Venerdì, 12 Giugno 2020 08:31

Ministro Bonafede, cosa sta accadendo nelle nostre carceri? In evidenza

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di Matteo Impagnatiello Parma 11 giugno 2020 - Se il mondo della Giustizia è destabilizzato al suo interno dallo scandalo delle toghe, presentando al Paese un quadro sconcertante che ha minato l’autorevolezza della magistratura, continuano a giungerci cattive notizie anche dalle nostre patrie galere.

Agli inizi della seconda settimana di marzo scorso, nei vari stabilimenti carcerari della Penisola, scoppiavano in simultanea tumulti dei detenuti e la loro autogestione è continuata al punto tale che molti di loro lasciavano indisturbati (fuggivano) il carcere di Foggia. Vi era la sensazione che le carceri apparivano fuori controllo.

A oggi l’emergenza carceraria non pare mutata. Prova ne sono i fatti accaduti in soli pochi giorni: l’evasione di due detenuti dal carcere di Rebibbia, una tentata evasione dal carcere di Bellizzi Irpino, una violenta aggressione al personale di Polizia Penitenziaria a Catanzaro (anche queste sono ormai costanti quotidiane), l’agente aggredito in carcere a Salerno da un detenuto di origini straniere e affetto da problemi psichici, oltre al sacerdote fermato nel carcere casertano di Carinola con numerosi cellulari al seguito. Nei mesi scorsi i detenuti protestavano per la cancellazione dei colloqui familiari, a causa dell’emergenza sanitaria: la realtà, con i 256 boss detenuti al 41 bis e in alta sicurezza trasferiti ai domiciliari, forse era un’altra.

Accade anche che le parti si invertano: difficile a credersi, ora sono gli agenti di polizia penitenziaria a salire sul banco degli imputati. Tanto avviene nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove 44 poliziotti, dopo aver ricevuto notifiche di atti in cui risultano indagati per presunte ipotesi di reato nei confronti dei detenuti (per fatti avvenuti il 6 aprile, il giorno successivo alla rivolta verificatasi in piena pandemia sanitaria), per protesta sono saliti sul tetto del carcere.

I segnali sono preoccupanti e il disagio e la frustrazione, per chi ha la funzione di tutela della tranquillità sociale, aumentano considerevolmente.
La Giustizia pare abdicare al suo ruolo e cede pericolosamente terreno verso chi tenta di sovvertire l’armonia morale, politica, sociale ed economica della nostra società.
Piuttosto, occorrerebbe un Piano con risorse straordinarie per affrontare lo stato d’emergenza creatosi da tempo nel sistema penitenziario; occorrerebbe adottare provvedimenti straordinari, sia sul versante delle risorse umane, data la cronica carenza d’organico, sia investendo sull’apparato tecnologico necessario.

La Polizia penitenziaria non può essere lasciata sola, ma al contrario, essere messa in grado di operare in sicurezza e per la sicurezza.
Chissà se poi può interessare anche al Governo voler azzerare definitivamente i bollettini di guerra che descrivono la drammatica situazione carceraria e che pervengono oramai quotidianamente.

 

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