In calo, contemporaneamente, anche le importazioni che, con una contrazione del 14,1%, sono scese sotto il miliardo, precisamente 977 milioni.
La nostra provincia è quella che, a livello regionale, ha pagato il prezzo più caro della crisi causata dalla pandemia del Covid-19.
La forte contrazione registrata dall’Europa, che acquista quasi due terzi dei prodotti “made in Reggio Emilia”, ha pesantemente condizionato l’andamento dell’export provinciale: proprio l’Europa, infatti, ha registrato un -10,7%, passando da poco più di 2 miliardi del gennaio-marzo 2019 agli attuali 1,8 miliardi.
In forte flessione anche le vendite oltre frontiera destinate al continente asiatico (-11,7%), mentre appare più contenuto il calo verso l’America (-2,4%).
Fra i settori leader dell’economia reggiana, la metalmeccanica è quello che ha risentito in misura maggiore dell’andamento congiunturale negativo; al progressivo calo della produzione, acuito poi dalle difficoltà connesse al coronavirus, si è associata una flessione dell’export del 13,4%, che ha portato il comparto (che rappresenta oltre la metà delle esportazioni reggiane) a vendite all’estero per poco più di 1,2 miliardi.
In particolare, una notevole contrazione, pari a -17,3%, si è registrata per le vendite di prodotti della metalmeccanica verso la Germania, il principale acquirente di merci reggiane del settore che, nel primo trimestre 2020 sono scese a meno di 185 milioni; andamento analogo per la Francia che, con 144,5 milioni, registra una flessione del -17,4%.
Negativo il trend anche di altri settori portanti dell’economica della provincia di Reggio Emilia: ha registrato un -8,4% il sistema moda; cede il 3,2% la filiaera agroalimentare; pari a -2,8% la variazione del settore ceramico e a -12,2% quella dell’elettrico-elettronico.
L’unica nota positiva è da ascrivere al chimico-farmaceutico, comparto cresciuto del 9,4%.