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L'associazione Bicinsieme FIAB-Parma organizza per domenica 9 marzo la ciclo-escursione a Tortiano e la ciclabile della Fata Bema -

Parma, 7 marzo 2014 -

L'associazione Bicinsieme FIAB-Parma organizza per il 9 marzo la ciclo-escursione a Tortiano e la ciclabile della Fata Bema.
Cartografia cartina Parma in bici n°10
Luogo di partenza via Bizzozero 15
Orario ritrovo 8,45 partenza 9,00
Ritorno ore 13 circa
Km 45 complessivi
Difficoltà facile
Tipo di percorso su ciclabile (sterrato) e strade a basso traffico
Tipo di bici cicloturismo o MTB, no bici da corsa
Capogita Nadia A 347/0355414

In caso di maltempo la gita verrà rinviata a nuova data.

 

Descrizione

Il Comune di Montechiarugolo nel 2013 ha vinto il premio di "Comune più virtuoso d'Italia" con un ampio progetto a tutela dell'ambiente e della qualità della vita che prevedeva anche la realizzazione di questa ciclabile inaugurata nello scorso settembre.
Da Parma a Monticelli, poi San Geminiano dove incontreremo l'Assessore all'Ambiente di Montechiarugolo o un suo incaricato che ci guiderà nel percorso lungo le casse di espansione (diventate un'interessante zona naturalistica), i laghetti dell'Enza, il castello di Montechiarugolo fino all'arrivo a Tortiano.
Rientro sulla ciclabile di Basilicagoiano/Monticelli.
Per chi vuole conoscere la storia della fata Bema www.castellodimontechiarugolo.it

Non soci Bicinsieme iscrizione 3 euro (ass RC e infortuni)
Bici in ordine, camera d'aria di scorta, giubbetto ad alta visibilità, casco consigliato

Si ricorda che l'associazione non è un'agenzia di viaggi:
- il capogita ha funzione organizzativa, decide il percorso, i tempi e le soste
- i partecipanti sono tenuti a rispettare il codice della strada e a collaborare alla buona riuscita della gita.

 

(Fonte: Associazione Bicinsieme Fiab Parma)

 

Pubblicato in Dove andiamo? Emilia

Cessato il preallarme piena del Panaro e del Secchia nei comuni del modenese. Rientrata anche la fase di allarme per l'Enza nei comuni del parmense e del reggiano. In fase di ultimazione i lavori per il ripristino dell'argine del Quaderna, a Medicina: bloccata la fuoriuscita dell'acqua -

Bologna, 6 marzo 2014 -

Sta rientrando l'emergenza piena per fiumi e corsi d'acqua in Emilia-Romagna.
L'Agenzia regionale di Protezione civile - in accordo con Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente), Servizi tecnici di Bacino e Consorzi di bonifica - sta attivando in queste ore la cessazione delle fasi di allarme e preallarme che ieri aveva interessato molti comuni.
Il Servizio tecnico di Bacino Reno sta ultimando i lavori di ripristino dell'argine del fiume Quaderna, nel comune di Medicina (Bologna), che nella notte del 5 marzo aveva subito un parziale collasso. Al momento non si registra più fuoriuscita di acqua.
Cessato il preallarme piena del Panaro per i comuni modenesi di Camposanto, Finale Emilia, Bomporto, Nonantola, Ravarino, Castelfranco Emilia, Modena e per il comune di Crevalcore in provincia di Bologna.
Cessato preallarme anche per il Secchia nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Carpi, Soliera e Campogalliano in provincia di Modena.
Rientrata anche la fase di allarme per l'Enza: sono interessati i comuni di Mezzani e Sorbolo nel Parmense e Brescello e Gattatico nel Reggiano.
Non sono più in allarme i corsi d'acqua che interessano i comuni di Formigine, Sassuolo, Fiorano Modenese, Maranello, Castelnuovo Rangone, Spilamberto, Castelvetro, Vignola, Savignano sul Panaro e Marano sul Panaro (Modena).
Infine, sono cessati gli allarmi e i preallarmi per i fiumi Montone, Lamone, Bevano, Savio e Senio relativi al comune di Forlì e, in provincia di Ravenna, ai comuni di Alfonsine, Bagnacavallo, Castel Bolognese, Cotignola, Faenza, Lugo, Riolo Terme, Solarolo, Ravenna, Cervia e Russi.

 

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Per la prima volta si registra un netto calo del rifiuto indifferenziato. Ottimi risultati per le sperimentazioni sulla raccolta dell'olio esausto a Cadelbosco, Castelnovo e Bagnolo -

 Reggio Emilia, 6 marzo 2014 -

L'Assessorato all'Ambiente della Provincia ha acquisito una prima stima ufficiosa dei dati sulla raccolta rifiuti per l'anno 2013.
La raccolta differenziata sale, in provincia, dal 60,6 al 63,2%. Leggero incremento nella raccolta complessiva dei rifiuti (che risponde ad una leggera ripresa del consumo di imballaggi), che crescono dell'1,8% e raggiungono le 390 mila tonnellate. A questa leggera crescita, tuttavia, per la prima volta corrisponde un netto calo del rifiuto indifferenziato, che scende da 152 a 143 mila tonnellate. Cresce del 10% la raccolta del rifiuto organico e per la prima volta è la raccolta dell'umido domestico (che deriva dall'estensione del porta a porta) e non la raccolta del verde a determinare questo avanzamento.
Tra i materiali avviati a recupero, significative sono le maggiori raccolte di plastica (+10% circa) e dell'alluminio (+25%). Nella totalità dei comuni in cui è stato introdotto il porta a porta tutte le frazioni raccolte in maniera differenziata hanno subito un sensibile aumento. Va segnalato l'ottimo risultato della sperimentazione nella raccolta dell'olio alimentare esausto introdotta nei tre comuni di Cadelbosco Sopra, Castelnovo Sotto e Bagnolo in piano, che quadruplica il risultato di raccolta di questo materiale, passando da 3,8 a 16,6 tonnellate di olio che non finiscono nelle nostre fognature, ma che vengono riutilizzate.
I comuni che hanno attivato il porta a porta su tutto il territorio hanno raggiunto percentuali elevatissime di raccolta differenziata e, non a caso, tutti i primi cinque comuni per percentuale di differenziata sono quelli per i quali il piano d'ambito provinciale ha previsto questa forma di raccolta sull'intero territorio comunale per tutto l'anno il 2013: Poviglio 90,5%, Brescello 88,8%, Castelnovo Sotto 83,5%, Cadelbosco Sopra 81,5%, Bagnolo 81,1%. Gli altri comuni che hanno attivato il porta a porta hanno ottenuto significativi avanzamenti che tuttavia saranno contabilizzati solo alla fine del 2014, quando verranno registrati i dati di un'intera annualità con il nuovo modello di raccolta a regime.
"Questi primi dati ufficiosi - commenta l'assessore all'Ambiente Mirko Tutino - ci dicono che siamo sulla strada giusta e dimostrano la straordinaria risposta che i reggiani hanno dato all'avvio del porta a porta. Per la prima volta la raccolta differenziata cresce sensibilmente grazie all'apporto dei rifiuti raccolti dalle utenze domestiche e con l'importante incremento della raccolta dell'umido. Mentre la Regione si appresta all'approvazione del Piano Regionale di Gestione Rifiuti, Reggio si presenta avendo fatto "i compiti a casa", con lo sviluppo di un sistema di raccolta che sta producendo risultati evidenti e con l'iter per l'autorizzazione del TMB in via di conclusione".

 

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Nuove frane in Appennino, Leoni (FI-PDL): "Regione metta in sicurezza i comuni danneggiati" -

Modena, 5 marzo 2014 -

Sempre "nuove frane" nell'Appennino modenese. La denuncia arriva dal consigliere Andrea Leoni (Fi-Pdl) che, in un'interrogazione rivolta alla Giunta regionale, segnala come numerosi comuni della montagna siano interessati da fenomeni franosi. Fra questi Leoni cita: la frazione di Gombola, in comune di Polinago, che sarebbe "spaccata in due" a causa di frana precipitata da via Fondovalle che ha ostruito la strada provinciale 23, bloccando di fatto il passaggio per il ponte di Gombola, poi la frana di Saltino di Prignano che starebbe sgretolando la collina che sovrasta la frazione e infine la frana che interessa via don Stradi, vicino al palazzetto dello sport, a Zocca che minaccerebbe i collegamenti tra gli altri impianti sportivi e il centro del paese.
Il consigliere accusa "le politiche decennali messe in campo" che, "alla luce dei fatti", si sarebbero "dimostrate inefficaci in termini di sicurezza e tutela dei territori" e chiede alla Giunta se sia a conoscenza delle situazioni di grave disagio che riguardano i comuni modenesi di Polinago, Zocca e Prignano sulla Secchia, quali iniziative intenda attivare per mettere in sicurezza questi territori, in quali tempi e con quali risorse. (AC)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Domani, giovedì 6 marzo, dalle 14.30, presso la Camera di Commercio di Modena -

Modena, 5 marzo 2014 -

L'efficienza energetica è un obiettivo strategico di portata mondiale: una missione politica, ma anche una sfida tecnologica. Negli ultimi anni le soluzioni si sono moltiplicate e diversificate, piombando su mercati spesso non sufficientemente preparati per indirizzare l'utente finale nella scelta. Per i professionisti del settore, la nuova sfida è quella di stare aggiornati e integrare alla conoscenza tecnica nel comparto energetico competenze anche di altri ambiti. Per questo CNA, partner del progetto Co-Efficient, un progetto europeo nato per aiutare le piccole imprese a conoscere le tecnologie informatiche legate all'uso di energie rinnovabili nei processi produttivi, sta organizzando una serie di seminari proprio per fare divulgazione in questo ambito.
Nel corso dell'incontro che si terrà domani, giovedì 6 marzo alle 14 e 30 in Camera di Commercio, l'ing. Laurent Socal, esperto riconosciuto a livello nazionale, tratterà il tema "Diagnosi edificio-impianto ed esempi di interventi integrati". Seguirà l'intervento del dott. Ivan Bignardi di ASQ, l'azienda del sistema CNA che si occupa di sicurezza, ambiente e qualità, che nel suo intervento dal titolo "Recupero efficienza dal libero mercato e investimenti con i Titoli di Efficienza Energetica" parlerà anche degli incentivi pubblici a supporto degli interventi di ristrutturazione. Concluderà il prof. Flavio Bonfatti dell'Università di Modena e Reggio Emilia che tratterà del «Supporto informatico al controllo dei consumi energetici».
All'evento partecipano anche i partner del progetto Co-Efficient, a Modena per il secondo meeting di progetto. Si tratta di esperti provenienti da diversi paesi europei: Slovenia, Croazia, Francia e Spagna. Sarà quindi anche un momento di confronto con altre esperienze effettuate.
L'evento è stato organizzato da CNA con il patrocinio del Collegio dei Periti Industriali, il Collegio dei Geometri, l'Ordine degli Ingegneri e l'ordine dei Dottori Agronomi e Forestali. Per i Geometri la partecipazione all'evento darà crediti formativi.
Giorgio Falanelli, responsabile di CNA Installazione e Impianti, sottolinea l'importanza di questo evento: "Il ruolo della divulgazione e della formazione è indispensabile per le imprese, così come è indispensabile, soprattutto nel campo del risparmio energetico, un'interdisciplinarietà che coinvolga diverse professionalità. Serve, insomma, un approccio più complessivo, piuttosto che interventi spot. Da questo punto di vista si spiegano anche il coinvolgimento degli ordini professionali".
Il seminario, aperto al pubblico, è gratuito. Maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.cna.it

(Fonte: ufficio stampa CNA MO)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Maltempo, lo stato di attenzione attivato dall'Agenzia regionale di Protezione civile terminerà domani alle 15. Interessata tutta l'Emilia-Romagna. In corso un sopralluogo a Pianaccio, sull'Appennino bolognese, colpito questa mattina da un movimento franoso -

Bologna, 4 marzo 2014 -

Terminerà domani, mercoledì 5 marzo, alle ore 15 la fase di attenzione che l'Agenzia regionale di Protezione civile ha attivato questa mattina su tutte le province dell'Emilia-Romagna per vento, pioggia, temporali, stato del mare, criticità idrogeologica e idraulica.
Secondo i dati forniti da Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente) sono previste precipitazioni intense e nevicate moderate a quote superiori ai 1.000 metri. I venti potrebbero raggiungere i 70 chilometri orari in Appennino e i 46 km/h sulla costa, con onde alte tra i 2,5-4 metri che potrebbero causare mareggiate, fenomeni di erosione costiera e difficoltà nella navigazione. L'intensità delle piogge, previste in attenuazione da domani mattina, potrebbe determinare situazioni di criticità idraulica per l'innalzamento dei livelli dei fiumi, locali smottamenti, riattivazione di fenomeni franosi e interruzioni alla circolazione stradale.
Dalla Protezione civile, che sta monitorando costantemente la situazione in accordo con Arpa, i servizi tecnici e gli enti locali, giunge la raccomandazione a tutti gli enti interessati di adottare le misure necessarie per la messa in sicurezza di persone e cose, come prevedono i protocolli e i piani d'emergenza definiti a livello provinciale e comunale.
Ai cittadini si consiglia di non sostare su moli, ponti e in prossimità di movimenti franosi e di prestare attenzione agli avvisi e alle indicazioni fornite dalle autorità locali.

 

La mappa dei dissesti


Rimarrà in vigore fino all'11 marzo l'allerta per criticità idrogeologica su tutto il territorio regionale attivata il 20 febbraio, a causa delle situazioni di dissesto ancora in atto. In queste ore funzionari dell'Agenzia regionale di Protezione civile, del Servizio tecnico di bacino Reno e del 118 stanno effettuando un sopralluogo a Pianaccio, frazione di Lizzano in Belvedere (BO), dove in mattinata un movimento franoso ha provocato l'isolamento di 24 persone.
Nel complesso sono 43 i cittadini evacuati dalle proprie abitazioni a seguito di recenti frane e dissesti nelle seguenti località: San Leo nel riminese; in provincia di Parma a Boceta di Borgo Val di Taro, Torre Chiastre (tra i comuni di Berceto e Calestano) e Tizzano, in località Pietta; Montevecchio nel comune di Cesena; Frascanera, comune di Carpineti, in provincia di Reggio Emilia.
Si registrano ancora interruzioni alla viabilità stradale, con conseguenti disagi per la popolazione, oltre a San Leo e Pianaccio, a Carpaneto piacentino (località Poiesa) e Pianello val Tidone, sempre nel Piacentino; a San Benedetto Val di Sambro, località Golfenara, provincia di Bologna; a Fanano in provincia di Modena, Carpineti in località Macchia di Colombaia, provincia di Reggio Emilia e a Neviano degli Arduini in provincia di Parma.

(Fonte: Ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Confesercenti, Ascom-Confcommercio, Lapam-Confartigianao e CNA, invitano il Governo a passare dagli annunci ai fatti: "Stop a burocrazia e Pressione fiscale" -

 

Modena, 4 marzo 2014 -

«Prendiamo atto con soddisfazione - afferma Rete Imprese Italia Modena, a cui aderiscono Confesercenti, Ascom-Confcommercio, Lapam-Confartigianato e CNA a proposito dell'entrata in funzione del Sistri, il sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti pericolosi, avvenuta oggi - dell'ulteriore sospensione delle sanzioni, della proroga della tracciabilità cartacea e in particolare della prospettiva, annunciata dal Ministro dell'Ambiente, di un decreto che escluda dal Sistri le imprese con meno di 10 dipendenti, che di fatto cancellerebbe l'assurda equiparazione dei rifiuti di un parrucchiere e di un piccolo commerciante con quelli di un'industria. E' la prova che si sta cominciando a comprendere l'inadeguatezza del sistema alle esigenze delle imprese e del Paese».
«Non muta, quindi, il nostro giudizio profondamente negativo: il Sistri – tiene a precisare Massimo Silingardi, presidente di Confesercenti e attuale portavoce di Rete Imprese Modena - è l'emblema dello squilibrio burocratico del nostro Paese. Il sistema ha infatti dimostrato troppe criticità, che riguardano l'interoperabilità, i malfunzionamenti tecnici e tecnologici di dispositivi e sistema, la lentezza delle procedure, oltre a costi esorbitanti alle imprese. Riteniamo dunque assurdo e dannoso proseguire nella sua implementazione: occorre al più presto sostituire il Sistri con un sistema di tracciabilità che risponda concretamente all'esigenza di una corretta gestione dei rifiuti, attraverso un modello che non gravi sulle aziende con ulteriori costi e procedure complesse ed ingestibili».
«Il Sistri deve essere superato - aggiunge Silingardi - è un sistema inefficiente, scarsamente trasparente ed inadeguato, che comporta pesanti allentamenti per le imprese e, in alcuni casi, addirittura il blocco delle attività. Per questo chiediamo al Governo di procedere rapidamente alla sua sostituzione con un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti che serva meglio allo scopo».
«Per 'far uscire dalla palude' le imprese – conclude il portavoce di Rete Modena - occorre ridurre il peso della burocrazia e del fisco. Finora però il Governo non sembra dello stesso avviso: l'avvio del Sistri e l'incremento delle aliquote TASI sono due interventi che vanno in direzione decisamente opposta alle esigenze del Paese. Si passi dagli annunci ai fatti e si proceda a una vera sburocratizzazione».

 

(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Modena)

 

Ambiente - Raccolta differenziata al 70%, riduzione del 25% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, riciclaggio al 65%, diminuzione del numero di impianti attivi a partire dalle discariche e dagli stessi inceneritori. Sono alcuni degli obiettivi del Piano Regionale di gestione dei Rifiuti, adottato dalla Giunta dell'Emilia-Romagna e illustrato dal sottosegretario Bertelli ai consiglieri della Commissione regionale Ambiente: "Nessuna forzatura, il confronto continua. Il nostro obiettivo è l'autosufficienza" -

Bologna, 4 marzo 2014 -

Riduzione tra il 20 e il 25% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, raccolta differenziata ad almeno il 70% entro 6 anni, riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 65%, autosufficienza per lo smaltimento nell'ambito regionale con l'ottimizzazione degli impianti esistenti, recupero energetico delle frazioni di rifiuto per le quali non è possibile alcun recupero, minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica.

Sono i principali obiettivi del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (Prgr) che, ponendosi come orizzonte temporale il 2020, è stato adottato dalla Giunta della Regione Emilia-Romagna e illustrato giovedì scorso, nel corso di una comunicazione, dal sottosegretario Alfredo Bertelli ai componenti della Commissione Ambiente dell'Assemblea legislativa.

"Nessuna forzatura nell'iter di approvazione – ha ribadito Bertelli -, bensì un percorso compiuto nell'ambito delle modalità definite dalla Legge Regionale 20 del 2000". Un percorso riassunto da Bertelli nei vari passaggi che hanno già interessato Giunta e Consiglio, quindi nell'anticipazione della pubblicazione, che avverrà tra qualche giorno, cui farà seguito un ulteriore periodo di 60 giorni per le osservazioni da parte di enti e soggetti interessati. Infine, il Piano approderà in Assemblea legislativa, dove verrà discusso, eventualmente emendato e quindi approvato in via definitiva.

"Un'approvazione – ha sottolineato il rappresentante della Giunta – che vogliamo sia il più possibile rapida, per la possibilità di accedere a finanziamenti nazionali su questa materia, ma soprattutto per porre questo territorio in una condizione di autosufficienza, dovendoci confrontare obbligatoriamente con un Paese dalle molte emergenze". Su questo punto Bertelli è stato netto, ribadendo la contrarietà nei confronti del "collegato ambiente, già espressa al precedente ministro dell'Ambiente e reiterata con una lettera all'attuale titolare del dicastero,

"Il Piano per la gestione dei rifiuti della Regione Emilia-Romagna – ha detto ancora il sottosegretario - punta ad attuare le proprie strategie nel pieno rispetto degli obiettivi previsti dalle norme europee e nazionali, delineando un modello di gestione che si fonda su prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia ed infine smaltimento dei rifiuti".

Inoltre il Piano regionale non è uno strumento rigido ma dinamico, pensato per essere reattivo rispetto a eventuali necessità che si dovessero manifestare nel corso degli anni. A tale proposito, gli strumenti di monitoraggio previsti ("Con uno step importante nel 2017", ha anticipato Bertelli), verificheranno annualmente gli effetti delle azioni del Piano in modo da prevedere eventuali interventi correttivi finalizzati a garantire il raggiungimento degli obiettivi.

Rifiuti urbani
Tre i filoni di intervento: prevenzione, recupero di materia, recupero energetico e smaltimento.
Prevenzione: gli obiettivi sono una riduzione della produzione di rifiuti urbani pro capite compresa tra il 15 ed il 20%, nonché la diminuzione della pericolosità dei rifiuti speciali.
Recupero di materia: si punta al raggiungimento di almeno il 70% di raccolta differenziata entro il 2020. Sempre nello stesso periodo si tenderà a un incremento della qualità della raccolta differenziata che porti al riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 65% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano. Inoltre si punterà a un incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità.
Recupero energetico e smaltimento: prevede l'autosufficienza per lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti nell'ambito regionale, mediante l'utilizzo ottimale degli impianti esistenti. Poi il recupero energetico delle frazioni di rifiuto per le quali non sia possibile alcun recupero di materia; la minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica; l'equa distribuzione territoriale dei carichi ambientali derivanti dalla gestione dei rifiuti.

Il Piano prevede che, a fronte di una popolazione in crescita tendenziale del 5,4%, la produzione pro capite (kg/ab) abbia un decremento stimato compreso tra il 20 e il 25% e la raccolta differenziata salga dal 53 al 70%. Tali previsioni necessitano di un modello integrato dell'intero ciclo di gestione, non affidato solo ai risultati attesi dalla messa in atto di politiche di recupero e smaltimento ma anche all'obiettivo di ridurre i rifiuti alla fonte.

Organizzazione dei servizi di raccolta
Il Piano individua il raggiungimento, all'interno di un ambito territoriale ottimale (montagna 131 comuni, pianura 195 comuni, capoluoghi e costa 22 comuni), di livelli di raccolta differenziata pari almeno al 70% del rifiuto prodotto. Un'efficace pianificazione della raccolta differenziata deve puntare all'ottimizzazione del sistema integrato tenendo conto delle caratteristiche delle diverse frazioni merceologiche, del contesto demografico, urbanistico e produttivo nonché della situazione impiantistica.

Per perseguire l'obiettivo regionale del 70% di differenziata al 2020, i comuni appartenenti alle diverse aree omogenee dovranno raggiungere i seguenti livelli di raccolta differenziata: 67% (+17% rispetto ad oggi) per capoluogo-costa, montagna 60% (+15%), pianura 75% (+18%).

Il recupero di materia
La Regione individua nel riciclaggio la forma di gestione dei rifiuti prioritaria rispetto alle altre forme di recupero e attraverso il Piano punta: a massimizzare la valorizzazione, anche economica, del rifiuto; a favorire il riciclaggio di materia rispetto al recupero energetico in luoghi prossimi a quelli di produzione; a promuovere la realizzazione di impianti di recupero nelle aree in cui l'analisi dei flussi e dell'impiantistica esistente riveli delle carenze ovvero delle opportunità di sviluppo; a favorire gli acquisti verdi e l'utilizzo di prodotti di recupero.
Gli obiettivi di Piano specifici per il recupero di materia prevedono il riciclaggio ( di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico) per almeno il 65% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano, nonché l'incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità. La valorizzazione dei rifiuti ai fini del recupero di materia garantirà la massimizzazione dei quantitativi effettivamente recuperati, da attuare attraverso il miglioramento della raccolta e dei processi di recupero per ridurre la produzione di scarti da avviare a smaltimento. Sarà assicurato anche il massimo contributo Conai o adeguati ricavi dalla vendita dei rifiuti a vantaggio dei Comuni che sostengono i costi della raccolta differenziata, la valorizzazione di specifiche tipologie di rifiuti quali la frazione organica, i rifiuti da spazzamento stradale, le scorie da incenerimento, i Raee (rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) e i pannolini. Lo sviluppo, sul territorio regionale, di sistemi virtuosi che, per le diverse filiere, dovranno favorire l'insediamento dell'industria del riciclo in località prossime a quelle delle aziende che ne utilizzano i prodotti, consentendo in tal modo di coniugare sviluppo economico e riduzione degli impatti ambientali legati al trasporto.

Recupero di energia e smaltimento
Le previsioni di riduzione della produzione dei rifiuti e di aumento della raccolta differenziata determinano una progressiva diminuzione della quantità di rifiuto indifferenziato residuo complessivamente gestito negli impianti di trattamento meccanico–biologico, di termovalorizzazione e nelle discariche. Non sarà quindi necessario realizzare nuovi impianti di smaltimento bensì prevedere il miglioramento dei livelli prestazionali di alcuni degli impianti già esistenti, con eventuali adeguamenti dovuti alle modifiche normative introdotte, e la progressiva dismissione di altri.

Previste quindi la progressiva chiusura delle discariche e la progressiva riduzione del conferimento dei Rub (rifiuti urbani biodegradabili) in discarica. Residuale diventerà l'utilizzo degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani indifferenziati e non ulteriormente recuperabili prodotti nel territorio regionale, nel rispetto del principio di prossimità.

Inoltre si prevede anche: il recupero energetico (biogas) dal trattamento dei rifiuti organici; l'ottimizzazione dinamica dei flussi dei rifiuti contestuale all'evoluzione nel tempo del sistema degli impianti, riducendo al minimo la distanza tra produzione e trattamento dei rifiuti; la valorizzazione energetica delle frazioni non riciclabili ad alto potere calorifico; un'equa distribuzione dei carichi ambientali sull'ambito territoriale ottimale coincidente con l'intero territorio regionale; l'autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani e speciali prodotti sul solo territorio regionale.

Impianti di termovalorizzazione
Nella "gerarchia dei rifiuti" la termovalorizzazione fa parte delle ulteriori forme di recupero, diverse dal riciclo, che permettono la valorizzazione del rifiuto dal punto di vista energetico, qualora questo non possa essere riciclato, al fine di minimizzare i conferimenti in discarica. Il Piano prevede pertanto l'avvio a termovalorizzazione di quella frazione di rifiuti non riciclabile e dal contenuto energetico significativo. Ancora, il Piano prevede che, entro un tempo definito, degli attuali 8 inceneritori attivi in regione 2, Ravenna alla fine del 2018 e Piacenza alla fine del 2020, cessino la loro attività. Non si prevede nessuna autorizzazione per nuovi impianti. Per quanto riguarda la capacità autorizzata degli impianti in funzione, non solo non sono previsti degli aumenti ma per alcuni di questi, nello specifico Modena e Coriano e Forlì, una riduzione concordata con i territori.

Saranno inoltre possibili solo eventuali modifiche delle autorizzazioni esistenti, al fine di poter garantire, nell'ambito della potenzia autorizzata, l'autosufficienza alla gestione dei rifiuti speciali prodotti sul territorio regionale.

Discariche
Lo smaltimento del rifiuto in discarica costituisce l'ultima opzione di gestione. Pertanto, una gestione dei rifiuti efficace ed efficiente è quella che garantisce la minimizzazione del conferimento dei rifiuti in discarica. Nondimeno, una quantità marginale di rifiuti (per esempio la parte non recuperabile dei rifiuti da spazzamento, i fanghi da depurazione non recuperabili in ambito agricolo, gli scarti prodotti dagli impianti di selezione e riciclo di materia, gli scarti prodotti da impianti per il recupero di energia) dovrà essere comunque conferita in discarica. Occorre inoltre garantire una capacità residua superiore a quella strettamente necessaria in modo tale da poter garantire la gestione del fermo impianto dei termovalorizzatori.

I rifiuti speciali
Gli obiettivi che il Piano si pone in merito ai rifiuti speciali ne prevedono la riduzione della produzione e della pericolosità, la valorizzazione del recupero di materia prioritariamente rispetto al recupero di energia, l'utilizzo della capacità impiantistica esistente in riferimento al fabbisogno regionale nonché la riduzione dello smaltimento in linea con la gerarchia dei rifiuti e l'applicazione del principio di prossimità.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Collegamento chiuso fino al primo pomeriggio di domani in attesa dell'evolversi della situazione meteorologica. Il dirigente della Provincia: "I proprietari dei terreni, come previsto dal Codice della strada, hanno l'obbligo di mantenere i terreni in condizioni tali da impedire cedimenti" -

 

Piacenza, 3 marzo 2014 -

La Provincia di Piacenza è al lavoro da questa mattina, con le imprese incaricate, per rimuovere dalla strada provinciale 12 di Genova nel territorio comunale di Vernasca il materiale che si è riversato sulla carreggiata a seguito dello smottamento di sabato notte. Il tratto di Provinciale interessato da fango e detriti - provenienti da un'area di proprietà privata che si affaccia sulla strada - rimarrà chiuso a tutela della sicurezza degli utenti fino al primo pomeriggio di domani, quando verrà fatta una nuova valutazione, soprattutto in relazione alle condizioni meteorologiche. Si ricorda che è possibile utilizzare in alternativa la strada provinciale 4 di Bardi. L'intenzione della Provincia - competente, lo si ricorda, per il mantenimento in condizioni di integrità e sicurezza della piattaforma stradale e delle eventuali opere di sostegno e protezione realizzate dall'ente stesso - è comunque quella di riaprire il transito, condizioni meteorologiche permettendo, nella giornata di domani.
"Il personale della Provincia – ha chiarito il dirigente del Servizio Edilizia, progettazione Infrastrutture e grandi opere della Provincia di Piacenza Stefano Pozzoli – sta provvedendo, come di consueto, al ripristino delle condizioni di transitabilità sulla strada. La priorità rimane quella di mantenere sotto controllo la rete viaria provinciale (che si estende per 1112 chilometri di cui circa due terzi in aree collinari e montane) con una particolare attenzione alle aree maggiormente instabili".
"Occorre ricordare – ha continuato Pozzoli – al fine di evitare equivoci e di veicolare informazioni scorrette che l'articolo 31 del nuovo Codice della strada (decreto legislativo del 30 aprile 1992 numero 285) stabilisce che i proprietari dei terreni situati a monte e a valle delle strade pubbliche devono mantenere i loro terreni 'in stato tale da impedire franamenti e cedimenti del corpo stradale, comprese le opere di sostegno, lo scoscendimento del terreno, l'ingombro delle pertinenze e della sede stradale, in modo da prevenire la caduta di massi o di altro materiale sulla strada'. I proprietari "devono altresì realizzare, dove occorrono, le necessarie opere di mantenimento ed evitare di eseguire interventi che possano causare i citati eventi'. Questa disposizione riproduce perfettamente quanto contenuto nel Codice della strada del 1959 che, a sua volta, ricalcava quanto stabilito dal primo Codice della strada risalente al 1933. La norma è dunque radicata e in vigore da moltissimi anni".

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)

 

Una interrogazione rivolta alla Giunta per sapere quale giudizio dia la Regione sulla eventualità che almeno il Comune di Bomporto si sarebbe potuto salvare dalle acque -

Bologna, 3 marzo 2014 -

"Dalle simulazioni formulate dall'Università di Parma, dopo il disastro dell'alluvione del fiume Secchia, del 19 gennaio scorso in provincia di Modena, si è notato come sarebbe stato sufficiente un tirante idraulico posizionato a livello della strada che costeggia Bomporto, di altezza variabile tra i 20 e i 60 centimetri e di una lunghezza di circa 750 metri, per evitare che il paese venisse inondato dall'acqua". Lo scrive Andrea Leoni (Fi-Pdl) in una interrogazione rivolta alla Giunta per sapere quale giudizio dia la Regione sulla eventualità che almeno il Comune di Bomporto si sarebbe potuto salvare dalle acque che hanno allagato parte della provincia di Modena e quali iniziative si intendano assumere per quanto attiene le varie simulazioni formulate dopo il disastro.

Il consigliere chiede anche di aprire un confronto con tutte le realtà istituzionali deputate alla difesa del suolo al fine di definire una volta per tutte gli interventi necessari ad evitare ulteriori fatti calamitosi così come si sono verificati e quante risorse di carattere economico si intendano investire in ordine allo studio e alla messa a sistema di queste simulazioni che oggi potrebbero essere estremamente importanti e necessarie per evitare il ripetersi di fatti la cui drammaticità è ancora ben presente non solo nella bassa modenese ma in tutta la Regione Emilia-Romagna.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

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