Mercoledì, 05 Aprile 2023 06:24

Tar del Lazio: No al contratto unico per l’edilizia In evidenza

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Il presidente Federcepicostruzioni Antonio Lombardi: “Premiata una battaglia di civiltà contro un assurdo e incomprensibile sopruso contrario ai principi costituzionali. Ora gli imprenditori edili sono più liberi”.

Di Giuseppe Storti, 4 aprile 2023 (Quotidianoweb.it)  - La Costituzione italiana all’art. 41 statuisce che l’iniziativa economica privata è libera. È la cosiddetta libertà d’impresa.

Ovvero quella in cui l’imprenditore privato investe e quindi rischia il suo denaro per creare sviluppo e lavoro, contribuendo così a far crescere il prodotto interno lordo del proprio Paese.

Tutto semplice? No, perché in Italia l’imprenditore spesso si trova a sbattere contro il muro della burocrazia che crea lacci e lacciuoli alla libertà d’impresa, frapponendo mille ostacoli a chi porta sui territori sviluppo, ricchezza, ed occupazione.

Si creano così le cosiddette diseconomie che spesso inducono gli imprenditori a rinunciare all’investimento, spostando il raggio d’azione della propria azienda in altri territori, o in altri paesi. Per non parlare poi delle tantissime leggi in materia economica dal sapore dirigistico, non sempre chiare ed efficaci, ma contraddittorie in quanto ad interpretazione che generano contenziosi legali lunghi, faticosi e costosi per chi opera in campo imprenditoriale.

Citiamo come esempio eclatante il Codice degli appalti: una legge a maglie larghe modificata più volte nel corso degli ultimi 20 anni.

L’ultima modifica è di qualche giorno fa. Poi capita che di fronte all’incertezza delle normative in materia di impresa privata, debba intervenire il giudice, sopperendo alle carenze normative, facendo chiarezza su determinati argomenti vitali per lo sviluppo dell’impresa privata.

Il Tar Lazio, infatti con sentenza (Roma sez. II ter 23 febbraio 2023 n, 3086, che richiama TAR Lazio, sez I 22 febbraio 2022, n. 2094), ha stabilito che l’imprenditore edile è libero di applicare nella massima libertà più di una tipologia di contratto collettivo nazionale, con l’unico limite di garantire la coerenza del contratto prescelto con l’oggetto dell’appalto.

In merito con un comunicato stampa il Presidente nazionale di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi così ha commentato: “È una vittoria importantissima di civiltà e legalità, che respinge l’incomprensibile ed assurdo orientamento ad imporre un determinato contratto sia nell’ambito dei lavori pubblici che in quelli privati, agevolati dal pubblico, come il Superbonus, a vantaggio di un dirigismo burocratico, di alcune sigle sindacali e delle Casse Edili”.

Al Tar Lazio si erano rivolte varie organizzazioni d’impresa, dopo una serie di infruttuosi tentativi di stimolo al governo nazionale, con presentazione di note, osservazioni sia orali che scritte, al fine di ottenere interventi legislativi o interpretativi di normative vigenti, che andassero in senso contrario al vincolo per l’impresa edile di applicare il cosiddetto contratto di riferimento.

Il Tar Lazio esaminato il ricorso ha dato ragione alle imprese, in quanto come ha ribadito il Presidente Lombardi: “Con la spinta verso il C.C.N.L. impropriamente definito “di riferimento", giacché forzatamente unico per importanti tipologie di lavori  si è configurata una gravissima asimmetria di trattamento sotto diversi profili tra i soggetti interessati alla vicenda, subordinando la concessione di agevolazioni derivanti da risorse pubbliche all’applicazione, di fatto, di un unico Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Così facendo si è anche limitata indebitamente, per non citare altri aspetti, la libertà sindacale e contrattuale prevista dall’articolo 39 (ma anche 41) della nostra Costituzione, con l’assurdo alibi di contrastare i cosiddetti “contratti pirata”, impegno che peraltro vede soprattutto la nostra Federazione impegnata in prima linea”. 

La sentenza del TAR Lazio chiarisce che “la normativa vigente consente che possa essere applicata più di una tipologia di C.C.N.L. esistente, a condizione che il tipo di contratto sia connesso e compatibile con l’effettiva attività da espletare”.

Infine conclude il presidente Lombardi: “Federcepicostruzioni rivendicherà con forza, nei prossimi giorni  un immediato cambio di rotta e una discontinuità rispetto al passato così come, nel pieno rispetto della Costituzione, avviene negli altri comparti produttivi, con il pieno recepimento di quanto sancito dal TAR anche nell’ambito del Codice dei Contratti Pubblici, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, che nella attuale formulazione non si muove, purtroppo, in questa direzione”.

Fin qui, quella che si spera essere una vicenda conclusa in senso positivo per le imprese edili. Ma non è possibile sottacere che l’esito della stessa dimostra ancor di più le difficoltà strutturali e di sistema che aggravano la libertà d’impresa, imprigionandola dentro a vincoli dirigistici che ne frenano le capacità espansive.

Ricorrere alla giustizia amministrativa per sancire un principio che poteva e doveva essere valutato e ascritto alla dialettica operosa tra governo e parti sociali, è un controsenso per il sistema paese che non può  più consentirsi il lusso di perdere tempo prezioso, in un momento come questo in cui le parti sociali devono trovare la “giusta via” per attuare i progetti del PNNR evitando il fallimento di una occasione storica per l’Italia, ovvero di far fruttare i soldi che l’Europa ci ha offerto, il che considerate le difficoltà attuali sarebbe davvero un’impresa titanica.

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