Sainz lascia la Rossa con un podio, al secondo posto davanti a Leclerc. La vittoria di Norris consegna alla McLaren il titolo che mancava dal lontano 1998. La Ferrari ne esce sconfitta ma a testa alta.
di Matteo Landi
"Forza Ferrari, sempre". Quattro stagioni fra alti e bassi, un'esperienza unica che probabilmente ogni pilota vorrebbe vivere nella sua carriera, indipendentemente dai successi conseguiti. Quattro sono anche le vittorie di tappa artigliate da Sainz durante la sua permanenza a Maranello, due delle quali ottenute nell'arco di quest'ultimo campionato. Che ha vissuto un epilogo emozionante ed indimenticabile per molti. Lo spagnolo lascia la Rossa con un team radio trasudante affetto nei confronti di quel Cavallino Rampante che ha "servito" al meglio anche oggi. Più di secondo non poteva arrivare, viste le forze in campo. Ed il suo rammarico per un mondiale costruttori che, per un soffio, non è arrivato, contrasta con la sua gioia nel poter salire ancora una volta sul podio. Un qualcosa che, andando in Williams, probabilmente non potrà vivere per un po', ammesso che possa ancora accadergli nel futuro della sua carriera. Leclerc vive con Sainz gli ultimi attimi in Rosso dello spagnolo, sul podio entrambi issano il trofeo conquistato, ma in cuor suo le sensazioni sono assai diverse. Rammarico, tristezza, rabbia. Doveva essere un weekend tutto all'attacco per il numero 16, e così è stato, ma solo in gara. Iniziato con un'intossicazione alimentare, proseguito con dieci posizioni di penalità ricevute per aver sostituito il pacco batterie sulla sua monoposto ed infine il bastone fra le ruote se l'è messo da solo, in qualifica, quando si è visto cancellare il buon tempo realizzato a causa del superamento dei limiti della pista in curva 1. Alla partenza della gara Charles ha dato tutto, da 19esimo nell'arco di pochi chilometri si è issato a ottavo, poi ha continuato la sua progressione fino al podio. Uno sforzo che non è bastato alla Ferrari per colmare un divario di punti con la McLaren (14 al termine della stagione), che torna al titolo costruttori dopo 26 anni.
McLaren: il mondiale della rinascita
C'erano ancora Hakkinen e Coulthard. Ancora il trio Todt-Brawn-Schumacher non aveva vinto un titolo. Ron Dennis aveva saldamente in mano le redini del team, che ancora non era controllato dal fondo sovrano del Bahrain. Le vetture costruite a Woking correvano verniciate d'argento. Andrea Stella sarebbe diventato da lì a poco una pedina della Ferrari super vincente che riportò a Maranello il titolo piloti dopo un digiuno di 21 anni. Tutto è cambiato da allora ma a festeggiare vi è di nuovo l'ingegnere di Orvieto che in quel 1998 poneva le basi della sua incredibile carriera. Oggi team principal, ben coadiuvato da un CEO entusiasta e presente come è l'americano Zak Brown, elogia i membri della sua squadra solo dopo essersi congratulato con la sfidante Ferrari. Quella Rossa con cui nel 2010 sfiorò il mondiale, perdendolo di un nulla proprio ad Abu Dhabi. Evidentemente anche quella fu una lezione preziosa per il classe 1971, che oggi gioisce soprattutto grazie ad una gara (finalmente) convincente del suo pilota Norris. L'inglese più volte ha vacillato durante la stagione appena conclusa, soprattutto nel confronto con il quattro volte iridato Verstappen. Oggi non ha commesso errori, dopo la bella pole position conquistata ieri. Lo stesso non si può dire per il compagno Piastri, ancora acerbo, seppur dotato di un'indiscutibile classe naturale. Al via della gara non ha ceduto di un centimetro a Verstappen (sesto al traguardo), arrembante all'interno della prima curva, i due si sono toccati e l'australiano si è ritrovato ultimo. La sua rimonta non è stata esaltante tanto quella di Leclerc, ed anzi si è arenata ai limiti della zona punti. Se in McLaren hanno rischiato di vedersi sfuggire fra le mani il sogno, poi concretizzato, la colpa è tutta nella condotta di corsa del giovane pilota, questo weekend lontano dalle performance di Norris. L'entusiasmo per il titolo costruttori artigliato dalla McLaren va a chiudere un campionato avvincente, almeno nella lotta fra squadre.
Hamilton saluta la Mercedes
Grande gioia nel box McLaren, sconforto in quello Ferrari, pur consapevoli della crescita compiuta dal team di Maranello. Applausi a scena aperta per entrambe, e pure per un pilota che se ne va dalla squadra con cui ha vinto ben sei titoli mondiali. Ad Hamilton viene concesso di lasciare la vettura sul rettilineo principale, al termine di una gara scattata dalle retrovie e tutta di rimonta. Sotto alla bandiera a scacchi è transitato quarto, davanti al più giovane compagno Russell. Un risultato modesto in termini assoluti ma importantissimo se visto con gli occhi del vecchio leone che non vuole saperne di lasciare il passo al nuovo che avanza. Fa quasi impressione come le telecamere seguano, per alcuni minuti, il tenero saluto del pilota di Stevenage al suo team, dimenticandosi della tremenda lotta sportiva appena consumata fra McLaren e Ferrari. Presto Lewis vestirà di Rosso, "abbiatene cura", pare sussurrare Toto Wolff a Fred Vasseur.
Le ultime volte
Abu Dhabi, un ultimo ballo per molti. Forse per Franco Colapinto, l'argentino saltato in corsa sulla Williams dell'ex Sargeant. Certamente per Bottas, scatenato in qualifica con la sua verde Sauber, ma assai più falloso in gara. Per entrambi l'ultima corsa dell'anno si è conclusa con un ritiro. Se l'argentino è giovane e può sperare in un ritorno il discorso è diverso per il finladese, che con un dolce team radio ringrazia il suo team e pure il fornitore di power unit, Ferrari. Si tratta di un arrivederci che profuma d'addio per Zhou. Gli resta qualche lieve speranza di rimanere agganciato al grande circus, magari diventando pilota di riserva (Ferrari?) ma è piuttosto probabile che non torni più a disputare un gran premio. Ha già un futuro nell'endurance, targato BMW, il buon Magnussen. Il danese non è riuscito a chiudere in top ten la sua ultima corsa in F1. Hulkenberg è invece riuscito a portare punti alla Haas (ottavo) ma nulla ha potuto contro un incredibile Gasly, settimo dopo una corsa tutta all'attacco: la Alpine può così festeggiare il sesto posto nel mondiale! Ammesso che sia davvero un risultato entusiasmante per un costruttore di automobili con disponibilità ben più elevate del piccolo team americano. L'ultima corsa di molti ha coinciso con la prima per Jack Doohan: il figlio del grande motociclista ha preso il posto di Ocon (il francese lo rivedremo in pista il prossimo anno con Haas), facendo del suo meglio ma chiudendo fuori dalla zona punti.
La fine di un campionato avvincente
Per la prima volta dopo l'epilogo del 2021 abbiamo assistito ad un campionato davvero avvincente. Il dominio iniziale di Verstappen, la brusca frenata prestazionale della sua Red Bull, due squadre, McLaren e Ferrari, che escono sulla distanza. Russell ed Hamilton fanno a tratti la voce grossa guadagnandosi rare vittorie entusiasmanti. Il leone Max, ferito, però vince ancora lasciando agli altri la possibilità di competere per uno solo dei due titoli in palio. Nel mezzo tre vittorie di Leclerc (terzo in campionato), due di Sainz (quinto nel mondiale), una delle quali arrivata dopo un'operazione d'urgenza per appendicite. Arriverà presto il 2025, con l'accoppiata Hamilton-Ferrari a catalizzare l'attenzione, senza dimenticarsi di un Leclerc più affamato che mai. Sotto i fuochi artificiali di Abu Dhabi è però ancora tempo di festeggiare per McLaren e Verstappen, i due vincitori 2024. E mentre a Maranello affilano le armi in vista dell'anno che verrà, rivolgendo uno sguardo al passato prossimo, ringraziamo questa Formula 1, che è tornata a farci divertire.