E' iniziato il conto alla rovescia per il Merano Wine Festival che aprirà i battenti il 10 novembre. Cinque giorni intensi per celebrare la 26esima edizione.

Giornate piene di emozioni, contenuti e idee da scoprire. Oltre 450 case vitivinicole, tra le migliori in Italia e nel mondo, quasi 200 artigiani del gusto, 15 chef di spicco, insomma l'espressione del meglio che il nostro paese ha da offrire, firmato "the Wine Hunter Award" di cui proponiamo l'intervista al Patron Helmuth Köcher

- I visitatori presenti al Merano WineFestival hanno la possibilità di degustare prodotti di nicchia accuratamente selezionati, ci spiega secondo quali criteri queste etichette vengono valutate dalle commissioni WineHunter?
Ormai da 26 anni la commissione WineHunter invita tutte le aziende che fanno parte della nostra banca dati a inviare la loro campionatura. Si tratta di aziende i cui vini sono già stati degustati oppure altre che sono state segnalate dai membri delle commissioni d'assaggio. Una volta ricevuta la campionatura ci sono otto commissioni d'assaggio che valutano i vini in base al criterio dei 100 punti e, fatta una selezione finale, al Merano WineFestival vengono invitate le aziende i cui vini hanno ricevuto almeno un punteggio di 88 punti su 100, ovviamente dando la precedenza a quelli che hanno ottenuto punteggi superiori. Si cerca anche di mantenere un equilibrio tra le varie aree vitivinicole e di avere ben rappresentata tutta Italia.

- Uscendo dai confini dell'Italia, quale il territorio straniero su cui si concentra questa edizione del Merano WineFestival e perché lo ha scelto?
Quest'anno il focus è sull'Istria che vedo come un territorio emergente. Sto seguendo la sua viticoltura da ormai 15 anni, venendo a conoscenza di tante realtà. Progressivamente ho avuto modo di osservare un'innalzamento del livello qualitativo e, anche quest'anno, ho visitato il territorio in due occasioni conoscendo molti produttori. Si tratta di una area famosa più come zona turistica che come realtà vinicola, alla quale il Merano WineFestival vuole offrire la possibilità di mettere in risalto i propri prodotti.

- Dopo oltre trent'anni di esperienza nel mondo del vino, quale secondo lei il fil rouge che dovrebbe unire passato, presente e futuro di questo affascinante mondo?
Sicuramente il fil rouge è la storia del vino, che ci racconta e ci dà la possibilità di assaggiare il DNA di un prodotto che è l'uva e di conseguenza la caratteristica di un territorio che diventa inconfondibile. Troviamo quindi rappresentato il passato, con i suoi 9000 anni di storia, ma anche il presente della viticoltura che è in continua evoluzione sia per quanto riguarda la cura dei vigneti che le varie fasi di produzione in cantina. Infine il futuro, che vuole coniugare storia, tradizione e cultura del territorio includendo il percorso di un'azienda che poi diventa una garanzia di fiducia per il consumatore che va ad acquistare il prodotto finale.

- Qualità ed eccellenza dei prodotti sono sicuramente tratti distintivi del Merano WineFestival, ma cosa sono per lei veramente "qualità" ed "eccellenza" oggi?
Quando ho iniziato con il Merano WineFestival nel 1992 si iniziava a parlare di qualità, mentre la parola eccellenza era allo stato embrionale, perché non c'era la ricercatezza che c'è oggi. Il mercato della viticoltura non aveva a disposizione la tecnologia attuale e dopo 25 anni c'è stato un tale avanzamento, che produrre un prodotto di qualità non è più così difficile. La parola qualità diventa però difficile da interpretare e da usare nella comunicazione, così come la parola eccellenza: basta vedere quante volte questi termini vengono sfruttati, comparendo nelle pubblicità dei vari prodotti. Va fatta quindi una distinzione perché per me qualità, soprattutto nel segmento che riguarda il vino, è comunque da considerare a livello di emozione. Quando assaggio un vino o un prodotto deve esserci il valore emotivo e oltre a questo l'approccio con un'eccellenza deve darmi l'impressione di immergermi nel prodotto sia che si tratti di un vino, di un panettone o di un cioccolato. Quando la gente mi chiede come faccio a sapere se una determinata cosa è un prodotto qualitativamente buono o meno, io sono del parere che anche il fattore personale sia molto influente e che ognuno di noi sappia cosa piace o non piace perché possiede il valore emotivo che naturalmente anche i degustatori hanno.

- L'Italia è una terra estremamente variegata in cui tradizione e innovazione si incontrano continuamente con risultati unici e spesso divenuti famosi in tutto il mondo. Quale invece secondo lei un prodotto meno conosciuto ma dalle grandi potenzialità che ha scoperto in quest'ultimo anno? E quale la regione d'Italia con più potenzialità ancora nascoste?
Per quanto riguarda i prodotti vitivinicoli, l'Italia negli ultimi dieci anni ha riscoperto il territorio e le sue varietà autoctone; si parla di oltre 1000 varietà all'interno delle quali ogni regione ha una sua chicca e qualcosa di particolare. Ultimamente hanno richiamato la mia attenzione i vitigni resistenti alle malattie fungine, i cosiddetti PIWI, come il Solaris o il Souvigner Gris che non sono particolarmente conosciuti ma il cui prodotto è notevole anche se ha bisogno ancora di un po' di tempo per essere comunicato. Per quanto riguarda la regione d'Italia che ha più potenzialità nascoste ma che sta emergendo, questa è sicuramente la Puglia. Oltre alla sua storia, questa regione ha dei vitigni particolari come il Primitivo e il Negroamaro che fino a pochi anni fa erano utilizzati come vino per le grosse quantità e ora invece hanno visto il loro potenziale fortemente rivalutato e promettono bene per il futuro.

- Quest'anno il festival dà spazio per la prima volta agli "orange wine", cosa l'ha colpita in particolare di questo nuovo trend di prodotto?
La parola orange wine è già di per sé una parola che richiama l'attenzione di chi la sente. Anche qui interviene la storia: si tratta di una lunga macerazione sulle bucce del vino bianco che riprende soprattutto la cultura vitivinicola georgiana della vinificazione in anfora. Il risultato è un prodotto molto più complesso, molto più ampio per quanto riguarda la struttura e di conseguenza più diversificato rispetto ad un vino bianco di pronta beva, fresco e con una bella acidità. È un settore che secondo me ha bisogno di essere comunicato e in cui c'è molto da fare e per quanto riguarda la qualità dei vini. Alla base, come dicevo prima, c'è sempre un discorso di valore qualitativo emotivo.

- Ogni calice di vino e ogni prodotto gastronomico proposto in degustazione durante il Merano WineFestival racchiude in sé una storia di eccellenza. Quanto è importante per lei la condivisione di queste storie con i visitatori?
Lo ritengo molto importante perché il vino ci racconta non solo la storia di un territorio, ma anche di un produttore. L'etichetta di un vino racconta il percorso che il produttore stesso ha fatto e con questa si vuole comunicare da una parte la filosofia che c'è dietro e dall'altra un'eventuale storia di famiglia. Quando si afferma che nel calice di vino troviamo anche l'anima del produttore, lo ritengo in parte vero. Ogni produttore cerca di dare la sua impronta al vino oltre a quella che viene conferita dal territorio, per cercare di trasferire il vissuto, il passato e la storia della famiglia stessa, soprattutto nel caso di aziende che sono alla ottava o decima generazione di viticoltori e vogliono valorizzare il lavoro dei proprio padri e nonni. A questo punto la comunicazione è ampia perché racchiude la storia di un territorio, di una famiglia e di un vitigno. Faccio l'esempio del Pinot Nero in Alto Adige: il tutto risale al 1835 quando un arciduca portò la vite in questo terreno; ecco che dobbiamo partire da lì per arrivare ai giorni d'oggi in cui il Pinot Nero è considerato il miglior vino rosso dell'Alto Adige per eccellenza.

- Anche quest'anno uno spazio importante della rassegna è dedicato ai vini biologici, biodinamici, naturali e PIWI. Quanto questi prodotti continuano ad influenzare il mondo del vino? E quanto è importante la sostenibilità per il futuro di un settore come quello vitivinicolo?
Questi prodotti si inseriscono perfettamente nell'evoluzione che il mercato sta avendo: il consumatore è sempre più attento a quello che compra e che mangia, l'attenzione all'alimentazione è generale e questo fa sì che anche il prodotto vitivinicolo sia sottoposto alla selezione del consumatore. C'è una maggiore volontà di informarsi su tutta quella che è la fase di produzione; nel caso del vino si parte dalla vite stessa, dal suo periodo di fioritura fino alla vendemmia, con particolare interesse al territorio e ai prodotti utilizzati per salvaguardare le viti dalle malattie. Nel caso dell'agricoltura biodinamica i trattamenti annuali si restringono a due, eseguiti con prodotti interamente biologici, mentre nel caso dell'agricoltura convenzionale i trattamenti sono di più e senza l'utilizzo di prodotti biologici. La differenza notevole tra le due diventerà man mano chiara anche per il consumatore, che riuscirà ad attribuire il giusto valore ai vini biologici con un giusto compromesso tra sostenibilità e qualità, perché il vino biologico deve essere comunque piacevole da bere e senza particolari difetti dal momento in cui chiunque vuole bere e mangiare bene.

- Lei è per vocazione un instancabile cacciatore di vini, possiamo quindi immaginare che la sua mente sia già rivolta al futuro. Qualche idea per il 2018 che ci vuole svelare in anteprima?
La mia mente è sempre rivolta al futuro e il mio motto è: "Think outside the box". Trovo secondario lo sviluppo del mercato dal punto di vista commerciale, mentre mi soffermo di più ad osservare territori in crescita, vitigni emergenti e tutto questo mi fa avere una mia visione del mondo vitivinicolo tra passato, presente e futuro. La parte più importante in questo contesto è quella di valorizzare territori sconosciuti come quest'anno al Merano WineFestival faremo con l'Istria e come abbiamo fatto in passato con la Georgia e la Romania, mostrando varie tecniche e culture legate alla viticoltura. Interessanti da scoprire potrebbero essere ad esempio le vinificazioni fatte sotto il livello del mare come anche le vinificazioni in alta montagna oltre i 2500 metri e altrettanto i vigneti riscoperti in altitudine come quelli a 3150 metri di Mendoza in Argentina. Insomma, è un mondo che richiede continua attenzione e curiosità per cercare di capire non solo le cose nuove che si stanno evolvendo, ma anche in che direzione il mercato deve effettivamente andare. Per i produttori sono infatti importanti i mercati di esportazione come la Cina, la Russia o altri mercati emergenti e vorrei stringere dei rapporti con questi stati in modo da poter fungere da garante e da anello di congiunzione tra produttore e mercato. Ovviamente il mezzo sarebbe quello di entrare in scena come protagonisti organizzando appuntamenti che abbiano una certa risonanza in questi luoghi. La mia visione adesso è rivolta soprattutto al marchio The WineHunter ed è quello che per me deve crescere e deve diventare sempre più ciò che è già oggi, ovvero una garanzia e una referenza di fiducia per il consumatore che può affidarsi a dei prodotti "approvati". Di conseguenza, ai prodotti assaggiati e valutati dalla commissione WineHunter deve essere attribuito un valore.

L'inchiesta della Procura di Lecce sullo sfruttamento nei campi per la raccolta dei pomodori destinati alle grandi aziende delle conserve finisce sul The Guardian. L'immagine dell'agroalimentare italiano non ne esce con onore.

25 ottobre 2017 - L'indagine della Procura presso il Tribunale di Lecce sullo sfruttamento nei campi per la raccolta dei pomodori destinati anche alle grandi aziende conserviere italiane, già rilanciata prepotentemente sui media italiani negli scorsi giorni, arriva fino al Regno Unito con un lunghissimo articolo che è apparso in prima pagina sul celebre quotidiano britannico The Guardian e che getta ombre assai scure sul sistema del caporalato nel Meridione d'Italia ed in particolare in Puglia e nel Salento.

L'inchiesta del giornale inglese dall'inequivocabile titolo "The terrible truth about your tin of Italian tomatoes", che in italiano è traducibile con "La terribile verità sulle conserve di pomodori italiani", con la dovizia di particolari riportati circa le indagini e le interviste, è un atto d'accusa sia diretto alle modalità di sfruttamento della manodopera nelle campagne nonostante l'entrata in vigore della normativa contro il capolarato, ma anche indiretto, nei confronti del sistema dell'industria conserviera italiana che ne trarrebbe inequivocabili vantaggi.

Giganti agroalimentari come Mutti e Conserve Italia, che sono tra i principali fornitori degli scaffali della grande distribuzione britannica, sono richiamati nell'articolo a dare la loro posizione. E' questa la ragione della grande attenzione dei media d'Oltremanica verso gli esiti dell'approfondita indagine condotta dal sostituto procuratore leccese Paola Guglielmi, espressamente citata nell'articolo.

Articolo dal quale esce inevitabilmente un'immagine delle eccellenze agroalimentari italiane offuscata dal sistema della raccolta che per Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti", purtroppo fa ancora affidamento sull'eccessivo e imperdonabile sfruttamento dei lavoratori che dev'essere impedito in tutti i modi possibili. L'intero articolo è visibile al link https://www.theguardian.com/global-development/2017/oct/24/the-terrible-truth-about-your-tin-of-italian-tomatoes 

(In Foto la Copertina del T"he Guardian")

La soddisfazione dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia: "Una tutela in più per i consumatori ed un valore aggiunto per i produttori"

Parma 23 ottobre 2017 - "Siamo sempre stati in prima fila nel richiedere l'introduzione dell'etichetta d'origine per i derivati del pomodoro. La firma del decreto che ne introduce la sperimentazione per due anni in Italia ci soddisfa. Consideriamo questo provvedimento un'ulteriore tutela per i consumatori ed un valore aggiunto per tutti i produttori del Nord Italia che potranno vedere ulteriormente certificata e riconosciuta la qualità della loro produzione Made in Italy".

Questo il commento di Tiberio Rabboni, presidente dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia, alla notizia della firma del decreto interministeriale per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine dei derivati del pomodoro da parte dei ministeri delle Politiche agricole alimentari e forestali e dello Sviluppo economico.

"Già lo scorso giugno – ha ricordato Rabboni – tutta la nostra filiera aveva chiesto l'introduzione dell'etichetta nel corso di un'audizione alla commissione Agricoltura della Camera e, a settembre, aveva accolto positivamente l'impegno del Governo per l'introduzione dell'obbligo dell'indicazione dell'origine del pomodoro, poi sancito dalla firma del decreto interministeriale di sabato scorso.
Ora l'auspicio è che il decreto italiano solleciti anche l'Unione Europea a disciplinare l'obbligo dell'origine in etichetta, considerato che la produzione del Nord Italia è esportata per i due terzi".

I contenuti del decreto
Il decreto interministeriale – secondo quanto resto noto da una nota del ministero delle Politiche agricole - introduce la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura per i derivati del pomodoro, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari, per la pasta e per il riso.
Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Il provvedimento prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia".

Origine visibile in etichetta
Le indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.

In vigore fino a piena attuazione del regolamento Ue 1169
Il decreto decadrà in caso di piena attuazione dell'articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d'origine o il luogo di provenienza dell'ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l'applicazione all'adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

E' ormai in dirittura d'arrivo il nuovo stabilimento di Mulino Alimentare SpA. Il 2018 vedrà l'inaugurazione del nuovo sito produttivo, pensato per essere "ecologico".

Baganzola 24 Ottobre 2017 - Il laborioso iter burocratico si è definitivamente completato e Mulino Alimentare SpA vede prospettarsi l'orizzonte dell'ampliamento e trasferimento nel nuovo stabilimento, nel sito di proprietà di Via Paradigna, presumibilmente nella seconda metà del 2018.
Impianti tecnologici d'avanguardia e rispettosi dell'ambiente.

25.000 metri quadrati e 7.500 coperti è l'area dove sorgerà il nuovo impianto di Mulino Alimentare spa. Spazi dimensionati al trend di crescita dell'azienda guidata da Claudio Guidetti, leader nell'export dei formaggi di qualità DOP Parmigiano Reggiano e Grana Padano in primis, ma anche di Pecorino Romano, Asiago e via di seguito.

I nuovi impianti andranno a incrementare la capacità produttiva e la produttività ma anche a abbattere, anticipando al 2018 le prescrizioni UE (regolamento F.GAS (UE) n° 517/2014) che prevedono la riduzione del 79%, rispetto al 2010, dei consumi degli HFC entro il 2030.

L'attenzione all'ambiente è uno dei pilastri portanti della mission di Mulino Alimentare che va di pari passo con gli obiettivi di massimizzare la qualità dei prodotti e la soddisfazione dei consumatori e dei propri partner di filiera.

L'ingegneria del complesso tecnico di refrigerazione, di ultimissima generazione, è un impianto misto anidride carbonica e acqua refrigerata non glicolata e la pompa di calore è del tipo reversibile, dotata di recuperatore in più sezioni.

Nell'impianto verrà inserito un serbatoio inerziale (acqua tecnica), che ha la funzione di stoccare l'energia proveniente dal sistema solare termico, dal recupero della pompa di calore e infine dalla linea della condensa dell'impianto a vapore, al fine di produrre l'acqua calda sanitaria.
Un altro vantaggio dell'impianto così concepito consiste nell'evitare l'impiego di acqua glicolata che, come è ben noto, produce effetti corrosivi che rendono necessari periodici controlli sulla tossicità, problemi connessi allo smaltimento e una peggiore propensione dell'acqua glicolata a trasportare il calore.

Insomma un impianto all'avanguardia adeguato e coerente a un'azienda proiettata nel futuro, fortemente radicata sul territorio, grazie agli accordi di filiera, ma con una lungimirante visione globale del mercato.

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Risparmiare sulle utenze domestiche è il cruccio di tantissimi consumatori, soprattutto nel periodo invernale, quando l'esigenza di scaldarsi aumenta vertiginosamente e insieme ad essa le bollette da pagare.

Fortunatamente oggi non è più così difficile pagare di meno per il riscaldamento, pochi accorgimenti come approfittare della luce del sole durante il giorno, o utilizzare cronotermostati, aiutano sensibilmente.
Ma se vuoi ridurre drasticamente la cifra spesa a fine anno devi buttar via la vecchia stufa, tra l'altro talvolta poco sicura e indirizzarti verso impianti di riscaldamento più moderni.

Quale scegliere? Vediamo insieme modelli e benefici delle stufe moderne.
Inoltre con l'ecobonus 2018 potrai avere detrazioni fiscali fino al 65% per il rinnovamento di impianti di riscaldamento per la tua casa o la tua impresa!

STUFE A BIOETANOLO
Sempre più famose, le stufe a bioetanolo risultano non solo gradevoli esteticamente, (ce ne sono oramai di tutte le misure, anche piccolissime, da centrotavola), ma facilitano notevolmente il risparmio.
Si tratta di impianti alimentati con un alcol infiammabile, l'etanolo, bioetanolo perché prodotto a partire da sostanze di origine vegetale.
Una buona soluzione da un punto di vista ambientale ed economico, questo combustibile, infatti, costa dai 2 ai 5 euro al litro.
Purtroppo da alcuni mesi si è diffusa on e offline la credenza secondo la quale le stufe a bioetanolo emanino un cattivo odore di benzina, infestando gli spazi della casa e mettendo in pericolo le persone che vi ci abitano.
Si tratta di episodi saltuari, non affatto collegati al modello scelto, che di base non presenta questa caratteristica, quanto alla scarsa qualità di alcuni marchi rivenditori di bioetanolo, quindi attenzione agli acquisti, bisogna informarsi bene o farsi consigliare da un esperto.

STUFE A PELLET
Le stufe a pellet, ben più conosciute delle altre, risultano le più scelte dalle famiglie; si tratta di impianti di riscaldamento più complessi, da collegare ai termosifoni tradizionali, quindi vanno montate con l'aiuto di tecnici.
Intervengono sulla produzione di acqua calda, garantendone il fabbisogno giornaliero necessario.
Il pellet è il combustibile ecologico più economico e sicuro presente sul mercato; lo si ricava dalla segatura dopo la lavorazione del legno, questa viene essiccata, pressata e incastonata in piccolissimi cilindri, che vengono poi rivenduti per lo scopo.
Il prezzo per un sacco di 15kg va dai 5 ai 6 euro.
Più ingombrante di quella al bioetanolo, la stufa a pellet è sicuramente una buona soluzione per dire addio ai consumi elevatissimi e rispettare l'ambiente.

STUFE A LEGNA
A base circolare, quadrangolare, parallelepipeda (la scelta varia a seconda della grandezza dello spazio in cui vanno posizionate), le stufe a legna non necessitano di corrente elettrica e garantiscono anch'esse un notevole risparmio.
Addio alti consumi, addio continua manutenzione, ma soprattutto, utilizzando la legna diminuiscono disagi e fastidi più frequenti in altri impianti di riscaldamento; questo non significa che il loro posizionamento non richieda mani esperte, anzi, prima dell'acquisto è sempre consigliabile rivolgersi ad un professionista al fine di distribuire adeguatamente il calore.
L'alimentazione a legna consente di ottimizzare i tempi in cucina, specie la sera, quando al termine di una giornata lavorativa è meraviglioso rilassarsi, gustando una zuppa cotta sul fuoco vivo con i propri cari.

Venerdì, 27 Ottobre 2017 10:39

Pomì protagonista a "Mela Verde" su Canale 5

Domenica 29 ottobre il brand del Consorzio Casalasco del Pomodoro racconta la sua filiera nel corso della nota trasmissione condotta da Ellen Hidding e Edorardo Raspelli

La troupe di Melaverde, storica trasmissione dedicata all'agroalimentare in onda ogni domenica a partire dalle 11 su Canale 5 e condotta da Ellen Hidding e Edorardo Raspelli, nel corso della campagna del pomodoro appena conclusa, è stata al Consorzio Casalasco del Pomodoro, visitando gli stabilimenti di Gariga (PC) e la sede di Rivarolo del Re (CR). Il servizio, che andrà in onda domenica 29 ottobre dalle 11:50, racconterà la filiera 100% made in Italy di Pomì, dal campo al prodotto finito.

Ellen Hidding, insieme ai responsabili aziendali del Consorzio, illustrerà le varie fasi della coltivazione, della trasformazione in stabilimento e della produzione di polpe, passate e concentrati dell'ingrediente principe della tavola italiana. Durante la trasmissione si parlerà anche di origine della materia prima e del sistema di tracciabilità di Pomì.

Pomì è un marchio del Consorzio Casalasco del Pomodoro, prima filiera italiana nella coltivazione e trasformazione di derivati del pomodoro che oggi conta 370 aziende agricole associate che coltivano 7.000 ettari di terreno dislocati nella pianura Padana tra le province di Cremona, Parma, Piacenza e Mantova. Una terra che oggi permette alle 550.000 tonnellate di pomodoro fresco raccolto di essere trasformato nei 3 stabilimenti di proprietà della cooperativa in prodotti esportati in 60 Paesi nel mondo.

(Foto  Ellen e Vaia)

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Venerdì, 27 Ottobre 2017 10:05

OI Pomodoro. Approvato il fondo di emergenza

Batteriosi del pomodoro: assemblea dell'OI approva fondo di emergenza per il 2017. Pronti 123mila euro per gli agricoltori per anticipare gli indennizzi regionali.

Rabboni: "Misura straordinaria per non lasciare soli i produttori ed individuare tempestivamente ogni focolaio"

L'assemblea dell'Organizzazione Interprofessionale del Pomodoro da Industria del Nord Italia ha approvato l'istituzione di un fondo di emergenza per il 2017, finanziato dai soci dell'OI, per garantire ai produttori, le cui coltivazioni siano state colpite dalla batteriosi Ralstonia Solanacearum, la certezza e la tempestività di un indennizzo adeguato, condizione indispensabile per una fattiva collaborazione del mondo agricolo nella denuncia delle eventuali ulteriori contaminazioni e quindi nello scongiurare il pericolo della diffusione di una malattia che pregiudica la crescita delle piantine di pomodoro.

"Il fondo di emergenza – spiega Tiberio Rabboni, presidente dell'OI – mette a disposizione degli agricoltori colpiti, soci delle Organizzazioni di produttori associate all'OI, la cifra di 123mila euro, vale a dire 3mila euro per ciascuno dei 41 ettari contaminati in Emilia Romagna dove le coltivazioni sono state distrutte su prescrizione dei Servizi Fitosanitari. Le somme saranno erogate entro il mese di dicembre e rappresenteranno un'anticipazione degli indennizzi previsti dalla legge 6/2010 della Regione Emilia-Romagna che prevede per questi casi un indennizzo fino al 100% del valore di mercato della produzione persa. Una volta acquisito l'indennizzo previsto dalla legge regionale, cosa che non potrà avvenire prima della fine del 2018, il produttore danneggiato restituirà l'anticipazione ricevuta dal fondo di emergenza. Il provvedimento – chiarisce Rabboni – è motivato dalla particolare contingenza dell'annata 2017: da un lato la batteriosi si è manifestata in modo inaspettato ed aggressivo; dall'altro l'eradicazione tempestiva delle piante malate risulta l'unico modo per bloccarne la diffusione; dall'altro lato, ancora, la Regione Emilia-Romagna, non disponendo nel bilancio dell'anno in corso delle risorse necessarie per attivare gli indennizzi ai produttori colpiti, si è impegnata ad inserirle nel bilancio del prossimo anno a valere per il 2017, con l'inevitabile allungamento dei tempi di erogazione. Da qui la decisione del fondo di emergenza: una concreta testimonianza di vicinanza delle Op, delle industrie e delle cooperative agli agricoltori danneggiati".

L'anticipazione dell'OI è quindi, sostanzialmente, un prestito infruttifero.
"L'iniziativa del fondo di emergenza 2017 si è potuta realizzare – aggiunge il presidente Rabboni – anche e soprattutto perché la Regione Emilia-Romagna, nella persona dell'assessore all'Agricoltura Simona Caselli, si è impegnata a recuperare sul bilancio del prossimo anno le risorse per il 2017. Impegno ribadito anche dai consiglieri regionali Barbara Lori ed Alessandro Cardinali che recentemente hanno presentato una risoluzione sull'argomento all'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna".

I dettagli

Cos'è Ralstonia Solanacearum?
È un batterio che, pur non avendo conseguenze sulla salute dell'uomo, pregiudica la crescita della piantina del pomodoro e per il quale è previsto il provvedimento di quarantena - così come specificato nel Dm 30/10/2007 -, motivo per cui ne è prevista la distruzione in campo per evitarne la diffusione. Una ritardata segnalazione della presenza del patogeno da parte degli agricoltori, dovuta ad esempio al timore di perdita di reddito, mette a rischio di contaminazione sia i suoli sia le imprese di trasformazione che ricevano il prodotto contaminato.

Chi può accedere al fondo?
Il beneficiario finale è l'agricoltore danneggiato, ma l'anticipazione finanziaria al produttore avviene tramite l'Op (Organizzazione di produttori) a cui è associato. L'Op, dunque, è il referente nei confronti dell'OI per la presentazione della domanda di attivazione del fondo e garante per la restituzione della somma anticipata. Le OP devono essere socie dell'OI ed in regola con gli adempimenti interni all'associazione.

Le condizioni per accedere al fondo
L'anticipazione viene riconosciuta agli agricoltori che rispettano le seguenti condizioni:
• abbiano denunciato tempestivamente al Consorzio fitosanitario provinciale di riferimento, o analogo ente competente, il sospetto di presenza del patogeno e tale ente abbia riscontrato e attestato il danno;
• abbiano seguito le indicazioni del Consorzio fitosanitario provinciale per la distruzione del prodotto contaminato e la messa in sicurezza del terreno;
• presentino l'idonea documentazione rilasciata dal Consorzio fitosanitario provinciale, quali verbali e atti analoghi.

FOTO: Piantine di pomodoro che hanno contratto la batteriosi.

Piacenza, 26 ottobre 2017 - Si apre oggi 27 ottobre la maratona di idee Climathon e durerà 24 ore: dalle 12 di venerdì 27 fino alle ore 12 di sabato 28 ottobre. La maratona si svolgerà contemporaneamente in 17 città italiane e in oltre 200 città del mondo.

Un raduno di competenze, idee, progetti, professionalità ed esperienze per affrontare in modo attivo il tema delle ripercussioni legate ai cambiamenti climatici.

Per la città di Trento, che partecipa alla maratona, è stato individuato il tema dell'Acqua e il Consorzio di Bonifica di Piacenza sarà presente.

Per 24 ore consecutive giovani innovatori, ricercatori, imprenditori, studenti e dipendenti delle pubbliche amministrazioni si confronteranno per cercare di sviluppare soluzioni innovative per risolvere la sfida che ogni città partecipante ha individuato.

Nel caso di Trento i partecipanti cercheranno, con progetti e idee, di affrontare il tema della risorsa idrica in relazione ai mutamenti climatici dei quali sono sempre più evidenti le conseguenze (estremizzazione dei fenomeni: siccità da una parte e eventi meteo sempre più intensi dall'altra).

Ma quale sarà il contributo del Consorzio di Bonifica di Piacenza?
Portiamo l'esperienza del Water Lab il nostro laboratorio permanente dedicato all'innovazione tecnologica per valorizzare il ciclo dell'acqua. Water Lab fa parte di Urban Hub (fisicamente a Piacenza in via Alberoni, 2). Diversi sono i progetti, legati ai cambiamenti climatici, sviluppati da Water Lab, fra cui: la creazione del drone per il monitoraggio del territorio e l'implementazione di un database geografico (Web Gis-Sistemi informativi Geografici sul web).
Il Water Lab vuole anche sviluppare impresa e favorire nuove start up legate al tema idrico in un'ottica internazionale.

Insomma quella di Trento sarà un'occasione preziosa per far progredire l'innovazione in un ambito che il nostro Consorzio gestisce ma che coinvolge l'intera collettività e che necessità di sinergie.

Focus sull'importanza del capitale umano al convegno "Allevamento e innovazione: la differenza la fanno le persone", l'appuntamento targato L'Informatore Agrario in programma sabato 28 ottobre (ore 10) alla Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona.

Dalle priorità di intervento, alla riduzione dell'uso di antibiotici, dal ricambio generazionale alle misure dei Psr e di Industria 4.0, il comparto allevatoriale fa il punto sulle sfide per l'innovazione del settore a partire non solo dalle tecniche e tecnologie, ma anche (e soprattutto) dalle abilità, competenze e capacità dei suoi professionisti.

Tra i relatori, oltre a un gruppo di giovani allevatori, l'agronomo e specialista di allevamenti bovini, Michele Campiotti; Alfonso Zecconi del Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università di Milano, Lucio Zanini del Servizio di assistenza tecnica alle aziende dell'Associazione regionale allevatori della Lombardia e Angelo Frascarelli del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università di Perugia. Il dibattito e le conclusioni sono affidate a Nicola Castellani, giornalista de L'Informatore Agrario.

"Allevamento e innovazione: la differenza la fanno le persone" in programma sabato 28 ottobre (ore 10) alla Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona.

La partecipazione all'evento è gratuita, previa registrazione:
http://ediaeventi.it/stalledalatte2017/workshop/allevamento 

www.informatoreagrario.it 
Edizioni L'Informatore Agrario, è la casa editrice, con sede a Verona, che da 70 anni offre un servizio di informazione e formazione agli imprenditori agricoli. Tre le testate di riferimento: il settimanale dedicato all'agricoltura professionale L'Informatore Agrario, il mensile per l'agricoltura part-time e hobbistica Vita in Campagna e MAD – Macchine Agricole Domani, dedicato al mondo della meccanica agraria, oltre a un ampio catalogo di libri e altri supporti multimediali su temi specializzati.

Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna, nell'ambito di un servizio finalizzato alla tutela dell'ambiente e della salute pubblica, hanno sequestrato nel territorio del comune di Faenza un'area adibita a deposito abusivo di rifiuti speciali.

Ravenna 25 ottobre 2017 - A seguito di alcuni servizi di perlustrazione condotti nel faentino, infatti, le Fiamme Gialle hanno individuato un'estesa superficie sulla quale erano stati collocati a cielo aperto centinaia di pneumatici nonché trattori agricoli in stato di evidente abbandono, per un totale di circa 40 tonnellate di peso complessivo.

Sullo stesso terreno erano stati depositati direttamente sul suolo anche migliaia di teloni in materiale plastico privi di protezione dagli agenti atmosferici ed in precario stato di conservazione, per un volume complessivo di circa 100 metri cubi e un peso stimato di circa 30 tonnellate.

Per questo motivo i Finanzieri della Compagnia di Faenza, rilevando il pericolo che poteva scaturire per l'ambiente circostante, sono intervenuti per rilevare la natura e la reale consistenza del deposito. Dall'esame diretto del sito, risultato essere di proprietà di un'azienda agricola, è stato possibile constatare il degrado dell'intera area, peraltro adiacente a campi coltivati.

In sintesi, è stata rilevata una vera e propria discarica abusiva di rifiuti speciali, in grado di determinare una situazione di concreta contaminazione e di inquinamento del terreno, tenuto anche conto che il materiale era appoggiato direttamente sul suolo, senza alcuna precauzione contro le infiltrazioni e dunque liberamente esposto ai fenomeni atmosferici.

I Finanzieri di Faenza hanno perciò provveduto a sequestrare l'area ed hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Ravenna il responsabile dell'azienda agricola titolare del terreno per reati ambientali.

(Video in home page)

Mercoledì, 25 Ottobre 2017 10:04

Come fare trading sulle criptovalute

Fare trading sulle criptovalute è diventata un'attività molto comune nel corso degli ultimi anni, grazie anche alle piattaforme dei principali broker online, che hanno predisposto dei servizi di facile utilizzo e di intuitiva fruizione per tutti i trader che desiderano poter investire una parte del proprio patrimonio in questo settore.

Ma come fare trading sulle criptovalute?

Cerchiamo di illustrare una brevissima guida al trading criptovalute, introducendo una serie di validi spunti che serviranno da biglietto di ingresso in un comparto dalle mille opportunità!

Che cosa sono le criptovalute

Le criptovalute sono delle valute virtuali, crittografate, decentrate, al portatore, con caratteri di anonimato e di difesa della privacy. Si tratta di valute digitali, che non sono emesse o "gestite" da enti centrali o autorità bancarie, e che poggiano il loro principale funzionamento sul sistema peer-to-peer, con scambi tra utente e utente che avvengono in maniera decentrata e – appunto – crittografata.

Come investire sulle criptovalute

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio boom per gli investimenti nelle cripto valute, che ha condotto tantissimi trader ad avvicinarsi in maniera ancora più convinta a questo comparto finanziario.

Semplificando il tema, possiamo rammentare come oggi sia possibile investire sulle criptovalute in due modi.

Il primo è quello di agire sul mercato "spot", andando ad acquistare le valute virtuali di proprio riferimento, da tenere in portafoglio in attesa che il loro valore cresca nel tempo. In merito, esistono numerosi servizi che vi permetteranno di aprire dei portafogli all'interno dei quali inserire le cripto valute di vostro gradimento. Sono servizi spesso a bassissimo costo, con una facilità di utilizzo piuttosto elevata.

Il secondo modo, che è diventato immediatamente quello più gettonato, è legato alla possibilità di utilizzare le cripto valute come asset sottostante per i propri investimenti derivati finanziari, come avviene con i contratti per differenza o con le opzioni binarie.

In questo caso, il trader non andrà ad acquistare direttamente le criptovalute, ma le utilizzerà come termine di riferimento per poter investire su uno strumento derivato come i CFD, le cui variazioni di prezzo riflettono le variazioni di prezzo del sottostante (in questo caso, le criptovalute). Attenzione, però: si tratta di investimenti ad alto rischio, tipicamente speculativi, che non potranno che essere oggetto di un'attenta ponderazione al fine di non pregiudicare la vostra strategia di trading.

Conviene investire in criptovalute?

Alla domanda se convenga o meno investire in cripto valute non è possibile fornire una risposta puntuale. Tenete infatti in considerazione che questo asset è molto volatile, e che le quotazioni delle criptovalute possono cambiare rapidamente nell'arco di un brevissimo frangente temporale.

Per questo motivo il nostro suggerimento è quello di avvicinarsi con cautela al settore, andando a investire in valute virtuali solamente una parte frazionata del vostro patrimonio (non più del 5%). Per il resto, si tratta di un asset ideale per finalità speculative, con il quale potrete magari cercare una buona redditività di breve o di brevissimo termine, compatibilmente con il vostro modello di investimento finanziario complessivo.

Mercoledì, 25 Ottobre 2017 06:07

Crolla il burro.

Latte spot stabile. In controtendenza invece i listini del latte scremato pastorizzato estero che recupera il 6,25%. Restano stabili i listini del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano.

di Virgilio Parma 24 ottobre 2017 -

LATTE SPOT Prosegue il periodo di stabilità del latte spot. Listini stazionari per la terza settimana consecutiva e nello specifico Il latte crudo spot nazionale conferma i listini precedenti con prezzi compresi tra 43,82 e 44,85€/100 litri di latte. E' invece stabile da due ottave il prezzo del latte intero pastorizzato spot estero che si conferma tra 43,30 e 44,33 €/100 litri latte. In contro tendenza il latte scremato pastorizzato spot estero che rinnova il rimbalzo registrato nella precedente rilevazione (+6,25%) proseguendo nella direzione di recuperare le consistenti perdite che avevano contraddistinto tutto il mese di settembre e la prima decade di ottobre ( recupera in minima 16,56 - 18,63€/100 litri di latte).

BURRO E PANNA Raddoppia la perdita il burro. Nuova consistente flessione negativa del Burro alla borsa di Milano. Pesante flessione anche per la crema e la panna a uso alimentare. Cede, come da previsioni, ma la borsa reggiana di stamane ha raddoppiato ulteriormente la perdita (-9,76%), ipotizzando un adeguamento della parmense per il prossimo venerdì.

Borsa di Milano 23 ottobre: (-)
BURRO CEE: 5,70 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 5,95 €/Kg. (-)
BURRO PASTORIZZATO: 4,30 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,10 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,60 €/Kg. (-)
MARGARINA Ottobre 2017: 1,07 -1,13€/kg (=)

Borsa Verona 23 ottobre: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,50 - 2,60 €/Kg. (-)

Borsa di Parma 20 ottobre 2017 (-)
BURRO ZANGOLATO: 4,10 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 24 ottobre 2017 (-)
BURRO ZANGOLATO: 3,70 - 3,70 €/kg.

GRANA PADANO 23/10/2017 - Nessuna variazione registrata a Milano per il Grana Padano. La piazza lombarda ha perciò confermato i listini della precedente ottava.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,65 - 6,75 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,45 - 8,05 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,35-5,70€/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 20/10/2017 Listini stabili in casa Parmigiano Reggiano che continuano a registrare i medesimi valori riportati dal 30 giugno scorso.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,60- 9,95 €/Kg. (=)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,85 - 11,35 €/Kg. (=)

(per accedere alle notizie sull'argomento clicca qui)

 

 

20170530-LOGO Mulino Alimentare

 

http://mulinoalimentare.it

 

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Mercoledì, 25 Ottobre 2017 05:58

Cereali e dintorni. Mercati in tiepida flessione.

Stock più che sufficienti, clima positivo e buone produzioni anche se non eccellenti, scambi normali e il mercato internazionale continua a girare sui medesimi valori da diversi mesi.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 24 ottobre 2017 - Il mercato continua a ridimensionare i propri valori:

SEMI nov 978,6 (-7,6) gen 989,2 (-7,6) mar 992,2 (-7,6)
FARINA dic 317,1 (-4,3) genn 319,3 (-4,4) mar 322,3 (-4,6)
OLIO dic 34,14 (+0,33) genn 34,31 (+0,32) mar 34,53 (+0,31)
CORN dic 344,4 (-4,4) mar 358,4 (-4,2) mag 367,2 (-4)
GRANO dic 426 (-6,6) mar 444,4 (-6,2) mag 458,6 (-6,4)

Di merce non vi è carenza, il clima non sta dando problemi, le produzioni sono buone, seppure non ottime, a ogni latitudine, il commercio internazionale tiene ma non ha sufficiente inerzia per ulteriori aumenti in volume e così il mercato gira da mesi sugli stessi valori.

Allo stato attuale sarebbe difficile ipotizzare cali sensibili, stante anche la resistenza dei produttori primari a immettere merce sul mercato.

Ecco alcune quotazioni recenti, partenza porto di Ravenna: farina di soya 44% 303 sul pronto e 312 sul pronto e sino a dicembre, 312 e 322 sul 2018, girasole proteico a 175 pronto e sui mesi, colza a 210 partenza silos interni.
Mais stazionario, gravato dalle enormi quantità presente in porto dove il prodotto è offerto a 172-173 euro partenza sul disponibile, e qualche euro in più sulle posizioni sui mesi.

Il mercato interno registra carenza di merce sui silos riforniti dall'estero e il prodotto nazionale continua ad essere snobbato dai consumatori nazionali per il difficile controllo della qualità sanitaria, mentre l'orzo tiene i suoi valori.
Cruscami ancora rialzo. Fuori dal coro il seme di soya nazionale che rincara, mentre al porto, il seme estero quota, da gennaio a marzo, 364 euro partenza. Una situazione di cui se ne giova la farina di soya convenzionale che sta tenendo un differenziale sulla normale di 100 euro alla tonnellata.

Il comparto delle bioenergie risente del rincaro dei cruscami e perciò è alla ricerca di alternative nei cereali tossinati e loro farine e nei cascami di riso.

Mercato quindi sempre fiacco. L'unica possibilità per rivitalizzarlo potrebbe arrivare solo da elementi esterni e comunque non prevedibili.
Indicatori internazionali 24 ottobre 2017 
l'Indice dei noli è salito a 1578 punti, il petrolio è attorno a 52,0 $/bar e l'indice di cambio segna 1,17390

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

Officina Commerciale Commodities srl - Milano

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            Andalini Pasta dal 1936

Andalini logo ritaglio

Crescita economica e opportunità per le imprese del territorio. Prosegue l'impegno di UniCredit per sostenere le aziende locali interessate ad avviare o espandere il proprio business all'estero. Esperti a confronto per un focus sul mercato statunitense.

Modena, 24 ottobre 2017

Nei primi sei mesi del 2017 giro d'affari dell'Emilia-Romagna con gli Stati Uniti ha riguardato oltre 2,9 miliardi di euro di esportazioni. Rispetto al primo semestre 2016 le vendite hanno fatto registrare un +5%, gli acquisti sono invece diminuiti del 9%.

Secondo quanto emerso dalle elaborazioni del Retail Value Management & Research UniCredit su dati ISTAT, nel primo semestre del 2017 i settori trainanti per le esportazioni dell'Emilia Romagna verso gli States sono stati in particolare quelli relativi a macchinari e apparecchi per quasi 900 milioni di euro +3% rispetto al primo semestre 2016; mezzi di trasporto per circa 820 milioni di euro (+7% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno); articoli in gomma e materie plastiche per quasi 360 milioni di euro (+7% rispetto al pari periodo del 2016); prodotti alimentari, bevande e tabacco per oltre 200 milioni di euro (+7% rispetto al primo semestre 2016); prodotti tessili e abbigliamento per più di 170 milioni di euro (+2% rispetto al corrispondente periodo 2016).

Questa la fotografia dei rapporti commerciali tra il territorio emiliano romagnolo e gli Stati Uniti. Quello statunitense si conferma un mercato dalle prospettive interessanti per lo sviluppo del business delle imprese locali, un "trampolino di lancio" ideale per avviare o intensificare l'export. Con questa finalità è stato pensato e sviluppato l'International Forum "Focus on USA", che si è svolto martedì 24 ottobre a Modena, ospitato dal Museo Enzo Ferrari. Un'iniziativa realizzata da UniCredit per illustrare agli imprenditori presenti come sviluppare la propria attività verso un mercato strategico per dimensioni, collocazione geografica e interesse per il Made in Italy.

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L'incontro è stato preceduto dai saluti introduttivi di Fabrizio Corsini, Presidente Fondazione Casa di Enzo Ferrari Museo e di Giuseppe Zanardi, Area Manager Corporate Modena UniCredit. Subito dopo, gli interventi di Gianluca Settepani, Rappresentante Locale AmCham Italy in Emilia Romagna; Luca Balestra, Managing Director UniCredit New York; Alessandro Paoli, Head of UniCredit International Center Italy; Giovanni Spinelli, Managing Partner, Pavia Harcourt, New York; Sarre Baldassarri, Tax Principal, Grassi & Co Accountants, New York; Tim Larson, International Tax partner, Grassi & Co Accountants, New York. Le conclusioni sono state affidate ad Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit.

UniCredit è un Gruppo paneuropeo con un modello commerciale lineare e un segmento Corporate & Investment Banking perfettamente integrato che mette a disposizione degli oltre 25 milioni di clienti un'unica rete in Europa Occidentale, Centrale e Orientale. UniCredit offre competenze locali nonché una rete internazionale in grado di accompagnare e supportare a livello globale la propria ampia base di clientela, fornendo un accesso senza precedenti alle banche leader presenti nei propri 14 mercati strategici e in altri 18 Paesi in tutto il mondo, con desk operativi anche a New York. Il network del Gruppo comprende Italia, Germania, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria e Turchia.

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Doveva smaltire una ventina di vecchi computer obsoleti e vari componenti informatici non più utilizzabili e ha pensato di gettarli per strada, sul ciglio di Via Baiona nei pressi del porto di Ravenna.

La catasta di rifiuti abbandonati è stata individuata da una pattuglia della Guardia di Finanza di Ravenna impegnata in attività di vigilanza e perlustrazione in zona portuale, che è prontamente intervenuta per mettere in sicurezza l'area rimuovendo tutto il materiale, costituente rifiuto speciale potenzialmente dannoso per le risorse ambientali, urbanistiche e paesaggistiche.

Dopo aver ripristinato le originarie condizioni ambientali, i Finanzieri si sono messi alla ricerca dei responsabili del deprecabile gesto. Le indagini, esperite anche attraverso la visione delle telecamere di sicurezza installate lungo le arterie stradali vicine al luogo del rinvenimento, hanno consentito di individuare il mezzo con il quale i rifiuti erano stati trasportati fino alla zona utilizzata come improvvisata discarica a cielo aperto.

È stato così possibile risalire al responsabile, un italiano residente a Ravenna, che è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica per i reati di abbandono di rifiuti speciali e di illecita attività di raccolta e trasporto di rifiuti senza autorizzazione.

Dal 1° dicembre Banca di Parma e Bcc di Vergato faranno parte di Emil Banca. Lo hanno deciso i 6.500 soci delle tre banche di credito cooperativo riuniti ieri mattina nelle tre assemblee straordinarie convocate per esprimersi sulla proposta di fusione per incorporazione. Dopo questa operazione, che segue quella dall'aprile scorso con l'ex Banco Cooperativo Reggiano, Emil Banca consolida la propria presenza in Emilia-Romagna, rafforzando il presidio in due aree che già facevano parte del suo territorio di competenza.

Dal 1° dicembre Emil Banca potrà contare su 47.300 soci e circa 155 mila clienti, di cui 22.380 aziende locali. Il patrimonio ammonterà a 341 milioni di euro (di cui 105 milioni costituiti da capitale sociale), mentre i mezzi amministrati raggiungeranno i 7,37 miliardi di euro (2,6 miliardi di euro di impieghi e 4,8 miliardi di euro di raccolta).
Le filiali della banca saranno 89, i dipendenti 734.

«Ora la nostra cooperativa ha raggiunto la dimensione ideale per tenere assieme un forte legame con il territorio e l'efficienza che la normativa ci richiede», ha dichiarato il presidente di Emil Banca Giulio Magagni. «In questi anni siamo cresciuti molto, diventando una realtà in grado di incidere sull'economia regionale - ha aggiunto il direttore generale Daniele Ravaglia - Con l'aiuto dei nostri comitati soci manterremo salda la relazione con le comunità locali e continueremo a fare banca in maniera differente».

Oltre 140 soggetti tra enti pubblici, industrie, multiutility, accademici, associazioni agricole e ambientaliste alla Camera di Commercio riunite sul tema della risorsa idrica e il suo impiego.

Per un giorno Parma, grazie all'attività del neonato Distretto idrografico del Fiume Po del Ministero dell'Ambiente, è diventata sede di uno dei più importanti dibattiti nazionali sul tema della gestione della risorsa idrica nel comprensorio del Nord del paese. I molteplici utilizzi e interessi che riguardano direttamente l'acqua: dall'idropotabile all'idroelettrico, da quello fondamentale per il sostegno costante al comparto agroalimentare e alle funzioni tecnico-operative delle medie e grandi industrie rappresentano un tema essenziale, se governato in tempi utili, per concertare le diverse istanze territoriali scongiurando possibili conflitti tra aree di monte rispetto a quelle di valle del bacino del fiume Po.

La realtà attuale è quella che ci pone a confronto quotidiano con le conseguenze dei cambiamenti climatici sempre più incidenti sulla realtà che ci circonda e la siccità prolungata degli ultimi mesi ne è la dimostrazione più tangibile. E proprio in questo periodo l'attività dell'osservatorio del Distretto, attraverso numerosi incontri, ha palesato la sua importante funzione di piattaforma concreta in grado di dare un equilibrio alle diverse situazioni contingenti che periodicamente si verificano al fine di modulare le proprie decisioni. Giovedì scorso, alla Camera di Commercio di Parma, dopo il saluto del neo Segretario Generale Meuccio Berselli, oltre 140 enti che hanno competenze dirette ed indirette sulla risorsa idrica, imprese, multiutility e rappresentanti accademici hanno seguito i lavori che il Distretto Idrografico del Po ha presentato in relazione alle Valutazioni del rischio ambientale connesso alle derivazioni idriche nel distretto del Po: un piano di gestione articolato e dibattuto per armonizzare l'impiego dell'acqua evitando al contempo di incorrere in possibili infrazioni a livello comunitario; piano il cui cammino è iniziato già nel 2014 e che potrà concludersi entro l'anno.

Acqua e valutazioni dei rischi ambientali nel Nord Italia: Parma capitale grazie al Distretto Idrografico del Ministero. Oltre 140 soggetti tra enti pubblici, industrie, multiutility, accademici, associazioni agricole e ambientaliste alla Camera di Commercio riunite sul tema della risorsa idrica e il suo impiego.

Parma – 19-10-2017- Per un giorno Parma, grazie all'attività del neonato Distretto idrografico del Fiume Po del Ministero dell'Ambiente, è diventata sede di uno dei più importanti dibattiti nazionali sul tema della gestione della risorsa idrica nel comprensorio del Nord del paese.

I molteplici utilizzi e interessi che riguardano direttamente l'acqua: dall'idropotabile all'idroelettrico, da quello fondamentale per il sostegno costante al comparto agroalimentare e alle funzioni tecnico-operative delle medie e grandi industrie rappresentano un tema essenziale, se governato in tempi utili, per concertare le diverse istanze territoriali scongiurando possibili conflitti tra aree di monte rispetto a quelle di valle del bacino del fiume Po.

La realtà attuale è quella che ci pone a confronto quotidiano con le conseguenze dei cambiamenti climatici sempre più incidenti sulla realtà che ci circonda e la siccità prolungata degli ultimi mesi ne è la dimostrazione più tangibile. E proprio in questo periodo l'attività dell'osservatorio del Distretto, attraverso numerosi incontri, ha palesato la sua importante funzione di piattaforma concreta in grado di dare un equilibrio alle diverse situazioni contingenti che periodicamente si verificano al fine di modulare le proprie decisioni.

Oggi, alla Camera di Commercio di Parma, dopo il saluto del neo Segretario Generale Meuccio Berselli, oltre 140 enti che hanno competenze dirette ed indirette sulla risorsa idrica, imprese, multiutility e rappresentanti accademici hanno seguito i lavori che il Distretto Idrografico del Po ha presentato in relazione alle "Valutazioni del rischio ambientale connesso alle derivazioni idriche nel distretto del Po" : un piano di gestione articolato e dibattuto per armonizzare l'impiego dell'acqua evitando al contempo di incorrere in possibili infrazioni a livello comunitario; piano il cui cammino è iniziato già nel 2014 e che potrà concludersi entro l'anno.

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Editoriale: Manovre elettorali - Gran rimbalzo del latte scremato pastorizzato spot estero - Cereali e dintorni. Tentativi per tornare alla normalità - Latte di pecora. Troppo piombo. Una "tegola" sui produttori italiani o sulla salute?. -

SOMMARIO Anno 16 - n° 42 22 ottobre 2017
1.1 editoriale
Manovre pre elettorali
2.1 lattiero caseario Gran rimbalzo del latte scremato pastorizzato spot estero
3.1 cereali e dintorni  Tentativi per tornare alla normalità.
4.1 irrigazione e bonifica Il Consorzio di Bonifica dell'Emilia centrale presenta i dati d'irrigazione 2017.
5.1 sicurezza alimentare Latte di pecora. Troppo piombo. Una "tegola" sui produttori italiani o sulla salute?.
5.2 sicurezza alimentare Ministero della salute richiama un lotto di vino
6.1 ambiente Acqua e valutazioni dei rischi ambientali nel Nord Italia
6.2 rischio idraulico Rischio di dissesto idrogeologico in Emilia Romagna:
7.1 Bonifica e tecnologia Il Consorzio di Bonifica è anche sviluppo e tecnologia
8.1promozioni "vino" e partners
9.1 promozioni "birra" e partners

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(Scarica il PDF alla sezione allegati)

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Bando UniCredit Carta E edizione 2017 - Giovani e lavoro al centro dell'intervento di UniCredit Foundation: 500mila Euro a sostegno delle organizzazioni non profit che promuovono l'occupazione giovanile in Italia. 

UniCredit Foundation lancia la nuova edizione del Bando UniCredit Carta E per sostenere le organizzazioni non profit che promuovono l'occupazione giovanile in Italia attraverso attività di imprenditorialità sociale. Come nella precedente edizione (che ha visto sul podio anche la Semìno - Pictor Coop. Soc. di Bologna), torna la collaborazione con l'incubatore Make a Cube3 dedicando ai team selezionati un periodo di accompagnamento per valorizzarsi sul mercato.

L'investimento previsto dal bando è di 500mila euro che saranno erogati sotto forma di contributo, mentoring e incubazione. I fondi sono messi a disposizione grazie a UniCreditCard Flexia Classic Etica, la carta di credito che, senza alcun costo aggiuntivo per il titolare, accantona il 2 per mille di ogni spesa effettuata per sostenere progetti di solidarietà.

Le candidature possono essere presentate, attraverso la piattaforma IdeaTRE60 promossa dalla Fondazione Accenture Italia partner tecnico del Bando, dall'11 ottobre al 20 dicembre 2017 compilando il form e raccontando la propria idea di cambiamento sociale per combattere la disoccupazione che riguarda soprattutto i giovani italiani www.unicreditfoundation.org/bando2017 

Saranno selezionate le 20 realtà capaci di interpretare il contesto territoriale in cui il progetto imprenditoriale deve nascere e crescere. In pole position si troveranno le proposte che avranno come priorità la realizzazione di un programma duraturo, sostenibile e affidabile sia per i lavoratori assunti che per l'impresa stessa. I 20 finalisti avranno accesso a una fase di pre-incubazione.

L'incubazione e l'erogazione dei contributi, pari a 42.500 Euro ciascuno, è destinata invece ai 10 vincitori: 7 di questi progetti dovranno dimostrare di avere un impatto diretto, cioè creare occupazione nell'ambito del programma imprenditoriale sostenuto nelle 7 aree territoriali di intervento di UniCredit in Italia; gli altri 3, invece, dovranno essere capaci di generare un impatto indiretto, in grado di sviluppare azioni, infrastrutture e reti che possano rafforzare la capacità, di una o più realtà imprenditoriali sociali, a raggiungere risultati su scala nazionale: si tratta, ad esempio, di attività di assistenza e incubazione dell'impresa sociale, di formazione/sviluppo di network di imprese sociali, di franchising sociale.

"Vogliamo dare ai giovani la possibilità di esprimere la propria idea di lavoro - ha dichiarato Maurizio Carrara, Presidente di UniCredit Foundation - valorizzando i progetti imprenditoriali capaci di creare occupazione. I ragazzi rappresentano il nostro futuro e, grazie al loro entusiasmo e alle loro capacità, possono trovare da soli la soluzione alla sfida dell'occupazione giovanile del nostro Paese coniugando, nella stessa figura, sia il ruolo di datore che di lavoratore".

Per maggiori informazioni e per iscriversi al bando, visitare la pagina www.unicreditfoundation.org/bando2017 

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Partiranno anche da Modena i pullman che dopodomani - domenica 22 ottobre – trasporteranno i soci di Emil Banca alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) per votare "sì" o "no" alla fusione per incorporazione di Emil Banca con la Banca di Parma e la Bcc di Vergato.
Sono circa 44 mila i soci di Emil Banca, provenienti da tutta l'Emilia-Romagna, che possono esprimersi sul progetto di fusione.
In contemporanea con l'assemblea di Casalecchio, si terranno a Parma l'assemblea della Banca di Parma (1.800 soci e una filiale) e a Vergato quella della Bcc di Vergato (circa 1.500 soci e quattro filiali, tutte nell'Appennino bolognese). Se tutte e tre le assemblee straordinarie daranno il via libera, la fusione avrà decorrenza dal prossimo 1 dicembre.
Dopo questa operazione Emil Banca potrà contare su 47.300 soci e circa 155 mila clienti, di cui 22.380 aziende locali. Il patrimonio ammonterà a 341 milioni di euro, di cui 105 milioni costituiti da capitale sociale, mentre i mezzi amministrati raggiungeranno i 7,37 miliardi di euro (2,6 miliardi di euro di impieghi e 4,8 miliardi di euro di raccolta).
Le filiali della banca saranno 89, i dipendenti 734. Il territorio di competenza vedrà un consolidamento della presenza di Emil Banca su Parma e un allargamento nell'alta valle del Reno, dove la banca di credito cooperativo presente anche a Modena è già radicata da tempo.

Emil Banca

Il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha partecipato, ieri e oggi, a Digital & Bim Italia, l'evento, alla Fiera di Bologna, dedicato a Innovazione e Trasformazione Digitale per l'Ambiente Costruito. È un momento per condividere informazioni e innovazioni, a livello internazionale, sia in ambito di costruzioni che di monitoraggio territoriale.

Per il nostro Consorzio è fondamentale l'attività di ricerca e sviluppo e in questo caso ci coivolge poiché uno dei temi di Digital & Bim è proprio il monitoraggio del territorio.

Siamo presenti in fiera, come case history, all'interno dello spazio espositivo di Mak-ER.
Mak-ER è la rete regionale dei fablab e maker space. È la prima rete che condivide a livello regionale, nazionale e internazionale conoscenze, progetti, attrezzature e spazi fisici, per favorire un processo regionale di crescita intelligente e sostenibile.

Mak ER è presente anche a Piacenza all'interno dello Urban Hub (situato in via Alberoni, 2). Nel contesto di tale realtà il Consorzio di Bonifica di Piacenza gestisce il laboratorio Water Lab.
Water Lab è il laboratorio del Consorzio di Bonifica di Piacenza legato alla valorizzazione del ciclo dell'acqua, la cui finalità è condividere innovazione ed essere un luogo di incontro tra istituzioni, start up, giovani imprenditori e studenti. Tra i vari progetti è stato realizzato un drone professionale per il monitoraggio del territorio piacentino. Drone che ha la particolarità di essere stato assemblato sulla base di un progetto che è in continua evoluzione. Altra particolarità è l'avere alcune parti fatte con stampanti 3D della Mak ER room dello Urban Hub di Piacenza.

E a Bologna abbiamo appunto portato il nostro drone per condividere il nostro progetto grazie anche alla presenza di Deborah Federici, nostra esperta e pilota di drone.

Piacenza, 19 ottobre 2017

(Consorzio Bonifica Piacenza)

77 sedi in tutta Italia, di cui 9 in Emilia Romagna, collegate in streaming per formare le imprese su Innovazione, Filiera e Qualità. L'incontro è stato seguito in diretta audio/video anche a Bologna da una quarantina di rappresentanti delle aziende ed esperti del settore agroalimentare, accolti dai saluti introduttivi di Simona Caselli, Assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna e di Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit.

Bologna, 19 ottobre 2017 – Il settore agroalimentare genera un giro d'affari di 50 miliardi di euro e contribuisce per il 2% al valore aggiunto totale (dati Istat), confermando un trend anticiclico grazie a una crescita del 3,5%, dal 2008 al 2016, a fronte di un calo del 13,6% del settore industriale. UniCredit crede nel ruolo dell'agroalimentare come volàno per la crescita del Paese e si sta impegnando per supportarlo a 360 gradi.

Con riferimento alle aziende fino a 5 milioni di fatturato, la banca conta oltre 34 mila imprese clienti operanti nel settore agricoltura, ed eroga credito per quasi 2 miliardi di euro, di cui la parte prevalente a supporto degli investimenti a medio lungo termine.

Il rapido sviluppo dell'Agritech, con un crescente numero di startup italiane che puntano sull'agricoltura, e un potenziale ancora tutto da esprimere sull'export, sono i tratti peculiari di un business che richiede formazione continua e sempre più conoscenze specifiche per far fronte a un profondo periodo di trasformazione e innovazione, testimoniato dallo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione e agricoltura di precisione, dai nuovi processi produttivi e di distribuzione e da una crescente attenzione alla tracciabilità del prodotto e della filiera produttiva.

Di questi trend in atto e di come UniCredit si stia adoperando per consentire ai propri clienti di coglierne le alte potenzialità, si è parlato ieri nel corso dell'Agritalk tenutosi presso la Tower Hall 'UniCredit di Milano.

Nel corso dell'evento il moderatore Patrizio Roversi, noto conduttore del programma televisivo Linea Verde, ha animato conversazioni con relatori d'eccezione, al fine di illustrare le principali trasformazioni che stanno rivoluzionando il business dell'agrifood e i suoi processi.

77 erano le sedi di UniCredit collegate in streaming in tutta Italia, di cui 9 in Emilia Romagna a Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Carpi, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì.

Ciò ha permesso agli imprenditori presenti - oltre 2200 a livello nazionale, circa 350 quelli emiliano romagnoli - di interagire in diretta e di porre domande ai relatori mediante una piattaforma di instant feedback.
L'incontro è stato seguito in diretta audio/video anche a Bologna, a Palazzo Magnani, da una quarantina di rappresentanti delle aziende ed esperti del settore agroalimentare, accolti dai saluti introduttivi di Simona Caselli, Assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna e di Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit. Ha moderato il dibattito finale Livio Stellati, Responsabile Territorial Relations Centro Nord UniCredit, cui sono state affidate le riflessioni conclusive.

L'Agritalk è stato anche l'occasione per presentare "UniCredit per l'Agricoltura", il nuovo modello di servizio della rete commerciale italiana, e i prodotti UniCredit a supporto del settore: dai servizi dedicati, all'impiego di gestori specializzati, oltre 140 a livello nazionale, dalle analisi specifiche delle filiere alimentari alle attività di formazione e promozione che rispondono alle istanze che emergono dai territori sui quali la banca è impegnata ogni giorno.

Obiettivo, un dialogo costante, quello tra aziende agricole e banca, che permette di trovare le soluzioni finanziarie più idonee a soddisfare le esigenze legate alle diverse fasi di produzione dell'impresa.

Tra cui il prodotto "Riserva", per l'affinamento e la stagionatura di prodotti di qualità del Made in Italy, o il supporto alle filiere agroalimentari per la valorizzazione del loro potenziale economico.

Questo in sintesi l'elenco dei contributi che hanno caratterizzato il dibattito:

Dopo i saluti dei Manager di Territorio di UniCredit, Andrea Casini, Co-Head UniCredit Italy ha aperto i lavori; ha quindi preso la parola Filippo Renga, Direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood School of Management Politecnico di Milano, che ha illustrato come l'innovazione aggiunga valore alla tradizione agricola italiana con l'avvento delle nuove tecnologie (l'agricoltura di precisione, le nuove tecniche di coltivazione il vertical farming, i Big Data); Fabio Brescacin, Presidente EcorNaturaSì SpA, ha poi parlato di "Food revolution" e mutamento dei processi di trasformazione e distribuzione, illustrando il case history di NaturaSI, la principale rete di distribuzione del bio in Italia; mentre Francesco Marandino, Fondatore e AD di Penelope Spa ha spiegato come la tracciabilità e la digitalizzazione dell'intera supply chain "from field to fork" rappresentino un supporto alla valorizzazione dell'eccellenza dei prodotti Made in Italy; Costantino Vaia, Direttore Generale del Consorzio Casalasco del pomodoro, ha illustrato in che modo si stia declinando l'innovazione di filiera nel consorzio e quali siano strategie adottate per introdurre il cambiamento tecnologico all'interno dei propri processi, nell'aggregazione e nelle politiche della filiera; infine Massimo Macchitella, responsabile per UniCredit di Small Business & Financing Products, ha presentato "UniCredit per l'Agricoltura".

L'Agritalk rientra nel più ampio alveo degli UniCredit Talk, attività di formazione lanciate dalla Banca nel 2016: il format prevede conversazioni tra esperti e imprenditori con l'obiettivo di formare e informare le imprese sulle sfide strategiche e le tendenze che stanno rivoluzionando i loro business.

20171019-unicredit

Incremento del numero degli interventi da fare per la messa in sicurezza: da 926 a 942. Pressochè inalterato l'ammontare del valore degli interventi di 1 miliardo e 115 milioni di euro. Ma il rischio resta alto.

Bologna, 18 Ottobre 2017

Oltre ad avere sul nostro territorio un ruolo sempre più attivo e concreto nella lotta quotidiana al progressivo fenomeno del dissesto idrogeologico i Consorzi di Bonifica dell'Emilia Romagna associati ad ANBI ER svolgono anche una rilevante e costante funzione di monitoraggio tecnico-scientifico delle aree maggiormente a rischio nei diversi comprensori che presidiano.

Ogni anno ANBI, l'associazione nazionale che li coordina, comunica con puntualità l'elenco dettagliato dell'entità del rischio che ricade sulle singole comunità individuando ed indicando, su segnalazione capillare dei numerosi Consorzi di Bonifica presenti in tutto il paese, importi per la messa in sicurezza e progetti di fattibilità utili per rendere il nostro territorio - così perennemente fragile - più adeguato all'abitabilità umana e alla possibilità di fare economia di lungo periodo. L'Emilia Romagna, nel panorama italiano, non è sicuramente un territorio esente da rischi ambientali di ogni tipo e gli ultimi anni, complici i mutamenti climatici repentini, ne sono stati la più palese dimostrazione.

Così, alla luce dei dati statistici rilevati negli ultimi dodici mesi negli estesi comprensori di bonifica regionali, occorre dire che il rischio di dissesto idrogeologico resta alto anche se in linea con quello degli anni scorsi. Gli interventi programmati e realizzati dai Consorzi sono stati molteplici, ma sono altrettanto numerose le richieste e le azioni politiche concertate avviate con gli enti locali competenti ed in particolare la Regione Emilia Romagna; azioni diffuse di messa in sicurezza forti di somme stanziate che dovranno consolidare nei fatti le zone più interessate dal fenomeno di dissesto sia nelle aree montane che in quelle pedecollinari e di pianura. Ed ecco la parte statistica, quella che regala alcune differenze numeriche rispetto al recente passato:
i casi di crisi rilevati ed evidenziati dai Consorzi di Bonifica nella nostra regione Emilia Romagna passano da 926 del 2016 ai 942 del 2018, così come il totale complessivo sale a quota 1.115.989,287,60 rispetto a 1.115.313.541,67 dell'anno precedente; sostanzialmente in linea si evidenzia un incremento di necessità di interventi pari a 675.745,93 euro. Nei singoli comprensori - gestiti dai Consorzi associati - abbiamo registrato interventi e importi complessivi molto differenti a seconda della tipologia del territorio monitorato:

 

Rischio-dissesto-idrogeologico-EmiliaRomagna.jpg

(Fonte: Anbi Emilia Romagna)

Pian piano la "bolla" generata dai dati comunicati da USDA la scorsa settimana, sta sgonfiando. Per il mercato interno è da segnalare la pressione delle giacenze stoccate al porto di Ravenna, a conferma dei risotti consumi.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 18 ottobre 2017 - Dopo gli aumenti registrati a seguito dell'ultimo USDA, lentamente il mercato sta di nuovo rientrando nel proprio alveo:
SEMI nov 984,6 (-6,2 ) gen 995,2 (-6,2 ) mar 1005 (-5,6 )
FARINA dic 321,6 (-2,9 ) genn 323,9 (-2,8 ) mar 327 (-2,7 )
OLIO dic 33,59 (0) genn 33,74 (-0,01 ) mar 33,98 (-0,01 )
CORN dic 350 (-0,4 ) mar 363,6 (-0,4 ) mag 372 (-0,6 )
GRANO dic 434,6 (-1,6 ) mar 453,6 (-1,2 ) mag 467,4 (-0,6 )

Le motivazioni che possiamo desumere sono legate al fatto che i dati produttivi descritti da USDA non erano nulla di straordinario, Inoltre, la Cina non è presente in mercato da circa 10 giorni e infine il clima è favorevole un poco ovunque.

I rincari sono pertanto in parte rientrati, come di seguito cerchiamo di sintetizzare con partenza dal porto di Ravenna: farina soya 44% 305 sul pronto e 315 sul pronto e sino a dicembre, 316 e 326 sul 2018, girasole proteico a 275 pronto e sui mesi, colza a 210 partenza silos interni.

Per il mercato interno vale la pena di segnalare le enormi giacenze presenti al porto di Ravenna a dimostrazione dei ridotti consumi: 280.000 tonnellate di farina di soya proteica normale, 209.000 tonnellate di grani di vario genere, 81.000 tonnellate di mais, 66.000 tonnellate di girasole proteico, 40.000 tonnellate di semi di girasole, 23.000 tonnellate di semi di soya ogm. Anche il porto di Venezia si è appesantito con mais e soya.

A fronte di quanto sopra illustrato, il grano è stabile risentendo della concorrenza e della spinta alla vendita proveniente in modo particolare dalla Francia. Il mais respira aria di stabilità, probabilmente per effetto delle enormi quantità presenti in porto che fungono da calmiere anche per il mercato interno. Si avverte la deficienza di merce dall'estero, dovuta ai noti problemi di problemi di logistica gommata e ferrata. A questi elementi si aggiunga l'effetto di un certo snobbismo verso le produzioni nazionali macchiate dalle voci, sufficientemente infondate, circa la difficoltà di controllo della qualità sanitaria. L'orzo tiene i suoi valori. Cruscami in deciso rialzo cosa che potrebbe continuare.

Il mercato delle bioenergie risente del rincaro dei cruscami e gli operatori sono alla ricerca di alternative, nei cereali tossinati e loro farine e nei cascami di riso.

In sintesi il mercato continua a tenere le sue posizioni; non sono presenti molti spazi per scendere ma al momento non sembra esistano nemmeno le condizioni per una risalita delle quotazioni. In assenza di elementi esterni, questa è una situazione che potrebbe perdurare diverse settimane.

Indicatori internazionali 18 ottobre 2017


l'Indice dei noli è salito a 1552 punti, il petrolio è attorno a 52,0 $/bar e l'indice di cambio segna 1,174955

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

Officina Commerciale Commodities srl - Milano

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            Andalini Pasta dal 1936

Andalini logo ritaglio

Il crollo delle materie grasse, dal Burro alle creme, nessuna esclusa. Parmigiano e Padano non muovono i listini.

di Virgilio Parma 17 ottobre 2017 -

LATTE SPOT Listini stazionari per la seconda settimana consecutiva. Il latte crudo spot nazionale conferma i listini precedenti con prezzi compresi tra 43,82 e 44,85€/100 litri di latte. Si è arrestato anche il declino del latte intero pastorizzato spot estero che si conferma tra 43,30 e 44,33 €/100 litri latte. Gran rimbalzo invece (+10,34% ) del latte scremato pastorizzato spot estero che recupera in minima parte le consistenti perdite delle settimane precedenti (15,53 e 17,60€/100 litri di latte)

BURRO E PANNA Nuova importante flessione negativa del Burro alla borsa di Milano. Perdite che vanno dal 3,79% al 5,26% Crollano la crema e la panna a uso alimentare. Cede anche lo zangolato parmense e la borsa reggiana di ieri accentua la caduta anticipando, di fatto, la tendenza del mercato di venerdì a Parma.

Borsa di Milano 16 ottobre: (-)
BURRO CEE: 6,10 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 6,35 €/Kg. (-)
BURRO PASTORIZZATO: 4,95 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,50 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,74 €/Kg. (-)
MARGARINA Settembre 2017: 1,07 -1,13€/kg (=)

Borsa Verona 16 ottobre: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,75 - 2,85 €/Kg. (-)

Borsa di Parma 13 ottobre 2017 (-)
BURRO ZANGOLATO: 4,35 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 17 ottobre 2017 (-)
BURRO ZANGOLATO: 4,10 - 4,10 €/kg.

GRANA PADANO 16/10/2017 - Nessuna variazione registrata a Milano per il Grana Padano. La piazza lombarda ha perciò confermato i listini della precedente ottava.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,65 - 6,75 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,45 - 8,05 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 13/10/2017 Listini stabili in casa Parmigiano Reggiano che continuano a registrare i medesimi valori del 30 giugno scorso.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,60- 9,95 €/Kg. (=)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,85 - 11,35 €/Kg. (=)

(per accedere alle notizie sull'argomento clicca qui)

 

 

20170530-LOGO Mulino Alimentare

 

http://mulinoalimentare.it

 

20171003 PRRE24M

 

Reggiane Spa ufficializza l'accordo con la società leader nella produzione cinematografica e televisiva, che si insedierà nell'area. La soddisfazione del sindaco Vecchi e del presidente della Regione, Bonaccini

Bologna – La fiction sbarca a Reggio Emilia con Palomar, società di produzione che realizza, tra le altre cose, la serie tv del "Commissario Montalbano".

Reggiane spa, società di trasformazione urbana istituita da Comune di Reggio Emilia e Iren Rinnovabili per lo sviluppo del Parco Innovazione, ha ufficializzato l'intesa con la società di produzioni televisive e cinematografiche leader nel mercato della fiction, per l'insediamento di una unità operativa all'interno del Capannone 17, oggetto di riqualificazione nell'ambito del programma di rigenerazione urbana dell'area Reggiane e del quartiere Santa Croce. Importanti le ricadute sul territorio, con forte ritorno di immagine e promozione e nuove opportunità di occupazione.

La Palomar, fondata nel 1986 da Carlo degli Esposti, ha al proprio attivo produzioni da record come le fiction "Il Commissario Montalbano" e "Braccialetti rossi" o, per quanto riguarda i film, "Il giovane favoloso".

"Il fatto che Palomar approdi alle Reggiane è una notizia straordinaria, che dimostra quanto il Parco Innovazione riesca ad essere sempre più attrattivo per aziende che si stanno avvicinando da fuori provincia, intenzionate a trasferirsi qui e a portare valore aggiunto, economia e lavoro- afferma il sindaco Luca Vecchi-. Una vera e propria città sta prendendo forma, all'insegna dell'innovazione industriale, scientifica e culturale. Un fatto positivo che sempre più si affermerà nella nostra città collegato, ne sono certo, a nuove opportunità di formazione, di studio e di impiego per tanti giovani reggiani".

"L'attrattività di un territorio è il risultato di un insieme di fattori. Investimenti in nuova manifattura, innovazione, cultura e turismo ne sono i principali pilastri- sottolinea il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini-. A dimostrazione di questa visione, oltre ad un costante investimento nell'ecosistema regionale dell'innovazione e di uno specifico strumento normativo per l'attrazione di imprese, questa amministrazione ha aumentato i fondi destinati alla cultura, dimostrando una forte attenzione sia alle nuove produzioni cinematografiche sia alle produzioni musicali, queste ultime oggetto di riforma in una nuova legge. L'interesse di Palomar, una grande casa di produzione, a insediarsi in uno dei luoghi dedicati all'innovazione per eccellenza, significa avere la possibilità di aprire il territorio a nuove potenzialità, con ricadute positive in termini di sviluppo delle filiere e occupazione. Il risultato di un sistema territoriale che funziona".

"È un'operazione importante– ha evidenziato l'amministratore delegato della Reggiane Spa, Luca Torri– che conferma la forte attrattività del Parco Innovazione, non solo presso realtà industriali, ma anche nell'ambito della produzione culturale e creativa".
"Anche in questo caso Reggiane Spa– continua Torri- partendo non da un modello standardizzato bensì dalle esigenze della singola azienda, ha messo in campo una soluzione innovativa a supporto delle necessità specifiche e, grazie alla collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Reggio Emilia, abbiamo costruito un sistema di supporto agli investimenti in grado di dare risposte concrete ai fabbisogni di sviluppo delle imprese".

Si partirà con la produzione di un nuovo progetto, con un grande impatto regionale, per continuare con l'apertura presso il Parco Innovazione di un centro di ricerca e sviluppo e culminare con la realizzazione di un teatro di posa in uno dei capannoni delle ex Officine Reggiane.

"Nell'ambito di diverse attività che stiamo sviluppando nel territorio regionale, in particolare emiliano, pensiamo sia strategica l'apertura di una nuova sede a Reggio Emilia- precisa il presidente di Palomar, Carlo degli Esposti-. Non un trasferimento dunque, bensì l'insediamento di un nostro centro di sviluppo".

In modo coerente con la filosofia alla base del progetto, il Parco Innovazione potrà facilitare il trasferimento tecnologico e di conoscenze tra Palomar e i centri di ricerca / enti di formazione che hanno sede in provincia e l'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. I servizi offerti nel contesto Parco Innovazione inoltre sosterranno l'azienda, già presente sui mercati esteri, nel rafforzamento dei processi di internazionalizzazione e attrattività internazionale del comparto ricerca e sviluppo che saranno sviluppati a Reggio Emilia.

(Foto di repertorio realizzate da Francesca Bocchia per Gazzetta dell'Emilia & Dintorni)

20171017-REGGIANE 033

La Cassazione nuovamente sull'anatocismo. No alla capitalizzazione degli interessi anche se annuale, a maggior ragione a seguito della legge 49 del 2016 che ha recepito la giurisprudenza in materia. Il correntista ha ragione a chiedere l'annullamento della clausola anche se si trattava di «uso bancario»

Un'altra significativa decisione che per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", da un ulteriore secco "stop" alle banche in tema di capitalizzazione degli interessi dei conti correnti è giunta dalla Corte di Cassazione che ha ribadito per l'ennesima volta che gli usi bancari in materia di anatocismo non hanno alcun valore normativo ed una volta disconosciuta la loro natura di fonte di diritto la disciplina applicabile non può che essere quella legale, sicchè in difetto di successiva diversa pattuizione posteriore alla scadenza degli interessi, questi ultimi possono produrre a loro volta interessi soltanto dalla data della domanda giudiziale (ricorso monitorio).

In sostanza, in tema di controversie relative ai rapporti tra la banca e il cliente correntista, il quale lamenti la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale degli interessi anatocistici maturati con riguardo a un contratto di apertura di credito bancario regolato in conto corrente e negoziato dalle parti in data anteriore al 22 aprile 2000, il giudice, dichiarata la nullità della predetta clausola, per contrasto con il divieto di anatocismo stabilito dall'art. 1283 c.c., deve calcolare gli interessi a debito del correntista senza operare alcuna capitalizzazione. È quanto fra l'altro stabilito dall'ordinanza n. 24293 pubblicata il 16 ottobre 2017, che ha accolto il ricorso di una srl correntista.

Inoltre, rilevano i giudici di legittimità, è destituita di fondamento l'obiezione della banca secondo cui la nullità della clausola anatocistica avrebbe ad oggetto esclusivamente il periodo trimestrale di capitalizzazione, lasciando in vita la convenzione integrabile per via interpretativa.

Il vizio di nullità, infatti, afferisce alla intera clausola, in quanto la convenzione viola la norma imperativa prevista dall'art. 1283 c.c. applicabile "ratione temporis" al rapporto di garanzia in esame, non assumendo pertanto rilievo la intervenuta recezione normativa del divieto di capitalizzazione degli interessi bancari soltanto con l'art. 1, comma 629, della legge 27.12.2013 n. 147, normativa, peraltro, successivamente, integralmente ridisciplinata dall'art. 17 bis, del decreto legge 14 febbraio 2016, n. 18 convertito con modificazioni dalla L. 8 aprile 2016, n. 49 (recante "Misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio") che ha sostituito l'art. 120 del Testo Unico delle leggi bancarie, atteso che la legge n. 147/2013 si è limitata a "normativizzare" un indirizzo giurisprudenziale del Giudice di legittimità già stabilizzato.

Insomma, ancora una volta la giurisprudenza conferma la bontà delle azioni a tutela dei correntisti defraudati dall'avidità degli istituti bancari e ci consente di agire con più vigore nelle numerose cause avviate dallo "Sportello dei Diritti" in materia.

Scattano le misure antismog per quatto capoluoghi emiliani. Al momento resta esclusa Parma. Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ferrara le prime città a inaugurare la stagione dei blocchi al traffico.

Parma 17 ottobre 2017 - Il perdurare di un clima quasi estiva e l'assenza di precipitazioni piovose, ha determinato l'avvio delle procedure antismog i diverse città padane. La prima allerta stagionale per le polveri sottili, in conseguenza di quattro giorni consecutivi di sforamenti, ha fatto scattare i provvedimenti emergenziali che già da oggi coinvolgono Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Castelfranco Emilia, Formigine, Sassuolo, Ferrara e Cento.

In queste località sono previsti il blocco della circolazione per i veicoli diesel fino all'euro 4 compreso, l'abbassamento del riscaldamento fino a un massimo di 19 gradi in case, uffici e negozi e 17 gradi nelle industrie.

Vietati anche falò e barbecue all'aperto e l'accensione di camini all'interno "con classe di prestazione energetica ed emissiva inferiore a 3 stelle", come precisa Arpae.

"Le misure - specifica la nota dell'APAE -  sono previste nel caso in cui si verificano sforamenti dei valori di PM10 per 4 giorni consecutivi antecedenti il giorno di controllo (lunedì 16 ottobre) e le previsioni confermino la tendenza, e riguardano il blocco della circolazione per i veicoli diesel fino all´euro 4 compreso (in aggiunta al blocco dei veicoli più inquinanti già in essere dal 1 ottobre) oltre ad altre misure specifiche (verifica sempre l´ordinanza del Comune di interesse per le informazioni puntuali)."

Per controllare le ordinanze del Comune di residenza e il dettaglio dettaglio delle misure previste - clicca QUI.

Presentato il rapporto sulla stagione irrigua 2017. 220 milioni di metri cubi di acqua derivata a favore dell'agricoltura di pregio. Stimati dal Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale oltre 55 milioni di euro di valore economico generato su 30mila ettari serviti.

di Lamberto Colla Reggio Nell'Emilia 16 ottobre 2017 - C'è una nota di soddisfazione nel discorso di apertura del Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale, Franco Zambelli, circa la campagna irrigua che si è da poco conclusa.
"E' stata una estate molto difficile, sottolinea Franco Zambelli, e ciononostante il 90% del nostro comprensorio è stato soddisfatto."

20171016-aree coperte-dai-consorzi-bonificaE-RUn bacino che ha risposto molto bene alle sollecitazioni di questo lungo periodo estivo, preceduto da un inverno molto mite. Anche l'area interessata dal Secchia, che peraltro è il secondo fiume dell'Emilia Romagna, ha risposto egregiamente alle richieste di servizio, mentre le problematiche maggiori derivano dal fiume Enza che, avendo un bacino molto piccolo, è il corso d'acqua che soffre pesantemente i frequenti periodi di siccità.

Ormai è giunto il momento, secondo il Commissario, di accelerare la ricerca di una soluzione e che il Tavolo tecnico, istituito dalla Regione, possa far scaturire in tempi brevi una "proposta pragmatica".

"Un'estate molto impegnativa, seconda solo a quella del 2003, rimarca Domenico Turazza, direttore generale del Consorzio. Il nostro sistema irriguo, che rapidamente vi riassumo, è una grande rete irrigua collettiva, che copre un comprensorio irriguo di circa 120.000 ettari sul quale si realizzano produzioni agricole di particolare pregio, Parmigiano Reggiano, Lambrusco e Pere ad esempio. E' una rete composta da circa 2500 km di canale, 70 impianti di sollevamento e una decina di pozzi. A tutto questo aggiungiamo il depuratore di Mancasale (depuratore al servizio della città di Reggio Emilia), progetto unico in Italia, che affina ulteriormente l'acqua e la rende compatibile con l'irrigazione. Tutto questo insieme di opere è gestito da 140 operai, 15 tecnici e 6 operatori di call center."

20171016-prelievi-monitorIl Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale in pratica governa tutta la pianura reggiana, ad esclusione della piccola area di Fogliano, a differenza degli enti analoghi di Piacenza, Parma e Modena che servono aree irrigue molto meno significative. "La piovosità, prosegue Turazzi, come si vede dal grafico, nel corso del 2017 è rimasta per due - tre mesi nella media, mentre per i restanti mesi è scesa sotto la media, del periodo considerato 2011-2017."

Una criticità, come hanno più volte sottolineato i due dirigenti del Consorzio, seconda solo all'annata 2003 che ha comportato un maggior onere di spesa di circa 1 milione di euro, dei quali 750mila assorbiti dall'energia, 70.000 per la ripresa dei fontanili e 80.000 euro per interventi tecnici derivanti dagli 84 momenti di avaria degli impianti. Un impegno straordinario che ha visto derivare ben 228 milioni di metri cubi d'acqua necessari per irrigare i circa 30.000 ettari di terreno dando soddisfazione a ben 22.000 richieste di irrigazioni.
Ad esclusione della Val d'Enza, quindi, tutte le richieste irrigue sono state soddisfatte.

La Val d'Enza è perciò il punto di maggiore debolezza. "Quest'anno, continua Turazza, è l'anno del non ritorno per la Val D'Enza. Una carenza idrica senza precedenti in epoca recente, superiore anche al 2003".

20171016-Zanetti PaolaIl derivato dall'Enza, secondo i dati forniti dal Consorzio sono stati pari alla metà sulla media degli ultimi anni, al punto tale che una determina ARPE ha disposto la sospensione della derivazione, sin dal 24 giugno, per rispetto dmv (deflusso minimo vitale - per la sopravvivenza ittica ndr) e, prima volta in 70 anni, e la sospensione della derivazione il 30 luglio.
Una situazione che si trascina da molti anni e che impone la messa in cantiere di rimedi nel breve e nel medio-lungo periodo per il quale il Consorzio di Bonifica, in quanto organismo tecnico specializzato, si è fatto portavoce proponendo di realizzare piccoli invasi da 250.000 mc, entro il 2020, a San Polo e Canossa utilizzando i finanziamenti del Piano di Sviluppo rurale e di tre pozzi a San Polo, Montecchio e Cavriago entro il 2019.
Nel medio-lungo periodo invece è ormai indispensabile pensare a un "Invaso di dimensioni significative, conclude Turazzi, lungo il corso dell'Enza, i cui tempi di realizzazione, ragionevolmente non potranno risultare inferiori ai 10 anni".

In conclusione, all'ingegner Paola Zanetti, coadiuvata dal dottor Aronne Ruffini, il compito di entrare nel dettaglio dei dati e dei grafici elaborati dalla struttura tecnica del Consorzio.

In calce all'illustrazione, su sollecitazione di alcuni giornalisti, il Commissario Franco Zambelli, ha informato sui tempi e sulle modalità che porteranno alle elezioni degli organi e conseguentemente alla conclusione del periodo di commissariamento. "Questa estate - conclude il Commissario - ho provveduto a divulgare il nuovo regolamento elettivo; un regolamento molto severo, nel tentativo di non ripetere quelle smagliature evidenziate nel dicembre 2015 e, salvo che venga accordato dalla Regione un prolungamento del periodo di esercizio commissariale di ulteriori 45 giorni, ho indetto le elezioni tra l'8 e il 14 gennaio 2018, il primo periodo utile, compatibile con le procedure tecniche necessarie."

 

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Investimento di Hpe Coxa che ammonta a 8 milioni di euro, di cui 3,5 finanziati dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge 14. Assunti 20 ingegneri.

E' stato inaugurato oggi a Modena il Centro di Ricerca Metal Additive di Hpe Coxa, alla presenza del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dell'assessore alle Attività produttive, Palma Costi. Il Centro è stato realizzato per assicurare in modo rigoroso l'integrazione tra progettazione, simulazione e produzione in un'ottica esclusivamente additiva, anziché, come avviene comunemente, limitarsi a produrre con le nuove "stampanti 3D" pezzi progettati secondo le tecnologie tradizionali.

Inserito in una logica di Smart Factory, il Centro di Ricerca Metal Additive è complementare alle tecnologie presenti all'interno del Mil, il Machining Innovation Lab realizzato lo scorso anno da Hpe Coxa, che unisce le tecnologie più avanzate di lavorazione meccanica, utensili e attrezzature, insieme ai sistemi di controllo di processo a scansione ottica.
L'investimento totale per il progetto ammonta a 8 milioni di euro, di cui 3,5 finanziati dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge 14 sull'attrattività, e ha previsto l'assunzione a tempo indeterminato di 20 ingegneri ricercatori.
Il modello di funzionamento del Centro prevede un responsabile operativo e al contempo una direzione scientifica, realizzata nell'ambito di una collaborazione col Dipartimento di Ingegneria di Unimore per sviluppare un programma scientifico di ricerca da abbinare alle attività produttive che il Centro è in grado di effettuare.

''Quello che inauguriamo qui oggi, finanziato anche con i fondi della nostra Legge sull'attratività, è un nuovo centro di ricerca in grado di relazionarsi con istituti di ricerca, laboratori e università contribuendo a sviluppare innovazione, migliorare il trasferimento tecnologico e creare quel terreno fertile che permette lo sviluppo di nuove start up, che a loro volta innescano processi di nuovo sviluppo e nuova innovazione– ha commentato il presidente della Regione Stefano Bonaccini–.L'obiettivo comune, come in una corsa di Formula 1, è quello di fare squadra riposizionando l'Emilia-Romagna tra le realtà più avanzate in termini di performance economica e di 'spessore' della comunità di ricerca, formazione e produzione. Vogliamo essere la regione d'Europa dove non solo studiare e formarsi, ma impiantare la 'testa' di cicli produttivi oggi più che mai globali".
"L'immagine che rimane di questa azienda sono i tantissimi giovani che qui lavorano– ha aggiunto l'assessore Palma Costi-. Ingegneri, tecnici, operai specializzati: un prezioso patrimonio capace di interpretare la nuova realtà produttiva che si sta configurando. Competenze specialistiche, altissime, al servizio di aziende avanzate che contribuiscono all'upgrading delle aziende medie e più piccole con le quali interagiscono, aumentando le possibilità di occupazione lungo tutta la filiera, aiutandole a stare al passo con la nuova rivoluzione industriale e la digitalizzazione spinta".

(Fonte: Regione ER)

Un geologo in ogni comune, percorsi di formazione del personale, strutturazione interna. All'Assemblea Nazionale ANCI di Vicenza, FABIO FECCI - Vice Presidente Vicario di ANCI Emilia-Romagna e Sindaco di Noceto (PR) – fa il punto su alcuni nodi delicati nel percorso di riordino della legge delega e su alcune proposte dell'associazione

Con la riforma degli assetti istituzionali contenuta nella Legge Delega 30/2017 di riordino in materia di Protezione civile, si stanno modificando compiti e responsabilità – civili, penali e amministrative - degli organi locali di governo del territorio, a partire dalla presa in carico degli allerta meteo da parte delle istituzioni locali.

Di fatto il riordino introduce, oltre ai Sindaci quali Autorità locali di protezione civile, altre tre autorità: quella nazionale del Presidente del Consiglio, quella regionale e quella territoriale. E' evidente come occorra estrema chiarezza e precisione nel definire i ruoli, compiti e relative responsabilità di ciascuna. E questa definizione è particolarmente rilevante per gran parte dei territori dell'Emilia-Romagna, caratterizzati da un'elevata vulnerabilità ad eventi catastrofici naturali (terremoti, frane, alluvioni, mareggiate) e interessati da una crescente frequenza di fenomeni metereologici estremi conseguente ai cambiamenti climatici in atto.

ANCI Emilia Romagna – segnala Fabio Fecci - ha contribuito attivamente al dibattito politico, tecnico e parlamentare sulla Legge Delega 30/2017 che finalmente ha posto le basi per la riforma della protezione civile. Adesso occorre massima attenzione e condivisione sui Decreti Legislativi attuativi, perché serve che l'intero sistema sia concorde e convinto dell'assetto e delle relative responsabilità che si andranno a definire. Su questo tema, ANCI Emilia Romagna ha predisposto un primo studio quale contributo alla riflessione già inviato al Nazionale e avviato un percorso di riflessione interno ai Comuni e Unioni dell'Emilia Romagna, i cui risultati metteremo a disposizione di Regione, volontariato, ANCI Nazionale e Dipartimento nei prossimi giorni.

Per questo motivo ANCI ER, mentre partecipa con particolare attenzione al percorso nazionale, ha avviato diverse azioni che mirano a rafforzare le competenze presenti sui territori comunali. Tra queste:
• una convenzione pluriennale con l'Agenzia regionale di Protezione Civile, che ha già consentito di migliorare il funzionamento del sistema regionale di Protezione Civile e di portare soccorso in altri territori nazionali colpiti da calamità. Tra gli obiettivi della convenzione: chiarire, valorizzare e rafforzare il ruolo del Sindaco e del Comune quali primo presidio territoriale. Compiti, responsabilità e risorse dovranno essere esplicitate in modo netto e inequivocabile. Infine: definire e valorizzare - nel contesto dell'Ordinamento degli Enti Locali e del sistema di protezione civile - lo status di "operatore di protezione civile" all'interno del personale dei Comuni e sviluppare un piano formativo permanente e omogeneo sul territorio nazionale per la formazione continua di tali figure professionali prevedendo anche modalità di reclutamento dedicate.
• un protocollo di intesa con l'Ordine dei Geologi: una professionalità ritenuta strategica per potenziare la fase di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi. Quattro i punti principali del documento: prevedere la presenza di almeno un geologo in tutti i Comuni o Unioni comunali (il censimento è in corso in questi mesi), creare presidi geologici territoriali, formare i tecnici comunali e garantire un supporto per la predisposizione di bandi per incarichi professionali di tipo geologico.

Come ANCI Emilia-Romagna – sintetizza Fecci - abbiamo chiarissimo il livello di responsabilità dei sindaci nel campo della Protezione Civile, per le quali servono conoscenze adeguate e oggi – complice anche il cambiamento climatico - la percezione è alta come mai.
Abbiamo mandato diverse proposte al nazionale nell'ambito del percorso di formazione della nuova legge, e come associazione abbiamo fatto alcune scelte di 'strategia', investendo ad esempio sul ruolo del geologo come figura tecnica a supporto del sindaco e del personale dell'amministrazione locale, soprattutto in fase di prevenzione. Ieri (12/10 ndr) abbiamo presentato e consegnato il testo dell'Accordo quadro al Presidente di ANCI nazionale Decaro, e lo consegneremo al gruppo di lavoro dedicato alla Protezione Civile di ANCI, nel caso altre strutture regionali siano interessate a percorrere la stessa strada.

(In allegato il protocollo d'intesa tra ANCI ER e Ordine Geologi )

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