Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 21 marzo 2025 - Durante l’audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue della Camera e del Senato, l'ex presidente del Consiglio ha parlato di una "difesa comune europea" contro un nemico che nessuno conosce, senza però spiegare chi realmente guadagna da questa corsa agli armamenti.
Il punto cruciale non è la difesa, ma il dominio assoluto. Draghi ha infatti dichiarato che "occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale".
Parole di una gravità inaudita, che non solo cancellano con un colpo di spugna la sovranità dei singoli Stati, ma impongono un potere sovranazionale senza alcun controllo democratico. Questa non è integrazione, è un colpo di Stato silenzioso, un tentativo di trasformare l'Europa in una macchina di guerra diretta da una ristretta élite, pronta a piegare le volontà nazionali per perseguire interessi opachi e lontani dai cittadini.
Non basta. Draghi sostiene che "il ricorso al debito comune è l’unica strada. Per attuare molte delle proposte presenti nel rapporto, l’Europa dovrà dunque agire come un solo Stato". E qui il cerchio si chiude: il vero obiettivo non è solo il riarmo, ma la creazione di un sistema di potere che preleva direttamente dalle tasche dei cittadini per finanziare un esercito che non risponderà più agli Stati, ma a un’élite che controlla i punti chiave del continente.
Questa è una svolta inquietante. Un esercito europeo, come Draghi lo immagina, non solo non è previsto nei trattati fondativi dell’UE, ma rappresenta un pericolo concreto per le democrazie nazionali. Quale sarà il prossimo passo? L’imposizione di scelte militari dall’alto senza alcuna possibilità di controllo democratico? E soprattutto, chi deciderà quando e contro chi questo esercito dovrà agire?
Non dimentichiamoci il suo famoso "discorso del condizionatore", in cui si chiedeva agli italiani di sacrificarsi senza spiegare il vero gioco geopolitico dietro quelle parole. Oggi la posta in gioco è ancora più alta: un'Europa sempre più lontana dai cittadini e sempre più sottomessa agli interessi di pochi.
La verità è chiara: si sta lavorando per creare un sistema che esautori i governi nazionali e metta nelle mani di un’élite incontrollata le decisioni più importanti, a partire dalla guerra e dalla pace. Questa non è difesa: è eversione.
È un attacco diretto alle istituzioni democratiche, un progetto che mira a spezzare definitivamente la volontà popolare e a trasformare gli Stati in semplici province di un'entità sovranazionale autoritaria. I cittadini saranno privati della loro voce, le nazioni ridotte a marionette, mentre pochi uomini di potere decideranno il destino di milioni senza alcuna legittimazione democratica.
Questo scenario distopico non è più solo una minaccia vaga, ma un piano in fase avanzata, mascherato da integrazione e sicurezza.
Se non ci opponiamo con determinazione, rischiamo di svegliarci un giorno in un’Europa che non riconosciamo più, in cui la guerra non sarà più una scelta dei popoli, ma un ordine imposto dall’alto, senza alternative, senza appello.
Foto copertina: dal web – Draghi in diretta dal Senato 18 marzo 2025