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Superbonus: “fermiamo una bomba ad orologeria” In evidenza

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Così ha commentato il Presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi.

Di Giuseppe Storti Roma 14 gennaio 2024 (Quotidianoweb.it) -

Il Superbonus continua ad essere la pietra dello scandalo. Polemiche senza fine. Soprattutto le proteste del settore della costruzioni, che durante il periodo di vigenza del provvedimento, ha trainato l’economia italiana, che usciva da due anni di una rovinosa pandemia. Consentendo, inoltre, è bene non dimenticarlo mai, il rinnovo del patrimonio edilizio italiano secondo i canoni della cosiddetta svolta Green.

Ma il governo attuale sordo ad ogni tentativo di consentire una proroga alla vigenza del provvedimento fino a tutto il 2024, per consentire la fine ordinata dei lavori di ristrutturazione di migliaia di condomini, ha decretato con la recente manovra di bilancio la fine del Superbonus. Unica scappatoia concessa, è la mina sanatoria degli stati di avanzamento lavori, con l’esonero di dover arrivare alla fine dei lavori entro il 31 dicembre del decorso anno. Ciò eviterà almeno ripercussioni e recuperi da parte dell’Agenzia delle Entrate per lavori non ultimati. Ben poca cosa, rispetto alle aspettative di un settore, quello delle costruzioni che esce a pezzi da tre anni di superbonus. In particolare non si sa che fine faranno i cantieri ancora aperti. I contenziosi tra imprese e condomini, che già sono in aumento. Ma soprattutto la catastrofica emergenza dei crediti incagliati. Infatti nessuno è più disponibile ad acquistare crediti fiscali a prezzi ragionevoli. Finanche Poste italiane ha fatto sapere che a partire dall'8 gennaio 2024 non acquisterà più crediti maturati per interventi realizzati nel 2023.

Insomma il settore edile è nel caos.

Con l’assurda situazione di centinaia di imprese che si ritrovano con i cassetti fiscali pieni e le casse vuote. Con la concreta impossibilità di cedere i crediti fiscali che nessuno vuole più acquisire. Sulla questione davvero drammatica del superbonus, una legge dello Stato in cui hanno fatto riferimento imprese e cittadini, è intervenuto di recente nel corso di un convegno pubblico il Presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, che ha così commentato la vicenda, formulando poi una serie di proposte al Governo: “Abbiamo chiesto ai rappresentanti del Governo immediate e concrete garanzie per le imprese che oggi si ritrovano con cassetti fiscali pieni e casse vuote – ha detto - per la concreta impossibilità a cedere i crediti del Superbonus. Abbiamo chiesto di regolamentare con urgenza la cessione dei crediti, attivando direttamente le società partecipate dello Stato. Oggi rimane impossibile, in un quadro normativo e regolamentare di estrema incertezza cedere questi crediti (ben 35 gli interventi di modifica dal 2020) e quando ciò avviene, le condizioni imposte da banche e istituzioni finanziarie rasentano l’usura, con tassi superiori al 30%”.

Il Governo – ha aggiunto ancora il presidente Lombardi – deve intervenire con urgenza anche per disinnescare questa pericolosissima bomba che sta per esplodere: 20.000 imprese non riescono a cedere 25 miliardi di crediti fiscali e 30.000 condomini sono rimasti con i ponteggi montati, lavori sospesi. Sono già numerosi i contenziosi sorti tra imprese e condomini: bisogna intervenire per regolamentare una exit strategy dal Superbonus che eviti un vero e proprio bagno di sangue, economico, sociale, occupazionale. Si rischiano situazioni difficilmente gestibili: 923 imprese edili sono fallite nei primi nove mesi del 2023 anche a causa delle difficoltà nella cessione dei crediti. La politica deve assumersi la responsabilità di proteggere le imprese e le famiglie dalle conseguenze drammatiche che potrebbero scaturire”.

Fin qui le dichiarazioni di Lombardi, “voce” di un settore, quello edile gettato nel caos per il mancato intervento di Governo e Parlamento. Un modo  davvero increscioso di governare il Paese ed indicativo di un modo di procedere di una politica politicante che non tiene minimamente conto degli interessi di cittadini e imprese.  L’interrogativo da porsi a latere di questa vicenda, è molto semplice. Si sostanzia in una domanda da porre a chi rappresenta le Istituzioni. Da oggi in poi quali imprenditori  saranno più disponibili a mettersi in gioco, impiegando i propri capitali in un Paese come l’Italia che scrive male le regole del gioco per poi stravolgerle continuamente?

Sì, perché il superbonus in tre anni di vigenza ha subito ben  35 modifiche. La domanda ne siamo certi rimarrà senza risposta. Il fatto certo però è che nel nostro Paese fare impresa sta diventando sempre più difficile e complicato, e non solo nel settore edile. 

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