia per fatturato e con una presenza molto rilevante in Emilia Romagna, dall'altro necessita di una forte accelerazione verso i mercati internazionali, per affermare una qualità italiana che si caratterizza soprattutto nell'alimentazione sana. Solo così è possibile favorire la crescita dimensionale delle nostre aziende che, grazie a manager validi, professionalmente molto preparati e dotati di visione internazionale, valorizzino il modello e lo stile delle imprese familiari italiane anche fuori dai nostri confini".

(Fonte: ufficio stampa UniCredit)

 

A Milano cede leggermente solo la crema a uso alimentare.

di Virgilio, 25 marzo 2015 -

LATTE SPOT Il debole rimbalzo registrato nella scorsa settimana non ha avuto seguito nella tredicesima dell'anno. Alla borsa merci di Verona sono stati confermati i prezzi sia del latte crudo spot nazionale (36,90-37,12€/100 litri di latte), sia del latte intero spot pastorizzato di provenienza estera (33,51 e 34,54€/100 litri di latte).

BURRO E PANNA Per la terza settimana consecutiva i listini del burro si mantengono saldi alla quotazione del 2 marzo scorso. Nello specifico il burro CEE replica i 3,10€/kg, 3,30€/kg per il burro di centrifuga, 2,30€/kg per il pastorizzato e 2,10 per lo zangolato.
Fermo a 1,70€/kg anche il burro zangolato quotato a Parma.
Ha ripreso, invece, a retrocedere il listino della crema a uso alimentare cedendo sulla piazza di milano 4 centesimi (1,62 €/kg). Tra 1,60 e 1,65€/kg la panna a uso alimentare veronese che , al contrario, ha mantenuto le quotazioni della precedente ottava.

GRANA PADANO Listini ancora perfettamente in linea con le quotazioni delle precedenti settimane. Nessuna variazione registrata alla borsa Milano. Tra 6,35 e 6,45€/kg il prezzo all'ingrosso del 9 mesi di stagionatura e tra 7,05 e 7,70€/kg l'intervallo di prezzo relativamente al 15 mesi e oltre di stagionatura.

PARMIGIANO REGGIANO Sono 15 i centesimi recuperati dal Parmigiano Reggiano "fresco" da inizio d'anno. I listini della prestigiosa DOP, nella 12esima settimana, si sono perciò arrestati tra 7,45 e 7,85 €/kg relativamente al 12 mesi di stagionatura. Stabili, da otto settimane i listini del "parmigiano" di 24 mesi d'invecchiamento che conferma le quotazioni comprese tra 8,75 e 9,10€/kg.

 

GP cibus PRRE cibus

Bene l'Europa, giù la Russia. L'azienda di Torgiano (PG) cresce in doppia cifra sul mercato interno e conferma il trend positivo sulle importanti piazze di Germania (+8%), Danimarca, Giappone e Stati Uniti. -

Parma, 24 marzo 2015 -

Cambia la geografia delle vendite delle Cantine Lungarotti e migliora la performance del vino bandiera dell'azienda: il Rubesco. È la sintesi 2014 dell'azienda di Torgiano (PG) che cresce in doppia cifra sul mercato interno (+10% in valore contro +3,6% del 2013) e conferma il trend positivo sulle importanti piazze di Germania (+8%), Danimarca, Giappone e Stati Uniti. Ma la buona annata è segnata soprattutto dalla performance del Rubesco, che si attesta a circa il 20% delle vendite italiane, sbanca in Danimarca (80% delle vendite Lungarotti) e vola in Francia, con un +35% sull'anno precedente. Bene anche i numeri del Rubesco Riserva Vigna Monticchio che, se da una parte sconta non poco la crisi russa, dall'altra guadagna in 2 mercati chiave: Germania (+8%) e Danimarca (+36%).

"La Russia - ha detto l'amministratore unico, Chiara Lungarotti - era e resta un mercato importante per il nostro vino di punta, perciò speriamo che l'impasse congiunturale possa risolversi in breve tempo. Detto questo, siamo tornati in doppia cifra sul mercato interno e questo è un fondamento importante, raggiunto anche grazie al successo del nuovo progetto territoriale denominato "L'U", nella versione Rosso a base di Sangiovese e Merlot e in quella di Bianco, ottenuto da uve Vermentino e Chardonnay".

Complessivamente i vini delle Cantine Giorgio Lungarotti - esportati in 50 Paesi - presentano 28 etichette (2,4mln di bottiglie all'anno) prodotte nei 250 ettari delle tenute di Torgiano e Montefalco. L'azienda è attiva su tutta la filiera del vino e dell'agroalimentare, con produzioni di olio, condimento balsamico e confetture. Particolare impegno del gruppo anche in campo turistico-culturale, con la Fondazione Lungarotti e i suoi Musei dell'Olio e del Vino (definito "il migliore in Italia" dal NY Times), il resort Le Tre Vaselle - un relais di lusso con Spa dedicata alla vinoterapia - e i 12 appartamenti dell'agriturismo Poggio alle vigne. Nel suo complesso il gruppo ha realizzato un fatturato di 11,4 milioni di euro.

(Fonte: Ufficio Stampa Gruppo Lungarotti)

49° Vinitaly. Oggi focus per le aziende sulle prospettive di sviluppo dei mercati esteri verso i quali si prevede un forte aumento di vendite nel corso del 2015. -

Parma, 24 marzo 2015 - di Alexa Kuhne -

Il futuro del vino italiano all'estero? Molto lontano dalla nostra cultura: ad accogliere il nostro prodotto sono il Giappone e il Brasile.
Due popoli agli antipodi per geografia e cultura, ma accomunati dall'amore per il vino italiano. Due mercati, consolidato l'uno, emergente l'altro: sono il Giappone e il Brasile, protagonisti, in questa giornata, di due particolari approfondimenti. I due paesi sono mercati molto appetibili, come conferma l'indagine dell'Osservatorio Vinitaly-wine2wine che li posiziona entrambi nelle top ten delle nazioni dove le aziende italiane prevedono di lievitare le vendite nel 2015. 
Nell'Isola del Sol Levante, il vino made in Italy è tra i più conosciuti e apprezzati, tanto da essere il secondo tra quelli importati.

Nel 2014 il vino italiano ha superato in Giappone i 430mila ettolitri, per un controvalore di quasi 153 milioni di euro. 
Dati che confermano come la cultura del vino sia sempre più radicata e diffusa, con i consumatori giapponesi disposti a spendere di più per poter degustare le etichette italiane, percepite come prodotto di alta qualità. 
Una tendenza che sarà analizzata, quest'oggi alle 15.00 (ore 15.00, Palaexpo Veronafiere - Sala Respighi), insieme a Tara Tan Kitaoka, la maggiore esperta di vino italiano in Asia, e Shigeru Hayashi, per quattro anni presidente di Eataly Japan, presenti al seminario Focus mercato giapponese. 


Vinitaly, infatti, rappresenta la più importante piattaforma internazionale per il settore vitivinicolo, con buyer da 120 nazioni e delegazioni commerciali da 52 paesi verso cui Veronafiere ha potenziato del 34% gli investimenti per favorire l'incoming di operatori stranieri. 
Da un mercato maturo come quello giapponese, si passa poi alla promettente "matricola" Verdeoro: sotto la lente di Vinitaly International, sempre oggi (ore 14.30, Galleria padiglioni 6/7 - Sala Puccini) , c'è anche il Brasile con il workshop Brasilian wine market brief. 
L'interesse dei brasiliani per il consumo del vino, pur recente e limitato ai rossi, in particolare al Lambrusco, mette in luce una realtà in espansione, con una previsione di crescita di quasi il 40% nei prossimi anni. Merito dello sviluppo di una classe media di 100 milioni di cittadini dotata di una rinnovata capacità di spesa. Ad oggi, il vino italiano detiene in Brasile una quota di mercato del 12%, al quinto posto tra i Paesi di riferimento per l'import vinicolo.

Martedì, 24 Marzo 2015 08:37

Materie prime, mercato infiammato

Il rafforzamento del dollaro infiamma il mercato. Almeno questo sembra essere la principale motivazione plausibile.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 23 marzo 2015 -

le tendenze al rialzo dei prezzi delle materie prime già anticipate la scorsa settimana si sono confermate senza che, almeno apparentemente, si siano palesate condizioni che giustifichino i forti rialzi registrati venerdì scorso al Cbot (Chicago Board). Al momento l'unica ragione plausibile sembra imputabile al rafforzamento della valuta statunitense nei confronti dell'euro (cambio 1,094).

Venerdì : 20 marzo 2015
CORN maggio 385,00 (+11,4) luglio 392,60 (+11,2)
GRANO maggio 530,00 (+18) luglio 533,60 (+18)
FARINA maggio 324,00 (+4,7) luglio 321,90 (+4,2)
SEMI maggio 973,60 (+12) luglio 978,00 (+11,2)
OLIO maggio 30,68 (+0,06) luglio 30,89 (+0,06)

Indicatori internazionali (20/3/2015)-
l'Indice dei noli è salito ancora di qualche punto raggiungendo i 591 punti. Il petrolio staziona a poco meno di 46$ (45,90$/bar) e il cambio è a 1,094.

Cereali inidc 23mar15

Mercato interno -
Sul fronte nazionale si è infiammato il mercato del mais che, a Bologna, ha chiuso con un +5 euro (165€/ton).
A rafforzare il clima di tensione la scarsità di farina di soia che contribuisce a sostenere le quotazioni di ravenna. Una combinazione di fattori che non lascia sperare per un imminente ridimensionamento delle quotazioni

A farne le spese è anche il mercato delle Bionergie soprattutto per coloro che non hanno operato adeguate coperture nei mesi scorsi.

Una bolla di rincari che a fronte dei ridotti consumi e dei limitati scambi non trova giustificazione e riesce perciò difficile prevederne la durata.

 Cereali graf 23mar15

(TABELLE riportate anche in Galleria immagini

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.

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A Vinitaly i Rossi della Valpolicella e il Parmigiano Reggiano si incontrano per scoprire le 'evoluzioni nel gusto' -

Parma, 23 marzo 2015 -

I Rossi della Valpolicella e il Parmigiano Reggiano Dop si incontrano nelle degustazioni organizzate dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella in occasione di Vinitaly (22-25 marzo 2015, Veronafiere). Obiettivo: scoprire le 'evoluzioni nel gusto' di due prodotti, il vino e il formaggio, che di anno in anno si trasformano arrivando al palato con nuove sfumature. Organizzate in collaborazione con il Consorzio Parmigiano Reggiano, le degustazioni iniziano oggi, alle 14.30, con il Valpolicella Classico Doc e Superiore abbinati a Parmigiano invecchiato 24 mesi mentre il Valpolicella Ripasso Doc e l'Amarone della Valpolicella Docg si accostano a formaggi più maturi come i 36 e 48 mesi. Le Speedy Tasting poi continuano negli appuntamenti di martedì 24 marzo alle 15.30 e mercoledì 25 alle 11.00 sempre allo stand del Consorzio Valpolicella (Pad.8, Stand H2H3).

"E' sorprendente come l'evoluzione di questi due prodotti - ha detto il presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Christian Marchesini – riesca a regalare, nel tempo, un'escalation di sapori sempre più articolati e stratificati. Con questa iniziativa – conclude Marchesini – vogliamo evidenziare la forte propensione del Valpolicella e del Parmigiano all'invecchiamento valorizzandone le peculiarità". Le 'Speedy Tasting' saranno introdotte dagli stessi produttori che avranno la possibilità di presentare il vino da loro proposto.

Per il direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti: "Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha scelto di affiancarsi al Consorzio dei Vini della Valpolicella per creare un momento di degustazione che possa mettere in risalto, oltre alle caratteristiche intrinseche dei prodotti, anche l'importanza del fattore "tempo" nella trasformazione delle materie prime. Il trascorrere dei giorni – ha concluso Deserti - rende unico il nostro formaggio come i grandi vini della Valpolicella, una magia che trasforma il latte e l'uva in grandi prodotti che tengono alta la bandiera dell'eccellenza italiana".

Tutti gli appuntamenti del Consorzio Tutela Vini Valpolicella a Vinitaly, si inseriscono nel progetto Vino in Villa - Dall'EXPO ai Territori, che vede come capofila la Regione Veneto ed è promossa dal Ministro per la Coesione Territoriale.

Le 21 aziende presenti allo stand sono: Clementi, Coali - Tenuta Savoia, Corte Aleardi, Corte Archi, Damoli Bruno, Dindo, Ettore Righetti, Fidora Organic Wines, Flatio, Lavarini, Le Marognole, Menegolli, Montecariano, Pagani, Piccoli Daniela, Salgari, Scriani, Tenuta Il Canovino, Terre Di Leone, Zanoni Pietro, Zanotti Diego.

(Fonte: Ufficio stampa Consorzio Tutela vini Valpolicella)

Lunedì, 23 Marzo 2015 10:07

Vinitaly, una grande festa italiana.

Chi ben comincia è a metà dell'opera.

di Virgilio
Verona, 23 marzo 2015 - -

Se il buongiorno si vede dal mattino le attese di 150.000 visitatori che si prevede si riverseranno nella 4 giorni veronese dedicata al vino, e giunta alla 49esima edizione, verranno di gran lunga superate.

Nella giornata inaugurale di ieri, nonostante qualche goccia di pioggia, i padiglioni erano invasi da migliaia di persone, operatori professionali , visitatori comuni e famiglie intere con passeggini compresi. Un clima di festa e convivialità come solo il vino è in grado di attrarre.

Nemmeno Patrizio Roversi, conduttore di Linea Verde, ha potuto sottrarsi alla folla di appassionati alla quale, peraltro, si è simpaticamente concesso partecipando a decine di selfie.

Vinitaly conferma la sua forte attrattività e la ragione per la quale è stata scelta per organizzare il padiglione dedicato al vino all'expo2015 che aprirà i battenti il prossimo primo maggio a Milano.

Oltre 4.000 espositori presenti, operatori specializzati da 120 paesi e delegazioni commerciali da 52 nazioni. E' con questi numeri che apre Vinitaly 2015, in contemporanea a Sol&Agrifood, rassegna dell'agroalimentare di qualità, ed Enolitech, salone dedicato alle tecnologie per la viticoltura e l'olivicoltura.

"Questa edizione di Vinitaly è caratterizzata da una presenza e un presidio istituzionale molto importante – dichiara il Presidente di Veronafiere Ettore Riello –. Tutto questo è un chiaro segnale di un sistema che crede fortemente nel comparto vitivinicolo ed è pronto a sostenerlo per il raggiungimento degli ambiziosi, ma certamente possibili, obiettivi di crescita prefissati. Un percorso in cui Vinitaly fa e farà sempre la sua parte, come punto di riferimento per l'intera filiera, in Italia e all'estero. Per questo siamo stati scelti dal Mipaaf per la realizzazione del primo padiglione dedicato al vino nella storia dell'Esposizione Universale. Con Vino – A taste of Italy a Expo 2015 siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione tutto il nostro know-how maturato in oltre 100 anni di attività nell'organizzazione diretta di eventi dedicati all'agroalimentare".

Riello - Presidente Veronafiere

Maurizio Martina elogia il lavoro svolto da Vinitaly anche in relazione a EXPO 2015.

di Virgilio Verona, 23 marzo 2015 - -
Alla vigilia di EXPO2015, Vinitaly, apre alla grande e, vista la grande folla di operatori e visitatori che hanno preso d'assalto i padiglioni fieristici nella giornata inaugurale, molto probabilmente sarà superata la soglia dei 150.000 visitatori attesi nei 4 giorni della più importante kermesse nazionale dedicata al vino. Non è un caso che Vinitaly sia stata comandata a organizzare il padiglione del vino a Expo 2105.

"Qui a Vinitaly, ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina, si esprime la forza di un intero Paese" , confermando che la leadership di Vinitaly, quindi, non si discute. Un atto dovuto e una garanzia di professionalità al servizio dell'intera nazione.

"Tutto questo è un chiaro segnale di un sistema che crede fortemente nel comparto vitivinicolo - dichiara Ettore Riello presidente di Veronafiere aprendo il convegno inaugurale di Vinitaly, ed è pronto a sostenerlo per il raggiungimento degli ambiziosi, ma certamente possibili, obiettivi di crescita prefissati. Un percorso in cui Vinitaly fa e farà sempre la sua parte, come punto di riferimento per l'intera filiera, in Italia e all'estero. Per questo siamo stati scelti dal Mipaaf per la realizzazione del primo padiglione dedicato al vino nella storia dell'Esposizione Universale. Con Vino – A taste of Italy a Expo 2015 siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione tutto il nostro know-how maturato in oltre 100 anni di attività nell'organizzazione diretta di eventi dedicati all'agroalimentare".

Prima di passare la parola all'ospite d'onore, si sono succeduti sul palco a portare sostegno all'iniziativa veronese il Sindaco di Verona Flavio Tosi, il Presidente della Provincia di Verona Antonio Pastorello e il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

Un comparto, quello del vino, che nel 2014 ha generato oltre 5,11 miliardi di euro nelle esportazioni, è oggi al centro di importanti cambiamenti a livello legislativo. E una sollecitazione sulla necessità di procedere a una semplificazione è giunta anche dal governatore del Veneto Luca Zaia che il Ministro Martina ha immediatamente preso a spunto per il suo discorso.

"Il settore vitivinicolo - dichiara Maurizio Martina Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - è un patrimonio fondamentale per l'Italia con oltre 14 miliardi di euro di fatturato e migliaia di aziende che rappresentano con passione, innovazione e professionalità la ricchezza dei nostri territori. Vogliamo aiutare queste esperienze a crescere, liberandole da lacci burocratici che le hanno appesantite in questi anni. In questi dodici mesi abbiamo messo in campo un'operazione di semplificazione che ha portato alla dematerializzazione di 64mila registri, al taglio di burocrazia inutile e che ha iniziato davvero a mettere la pubblica amministrazione al servizio delle aziende. Abbiamo anche approvato il tanto atteso decreto per i diritti d'impianto e siamo stati protagonisti del piano straordinario per l'internazionalizzazione che vedrà proprio l'agroalimentare al centro delle azioni".

"Atti concreti" che il ministero guidato da Martina ha realizzato in questi primi 12 mesi di Governo dell'agricoltura. Ma non è tutto e in chiusura dell'intervento il Ministro dell'agricoltura elenca le prossime sfide a partire dal progetto digitale "Agricoltura 2.0" al testo unico del settore vitivinicolo. "Le prossime tappe - conclude il Martina - prevedono l'entrata in vigore del registro unico dei controlli e il Testo unico del vino, da chiudere entro il 2015, l'anno dell'Esposizione Universale. Vinitaly allora rappresenta un passaggio fondamentale di avvicinamento all'evento di Milano, dove con il Padiglione del Vino potremo esaltare per 6 mesi l'esperienza vitivinicola italiana. Un momento fondamentale anche in chiave export per far conoscere ancora meglio al mondo la ricchezza e la varietà del nostro patrimonio di vitigni e vini".

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 12 22 marzo 2015

SOMMARIO Anno 14 - n° 12 22 marzo 2015

(Formato pdf scaricabile allegato)
1.1 editoriale Parola d'ordine, boicottare. Evviva la libertà di pensiero!
2.1 cereali e materie prime (2) Materie prime, tendenze rialziste.
3.1 parmigiano reggiano La corsa degli allevatori per la "quota latte parmigiano reggiano"
4.1 cereali e materie prime (1) Materie prime, un mercato sconquassato. Il confronto con un anno fa.
5.1 Lattiero caseario Deboli segnali di ripresa per il Parmigiano Reggiano
6.1 mais & soia Mais & Soia: marzo 2015
7.1 vinitaly eventi Il Valpollicella diventa Vegan
7.2 aspettando vinitaly Lungarotti: Vino, Cultura e Giovani. Al Vinitaly guardando all'expo
7.3 aspettando vinitaly Vinitaly 2015: la 49^ edizione
8.1 aspettando vinitaly 112 aziende e 210 etichette dalle Marche al Vinitaly
9.1 agricoltura produzioni "AgrOsserva" Speciale Bilancio 2014
9.2 acqua Paesaggi mozzafiato dell'Emilia Romagna dove l'acqua, con la sua bellezza e la sua forza, è regina incontrastata
10.1 Aspettando vinitaly Donelli Vini celebra i 100 anni
11.1 promozioni e Partner Per Bacco che vantaggi con le Card Sconti di Stepa!

Se dal 1 aprile si chiuderà il controverso capitolo delle Quote latte comunitarie, in queste settimane si è scatenata una vera corsa contro il tempo degli allevatori della filiera del Parmigiano Reggiano per aderire alle quote stabilite dal nuovo Piano regolazione offerta proposto dal Consorzio entro la scadenza del 31 marzo 2015

Reggio Emilia - Si susseguono a ritmo intenso le adesioni degli allevatori della filiera Parmigiano Reggiano alle quote latte da destinare alla trasformazione in formaggio Dop, istituite dal Consorzio di tutela nel novembre scorso in attuazione del Piano regolazione offerta 2014-2016.

Le adesioni giungono ora al ritmo di 100 al giorno, e a due settimane dalla scadenza (31 marzo) hanno già superato le 2.400 unità, corrispondenti ad oltre il 70% degli allevamenti interessati.

"In un momento di grande riflessione e di preoccupazione per lo smantellamento del regime delle quote latte comunitarie – osserva il Consorzio – l'istituzione delle quote latte per il Parmigiano Reggiano si conferma così una risposta concreta ed apprezzata dagli allevatori per dare nuovo valore al loro lavoro, grazie ad un valore reale di cui entrano in possesso".

"Il Consorzio del Parmigiano Reggiano – prosegue l'Ente di tutela - ha deciso di mettere al centro della filiera gli allevatori, attribuendo direttamente ad essi le quote latte per la trasformazione nella nostra Dop: la grande adesione riscontrata in queste settimane dimostra che la scelta fatta viene ritenuta indispensabile per rinsaldare il rapporto con il territorio e con i produttori storici, che sono i tratti distintivi di una dop eccellente".

"Con l'accettazione delle quote – spiega il Consorzio - diventa operativo lo strumento di regolazione dell'offerta, e attraverso la gestione attenta del potenziale in base alle condizioni di mercato sarà ora possibile operare affinché gli obiettivi di crescita non si trasformino in squilibri di mercato".

"Le sfide del comparto – conclude l'Ente - non finiscono, ovviamente, con l'assegnazione e l'accettazione della quota agli allevatori e l'adesione al Piano di regolazione dell'offerta, ma è su questa base di concreta coesione di filiera che si compie un vero balzo in avanti per costruire il futuro del nostro prodotto".

(Consorzio Parmigiano Reggiano 18 marzo 2015)

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