Martedì, 28 Maggio 2024 04:45

Tragedia di San Giovanni Rotondo, no a processi di colpevolizzazione, ma dibattito serio e riforme immediate. In evidenza

Scritto da

Di Matteo Pio Impagnatiello Pilastro di Langhirano, 27 maggio 2024 - In Italia, secondo il report Headway realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con Angelini Pharma, una persona su cinque soffre di un disagio mentale.

In un contesto contrassegnato dall’allarmante dato, soltanto una persona su tre riceve un trattamento sanitario appropriato. Nel corso degli ultimi anni sono state adottate misure volte ad affrontare la crisi della salute mentale, come lo psicologo di base in Lombardia e il bonus psicologo. Ma, evidentemente, resta molto da fare.

A tal proposito, raccogliamo il grido di allarme lanciato da Donato Troiano, coordinatore regionale dei Liberaldemocratici Italiani della Puglia, riguardo all’ennesimo fatto tragico, accaduto nei giorni scorsi: “L’altro ieri (25 maggio) a San Giovanni Rotondo (Foggia) si è verificata una dolorosa tragedia con due vittime.

Una donna di 81 anni è stata assassinata in casa senza una ragione. Un uomo di 43 anni, “vittima di un disturbo psicotico”, arrestato dalle locali forze dell’ordine mentre vagava completamente nudo per le strade della città di Padre Pio, ne è forse il responsabile.

Questa grave tragedia, che ha colpito due famiglie e che mina le basi della sicurezza dell’intera comunità, induce a fare alcune serie riflessioni.

Innanzitutto, erra chi dovesse, per ignoranza o per qualsivoglia forma di strumentalizzazione, incolpare dell’accaduto la legge Basaglia e i malati di mente che vengono, talora, lasciati soli senza alcuna tutela sanitaria e assistenziale.

Di quell’uomo o, meglio, di quella persona malata si prendevano cura le istituzioni, il Comune, l’Ufficio del Piano di Zona, il Centro di salute mentale?

A lui erano assicurate le cure previste dalle norme nazionali e regionali, che regolano le diverse forme di tutela sanitaria?

Di lui e della sua famiglia si prendevano cura i servizi sanitari, sociali e assistenziali territoriali?

Quell’uomo o, meglio, quella persona fruiva dell’assistenza sociale degli operatori comunali e dell’Ufficio del Piano di Zona? Aveva il necessario e doveroso sostegno finanziario del Comune?

Le risorse finanziarie disponibili venivano spese per rispondere ai bisogni di salute dei soggetti con fragilità psichiatriche, come stabilito dalla legge?

La sua famiglia, se e quando inoltrava richieste di aiuto, è stata ascoltata e tempestivamente soddisfatta dagli amministratori pubblici del luogo o è stata lasciata sola con il proprio dramma familiare e umano?

Situazioni simili sussistono in tutte le comunità locali. Coprire con il silenzio, dopo pochi giorni, questa tragedia collettiva sarebbe un gravissimo errore.

È necessario che, prendendo spunto da questo tragico evento, si sviluppi un adeguato dibattito tra le istituzioni pubbliche coinvolte e i cittadini.

Ormai, sono indispensabili alcune riforme. Il malato di mente deve essere costantemente monitorato e, quando è “assalito da turbe psicotiche” pericolosissime per sé e per gli altri, necessita di interventi immediati e tempestivi.

Pertanto, occorre semplificare le farraginose procedure burocratiche, attraverso le quali molto spesso gli enti pubblici coinvolti “si palleggiano la richiesta di aiuto”.

L’assistenza sociale, a sostegno della tutela sanitaria del malato di mente, deve ritornare nell’ambito delle prerogative dirette del Comune, cancellando gli Uffici del Piano di Zona.

La riforma della tutela psichiatrica, varata dalla Giunta Regionale nel 2022 e presieduta dal Vicepresidente Raffaele Piemontese, nella parte relativa ai costi del Gruppo appartamento, che sono stati scaricati sulla famiglia o, in caso di mancanza di mezzi finanziari, sul Comune, va immediatamente rivista.

Queste sono le proposte su cui si dovrebbero incentrare la riflessione e il dibattito nelle sedi istituzionali e in ogni comunità locale.

Concentrarsi, invece, su un ingiustificato e inaccettabile “processo mediatico di colpevolizzazione” dei malati di mente sarebbe un comportamento disumano, caratterizzato da un alto indice di arretratezza culturale e di inciviltà”.