Sainz lascia la Rossa con un podio, al secondo posto davanti a Leclerc. La vittoria di Norris consegna alla McLaren il titolo che mancava dal lontano 1998. La Ferrari ne esce sconfitta ma a testa alta.
di Matteo Landi
"Forza Ferrari, sempre". Quattro stagioni fra alti e bassi, un'esperienza unica che probabilmente ogni pilota vorrebbe vivere nella sua carriera, indipendentemente dai successi conseguiti. Quattro sono anche le vittorie di tappa artigliate da Sainz durante la sua permanenza a Maranello, due delle quali ottenute nell'arco di quest'ultimo campionato. Che ha vissuto un epilogo emozionante ed indimenticabile per molti. Lo spagnolo lascia la Rossa con un team radio trasudante affetto nei confronti di quel Cavallino Rampante che ha "servito" al meglio anche oggi. Più di secondo non poteva arrivare, viste le forze in campo. Ed il suo rammarico per un mondiale costruttori che, per un soffio, non è arrivato, contrasta con la sua gioia nel poter salire ancora una volta sul podio. Un qualcosa che, andando in Williams, probabilmente non potrà vivere per un po', ammesso che possa ancora accadergli nel futuro della sua carriera. Leclerc vive con Sainz gli ultimi attimi in Rosso dello spagnolo, sul podio entrambi issano il trofeo conquistato, ma in cuor suo le sensazioni sono assai diverse. Rammarico, tristezza, rabbia. Doveva essere un weekend tutto all'attacco per il numero 16, e così è stato, ma solo in gara. Iniziato con un'intossicazione alimentare, proseguito con dieci posizioni di penalità ricevute per aver sostituito il pacco batterie sulla sua monoposto ed infine il bastone fra le ruote se l'è messo da solo, in qualifica, quando si è visto cancellare il buon tempo realizzato a causa del superamento dei limiti della pista in curva 1. Alla partenza della gara Charles ha dato tutto, da 19esimo nell'arco di pochi chilometri si è issato a ottavo, poi ha continuato la sua progressione fino al podio. Uno sforzo che non è bastato alla Ferrari per colmare un divario di punti con la McLaren (14 al termine della stagione), che torna al titolo costruttori dopo 26 anni.
McLaren: il mondiale della rinascita
C'erano ancora Hakkinen e Coulthard. Ancora il trio Todt-Brawn-Schumacher non aveva vinto un titolo. Ron Dennis aveva saldamente in mano le redini del team, che ancora non era controllato dal fondo sovrano del Bahrain. Le vetture costruite a Woking correvano verniciate d'argento. Andrea Stella sarebbe diventato da lì a poco una pedina della Ferrari super vincente che riportò a Maranello il titolo piloti dopo un digiuno di 21 anni. Tutto è cambiato da allora ma a festeggiare vi è di nuovo l'ingegnere di Orvieto che in quel 1998 poneva le basi della sua incredibile carriera. Oggi team principal, ben coadiuvato da un CEO entusiasta e presente come è l'americano Zak Brown, elogia i membri della sua squadra solo dopo essersi congratulato con la sfidante Ferrari. Quella Rossa con cui nel 2010 sfiorò il mondiale, perdendolo di un nulla proprio ad Abu Dhabi. Evidentemente anche quella fu una lezione preziosa per il classe 1971, che oggi gioisce soprattutto grazie ad una gara (finalmente) convincente del suo pilota Norris. L'inglese più volte ha vacillato durante la stagione appena conclusa, soprattutto nel confronto con il quattro volte iridato Verstappen. Oggi non ha commesso errori, dopo la bella pole position conquistata ieri. Lo stesso non si può dire per il compagno Piastri, ancora acerbo, seppur dotato di un'indiscutibile classe naturale. Al via della gara non ha ceduto di un centimetro a Verstappen (sesto al traguardo), arrembante all'interno della prima curva, i due si sono toccati e l'australiano si è ritrovato ultimo. La sua rimonta non è stata esaltante tanto quella di Leclerc, ed anzi si è arenata ai limiti della zona punti. Se in McLaren hanno rischiato di vedersi sfuggire fra le mani il sogno, poi concretizzato, la colpa è tutta nella condotta di corsa del giovane pilota, questo weekend lontano dalle performance di Norris. L'entusiasmo per il titolo costruttori artigliato dalla McLaren va a chiudere un campionato avvincente, almeno nella lotta fra squadre.
Hamilton saluta la Mercedes
Grande gioia nel box McLaren, sconforto in quello Ferrari, pur consapevoli della crescita compiuta dal team di Maranello. Applausi a scena aperta per entrambe, e pure per un pilota che se ne va dalla squadra con cui ha vinto ben sei titoli mondiali. Ad Hamilton viene concesso di lasciare la vettura sul rettilineo principale, al termine di una gara scattata dalle retrovie e tutta di rimonta. Sotto alla bandiera a scacchi è transitato quarto, davanti al più giovane compagno Russell. Un risultato modesto in termini assoluti ma importantissimo se visto con gli occhi del vecchio leone che non vuole saperne di lasciare il passo al nuovo che avanza. Fa quasi impressione come le telecamere seguano, per alcuni minuti, il tenero saluto del pilota di Stevenage al suo team, dimenticandosi della tremenda lotta sportiva appena consumata fra McLaren e Ferrari. Presto Lewis vestirà di Rosso, "abbiatene cura", pare sussurrare Toto Wolff a Fred Vasseur.
Le ultime volte
Abu Dhabi, un ultimo ballo per molti. Forse per Franco Colapinto, l'argentino saltato in corsa sulla Williams dell'ex Sargeant. Certamente per Bottas, scatenato in qualifica con la sua verde Sauber, ma assai più falloso in gara. Per entrambi l'ultima corsa dell'anno si è conclusa con un ritiro. Se l'argentino è giovane e può sperare in un ritorno il discorso è diverso per il finladese, che con un dolce team radio ringrazia il suo team e pure il fornitore di power unit, Ferrari. Si tratta di un arrivederci che profuma d'addio per Zhou. Gli resta qualche lieve speranza di rimanere agganciato al grande circus, magari diventando pilota di riserva (Ferrari?) ma è piuttosto probabile che non torni più a disputare un gran premio. Ha già un futuro nell'endurance, targato BMW, il buon Magnussen. Il danese non è riuscito a chiudere in top ten la sua ultima corsa in F1. Hulkenberg è invece riuscito a portare punti alla Haas (ottavo) ma nulla ha potuto contro un incredibile Gasly, settimo dopo una corsa tutta all'attacco: la Alpine può così festeggiare il sesto posto nel mondiale! Ammesso che sia davvero un risultato entusiasmante per un costruttore di automobili con disponibilità ben più elevate del piccolo team americano. L'ultima corsa di molti ha coinciso con la prima per Jack Doohan: il figlio del grande motociclista ha preso il posto di Ocon (il francese lo rivedremo in pista il prossimo anno con Haas), facendo del suo meglio ma chiudendo fuori dalla zona punti.
La fine di un campionato avvincente
Per la prima volta dopo l'epilogo del 2021 abbiamo assistito ad un campionato davvero avvincente. Il dominio iniziale di Verstappen, la brusca frenata prestazionale della sua Red Bull, due squadre, McLaren e Ferrari, che escono sulla distanza. Russell ed Hamilton fanno a tratti la voce grossa guadagnandosi rare vittorie entusiasmanti. Il leone Max, ferito, però vince ancora lasciando agli altri la possibilità di competere per uno solo dei due titoli in palio. Nel mezzo tre vittorie di Leclerc (terzo in campionato), due di Sainz (quinto nel mondiale), una delle quali arrivata dopo un'operazione d'urgenza per appendicite. Arriverà presto il 2025, con l'accoppiata Hamilton-Ferrari a catalizzare l'attenzione, senza dimenticarsi di un Leclerc più affamato che mai. Sotto i fuochi artificiali di Abu Dhabi è però ancora tempo di festeggiare per McLaren e Verstappen, i due vincitori 2024. E mentre a Maranello affilano le armi in vista dell'anno che verrà, rivolgendo uno sguardo al passato prossimo, ringraziamo questa Formula 1, che è tornata a farci divertire.
Verstappen, Leclerc, Zhou. Ed il direttore di gara. Sono i grandi protagonisti, nel bene e nel male, del Qatar. Trionfa l'olandese davanti al ferrarista.
di Matteo Landi
Una gara intera senza bere, fortuna che in questo periodo dell'anno in Qatar fa quasi freddo. Senza il quasi per le vetture di Formula 1, che si sono ritrovate a girare su un asfalto reso scivoloso dalle basse temperature sotto le luci artificiali della pista di Losail. Subito prima del via Leclerc si è aperto in radio, preoccupato dalla rottura del sistema di idratazione, ma non si è lasciato prendere dallo sconforto. Ha corso con il coltello fra i denti, soffrendo quando la sua Rossa non riusciva a scaldare gli pneumatici, attaccando nei pochi giri in cui la sua vettura glielo ha permesso. Sotto la guida attenta del suo ingegnere di pista che, temendo un importante degrado delle gomme, ha dato frequenti istruzioni al n° 16. Dopo la gara sprint di ieri, con una doppietta annichilente della McLaren ed un quarto e quinto posto delle Ferrari, a Maranello erano spalle al muro. Oggi il team inglese ha avuto l'opportunità di chiudere i giochi per il titolo costruttori ed invece i suoi piloti, ancora una volta, non sono stati all'altezza della situazione. Piastri non è stato incisivo, Norris ha compiuto un errore veniale quando, in regime di bandiera gialla, non ha alzato il piede in rettilineo ed anzi si è avvicinato al leader Verstappen. Incredibile è stato Leclerc che ha permesso alla Ferrari, su una pista ostile, non solo di non perdere punti rispetto alla McLaren ma addirittura di guadagnarne qualcuno così da portare il team italiano a 21 punti dalla capolista papaya. Incredibile è stato pure Verstappen, capace insieme al team di ribaltare una situazione disperata solo poche ore prima, quando nella gara corta è parso in netta difficoltà, solo ottavo sotto alla bandiera a scacchi. La forza della Red Bull è arrivata anche dalla tremenda gara breve di Perez: in fondo al gruppo, è stato "usato" per fare dei veri e propri test che hanno permesso poi di aggiustare il set-up delle vetture del team anglo-austriaco. Tanto è bastato per permettere a Verstappen di artigliare un'altra vittoria, proprio quando da molti veniva dato per destinato a godersi il passato, almeno fin quando sarebbe rimasto al volante della Red Bull. Ed invece mai dare per sconfitto un pilota che al momento non ha eguali.
Zhou Guanyu a punti!
Non solo fra i primi ma anche qualche posizione più in giù c'è stato chi ha compiuto un'impresa che vale una vittoria. Un incredibile di giornata è senza dubbio Zhou Guanyu. Grande è stato anche Gasly, quinto con la Alpine, ma il cinese ha compiuto un vero e proprio mezzo miracolo. La Kick Sauber, ex-Alfa Romeo e futura Audi, era l'unica squadra a non aver conquistato punti in questa stagione. Spesso abbonato all'ultima fila. In Qatar invece Guanyu ha corso alla grande massimizzando gli errori altrui, ma anche tenendo un ritmo davvero buono. Forse ha ragione Bottas nel disperarsi per il ritardo con cui certi aggiornamenti sono stati installati sulle vetture svizzere. La Sauber, nelle mani dell'ex ferrarista Binotto, è effettivamente rinata e Zhou è riuscito, finalmente, a muovere la classifica del team! Un bottino, di quattro punti, importante per il pilota asiatico, se pensiamo che in precedenza era riuscito, in quasi tre stagioni intere di F1, ad artigliare "solo" 12 punti.
Il weekend nero della nuova direzione gara
Detto dei piloti, incredibili sono stati i commissari. Ma soprattutto il direttore di gara. Quel Rui Marques subentrato a Niels Wittich, allontanato malamente, di fatto, dal Presidente della Federazione Mohammed Ben Sulayem, ex pilota con evidenti manie di protagonismo. A molti è parsa eccessiva la penalità inflitta a Norris, un castigante stop and go di 10 secondi che lo ha tolto dai giochi relegandolo alla decima piazza finale, per la seppur grave infrazione già citata. Senz'altro è giusto punire il mancato rispetto delle bandiere gialle, ma la penalità è così grande dall'essere difficilmente applicata in F1. Bandiere gialle che in realtà dovevano essere una safety car (o una virtual safety car), vista la presenza prima di uno specchietto in pieno rettilineo, poi dei tanti detriti che hanno inondato la sede stradale a causa della distruzione dell'oggetto dalla Sauber di Bottas. Della mancanza della direzione gara ne hanno fatto le spese Hamilton, all'interno di un weekend comunque pessimo per lui, e Sainz. Entrambi si sono ritrovati in pista con una vettura azzoppata da una foratura, evitabile se solo la direzione gara avesse fatto il suo dovere. Sainz ha poi concluso la corsa in sesta posizione, garantendo alla Ferrari dei punti importanti nonostante avesse fra le mani una vettura ormai danneggiata. Quanto visto in gara segue la strana penalità di una posizione inflitta allo stupendo poleman Verstappen, reo di aver girato ad andatura "eccessivamente lenta", mettendo in difficoltà Russell che con la sua Mercedes stava sopraggiungendo, ma non nel giro buono. Una posizione di penalità in griglia è sicuramente una sanzione piuttosto inusuale. L'ultima gara del mondiale si preannuncia calda e nei prossimi circa 300 km di gara due squadre si stanno giocando un sogno chiamato "titolo costruttori". Qualcosa che McLaren non raggiunge dal lontanissimo 1998 e a Maranello dal non comunque vicino (anzi) 2008. Ci auguriamo che gli arbitri di questa lotta restino i 4 piloti dei due team e non i commissari.
Dal 22 ottobre Gabriele Majo si autosospende in via cautelativa in seguito ad una diffida del Parma Calcio. Oltre ad ASER e OdG, anche Ossigeno al fianco del giornalista parmigiano.
A Las Vegas Verstappen arriva quinto ed artiglia il quarto titolo mondiale consecutivo. Doppietta Mercedes, seguita dal duo ferrarista con Sainz davanti a Leclerc
di Matteo Landi
"Ho ancora fame". Non sembrerebbero le parole di uno che ha vinto, in ogni modo possibile, titoli a catena. Lo ha fatto lottando, e fra le polemiche, nel 2021. Dominando, come nel 2022 e nel 2023. Ed alla guida di una vettura inferiore alla concorrenza per lunga parte del campionato in corso. Quattro titoli mondiali consecutivi, come solo è riuscito a Fangio, Vettel ed Hamilton, appena peggio dei cinque di fila artigliati da Michael Schumacher. Verstappen esce da Las Vegas con l'ennesimo titolo ma la sua voglia di vincere è intatta. Una voglia, ben coadiuvata da velocità e maturità agonistica, che gli ha permesso di passare sopra ai tanti fattori negativi che quest'anno hanno provato a mettergli i bastoni fra le ruote. Dai dissidi interni alla sua squadra, ben esacerbati dalle vicende personali del capo Horner accusato di molestie nei confronti di una dipendente Red Bull, agli scontri verbali fra lo stesso team principal ed il padre Jos Verstappen. Fino all'addio del geniale progettista Newey, una delle menti più proficue della storia delle corse, che ha gettato il team anglo-austriaco in una confusione tecnica talmente grande da far passare la vettura più forte delle prime gare, dominate da Verstappen, alla terza/quarta forza di adesso. Come evidenzia fra l'altro la classifica costruttori, che vede il team fondato dal compianto Mateschitz "sprofondato" dietro a McLaren e Ferrari, e davanti a Mercedes. L'ancor giovanissimo olandese volante non si è lasciato distrarre da tutto questo ed anzi ha colto al balzo, nella bagnata Interlagos, l'unica occasione che aveva per tornare al successo ed avvicinarsi al titolo. Nella fredda e asciutta Las Vegas ha invece badato al sodo. Si è ritrovato anche in zona podio, ma nel finale, quando la sua vettura è tornata a fare le bizze ed a soffrire l'usura delle gomme, non ha lottato troppo con le Ferrari accontentandosi del quinto posto davanti al rivale Norris. Quanto bastava per laurearsi ancora campione. Il Verstappen di oggi è questo, un campione velocissimo e aggressivo ma all'occorrenza capace di tenere a bada il suo istinto prevaricatore.
Una Mercedes in palla toglie punti preziosi alla Ferrari
Davanti al nuovo quattro volte iridato hanno tagliato il traguardo le due Mercedes e le due Ferrari. Poco prima dell'inizio delle prove libere la Federazione aveva spiazzato tutti (tranne Red Bull, che ha dato "l'imbeccata") introducendo una nuova direttiva tecnica volta a vietare le protezioni che limitano il consumo del pattino delle vetture. Dovendo quindi evitare un consumo eccessivo del fondo, pena squalifica, si credeva che alcune squadre avrebbero dovuto alzare le vetture andando a perdere prestazioni. Voci di paddock ritenevano che i team maggiormente colpiti dovessero essere proprio quello anglo-tedesca e quello italiano. Non sappiamo se le conseguenza negative di questa direttiva si vedranno su piste meno lisce, fatto sta che a soffrire nel Nevada sono stati altri: una McLaren impalpabile (forse il bando dell'alettone iperflessibile ha fatto la sua parte) ed una Red Bull forte solo per alcuni giri (ovviamente tenendo in considerazione solamente le performance di Verstappen, parlare di Perez è tempo perso). La Ferrari avrebbe potuto fare ancora meglio del terzo e quarto posto finale ma il freddo di Las Vegas ha fatto la sua parte. Stranamente la Rossa non ha patito con le gomme dure ma con quelle di mescola media, e quanto perso ad inizio gara si è rivelato assai limitante nella rimonta finale di Sainz e Leclerc. La squadra condotta da Vasseur avrebbe voluto conquistare molti più punti, fondamentali nella battaglia per l'iride costruttori, ed invece la capacità di Mercedes di gestire gli pneumatici su asfalto molto freddo ha tarpato le ali al duo ferrarista. Russell ha corso da campione per tutto il weekend, e dopo la pole position ha dominato la gara. Hamilton, dopo una pessima qualifica che lo ha relegato in decima posizione sulla griglia di partenza, è riuscito a risalire furiosamente fino alla seconda posizione. Quest'ultima è davvero una buona notizia per il box Rosso: se Lewis pare aver perso, con l'età, il tocco magico in qualfica, restano invece intatte la sua capacità di gestire le gomme e la sua cattiveria agonistica in gara. Peccato quindi per la Rossa, ma se ne va da Las Vegas con qualche punto guadagnato sulla McLaren, adesso distante 24 lunghezze. Tante? Poche? Con due gare ed una sprint ancora da disputarsi tutto più succedere. L'unica vera preoccupazione deriva dalla natura dei tracciati che ospiteranno gli ultimi eventi, teoricamente favorevoli alle caratteristiche delle vetture papaya. Questo campionato però insegna che i pronostici possono anche rivelarsi errati.
Gioiscono Haas e Racing Bulls. Che disfatta per Alpine!
Aveva stupito tutti con la grande qualifica di Gasly, terzo, poi la Alpine in gara è tornata sui suoi passi. Il francese ha perso subito terreno dopo la partenza ed è poi stato costretto al ritiro quando dal posteriore della sua vettura si è palesata una fumata bianca. Con lo zero di Ocon la trasferta statunitense rappresenta una terribile battuta a vuoto per il team anglo-francese: aveva festeggiato la sesta posizione in classifica costruttori ma la graduatoria è cambiata di nuovo. Merito di un solido Hulkenberg, grande ottavo, che permette alla Haas di scavalcare Alpine. Bene anche Tsunoda, con il suo nono posto mantiene in corsa per la sesta posizione anche la faentina Racing Bulls. A chiudere la zona punti troviamo l'altra Red Bull ma, come detto, esprimere ulteriori giudizi su Perez sarebbe tempo sprecato.
L'elenco delle opere è stato approvato dalla Giunta regionale che ha assegnato i contributi con un bando cofinanziato da risorse europee e destinato a imprese con sede o unità locale in Emilia-Romagna.
Sulla bagnata Interlagos Verstappen impartisce lezioni di guida e vince, avvicinandosi al titolo. McLaren sciupona, Ferrari solo quinta con Leclerc ma contiene i danni.
di Matteo Landi
Pioggia, incidenti, sorpassi, scommesse strategiche che cambiano un'intera stagione, genio e crisi isteriche. Il GP del Brasile ha riportato lo show (quello senza DRS) in F1, esaltando il lato umano delle corse. Un ruolo fondamentale lo ha giocato il meteo sconvolgendo la pianificazione del weekend e le gerarchie di un campionato che vedeva ormai la Red Bull soccombere, sul piano prestazionale, a McLaren e Ferrari. La sprint race del sabato aveva confermato le forze in campo, con la McLaren a dettare legge, permettendosi anche di ordinare a Piastri di cedere la vittoria a Norris, lanciato alla conquista della preda Verstappen ferita da una vettura che ormai non l'assiste più a dovere. Dietro di loro la Ferrari di Leclerc, avvantaggiata da una penalità che faceva retrocedere Verstappen in quarta posizione davanti a Sainz. Sull'asciutto lo status quo sembrava chiaro: McLaren imbattibile, Ferrari a giocare in difesa su una pista a lei poco congeniale e Red Bull buona ma non eccezionale nelle mani di Verstappen, inesistente in quelle di Perez. Poi è arrivata la pioggia. Qualifiche rinviate alla domenica mattina, incidenti che condizionano il risultato, Norris in pole position, Verstappen solo 17esimo, al netto di una penalità di cinque posizioni in griglia da dover scontare in seguito alla sostituzione del motore endotermico. In prova Max si scalda al volante, la sua è una crisi isterica, in seguito ad una situazione che metterebbe al tappeto chiunque nelle sue condizioni. Un'annata vissuta in un team sventrato dalle polemiche, da guerre di potere intestine e dall'addio di Adrian Newey. I suoi pugni sul volante non sono altro che energia pronta a sprigionarsi in concentrazione massima da mettere in campo sulla bagnatissima Interlagos. Nella gara domenicale, quella che ricompensa con i punti grossi, Verstappen mostra il suo lato migliore, una classe che ha del genio, inscalfibile se non da quel nervosismo che a volte frega lo stesso olandese, ma oggi tenuto a bada. La McLaren crede di avere comunque la gara in pugno ed invece l'isteria che sembrava gettare nello sconforto Max dopo le qualifiche colpisce Norris e Piastri, dando un indirizzo deciso al campionato del mondo.
Impresa memorabile di Verstappen. Norris al tappeto
Quanto mostrato da Verstappen è un qualcosa che rimarrà nella Storia della massima Formula. Un'impresa memorabile, seppur non avvicinabile a quelle compiute da alcune leggende della corse, come Senna o Schumacher, in quanto parzialmente facilitata da una bandiera rossa che ha spostato l'inerzia della gara decisamente verso l'olandese, che però ha fatto di tutto per ritrovarsi nella giusta condizione. Quando al 32esimo giro viene esposta la bandiera rossa fra i piloti davanti erano in tre a non aver ancora effettuato la sosta ai box: Ocon, Verstappen e Gasly. Non è un caso che questi siano poi saliti pure sul podio, ma fra di loro non ce n'è uno che abbia demeritato. Verstappen risalito come una furia già soffiava comunque sul collo dei primi. Mentre i due alfieri della Alpine dopo aver scommesso in un'interruzione di gara hanno comunque messo in mostra un bel passo, tanto da renderli alla ripartenza imprendibili per chiunque, tranne appunto per il campione del mondo in carica, unico capace di sopravanzare un'Alpine, quella di Ocon. Aveva la gara in pugno Norris ed invece non ne ha azzeccata una. In primis ha cannato completamente la procedura di partenza, interrotta per recuperare la vettura di Stroll spiaggiata nel giro di ricognizione. Il pilota McLaren invece di rimanere fermo è scattato per un nuovo giro di ricognizione e per questo è stato investigato dai commissari. Al secondo start si è poi fatto sopravanzare da Russell e da lì la sua corsa ha preso una piega sbagliata. La sua McLaren era nettamente la vettura più veloce ma anche dotata di una configurazione aerodinamica così carica da rendergli difficilissimi i sorpassi in rettilineo. Dopo la già citata bandiera rossa ha addirittura perso diverse posizioni, senza riuscire più a risalire ed alla fine il sesto posto, subito dietro a Leclerc, è la pietra tombale per i suoi sogni di gloria. Verstappen adesso si trova a +62 punti e già nella prossima gara potrebbe matematicamente aggiudicarsi il suo quarto titolo, e sarebbe il suo più meritato, colto in inferiorità tecnica, gestendo il tesoretto di punti conquistato ad inizio stagione e sigillato con una vittoria, quella brasiliana, da antologia.
Ferrari contiene i danni
E la Ferrari? Dopo due trionfi consecutivi per la Rossa arriva una mezza battuta d'arresto che tuttavia non spegne le sue ambizioni iridate. Se il titolo piloti è ormai quasi nelle mani di Verstappen, e comunque non più raggiungibile da Leclerc, quello costruttori resta un obiettivo ambizioso ma non impossibile. Su una pista più favorevole alle caratteristiche tecniche della McLaren a Maranello riescono a contenere i danni, malgrado la prova ampiamente negativa di Sainz. Lo spagnolo è andato a muro prima nelle qualifiche, poi in gara ed il suo apporto si è limitato al quinto posto della sprint race. Decisamente poco per chi deve supportare il suo team nella lotta mondiale. Il Messico per Carlos sembra un lontano ricordo. La squadra di Vasseur ha comunque potuto contare su un grande Leclerc, abile a restare in pista su una vettura inguidabile (la Ferrari soffre la pista bagnata e le basse temperature, ed è ormai un problema cronico), e addirittura a terminare quinto. Un mezzo miracolo che permette alla Ferrari di contenere in 36 punti il distacco dalla McLaren.
Alpine: una scommessa che profuma di miracolo. Williams, una tragedia sportiva
Il vero miracolo del weekend lo hanno compiuto i piloti ed il box Alpine. Se l'impresa di Verstappen è pura classe aiutata da un pizzico di fortuna, la percentuale di contributo della dea bendata è più importante nel risutato Alpine. Ocon e Gasly hanno comunque guidato senza sbavature, soprattutto nella seconda parte di gara, quella che ha determinato il loro incredibile doppio podio. La squadra ha scommesso su un'interruzione di gara che è arrivata ed i suoi piloti sono stati bravi a concretizzare un risultato che permette al team francese di passare da penultima a sesta nel campionato costruttori. Un bottino di punti che salva la terribile stagione Alpine, caratterizzata da cambi al vertice, polemiche e legittime vertenze sindacali, dato il prossimo smantellamento dell'intero reparto power unit. Le mosse del team sembrano davvero indirizzate verso una futura vendita. Intanto Ocon e Gasly regalano un pò di gioia a meccanici ed ingegneri dell'ex team Renault. Nessuna luce invece sul weekend Williams. A Grove già lottano con il budget, gestendo comunque in modo eccezionale risorse non illimitate, ma se i suoi piloti non si danno una regolata difficilmente vedremo un minimo sviluppo tecnico sulle vetture del fu glorioso team inglese. In Brasile il giovane Colapinto e l'esperto Albon ha fatto tutto quello che non serve ad una squadra che cerca di ritrovare il posto al sole che merita. Entrambi si sono schiantati in qualifica. La squadra non è riuscita a ricostruire la vettura di Albon ma è riuscita a consegnare a Colapinto una vettura integra per la gara. C'è chi lo vede già in una Red Bull ormai alla ricerca di un sostituto dell'impalpabile Perez. Forse in un futuro prossimo riuscirà a trovare davvero un posto in qualche top team ma intanto dovrebbe concretizzare in risultati le sue buone doti di guida. Un incidente ci sta, due, e belli grossi, in un weeekend sono decisamente troppi.
Sainz trionfa alla grande e consegna alla Ferrari la seconda vittoria consecutiva. Terzo Leclerc. Fra di loro Norris, secondo. Solo sesto Verstappen.
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Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 23 ottobre 2024 - L'autodeterminazione femminile attraverso lo sport è un potente strumento di emancipazione, soprattutto in Paesi e contesti dove i diritti delle donne sono fortemente limitati o totalmente aboliti.
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